INTOSSICAZIONE IATROGENA DA PIPERAZINA IN AMBITO UROLOGICO: UN SINGOLARE CASO CLINICO V.Danzi, C.Santoro, M.Turati, GP.Castelli,V.Sgarioto, A.Stuani, G.Mango, R.Paladini Servizio di Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore Primario: dotto R. Paladini Azienda Ospedaliera "Carlo Poma" Mantova INTRODUZIONE: la piperazina o dietilendiamina, comunemente impiegata come antielmintico, viene utilizzata in ambito urologico come litolitico per instillazione diretta nelle vie urinarie, tramite catetere ureterale o per via nefrostornica percutanea. Il razionale di tale utilizzo è basato sulla teoria che essa incrementi la solubilità degli urati e l' escrezione di acido urico[J]. La tossicità da piperazina si manifesta a carico dell'apparato gastroenterico con nausea, vomito, diarrea e con fenomeni allergici cutanei. Il principale quadro tossico è a carico del S.N.C., con disturbi caratterizzati da stato confusionale, ipostenia muscolare, atassia, tremori, convulsioni e coma". Tali segni e sintomi di tossicità sono più severi nei Pazienti con insufficienza renale'". CASO CLINICO:viene riferito di un Paziente di 71 a. con I.R.c., ricoverato presso il Centro di Rianimazione in stato di stupor, con mioclonie generalizzate bilaterali, manifestatesi nelle ultime 12h senza chiari segni clinici di deficits neurologici focali. Anamnesticamente veniva riportata una calcolo si renale uratica, trattata presso il reparto di urologia, con litolisi piperazinica (circa 80g) per via nefrostomica percutanea da 52 h .. Fra le indagini strumentali eseguite in terapia intensiva veniva effettuata anche la T.AC. cranica e l'EEG. La prima dimostrava relativa ipodensità temporo-parietale dx; la seconda presenza di attività lenta alternante senza asimmetrie di Iato. Un secondo E.E.G.eseguito a 2 gg. di distanza, evidenziava attività parossistica di grado elevato, diffusa (punte, polipunte, onde lente), frammista ad attività theta-delta. La T.A C. di controllo, eseguita successivamente, non ha evidenziato le alterazioni densitometriche e morfologiche precedentemente segnalate. Dopo 4 gg. dall'ingresso, escludendo altre cause di encefalopatia acuta, si decise di attuare un trattamento emodialitico (4 sedute di 3,5 h senza calo ponderale), finalizzato alla rimozione del farmaco. Al termine il Paziente si presentò vigile e cosciente, ma con un grado di attenzione fluttuante e tendenza all'assopimento. Era presente marcata astenia. L'E.E.G. a 14 gg. dall'ingresso rilevava la persistenza di attività rallentata. COMMENTO:nel caso in esame gli effetti neurotossici della piperazina furono dovuti a riassorbimento in sede nefrostomica del farmaco medesimo, in presenza di una funzione renale compromessa. TI ricorso alle procedure rianirnatorie e alle tecniche emodialitiche, si è dimostrato un valido supporto terapeutico per la rimozione del tossico e per il recupero dello stato neurologico del Paziente. 1.Brown HW, Chan KF, Hussey KL: Treatment of entebiosis and ascarisis with piperazine. JAMA1956; 161: 515-520. 2. Conners GP: Piperazine neurotoxicity: worm wobble revisited. J Emer Med 1995; 13 (3): 241-343 3. Miller CG, Carpenter R: Neurotoxic side-effects of piperazine. Lancet 1967; i: 895 MINERVA ANESTESIOLOGICA Sccrernbre 1996
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