CREARE UN NETWORK PER IL LAVORO

SUPPLEMENTO
NEWSLETTER AISLO
Codice ISSN: 2038 - 3134
Registrazione presso il Tribunale
di Milano n°279 dell’11/04/2005
N.0
IN QUESTO NUMERO
Vincenzo Centofanti
Gianpaolo Dello Vicario
Achille Flora
Angelo Iodice
Pasquale Iorio
Piero Lucia
Stefania Mastroianni
Giuseppe Messina
Stefano Mollica
Michele Valentino
CREARE
UN NETWORK
PER IL LAVORO
Il NEWTORK CASERTA LAVORO, una rete territoriale
per la conoscenza, le opportunità e la cooperazione
N. 0 | NOVEMBRE 2014
IL NETWORK CASERTA LAVORO
SOMMARIO
Caserta Lavoro News No 0INOV2014
APL E CPI
TERZO SETTORE
ISTITUTI SCOLASTICI
Hanno aderito al Network Caserta Lavoro
Istituto “Andreozzi” di Aversa
Istituto “Conti” di Aversa
Liceo Artistico “L. Giordano” di Aversa
Istituto “Buonarroti” di Caserta
Liceo “Pizzi” di Capua
Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Caserta
Istituto “Enrico Mattei” di Aversa
IPSART “Drengot” di Aversa
Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Aversa
Istituto “Don Gnocchi” di Maddaloni
Liceo Statale “A. Manzoni” di Caserta
AScCO Istituto “Vincenzo Ricciardi” di Piana Di Monte
Arci di Caserta
Società Cooperativa Sociale “Attivarci”
“Anteas” Caserta Solidale
Associazione “Generazione Libera”
Legambiente di Caserta
Auser di Caserta
“GIT” di Banca Etica
Associazione Culturale “Ascco” Istituto “Vincenzo
Ricciardi”
“Federhand” di Caserta
UST CISL di Caserta
Associazione “Anolf”
CISL Giovani di Caserta
Agenzia Per il Lavoro “Generazione Vincente”
Agenzia Per il Lavoro “Consorzio Mestieri” di Caserta
Centro Per l’Impiego di Piedimonte Matese
Centro Per l’Impiego di Caserta
Centro Per l’Impiego di Aversa
Centro Per l’Impiego di Capua
Centro Per l’Impiego di Casal di Principe
Centro Per l’Impiego di Maddaloni
Centro Per l’Impiego di Sessa Aurunca
Centro Per l’Impiego di Teano
Siamo in attesa dell’adesione di
CGIL Caserta
Nidil CGIL
ACLI Provincia di Caserta
Cooperativa “Eva”
Confederdia Campania
Slow Food di Caserta
Liceo Classico “Giannone” di Caserta
Confapi Provincia di Caserta
Illustrazione in copertina a cura di Guido Mollica
EDITORIALE
3 NON C’È GARANZIA
SE NON C’È LAVORO
di Stefano Mollica
PRIMO PIANO
6 LAVORO, IL COMPITO
DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
di Gianpaolo Dello Vicario
8 GARANZIA GIOVANI
di Achille Flora
10 IL NETWORK NON PUÒ ESSERE
UNA CHIMERA
di Vincenzo Centofanti
TESTIMONIANZE
26 LA COOPERAZIONE PER
UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
di Giuseppe Messina
28 PROGETTO GARANZIA GIOVANI
di Angelo Iodice
28 GAS CASERTA
di Stefania Mastroianni
I LIBRI
30 ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO
Rapporto Svimez 2014
11 CULTURA E MONDO DEL LAVORO
di Piero Lucia
REDAZIONE Milano
Via Donatello 9/a, 21013 Gallarate
DIRETTORE RESPONSABILE
Pasquale Iorio
[email protected]
DIRETTORE EDITORIALE
Teresa Maggio
[email protected]
COMITATO DI REDAZIONE
Pasquale Iorio
Teresa Maggio
Cristina Rizzelli
Guido Mollica
14 PROGETTO PESCO
di Pasquale Iorio
DAI FOCUS
L’ECONOMIA REALE
NEL MEZZOGIORNO
a cura di A. Q. Curzio e M. Fortis
CACCIAVITE, ROBOT E TABLET
di D. Di Vico e G. Viesti
16 CASERTA TERRA DI NETWORK
di Michele Valentino
WIKIECONOMIA
di Leonardo Becchetti
18 ISTITUTI SCOLASTICI
Primo focus
L’ARTICOLO 3
a cura di S. Anastasia, V. Calderone
e L. Fanoli
20 CPI E APL
Secondo focus
22 TERZO SETTORE
Terzo focus
UNA VITA IN COOPERAZIONE
a cura di Giuseppe Messina
24 ASSOCIAZIONI D’IMPRESA
Quarto focus
GRAFICA E WEB
Guido Mollica
[email protected]
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Cristina Rizzelli
[email protected]
HANNO COLLABORATO CON NOI
SEGRETERIA AISLo
[email protected]
Vincenzo Centofanti Senior Partner, Fleurs International
Gianpaolo Dello Vicario Vicepresidente e Assessore al Lavoro, Provincia di Caserta
Achille Flora Docente Economia dello Sviluppo, SUN
Angelo Iodice Presidente, CISL Giovani
Pasquale Iorio Portavoce, Forum Terzo Settore
Piero Lucia Segreteria Funzione Pubblica, Cgil Salerno
Stefania Mastroianni Studentessa di Giurisprudenza
Giuseppe Messina Agronomo e Responsabile, Comitato Emergenza Rifiuti di Caserta
Stefano Mollica Presidente, AISLo
Michele Valentino Senior Consultant, Fleurs Internazionale
Stampato in proprio
Pesco-Masterplan Servizi per il lavoro Caserta, finanziato dal P.O. Campania FSE 2007-2013
CONTATTI AISLo
REDAZIONE
[email protected]
3
Dati presi dal sito istituzionale di Garanzia Giovani www.garanziagiovani.gov.it
4
EDITORIALE
N. 0 | NOVEMBRE 2014
NON C’È GARANZIA POSSIBILE
SE IL LAVORO NON C’È
di Stefano Mollica
Vuol dire che serve creare opportunità, un network di opportunità
per creare lavoro
P
olitiche attive del lavoro
sono benvenute, finalmente,
nel nostro paese. Non
solo ammortizzatori,
insomma, ma anche sforzi per
orientare giovani e lavoratori in
cerca di occupazione, poi lavorare
sull’incontro fra domanda e offerta
di lavoro e, infine, recentemente
attraverso il Programma “Garanzia
Giovani”, prenderli in carico e offrire
soluzioni di lavoro concreto oltre
che formazione (forse tanti non ne
possono più di formarsi per lavori
che non si vedono all’orizzonte!).
Tutto questo va bene se e dove il
lavoro c’è e se ne crea di nuovo. Non
funziona altrettanto dove il lavoro
non c’è, i posti di lavoro si perdono,
l’occupazione diminuisce insieme
alla caduta del PIL e alla difficoltà
competitiva e organizzativa delle
imprese.
Dobbiamo passare da “politiche
attive del lavoro” a politiche attive
per le quali dal lavoro si producano
iniziative, intraprese di manifattura
e di servizi, imprese piccole anche
micro, in una parola si produca
economia. Rimettere in moto
l’antica capacità tutta italiana di
prendere saperi e competenze
antiche, trasformarle in prodotti
e servizi di qualità e innovazione.
Portarli in tutto il mondo unici
ed esclusivi, ricchi di creatività,
estetica, intelligenza, innovazione di
tecnologia e di significati.
Fare lavoro, e con esso impresa e
economia. Non si produce lavoro
aspettando che il PIL torni a crescere
e poi –magicamente- il lavoro
rifiorisca. E’ una fantasia onnipotente
degli economisti senza frontiere
(che, a differenza dei medici, fanno
danno). Forse nel nostro paese è
vero il vice-versa: se creiamo lavoro,
persone che se lo inventano a partire
dalle cose che sanno e che territorio
e comunità sanno, nuove intraprese
innovative e non solo high-tech, forse
allora il PIL tornerà a crescere. Dal
lavoro alla crescita, non il viceversa.
Sono cose difficili da realizzare,
ancor più da assistere. Serve knowhow e capacità di assistenza che
non c’è. I Centri per l’Impiego non
sono pronti a sostenere creazione
di impresa. “Garanzia Giovani” è in
difficoltà. Al 23 ottobre le adesioni
in tutto il paese erano state 262.171,
le persone “prese in carico” 64.466
(24%), i posti disponibili sono solo
6.706, per il 72% al Nord del paese.
Una situazione indicibile! Perché?
Perché mancando i soggetti che
sul territorio se ne occupano il
lavoro non cresce, l’analisi riguarda
solo il lavoro che c’è, (cioè quello
che non c‘è)’. Occorre ampliare
l’orchestra dei soggetti che toccano
le corde dello sviluppo. Una nuova
orchestra per nuovo spartito dello
sviluppo. Occorre un più ampio e
interessato sistema locale di soggetti
per accompagnare la creazione
di iniziative e imprese innovative
(che non vuol dire solo high-tech).
Assistere e accompagnare chi vuole
mettersi in proprio e chi vuole
ampliare la propria dimensione e chi
ci sta ad aiutare questi percorsi.
Questa è la nostra tesi.
Ci assumiamo la responsabilità di
dire che in Italia oggi, vero nuovo
lavoro può prodursi solo sui territori,
e che politiche attive del lavoro si
mescolano sempre più con politiche
attive di sviluppo locale. In Italia,
nella nostra meravigliosa Italia delle
comunità e delle municipalità e
delle straordinarie eccellenze dei
contesti e delle meraviglie di cultura
e di paesaggio e di ricerca, contano i
territori e le comunità e le creatività
che esse stimolano e sostengono.
L’economia del paese, stremata dalla
crisi finanziaria e dalle politiche
liberiste di tagli e di rigore della
finanza pubblica, continua ad
essere “strutturalmente” economia
di territorio. Poche ormai le grandi
imprese. Un gruppo di meravigliose
imprese medie e medio-grandi
(il cosiddetto quarto capitalismo)
ad alto tasso di innovazione e di
internazionalizzazione lavorano
nell’economia globale e sono oggi
un asse portante ma insufficiente
della manifattura competitiva del
paese. Il resto è piccola e microimpresa sparsa per i territori, che
sta sui mercati globali quando
innova, utilizza saperi e competenze
esclusive della nostra tradizione,
è forte della creatività e della
“cultura” intraprenditiva proprie
della tradizione artigiana e piccolo
industriale italiana. Piccole e
micro imprese straordinarie, ma
spesso deboli, fragili, non accudite,
a cui si dedica poca attenzione.
Da qui la necessità di ridarsi
una strategia, di riprendere a
discuterne, di individuare nuove
soggettività, responsabilità, nuovi
oggetti dello sviluppo. Solo da qui
è possibile ripartire per creare
nuova occupazione e con essa,
nuova impresa (le grandi e le medie
imprese riducono l’occupazione,
in genere, per ridurre costi e
fare efficienza). Serve un nuovo
paradigma di politiche attive
di sviluppo locale, formato da
dimensioni e tonalità unicamente
mirate a promuovere e sostenere
la creazione di lavoro per mano di
gente intraprendente e motivata,
soprattutto giovani e donne; quindi
nuova occupazione, iniziative
competitive, nuove imprese. E
anche dare spazio a nuovi soggetti
sociali ed economici, che operino
con un paradigma di cooperazione
semplice e a resa rapida. Niente
altro, per adesso, nel brevissimo
termine della emergenza. Quindi
superare tanti paradigmi del passato
(peraltro inefficaci). Da oggi, dare
poca attenzione a percorsi e processi
concertativi, centellinare le poche
risorse pubbliche, conservare poco
riti istituzionali predefiniti.
La Provincia di Caserta con il
Progetto PESCO si è mossa in questa
direzione. Meravigliosamente e
inaspettatamente. Non penso che la
dirigenza politica e amministrativa
sia stata mossa solo da mode
vigenti, ma perché hanno capito
che in Terra di Lavoro, tremenda
e di immense possibilità, una
esperienza di territorio che si parla,
che si interroga, che crea rete per
darsi lavoro, che si organizza in
quanto territorio, bene, hanno sentito
che questo è davvero utile anzi
necessario. Bravi. Non avrei pensato
che una Provincia (in apparente
smobilizzo, come tutte) fosse andata
così avanti…….mi chiedo se poi alla
decisione “illuminata” di creare una
rete per il Lavoro, possa seguire una
pratica operativa appropriata a creare
lavoro e non solo a cercare “incontro
fra domanda (che non c’è) e offerta”.
Vedremo!
Intanto vediamo cosa vuol dire fare
“Network” ( inglese naturalmente…..
all’italiana sarebbe ”fare rete”ma
sa di pescatori, no?). “IL Network
Caserta Lavoro è un sistema di
scambi fra soggetti territoriali che
si sviluppano attraverso un mix di
media e tecnologie sia avanzate sia
tradizionali. Gli scambi, strutturati
e non, avvengono attraverso
piattaforme tecnologiche, eventi
di comunicazione, conferenze e
congressi tecnico-scientifici, processi
formativi, tavoli di co-progettazione,
iniziative di co-operazione.
Il Network e gli scambi hanno lo
scopo di costruire partenariati,
accordi, iniziative e processi
inter-istituzionali per produrre
occupazione, sviluppo, coesione,
politiche attive e servizi innovativi
del lavoro in Provincia di Caserta”.
Cioè non solo un Network che sia un
portale, come tanti. Ma un Network
vivo, fatto di incontri, seminari,
convegni, modi diversi e tanti per
mettere insieme i soggetti del
territorio che possono fare qualcosa
per creare lavoro e se si mettono
insieme possono fare di più. Questa
è l’ambizione.
Insomma, se ci si riesce. A Caserta
il territorio diventa un grande
contenitore di attività di molti
soggetti pubblici e privati che si
parlano e, in qualche modo, lavorano
insieme per far nascere iniziative
di giovani e di donne, fare nascere
imprese che possono provare settori
e lavori innovativi, mettere persone
in condizione di fare “bottega” e di
fare “straordinarie” esperienze a
tecnologie anche molto avanzate, se
si mettono insieme e scambiano con
quelli che, grandi o piccoli, possono
5
aiutarli.
A Caserta il Network ci sarà,
possiamo dire che c’è già. Anche con
firme di impegno di tante istituzioni
che hanno interesse e che mai finora
sono state stimolate ad essere e
lavorare su questo tema……che è poi
IL TEMA dello sviluppo: dare lavoro
alle persone, in particolare a giovani
e donne.
Questo Network Caserta Lavoro lo
abbiamo pensato come un sistema
vero e governato, che è fatto di tante
cose, ne accenno perché è importante
capire che significa “fare sistema per
essere un sistema”:
Un elenco (aperto) di soggetti
protagonisti e partecipanti, che
firmano un protocollo di intesa
Una piattaforma tecnologica, che
raggruppa molteplici spazi di
social network interagenti : per
spazi soggettivi, universi cognitivi,
natura e struttura delle interazioni/
conversazioni/ funzioni, strumenti e
connessioni.
Un programma annuale/pluriennale
di connessioni, strumenti, linguaggi
da progettare e da svolgersi con
modalità integrate fra ambiti e aree
di funzionamento del Network
Un crono-programma di output
attesi e un sistema di valutazione dei
risultati. Un Gruppo di Governance
del network, che elabora, propone e
definisce regole di funzionamento
del sistema e le gestisce nel tempo.
Come si vede un vero e proprio
sistema sociale locale che si attrezza
a lavorare insieme, una comunità che
si decide e si impegna.
Sarà possibile? I dirigenti politici e
amministrativi e chi fa l’economia
del territorio ci crederanno? Non lo
sappiamo, quello che è certo è che
bisogna procurarsi l’iniziativa e la
competenza di chi può starci sul
territorio a fare rete e “massa” per
lavorare sull’obiettivo di far lavorare,
giovani e donne in particolare. Per
creare il Network sono stati mobilitati
anche soggetti e risorse mai coinvolte
in argomenti cosi: il terzo settore
e volontariato, la istituzioni della
Istruzione e della ricerca, i Centri
per il Lavoro pubblici e privati. Tutti
hanno plaudito alla iniziativa della
Provincia.
6
PRIMO PIANO
N. 0 | NOVEMBRE 2014
LAVORO, IL COMPITO
DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
di Gianpaolo Dello Vicario
La crisi economica degli
ultimi anni ha progressivamente indebolito il
nostro sistema produttivo con la conseguente
perdita di molti posti di
lavoro, crescente disoccupazione, graduale
messa a lato delle fasce
più deboli e aumento
della fuga dei giovani da
Terra di Lavoro.
L
e sfide che abbiamo davanti
sono determinanti: come
creare nuova e buona
occupazione? Siamo ben
consapevoli che per creare nuovo
lavoro occorra ripartire dagli
investimenti, sia pubblici che privati,
rilanciando al contempo i consumi e
la produzione. Ma qual è il compito
dell’amministrazione provinciale?
Siamo persuasi che la nostra
provincia deve promuovere processi
di integrazione e avvicinamento
tra chi domanda è chi offre lavoro,
semplificando le procedure e
rafforzando il ruolo di mediazione
dei centri per l’impiego. Centri per
l’impiego e servizi per l’impiego sono
chiamati non solo a comprendere
l’esigenze della domanda ma anche
interpretare le molteplici difficoltà
dell’offerta. Questo processo
richiede una partecipazione ampia e
consapevole da parte di tutti gli attori
interessati.
Tali considerazioni hanno
rappresentato il presupposto
del Masterplan dei Servizi per il
Lavoro attraverso il quale la nostra
provincia ha inteso promuovere
un vero rinnovamento dell’azione
delle agenzie per l’impiego al fine
di rispondere alle attuali sfide per
la creazione di nuovo lavoro. Alla
base del Masterplan vi è l’esigenza
di creazione di una rete di soggetti
che, a vario titolo, contribuiscono
all’attuazione delle politiche attive del
lavoro. Attraverso tale azione sono
stati finanziati otto progetti finalizzati
al miglioramento della qualità dei
servizi dei centri per l’impiego
attraverso molteplici attività quali
lo sviluppo di nuove competenze,
la ridefinizione di processi di lavoro
critici, il rafforzamento dei servizi
di incrocio domanda-offerta e la
promozione di un network per il
lavoro al quale sono stati invitati
a partecipare rappresentanze
istituzionali, sociali ed economiche
per definire insieme strategie,
percorsi e strumenti.
In particolare, attraverso il progetto
P.E.S.C.O. i Centri per l’impiego
sono stati messi in rete con le scuole,
le associazioni datoriali, le agenzie
per il lavoro e i rappresentanti del
terzo settore.
Il confronto attivato all’interno
del costituendo “Network Lavoro
Caserta” ha evidenziato l’importanza
della metodologia concertativa per
l’individuazione degli obiettivi e la
condivisione degli interventi da porre
in essere, consentendo di valorizzare
l’apporto delle realtà locali per la
definizione delle strategie operative.
Tale scelta rafforza il senso di
appartenenza ad una comunità, ad
una rete integrata nella quale poter
investire sulle capacità del singolo
attore facendolo diventare capitale di
tutti.
I risultati finora raggiunti attraverso i
focus group e i workshop realizzati ci
inducono a pensare che l’esperienza
che stiamo portando a compimento
sarà sicuramente positiva e foriera di
innovazione, crescita e sviluppo per il
nostro territorio.
7
8
PRIMO PIANO
N. 0 | NOVEMBRE 2014
GARANZIA GIOVANI
occupazionali introduce anche il
cosiddetto Terzo settore tra i possibili
vettori d’impiego giovanile. Un
settore su cui è in preparazione una
nuova legge di riordino finalizzata
all’accrescimento dell’acquisizione di
fonti di finanziamento (fundrising),
poiché tale tipologia di attività non
guidata da logiche di profitto ha
evidenziato, in particolare al Sud,
un’eccessiva dipendenza da fondi
pubblici, divenendo una forma
d’esternalizzazione dell’offerta
di servizi da parte di Regioni e
Autonomie Locali. Un settore dalle
grandi potenzialità e portatore di
una logica che può contribuire alla
formazione di “capitale sociale”,
un’altra delle grandi e gravi carenze
meridionali.
Di Achille Flora
Un progetto a metà
tra politiche attive
del lavoro e politiche
sociali
I
l governo italiano, seguendo
la raccomandazione europea
del 2013 che invitava gli Stati
membri a fornire ai giovani
con età inferiore ai 25 anni
un’offerta qualitativa di lavoro,
ha dato attuazione al progetto
Garanzia Giovani, un Piano europeo
(European Youth Garantee) per
contrastare la disoccupazione
giovanile. Il Piano europeo
prevede finanziamenti per i Paesi
membri che presentano tassi di
disoccupazione giovanile maggiori
del 25%, da utilizzare in politiche
attive del lavoro (orientamento,
istruzione, formazione e inserimento
lavoro) rivolte a giovani che non
studiano, non lavorano e non sono
inseriti in percorsi formativi, ossia i
famigerati NEET (Not in Education,
Employment or Training).
Un progetto nato dalla constatazione
dei gravi effetti che il prolungarsi
della crisi sta producendo sul mondo
giovanile europeo. Questi effetti non
sono però equamente distribuiti tra
gli Stati membri, dato che si passa da
tassi di disoccupazione, nella fascia
di età 15-24, molto elevati per i Paesi
mediterranei (Grecia 56,3%, Spagna
53,5% e Italia 43,7%) a tassi molto più
contenuti per i Paesi core (Germania
7,8%, Austria 9,0%, Olanda 10,5%).
E’ il risultato degli effetti asimmetrici
della crisi che producono un
aumento delle differenze nella
crescita, sul piano europeo e
nazionale, tra aree più dinamiche e
aree in ritardo di sviluppo, come nel
caso del Centro-Nord nei confronti
del Mezzogiorno italiano.
L’applicazione italiana di questo
progetto è affidata alle Regioni che
mettono a disposizione uno sportello
di prima accoglienza dove i giovani
possono registrarsi e sostenere un
primo colloquio, teso ad individuare
un percorso d’inserimento
individuale, alla fine del quale,
consigliare il proseguimento degli
studi, l’attuazione di un tirocinio
o l’avvio di un’attività di lavoro
autonomo. Il tirocinio consente di
effettuare un’esperienza lavorativa
(durata massima 6 mesi, elevabile
a 12 per i disabili) con piccole
indennità mensili e incentivi alle
imprese in caso di assunzione.
Analogamente la formazione prevede
anche una tipologia on the job, ossia
direttamente sul luogo di lavoro,
attività che possono anche essere
svolte fuori regione e in altri Paesi
europei. L’obiettivo dichiarato è
quello di avvicinare scuola e lavoro,
due mondi molto distanti per il
modello sequenziale scuola-lavoro
in carico nel nostro sistema che
impedisce di acquisire esperienze
lavorative prima del completamento
del percorso d’istruzione. La
maggiore novità è costituita dalla
possibilità, per i cittadini italiani tra
i 18 e i 28 anni, di svolgere anche
un servizio civile per la durata di un
anno anche in questo caso con una
piccola remunerazione mensile (circa
433 euro).
Perché tanti giovani disoccupati in
Italia? Può questo nuovo strumento
essere efficace per ridurne il tasso
di disoccupazione e l’effetto di
scoraggiamento che spinge i giovani
ad abbandonare gli studi senza
preoccuparsi di seguire un percorso
formativo e di offrirsi sul mercato del
lavoro? Diciamo subito che interventi
di questo calibro e natura, pur
positivi, non possono incidere sulle
cause della disoccupazione giovanile:
questa è sostanzialmente l’effetto
della crisi che ha prima determinato
un caduta nella domanda globale, per
poi deprimere la domanda interna
ed europea, anche in conseguenza
9
delle politiche di austerità fiscale
intraprese in Europa. La mancanza di
prospettive economiche, di ripresa a
breve termine, ha indotto le imprese
a rivedere, riducendoli, i piani
d’investimento. Né per le imprese
internazionalizzate e proiettate su
mercati extraeuropei il quadro è
risultato più roseo, perché i loro
investimenti sono stati limitati dalla
riduzione dei flussi creditizi bancari
(credit crunch), attuati sia per il
timore d’incorrere in perdite, sia
per la necessita di ricapitalizzarsi. Il
risultato di questa contrazione dei
livelli produttivi si è riverberato sui
livelli di occupazione per l’aumento
del numero di fallimenti d’imprese e
la riduzione di addetti nelle imprese
che, per resistere alla crisi, hanno
dovuto ridurre la base occupazionale.
I riflessi si sono maggiormente
scaricati sui giovani, perché
l’aumento della flessibilità
occupazionale in uscita, indotta
dal proliferare di contratti a
tempo determinato, ha riguardato
soprattutto loro, i nuovi entrati o
entrati nel mercato del lavoro. Privi
d’una sostanziale tutela sindacale
e non coperti da tutele giuridiche,
sono stati i primi ad essere espulsi
dal mercato del lavoro. Certo
esistono anche altre motivazioni
per la disoccupazione giovanile
italiana: la netta separazione tra i
percorsi d’istruzione, scolastica ed
universitaria, e mondo del lavoro; la
preponderanza nel nostro sistema
produttivo di piccole imprese allocate
in settori tradizionali che poco
investono in ricerca e innovazione,
rendendo superflua la formazione di
capitale umano qualificato; lo scarso
incentivo a proseguire gli studi per la
mancanza di sbocchi occupazionali
e le basse remunerazioni offerte in
Italia agli occupati provvisti di titolo
di studio di livello superiore; il cattivo
funzionamento delle istituzioni
preposte ad avvicinare domanda e
offerta di lavoro; Il sostanziale blocco
delle assunzioni nella Pubblica
Amministrazione; il blocco del
cosiddetto “ascensore sociale”, ossia
di utilizzare l’istruzione come veicolo
di promozione sociale, per il collante
familistico che avvolge l’Italia. Cause
che hanno prodotto scoraggiamento
nei giovani e alimentato il fenomeno
dei NEET e, per chi non si è
scoraggiato, l’unica strada rimasta è
stata l’emigrazione.
La positività del progetto Garanzia
Giovani è nella sollecitazione ai
Governi ad impegnarsi in azioni e
politiche per aiutare i giovani nella
ricerca del lavoro. Quanto finora fatto
è poca cosa, anche per l’approccio
burocratico che ha contraddistinto
i Centri per l’impiego. Qualcosa di
più stanno facendo le Università,
stipulando convenzioni con imprese
per garantire stage a laureandi e
laureati, attuando una funzione di
ponte comunicativo tra momenti
formativi e produttivi e anche
positiva appare la nuova legge
sull’apprendistato, un’esperienza
che ha dato buoni risultati in
Germania. Tutte azioni che tendono
ad avvicinare e creare osmosi tra
istruzione, formazione e fabbisogni
delle imprese, favorendo il placement
occupazionale, ma anche fornendo
alle Università informazioni sullo
spettro di competenze richieste dalle
imprese, contribuendo così a ridurre
le possibilità del mancato incontro
tra domanda e offerta di lavoro
(mismatch).
L’introduzione del servizio civile
volontario tra i possibili sbocchi
I risultati del progetto “Garanzia
Giovani”, dipendono dall’attuazione
di riforme negli organismi di
governance del mercato del lavoro,
migliorandone efficienza ed
efficacia e dal superamento della
fase di stagnazione e deflazione
in cui è immerso il nostro Paese.
Un superamento che richiede
un completamento del processo
d’unificazione europea e una
revisione delle politiche di austerità,
dando maggior respiro alle politiche
di crescita per i Paesi dell’Europa
mediterranea, oltre che una riforma
della Pubblica Amministrazione
in direzione di uno snellimento
ed efficacia della sua operatività,
semplificando procedure e
regolamenti burocratici. Centrale
rimane la ripresa di competitività del
nostro sistema produttivo fondata
su crescita dimensionale delle
imprese, loro riconversione green
e un aumento del trasferimento
tecnologico dai settori avanzati a
quelli tradizionali.
Senza queste riforme le politiche
attive del lavoro, come il progetto
Garanzia Giovani vuole essere,
avranno scarso successo e dovremo
classificarle nell’ambito delle
politiche sociali, sia pure in una
forma aggiornata di welfare,
condizionato dall’accettare un
percorso formativo o lavorativo di
breve termine.
10
PRIMO PIANO
N. 0 | NOVEMBRE 2014
11
IL NETWORK NON PUÒ
ESSERE UNA CHIMERA
Di Vincenzo Centofanti
Da oltre un ventennio si
susseguono riforme e
cambiamenti nei servizi
per il lavoro, prima tra
tutti la nascita del cosiddetto “sistema misto”
basato su un principio
di sana concorrenza tra
le strutture pubbliche e
quelle private
N
ella nostra regione come
in altre parti d’Italia, a
valle di tale processo di
apertura, si è assistito
senza dubbio ad un ampliamento del
numero di operatori che però, anche
per la particolare congiuntura, non
ha determinato gli effetti sperati.
Successivamente, anche perché
fortemente auspicato dalla UE, si
è andata rafforzando l’idea che i
servizi per il lavoro non potessero
prescindere da un modello
organizzativo di forte integrazione
tra i soggetti attivi nei processi di
erogazione: attraverso la rete degli
operatori si possono migliorare le
azioni di supporto con particolare
riferimento alle politiche per i
giovani.
La creazione di una rete capace di
integrare i servizi per l’impiego
pubblici e privati, la pubblica
amministrazione, le scuole, il
terzo settore, i servizi di sostegno
ai giovani, le imprese, ecc... è stata
però, fino ad oggi, una aspirazione
ed una aspettativa piuttosto che
una necessità; la scarsa abitudine
a cooperare, le diversità finalità
statutarie delle organizzazioni,
una comprensibile diffidenza, la
mancanza di processi di condivisione
e cooperazione chiari, hanno
rappresentato un freno fino ad oggi
non rimosso.
Negli ultimi mesi però, l’avvento del
Programma Garanzia Giovani, per le
sue caratteristiche attuative, si ritiene
possa essere uno straordinario
propulsore per un reale processo di
networking tra gli operatori.
Infatti se da una parte Garanzia
Giovani è un vero e proprio
programma di investimento
sull’occupabilità, dall’altro, sul fronte
della modalità attuativa, implementa
un modello operativo che innova
profondamente il rapporto tra il
giovane destinatario delle misure e
l’operatore che lo prende in carico:
l’intervento sul giovane è pensato
e realizzato come “unicum” in cui
i singoli servizi e le singole misure
scelte dal “paniere” dovranno avere
un denominatore comune che
rende sinergiche le azioni, erogabili
anche da soggetti diversi tra loro.
In altri termini Garanzia Giovani
va pensato ed attuato con un unico
macroprocesso che coinvolge attori
ed organizzazioni diverse, capaci
di una chiave di lettura unica
dell’intervento ma anche capaci
di condividere regole, specialismi
professionali, diversi livelli di
responsabilità e corresponsabilità.
In particolare, come esemplificazione
del suddetto principio di concorrenza
e cooperazione, la Regione
Campania sia nella D.G.R.117/2014
“Garanzia Giovani: programma
di attuazione regionale – linee
guida” che nell’Avviso 448/2014
“Partecipazione degli operatori
alla attuazione del Piano Garanzia
Giovani Campania” ha esplicitato
e strumentato la possibilità che si
operi in “convenzione”; attraverso la
convenzione gli operatori specialistici
offrono e mettono a catalogo i propri
servizi che però verranno integrati ed
erogati nell’ambito del PIP progettato
e gestito da altro operatore.
Al di là della specifica messa a
punto del meccanismo, è evidente
che tutto ciò aiuta la cooperazione,
la sinergia e la specializzazione
dei singoli operatori specialistici;
è altresì evidente che in assenza di
un sistema formalizzato e stabile
di networking non sussistono le
condizioni di trusting e condivisione
che sono condizione necessaria
affinché strumenti di tal tipo possano
produrre i benefici auspicati.
Per tali motivi, Garanzia Giovani
può rappresentare una concreta
opportunità per creare e rafforzare
azioni di networking consolidando
nei fatti una community di operatori
per il lavoro; questi, confrontandosi
e relazionandosi in modo organico e
non episodico, possano condividere
soluzioni, sviluppare conoscenza,
favorire processi interistituzionali,
migliorare complessivamente
l’efficacia e l’efficienza del sistema
nel suo complesso.
CULTURA E MONDO DEL LAVORO,
NUOVA ALLEANZA DECISIVA PER
IL FUTURO DELLA SOCIETA’ ITALIANA
Di Piero Lucia
Nella complessità dei
tempi attuali, dopo la
fine del mondo bipolare, i conflitti, lungi dal
contrarsi, si sono moltiplicati a dismisura.
Innumerevoli e sanguinose le crisi regionali,
sintomo crudo di un
globo instabile ed inquieto, non pacificato
e ridisegnato nelle sue
antecedenti gerarchie
C
on nuovi ruoli, protagonisti
e di rilievo, di grandi paesi
come Brasile, India e Cina.
La crisi dell’economia
mondiale, che si trascina irrisolta
ormai da troppo tempo, più
che congiunturale, appare di
struttura e di sistema. E dagli
sbocchi assolutamente incerti e
imprevedibili.
Essa procede ininterrotta dal 2008,
polverizzando risorse produttive
e innumerevoli posti di lavoro.
E’ingenuo ed illusorio immaginare
di fuoriuscirne ripristinando logori,
già sperimentati e falliti modelli di
sviluppo. In tale scenario, l’Italia
si propone come realtà d’instabile
incertezza, in grave ritardo con le
sfide e le necessità dell’ora.
Il nostro paese è gracile ed in
costante stagnazione, privo di smalto
e dinamismo, ancora incapace
di avviare una netta, radicale e
subitanea inversione di tendenza. Ha
perso terreno, in via definitiva, nei
tradizionali comparti manifatturieri
ed è sempre più marginale nei nuovi
settori d’avanguardia della ricerca e
dell’innovazione.
Estesa è la sfiducia, s’amplia a
dismisura la platea di chi appare
inesorabilmente condannato ad un
avvenire di pura povertà.
Milioni di persone hanno visto
repentinamente cancellate le proprie
12
PRIMO PIANO
aspirazioni ad un futuro di maggiore
benessere e di più ampia, personale e
collettiva, libertà.
E chi avrebbe dovuto fronteggiare
l’eccezionale situazione ha
platealmente evidenziato la propria,
colpevole e grave inconsistenza ed
è rimasto inerte, senza indicare
una credibile e vincente prospettiva
progettuale.
La strutturale assenza di equilibrio
finanziario nei conti dello Stato,
con il livello insostenibile raggiunto
dal debito pubblico, ipoteca
drammaticamente in negativo
qualsivoglia ipotesi di ripresa
dell’economia, minando alla
radice la coesione ed il rilancio
della società italiana. Priorità
assoluta è l’aggressione strutturale
alla spesa improduttiva, con una
lotta senza tregua e ad ampio
spettro ai molteplici e persistenti
fenomeni di corruzione, sprechi e
corporativismi che stringono in una
morsa asfissiante la società italiana,
ostacolandone una qualsiasi, incisiva
svolta.
Il non aver ridotto, nei decenni
passati, il grave divario tra il Nord ed
il Sud del Paese, che anzi di recente
si è accentuato, è il sintomo più
evidente dei limiti e dei fallimenti
delle classi dirigenti che si sono nel
tempo succedute. Nella Germania
unificata, dal 1989 ad oggi, con una
grande prova di coesione nazionale,
il gap tra l’Est e l’Ovest è stato nella
sostanza superato.
In Italia, e in specie nel Mezzogiorno
del Paese, di converso, la situazione
è invece progressivamente divenuta
più critica e stagnante.
Da decenni il Sud non si configura
più come problema agrario e
contadino. Il nodo più intricato e
doloroso è quello della gran massa
di giovani disoccupati, di elevato
livello medio d’istruzione, privi di
qualsivoglia prospettiva, d’identità,
di vita e di lavoro.
Figli di emigrati prima, poi della
fitta, stratificata piccola borghesia
impiegatizia e delle professioni,
più acculturati delle generazioni
che le hanno precedute. Il Sud,
se valorizzato, è una straordinaria
N. 0 | NOVEMBRE 2014
risorsa potenziale, e non un freno ed
un ostacolo alla crescita dell’insieme
del Paese.
Ai giovani del Sud è stato più volte
ribadito il concetto secondo cui
studiare con profitto era l’unica
possibilità per conquistare un futuro
di vita e di lavoro decorosi.
Una generazione che invece è
rimasta dolorosamente in mezzo al
guado.
La società, anche nelle componenti
più evolute, più che aprirsi, ha
accentuato l’assunzione di forme di
chiusura neo corporative ed è ancora
inquinata, in maniera devastante,
da sprechi e corruzione e dal peso
stritolante di lobby e corporazioni
economiche e finanziarie assai
potenti.
Non premia l’impegno, il merito, le
capacità.
Ed appare tutt’ora per più versi priva
di un valido progetto, un’idea-forza
ambiziosa e generale di riferimento.
La carta peculiare dell’Italia,
nell’Europa e nel mondo a
noi contemporaneo, non può
innanzitutto prescindere dalla
tutela, valorizzazione e promozione,
più piena e sistematica, da troppo
tempo colpevolmente eluse,
dell’enorme patrimonio storico e
culturale, artistico, architettonico,
archeologico e ambientale senza
eguali nel mondo. L’Italia dispone di
oltre 2.500 musei e di circa 12.500
chiese e monasteri. Un giacimento
sterminato, di saperi e ricchezze
accumulate, tramandato dalle
generazioni che ci hanno preceduto
e concentrato, in maniera capillare,
su un territorio che trasuda, in
ogni suo segmento, di storia e di
cultura millenarie, tracce indelebili
dell’ingegno umano. È, in sostanza,
urgente riscoprire la nostra natura
peculiare, di paese dell’arte e della
memoria di tutto l’Occidente.
La piena rivalutazione di questa
straordinaria ricchezza nazionale
è impedito da più fattori, in parte
decisiva anche dovuti all’evanescenza
del ruolo dei Partiti, ombre
sbiadite di ciò che sono stati,
sempre più simili a meri comitati
elettorali, all’indebolimento delle
organizzazioni sindacali, da troppo
tempo costrette sulla difensiva,
all’assenza di un’imprenditoria
moderna, in grado di svolgere una
funzione competitiva e vincente a
livello globale sul libero mercato.
In particolare il mondo del lavoro,
nella fisionomia non più compatta
a lungo conosciuta, esplicita al suo
interno grandi frammentazioni
e differenze, con forme di tutela
diseguali.
E storicamente la forza del mondo
del lavoro è più incisiva nelle fasi di
crescita dell’economia, nel mentre
riduce il proprio potere negoziale
quando la crisi dell’economia
s’accentua in modo più grave e
prolungato.
Inoltre alcune aree, nel Sud del
paese ma non solo, assieme a servizi
e ad infrastrutture inadeguati o
inesistenti, vedono il sempre più
strutturato radicarsi della criminalità
organizzata, ostacolo invalicabile a
qualsivoglia volontà d’investimento.
Più fattori, che hanno concorso al
decadimento dello spirito pubblico,
sacrificando all’interesse di parte
quello generale e collettivo.
Di conseguenza, non essendo il tutto
risolvibile col richiamo ideologico
al presunto effetto salvifico del
libero mercato, non sembra esistere
alcuna alternativa all’intervento
pubblico e diretto dello Stato, tramite
un’auspicabile azione rinnovata di
governo, aperto ad un raccordo con
quella parte, seppur minoritaria,
dell’imprenditoria privata più
avvertita.
Un’azione combinata, che inizi ad
aggredire alla radice, con l’avvio di
un piano straordinario per il lavoro
dei giovani meridionali, la piaga
endemica della disoccupazione
giovanile che, se non aggredita
con urgenza e determinazione,
concorrerà ad accentuare, ancora
oltre e a dismisura, la persistente
frattura tra il centro nord ed il
sud del paese, con conseguenze
disastrose per il complesso della
società. Scelte politiche nette, mirate
e comprensibili, di riconversione
della spesa, frutto di una corretta
analisi aggiornata e di una chiara
strategia, con l’individuazione
di precise priorità da perseguire,
un’azione non schiacciata sulla
gestione del quotidiano e della
perenne contingenza. Il primario
obbligo dell’oggi è ridare alla Nazione
una speranza nel futuro!
L’uomo si relaziona al mondo con
molteplici strumenti, arte, filosofia,
letteratura, scienza, tecnologia.
È il campo delle idee il piano
privilegiato su cui per primo va
prodotto uno scatto d’impegno
collettivo, spingendo per un nuovo
progetto di sviluppo innovatore.
In questo quadro,
frammentariamente tratteggiato,
riacquista perciò inestimabile
valore il tema della cultura ed della
conoscenza. Una cultura, armata
di un metodo affinato di lettura
del reale, dei molteplici fermenti
che in esso pullulano incessanti,
non contemplativa, ma capace di
concorrere al percepibile mutamento
delle cose.
di opportunità, di crescita e sviluppo
economico e civile.
La cultura, pur con ambivalenze e
ambiguità, ha sempre esercitato un
ruolo di rilievo nel dipanarsi della
vita umana.
Cultura quale potente collante
e forza materiale, in grado di
innestare processi di permanenti
mutazioni, autentico moltiplicatore
E nuovi, immensi problemi si
sommano agli antichi.
L’immigrazione, ormai senza
controllo, impone con urgenza la
L’attuazione di un nuovo processo
virtuoso di sviluppo è in ogni caso
imprescindibile dalla rimozione di
limiti gravissimi, di tipo strutturale.
L’inadeguatezza delle infrastrutture,
il deficit di ricerca e innovazione,
già prima richiamati, spiegano
l’insufficienza di un qualificato
e moderno tessuto d’imprese
d’avanguardia, l’assenza di una
diffusa imprenditoria vincente nella
dimensione della globalizzazione.
Una democrazia nuova e più
avanzata non si afferma eludendo tali
nodi. Ed inoltre la stessa autonomia
della politica è minata alla radice
dalla gravissima crisi economico e
sociale che persiste.
13
fuoriuscita da ogni dimensione
angusta e localistica ed obbliga
l’Europa ad una visione nuova e
consapevole sull’interdipendenza del
mondo nel suo insieme.
Al giorno d’oggi, ben più
velocemente del passato, tutto
immediatamente si consuma, e
l’uomo moderno appare più gracile
e smarrito, spesso in una relazione
solo di superficie col repentino
succedersi dei fatti e delle cose.
Più di 70 anni or sono, in una
fase drammatica in cui il paese
era piegato e coperto di rovine, le
avanguardie del mondo del pensiero,
in sintonia col mondo del lavoro,
davano vita ad uno straordinario
scatto d’impegno collettivo che
consentiva alla Nazione la Rinascita.
Oggi, di nuovo, il meglio delle forze
progressive del paese, d’intesa
tra di loro, mossi dalla fiducia nel
futuro, devono assumere su di sé,
con decisione, la responsabilità e
l’impegno di questa nuova sfida.
Ritessere una trama lacerata,
realizzare la svolta, è una stringente
urgenza ed una necessità.
14
PRIMO PIANO
N. 0 | NOVEMBRE 2014
IL PROGETTO PESCO.
CREARE UNA RETE PER IL LAVORO
Di Pasquale Iorio
All’interno del
Masterplan della
Provincia di Caserta
per la riorganizzazione
ed innovazione dei
servizi per l’impiego
attivi in Terra di lavoro,
il Progetto PESCO ha
l’obiettivo di costruire
ed attivare un Network
Caserta Lavoro, fatto
da soggetti pubblici
e privati nel territorio
casertano, per creare
opportunità e mercato
del lavoro
L
L’obiettivo è ambizioso e
risponde ad una esigenza
non più rinviabile: creare
un sistema di scambi e
interazioni fra soggetti territoriali
che si sviluppano attraverso un mix
di media e tecnologie sia avanzate
sia tradizionali. Esso ha lo scopo
di costruire partenariati, accordi,
iniziative e processi inter-istituzionali
per produrre occupazione, sviluppo,
coesione, politiche attive e servizi
innovativi del lavoro in Provincia di
Caserta.
Le varie relazioni avverranno
attraverso piattaforme tecnologiche,
eventi di comunicazione, conferenze
e congressi tecnico-scientifici,
processi formativi, tavoli di coprogettazione, iniziative di cooperazione.
Le novità sono diverse e interessanti.
Per la prima volta si offrono modi
e strumenti di collaborazione
stabile a soggetti pubblici e privati
che agiscono sul mercato del
lavoro, per informare, orientare,
facilitare opportunità di lavoro.
La seconda è che il Network non
è solo “parole” ma si istituisce e
si regola formalmente, mediante
una rete governata da accordi e che
nasce su iniziativa delle istituzioni
che presidiano le dinamiche del
lavoro. La terza è che del Network
faranno parte soggetti che, pur molto
importanti, finora sono rimasti ai
margini delle dinamiche del mercato
in Terra di Lavoro, quali per esempio
il terzo settore e le scuole. La quarta
– forse la più importante - è che
il “focus” del Network saranno
le politiche attive del lavoro (cioè
l’attenzione allo sviluppo locale
di economia per l’occupazione) e
la crescita di cultura della legalità
democratica (cioè l’attenzione allo
sviluppo di una economia sana nel
territorio, con la creazione di nuove
imprese ed occupazione giovanile per
un diverso uso sociale e produttivo
dei beni confiscati).
È fondamentale attivare il percorso
di ricerca e di ascolto con i vari attori
sociali e istituzionali del territorio,
per far emergere opportunità e
criticità in ambiti omogenei di
attività e competenze. Finalmente
i protagonisti saranno coloro che
ogni giorno, sul territorio casertano,
affrontano e si scontrano con i
problemi legati al lavoro e alla
formazione: i dirigenti scolastici,
i centri per l’impiego, il mondo
del terzo settore del sociale e delle
imprese.
Sarà necessario superare l’aspetto
più critico del sistema: quello della
separatezza tra i vari livelli (pubblico
e privato) che non consente un livello
minimo di conoscenza e di relazione
per affrontare le nuove sfide del
mercato del lavoro in un’area come
quella casertana in fase di crisi e di
transizione economica e sociale. Far
dialogare dirigenti e rappresentanti
dei due sistemi che dovrebbero
governare il mercato del lavoro è
un’opportunità. Il confronto potrà far
crescere collaborazione e interazione
tra i vari servizi offerti, non solo
competitività. In particolare si
potranno aprire scenari interessanti
per la sperimentazione e gestione dei
progetti legati a Garanzia Giovani.
A tal fine occorre creare nuove
forme di integrazione tra istruzione,
formazione ed mondo del lavoro
– sempre più alle prese con nuove
competenze.
Nello stesso tempo bisogna superare
la difficoltà dei dirigenti degli istituti
scolastici a dialogare e interfacciarsi
con le imprese locali (spesso anche
con gli stessi centri per l’impiego).
In particolare, occorre attivare
nuovi percorsi di alternanza scuola
lavoro attraverso le varie forme
proposte con stage, tirocini ed
apprendistato formativo (sul modello
già sperimentato con successo in
alcuni Paesi europei, a partire dalla
Germania).
Esistono, sul nostro territorio,
esperienze di Istituti che sono
riusciti ad attivare questi percorsi più
facilmente con aziende esterne.
Per favorire percorsi di alternanza
con i tirocini e l’apprendistato,
che sono finalmente possibili
anche in Campania, è necessario
rafforzare i servizi di accoglienza e
di comunicazione dei vari centri e
snellire le procedure atte a favorire
tali percorsi. I centri sono spesso
gestiti in modo burocratico e senza
adeguate competenze professionali.
Il mondo del terzo settore e del
volontariato rappresenta una
potenziale opportunità per la
creazione di nuove imprese sociali
e quindi lavoro nel Mezzogiorno.
Esistono già, in alcune aree ad alto
tasso di criminalità, buone pratiche
avviate con l’uso sociale e produttivo
dei beni confiscati e liberati dal
dominio criminale.
E’ indispensabile il rispetto delle
normative per superare alcuni
ostacoli e barriere di esclusione
sociale, che non consentono una
pari opportunità per tutti i soggetti
(in primo luogo di quelli portatori di
handicap).
Nell’era delle nuove tecnologie
occorre sviluppare gli strumenti di
15
comunicazione, la capacità di fare
rete e di creare sinergie tra i vari
attori per connettere domanda ed
offerta di lavoro, ma anche per far
conoscere le diverse opportunità
ai vari livelli. A questo deve servire
il Network che verrà realizzato
grazie alla collaborazione delle
competenze offerte dai vari progetti
del Masterplan – a partire da quelle
di Pesco – con una rinnovata
capacità e volontà di moderna
governance da parte delle istituzioni
locali – a partire dalla Provincia – e
regionali. Le aspettative ed i bisogni,
soprattutto dei giovani e dei soggetti
più deboli, richiedono servizi e
strumenti adeguati per far fronte ai
processi di crisi nell’epoca delle sfide
della globalizzazione.
16
DAI FOCUS
N. 0 | NOVEMBRE 2014
LA PROVINCIA DI CASERTA
TERRA DI NETWORK
Di Michele Valentino
Le politiche attive del
lavoro sono, da qualche anno, al centro del
dibattito politico ed
economico sia in Italia
che in Europa
M
olteplici gli strumenti
messi in campo per
accrescere i livelli
occupazionali,
qualificare la forza lavoro, sostenere
le imprese, accompagnare i centri per
l’impiego in un faticoso processo di
innovazione e sviluppo. Un processo
dal quale nessuno può chiamarsi
fuori. Le istituzioni pubbliche, la
scuola, le università, le imprese, il
terzo settore debbono essere attori
sempre più consapevoli. L’efficacia
delle politiche attive, difatti, è
intrinsecamente connessa alla qualità
delle relazioni che pongono in essere
tra di loro.
In tale contesto, i Centri per
l’Impiego si configurano quali
“Centri per il Welfare”, protagonisti
attivi delle politiche per il lavoro,
interlocutori privilegiati per la
costruzione di un Network per il
lavoro della Provincia di Caserta.
La costruzione di un Network è
attività di per sé complessa, poiché
impone l’individuazione e il
coinvolgimento di una molteplicità
di soggetti istituzionali, sociali,
economici e educativi, che opera
spesso a compartimenti stagni,
quando non in maniera confliggente
o concorrente.
Al progetto PESCO è stato affidato il
compito di sostenere e accompagnare
il territorio casertano nella
costruzione di un luogo “speciale”,
reale e virtuale alle stesso momento,
un network per il lavoro dentro il
quale, e attraverso il quale, i portatori
di interesse attivano processi virtuosi
di cooperazione attraverso il dialogo
e il confronto contribuendo al
miglioramento della qualità ed
efficacia delle politiche attive del
lavoro.
Tali obiettivi sono stati perseguiti
attraverso le realizzazione di
molteplici iniziative. In primo luogo
sono state identificate le categorie
dei portatori di interesse: soggetti
istituzionali, economici, i soggetti
del sistema-lavoro pubblico-privato
(Agenzie per il lavoro interinale),
soggetti associativi, il sistema
dell’istruzione e della formazione
professionale, il terzo settore.
Successivamente, sono stati
progettati e realizzati 4 focus
group della durata di una giornata
ciascuno, durante i quali i
partecipanti sono stati intervistati
e, con il supporto degli esperti del
progetto PESCO, hanno lavorato
alla costruzione del Network per il
lavoro attraverso attività di analisi
di contesto e bisogni, nonché di
identificazione dei confini della
progettazione partecipata del
Network, giungendo alla definizione
di possibili ipotesi di collaborazione
raccontando le relazioni esistenti,
le motivazioni della possibile
cooperazione e le opportunità per il
futuro.
Al primo focus hanno partecipato
le istituzioni scolastiche. Venti
dirigenti di istituti scolastici
superiori, equamente divisi
tra licei e scuole professionali,
hanno salutato con grosso favore
l’iniziativa dichiarando la propria
disponibilità alla partecipazione
attiva alla realizzazione del network.
Molteplici le esigenze espresse,
in particolare l’urgenza di attivare
relazioni strutturate e organiche
con il sistema imprenditoriale per
realizzare una vera alternanza scuolalavoro, garantendo agli studenti
strumenti e percorsi qualificati di
conoscenza del contesto lavorativo,
agevolandone la transizione e,
soprattutto, ampliandone gli
orizzonti in relazione alle future
scelte di prosecuzione degli studi
o di inserimento lavorativo. E’
stato evidenziato che sovente le
scuole “sfruttano” relazioni di tipo
personale, affidandosi all’iniziativa di
singoli docenti che operano spesso
in condizioni di difficoltà a causa
della scarsità dei fondi disponibili.
Purtroppo è stato rilevato che le
imprese cooperano con le scuole
quasi unicamente in presenza di
progetti finanziati nell’ambito dei
PON. Ciò evidenzia la mancanza di
consapevolezza delle opportunità di
crescita e sviluppo derivanti da azioni
di integrazione con le istituzioni
scolastiche soprattutto in relazione al
miglioramento dell’offerta formativa.
Le scuole hanno inoltre lamentato
lo scarso coinvolgimento da parte
delle istituzioni nei processi di
“pianificazione sociale” e ciò ha
determinato la crescita a dismisura
di indirizzi scolastici a scapito
di altri che invece andrebbero
valorizzati e potenziati. Le scuole
necessiterebbero di conoscere le
linee programmatiche di sviluppo
del territorio provinciale al fine di
adeguare la propria offerta formativa
rendendola coerente con i nuovi
fabbisogni. E’ stato segnalato, infine,
in alcuni territori, la presenza
diffusa di situazioni di lavoro
sommerso rilevando la necessità di
programmare e realizzare nuove ed
efficaci azioni per la legalità.
Al secondo focus group hanno
partecipato i Centri per l’Impiego e
le Agenzie per il Lavoro che operano
sul territorio provinciale. Il progetto
PESCO ha tenuto a battesimo il
primo incontro tra i due principali
attori del sistema lavoro pubblicoprivato, favorendo il superamento
di reciproche diffidenze. Più volte
è stata evidenziata la mancanza
di relazioni strutturate tra CpI e
ApL, se non sporadiche e di tipo
personale. Le principali aree di
interesse e cooperazione emerse
hanno riguardato la opportunità di
condivisione delle liste di lavoratori
appartenenti alle categorie protette,
l’aggiornamento e lo scambio dei
dati relativi ai lavoratori, lo scambio
delle offerte di lavoro presenti nelle
rispettive bacheche, lo sviluppo di
una collaborazione in relazione
a servizi innovativi e specifici
quali tirocini formativi, rapporti
con le scuole, outplacement etc.
Ulteriormente, è stata segnalata la
necessità di attivare un osservatorio
per i profili professionali di difficile
collocazione. Centri per l’Impiego
e Agenzie per il Lavoro, dopo aver
avviato una proficua collaborazione
favorendo l’attivazione di contratti
di lavoro, hanno successivamente
partecipato ad un workshop
realizzato nel mese di ottobre
all’interno del quale sono stati
definiti nel dettaglio i contenuti di
un protocollo di cooperazione che
sarà firmato a breve.
Il terzo focus è stato dedicato
ai soggetti del Terzo Settore la
cui partecipazione è stata ampia
e rappresentativa delle diverse
componenti. CGIL e CISL hanno
raccontato le rispettive esperienze
in materia di orientamento al
lavoro, esprimendo la necessità
di integrazione sopratutto con i
Centri per l’Impiego in materia di
Garanzia Giovani. Il rappresentate
della FISH ha portato all’attenzione
del tavolo il tema della parità per i
soggetti con disabilità, sottolineando
come tale aspetto non sia stato
considerato in maniera adeguata
nella programmazione delle attività
collegate alla Garanzia Giovani.
Particolarmente rilevante l’intervento
della Cooeperativa EVA impegnata
nel reinserimento sociale delle
donne che hanno subito violenza
attraverso la creazione di cooperative
sociali. Si tratta di esperienze di
sostegno all’autoimprenditorialità
di significativo interesse che,
attraverso il contributo delle
istituzioni pubbliche, potrebbero
divenire modello per i giovani che
aderiranno alla Youth Guarantee. Più
in generale, sono state evidenziate
le potenzialità che il terzo settore
offre per incrementare l’occupabilità
dei giovani, ad esempio in materia
di crescita sostenibile, coltivazioni
biologiche e green economy. In via
generale, è risultato evidente che
il terzo settore può e deve svolgere
17
un ruolo cruciale nell’attuazione
delle politiche attive del lavoro
in materia di servizio civile,
inserimento lavorativo, creazione di
impresa in nuovi settori e servizi per
l’occupabilità e imprenditorialità.
All’ultimo focus hanno partecipato
rappresentanti delle principali
associazioni datoriali i quali
hanno sottolineato la mancanza
di un’offerta formativa qualificata
che tenga conto delle reali esigenze
e fabbisogni delle imprese. Ciò si
traduce spesso nella difficoltà di
reclutamento di giovani da avviare
al lavoro. Successivamente, è stata
evidenziata la quasi totale assenza
di relazioni dirette con i Centri per
l’Impiego da parte delle imprese che,
spesso, delegano i propri consulenti
del lavoro unicamente per il disbrigo
di pratiche amministrative. Da più
parti è stata sollevata l’esigenza di
promuovere e sostenere il ricorso al
tirocinio formativo e al contratto di
apprendistato. Si tratta di strumenti
particolarmente efficaci e innovativi,
oltre che ampiamente incentivati, i
cui vantaggi restano poco conosciuti
dalle imprese. Ulteriormente, le
associazioni datoriali lamentano la
“staticità” dei Centri per l’Impiego
invocando maggiore dinamicità
e proattività nei confronti delle
imprese.
In conclusione, i 4 focus group
realizzati hanno confermato
un’unica grande esigenza di
dialogo, confronto, conoscenza e
cooperazione tra soggetti che per
natura, abitudine, orientamento,
hanno guardato con diffidenza
al sistema pubblico, facendo leva
su relazioni di tipo personale,
alimentando distanze e diffidenze
reciproche.
Un’inversione di rotta appare
finalmente possibile, ciascun
attore ha manifestato disponibilità
ed apertura. Tutti hanno chiesto
di partecipare alla costituzione
del Network, diventandone attori
consapevoli, fornendo apporti
qualificati volti ad assicurare qualità e
efficacia alle azioni di promozione e
sviluppo dell’occupabilità.
18
DAI FOCUS
N. 0 | NOVEMBRE 2014
1° FOCUS GROUP ISTITUTI SCOLASTICI
DOMANDE
1 Come valutano lo stato
delle relazioni
fra Istituzioni
scolastiche e
i soggetti che
fanno parte
del network
del lavoro
(provincia,
CPI,...)?
2 Rispetto a
quali tematiche le istituzioni scolastiche, provincia
e CPI interagiscono?
3 Su quali
argomenti di
discussione
si riscontrano
delle difficoltà
nell’interagire
con questi
soggetti?
“
Sono scettica sulle possibili relazioni
tra scuole, CPI e Province. Questo
scetticismo è dovuto sia al momento
particolare che il nostro paese sta
affrontando in termini di occupazione (e,
quindi, non si riesce a fornire i ragazzi di
risposte inerenti il mondo del lavoro), sia per
il poco impegno che la scuola ha dedicato
nell’organizzare questi incontri. L’istituto,
nel suo piccolo, ha già avuto esperienze di
alternanza scuola-lavoro, esperienze che
però non si sono rivelate molto positive e,
forse, anche questo ha impedito a queste
relazioni di continuare nel tempo. L’istituto
ha acuto esperienze negative anche con le
Imprese e valuta estremamente faticosi i
pochi rapporti che ci sono stati, in quanto
le aziende si sono dimostrate sempre poco
disponibili a collaborare con le scuole. In
conclusione, il professore valuta queste
relazioni poco costruttive.“
“
Uno dei problemi più grandi, nella mia
opinione, è la professionalizzazione
e l’alternanza scuola-lavoro. L’istituto
è sempre alla ricerca di fondi che possano
aiutarli a crescere in questo ambito. Ci sono
stati, in passato, rapporti con la provincia,
che inizialmente ha coinvolto molto i ragazzi
in iniziative lavorative che, però, si sono
rivelate de-professionalizzanti in quanto i
ragazzi venivano “abbandonati” negli uffici
senza poi essere coinvolti realmente in
attività lavorative. La scuola ha un modo
per poter aiutare a coinvolgere i ragazzi
in attività lavorative; ha dovuto cercare,
attraverso un canale privato, composto da
amici e parenti dei docenti o degli alunni,
un modo per poter aiutare i ragazzi nel
coinvolgerli in attività lavorative; ha avuto,
in passato, rapporti con Confindustria
e Confagricoltura di Rimini che si sono
mostrati particolarmente disponibili e
sensibili alle necessità dei ragazzi e della
scuola, coinvolgendoli in attività di ONLUS,
agenzie di servizi e rilasciando poi ai ragazzi
attestati di frequenza, una partecipazione
19
HANNO PARTECIPATO
Giovanni B. Abbate
Margherita Agosto
che purtroppo l’Istituto non ha riscontrato
nel proprio territorio di appartenenza.
Giovanna Campaniello
Patrizia Capone
Le Aziende e gli altri Enti che la scuola ha
avuto il modo di contattare in passato sul
territorio di Caserta si sono mostrati poco
propensi a voler coinvolgere i ragazzi in
attività, giustificandosi col dire che non si
ha tempo e che, per loro, risulta difficile
stipulare convenzioni e coinvolgere tutor in
queste attività.
Enrico Carafa
Diana Carmelo
Immacolata Corvino
Franco A. Criscione
Antonio D’Angelo
Qualora esistesse un progetto tra un Ente
intermediario che funga da supporto alle
aziende per organizzare tirocini, si potrebbe
avere un miglioramento nell’interazione tra
questi soggetti?
Angelo Del Prete
Il mio Istituto si è già rivolto, in passato,
ad Enti come Confindustria che, però, si è
limitata a fornire la scuola di un elenco di
studi professionali i quali, oberati dalle loro
scadenze, hanno dedicato ben poco tempo a
queste attività e, quindi, la scuola ha dovuto
poi contare solo sulle proprie forze per
cercare quelle poche aziende che hanno poi
collaborato con le scuole.
Dario Olivetti
D
Antonia Di Pippo
Enrico Di Sano
Gilberta Materazzi
Catia Pagano
Patrizio Saulino
Angelo Schiavone
Francesca Varriale
Sarebbe davvero utile creare una banca
dati dove sia possibile riportare una serie
di aziende che effettivamente hanno
disponibilità e interesse nel coinvolgere i
ragazzi nelle loro attività professionali.“
“
Sarebbe utile creare un modello
comportamentale che sia in grado di
aiutare le scuole e gli enti preparati a
creare un futuro per i ragazzi.
Credo che uno dei problemi all’interno
della provincia sia la mancanza di
pianificazione sociale, in quanto ci sono
indirizzi di studio che vengono fatti crescere
a dismisura ed altri, invece, che vengono
abbandonati completamente e andrebbero
invece potenziati. Ritengo, inoltre, che
l’Amministrazione Provinciale dovrebbe
rimboccarsi le maniche e cercaredi fare
del proprio meglio per la pianificazione
sociale e che dovrebbe mettersi in dialogo
con Confindustria e Camera di Commercio
e, dati alla mano, capire assieme cosa
deve essere fatto per la provincia, come ad
esempio investire soldi nelle infrastrutture
affinché i ragazzi possano incrementare la
loro preparazione.
C’è bisogno di un modello che obblighi
provincia e vari enti a fare quello per cui
sono in carica e per cui vengono pagati.“
“
Credo che le scuole siano state
abbandonate a loro stesse. Le aziende
e i CPI sono poco disponibili a voler
colaborare con le scuole, cosa che però
avviene, nel caso delle aziende, solo quando
le scuole ottengono i PON e le aziende,
per poter usufruirne anch’esse di quei
finanziamenti, si mostrano disponibili a
voler collaborare. Le scuole, secondo me,
possono contare solo sull’aiuto reciproco,
delle altre istituzioni scolastiche ed è
necessaria la creazione di una rete seria che
si occupi di esse.“
20
DAI FOCUS
N. 0 | NOVEMBRE 2014
2° FOCUS GROUP CPI E APL
DOMANDE
1 Quali relazioni ci sono
tra APL e
CPI?
2 Da quali
elementi
potrebbe
avviarsi una
collaborazione più stretta?
“
Bisogna anzitutto stabilire chi fa cosa!
Vorrei ribadire la disponibilità ad una
maggiore cooperazione tra CPI e APL
e sottolineare come, nel mio CPI, questo già
accada con Adecco e Manpower.“
“
Tengo molto a evidenziare l’esigenza
di una maggiore collaborazione per
quanto riguarda le categorie protette.
Ammetto, però, di rivolgermi poco al CPI:
ciò accade principalmente per la lentezza
delle risposte.“
“
I CPI sono chiamati ad assolvere
compiti su due livelli: quantitativo
e qualitativo. Sarebbe auspicabile
guardare alla collaborazione, magari creando
un osservatorio che potrebbe orientare la
formazione. Individuare di cosa, davvero,
abbiamo bisogno: servizi innovativi,
maggiore informazione ad un alto livello.“
“
Sottolineo l’inesistenza di un rapporto
“vero” fra CPI e APL. La mia esperienza
professionale, il punto di debolezza è
la mancanza di fiducia che si riflette a due
livelli: quello dei lavoratori, che non credono
che rivolgersi ai CPI sia garanzia di lavoro;
e quello dei lavoratori delle APL, che non
ricevono le informazioni necessarie“
“
Sono molto interessata a partecipare
al progetto PESCO. Colgo l’occasione
per invitare la platea ad un convegno
finale di un progetto che ha, tra gli altri,
come obiettivo l’inserimento di 30 giovani
lavoratori in collaborazione con l’università.
Ho un ottimo feedback dai CPI di Aversa,
Capua e Caserta“
“
Credo sia necessario abbandonare i
pregiudizi e creare occasioni di lavoro.“
“
Colgo l’occasione per presentare
la situazione del CPI di Casal Di
Principe e delle sue specificità. Sono
responsabile da poco tempo e mi auguro
che la situazione migliori e che, ben presto,
possa davvero esserci un’occasione di
collaborazione fra CPI e APL“
“
“
Dobbiamo mettere a sistema ciò che
fanno le APL e ciò che fanno i CPI, al
fine di creare finalità e poi utilizzarle.“
Fornisco elenchi alle APL senza
ricevere riscontri. L’informatizzazione
fa perdere la relazione personale.
Auspico una collaborazione fitta. Dobbiamo
partire dalla relazione personale e, poi,
strutturare procedure condivise“
“
La mia proposta è condividere le offerte
lavoro con le APL, ricevere un feedback
e progettare il futuro. Sottolineo anche
come i CPI si stiano mettendo al passo coi
tempi (vedi, ad esempio, il portale clicklavoro).“
21
HANNO PARTECIPATO
Giuseppe Boschini
Renato Capriglione
Nadia Coronato
Teresa Cresci
Enrico Di Sano
Antonella Gentile
Lorenzo Gentile
Manuela Impronta
Rosa A. Italiano
Maria Ottaviani
Marisa Schiano
Maria C. Tari
Carmela Votta
22
DAI FOCUS
N. 0 | NOVEMBRE 2014
3° FOCUS GROUP TERZO SETTORE
DOMANDE
1 In relazione
alle politiche
del lavoro, chi
si ritiene debba partecipare al network
per il lavoro?
2 Con quali
soggetti sarebbe interessato a interagire e rispetto
a cosa?
“
Un network per il lavoro è un’iniziativa
davvero interessante, purché produca
risultati concreti e significativi sul tema
della parità per i soggetti con disbailità, di
cui non si è tenuto abbastanza conto nella
programmazione delle attività della Garanzia
Giovani. In questo senso, appare urgente
definire appropriate modalità di erogazione
e fruizione dei servizi di Garanzia Giovani
anche da parte di questa categoria di
soggetti.“
“
Il primo obiettivo del network non è
né deve essere quello di aumentare
l’offerta di lavoro (cosa, fra l’altro,
difficilissima da realizzare), bensì quello
di proporre un cambiamento culturale che
faccia leva sul sistema di rete e relazioni che
tutti i portatori di interesse sono in grado di
realizzare sul territorio.“
“
Ritengo che una leva di particolare
interesse e potenzialità per creare
occupazione sia quella della crescita
sostenibile, delle coltivazioni biologiche,
della green economy in generale. Si tratta di
temi ancora non opportunamente valorizzati
dalle istituzioni pubbliche locali e che, anche
in ambito Garanzia Giovani, richiederebbero
particolare attenzione.“
“
Il territorio della Provincia di Caserta
ha tuttora enormi potenzialità di
sviluppo e valorizzazione e può
rappresentare quella fonte di carburante per
nuova energia nel lavoro e nell’occupazione.
Ovviamente, è necessario un ruolo
propulsivo da parte delle istituzioni
competenti.“
HANNO PARTECIPATO
Enrico Di Sano
Angelo Iodice
Rosario Laudato
Elisa Laudiero
Elisabetta Luise
Teresa Marzano
Beatrice Mirto
Biagio Napolano
“
Sono molto interessata all’iniziativa,
benché rimangano aperti alcuni quesiti
in relazione al coinvolgimento delle
imprese all’interno della rete e alle tipologie
di protocolli che potranno essere stipulati.“
“
Da tempo svolgiamo attività di
orientamento al lavoro e, come
associazione, attualmente riscontriamo
difficoltà sul tema della garanzia per i
giovani.“
Matteo Palmisani
Luisa Perinella
Carlo Petrillo
Enzo Piccirillo
Daniele Romano
Daniela Santarpia
Francesca Sapone
Gianfranco Tozza
“
La rete, da sola, non può assicurare
occupazione, anche se rappresenta una
premessa e un metodo per costruire un
percorso.“
23
Michele Zannini
24
DAI FOCUS
N. 0 | NOVEMBRE 2014
4° FOCUS GROUP ASSOCIAZIONI D’IMPRESA
DOMANDE
1 Come si
relazionano le
imprese con
le agenzie dei
servizi per
il lavoro del
territorio?
2 Come sono
le relazioni
con questi
servizi?
3 Quali criticità vengono
riscontrate?
4 È utile creare un network
del lavoro per
la provincia?
5 Su cosa dovrebbe lavorare il network?
6 Qual è il
contributo
che il mondo
delle Associazioni Datoriali può offrire
alle politiche
attive del
lavoro?
“
Ritengo che una delle criticità in
materia
di formazione, quella finanziata dalla
Regione nell’ambito dell’offerta formativa,
viene attuata ma non in modo mirato alle
esigenze delle imprese.“
“
Tutte le Associazioni si soffermano più
sugli ammortizzatori sociali che
sulle politiche attive del lavoro; e
oggi, parlare di politiche attive del lavoro
è più difficile rispetto a qualche anno fa.
Le esigenze delle imprese e le dinamiche
del mondo del lavoro sono così veloci che
è difficile seguire il passo delle loro reali
esigenze.
Quello che i Centri per l’Impiego dovrebbero
fare, secondo me, è spingere sugli strumenti
come l’apprendistato, in quanto molte
aziende si soffermano sulla formazione che,
tra le altre cose, andrebbe snellita e attuata in
maniera trasversale, e allocare all’interno dei
Centri per l’Impiego delle risorse specifiche
nel servizio di lavoro con le imprese.
Questa dovrebbe essere una missione
fondamentale.
Un’altra criticità riguarda i rapporti
coi consulenti del lavoro che non sono
abbastanza preparati e informati e, di
conseguenza, non sanno bene cosa
proporre.“
“
Noi non crediamo nei servizi oggerti
dai Centri per l’Impiego e non
amiamo il modo in cui lavorano.
Anche per questo motivo, abbiamo creato
il Network “valorizzati.it”, un Network di
Confartigianato Italia che fa incontrare
richiesta di lavoro e domanda; e che
funziona in quanto, attraverso questo, si
riesce a offrire immediatamente tutte le
risposte che i giovani e le imprese cercano
e a offrire a entrambi gli strumenti che
cercano. In questa relazione ci sono anche
gli Istituti Professionali e si cerca, quindi,
anche con le Scuole di far si che i ragazzi
HANNO PARTECIPATO
Enrico Di Sano
Domenico Orabona
aderiscano al network iscrivendosi. In
questo modo, qualche impresa in Italia può
cercare il progilo professionale che più si
addice alle proprie esigenze.
Questo attivato è uno strumento che
funziona e in cui i giovani riescono ad
approcciare in modo semplice. A mio
avviso, i CPI non dovrebbero essere vicini
solo alle Aziede e alla domanda di lavoro da
parte dei giovani.“
Tommaso Picone
Luca Pietrolungo
Andrea M. Romano
Vittorio Terracciano
“
Il vero problema, che appartiene
ormai da tempo ai CPI, è il rapporto
con le imprese. Naturalmente per
colpe che sono quasi tutte da addebitare
a questioni di carattere culturale cel CPI,
ma non in quanto tale: soprattutto per
l’amministrazione che si sarebbe dovuta
usare in quella direzione e a causa di un
ritardo culturale che deriva anche da norme
di carattere regionale fatte e mai applicate.
Ad esempio, la Regione Campania ha
creato due Leggi Regionali, nel 1998 e nel
2008, che prevedono che i CPI svolgano 3
funzioni: orientamento, politiche attive e
formazioni. Queste tre funzioni non sono
mai state poi rese operative.
All’inteno dei CPI questo deficit è sempre
stato avvertito e cercato di risolvere, ma
spesso i responsabili dei CPi si ritrovano a
fare i consulenti dei consulenti e, quando
casualmente si entra in contatto con i
rappresentanti delle aziende, si impara ad
apprezzarsi reciprocamente.
I CPI hanno sempre provato a convincere
la propria amministrazione ad andare verso
le imprese, e quel poco che si è riuscito a
fare è stato grazie all’impegno di qualche
responsabile. Questo vuol dire che il tema
è centrale e se questo tipo di Focus potesse
servire anche a riportare questa esigenza,
che è avvertita da tutti (anche da noi dei
CPI), a un livello un po’ più alto forse si
potrà avere un ascolto maggiore e riuscire a
smuovere qualcosa.“
25
“
“
“
Il vero problema sono i consulenti
del lavoro, i quali non propongono
l’apprendistato perché hanno timore
della formazione, che andrebbe fatta
-più utilmente- direttamente sul posto di
lavoro, in sostituzione a quella che si svolge
all’interno di aule, in quanto poco utile“
Ritengo che una delle criticità
in materia di formazione (quella
finanziata dalla Regione nell’ambito
dell’offerta formativa) viene attuata ma non
in modo mirato alle esigenze delle imprese.“
Uno degli obiettivi del progetto è
quello di accorciare le distanze tra
offerta formativa e offerta di lavoro, di
venire incontro alle scuole che vorrebbero
sapere dalle aziende come dover formare i
propri allievi. È realistico fare dei percorsi di
formazione che siano orizzontali, per buona
parte, su alcuni temi come la sicurezza
sul mondo del lavoro. Bisognerebbe
fare anche una formazione calata nella
realtà territoriale, che è espressa dalla
caratterizzazione della zona di appartenenza.
Ritengo anche che le aziende dovrebbero
rendere noti i requisiti minimi per poter
accedere a un’azienda.“
Ritengo che sarebbe utile semplificare
la procedura dell’apprendistato.
L’imprenditore, purtroppo, è restio
all’apprendistato vuoi per mancanza di
tempo, o perché magari è scoraggiato.
“
Le relazioni fra aziende e CPI sono
inesistenti. Un network per il lavoro
già esiste, ma non gli è concessa la
possibilità di funzionare.“
26
TESTIMONIANZE
N. 0 | NOVEMBRE 2014
LA COOPERAZIONE
PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE
di Giuseppe Messina
La provincia di Caserta
si caratterizza essenzialmente per una serie di
primati da capogiro
P
rima in Italia per la
produzione della mozzarella
di bufala; per le fragole; per
le pesche e le nocepesche;
seconda per la produzione di ciliegie;
mentre il 60% della produzione
nazionale di tabacco Burley e il 6%
della produzione nazionale di mele
si producono in Terra di Lavoro; così
come il più antico formaggio italiano
(il Caso Peruto), o le castagne di
Roccamonfina che servono per fare
i marron glasse. Ben cinque marchi
di acque minerali si producono nel
nostro territorio e sono conosciute
e apprezzate da mezzo mondo. Per
non parlare dei beni archeologici,
monumentali, ambientali e di
altre centinaia di prodotti locali
che distinguono questa provincia.
Diciamo questo non per affermare
“quanto siamo bravi noi casertani”
Semmai l’esatto contrario! I numeri
non mentono. A guardarsi intorno,
infatti, con la disoccupazione
giovanile, che dalle nostri parti ha già
superato il 50% non sembra possibile
quello che accade in questo territori
fra i più fertili del pianeta tanto da
considerarlo “la dispensa d’Europa”.
Si potrebbe dire che nuotiamo
nell’oro e moriamo di fame. E’ la
realtà: siamo sommersi dalle risorse
in senso di beni materiali quali: terre
disponibili (es. usi civici per 37.962
ettari in 66 comuni; demanio dello
Stato, della Regione, ecc.), immobili
disponibili a centinaia confiscati alla
camorra (ben 512 nella sola provincia
di Caserta in 42 comuni), come
numerose aziende che aspettano
qualcuno che si decida di gestirle.
Siamo “affogati” anche dai
finanziamenti pubblici. Ci sono
ben sono trenta miliardi di euro
di fondi pubblici da spendere:
circa diciassette miliardi di euro di
fondi europei assegnati all’Italia ai
quali si aggiungono 13 miliardi di
cofinanziamenti nazionali, per un
totale appunto di 30 miliardi che
possono, anzi debbono, essere spesi
entro il 31 dicembre 2015, altrimenti
Bruxelles i soldi se li tiene e li dà a
qualche Paese più pronto. Si tratta
di ciò che resta dei 49,5 miliardi di
euro dei fondi strutturali europei
per il 2007-2013 destinati all’Italia.
C’è tempo fino alla fine del 2015 per
spenderli. Finora l’Italia ne ha speso
il 40%, resta il 60%. Un’occasione
da non perdere per far sì che questi
fondi siano il più possibile produttivi,
utili alla crescita dell’economia da
tutti invocata e da troppo pochi
praticata. Ho fatto solo un esempio
delle risorse finanziarie disponibili
e vale la pena precisare che i fondi
non spesi hanno avuto come causa la
mancanza di progetti e di idee!
Questa incapacità che caratterizza i
limiti culturali e l’inadeguatezza di
una classe politica e imprenditoriale
sembra contrassegnare il Sud e, in
generale il Paese i cui imprenditori
hanno ceduto a stranieri negli ultimi
quattro anni ben 437 marchi made
in Italy!
In queste brevi note non ci interessa
analizzare, criticare, pontificare. Ci
interessa capire in che prospettiva
si collocano i nostri giovani che, pur
essendo molto spesso qualificati
sono costretti o a tentare la fortuna
con l’emigrazione o rassegnarsi a un
futuro senza prospettive, aspettando
che qualcosa o qualcuno bussi alla
loro porta o li chiami al cellulare.
Non accadrà! Le cose non stanno
come prima. I tempi sono cambiati
e credo che dovremmo scuoterci
da questo torpore che distingue il
declino italiano e che sembra aver
attaccato e imprigionato i giovani, in
modo particolare.
E’ con altri occhi che bisogna
guardare ad esempio all’agricoltura,
in altre parole, al futuro, dove medici,
psicologici, cuochi, laureati in lettere,
preparatori sportivi, ecc. possono
trovare facilmente occupazione.
Si l’agricoltura!
Nel nuovo panorama che ne ha fatto
la normativa europea (si veda a tale
proposito come è stato modificato
l’art.2135 del codice civile), il settore
primario appare come un grande
mosaico costituito da numerose
tessere di varia dimensione e
tutte insieme tracciano una realtà
totalmente inedita. In questo
mosaico, chiamato multifunzionalità,
il ruolo storico dell’azienda
agricola, ossia del luogo fisico della
produzione del cibo (animali e
vegetali) e della gestione dei boschi
e delle foreste, rimane centrale e
accresciuto da una pluralità di attività
possibili che vedono emergere nelle
nuove funzioni, figure professionali
nuove per il mondo agricolo. Nuovi
e vecchi mestieri, nuove opportunità
per professionisti “altri” e il territorio
e le aziende agricole esistenti o da
realizzare in cui la multifunzionalità
si esplica.
Se si prova a guardare con gli
occhi della mente e si pensa alla
fattoria come soggetto storico del
luogo dove si produceva il cibo e
cosa, invece, potrebbe essere oggi
l’azienda agricola, ci si accorge subito
dell’enorme avanzamento che è
avvenuto nel mondo rurale. Esso
non è solo un passo avanti verso
“la modernità”. A guardare bene si
tratta di una restituzione di funzioni
proprie della società contadina che ha
caratterizzato il vecchio continente
prima che la rivoluzione industriale
facesse morire quel mondo dopo
diecimila anni di esistenza. Si
pensi all’ospitalità rurale, alla
ristorazione, alle pratiche sportive.
La letteratura, specie dell’ottocento
è ricchissima di esempi di vita
agreste in cui stranieri o residenti si
spostavano in campagna a passare
le vacanze o a scoprire realtà nuove
come hanno fatto per tantissimi
anni inglesi e poi tedeschi, ecc. La
più moderna multifunzionalità è
scaturita, invece, dalla necessità di
assicurare la presenza dell’uomo
sul territorio, per la sua sicurezza
alimentare e ambientale.
L’agricoltura multifunzionale, inoltre,
rispondendo a un’oggettiva richiesta
che è venuta dalla società europea
ha, come direbbe Maurizio Ferraris
“elevato la possibilità a necessità”.
In questo senso si aprono prospettive
completamente nuove. Possiamo
dire, in altri termini, che non
interessa porre in essere aziende
basate esclusivamente sulla logica
di mercato la cui funzione primaria
è la concorrenza, così come si
articola la stessa green economy.
Ci interessa, invece, un futuro e
quindi un’agricoltura ecologicamente
sostenibile ma anche socialmente
desiderabile. Il sistema cooperativo,
in questa direzione, struttura
democratica, nella prospettiva
appena tracciata, favorisce questo
tipo di mission, ossia l’essenza
solidaristica che è alla base della
cooperazione stessa, poiché non
esiste la distinzione tra titolare e
dipendente e in cui si fondano doti di
managerialità di mutualità ma anche
di convivialità. Con la cooperativa è
possibile fare sistema (complesso)
perché le idee imprenditoriali, i
progetti e il lavoro scaturite dai soci,
interagiscono fra di loro in una
sintesi tra esperienza e conoscenza.
Nella logica della multifunzionalità,
infine, il sistema cooperativo è
fortemente collegato con la società
nella quale opera e in questo modo
esso rafforza l’economia locale.
Sotto questo profilo, l’agricoltore
cooperatore, socio e lavoratore,
assume, di fatto, una nuova veste:
non più e solo di imprenditore, di
tecnico-contabile, di animatore,
di ambientalista ma una sintesi
di tutti questi mestieri. Occorre
27
evidenziare inoltre che un’azienda
multifunzionale esige per bene
operare e durare, ma anche per
essere legittimata a svolgere il
suo ruolo, di specifiche figure
professionali, tipiche di altri settori
produttivi e di servizi storicamente e
fisicamente dislocate generalmente
in città. Penso ai laureati in lettere
o conservazione dei beni culturali
per le fattorie didattiche; i medici,
psicologi, psicoterapeuti per le
fattorie sociali; cuochi per gli
agriturismi; preparatori sportivi
per gli agro campeggi, ecc. Tutto
questo perché nell’ambito della
nuova ruralità si possono (e si
devono) sviluppare e implementare
innumerevoli aziende che oltre a
produrre cibo, allevare animali e
curare il bosco possono svolgere
una funzione educativa e didattica;
una funzione ricreativa; una
funzione terapeutica o per attività
a sfondo sociale; infine come
luogo per vendere i propri prodotti
quel del territorio e come luogo
di produzione ed erogazione di
servizi pubblici e privati. Le risorse
fisiche (terra) ma anche i soldi ci
sono. C’è anche la materia grigia
e in abbondanza. Occorre che la
P.A., la Camera di Commercio, ma
anche i sindacati e quanto rimane
della cosiddetta società civile
insieme (ma solo per chi ha idee
da proporre; i cosiddetti tavoli non
interessano nessuno) suggeriscano
quali strumenti porre in essere
anche alla luce di finanziamenti
finalizzati all’affidamento di servizi
per sostenere la rete di cooperazione
tra sistema pubblico e privato per
la creazione di nuova e qualificata
occupazione.
Conclusione.
E’ vero, abbiamo il dovere
dell’ottimismo, soprattutto nei
confronti dei giovani, dei nostri
figli. C’è però da chiedersi: “A cosa
serve “resistere” se la tua vita passa
fra precarietà, disoccupazione e
solitudine?”. Forse bisognerebbe
uscire da quello che viene chiamato
“sistema” e, forse, la cooperazione
potrebbe dare le risposte che
cerchiamo.
28
TESTIMONIANZE
N. 0 | NOVEMBRE 2014
PROGETTO
GARANZIA GIOVANI
È
rivolto ai cosiddetti Neet (Not
in Education, Employment or
Training) che non studiano e
non lavorano quindi inattivi.
Il programma è partito il primo
maggio con l’adesione al programma
tramite il portale cliclavoro.campania,
che prevede l’iscrizione del giovane
e la compilazione del proprio
curriculum vitae. Ad oggi sono più
di diciottomila le adesioni pervenute
solo in Campania e si prevede nei
prossimi mesi la presa in carico di
coloro che ne hanno fatto richiesta
con l’adesione.
In tale prospettiva, la CISL GIOVANI
si propone di:
•
•
•
Informare sul Programma
YG, sui servizi e le misure
disponibili;
Informazione sulla rete dei
servizi competenti
Informazione sulle modalità
GAS CASERTA
di Stefania Mastroianni
Una sfida agroalimentare I produttori dell’Alto
Casertano
di Angelo Iodice
La Garanzia Giovani
(Youth Guarantee)
è un progetto volto a
garantire a tutti i giovani
di età tra 15 e 29 anni,
un’offerta qualitativamente valida di lavoro,
di proseguimento degli
studi, di apprendistato o
di tirocinio o altra misura di formazione entro
quattro mesi dall’inizio
della disoccupazione o
dall’uscita dal sistema
di istruzione formale.
29
C
di accesso e di fruizione dei
servizi offerti;
Rilevazione e registrazione nel
sistema informativo dei dati
richiesti per l’adesione “assistita”
del giovane al Programma
Accompagnare il giovane
nella ricerca di opportunità di
formazione e lavoro.
aserta c’è. Si chiama Alto
Casertano la risposta
all’inquinamento
ambientale di una terra
sofferente, amata da Greci e Romani
e frequentata per il clima mite e le
acque cristalline da chi è venuto
molto dopo. Una storia vecchia,
che sembra altro da noi. E invece
eravamo noi, quella terra che si
chiamava Campania Felix e che
oggi è nota alle cronache come
“Terra dei Fuochi”. Perché qualcosa,
lentamente, ha lasciato che quei
territori si infettassero. Che i veleni
si infiltrassero nel sottosuolo come si
infiltra chi sulla violenza ha costruito
imprese.
Le azioni sopra citate saranno
accompagnate dal nostro
monitoraggio sull’attività svolta dai
Centri per l’impiego e dai soggetti
attivi coinvolti nel progetto, al
fine di rendere più efficace ed
effettiva la misura che, se praticata
seriamente, potrà davvero produrre
opportunità di lavoro e di formazione
professionale. Il nostro auspicio
è di scongiurare il pericolo che i
fondi della garanzia riservati alla
Campania ( circa 600 milioni)
vengano destinati solo per la
formazione, lasciando poco spazio
a reali opportunità di inserimento
lavorativo. Come CISL GIOVANI
ci teniamo dunque a partecipare al
programma e ad essere coinvolti
come soggetti attivi, ausiliari dei
Centri per l’impiego e delle agenzie
di somministrazione, per poter
agevolare l’incrocio tra domanda
ed offerta e snellire le procedure
in modo da velocizzare i tempi,
contribuire nei processi formativi e
consentire al giovane di conoscere
anche la realtà associativa.
Questo è il volto della Campania
oggi, il volto che mostriamo al
resto d’Italia e del mondo. Terra
di camorristi. Gomorra, come l’ha
chiamata Roberto Saviano, con
un’espressione che ormai non ci
fa più nè caldo nè freddo. Ma al di
là di connivenze, appalti pilotati,
infiltrazioni e vendette trasversali c’è
un altro mondo. Il mondo di chi vuol
fare del proprio territorio un luogo
vivibile, nonostante tutto. Un mondo
che convive con quello, più noto,
della criminalità. Più noto, ma non
per questo più forte. Un mondo di
persone che si impegna per il futuro,
per quelle generazioni che verranno,
per le quali tutto sembra già perduto.
Ma non lo è, evidentemente, se ci
si crede e ci si attiva con progetti
lungimiranti che guardano al futuro.
Come lungimirante è il GAS,
un’esplosione di volontà e
competenze mescolate insieme,
che fanno gruppo. Ne vien da sé
che il GAS, sposando i concetti di
agricoltura biologica e acquisto a
chilometro zero, tolga punti a chi le
•
•
•
terre le violenta. Ma anche a chi le
terre le abbandona. Nella sua breve
vita il GAS ha fatto più di quanto i
Governi avrebbero dovuto fare nelle
politiche agricole e ambientali.
GAS è acronimo di Gruppo di
Acquisto Sol ideale. E il GAS di
Caserta rappresenta una duplice
sfida. Tra i produttori, molti nomi
dell’Alto Casertano: una sfida
all’abbrutimento ambientale e
culturale. Una sfida alla crisi,
che ha privato molti giovani di
quelle opportunità per cui avevano
intrapreso percorsi di studi. Ma, si
sa, le difficoltà aguzzano l’ingegno
e così è stato per molti produttori
che si sono riconosciuti all’interno
del progetto di acquisto solidale. Il
Caseificio la Teresina, la Sbecciatrice,
il Giardino Segreto, il Frantoio e
Cantine Mastroianni, le Marmellate
di Esther, il Panificio Santabarbara,
l’Azienda agricola Mazzarella e il
Pollo oggi come ieri di Gennaro
Coretti. Le storie di questi produttori
sono un esempio coraggioso.
Alcuni di loro hanno alle spalle un
percorso universitario che non gli
ha offerto niente, una delusione che
accomuna molti trentenni di oggi.
Ma, forti del bagaglio culturale- sia
accademico che popolare- hanno
deciso di prendere la vita per come
si presentava e di mettere in scacco
la crisi. Proprio in questo modo
sono nate alcune aziende, come la
Sbecciatrice dei fratelli Barbiero
e Il Giardino Segreto di Angelo
Mastroianni di Villa Santa Croce, che
hanno prestato le loro competenze
all’agricoltura, dialogando col passato
per rinnovare il presente.
Laureati in Lettere, Economia,
Geologia, i produttori del GAS hanno
rieducato se stessi all’agricoltura
e alla biodiversità, ritornando al
lavoro dei loro nonni, alle piccole
realtà familiari che oggi, in tempo
di crisi, rappresentano un progetto
grandioso. Percorsi di studio che,
alla fin fine, sono valsi a qualche
cosa: la forza di queste aziende è
infatti data dalle conoscenze e dalle
competenze nei vari settori, che
contribuiscono all’accrescimento dei
vecchi saperi. Quello da cui si parte è
sempre la tradizione, cioè le tecniche
del passato, riadattate all’oggi, nel
rispetto dei tempi e dei ritmi della
terra.
Una vocazione trasformata in
lavoro, con un pizzico di coraggio
e di voglia di reinventarsi: è questa
la ricchezza dei produttori del GAS
di Caserta, una storia che, a dirla
tutta, accomuna molti giovani,
come quelli riscopertisi pastori o
contadini, ad esempio. Prendiamo
Tommaso Mastroianni, che da
promoter finanziario si è trasformato
in imprenditore dell’olio, l’attività
di famiglia, consolidata e ampliata,
affiancata dalla produzione di vino
Pallagrello, i cui prodotti sono stati
premiati e recensiti su guide e riviste
enogastronomiche come la Guida
Vini L’Espresso o il Gambero Rosso.
O Esther Fiorillo, giovanissima,
classe 1987, che ha fatto della sua
passione per le marmellate una seria
attività. O Arcangelo Santabarbara
e Teresa Caruso, che insieme dal
2004 gestiscono con dinamismo
il Caseificio la Teresina, a Piana di
Monte Verna, realizzando prodotti
caseari di alta qualità, nati dalle
vacche Frisone che loro stessi
allevano. O Alfonso Santabarbara,
titolare dell’omonimo panificio, che
assicura la sicurezza alimentare
del suo prodotto finito: il pane, il
cui ingrediente base è coltivato in
parte dallo stesso Santabarbara,
in parte da produttori caiatini. O
Pasquale Mazzarella, di Caiazzo,
che produce un sofisticato olio
riconosciuto dagli esperti, a cui ha
affiancato la produzione di una linea
biocosmetica all’olio d’oliva, dalle
qualità benefiche, o il signor Coretti,
di Castel di Sasso, che alleva polli
ruspanti e vende uova come quelle
covate dalle galline delle nostre
nonne. Nomi che sono storie e storie
che sono sfide. Una iniziativa che
ha il sapore della voglia di vivere
e di non lasciarsi scappare quelle
occasioni che, certo non da sole,
possono molto. Il tutto nel rispetto
del consumatore e dell’ambiente,
come i nostri nonni ci hanno da
sempre insegnato, senza farci
nessuna lectio magistralis ma con il
valore sacrosanto dell’esempio: poche
parole, tanti fatti.
30
I LIBRI
N. 0 | APRILE 2014
31
Economia del
mezzogiorno
rapporto SVIMEZ 2014
2013: la crisi continua soprattutto al Sud – Anche nel 2013
sono state quelle dei Paesi
emergenti (Cina, India, Brasile e
Russia) le economie più dinamiche, mentre il Pil nell’Unione
europea è ristagnato a +0,1%,
fino a scendere nell’area Euro a
-0,4%, con flessioni più pesanti
in Grecia (-3,9%), Italia (-1,9%)
e Spagna (-1,2%). Tra il 2008
e il 2013, negli anni di crisi, il Pil
dell’area Euro ha perso quasi
due punti percentuali, ma con
forti differenze tra i Paesi: dal
-5,9% della Spagna al -8,5%
dell’Italia, fino al -23,7% della
Grecia. Situazione diametralmente opposta, nello stesso
periodo in questione, per i Paesi dell’Unione fuori dall’area
Euro, che hanno registrato un
incremento del Pil del +7,1%.
Tra le principali economie industrializzate, principalmente per
effetto della crisi di competitività
che la colpisce da oltre dieci
anni, l’Italia è fra le più lente a
recuperare: dal 2001 al 2013,
a fronte di un incremento di 15
punti percentuali in Germania,
di 19 in Spagna, di oltre 14 in
Francia, e di unsegno positivo perfino in Grecia, +1,6%, il
Pil nazionale ha registrato una
flessione dello 0,2%, per effetto dell’ampia forbice tra un
Centro-Nord positivo (+2%) e
un Mezzogiorno fortemente in
ribasso (-7,2%).
Cacciavite, robot
e tablet
di D. Vico e G. Viesti
L’economia reale del mezzogiorno
a cura di A. Q. Curzio e M. Fortis
Se nelle regioni meridionali italiane si adottasse una
logica industriale, l’Italia potrebbe diventare come la
Francia e la Germania. Un’affermazione forte che
i curatori argomentano per dimostrare la natura
italo-europea del Mez­zo­giorno nel Mediterraneo. Le
tesi principali del volume sono due. La prima richiede per lo sviluppo del Mezzogiorno la creazione di
un’«economia reale» forte in cui capacità organizzativa e razionalità produttiva si applichino a tutti i
settori, sottraendosi alla discrezionalità di interventi
finanziari che nascono e finiscono in quell’assistenzialismo che mortifica le qualificate risorse umane del
Mezzogiorno. La seconda tesi è che i punti di forza
e di eccellenza già presenti nell’economia reale del
Mezzogiorno dimostrano la sua innovatività, ma non
sono sufficienti per un’area con 26 milioni di abitanti.
La vera chiave di volta per far emergere il Sud sta
nell’integrazione tra agricoltura, industria, turismo, logistica e infrastrutture anche con una prospettiva
mediterranea. Sono, queste, le tematiche lungo le
quali si snoda il volume, ma anche le ipotesi di sviluppo auspicabili per il futuro dell’Italia.
Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica dell’Uni­
ver­
sità Cattolica del Sacro
Cuore di Milano, è presidente della Classe di Scienze morali dell’Accademia nazionale dei lincei e del
Comitato scientifico della Fondazione Edison. Marco
Fortis, docente di Economia industriale e Commercio
estero all’Uni­versità Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è vicepresidente della Fondazione Edison.
«L’industria è, e deve restare,
il motore dell’economia italiana
ma oggi sono evidenti i pericoli
di un drastico ridimensionamento. Come reagire? Ci siamo trovati d’accordo nell’individuare i problemi ma ci siamo
divisi nel delineare le soluzioni.
Così di vie italiane alla politica
industriale ne vengono tracciate
non una ma due».
La grande recessione e il salto
tecnologico in questi anni sono
andati di pari passo. Per necessità e poi per virtù le imprese
hanno affrontato ristrutturazioni
in cui si trovano a convivere
cacciavite, robot e tablet. Ma
quali sono le politiche e gli strumenti che i governi e il sistema
delle imprese devono adottare
per rilanciare la manifattura?
Un economista e un giornalista
si confrontano con questa domanda e arrivano a conclusioni
assai diverse. Gianfranco Viesti
sostiene il rilancio di un’azione
pubblica all’altezza delle sfide
della globalizzazione, in grado
di accrescere la dimensione
delle imprese e di favorirne internazionalizzazione e innovazione. Dario Di Vico è per una
politica industriale plurale in cui
lo Stato diminuisca le tasse e
passi l’iniziativa a banche, fondi
di investimento e multinazionali.
WIkieconomia
Una vita di
cooperazione
di Leonardo Becchetti
«E colossi finanziari troppo
grossi per fallire, troppo complessi per essere regolati la fanno da padrone in una finanza
ipertrofica come “battelli ebbri”
che hanno rotto gli argini e i freni di regolatori deboli o collusi.
Dandosi il nome di banca, ma
operando da gigantesche bische dove prevale il trading ad
alta frequenza e l’uso di derivati
per finalità puramente speculativa»
Come wikipedia testimonia la
capacità della rete di stimolare
gli immensi giacimenti di gratuità umana, così la wikieconomia potrebbe essere la grande
opera del futuro: la costruzione
di un’economia al servizio del
bene comune e a vantaggio di
tutti. In che modo? Se domani
decidessimo di premiare, con i
nostri click sul computer, con
i nostri consumi e con i nostri
risparmi, le aziende che sono
all’avanguardia nel creare valore economico in modo sostenibile, il mondo cambierebbe
sotto i nostri occhi. Abbiamo
un potere enorme come consumatori: votando «col portafoglio» e «col mouse» per aziende
responsabili possiamo spostare
quote di mercato rilevanti, promuovendo, nel nostro stesso
interesse, il modello di impresa
più socialmente e ambientalmente responsabile.
a cura di Giuseppe
Messina
L’articolo 3
a cura di S. Anastasia, V. Calderone
e L. Fanoli
“La tutela e l’effettività dei diritti umani non è affare
esotico che riguarda lande e continenti lontani. Al
contrario, è bene partire da noi, prima di andare in
giro per il mondo a predicarne il valore e l’urgenza.
L’articolo 3 è un resoconto e un progetto politico.
Il progetto politico della Costituzione repubblicana e
del principio d’uguaglianza scritto in nome della dignità e dei diritti di ogni essere umano.” (dalla prefazione
di Luigi Manconi) I temi: Disabilità e persona. Omosessualità e diritti. Il pluralismo religioso. Rom, sinti,
caminanti. Dallo ius migrandi all’integrazione. Fuggiaschi, profughi e richiedenti asilo. L’accesso alla giustizia. Habeas corpus e garanzie. Prigionieri. Libertà
di espressione e di informazione. Dati sensibili, riservatezza e oblio. La tutela dei minori. Istruzione e mobilità sociale. Libertà femminile e autodeterminazione.
Diritto alla salute e libertà terapeutica. Garanzie del
lavoro e garanzie del reddito. Protezione dell’ambiente e vita buona.
Medici, psicologi, cuochi, preparatori sportivi, educatori, animatori sono alcune delle nuove
figure professionali che, accanto a agricoltori, agronomi, veterinari e altre consuete figure del
mondo agrario costituiscono
la grande “galassia” del nuovo
universo dell’agricoltura italiana.
Le profonde modificazioni normative apportate negli ultimi
anni dall’UE al settore agricolo
stanno determinando cambiamenti strutturali che consentono
di ripensare la “terra” come un
luogo in cui tornare a piantare
le radici della propria esistenza
e del proprio lavoro.
Per questo è stata ideata una
“guida” di rapida consultazione,
in grado di fornire informazioni utili per imparare a costituire una cooperativa, trovare
la terra, reperire i contributi e
individuare le istituzioni a cui rivolgersi.
Un’appendice telematica, ricca
di formulari, modelli e una rassegna delle principali normative,
gratuitamente consultabile sul
sito della casa editrice, facilita
i lettori a risolvere problemi e
dubbi.
Curatore e coautore del manuale è Giuseppe Messina,
agronomo, esperto in cooperative e pianificazione territoriale.
Per la nostra casa editrice è
autore del volume Indicatori per
una pianificazione territoriale
ecosostenibile.
Il caso Campania.