SUPPLEMENTO NEWSLETTER AISLO Codice ISSN: 2038 - 3134 Registrazione presso il Tribunale di Milano n°279 dell’11/04/2005 N.0 IN QUESTO NUMERO Vincenzo Centofanti Gianpaolo Dello Vicario Achille Flora Angelo Iodice Pasquale Iorio Piero Lucia Stefania Mastroianni Giuseppe Messina Stefano Mollica Michele Valentino CREARE UN NETWORK PER IL LAVORO Il NEWTORK CASERTA LAVORO, una rete territoriale per la conoscenza, le opportunità e la cooperazione N. 0 | NOVEMBRE 2014 IL NETWORK CASERTA LAVORO SOMMARIO Caserta Lavoro News No 0INOV2014 APL E CPI TERZO SETTORE ISTITUTI SCOLASTICI Hanno aderito al Network Caserta Lavoro Istituto “Andreozzi” di Aversa Istituto “Conti” di Aversa Liceo Artistico “L. Giordano” di Aversa Istituto “Buonarroti” di Caserta Liceo “Pizzi” di Capua Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Caserta Istituto “Enrico Mattei” di Aversa IPSART “Drengot” di Aversa Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Aversa Istituto “Don Gnocchi” di Maddaloni Liceo Statale “A. Manzoni” di Caserta AScCO Istituto “Vincenzo Ricciardi” di Piana Di Monte Arci di Caserta Società Cooperativa Sociale “Attivarci” “Anteas” Caserta Solidale Associazione “Generazione Libera” Legambiente di Caserta Auser di Caserta “GIT” di Banca Etica Associazione Culturale “Ascco” Istituto “Vincenzo Ricciardi” “Federhand” di Caserta UST CISL di Caserta Associazione “Anolf” CISL Giovani di Caserta Agenzia Per il Lavoro “Generazione Vincente” Agenzia Per il Lavoro “Consorzio Mestieri” di Caserta Centro Per l’Impiego di Piedimonte Matese Centro Per l’Impiego di Caserta Centro Per l’Impiego di Aversa Centro Per l’Impiego di Capua Centro Per l’Impiego di Casal di Principe Centro Per l’Impiego di Maddaloni Centro Per l’Impiego di Sessa Aurunca Centro Per l’Impiego di Teano Siamo in attesa dell’adesione di CGIL Caserta Nidil CGIL ACLI Provincia di Caserta Cooperativa “Eva” Confederdia Campania Slow Food di Caserta Liceo Classico “Giannone” di Caserta Confapi Provincia di Caserta Illustrazione in copertina a cura di Guido Mollica EDITORIALE 3 NON C’È GARANZIA SE NON C’È LAVORO di Stefano Mollica PRIMO PIANO 6 LAVORO, IL COMPITO DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA di Gianpaolo Dello Vicario 8 GARANZIA GIOVANI di Achille Flora 10 IL NETWORK NON PUÒ ESSERE UNA CHIMERA di Vincenzo Centofanti TESTIMONIANZE 26 LA COOPERAZIONE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE di Giuseppe Messina 28 PROGETTO GARANZIA GIOVANI di Angelo Iodice 28 GAS CASERTA di Stefania Mastroianni I LIBRI 30 ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO Rapporto Svimez 2014 11 CULTURA E MONDO DEL LAVORO di Piero Lucia REDAZIONE Milano Via Donatello 9/a, 21013 Gallarate DIRETTORE RESPONSABILE Pasquale Iorio [email protected] DIRETTORE EDITORIALE Teresa Maggio [email protected] COMITATO DI REDAZIONE Pasquale Iorio Teresa Maggio Cristina Rizzelli Guido Mollica 14 PROGETTO PESCO di Pasquale Iorio DAI FOCUS L’ECONOMIA REALE NEL MEZZOGIORNO a cura di A. Q. Curzio e M. Fortis CACCIAVITE, ROBOT E TABLET di D. Di Vico e G. Viesti 16 CASERTA TERRA DI NETWORK di Michele Valentino WIKIECONOMIA di Leonardo Becchetti 18 ISTITUTI SCOLASTICI Primo focus L’ARTICOLO 3 a cura di S. Anastasia, V. Calderone e L. Fanoli 20 CPI E APL Secondo focus 22 TERZO SETTORE Terzo focus UNA VITA IN COOPERAZIONE a cura di Giuseppe Messina 24 ASSOCIAZIONI D’IMPRESA Quarto focus GRAFICA E WEB Guido Mollica [email protected] SEGRETERIA DI REDAZIONE Cristina Rizzelli [email protected] HANNO COLLABORATO CON NOI SEGRETERIA AISLo [email protected] Vincenzo Centofanti Senior Partner, Fleurs International Gianpaolo Dello Vicario Vicepresidente e Assessore al Lavoro, Provincia di Caserta Achille Flora Docente Economia dello Sviluppo, SUN Angelo Iodice Presidente, CISL Giovani Pasquale Iorio Portavoce, Forum Terzo Settore Piero Lucia Segreteria Funzione Pubblica, Cgil Salerno Stefania Mastroianni Studentessa di Giurisprudenza Giuseppe Messina Agronomo e Responsabile, Comitato Emergenza Rifiuti di Caserta Stefano Mollica Presidente, AISLo Michele Valentino Senior Consultant, Fleurs Internazionale Stampato in proprio Pesco-Masterplan Servizi per il lavoro Caserta, finanziato dal P.O. Campania FSE 2007-2013 CONTATTI AISLo REDAZIONE [email protected] 3 Dati presi dal sito istituzionale di Garanzia Giovani www.garanziagiovani.gov.it 4 EDITORIALE N. 0 | NOVEMBRE 2014 NON C’È GARANZIA POSSIBILE SE IL LAVORO NON C’È di Stefano Mollica Vuol dire che serve creare opportunità, un network di opportunità per creare lavoro P olitiche attive del lavoro sono benvenute, finalmente, nel nostro paese. Non solo ammortizzatori, insomma, ma anche sforzi per orientare giovani e lavoratori in cerca di occupazione, poi lavorare sull’incontro fra domanda e offerta di lavoro e, infine, recentemente attraverso il Programma “Garanzia Giovani”, prenderli in carico e offrire soluzioni di lavoro concreto oltre che formazione (forse tanti non ne possono più di formarsi per lavori che non si vedono all’orizzonte!). Tutto questo va bene se e dove il lavoro c’è e se ne crea di nuovo. Non funziona altrettanto dove il lavoro non c’è, i posti di lavoro si perdono, l’occupazione diminuisce insieme alla caduta del PIL e alla difficoltà competitiva e organizzativa delle imprese. Dobbiamo passare da “politiche attive del lavoro” a politiche attive per le quali dal lavoro si producano iniziative, intraprese di manifattura e di servizi, imprese piccole anche micro, in una parola si produca economia. Rimettere in moto l’antica capacità tutta italiana di prendere saperi e competenze antiche, trasformarle in prodotti e servizi di qualità e innovazione. Portarli in tutto il mondo unici ed esclusivi, ricchi di creatività, estetica, intelligenza, innovazione di tecnologia e di significati. Fare lavoro, e con esso impresa e economia. Non si produce lavoro aspettando che il PIL torni a crescere e poi –magicamente- il lavoro rifiorisca. E’ una fantasia onnipotente degli economisti senza frontiere (che, a differenza dei medici, fanno danno). Forse nel nostro paese è vero il vice-versa: se creiamo lavoro, persone che se lo inventano a partire dalle cose che sanno e che territorio e comunità sanno, nuove intraprese innovative e non solo high-tech, forse allora il PIL tornerà a crescere. Dal lavoro alla crescita, non il viceversa. Sono cose difficili da realizzare, ancor più da assistere. Serve knowhow e capacità di assistenza che non c’è. I Centri per l’Impiego non sono pronti a sostenere creazione di impresa. “Garanzia Giovani” è in difficoltà. Al 23 ottobre le adesioni in tutto il paese erano state 262.171, le persone “prese in carico” 64.466 (24%), i posti disponibili sono solo 6.706, per il 72% al Nord del paese. Una situazione indicibile! Perché? Perché mancando i soggetti che sul territorio se ne occupano il lavoro non cresce, l’analisi riguarda solo il lavoro che c’è, (cioè quello che non c‘è)’. Occorre ampliare l’orchestra dei soggetti che toccano le corde dello sviluppo. Una nuova orchestra per nuovo spartito dello sviluppo. Occorre un più ampio e interessato sistema locale di soggetti per accompagnare la creazione di iniziative e imprese innovative (che non vuol dire solo high-tech). Assistere e accompagnare chi vuole mettersi in proprio e chi vuole ampliare la propria dimensione e chi ci sta ad aiutare questi percorsi. Questa è la nostra tesi. Ci assumiamo la responsabilità di dire che in Italia oggi, vero nuovo lavoro può prodursi solo sui territori, e che politiche attive del lavoro si mescolano sempre più con politiche attive di sviluppo locale. In Italia, nella nostra meravigliosa Italia delle comunità e delle municipalità e delle straordinarie eccellenze dei contesti e delle meraviglie di cultura e di paesaggio e di ricerca, contano i territori e le comunità e le creatività che esse stimolano e sostengono. L’economia del paese, stremata dalla crisi finanziaria e dalle politiche liberiste di tagli e di rigore della finanza pubblica, continua ad essere “strutturalmente” economia di territorio. Poche ormai le grandi imprese. Un gruppo di meravigliose imprese medie e medio-grandi (il cosiddetto quarto capitalismo) ad alto tasso di innovazione e di internazionalizzazione lavorano nell’economia globale e sono oggi un asse portante ma insufficiente della manifattura competitiva del paese. Il resto è piccola e microimpresa sparsa per i territori, che sta sui mercati globali quando innova, utilizza saperi e competenze esclusive della nostra tradizione, è forte della creatività e della “cultura” intraprenditiva proprie della tradizione artigiana e piccolo industriale italiana. Piccole e micro imprese straordinarie, ma spesso deboli, fragili, non accudite, a cui si dedica poca attenzione. Da qui la necessità di ridarsi una strategia, di riprendere a discuterne, di individuare nuove soggettività, responsabilità, nuovi oggetti dello sviluppo. Solo da qui è possibile ripartire per creare nuova occupazione e con essa, nuova impresa (le grandi e le medie imprese riducono l’occupazione, in genere, per ridurre costi e fare efficienza). Serve un nuovo paradigma di politiche attive di sviluppo locale, formato da dimensioni e tonalità unicamente mirate a promuovere e sostenere la creazione di lavoro per mano di gente intraprendente e motivata, soprattutto giovani e donne; quindi nuova occupazione, iniziative competitive, nuove imprese. E anche dare spazio a nuovi soggetti sociali ed economici, che operino con un paradigma di cooperazione semplice e a resa rapida. Niente altro, per adesso, nel brevissimo termine della emergenza. Quindi superare tanti paradigmi del passato (peraltro inefficaci). Da oggi, dare poca attenzione a percorsi e processi concertativi, centellinare le poche risorse pubbliche, conservare poco riti istituzionali predefiniti. La Provincia di Caserta con il Progetto PESCO si è mossa in questa direzione. Meravigliosamente e inaspettatamente. Non penso che la dirigenza politica e amministrativa sia stata mossa solo da mode vigenti, ma perché hanno capito che in Terra di Lavoro, tremenda e di immense possibilità, una esperienza di territorio che si parla, che si interroga, che crea rete per darsi lavoro, che si organizza in quanto territorio, bene, hanno sentito che questo è davvero utile anzi necessario. Bravi. Non avrei pensato che una Provincia (in apparente smobilizzo, come tutte) fosse andata così avanti…….mi chiedo se poi alla decisione “illuminata” di creare una rete per il Lavoro, possa seguire una pratica operativa appropriata a creare lavoro e non solo a cercare “incontro fra domanda (che non c’è) e offerta”. Vedremo! Intanto vediamo cosa vuol dire fare “Network” ( inglese naturalmente….. all’italiana sarebbe ”fare rete”ma sa di pescatori, no?). “IL Network Caserta Lavoro è un sistema di scambi fra soggetti territoriali che si sviluppano attraverso un mix di media e tecnologie sia avanzate sia tradizionali. Gli scambi, strutturati e non, avvengono attraverso piattaforme tecnologiche, eventi di comunicazione, conferenze e congressi tecnico-scientifici, processi formativi, tavoli di co-progettazione, iniziative di co-operazione. Il Network e gli scambi hanno lo scopo di costruire partenariati, accordi, iniziative e processi inter-istituzionali per produrre occupazione, sviluppo, coesione, politiche attive e servizi innovativi del lavoro in Provincia di Caserta”. Cioè non solo un Network che sia un portale, come tanti. Ma un Network vivo, fatto di incontri, seminari, convegni, modi diversi e tanti per mettere insieme i soggetti del territorio che possono fare qualcosa per creare lavoro e se si mettono insieme possono fare di più. Questa è l’ambizione. Insomma, se ci si riesce. A Caserta il territorio diventa un grande contenitore di attività di molti soggetti pubblici e privati che si parlano e, in qualche modo, lavorano insieme per far nascere iniziative di giovani e di donne, fare nascere imprese che possono provare settori e lavori innovativi, mettere persone in condizione di fare “bottega” e di fare “straordinarie” esperienze a tecnologie anche molto avanzate, se si mettono insieme e scambiano con quelli che, grandi o piccoli, possono 5 aiutarli. A Caserta il Network ci sarà, possiamo dire che c’è già. Anche con firme di impegno di tante istituzioni che hanno interesse e che mai finora sono state stimolate ad essere e lavorare su questo tema……che è poi IL TEMA dello sviluppo: dare lavoro alle persone, in particolare a giovani e donne. Questo Network Caserta Lavoro lo abbiamo pensato come un sistema vero e governato, che è fatto di tante cose, ne accenno perché è importante capire che significa “fare sistema per essere un sistema”: Un elenco (aperto) di soggetti protagonisti e partecipanti, che firmano un protocollo di intesa Una piattaforma tecnologica, che raggruppa molteplici spazi di social network interagenti : per spazi soggettivi, universi cognitivi, natura e struttura delle interazioni/ conversazioni/ funzioni, strumenti e connessioni. Un programma annuale/pluriennale di connessioni, strumenti, linguaggi da progettare e da svolgersi con modalità integrate fra ambiti e aree di funzionamento del Network Un crono-programma di output attesi e un sistema di valutazione dei risultati. Un Gruppo di Governance del network, che elabora, propone e definisce regole di funzionamento del sistema e le gestisce nel tempo. Come si vede un vero e proprio sistema sociale locale che si attrezza a lavorare insieme, una comunità che si decide e si impegna. Sarà possibile? I dirigenti politici e amministrativi e chi fa l’economia del territorio ci crederanno? Non lo sappiamo, quello che è certo è che bisogna procurarsi l’iniziativa e la competenza di chi può starci sul territorio a fare rete e “massa” per lavorare sull’obiettivo di far lavorare, giovani e donne in particolare. Per creare il Network sono stati mobilitati anche soggetti e risorse mai coinvolte in argomenti cosi: il terzo settore e volontariato, la istituzioni della Istruzione e della ricerca, i Centri per il Lavoro pubblici e privati. Tutti hanno plaudito alla iniziativa della Provincia. 6 PRIMO PIANO N. 0 | NOVEMBRE 2014 LAVORO, IL COMPITO DELL’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA di Gianpaolo Dello Vicario La crisi economica degli ultimi anni ha progressivamente indebolito il nostro sistema produttivo con la conseguente perdita di molti posti di lavoro, crescente disoccupazione, graduale messa a lato delle fasce più deboli e aumento della fuga dei giovani da Terra di Lavoro. L e sfide che abbiamo davanti sono determinanti: come creare nuova e buona occupazione? Siamo ben consapevoli che per creare nuovo lavoro occorra ripartire dagli investimenti, sia pubblici che privati, rilanciando al contempo i consumi e la produzione. Ma qual è il compito dell’amministrazione provinciale? Siamo persuasi che la nostra provincia deve promuovere processi di integrazione e avvicinamento tra chi domanda è chi offre lavoro, semplificando le procedure e rafforzando il ruolo di mediazione dei centri per l’impiego. Centri per l’impiego e servizi per l’impiego sono chiamati non solo a comprendere l’esigenze della domanda ma anche interpretare le molteplici difficoltà dell’offerta. Questo processo richiede una partecipazione ampia e consapevole da parte di tutti gli attori interessati. Tali considerazioni hanno rappresentato il presupposto del Masterplan dei Servizi per il Lavoro attraverso il quale la nostra provincia ha inteso promuovere un vero rinnovamento dell’azione delle agenzie per l’impiego al fine di rispondere alle attuali sfide per la creazione di nuovo lavoro. Alla base del Masterplan vi è l’esigenza di creazione di una rete di soggetti che, a vario titolo, contribuiscono all’attuazione delle politiche attive del lavoro. Attraverso tale azione sono stati finanziati otto progetti finalizzati al miglioramento della qualità dei servizi dei centri per l’impiego attraverso molteplici attività quali lo sviluppo di nuove competenze, la ridefinizione di processi di lavoro critici, il rafforzamento dei servizi di incrocio domanda-offerta e la promozione di un network per il lavoro al quale sono stati invitati a partecipare rappresentanze istituzionali, sociali ed economiche per definire insieme strategie, percorsi e strumenti. In particolare, attraverso il progetto P.E.S.C.O. i Centri per l’impiego sono stati messi in rete con le scuole, le associazioni datoriali, le agenzie per il lavoro e i rappresentanti del terzo settore. Il confronto attivato all’interno del costituendo “Network Lavoro Caserta” ha evidenziato l’importanza della metodologia concertativa per l’individuazione degli obiettivi e la condivisione degli interventi da porre in essere, consentendo di valorizzare l’apporto delle realtà locali per la definizione delle strategie operative. Tale scelta rafforza il senso di appartenenza ad una comunità, ad una rete integrata nella quale poter investire sulle capacità del singolo attore facendolo diventare capitale di tutti. I risultati finora raggiunti attraverso i focus group e i workshop realizzati ci inducono a pensare che l’esperienza che stiamo portando a compimento sarà sicuramente positiva e foriera di innovazione, crescita e sviluppo per il nostro territorio. 7 8 PRIMO PIANO N. 0 | NOVEMBRE 2014 GARANZIA GIOVANI occupazionali introduce anche il cosiddetto Terzo settore tra i possibili vettori d’impiego giovanile. Un settore su cui è in preparazione una nuova legge di riordino finalizzata all’accrescimento dell’acquisizione di fonti di finanziamento (fundrising), poiché tale tipologia di attività non guidata da logiche di profitto ha evidenziato, in particolare al Sud, un’eccessiva dipendenza da fondi pubblici, divenendo una forma d’esternalizzazione dell’offerta di servizi da parte di Regioni e Autonomie Locali. Un settore dalle grandi potenzialità e portatore di una logica che può contribuire alla formazione di “capitale sociale”, un’altra delle grandi e gravi carenze meridionali. Di Achille Flora Un progetto a metà tra politiche attive del lavoro e politiche sociali I l governo italiano, seguendo la raccomandazione europea del 2013 che invitava gli Stati membri a fornire ai giovani con età inferiore ai 25 anni un’offerta qualitativa di lavoro, ha dato attuazione al progetto Garanzia Giovani, un Piano europeo (European Youth Garantee) per contrastare la disoccupazione giovanile. Il Piano europeo prevede finanziamenti per i Paesi membri che presentano tassi di disoccupazione giovanile maggiori del 25%, da utilizzare in politiche attive del lavoro (orientamento, istruzione, formazione e inserimento lavoro) rivolte a giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi, ossia i famigerati NEET (Not in Education, Employment or Training). Un progetto nato dalla constatazione dei gravi effetti che il prolungarsi della crisi sta producendo sul mondo giovanile europeo. Questi effetti non sono però equamente distribuiti tra gli Stati membri, dato che si passa da tassi di disoccupazione, nella fascia di età 15-24, molto elevati per i Paesi mediterranei (Grecia 56,3%, Spagna 53,5% e Italia 43,7%) a tassi molto più contenuti per i Paesi core (Germania 7,8%, Austria 9,0%, Olanda 10,5%). E’ il risultato degli effetti asimmetrici della crisi che producono un aumento delle differenze nella crescita, sul piano europeo e nazionale, tra aree più dinamiche e aree in ritardo di sviluppo, come nel caso del Centro-Nord nei confronti del Mezzogiorno italiano. L’applicazione italiana di questo progetto è affidata alle Regioni che mettono a disposizione uno sportello di prima accoglienza dove i giovani possono registrarsi e sostenere un primo colloquio, teso ad individuare un percorso d’inserimento individuale, alla fine del quale, consigliare il proseguimento degli studi, l’attuazione di un tirocinio o l’avvio di un’attività di lavoro autonomo. Il tirocinio consente di effettuare un’esperienza lavorativa (durata massima 6 mesi, elevabile a 12 per i disabili) con piccole indennità mensili e incentivi alle imprese in caso di assunzione. Analogamente la formazione prevede anche una tipologia on the job, ossia direttamente sul luogo di lavoro, attività che possono anche essere svolte fuori regione e in altri Paesi europei. L’obiettivo dichiarato è quello di avvicinare scuola e lavoro, due mondi molto distanti per il modello sequenziale scuola-lavoro in carico nel nostro sistema che impedisce di acquisire esperienze lavorative prima del completamento del percorso d’istruzione. La maggiore novità è costituita dalla possibilità, per i cittadini italiani tra i 18 e i 28 anni, di svolgere anche un servizio civile per la durata di un anno anche in questo caso con una piccola remunerazione mensile (circa 433 euro). Perché tanti giovani disoccupati in Italia? Può questo nuovo strumento essere efficace per ridurne il tasso di disoccupazione e l’effetto di scoraggiamento che spinge i giovani ad abbandonare gli studi senza preoccuparsi di seguire un percorso formativo e di offrirsi sul mercato del lavoro? Diciamo subito che interventi di questo calibro e natura, pur positivi, non possono incidere sulle cause della disoccupazione giovanile: questa è sostanzialmente l’effetto della crisi che ha prima determinato un caduta nella domanda globale, per poi deprimere la domanda interna ed europea, anche in conseguenza 9 delle politiche di austerità fiscale intraprese in Europa. La mancanza di prospettive economiche, di ripresa a breve termine, ha indotto le imprese a rivedere, riducendoli, i piani d’investimento. Né per le imprese internazionalizzate e proiettate su mercati extraeuropei il quadro è risultato più roseo, perché i loro investimenti sono stati limitati dalla riduzione dei flussi creditizi bancari (credit crunch), attuati sia per il timore d’incorrere in perdite, sia per la necessita di ricapitalizzarsi. Il risultato di questa contrazione dei livelli produttivi si è riverberato sui livelli di occupazione per l’aumento del numero di fallimenti d’imprese e la riduzione di addetti nelle imprese che, per resistere alla crisi, hanno dovuto ridurre la base occupazionale. I riflessi si sono maggiormente scaricati sui giovani, perché l’aumento della flessibilità occupazionale in uscita, indotta dal proliferare di contratti a tempo determinato, ha riguardato soprattutto loro, i nuovi entrati o entrati nel mercato del lavoro. Privi d’una sostanziale tutela sindacale e non coperti da tutele giuridiche, sono stati i primi ad essere espulsi dal mercato del lavoro. Certo esistono anche altre motivazioni per la disoccupazione giovanile italiana: la netta separazione tra i percorsi d’istruzione, scolastica ed universitaria, e mondo del lavoro; la preponderanza nel nostro sistema produttivo di piccole imprese allocate in settori tradizionali che poco investono in ricerca e innovazione, rendendo superflua la formazione di capitale umano qualificato; lo scarso incentivo a proseguire gli studi per la mancanza di sbocchi occupazionali e le basse remunerazioni offerte in Italia agli occupati provvisti di titolo di studio di livello superiore; il cattivo funzionamento delle istituzioni preposte ad avvicinare domanda e offerta di lavoro; Il sostanziale blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione; il blocco del cosiddetto “ascensore sociale”, ossia di utilizzare l’istruzione come veicolo di promozione sociale, per il collante familistico che avvolge l’Italia. Cause che hanno prodotto scoraggiamento nei giovani e alimentato il fenomeno dei NEET e, per chi non si è scoraggiato, l’unica strada rimasta è stata l’emigrazione. La positività del progetto Garanzia Giovani è nella sollecitazione ai Governi ad impegnarsi in azioni e politiche per aiutare i giovani nella ricerca del lavoro. Quanto finora fatto è poca cosa, anche per l’approccio burocratico che ha contraddistinto i Centri per l’impiego. Qualcosa di più stanno facendo le Università, stipulando convenzioni con imprese per garantire stage a laureandi e laureati, attuando una funzione di ponte comunicativo tra momenti formativi e produttivi e anche positiva appare la nuova legge sull’apprendistato, un’esperienza che ha dato buoni risultati in Germania. Tutte azioni che tendono ad avvicinare e creare osmosi tra istruzione, formazione e fabbisogni delle imprese, favorendo il placement occupazionale, ma anche fornendo alle Università informazioni sullo spettro di competenze richieste dalle imprese, contribuendo così a ridurre le possibilità del mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro (mismatch). L’introduzione del servizio civile volontario tra i possibili sbocchi I risultati del progetto “Garanzia Giovani”, dipendono dall’attuazione di riforme negli organismi di governance del mercato del lavoro, migliorandone efficienza ed efficacia e dal superamento della fase di stagnazione e deflazione in cui è immerso il nostro Paese. Un superamento che richiede un completamento del processo d’unificazione europea e una revisione delle politiche di austerità, dando maggior respiro alle politiche di crescita per i Paesi dell’Europa mediterranea, oltre che una riforma della Pubblica Amministrazione in direzione di uno snellimento ed efficacia della sua operatività, semplificando procedure e regolamenti burocratici. Centrale rimane la ripresa di competitività del nostro sistema produttivo fondata su crescita dimensionale delle imprese, loro riconversione green e un aumento del trasferimento tecnologico dai settori avanzati a quelli tradizionali. Senza queste riforme le politiche attive del lavoro, come il progetto Garanzia Giovani vuole essere, avranno scarso successo e dovremo classificarle nell’ambito delle politiche sociali, sia pure in una forma aggiornata di welfare, condizionato dall’accettare un percorso formativo o lavorativo di breve termine. 10 PRIMO PIANO N. 0 | NOVEMBRE 2014 11 IL NETWORK NON PUÒ ESSERE UNA CHIMERA Di Vincenzo Centofanti Da oltre un ventennio si susseguono riforme e cambiamenti nei servizi per il lavoro, prima tra tutti la nascita del cosiddetto “sistema misto” basato su un principio di sana concorrenza tra le strutture pubbliche e quelle private N ella nostra regione come in altre parti d’Italia, a valle di tale processo di apertura, si è assistito senza dubbio ad un ampliamento del numero di operatori che però, anche per la particolare congiuntura, non ha determinato gli effetti sperati. Successivamente, anche perché fortemente auspicato dalla UE, si è andata rafforzando l’idea che i servizi per il lavoro non potessero prescindere da un modello organizzativo di forte integrazione tra i soggetti attivi nei processi di erogazione: attraverso la rete degli operatori si possono migliorare le azioni di supporto con particolare riferimento alle politiche per i giovani. La creazione di una rete capace di integrare i servizi per l’impiego pubblici e privati, la pubblica amministrazione, le scuole, il terzo settore, i servizi di sostegno ai giovani, le imprese, ecc... è stata però, fino ad oggi, una aspirazione ed una aspettativa piuttosto che una necessità; la scarsa abitudine a cooperare, le diversità finalità statutarie delle organizzazioni, una comprensibile diffidenza, la mancanza di processi di condivisione e cooperazione chiari, hanno rappresentato un freno fino ad oggi non rimosso. Negli ultimi mesi però, l’avvento del Programma Garanzia Giovani, per le sue caratteristiche attuative, si ritiene possa essere uno straordinario propulsore per un reale processo di networking tra gli operatori. Infatti se da una parte Garanzia Giovani è un vero e proprio programma di investimento sull’occupabilità, dall’altro, sul fronte della modalità attuativa, implementa un modello operativo che innova profondamente il rapporto tra il giovane destinatario delle misure e l’operatore che lo prende in carico: l’intervento sul giovane è pensato e realizzato come “unicum” in cui i singoli servizi e le singole misure scelte dal “paniere” dovranno avere un denominatore comune che rende sinergiche le azioni, erogabili anche da soggetti diversi tra loro. In altri termini Garanzia Giovani va pensato ed attuato con un unico macroprocesso che coinvolge attori ed organizzazioni diverse, capaci di una chiave di lettura unica dell’intervento ma anche capaci di condividere regole, specialismi professionali, diversi livelli di responsabilità e corresponsabilità. In particolare, come esemplificazione del suddetto principio di concorrenza e cooperazione, la Regione Campania sia nella D.G.R.117/2014 “Garanzia Giovani: programma di attuazione regionale – linee guida” che nell’Avviso 448/2014 “Partecipazione degli operatori alla attuazione del Piano Garanzia Giovani Campania” ha esplicitato e strumentato la possibilità che si operi in “convenzione”; attraverso la convenzione gli operatori specialistici offrono e mettono a catalogo i propri servizi che però verranno integrati ed erogati nell’ambito del PIP progettato e gestito da altro operatore. Al di là della specifica messa a punto del meccanismo, è evidente che tutto ciò aiuta la cooperazione, la sinergia e la specializzazione dei singoli operatori specialistici; è altresì evidente che in assenza di un sistema formalizzato e stabile di networking non sussistono le condizioni di trusting e condivisione che sono condizione necessaria affinché strumenti di tal tipo possano produrre i benefici auspicati. Per tali motivi, Garanzia Giovani può rappresentare una concreta opportunità per creare e rafforzare azioni di networking consolidando nei fatti una community di operatori per il lavoro; questi, confrontandosi e relazionandosi in modo organico e non episodico, possano condividere soluzioni, sviluppare conoscenza, favorire processi interistituzionali, migliorare complessivamente l’efficacia e l’efficienza del sistema nel suo complesso. CULTURA E MONDO DEL LAVORO, NUOVA ALLEANZA DECISIVA PER IL FUTURO DELLA SOCIETA’ ITALIANA Di Piero Lucia Nella complessità dei tempi attuali, dopo la fine del mondo bipolare, i conflitti, lungi dal contrarsi, si sono moltiplicati a dismisura. Innumerevoli e sanguinose le crisi regionali, sintomo crudo di un globo instabile ed inquieto, non pacificato e ridisegnato nelle sue antecedenti gerarchie C on nuovi ruoli, protagonisti e di rilievo, di grandi paesi come Brasile, India e Cina. La crisi dell’economia mondiale, che si trascina irrisolta ormai da troppo tempo, più che congiunturale, appare di struttura e di sistema. E dagli sbocchi assolutamente incerti e imprevedibili. Essa procede ininterrotta dal 2008, polverizzando risorse produttive e innumerevoli posti di lavoro. E’ingenuo ed illusorio immaginare di fuoriuscirne ripristinando logori, già sperimentati e falliti modelli di sviluppo. In tale scenario, l’Italia si propone come realtà d’instabile incertezza, in grave ritardo con le sfide e le necessità dell’ora. Il nostro paese è gracile ed in costante stagnazione, privo di smalto e dinamismo, ancora incapace di avviare una netta, radicale e subitanea inversione di tendenza. Ha perso terreno, in via definitiva, nei tradizionali comparti manifatturieri ed è sempre più marginale nei nuovi settori d’avanguardia della ricerca e dell’innovazione. Estesa è la sfiducia, s’amplia a dismisura la platea di chi appare inesorabilmente condannato ad un avvenire di pura povertà. Milioni di persone hanno visto repentinamente cancellate le proprie 12 PRIMO PIANO aspirazioni ad un futuro di maggiore benessere e di più ampia, personale e collettiva, libertà. E chi avrebbe dovuto fronteggiare l’eccezionale situazione ha platealmente evidenziato la propria, colpevole e grave inconsistenza ed è rimasto inerte, senza indicare una credibile e vincente prospettiva progettuale. La strutturale assenza di equilibrio finanziario nei conti dello Stato, con il livello insostenibile raggiunto dal debito pubblico, ipoteca drammaticamente in negativo qualsivoglia ipotesi di ripresa dell’economia, minando alla radice la coesione ed il rilancio della società italiana. Priorità assoluta è l’aggressione strutturale alla spesa improduttiva, con una lotta senza tregua e ad ampio spettro ai molteplici e persistenti fenomeni di corruzione, sprechi e corporativismi che stringono in una morsa asfissiante la società italiana, ostacolandone una qualsiasi, incisiva svolta. Il non aver ridotto, nei decenni passati, il grave divario tra il Nord ed il Sud del Paese, che anzi di recente si è accentuato, è il sintomo più evidente dei limiti e dei fallimenti delle classi dirigenti che si sono nel tempo succedute. Nella Germania unificata, dal 1989 ad oggi, con una grande prova di coesione nazionale, il gap tra l’Est e l’Ovest è stato nella sostanza superato. In Italia, e in specie nel Mezzogiorno del Paese, di converso, la situazione è invece progressivamente divenuta più critica e stagnante. Da decenni il Sud non si configura più come problema agrario e contadino. Il nodo più intricato e doloroso è quello della gran massa di giovani disoccupati, di elevato livello medio d’istruzione, privi di qualsivoglia prospettiva, d’identità, di vita e di lavoro. Figli di emigrati prima, poi della fitta, stratificata piccola borghesia impiegatizia e delle professioni, più acculturati delle generazioni che le hanno precedute. Il Sud, se valorizzato, è una straordinaria N. 0 | NOVEMBRE 2014 risorsa potenziale, e non un freno ed un ostacolo alla crescita dell’insieme del Paese. Ai giovani del Sud è stato più volte ribadito il concetto secondo cui studiare con profitto era l’unica possibilità per conquistare un futuro di vita e di lavoro decorosi. Una generazione che invece è rimasta dolorosamente in mezzo al guado. La società, anche nelle componenti più evolute, più che aprirsi, ha accentuato l’assunzione di forme di chiusura neo corporative ed è ancora inquinata, in maniera devastante, da sprechi e corruzione e dal peso stritolante di lobby e corporazioni economiche e finanziarie assai potenti. Non premia l’impegno, il merito, le capacità. Ed appare tutt’ora per più versi priva di un valido progetto, un’idea-forza ambiziosa e generale di riferimento. La carta peculiare dell’Italia, nell’Europa e nel mondo a noi contemporaneo, non può innanzitutto prescindere dalla tutela, valorizzazione e promozione, più piena e sistematica, da troppo tempo colpevolmente eluse, dell’enorme patrimonio storico e culturale, artistico, architettonico, archeologico e ambientale senza eguali nel mondo. L’Italia dispone di oltre 2.500 musei e di circa 12.500 chiese e monasteri. Un giacimento sterminato, di saperi e ricchezze accumulate, tramandato dalle generazioni che ci hanno preceduto e concentrato, in maniera capillare, su un territorio che trasuda, in ogni suo segmento, di storia e di cultura millenarie, tracce indelebili dell’ingegno umano. È, in sostanza, urgente riscoprire la nostra natura peculiare, di paese dell’arte e della memoria di tutto l’Occidente. La piena rivalutazione di questa straordinaria ricchezza nazionale è impedito da più fattori, in parte decisiva anche dovuti all’evanescenza del ruolo dei Partiti, ombre sbiadite di ciò che sono stati, sempre più simili a meri comitati elettorali, all’indebolimento delle organizzazioni sindacali, da troppo tempo costrette sulla difensiva, all’assenza di un’imprenditoria moderna, in grado di svolgere una funzione competitiva e vincente a livello globale sul libero mercato. In particolare il mondo del lavoro, nella fisionomia non più compatta a lungo conosciuta, esplicita al suo interno grandi frammentazioni e differenze, con forme di tutela diseguali. E storicamente la forza del mondo del lavoro è più incisiva nelle fasi di crescita dell’economia, nel mentre riduce il proprio potere negoziale quando la crisi dell’economia s’accentua in modo più grave e prolungato. Inoltre alcune aree, nel Sud del paese ma non solo, assieme a servizi e ad infrastrutture inadeguati o inesistenti, vedono il sempre più strutturato radicarsi della criminalità organizzata, ostacolo invalicabile a qualsivoglia volontà d’investimento. Più fattori, che hanno concorso al decadimento dello spirito pubblico, sacrificando all’interesse di parte quello generale e collettivo. Di conseguenza, non essendo il tutto risolvibile col richiamo ideologico al presunto effetto salvifico del libero mercato, non sembra esistere alcuna alternativa all’intervento pubblico e diretto dello Stato, tramite un’auspicabile azione rinnovata di governo, aperto ad un raccordo con quella parte, seppur minoritaria, dell’imprenditoria privata più avvertita. Un’azione combinata, che inizi ad aggredire alla radice, con l’avvio di un piano straordinario per il lavoro dei giovani meridionali, la piaga endemica della disoccupazione giovanile che, se non aggredita con urgenza e determinazione, concorrerà ad accentuare, ancora oltre e a dismisura, la persistente frattura tra il centro nord ed il sud del paese, con conseguenze disastrose per il complesso della società. Scelte politiche nette, mirate e comprensibili, di riconversione della spesa, frutto di una corretta analisi aggiornata e di una chiara strategia, con l’individuazione di precise priorità da perseguire, un’azione non schiacciata sulla gestione del quotidiano e della perenne contingenza. Il primario obbligo dell’oggi è ridare alla Nazione una speranza nel futuro! L’uomo si relaziona al mondo con molteplici strumenti, arte, filosofia, letteratura, scienza, tecnologia. È il campo delle idee il piano privilegiato su cui per primo va prodotto uno scatto d’impegno collettivo, spingendo per un nuovo progetto di sviluppo innovatore. In questo quadro, frammentariamente tratteggiato, riacquista perciò inestimabile valore il tema della cultura ed della conoscenza. Una cultura, armata di un metodo affinato di lettura del reale, dei molteplici fermenti che in esso pullulano incessanti, non contemplativa, ma capace di concorrere al percepibile mutamento delle cose. di opportunità, di crescita e sviluppo economico e civile. La cultura, pur con ambivalenze e ambiguità, ha sempre esercitato un ruolo di rilievo nel dipanarsi della vita umana. Cultura quale potente collante e forza materiale, in grado di innestare processi di permanenti mutazioni, autentico moltiplicatore E nuovi, immensi problemi si sommano agli antichi. L’immigrazione, ormai senza controllo, impone con urgenza la L’attuazione di un nuovo processo virtuoso di sviluppo è in ogni caso imprescindibile dalla rimozione di limiti gravissimi, di tipo strutturale. L’inadeguatezza delle infrastrutture, il deficit di ricerca e innovazione, già prima richiamati, spiegano l’insufficienza di un qualificato e moderno tessuto d’imprese d’avanguardia, l’assenza di una diffusa imprenditoria vincente nella dimensione della globalizzazione. Una democrazia nuova e più avanzata non si afferma eludendo tali nodi. Ed inoltre la stessa autonomia della politica è minata alla radice dalla gravissima crisi economico e sociale che persiste. 13 fuoriuscita da ogni dimensione angusta e localistica ed obbliga l’Europa ad una visione nuova e consapevole sull’interdipendenza del mondo nel suo insieme. Al giorno d’oggi, ben più velocemente del passato, tutto immediatamente si consuma, e l’uomo moderno appare più gracile e smarrito, spesso in una relazione solo di superficie col repentino succedersi dei fatti e delle cose. Più di 70 anni or sono, in una fase drammatica in cui il paese era piegato e coperto di rovine, le avanguardie del mondo del pensiero, in sintonia col mondo del lavoro, davano vita ad uno straordinario scatto d’impegno collettivo che consentiva alla Nazione la Rinascita. Oggi, di nuovo, il meglio delle forze progressive del paese, d’intesa tra di loro, mossi dalla fiducia nel futuro, devono assumere su di sé, con decisione, la responsabilità e l’impegno di questa nuova sfida. Ritessere una trama lacerata, realizzare la svolta, è una stringente urgenza ed una necessità. 14 PRIMO PIANO N. 0 | NOVEMBRE 2014 IL PROGETTO PESCO. CREARE UNA RETE PER IL LAVORO Di Pasquale Iorio All’interno del Masterplan della Provincia di Caserta per la riorganizzazione ed innovazione dei servizi per l’impiego attivi in Terra di lavoro, il Progetto PESCO ha l’obiettivo di costruire ed attivare un Network Caserta Lavoro, fatto da soggetti pubblici e privati nel territorio casertano, per creare opportunità e mercato del lavoro L L’obiettivo è ambizioso e risponde ad una esigenza non più rinviabile: creare un sistema di scambi e interazioni fra soggetti territoriali che si sviluppano attraverso un mix di media e tecnologie sia avanzate sia tradizionali. Esso ha lo scopo di costruire partenariati, accordi, iniziative e processi inter-istituzionali per produrre occupazione, sviluppo, coesione, politiche attive e servizi innovativi del lavoro in Provincia di Caserta. Le varie relazioni avverranno attraverso piattaforme tecnologiche, eventi di comunicazione, conferenze e congressi tecnico-scientifici, processi formativi, tavoli di coprogettazione, iniziative di cooperazione. Le novità sono diverse e interessanti. Per la prima volta si offrono modi e strumenti di collaborazione stabile a soggetti pubblici e privati che agiscono sul mercato del lavoro, per informare, orientare, facilitare opportunità di lavoro. La seconda è che il Network non è solo “parole” ma si istituisce e si regola formalmente, mediante una rete governata da accordi e che nasce su iniziativa delle istituzioni che presidiano le dinamiche del lavoro. La terza è che del Network faranno parte soggetti che, pur molto importanti, finora sono rimasti ai margini delle dinamiche del mercato in Terra di Lavoro, quali per esempio il terzo settore e le scuole. La quarta – forse la più importante - è che il “focus” del Network saranno le politiche attive del lavoro (cioè l’attenzione allo sviluppo locale di economia per l’occupazione) e la crescita di cultura della legalità democratica (cioè l’attenzione allo sviluppo di una economia sana nel territorio, con la creazione di nuove imprese ed occupazione giovanile per un diverso uso sociale e produttivo dei beni confiscati). È fondamentale attivare il percorso di ricerca e di ascolto con i vari attori sociali e istituzionali del territorio, per far emergere opportunità e criticità in ambiti omogenei di attività e competenze. Finalmente i protagonisti saranno coloro che ogni giorno, sul territorio casertano, affrontano e si scontrano con i problemi legati al lavoro e alla formazione: i dirigenti scolastici, i centri per l’impiego, il mondo del terzo settore del sociale e delle imprese. Sarà necessario superare l’aspetto più critico del sistema: quello della separatezza tra i vari livelli (pubblico e privato) che non consente un livello minimo di conoscenza e di relazione per affrontare le nuove sfide del mercato del lavoro in un’area come quella casertana in fase di crisi e di transizione economica e sociale. Far dialogare dirigenti e rappresentanti dei due sistemi che dovrebbero governare il mercato del lavoro è un’opportunità. Il confronto potrà far crescere collaborazione e interazione tra i vari servizi offerti, non solo competitività. In particolare si potranno aprire scenari interessanti per la sperimentazione e gestione dei progetti legati a Garanzia Giovani. A tal fine occorre creare nuove forme di integrazione tra istruzione, formazione ed mondo del lavoro – sempre più alle prese con nuove competenze. Nello stesso tempo bisogna superare la difficoltà dei dirigenti degli istituti scolastici a dialogare e interfacciarsi con le imprese locali (spesso anche con gli stessi centri per l’impiego). In particolare, occorre attivare nuovi percorsi di alternanza scuola lavoro attraverso le varie forme proposte con stage, tirocini ed apprendistato formativo (sul modello già sperimentato con successo in alcuni Paesi europei, a partire dalla Germania). Esistono, sul nostro territorio, esperienze di Istituti che sono riusciti ad attivare questi percorsi più facilmente con aziende esterne. Per favorire percorsi di alternanza con i tirocini e l’apprendistato, che sono finalmente possibili anche in Campania, è necessario rafforzare i servizi di accoglienza e di comunicazione dei vari centri e snellire le procedure atte a favorire tali percorsi. I centri sono spesso gestiti in modo burocratico e senza adeguate competenze professionali. Il mondo del terzo settore e del volontariato rappresenta una potenziale opportunità per la creazione di nuove imprese sociali e quindi lavoro nel Mezzogiorno. Esistono già, in alcune aree ad alto tasso di criminalità, buone pratiche avviate con l’uso sociale e produttivo dei beni confiscati e liberati dal dominio criminale. E’ indispensabile il rispetto delle normative per superare alcuni ostacoli e barriere di esclusione sociale, che non consentono una pari opportunità per tutti i soggetti (in primo luogo di quelli portatori di handicap). Nell’era delle nuove tecnologie occorre sviluppare gli strumenti di 15 comunicazione, la capacità di fare rete e di creare sinergie tra i vari attori per connettere domanda ed offerta di lavoro, ma anche per far conoscere le diverse opportunità ai vari livelli. A questo deve servire il Network che verrà realizzato grazie alla collaborazione delle competenze offerte dai vari progetti del Masterplan – a partire da quelle di Pesco – con una rinnovata capacità e volontà di moderna governance da parte delle istituzioni locali – a partire dalla Provincia – e regionali. Le aspettative ed i bisogni, soprattutto dei giovani e dei soggetti più deboli, richiedono servizi e strumenti adeguati per far fronte ai processi di crisi nell’epoca delle sfide della globalizzazione. 16 DAI FOCUS N. 0 | NOVEMBRE 2014 LA PROVINCIA DI CASERTA TERRA DI NETWORK Di Michele Valentino Le politiche attive del lavoro sono, da qualche anno, al centro del dibattito politico ed economico sia in Italia che in Europa M olteplici gli strumenti messi in campo per accrescere i livelli occupazionali, qualificare la forza lavoro, sostenere le imprese, accompagnare i centri per l’impiego in un faticoso processo di innovazione e sviluppo. Un processo dal quale nessuno può chiamarsi fuori. Le istituzioni pubbliche, la scuola, le università, le imprese, il terzo settore debbono essere attori sempre più consapevoli. L’efficacia delle politiche attive, difatti, è intrinsecamente connessa alla qualità delle relazioni che pongono in essere tra di loro. In tale contesto, i Centri per l’Impiego si configurano quali “Centri per il Welfare”, protagonisti attivi delle politiche per il lavoro, interlocutori privilegiati per la costruzione di un Network per il lavoro della Provincia di Caserta. La costruzione di un Network è attività di per sé complessa, poiché impone l’individuazione e il coinvolgimento di una molteplicità di soggetti istituzionali, sociali, economici e educativi, che opera spesso a compartimenti stagni, quando non in maniera confliggente o concorrente. Al progetto PESCO è stato affidato il compito di sostenere e accompagnare il territorio casertano nella costruzione di un luogo “speciale”, reale e virtuale alle stesso momento, un network per il lavoro dentro il quale, e attraverso il quale, i portatori di interesse attivano processi virtuosi di cooperazione attraverso il dialogo e il confronto contribuendo al miglioramento della qualità ed efficacia delle politiche attive del lavoro. Tali obiettivi sono stati perseguiti attraverso le realizzazione di molteplici iniziative. In primo luogo sono state identificate le categorie dei portatori di interesse: soggetti istituzionali, economici, i soggetti del sistema-lavoro pubblico-privato (Agenzie per il lavoro interinale), soggetti associativi, il sistema dell’istruzione e della formazione professionale, il terzo settore. Successivamente, sono stati progettati e realizzati 4 focus group della durata di una giornata ciascuno, durante i quali i partecipanti sono stati intervistati e, con il supporto degli esperti del progetto PESCO, hanno lavorato alla costruzione del Network per il lavoro attraverso attività di analisi di contesto e bisogni, nonché di identificazione dei confini della progettazione partecipata del Network, giungendo alla definizione di possibili ipotesi di collaborazione raccontando le relazioni esistenti, le motivazioni della possibile cooperazione e le opportunità per il futuro. Al primo focus hanno partecipato le istituzioni scolastiche. Venti dirigenti di istituti scolastici superiori, equamente divisi tra licei e scuole professionali, hanno salutato con grosso favore l’iniziativa dichiarando la propria disponibilità alla partecipazione attiva alla realizzazione del network. Molteplici le esigenze espresse, in particolare l’urgenza di attivare relazioni strutturate e organiche con il sistema imprenditoriale per realizzare una vera alternanza scuolalavoro, garantendo agli studenti strumenti e percorsi qualificati di conoscenza del contesto lavorativo, agevolandone la transizione e, soprattutto, ampliandone gli orizzonti in relazione alle future scelte di prosecuzione degli studi o di inserimento lavorativo. E’ stato evidenziato che sovente le scuole “sfruttano” relazioni di tipo personale, affidandosi all’iniziativa di singoli docenti che operano spesso in condizioni di difficoltà a causa della scarsità dei fondi disponibili. Purtroppo è stato rilevato che le imprese cooperano con le scuole quasi unicamente in presenza di progetti finanziati nell’ambito dei PON. Ciò evidenzia la mancanza di consapevolezza delle opportunità di crescita e sviluppo derivanti da azioni di integrazione con le istituzioni scolastiche soprattutto in relazione al miglioramento dell’offerta formativa. Le scuole hanno inoltre lamentato lo scarso coinvolgimento da parte delle istituzioni nei processi di “pianificazione sociale” e ciò ha determinato la crescita a dismisura di indirizzi scolastici a scapito di altri che invece andrebbero valorizzati e potenziati. Le scuole necessiterebbero di conoscere le linee programmatiche di sviluppo del territorio provinciale al fine di adeguare la propria offerta formativa rendendola coerente con i nuovi fabbisogni. E’ stato segnalato, infine, in alcuni territori, la presenza diffusa di situazioni di lavoro sommerso rilevando la necessità di programmare e realizzare nuove ed efficaci azioni per la legalità. Al secondo focus group hanno partecipato i Centri per l’Impiego e le Agenzie per il Lavoro che operano sul territorio provinciale. Il progetto PESCO ha tenuto a battesimo il primo incontro tra i due principali attori del sistema lavoro pubblicoprivato, favorendo il superamento di reciproche diffidenze. Più volte è stata evidenziata la mancanza di relazioni strutturate tra CpI e ApL, se non sporadiche e di tipo personale. Le principali aree di interesse e cooperazione emerse hanno riguardato la opportunità di condivisione delle liste di lavoratori appartenenti alle categorie protette, l’aggiornamento e lo scambio dei dati relativi ai lavoratori, lo scambio delle offerte di lavoro presenti nelle rispettive bacheche, lo sviluppo di una collaborazione in relazione a servizi innovativi e specifici quali tirocini formativi, rapporti con le scuole, outplacement etc. Ulteriormente, è stata segnalata la necessità di attivare un osservatorio per i profili professionali di difficile collocazione. Centri per l’Impiego e Agenzie per il Lavoro, dopo aver avviato una proficua collaborazione favorendo l’attivazione di contratti di lavoro, hanno successivamente partecipato ad un workshop realizzato nel mese di ottobre all’interno del quale sono stati definiti nel dettaglio i contenuti di un protocollo di cooperazione che sarà firmato a breve. Il terzo focus è stato dedicato ai soggetti del Terzo Settore la cui partecipazione è stata ampia e rappresentativa delle diverse componenti. CGIL e CISL hanno raccontato le rispettive esperienze in materia di orientamento al lavoro, esprimendo la necessità di integrazione sopratutto con i Centri per l’Impiego in materia di Garanzia Giovani. Il rappresentate della FISH ha portato all’attenzione del tavolo il tema della parità per i soggetti con disabilità, sottolineando come tale aspetto non sia stato considerato in maniera adeguata nella programmazione delle attività collegate alla Garanzia Giovani. Particolarmente rilevante l’intervento della Cooeperativa EVA impegnata nel reinserimento sociale delle donne che hanno subito violenza attraverso la creazione di cooperative sociali. Si tratta di esperienze di sostegno all’autoimprenditorialità di significativo interesse che, attraverso il contributo delle istituzioni pubbliche, potrebbero divenire modello per i giovani che aderiranno alla Youth Guarantee. Più in generale, sono state evidenziate le potenzialità che il terzo settore offre per incrementare l’occupabilità dei giovani, ad esempio in materia di crescita sostenibile, coltivazioni biologiche e green economy. In via generale, è risultato evidente che il terzo settore può e deve svolgere 17 un ruolo cruciale nell’attuazione delle politiche attive del lavoro in materia di servizio civile, inserimento lavorativo, creazione di impresa in nuovi settori e servizi per l’occupabilità e imprenditorialità. All’ultimo focus hanno partecipato rappresentanti delle principali associazioni datoriali i quali hanno sottolineato la mancanza di un’offerta formativa qualificata che tenga conto delle reali esigenze e fabbisogni delle imprese. Ciò si traduce spesso nella difficoltà di reclutamento di giovani da avviare al lavoro. Successivamente, è stata evidenziata la quasi totale assenza di relazioni dirette con i Centri per l’Impiego da parte delle imprese che, spesso, delegano i propri consulenti del lavoro unicamente per il disbrigo di pratiche amministrative. Da più parti è stata sollevata l’esigenza di promuovere e sostenere il ricorso al tirocinio formativo e al contratto di apprendistato. Si tratta di strumenti particolarmente efficaci e innovativi, oltre che ampiamente incentivati, i cui vantaggi restano poco conosciuti dalle imprese. Ulteriormente, le associazioni datoriali lamentano la “staticità” dei Centri per l’Impiego invocando maggiore dinamicità e proattività nei confronti delle imprese. In conclusione, i 4 focus group realizzati hanno confermato un’unica grande esigenza di dialogo, confronto, conoscenza e cooperazione tra soggetti che per natura, abitudine, orientamento, hanno guardato con diffidenza al sistema pubblico, facendo leva su relazioni di tipo personale, alimentando distanze e diffidenze reciproche. Un’inversione di rotta appare finalmente possibile, ciascun attore ha manifestato disponibilità ed apertura. Tutti hanno chiesto di partecipare alla costituzione del Network, diventandone attori consapevoli, fornendo apporti qualificati volti ad assicurare qualità e efficacia alle azioni di promozione e sviluppo dell’occupabilità. 18 DAI FOCUS N. 0 | NOVEMBRE 2014 1° FOCUS GROUP ISTITUTI SCOLASTICI DOMANDE 1 Come valutano lo stato delle relazioni fra Istituzioni scolastiche e i soggetti che fanno parte del network del lavoro (provincia, CPI,...)? 2 Rispetto a quali tematiche le istituzioni scolastiche, provincia e CPI interagiscono? 3 Su quali argomenti di discussione si riscontrano delle difficoltà nell’interagire con questi soggetti? “ Sono scettica sulle possibili relazioni tra scuole, CPI e Province. Questo scetticismo è dovuto sia al momento particolare che il nostro paese sta affrontando in termini di occupazione (e, quindi, non si riesce a fornire i ragazzi di risposte inerenti il mondo del lavoro), sia per il poco impegno che la scuola ha dedicato nell’organizzare questi incontri. L’istituto, nel suo piccolo, ha già avuto esperienze di alternanza scuola-lavoro, esperienze che però non si sono rivelate molto positive e, forse, anche questo ha impedito a queste relazioni di continuare nel tempo. L’istituto ha acuto esperienze negative anche con le Imprese e valuta estremamente faticosi i pochi rapporti che ci sono stati, in quanto le aziende si sono dimostrate sempre poco disponibili a collaborare con le scuole. In conclusione, il professore valuta queste relazioni poco costruttive.“ “ Uno dei problemi più grandi, nella mia opinione, è la professionalizzazione e l’alternanza scuola-lavoro. L’istituto è sempre alla ricerca di fondi che possano aiutarli a crescere in questo ambito. Ci sono stati, in passato, rapporti con la provincia, che inizialmente ha coinvolto molto i ragazzi in iniziative lavorative che, però, si sono rivelate de-professionalizzanti in quanto i ragazzi venivano “abbandonati” negli uffici senza poi essere coinvolti realmente in attività lavorative. La scuola ha un modo per poter aiutare a coinvolgere i ragazzi in attività lavorative; ha dovuto cercare, attraverso un canale privato, composto da amici e parenti dei docenti o degli alunni, un modo per poter aiutare i ragazzi nel coinvolgerli in attività lavorative; ha avuto, in passato, rapporti con Confindustria e Confagricoltura di Rimini che si sono mostrati particolarmente disponibili e sensibili alle necessità dei ragazzi e della scuola, coinvolgendoli in attività di ONLUS, agenzie di servizi e rilasciando poi ai ragazzi attestati di frequenza, una partecipazione 19 HANNO PARTECIPATO Giovanni B. Abbate Margherita Agosto che purtroppo l’Istituto non ha riscontrato nel proprio territorio di appartenenza. Giovanna Campaniello Patrizia Capone Le Aziende e gli altri Enti che la scuola ha avuto il modo di contattare in passato sul territorio di Caserta si sono mostrati poco propensi a voler coinvolgere i ragazzi in attività, giustificandosi col dire che non si ha tempo e che, per loro, risulta difficile stipulare convenzioni e coinvolgere tutor in queste attività. Enrico Carafa Diana Carmelo Immacolata Corvino Franco A. Criscione Antonio D’Angelo Qualora esistesse un progetto tra un Ente intermediario che funga da supporto alle aziende per organizzare tirocini, si potrebbe avere un miglioramento nell’interazione tra questi soggetti? Angelo Del Prete Il mio Istituto si è già rivolto, in passato, ad Enti come Confindustria che, però, si è limitata a fornire la scuola di un elenco di studi professionali i quali, oberati dalle loro scadenze, hanno dedicato ben poco tempo a queste attività e, quindi, la scuola ha dovuto poi contare solo sulle proprie forze per cercare quelle poche aziende che hanno poi collaborato con le scuole. Dario Olivetti D Antonia Di Pippo Enrico Di Sano Gilberta Materazzi Catia Pagano Patrizio Saulino Angelo Schiavone Francesca Varriale Sarebbe davvero utile creare una banca dati dove sia possibile riportare una serie di aziende che effettivamente hanno disponibilità e interesse nel coinvolgere i ragazzi nelle loro attività professionali.“ “ Sarebbe utile creare un modello comportamentale che sia in grado di aiutare le scuole e gli enti preparati a creare un futuro per i ragazzi. Credo che uno dei problemi all’interno della provincia sia la mancanza di pianificazione sociale, in quanto ci sono indirizzi di studio che vengono fatti crescere a dismisura ed altri, invece, che vengono abbandonati completamente e andrebbero invece potenziati. Ritengo, inoltre, che l’Amministrazione Provinciale dovrebbe rimboccarsi le maniche e cercaredi fare del proprio meglio per la pianificazione sociale e che dovrebbe mettersi in dialogo con Confindustria e Camera di Commercio e, dati alla mano, capire assieme cosa deve essere fatto per la provincia, come ad esempio investire soldi nelle infrastrutture affinché i ragazzi possano incrementare la loro preparazione. C’è bisogno di un modello che obblighi provincia e vari enti a fare quello per cui sono in carica e per cui vengono pagati.“ “ Credo che le scuole siano state abbandonate a loro stesse. Le aziende e i CPI sono poco disponibili a voler colaborare con le scuole, cosa che però avviene, nel caso delle aziende, solo quando le scuole ottengono i PON e le aziende, per poter usufruirne anch’esse di quei finanziamenti, si mostrano disponibili a voler collaborare. Le scuole, secondo me, possono contare solo sull’aiuto reciproco, delle altre istituzioni scolastiche ed è necessaria la creazione di una rete seria che si occupi di esse.“ 20 DAI FOCUS N. 0 | NOVEMBRE 2014 2° FOCUS GROUP CPI E APL DOMANDE 1 Quali relazioni ci sono tra APL e CPI? 2 Da quali elementi potrebbe avviarsi una collaborazione più stretta? “ Bisogna anzitutto stabilire chi fa cosa! Vorrei ribadire la disponibilità ad una maggiore cooperazione tra CPI e APL e sottolineare come, nel mio CPI, questo già accada con Adecco e Manpower.“ “ Tengo molto a evidenziare l’esigenza di una maggiore collaborazione per quanto riguarda le categorie protette. Ammetto, però, di rivolgermi poco al CPI: ciò accade principalmente per la lentezza delle risposte.“ “ I CPI sono chiamati ad assolvere compiti su due livelli: quantitativo e qualitativo. Sarebbe auspicabile guardare alla collaborazione, magari creando un osservatorio che potrebbe orientare la formazione. Individuare di cosa, davvero, abbiamo bisogno: servizi innovativi, maggiore informazione ad un alto livello.“ “ Sottolineo l’inesistenza di un rapporto “vero” fra CPI e APL. La mia esperienza professionale, il punto di debolezza è la mancanza di fiducia che si riflette a due livelli: quello dei lavoratori, che non credono che rivolgersi ai CPI sia garanzia di lavoro; e quello dei lavoratori delle APL, che non ricevono le informazioni necessarie“ “ Sono molto interessata a partecipare al progetto PESCO. Colgo l’occasione per invitare la platea ad un convegno finale di un progetto che ha, tra gli altri, come obiettivo l’inserimento di 30 giovani lavoratori in collaborazione con l’università. Ho un ottimo feedback dai CPI di Aversa, Capua e Caserta“ “ Credo sia necessario abbandonare i pregiudizi e creare occasioni di lavoro.“ “ Colgo l’occasione per presentare la situazione del CPI di Casal Di Principe e delle sue specificità. Sono responsabile da poco tempo e mi auguro che la situazione migliori e che, ben presto, possa davvero esserci un’occasione di collaborazione fra CPI e APL“ “ “ Dobbiamo mettere a sistema ciò che fanno le APL e ciò che fanno i CPI, al fine di creare finalità e poi utilizzarle.“ Fornisco elenchi alle APL senza ricevere riscontri. L’informatizzazione fa perdere la relazione personale. Auspico una collaborazione fitta. Dobbiamo partire dalla relazione personale e, poi, strutturare procedure condivise“ “ La mia proposta è condividere le offerte lavoro con le APL, ricevere un feedback e progettare il futuro. Sottolineo anche come i CPI si stiano mettendo al passo coi tempi (vedi, ad esempio, il portale clicklavoro).“ 21 HANNO PARTECIPATO Giuseppe Boschini Renato Capriglione Nadia Coronato Teresa Cresci Enrico Di Sano Antonella Gentile Lorenzo Gentile Manuela Impronta Rosa A. Italiano Maria Ottaviani Marisa Schiano Maria C. Tari Carmela Votta 22 DAI FOCUS N. 0 | NOVEMBRE 2014 3° FOCUS GROUP TERZO SETTORE DOMANDE 1 In relazione alle politiche del lavoro, chi si ritiene debba partecipare al network per il lavoro? 2 Con quali soggetti sarebbe interessato a interagire e rispetto a cosa? “ Un network per il lavoro è un’iniziativa davvero interessante, purché produca risultati concreti e significativi sul tema della parità per i soggetti con disbailità, di cui non si è tenuto abbastanza conto nella programmazione delle attività della Garanzia Giovani. In questo senso, appare urgente definire appropriate modalità di erogazione e fruizione dei servizi di Garanzia Giovani anche da parte di questa categoria di soggetti.“ “ Il primo obiettivo del network non è né deve essere quello di aumentare l’offerta di lavoro (cosa, fra l’altro, difficilissima da realizzare), bensì quello di proporre un cambiamento culturale che faccia leva sul sistema di rete e relazioni che tutti i portatori di interesse sono in grado di realizzare sul territorio.“ “ Ritengo che una leva di particolare interesse e potenzialità per creare occupazione sia quella della crescita sostenibile, delle coltivazioni biologiche, della green economy in generale. Si tratta di temi ancora non opportunamente valorizzati dalle istituzioni pubbliche locali e che, anche in ambito Garanzia Giovani, richiederebbero particolare attenzione.“ “ Il territorio della Provincia di Caserta ha tuttora enormi potenzialità di sviluppo e valorizzazione e può rappresentare quella fonte di carburante per nuova energia nel lavoro e nell’occupazione. Ovviamente, è necessario un ruolo propulsivo da parte delle istituzioni competenti.“ HANNO PARTECIPATO Enrico Di Sano Angelo Iodice Rosario Laudato Elisa Laudiero Elisabetta Luise Teresa Marzano Beatrice Mirto Biagio Napolano “ Sono molto interessata all’iniziativa, benché rimangano aperti alcuni quesiti in relazione al coinvolgimento delle imprese all’interno della rete e alle tipologie di protocolli che potranno essere stipulati.“ “ Da tempo svolgiamo attività di orientamento al lavoro e, come associazione, attualmente riscontriamo difficoltà sul tema della garanzia per i giovani.“ Matteo Palmisani Luisa Perinella Carlo Petrillo Enzo Piccirillo Daniele Romano Daniela Santarpia Francesca Sapone Gianfranco Tozza “ La rete, da sola, non può assicurare occupazione, anche se rappresenta una premessa e un metodo per costruire un percorso.“ 23 Michele Zannini 24 DAI FOCUS N. 0 | NOVEMBRE 2014 4° FOCUS GROUP ASSOCIAZIONI D’IMPRESA DOMANDE 1 Come si relazionano le imprese con le agenzie dei servizi per il lavoro del territorio? 2 Come sono le relazioni con questi servizi? 3 Quali criticità vengono riscontrate? 4 È utile creare un network del lavoro per la provincia? 5 Su cosa dovrebbe lavorare il network? 6 Qual è il contributo che il mondo delle Associazioni Datoriali può offrire alle politiche attive del lavoro? “ Ritengo che una delle criticità in materia di formazione, quella finanziata dalla Regione nell’ambito dell’offerta formativa, viene attuata ma non in modo mirato alle esigenze delle imprese.“ “ Tutte le Associazioni si soffermano più sugli ammortizzatori sociali che sulle politiche attive del lavoro; e oggi, parlare di politiche attive del lavoro è più difficile rispetto a qualche anno fa. Le esigenze delle imprese e le dinamiche del mondo del lavoro sono così veloci che è difficile seguire il passo delle loro reali esigenze. Quello che i Centri per l’Impiego dovrebbero fare, secondo me, è spingere sugli strumenti come l’apprendistato, in quanto molte aziende si soffermano sulla formazione che, tra le altre cose, andrebbe snellita e attuata in maniera trasversale, e allocare all’interno dei Centri per l’Impiego delle risorse specifiche nel servizio di lavoro con le imprese. Questa dovrebbe essere una missione fondamentale. Un’altra criticità riguarda i rapporti coi consulenti del lavoro che non sono abbastanza preparati e informati e, di conseguenza, non sanno bene cosa proporre.“ “ Noi non crediamo nei servizi oggerti dai Centri per l’Impiego e non amiamo il modo in cui lavorano. Anche per questo motivo, abbiamo creato il Network “valorizzati.it”, un Network di Confartigianato Italia che fa incontrare richiesta di lavoro e domanda; e che funziona in quanto, attraverso questo, si riesce a offrire immediatamente tutte le risposte che i giovani e le imprese cercano e a offrire a entrambi gli strumenti che cercano. In questa relazione ci sono anche gli Istituti Professionali e si cerca, quindi, anche con le Scuole di far si che i ragazzi HANNO PARTECIPATO Enrico Di Sano Domenico Orabona aderiscano al network iscrivendosi. In questo modo, qualche impresa in Italia può cercare il progilo professionale che più si addice alle proprie esigenze. Questo attivato è uno strumento che funziona e in cui i giovani riescono ad approcciare in modo semplice. A mio avviso, i CPI non dovrebbero essere vicini solo alle Aziede e alla domanda di lavoro da parte dei giovani.“ Tommaso Picone Luca Pietrolungo Andrea M. Romano Vittorio Terracciano “ Il vero problema, che appartiene ormai da tempo ai CPI, è il rapporto con le imprese. Naturalmente per colpe che sono quasi tutte da addebitare a questioni di carattere culturale cel CPI, ma non in quanto tale: soprattutto per l’amministrazione che si sarebbe dovuta usare in quella direzione e a causa di un ritardo culturale che deriva anche da norme di carattere regionale fatte e mai applicate. Ad esempio, la Regione Campania ha creato due Leggi Regionali, nel 1998 e nel 2008, che prevedono che i CPI svolgano 3 funzioni: orientamento, politiche attive e formazioni. Queste tre funzioni non sono mai state poi rese operative. All’inteno dei CPI questo deficit è sempre stato avvertito e cercato di risolvere, ma spesso i responsabili dei CPi si ritrovano a fare i consulenti dei consulenti e, quando casualmente si entra in contatto con i rappresentanti delle aziende, si impara ad apprezzarsi reciprocamente. I CPI hanno sempre provato a convincere la propria amministrazione ad andare verso le imprese, e quel poco che si è riuscito a fare è stato grazie all’impegno di qualche responsabile. Questo vuol dire che il tema è centrale e se questo tipo di Focus potesse servire anche a riportare questa esigenza, che è avvertita da tutti (anche da noi dei CPI), a un livello un po’ più alto forse si potrà avere un ascolto maggiore e riuscire a smuovere qualcosa.“ 25 “ “ “ Il vero problema sono i consulenti del lavoro, i quali non propongono l’apprendistato perché hanno timore della formazione, che andrebbe fatta -più utilmente- direttamente sul posto di lavoro, in sostituzione a quella che si svolge all’interno di aule, in quanto poco utile“ Ritengo che una delle criticità in materia di formazione (quella finanziata dalla Regione nell’ambito dell’offerta formativa) viene attuata ma non in modo mirato alle esigenze delle imprese.“ Uno degli obiettivi del progetto è quello di accorciare le distanze tra offerta formativa e offerta di lavoro, di venire incontro alle scuole che vorrebbero sapere dalle aziende come dover formare i propri allievi. È realistico fare dei percorsi di formazione che siano orizzontali, per buona parte, su alcuni temi come la sicurezza sul mondo del lavoro. Bisognerebbe fare anche una formazione calata nella realtà territoriale, che è espressa dalla caratterizzazione della zona di appartenenza. Ritengo anche che le aziende dovrebbero rendere noti i requisiti minimi per poter accedere a un’azienda.“ Ritengo che sarebbe utile semplificare la procedura dell’apprendistato. L’imprenditore, purtroppo, è restio all’apprendistato vuoi per mancanza di tempo, o perché magari è scoraggiato. “ Le relazioni fra aziende e CPI sono inesistenti. Un network per il lavoro già esiste, ma non gli è concessa la possibilità di funzionare.“ 26 TESTIMONIANZE N. 0 | NOVEMBRE 2014 LA COOPERAZIONE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE di Giuseppe Messina La provincia di Caserta si caratterizza essenzialmente per una serie di primati da capogiro P rima in Italia per la produzione della mozzarella di bufala; per le fragole; per le pesche e le nocepesche; seconda per la produzione di ciliegie; mentre il 60% della produzione nazionale di tabacco Burley e il 6% della produzione nazionale di mele si producono in Terra di Lavoro; così come il più antico formaggio italiano (il Caso Peruto), o le castagne di Roccamonfina che servono per fare i marron glasse. Ben cinque marchi di acque minerali si producono nel nostro territorio e sono conosciute e apprezzate da mezzo mondo. Per non parlare dei beni archeologici, monumentali, ambientali e di altre centinaia di prodotti locali che distinguono questa provincia. Diciamo questo non per affermare “quanto siamo bravi noi casertani” Semmai l’esatto contrario! I numeri non mentono. A guardarsi intorno, infatti, con la disoccupazione giovanile, che dalle nostri parti ha già superato il 50% non sembra possibile quello che accade in questo territori fra i più fertili del pianeta tanto da considerarlo “la dispensa d’Europa”. Si potrebbe dire che nuotiamo nell’oro e moriamo di fame. E’ la realtà: siamo sommersi dalle risorse in senso di beni materiali quali: terre disponibili (es. usi civici per 37.962 ettari in 66 comuni; demanio dello Stato, della Regione, ecc.), immobili disponibili a centinaia confiscati alla camorra (ben 512 nella sola provincia di Caserta in 42 comuni), come numerose aziende che aspettano qualcuno che si decida di gestirle. Siamo “affogati” anche dai finanziamenti pubblici. Ci sono ben sono trenta miliardi di euro di fondi pubblici da spendere: circa diciassette miliardi di euro di fondi europei assegnati all’Italia ai quali si aggiungono 13 miliardi di cofinanziamenti nazionali, per un totale appunto di 30 miliardi che possono, anzi debbono, essere spesi entro il 31 dicembre 2015, altrimenti Bruxelles i soldi se li tiene e li dà a qualche Paese più pronto. Si tratta di ciò che resta dei 49,5 miliardi di euro dei fondi strutturali europei per il 2007-2013 destinati all’Italia. C’è tempo fino alla fine del 2015 per spenderli. Finora l’Italia ne ha speso il 40%, resta il 60%. Un’occasione da non perdere per far sì che questi fondi siano il più possibile produttivi, utili alla crescita dell’economia da tutti invocata e da troppo pochi praticata. Ho fatto solo un esempio delle risorse finanziarie disponibili e vale la pena precisare che i fondi non spesi hanno avuto come causa la mancanza di progetti e di idee! Questa incapacità che caratterizza i limiti culturali e l’inadeguatezza di una classe politica e imprenditoriale sembra contrassegnare il Sud e, in generale il Paese i cui imprenditori hanno ceduto a stranieri negli ultimi quattro anni ben 437 marchi made in Italy! In queste brevi note non ci interessa analizzare, criticare, pontificare. Ci interessa capire in che prospettiva si collocano i nostri giovani che, pur essendo molto spesso qualificati sono costretti o a tentare la fortuna con l’emigrazione o rassegnarsi a un futuro senza prospettive, aspettando che qualcosa o qualcuno bussi alla loro porta o li chiami al cellulare. Non accadrà! Le cose non stanno come prima. I tempi sono cambiati e credo che dovremmo scuoterci da questo torpore che distingue il declino italiano e che sembra aver attaccato e imprigionato i giovani, in modo particolare. E’ con altri occhi che bisogna guardare ad esempio all’agricoltura, in altre parole, al futuro, dove medici, psicologici, cuochi, laureati in lettere, preparatori sportivi, ecc. possono trovare facilmente occupazione. Si l’agricoltura! Nel nuovo panorama che ne ha fatto la normativa europea (si veda a tale proposito come è stato modificato l’art.2135 del codice civile), il settore primario appare come un grande mosaico costituito da numerose tessere di varia dimensione e tutte insieme tracciano una realtà totalmente inedita. In questo mosaico, chiamato multifunzionalità, il ruolo storico dell’azienda agricola, ossia del luogo fisico della produzione del cibo (animali e vegetali) e della gestione dei boschi e delle foreste, rimane centrale e accresciuto da una pluralità di attività possibili che vedono emergere nelle nuove funzioni, figure professionali nuove per il mondo agricolo. Nuovi e vecchi mestieri, nuove opportunità per professionisti “altri” e il territorio e le aziende agricole esistenti o da realizzare in cui la multifunzionalità si esplica. Se si prova a guardare con gli occhi della mente e si pensa alla fattoria come soggetto storico del luogo dove si produceva il cibo e cosa, invece, potrebbe essere oggi l’azienda agricola, ci si accorge subito dell’enorme avanzamento che è avvenuto nel mondo rurale. Esso non è solo un passo avanti verso “la modernità”. A guardare bene si tratta di una restituzione di funzioni proprie della società contadina che ha caratterizzato il vecchio continente prima che la rivoluzione industriale facesse morire quel mondo dopo diecimila anni di esistenza. Si pensi all’ospitalità rurale, alla ristorazione, alle pratiche sportive. La letteratura, specie dell’ottocento è ricchissima di esempi di vita agreste in cui stranieri o residenti si spostavano in campagna a passare le vacanze o a scoprire realtà nuove come hanno fatto per tantissimi anni inglesi e poi tedeschi, ecc. La più moderna multifunzionalità è scaturita, invece, dalla necessità di assicurare la presenza dell’uomo sul territorio, per la sua sicurezza alimentare e ambientale. L’agricoltura multifunzionale, inoltre, rispondendo a un’oggettiva richiesta che è venuta dalla società europea ha, come direbbe Maurizio Ferraris “elevato la possibilità a necessità”. In questo senso si aprono prospettive completamente nuove. Possiamo dire, in altri termini, che non interessa porre in essere aziende basate esclusivamente sulla logica di mercato la cui funzione primaria è la concorrenza, così come si articola la stessa green economy. Ci interessa, invece, un futuro e quindi un’agricoltura ecologicamente sostenibile ma anche socialmente desiderabile. Il sistema cooperativo, in questa direzione, struttura democratica, nella prospettiva appena tracciata, favorisce questo tipo di mission, ossia l’essenza solidaristica che è alla base della cooperazione stessa, poiché non esiste la distinzione tra titolare e dipendente e in cui si fondano doti di managerialità di mutualità ma anche di convivialità. Con la cooperativa è possibile fare sistema (complesso) perché le idee imprenditoriali, i progetti e il lavoro scaturite dai soci, interagiscono fra di loro in una sintesi tra esperienza e conoscenza. Nella logica della multifunzionalità, infine, il sistema cooperativo è fortemente collegato con la società nella quale opera e in questo modo esso rafforza l’economia locale. Sotto questo profilo, l’agricoltore cooperatore, socio e lavoratore, assume, di fatto, una nuova veste: non più e solo di imprenditore, di tecnico-contabile, di animatore, di ambientalista ma una sintesi di tutti questi mestieri. Occorre 27 evidenziare inoltre che un’azienda multifunzionale esige per bene operare e durare, ma anche per essere legittimata a svolgere il suo ruolo, di specifiche figure professionali, tipiche di altri settori produttivi e di servizi storicamente e fisicamente dislocate generalmente in città. Penso ai laureati in lettere o conservazione dei beni culturali per le fattorie didattiche; i medici, psicologi, psicoterapeuti per le fattorie sociali; cuochi per gli agriturismi; preparatori sportivi per gli agro campeggi, ecc. Tutto questo perché nell’ambito della nuova ruralità si possono (e si devono) sviluppare e implementare innumerevoli aziende che oltre a produrre cibo, allevare animali e curare il bosco possono svolgere una funzione educativa e didattica; una funzione ricreativa; una funzione terapeutica o per attività a sfondo sociale; infine come luogo per vendere i propri prodotti quel del territorio e come luogo di produzione ed erogazione di servizi pubblici e privati. Le risorse fisiche (terra) ma anche i soldi ci sono. C’è anche la materia grigia e in abbondanza. Occorre che la P.A., la Camera di Commercio, ma anche i sindacati e quanto rimane della cosiddetta società civile insieme (ma solo per chi ha idee da proporre; i cosiddetti tavoli non interessano nessuno) suggeriscano quali strumenti porre in essere anche alla luce di finanziamenti finalizzati all’affidamento di servizi per sostenere la rete di cooperazione tra sistema pubblico e privato per la creazione di nuova e qualificata occupazione. Conclusione. E’ vero, abbiamo il dovere dell’ottimismo, soprattutto nei confronti dei giovani, dei nostri figli. C’è però da chiedersi: “A cosa serve “resistere” se la tua vita passa fra precarietà, disoccupazione e solitudine?”. Forse bisognerebbe uscire da quello che viene chiamato “sistema” e, forse, la cooperazione potrebbe dare le risposte che cerchiamo. 28 TESTIMONIANZE N. 0 | NOVEMBRE 2014 PROGETTO GARANZIA GIOVANI È rivolto ai cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training) che non studiano e non lavorano quindi inattivi. Il programma è partito il primo maggio con l’adesione al programma tramite il portale cliclavoro.campania, che prevede l’iscrizione del giovane e la compilazione del proprio curriculum vitae. Ad oggi sono più di diciottomila le adesioni pervenute solo in Campania e si prevede nei prossimi mesi la presa in carico di coloro che ne hanno fatto richiesta con l’adesione. In tale prospettiva, la CISL GIOVANI si propone di: • • • Informare sul Programma YG, sui servizi e le misure disponibili; Informazione sulla rete dei servizi competenti Informazione sulle modalità GAS CASERTA di Stefania Mastroianni Una sfida agroalimentare I produttori dell’Alto Casertano di Angelo Iodice La Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è un progetto volto a garantire a tutti i giovani di età tra 15 e 29 anni, un’offerta qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi, di apprendistato o di tirocinio o altra misura di formazione entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale. 29 C di accesso e di fruizione dei servizi offerti; Rilevazione e registrazione nel sistema informativo dei dati richiesti per l’adesione “assistita” del giovane al Programma Accompagnare il giovane nella ricerca di opportunità di formazione e lavoro. aserta c’è. Si chiama Alto Casertano la risposta all’inquinamento ambientale di una terra sofferente, amata da Greci e Romani e frequentata per il clima mite e le acque cristalline da chi è venuto molto dopo. Una storia vecchia, che sembra altro da noi. E invece eravamo noi, quella terra che si chiamava Campania Felix e che oggi è nota alle cronache come “Terra dei Fuochi”. Perché qualcosa, lentamente, ha lasciato che quei territori si infettassero. Che i veleni si infiltrassero nel sottosuolo come si infiltra chi sulla violenza ha costruito imprese. Le azioni sopra citate saranno accompagnate dal nostro monitoraggio sull’attività svolta dai Centri per l’impiego e dai soggetti attivi coinvolti nel progetto, al fine di rendere più efficace ed effettiva la misura che, se praticata seriamente, potrà davvero produrre opportunità di lavoro e di formazione professionale. Il nostro auspicio è di scongiurare il pericolo che i fondi della garanzia riservati alla Campania ( circa 600 milioni) vengano destinati solo per la formazione, lasciando poco spazio a reali opportunità di inserimento lavorativo. Come CISL GIOVANI ci teniamo dunque a partecipare al programma e ad essere coinvolti come soggetti attivi, ausiliari dei Centri per l’impiego e delle agenzie di somministrazione, per poter agevolare l’incrocio tra domanda ed offerta e snellire le procedure in modo da velocizzare i tempi, contribuire nei processi formativi e consentire al giovane di conoscere anche la realtà associativa. Questo è il volto della Campania oggi, il volto che mostriamo al resto d’Italia e del mondo. Terra di camorristi. Gomorra, come l’ha chiamata Roberto Saviano, con un’espressione che ormai non ci fa più nè caldo nè freddo. Ma al di là di connivenze, appalti pilotati, infiltrazioni e vendette trasversali c’è un altro mondo. Il mondo di chi vuol fare del proprio territorio un luogo vivibile, nonostante tutto. Un mondo che convive con quello, più noto, della criminalità. Più noto, ma non per questo più forte. Un mondo di persone che si impegna per il futuro, per quelle generazioni che verranno, per le quali tutto sembra già perduto. Ma non lo è, evidentemente, se ci si crede e ci si attiva con progetti lungimiranti che guardano al futuro. Come lungimirante è il GAS, un’esplosione di volontà e competenze mescolate insieme, che fanno gruppo. Ne vien da sé che il GAS, sposando i concetti di agricoltura biologica e acquisto a chilometro zero, tolga punti a chi le • • • terre le violenta. Ma anche a chi le terre le abbandona. Nella sua breve vita il GAS ha fatto più di quanto i Governi avrebbero dovuto fare nelle politiche agricole e ambientali. GAS è acronimo di Gruppo di Acquisto Sol ideale. E il GAS di Caserta rappresenta una duplice sfida. Tra i produttori, molti nomi dell’Alto Casertano: una sfida all’abbrutimento ambientale e culturale. Una sfida alla crisi, che ha privato molti giovani di quelle opportunità per cui avevano intrapreso percorsi di studi. Ma, si sa, le difficoltà aguzzano l’ingegno e così è stato per molti produttori che si sono riconosciuti all’interno del progetto di acquisto solidale. Il Caseificio la Teresina, la Sbecciatrice, il Giardino Segreto, il Frantoio e Cantine Mastroianni, le Marmellate di Esther, il Panificio Santabarbara, l’Azienda agricola Mazzarella e il Pollo oggi come ieri di Gennaro Coretti. Le storie di questi produttori sono un esempio coraggioso. Alcuni di loro hanno alle spalle un percorso universitario che non gli ha offerto niente, una delusione che accomuna molti trentenni di oggi. Ma, forti del bagaglio culturale- sia accademico che popolare- hanno deciso di prendere la vita per come si presentava e di mettere in scacco la crisi. Proprio in questo modo sono nate alcune aziende, come la Sbecciatrice dei fratelli Barbiero e Il Giardino Segreto di Angelo Mastroianni di Villa Santa Croce, che hanno prestato le loro competenze all’agricoltura, dialogando col passato per rinnovare il presente. Laureati in Lettere, Economia, Geologia, i produttori del GAS hanno rieducato se stessi all’agricoltura e alla biodiversità, ritornando al lavoro dei loro nonni, alle piccole realtà familiari che oggi, in tempo di crisi, rappresentano un progetto grandioso. Percorsi di studio che, alla fin fine, sono valsi a qualche cosa: la forza di queste aziende è infatti data dalle conoscenze e dalle competenze nei vari settori, che contribuiscono all’accrescimento dei vecchi saperi. Quello da cui si parte è sempre la tradizione, cioè le tecniche del passato, riadattate all’oggi, nel rispetto dei tempi e dei ritmi della terra. Una vocazione trasformata in lavoro, con un pizzico di coraggio e di voglia di reinventarsi: è questa la ricchezza dei produttori del GAS di Caserta, una storia che, a dirla tutta, accomuna molti giovani, come quelli riscopertisi pastori o contadini, ad esempio. Prendiamo Tommaso Mastroianni, che da promoter finanziario si è trasformato in imprenditore dell’olio, l’attività di famiglia, consolidata e ampliata, affiancata dalla produzione di vino Pallagrello, i cui prodotti sono stati premiati e recensiti su guide e riviste enogastronomiche come la Guida Vini L’Espresso o il Gambero Rosso. O Esther Fiorillo, giovanissima, classe 1987, che ha fatto della sua passione per le marmellate una seria attività. O Arcangelo Santabarbara e Teresa Caruso, che insieme dal 2004 gestiscono con dinamismo il Caseificio la Teresina, a Piana di Monte Verna, realizzando prodotti caseari di alta qualità, nati dalle vacche Frisone che loro stessi allevano. O Alfonso Santabarbara, titolare dell’omonimo panificio, che assicura la sicurezza alimentare del suo prodotto finito: il pane, il cui ingrediente base è coltivato in parte dallo stesso Santabarbara, in parte da produttori caiatini. O Pasquale Mazzarella, di Caiazzo, che produce un sofisticato olio riconosciuto dagli esperti, a cui ha affiancato la produzione di una linea biocosmetica all’olio d’oliva, dalle qualità benefiche, o il signor Coretti, di Castel di Sasso, che alleva polli ruspanti e vende uova come quelle covate dalle galline delle nostre nonne. Nomi che sono storie e storie che sono sfide. Una iniziativa che ha il sapore della voglia di vivere e di non lasciarsi scappare quelle occasioni che, certo non da sole, possono molto. Il tutto nel rispetto del consumatore e dell’ambiente, come i nostri nonni ci hanno da sempre insegnato, senza farci nessuna lectio magistralis ma con il valore sacrosanto dell’esempio: poche parole, tanti fatti. 30 I LIBRI N. 0 | APRILE 2014 31 Economia del mezzogiorno rapporto SVIMEZ 2014 2013: la crisi continua soprattutto al Sud – Anche nel 2013 sono state quelle dei Paesi emergenti (Cina, India, Brasile e Russia) le economie più dinamiche, mentre il Pil nell’Unione europea è ristagnato a +0,1%, fino a scendere nell’area Euro a -0,4%, con flessioni più pesanti in Grecia (-3,9%), Italia (-1,9%) e Spagna (-1,2%). Tra il 2008 e il 2013, negli anni di crisi, il Pil dell’area Euro ha perso quasi due punti percentuali, ma con forti differenze tra i Paesi: dal -5,9% della Spagna al -8,5% dell’Italia, fino al -23,7% della Grecia. Situazione diametralmente opposta, nello stesso periodo in questione, per i Paesi dell’Unione fuori dall’area Euro, che hanno registrato un incremento del Pil del +7,1%. Tra le principali economie industrializzate, principalmente per effetto della crisi di competitività che la colpisce da oltre dieci anni, l’Italia è fra le più lente a recuperare: dal 2001 al 2013, a fronte di un incremento di 15 punti percentuali in Germania, di 19 in Spagna, di oltre 14 in Francia, e di unsegno positivo perfino in Grecia, +1,6%, il Pil nazionale ha registrato una flessione dello 0,2%, per effetto dell’ampia forbice tra un Centro-Nord positivo (+2%) e un Mezzogiorno fortemente in ribasso (-7,2%). Cacciavite, robot e tablet di D. Vico e G. Viesti L’economia reale del mezzogiorno a cura di A. Q. Curzio e M. Fortis Se nelle regioni meridionali italiane si adottasse una logica industriale, l’Italia potrebbe diventare come la Francia e la Germania. Un’affermazione forte che i curatori argomentano per dimostrare la natura italo-europea del Mezzogiorno nel Mediterraneo. Le tesi principali del volume sono due. La prima richiede per lo sviluppo del Mezzogiorno la creazione di un’«economia reale» forte in cui capacità organizzativa e razionalità produttiva si applichino a tutti i settori, sottraendosi alla discrezionalità di interventi finanziari che nascono e finiscono in quell’assistenzialismo che mortifica le qualificate risorse umane del Mezzogiorno. La seconda tesi è che i punti di forza e di eccellenza già presenti nell’economia reale del Mezzogiorno dimostrano la sua innovatività, ma non sono sufficienti per un’area con 26 milioni di abitanti. La vera chiave di volta per far emergere il Sud sta nell’integrazione tra agricoltura, industria, turismo, logistica e infrastrutture anche con una prospettiva mediterranea. Sono, queste, le tematiche lungo le quali si snoda il volume, ma anche le ipotesi di sviluppo auspicabili per il futuro dell’Italia. Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di Economia politica dell’Uni ver sità Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è presidente della Classe di Scienze morali dell’Accademia nazionale dei lincei e del Comitato scientifico della Fondazione Edison. Marco Fortis, docente di Economia industriale e Commercio estero all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è vicepresidente della Fondazione Edison. «L’industria è, e deve restare, il motore dell’economia italiana ma oggi sono evidenti i pericoli di un drastico ridimensionamento. Come reagire? Ci siamo trovati d’accordo nell’individuare i problemi ma ci siamo divisi nel delineare le soluzioni. Così di vie italiane alla politica industriale ne vengono tracciate non una ma due». La grande recessione e il salto tecnologico in questi anni sono andati di pari passo. Per necessità e poi per virtù le imprese hanno affrontato ristrutturazioni in cui si trovano a convivere cacciavite, robot e tablet. Ma quali sono le politiche e gli strumenti che i governi e il sistema delle imprese devono adottare per rilanciare la manifattura? Un economista e un giornalista si confrontano con questa domanda e arrivano a conclusioni assai diverse. Gianfranco Viesti sostiene il rilancio di un’azione pubblica all’altezza delle sfide della globalizzazione, in grado di accrescere la dimensione delle imprese e di favorirne internazionalizzazione e innovazione. Dario Di Vico è per una politica industriale plurale in cui lo Stato diminuisca le tasse e passi l’iniziativa a banche, fondi di investimento e multinazionali. WIkieconomia Una vita di cooperazione di Leonardo Becchetti «E colossi finanziari troppo grossi per fallire, troppo complessi per essere regolati la fanno da padrone in una finanza ipertrofica come “battelli ebbri” che hanno rotto gli argini e i freni di regolatori deboli o collusi. Dandosi il nome di banca, ma operando da gigantesche bische dove prevale il trading ad alta frequenza e l’uso di derivati per finalità puramente speculativa» Come wikipedia testimonia la capacità della rete di stimolare gli immensi giacimenti di gratuità umana, così la wikieconomia potrebbe essere la grande opera del futuro: la costruzione di un’economia al servizio del bene comune e a vantaggio di tutti. In che modo? Se domani decidessimo di premiare, con i nostri click sul computer, con i nostri consumi e con i nostri risparmi, le aziende che sono all’avanguardia nel creare valore economico in modo sostenibile, il mondo cambierebbe sotto i nostri occhi. Abbiamo un potere enorme come consumatori: votando «col portafoglio» e «col mouse» per aziende responsabili possiamo spostare quote di mercato rilevanti, promuovendo, nel nostro stesso interesse, il modello di impresa più socialmente e ambientalmente responsabile. a cura di Giuseppe Messina L’articolo 3 a cura di S. Anastasia, V. Calderone e L. Fanoli “La tutela e l’effettività dei diritti umani non è affare esotico che riguarda lande e continenti lontani. Al contrario, è bene partire da noi, prima di andare in giro per il mondo a predicarne il valore e l’urgenza. L’articolo 3 è un resoconto e un progetto politico. Il progetto politico della Costituzione repubblicana e del principio d’uguaglianza scritto in nome della dignità e dei diritti di ogni essere umano.” (dalla prefazione di Luigi Manconi) I temi: Disabilità e persona. Omosessualità e diritti. Il pluralismo religioso. Rom, sinti, caminanti. Dallo ius migrandi all’integrazione. Fuggiaschi, profughi e richiedenti asilo. L’accesso alla giustizia. Habeas corpus e garanzie. Prigionieri. Libertà di espressione e di informazione. Dati sensibili, riservatezza e oblio. La tutela dei minori. Istruzione e mobilità sociale. Libertà femminile e autodeterminazione. Diritto alla salute e libertà terapeutica. Garanzie del lavoro e garanzie del reddito. Protezione dell’ambiente e vita buona. Medici, psicologi, cuochi, preparatori sportivi, educatori, animatori sono alcune delle nuove figure professionali che, accanto a agricoltori, agronomi, veterinari e altre consuete figure del mondo agrario costituiscono la grande “galassia” del nuovo universo dell’agricoltura italiana. Le profonde modificazioni normative apportate negli ultimi anni dall’UE al settore agricolo stanno determinando cambiamenti strutturali che consentono di ripensare la “terra” come un luogo in cui tornare a piantare le radici della propria esistenza e del proprio lavoro. Per questo è stata ideata una “guida” di rapida consultazione, in grado di fornire informazioni utili per imparare a costituire una cooperativa, trovare la terra, reperire i contributi e individuare le istituzioni a cui rivolgersi. Un’appendice telematica, ricca di formulari, modelli e una rassegna delle principali normative, gratuitamente consultabile sul sito della casa editrice, facilita i lettori a risolvere problemi e dubbi. Curatore e coautore del manuale è Giuseppe Messina, agronomo, esperto in cooperative e pianificazione territoriale. Per la nostra casa editrice è autore del volume Indicatori per una pianificazione territoriale ecosostenibile. Il caso Campania.
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