Racconti filosofici I Spinoza e la presa d’aria di Luca Zendri [email protected] www.lucazendri.com Io sono freddoloso. Mi dicono che dipende dal nervoso, dal carattere. Dovrei avere freddo anche d’estate, allora. Invece niente, sto benissimo, d’estate. Può darsi che si tratti di un archetipo. Non andrei da uno strizzacervelli neanche se sentissi la voce del mullah Omar rimbombarmi nel cranio, ma ieri sera ho letto un libro: Die Beziehungen zwischen dem Ich un dem Unbewussten, di Karl Gustav Jung. In tedesco, perché mio nonno era un Obergruppenführer delle SS. Un tipo con qualche angolo vivo nel carattere, ma per il resto simpaticissimo. Da bambino mi aveva insegnato il tedesco e di nascosto, in cantina, a marciare al passo dell’oca. Io marcio perfettamente al passo dell’oca tutt’ oggi, ma non in pubblico, per non ingenerare perplessità. Sono un tipo che ama essere giudicato con benevolenza. La benevolenza è il vertice della mia etica personale, la esercito e la esigo, quando si tratta di me. Chi non è benevolente con me, beh. Mio nonno mi ha 1 insegnato due cosette che tengo segrete. In fin dei conti il nazismo era un modo trasparente di regolare i rapporti umani, e oggi, di trasparenza, ce ne vorrebbe. Sia come sia, sono freddoloso e il libro dello strizzacervelli svizzero mi ha fatto capire che in certi momenti della vita noi siamo preda dei borborigmi dell’inconscio, e il primo fronte su cui si combatte la guerra sono i sogni. La notte dopo avere letto il libro ho sognato un siluro filoguidato che strisciava per terra nei giardini pubblici di Mannheim, tra la Kolpingstrasse e la Ludwig – Ratzel Strasse. Kolping era anche il nome del cane di mio nonno, cane morto di freddo in Russia e poi divorato dai soldati in trincea. Non c’era un Mc Donald’s a portata di mano, a Stalingrado. Il libro di Jung mi ha insegnato che l’archetipo che mi riguarda è quello dell'Eroe. Il mio inconscio lo rappresenta come cane divorato dal soldato tedesco, a sua volta archetipo della madre fallica. Io non so se mia madre fosse fallica, ma di certo era avara e teneva sempre il riscaldamento sul minimo anche nelle più rigide giornate invernali, quando il vento ti si infila tra l’atlante e l’epistrofeo. Quindi, a seguire Jung, la mia tensione rimossa ad essere l’Eroe che si sacrifica per il Padre Ideale, si sarebbe potuta facilmente trasformare nella sensazione di freddo incoercibile, la madre (mia? Di Jung? Non è dato sapere) lì a vegliare sul sintomo e a cuocerlo nel forno della sua fallicità, o presunta tale. Da qui la 2 mia tormentosa ricerca, in inverno, per trovare il modo di non patire il freddo, senza peraltro riuscirci mai. Insomma, tutto questo mio stropicciare il cervello con archetipi, cani morti, nazisti e metano ha come epicentro la caldaia murale. L’aspetto più strano della nostra società, destinata con certezza ad un’implosione che sarà stata spettacolare per i quatto gatti che ne usciranno ancora vivi, è di avere schiacciato il mito negli oggetti di ogni giorno, rendendolo invisibile come mai prima nella Storia. In questo modo siamo diventati pazzi senza accorgercene. Viviamo per acquistare oggetti senza sapere che si tratta di anime super compresse nelle cose. Pensate al dentifricio. Il dentifricio è uno spirito evolventesi al passo del mito della purezza interiore. Ogni tre settimane la pubblicità del dentifricio cambia cambiando nome allo stesso prodotto e presentandolo come l’amorevole risultato del lavoro inesausto di legioni di tecnici. Essi lavorano lo spirito del dentifricio rendendolo sempre più puro e santo, tanto da trasformare il nostro fiato-anima in un desiderabile flusso apotropaico, tale da renderci amabili, mondi, sublimi. E’ lo stesso procedimento che agita il godere del mistico, solo che – tragedia terribile dei nostri tempi – non si può dire. Non si può dire che la pubblicità del dentifricio eccita l’animismo e l’archetipo della purezza morale che tende ad unirci a Dio, in un numinoso incesto! Non si può dire che il dentifricio di oggi sostituisce l’effetto voluto dagli scritti di Plotino. Non si può. Guai. E difficile. La gente non 3 capirebbe. E intanto l’inconscio brontola, si carica, va su di pressione… E la caldaia murale? La caldaia murale compendia in sé l’intera anima mundi, come direbbe lo strizzacervelli svizzero. Caldaia anima mundi. Suona anche bene, sembra in latino. Caldaia, della prima declinazione. Caldaiorum, delle caldaie, genitivo plurale, ma ancora meglio caldaibus, ablativo. Ma non perdiamo tempo. Io ho una caldaia murale a camera aperta. L’espressione camera aperta evoca una magnanima, sorridente mitezza. Ci sono anche quelle a camera chiusa, ma si capisce già dal nome che sono caldaie benthamiane, costruite in base a un qualche panopticon gasistico, c’è l’idea che qualcosa viene privato della libertà di essere come la sua natura vorrebbe. Camera chiusa. Il tecnico mi aveva chiesto cose scegliere, se caldaia a camera chiusa o a camera aperta, e io sono uno che, tenendo alla benevolenza, non potrebbe mai avere una caldaia a camera chiusa e a ventilazione forzata. Il gas, nell’inconscio, è archetipo del desiderio, Jung lo direbbe di sicuro. Del resto, che cosa non ha detto Jung? La caldaia a camera aperta aspira ossigeno dall’ambiente, ne fa uso come comburente, il combustibile essendo il metano, e dopo cessione di energia – che secondo la fisica si degraderà a mio vantaggio – si producono i cosiddetti gas combusti. Mio nonno all’ idea di caldaie e gas combusti spalancava gli occhi e mi faceva 4 segno di tacere, guardandosi in giro con un che di colpevole. Vai a sapere perché. I gas combusti scambiano il loro calore con quello dell’acqua tramite un ordigno che si chiama scambiatore primario, un nome maestoso, regale, che mi ha sempre causato una puntura di esaltazione mistica. I fumi, poi, salgono verso una cappa in direzione dello scarico, e qui incontrano i sensori di combustione, piccoli, odiosi e feroci oggetti, la cui natura è tale da scatenare l’obbligo della Manutenzione Obbligatoria Biennale. Ogni due anni dovete chiamare il tecnico delle caldaie. Sembra cosa elementare, chiamare qualcuno per telefono. Attenti. Non è per niente elementare chiamare il tecnico della Manutenzione Obbligatoria Biennale. Io ho capito come funziona la faccenda e vi renderò il servizio insostituibile di informarvene, al prezzo della fatica di continuare a leggere, cosa alla quale non vi costringo, per via della mia benevolenza. Dunque. Io sono freddoloso. Ci sarà anche l’archetipo tra i piedi, ma ho meno freddo se la caldaia murale funziona. In fin dei conti è un ricatto che mi rende debole e prono all’azione di terzi, coloro che possiedono, della mia caldaia, un sapere. Nella vita bisognerebbe evitare come la peste di dipendere da un sapere altrui, tanto più quanto più sia contiguo ad aspetti delicati della vostra natura. Cibo, calore, amore, godimento, dovrebbero essere del tutto auto regolabili. La mia caldaia murale è coperta e protetta da una 5 corazza esterna amovibile. Basta togliere due viti e l’esoscheletro si stacca. Sotto, c’è un mirabile agglomerato di organi vitali che ispirano un misto di tenerezza e sgomento. Riconosco la pompa di circolazione, a tronco di cono, la scatola dell’impianto elettrico con la scheda elettronica, la valvola di carico, il bruciatore, lo scambiatore di calore, il vaso di espansione, la cappa, e un numero inquietante di sotto sistemi tra loro connessi, di forma e materiale diversi, argentei, neri, rossi. L’ecografia di un feto, la fotografia dell’universo profondo scattata dal telescopio orbitante. Tutto palpita. Non c’è il libretto delle istruzioni. Dopo due anni, la caldaia deve essere revisionata. Si potrebbe rompere. Io sono freddoloso. La fisiologia della macchina è un supremo equilibrio elettromeccanico. Il mio sapere è nullo rispetto al combinato sistema vivente della caldaia murale, quindi, o chiami il tecnico, o vai in ansia fin quasi a vomitare. Questo ricatto non è aggirabile. Loro, l’unione planetaria dei tecnici, lo sa. Si sono organizzati, forti di un potere assoluto. Hanno suddiviso il territorio urbano in aree e se lo sono assegnato dopo lotte terribili di cui non c’è traccia nella storia, ma di cui ho saputo qualcosa grazie a uno di loro che, piangendo, mi ha raccontato tutto. I tecnici capi più cattivi e ricchi hanno dato l’assalto alle fabbriche delle caldaie murali e a suon di minacce e denaro hanno imposto il loro dominio. Va da sé che tra loro c’è stata una lotta feroce, come tra tribù ostrogote. Uno di loro 6 è stato strangolato con un tubo di rame, ad altri è stata trovata nel cervello una candeletta di accensione, ad un terzo è stato rotto il cranio con uno scambiatore primario. Poi, hanno vinto, come sempre, i peggiori, i più cattivi, spietati, feroci. Sono i loro, i numeri di telefono che trovate in Internet cercando su Google Caldaie manutenzione e installazione. I peggiori sono quelli che eseguono sia installazione che manutenzione. Guardatevene. Chiedete subito: “voi installate caldaie, oltre che fare la manutenzione biennale obbligatoria?” Se vi dicono di sì, riattaccate immediatamente e sperate che non vi richiamino. Possono richiamarvi per anni! Vi minacceranno in tutti i modi. Dovrete cambiare casa, città, paese! Conosco gente che per sfuggire agli installatori manutentori ha cambiato continente, andando nelle lande desolate alla periferia di Ulan Bator, in Mongolia. Prima di sapere tutta la faccenda, ho passato guai terribili. Un giorno è venuto da me uno di quelli cattivi. Non lo sapevo. Era il sicario di un noto installatore manutentore, uno dei più feroci. Il tecnico era un tizio identico a un cantante degli One Direction. Portava una valigia rigida in alluminio, una più piccola, sempre in metallo, e un bidone aspiratutto dall’aria aggressiva. Mi ha chiesto una scala, più luce, un caffè, e il Libretto di Impianto. Il Libretto di Impianto è il diario intimo della caldaia murale, su cui si narrano le vicende della sua vita, le tristezze, i problemi, gli errori e le vicissitudini familiari. Poi ha smontato l’esoscheletro, si è messo le 7 mani sui fianchi e ha cominciato ad emanare irritato scontentezza come una suocera di fronte a una nuora molto più bella di lei. Naturalmente mi sono allarmato molto. Io sento quello che le persone emanano senza parlare, perché si tratta di un discorso fatto in altro modo, basta avere speciali orecchie per sentirlo. - Dovè la presa d’aria? - Non dov’è. Dovè, volgare, sfrontato. Mio nonno mi aveva insegnato le tecniche di interrogatorio delle SS, perché, diceva, nella vita può sempre venire utile. Il tecnico aveva usato un tono che il nonno avrebbe lodato. - E’ stata ricavata nel muro, là a sinistra, ha un diametro di 22 centimetri, protetta da grata esterna e interna, collocata a 30 centimetri da terra, come da regolamento! – ho recitato prontissimo. Io studio il libretto di impianto regolarmente, almeno una volta ogni tre mesi, e lo imparo a memoria. Bisogna, se si vuole passare la revisione obbligatoria biennale! - Mi ci conduca! - Jawohl! – ho detto, con un sorriso complice. L’One Direction ha estratto un metro flessibile, con un ringhio metallico l’ha svolto, e ha misurato la presa d’aria, inginocchiato a terra. Poi si è inerpicato sulla scala metallica e mi ha chiesto di chiuderlo nel vano caldaia. Da fuori, io sentivo un trapestio ritmico e la caldaia avviarsi con furore. Era al massimo. Io ho paura quando la caldaia va al massimo perché il ricordo di mia madre mi 8 manda in ansia. Lei la teneva sempre al minimo. Forse mi ha condizionato. Forse Jung lo direbbe. Avrei dato tutta la mia collezione di guanti in lattice per poter chiedere qualcosa, ma ho imparato che non bisogna mai fare domande a un tecnico delle caldaie. Si irritano moltissimo. La collezione di guanti in lattice risale a un mio avo, un chimico austriaco, che ha iniziato a collezionarli fino dalla loro comparsa, nel 1758 in Germania. Improvvisamente la porta s’è aperta con una certa violenza, ed è apparso l’One Direction con un viso torvo. - Il tiraggio è insufficiente. Siamo sotto il due. La caldaia non può essere usata. Deve cambiarla e installarne una a camera chiusa! – Un sorriso di trionfante cattiveria illuminava il suo ributtante volto giovanile. - Ma! – ho guaito. – …ha solo 8 anni! - Modello vecchio. Non si può tenere qui una caldaia a camera aperta con una presa d’aria del 22. L’impianto non si può usare. Lo scrivo qui sul libretto, mi spiace, ma è mio dovere! Cento e trenta euro dopo, ero seduto sul divano con gli occhi fissi alla caldaia, che sembrava un cadavere fresco. Ho avuto un attacco di freddolosità terribile, battevo i denti. La presa d’aria! Alzatomi di scatto, mi sono inginocchiato di fronte al foro nel muro e ci ho guardato dentro. Possibile? Da otto anni stavo usando una caldaia murale a camera aperta con tiraggio sotto il due? Rannicchiato di 9 nuovo sul divano, ho riavvolto nella mente la registrazione dell’evento, dalla comparsa dell'One Direction sulla mia porta sino alla sua frettolosa, sospetta fuga. Io ho due prese d’aria. Una in basso, e una in alto, del diametro 30 centimetri. Quella in alto, il tecnico non l’aveva nemmeno vista. Possibile? Ed era stato assai veloce nella misurazione di fumi. Ci vogliono venti minuti. Lui invece, dieci, e via. Faceva freddo. La caldaia silente dava l’idea dell’immensità dell’inverno nella steppa russa, come doveva essere a Stalingrado, nei giorni della disfatta dell’esercito del nonno. Dovevo uscire da quella situazione. Io ho un fiuto per le segretarie. Ho notato che se le segretarie che rispondono al telefono degli installatori evocano sensazioni morbide, di solito il tecnico che arriva non è tanto cattivo. Quella del mattino prima, quella che mi aveva spedito l’One Direction, aveva invece un tono brusco, da giovane aggressiva, come quelle donne così comuni oggi, spietate e seduttrici. Ho acceso il computer e digitato “caldaia murale a camera aperta revisione biennale” su Google e il video ha aggressivamente espulso un elenco di nomi tronchi: Tecnogas, Semprecald, Caldaiasuper, Tecnoimpiant, Subitocalor. Ho iniziato a chiamare. Se incontravo la segretaria cattiva, riattaccavo subito. Due erano state semibuone. Una sembrava una zia rassicurante, e le ho fatto subito un discorso piuttosto contorto. 10 - Buongiorno, è la Megliogaschenient? - Siiii, mi dica, scusi, ma ho qui il gatto dell’officina…su, vai via, micio…ecco…dica… - Il gatto, eh sì! Io ne ho uno tigrato – non è vero – dolcissimo, regalo di mio fratello vescovo – fa il dermatologo – e lo tratto come un re – odio gli animali. Tutti. - Braaavo! Lei è una persona buona, si sente dalla voce, sa, io me ne intendo, faccio la segretaria da 25 anni qui e le riconosco, le persone buone! Era fatta. Me lo sentivo. - Ma è tanto cara, lei. Le chiedo scusa, ma la chiamo per una faccenda che mi ha spaventato, non so come uscirne, ho bisogno di aiuto – voce flebile, non querula, ma d’impotenza rassegnata, invocante con discrezione aiuto ove possibile, e senza creare disturbo. - Ma mi dica subito! La aiuto volentieri. E’ una faccenda tecnica? - In effetti, non lo so. Le racconto. Mi è venuto in casa un tecnico di una ditta, non sto a dire quale, che ha fatto il controllo biennale. La mia caldaia ha sempre avuto bollino verde e controlli con risultati perfetti, io sono uno che ama i regolamenti, sa? - Bravo! 11 - Grazie. Beh, sono costretto a dire che quel tizio era…cattivo. Mi ha maltrattato. Ha effettuato un controllo dei fumi, e non si è neanche sincerato che le prese d’aria della casa fossero libere. Non m’ero accorto che su una era stato appoggiato uno scatolone, e… - E le hanno detto che non poteva più usare l’impianto, vero? - Si. E sono freddoloso, spaventato e triste. - Povero signore! Ma…era una ditta che fa anche installazioni? - Come no. E’ scritto su Internet. - E le hanno detto di cambiare la caldaia perché obsoleta? - Come fa a saperlo? - Perché noi non siamo installatori. Facciamo solo manutenzione. Gli installatori cercano sempre di vendere la caldaia murale nuova. Sa…. - La sua è un’affermazione grave…. - Non le ho detto niente, rimanga tra noi…glielo ho detto perché ha un gatto tigrato. Ora le mando il nostro tecnico più bravo. Vedremo il da farsi. Domani alle dieci e trenta va bene? Non andava bene per niente, ma avrei sacrificato sull’altare della caldaia murale anche il primo appuntamento con la donna incontrando la quale mi sarei sentito finalmente capito, amato e felice. Quindi… 12 - Benissimo! Ci sarò. Lei è un tesoro! - Ma va là! Che tenero. Mi raccomando il libretto di impianto! Il nonno sarebbe stato contento di me. Non è vero che la menzogna non paga. Paga tanto più quanto più è costruita su misura. Lo sanno tutti, ma non si insegna. A scuola dovrebbero fare dei corsi di menzogna applicata. E’ di vitale importanza saper mentire perfettamente, spesso ne va della vita. E’ cosa d’importanza pari alla conoscenza della respirazione bocca a bocca o della tecnica di per espellere un corpo estraneo incastrato nella trachea. Dopo avere arrancato con la mia agenda per ore, ero riuscito a liberare l’orario previsto per l’arrivo del tecnico manutentore, ma non installatore. Balzai alla porta al primo accenno del campanello e mi trovai davanti un tipo con occhi singolarmente grandi, lucidi, distanti, un naso dritto e lungo in un viso ovale, incorniciato da una cascata di capelli ondulati, vestito con marsina. Mi irrigidii come chi, per la prima volta in vita sua, veda realizzarsi un desiderio. Il tizio portava la rituale doppia valigia e l’aspirapolvere, anche se di modello differente, dalle forme morbide e di color rosa pallido. - Lei è?... - Baruch. Il Tecnico. - Baruch…Spinoza?! – mi sfuggì con un soffio. Poi mi corressi, strizzando l’occhio che s’era contratto per la sorpresa. - Mi scusi, è che… 13 - No, Non si scusi. Faccio Finsterle di cognome. Altoatesino, di madre cèca. Il nome Baruch me l’ha dato mia madre, docente di filosofia all’università di… - Mannheim? - Come fa a saperlo? - E’…è stato Jung, in un sogno, cioè, volevo dire, l’archetipo… - Su, mi faccia entrare. Non stiamo a perdere tempo. Cogitatio adequata semper vitat eandem rem. Dov’è il libretto di impianto? - Ma scusi…e la marsina? - Mi vesto spesso così. Mio vezzo. Mi fa sentire a mio agio. A volte metto il frac. Il nostro in fin dei conti è un lavoro nobile, le caldaie sono delicate. - Come no! Ma sarà scomodo… - Assolutamente no! La marsina un tempo era un abito da campagna. Ma guarda! Un modello a camera aperta… - Lo so! Non mi dica che… - Un modello con doppio scambiatore di calore, il primario e il secondario, vede là, il primario? E’ l’anima della caldaia, se così posso esprimermi…ora osservi come sono disposti gli organi interni. Vede? Guardai. Baruch mi ispirava un senso di sacerdotale mitezza e dimostrava acume speculativo impressionante. 14 - Se lei osserva…la disposizione degli organi interni configura una struttura in cui la posizione nello spazio è conforme ad una precisa funzione logica. La pompa in basso a destra, vicina alla scatola delle schede elettroniche, indica che è direttamente controllata dal microchip, visto che da esso dipende la sua velocità di rotazione nonché la sua stessa accensione ovvero spegnimento…e la valvola di mandata è alla sua destra, a significare il legame tra l’acqua d’impianto e la miscelazione controllata con l’acqua fredda, per bilanciare la temperatura. E lo scambiatore primario? Ma lo guardi, la prego…è vicino al bruciatore, anzi, direttamente adiacente, in modo che l’acqua non perda calore prima di scambiare energia con quella fredda all’interno delle lamine! E quello secondario…è lì, vicino alla valvola termostatica, in modo da scaricare subito eventuali sovrapressioni all’esterno…quindi, se Lei ci pensa, si potrebbe dire che… - Che… - Ordo rerum idem est…su, provi ad andare avanti Lei… - …ac ordo idearum! – esclamai prendendo fiato come fosse la prima volta. Ordine delle idee e ordine delle cose sono lo stesso! Allora è vero! - Come no. Dov’è la presa d’aria? - Aaahhh. Lei sa che… 15 - Certo. Ex data causa determinata necessario sequitur effectus, et contra si nulla detur determinata causa, impossibile est ut effectus sequatur. - Il terzo assioma dell’Ethica di Spinoza! - Mio omonimo. Vedo che lei ha letto il libretto d’impianto alla luce dell’opera spinoziana. E’ l’unico modo per capirlo. Così si fa! Se la presa d’aria è inefficiente, otturata, in posizione sbagliata, ne deriva che la combustione è difettosa, come rileveranno i sensori, e il valore letto sullo strumento determinerà… - …l’impossibilità.. - ..di usare l’impianto. - Ma certo! Sequitur effectus! - Vedo che capisce. Ma non è finita qui: poiché in rerum natura nullum datur contingens, se il tecnico precedente ha rilevato un dato pari a 2, significa non! – e dicendo non Baruch innalzò al soffitto il lungo indice d’una mano angelica –… non che il dato è sbagliato, ma che esiste una causa che lo ha determinato, causa che io intendo scoprire. Venga con me! Ero estasiato come un bimbo sussunto nello sguardo amante d’una madre perfetta. Baruch aveva mollato a terra tutto l’armamentario e si era diretto nel buio del vano caldaia, alla ricerca delle prese d’aria. 16 - Mmmm…dovrebbero essercene due. Una a terra, e una in altro. Ci sono? - Cerrrrto! E pensi che il tecnico perfid…quello che è venuto prima.. - Tecnico installatore e manutentore? - Sì! Lui! - Non ha verificato l’esistenza in loco delle due prese, nevvero? - Sì. Cioè no! Cioè sì!…Insomma… - Ho capito. Non ha verificato, perché affectus qui passio est, desinit esse passio simulatque ejus claram et distinctam formamus ideam. - Cioè…un sentimento che è una passione cessa di essere una passione dal momento in cui noi ce ne formiamo un'idea chiara e distinta? - Ottima traduzione. Il tecnico non aveva un’idea chiara e distinta perché dominato dalla passione di...come dire… - Fregarmi? - Si. Non è modo elegante di dire, ma è così. - Me lo sentivo. Ma vede? E’ lassù, l’altra presa…d’aria… Baruch chiese con movenze nobili una scala, e notai che il modo di chiedere era davvero altra cosa rispetto all’imposizione volgare del perfido One Direction. Mi sentii lieto, onorato di porgere a Baruch una scala che ne innalzasse la persona. 17 - La vedo! Mmm…lei ha tolto la grata antipolvere, ovvero, l’ha mai pulita? - Mai saputo della grata antipolvere! - Deve sapere che le grate antipolvere se non pulite regolarmente occludono le prese d’aria. Ora la tolgo…guardi! E’ piena di smog, la grata in questo modo è otturata. Lei deve sapere che unumquodque corpus jam tardius jam celerius movetur… - Certo! Ogni corpo si muove ora più lentamente, ora più celermente, ma… - Così fa l’aria attraverso la presa. E se la presa è otturata a causa della grata, movetur tardius, si muove più lentamente, e il valore della facoltà combustiva può scendere anche sotto il due. E il tecnico manutentore installatore non le ha detto nulla di tutto ciò, vero? - No!! - E’ chiaro. Del resto, cognitio mali cognitio est inadequata. - Sempre l’Ethica, propositio sessantaquattro…la conoscenza del male è una conoscenza inadeguata… - Bravo. Lo scriva in nota sul libretto d’impianto. Come accaduto con il tecnico cattivo, Baruch si chiuse, però con movenze aggraziate, nello stanzino, in amoroso colloquio con la caldaia murale. La accese ma non al massimo, bensì con 18 mitezza, a metà potenza. Si vede quando uno ha stile. Dalla porta chiusa Baruch parlava a voce alta. - Ecco qua…Lei lo sa che quo partes individui vel corpori compositi secundum majores vel minores superficies sibi invicem incumbunt, eo difficilius vel facilius cogi possunt ut situm suum mutent? Ero sbalordito. Baruch aveva pronunciato tutta la frase dell’Ethica in latino senza prendere fiato. Doveva avere la capacità polmonare di un leone di mare. - Parte seconda, terzo assioma! Mi lasci tradurre…sa, la mia memoria non è più quella di una volta…dunque…quando le parti di un individuo composito aderiscono a vicenda con superfici maggiori o minori…mmmh…allora…tanto più difficilmente o più facilmente si può costringere a mutare la loro posizione? - Bravo! Qui è lo stesso. Lo scambiatore primario è calcarizzato, ed è in contatto con l’acqua calda in arrivo, tutta, quindi, difficilius cogi potest ut situm suum mutet! Saranno duecentocinquanta euro, mi spiace, lo scambiatore primario di questo modello è caro. Non dipende da me, creda. - Vis qua homo in existendo perseverat, limitata est et a potentia causaum externarum infinie superatur – sospirai, scotendo la testa, lo sguardo fisso ad un’assicella del 19 parquet. - La forza per cui l’uomo persevera nel suo essere è limitata, ed è infinitamente superata dalla potenza delle cause esterne. Sostituiremo lo scambiatore primario. - Non occorre subito. Reggerà altri quattro mesi. - E la caldaia tutta? - Altri tre o quattro anni. L’amore è una passione subitanea la cui causa è immediatamente oscura all’intelletto. Le due cose vanno insieme. Più l’amore è forte, meno la causa appare alla mente, anche se esercitata dalla ginnastica estrema della teoresi filosofica. Così provai un impulso amoroso per Baruch chiuso nello stanzino. Uomo mite, impagabilmente acuto, amante delle caldaie murali e del loro tenero cuore meccanico, così vicino alla verità delle cose e, in fin dei conti, alla nostra stessa anima. Mentre il sentimento si espandeva in me come goccia d’inchiostro dorato nell’acqua di un bicchiere, Baruch uscì dallo stanzino, la marsina perfettamente in ordine, come fosse stato a passeggiare in una stanza del castello di Neuschwanstein assieme a Jung, dopo una discussione sull’Ombra, l'Anima, o l’Archetipo. La caldaia ronfava soddisfatta. Sembrava nuova. Dai caloriferi iniziava ad emanare un tepore allegro. Io sono freddoloso, ma in quel momento sentivo l’infrarosso giungermi nelle viscere come carezza d’amore. - Fanno 130 Euro. Ora aggiorniamo il libretto d’impianto. Mi raccomando, tenga d’occhio le prese d’aria, perché nos de 20 duratione rerum singularium quae extra nos sunt, nullam nisi admodum inadequatam cognitionem habere possumus, della durata delle cose singolari che sono fuori di noi… - …noi non possiamo avere alcuna conoscenza che non sia molto inadeguata. Lo so. – mormorai con costernata umiltà. - Come mai Lei conosce così bene l’Ethica di Spinoza? Per quanto mi riguarda lo posso capire perché faccio questo mestiere e perché in famiglia mastichiamo tutti filosofia come pane fresco, ma Lei? - Beh, io sono ipermnestico. Una malattia rara. Imparo a memoria qualsiasi cosa senza sforzo e la ricordo per sempre. Ho letto una volta l’Ethica di Spinoza tutta intera per errore, durante un ricovero in ospedale per shock anafilattico. Avevo mangiato un frutto esotico che mi aveva portato una donna, mia unica esperienza d’amore, e da allora frequento solo persone malate d’autismo. - Bravo! Lei è saggio. Si vede da come tiene il libretto d’impianto. Ora la saluto, me ne vado e se vorrà, d’ora in avanti sarò il suo tecnico manutentore non installatore di fiducia. Cum rem nobis similem amamus, conamur quantum possumus efficere ut nos contra amet. - Quando amiamo una cosa simile a noi, noi ci sforziamo, per quanto possiamo, di far sì che essa ci ami a sua volta. Certo. Lo desidero sopra ogni altra cosa! Mi lasci il suo biglietto 21 da visita. Lei sarà d’ora in avanti il mio unico riferimento per la caldaia murale. Lasci che la aiuti a trasportare fino al furgone i suoi attrezzi. Sono pesanti. - Ma le pare. Sono abituato. Uscito Baruch, provai un senso di svuotamento, di abisso del pensiero, e un gran bisogno di dormire. Sdraiato sul divano, ascoltavo la caldaia murale ronfare discreta nello stanzino. Non avevo più freddo. Prima di addormentarmi, ebbi l’immagine mentale di Baruch che scacciava con dolce fermezza mia madre dallo stanzino della caldaia murale, e metteva il termostato al massimo. 22
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