PRT di Herat - La Protezione Civile

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PRT di Herat:
missione compiuta!
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Afghanistan. Dopo un lavoro durato
quasi un decennio, lo scorso marzo,
il Provincial Reconstruction Team
(PRT) di Herat ha chiuso ufficialmente il suo mandato con un totale di
1.288 progetti realizzati nei settori
salute, istruzione, agricoltura, lavori pubblici e giustizia, a favore della popolazione della provincia di
Herat
di Andrea Cionci
C
Come spesso accade - purtroppo - gli
obiettivi e i risultati realizzati anche di
recente dai nostri militari, sono stati poco ripresi dai media, cosa che dovrebbe far
Shura, Bakwa. Gli anziani
della zona di Bakwa discutono
con i militari italiani su quali progetti
di ricostruzione e sviluppo portare
avanti nell’area
aprire una riflessione sulle dinamiche della nostra informazione. Tant’è che ci troviamo di
fronte a cambiamenti storici nell’utilizzo dello
strumento militare, la cui missione fondamen-
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Afghanistan.
Incontro con gli studenti
al termine della cerimonia
di inaugurazione
di una scuola femminile
di Herat
creta a un'esigenza operativa che era volta ad
affrontare simultaneamente le questioni della
sicurezza, della stabilizzazione, della ricostruzione e del dialogo con la popolazione e le autorità locali. Questo ha potuto facilitare il flusso di aiuti umanitari, assicurando il supporto
alle attività di ricostruzione condotte dalle organizzazioni internazionali - governative e non
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Inaugurazione
della clinica pubblica
di Shindand
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tale - quella di creare e garantire le necessarie
condizioni di sicurezza - si evidenzia, ancora
una volta, come la prerogativa imprescindibile
per qualsiasi progetto di sviluppo socio-economico-culturale.
Il PRT - in particolare - è stato la componente
civile e militare del contingente italiano della
missione ISAF e ha costituito la risposta con-
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I pozzi per l’acqua realizzati dal PRT.
Una risorsa fondamentale per alcune zone remote
dell’Afghanistan
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- operanti nella regione. Come ha spiegato il
generale Marco Bertolini, comandante del
Comando Operativo di Vertice Interforze: “Il
PRT è sempre stato indirizzato a sostegno del
processo di ricostruzione del Paese, all’incentivazione dello sviluppo economico, dell’occupazione locale e a infondere fiducia verso le istituzioni politiche presenti nel territorio. La sua
chiusura, un processo concordato e condiviso
quasi 3 anni fa dalle nazioni contributrici ai
PRT stessi, è l’espressione del contestuale, progressivo e definitivo trasferimento alle autorità
afghane della responsabilità di tutte le province del Paese”.
I lavori del PRT non sono stati immuni da rischi.
Si sono verificati, infatti, due gravi attentati uno nel 2006 e l’altro nel 2011 -, tali da mettere seriamente a rischio i dipendenti che nei
momenti di maggiore attività, hanno superato
quota 300.
Ma vediamo nel dettaglio cosa è stato realiz-
Il colonnello Merlino,
gli anziani del villaggio
e il rappresentante delle forze
di sicurezza afghane
inaugurano il pozzo
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Inaugurazione del campo sportivo del villaggio
di Mongolan-e-Now
zato dal PRT: 44 poliambulatori, un ospedale
pediatrico e uno per tossicodipendenti, un centro di medicina legale, 105 scuole, 60 chilometri di rete idrica e 16 per acque reflue, circa 800
pozzi per l’acqua, 3 ponti, 130 chilometri di
strade, 17 edifici pubblici e governativi, 34 infrastrutture militari, due centri di aggregazione
per sole donne e uno di arti visive, un carcere
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La messa in opera del campo militare a ostacoli
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Il nostro corrispondente da Herat, Andrea Cionci
Un momento della distribuzione dei kit scolastici
presso la scuola di Qal'eh-ye Mir‘Alam
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femminile, un istituto penale per minori e il
terminal passeggeri dell'aeroporto di Herat.
Questi progetti sono stati portati a termine
grazie a un investimento pari a circa 46 milioni e mezzo di euro stanziati dal Ministero della Difesa italiano. In molti casi stupisce il basso costo a fronte dell’ottimo risultato. La scuola ‘Kahaja Abubakr’ ospita oggi 900 ragazzi e
1.100 ragazze. I locali sono puliti, imbiancati di
fresco. Ventilatori al soffitto e stufe a legno garantiscono la giusta temperatura in estate e inverno. Ed è costata solo 130.000 euro.
“Siamo grati e riconoscenti al popolo italiano afferma il governatore della provincia di Herat,
Sayed Fazullah Wahidi -. Molto è cambiato
nella nostra provincia da quando nove anni fa
il PRT posò in città la prima pietra, dando avvio
a una lunga serie di progetti per la popolazione in linea con le aspettative delle istituzioni
governative e in un clima di reciproca collaborazione. E noi, tutto questo, non lo dimenticheremo mai”.
Costituitosi il 31 marzo 2005, il PRT, come sottolinea il generale Antonio Satta, l’Italian
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Il simbolico passaggio di un progetto del PRT al Ministero degli Affari Esteri afghano
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Senior Representative, “ha lavorato in tutti
questi anni non solo tra la gente della citta’ di
Herat, ma anche nei villaggi più remoti della
provincia per garantire che gli interventi fossero coerenti con le direttrici del piano definito
dal governo afghano in termini di sicurezza,
supporto alla governance, alla ricostruzione ed
allo sviluppo”.
Secondo il nostro ambasciatore in Afghanistan
Luciano Pezzotti, “uno degli obiettivi conseguiti dal PRT è stato, infatti, quello di creare un
contesto stabile e favorevole grazie al quale le
autorità politiche locali, le organizzazioni internazionali, nazionali, governative e non, possono finalmente sviluppare in maniera autonoma tutte le attività di ricostruzione e sviluppo
per il miglioramento del tessuto economicosociale”.
Particolarmente significativi sono stati i risultati ottenuti nel campo della scolarizzazione
che è aumentata del 40% (gli studenti e studentesse sono circa 130.000) e quelli relativi al
miglioramento della condizione della donna: le
donne diplomate nel 2014 sono il 50% e quelle laureate il 38%. Molte infrastrutture sono
state, infatti, progettate e realizzate per garantire alle donne afgane punti di aggregazione e
formazione, di crescita culturale.
Dal canto suo, anche il generale Manlio
Scopigno, comandante del Regional Command
West ha commentato che “alla base di questo
successo c’è l’Afghan first, il principio da sempre
applicato dal PRT che ha garantito l’assunzione
di responsabilità da parte delle autorità governative locali nella creazione di un tessuto economico autoctono, approccio, questo, che ha reso il modus operandi del PRT italiano un modello di riferimento per tutti gli altri ventisette enti
similari distribuiti sul territorio afghano”.
“Ogni progetto è stato realizzato in base al criterio della sua effettiva sostenibilità e in stretto coordinamento con le autorità locali, facendo ricorso a manodopera del posto con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e
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La biblioteca scolastica di Herat, uno degli ultimi progetti del PRT italiano
Sotto il cielo crepuscolare della missione ISAF, in Afghanistan, un’altra enorme operazione si sta svolgendo, in laborioso silenzio, fin dall’ottobre 2012.
Si tratta di ‘Itaca 2’, la più grande manovra di rimpatrio di materiali dalla fine
della Seconda Guerra Mondiale ad oggi
di Andrea Cionci
L
Le forze di sicurezza afghane, ormai sufficientemente preparate, hanno preso in
mano il destino del loro Paese. Il Regional
Command West a guida italiana cambia nome,
preparandosi a quelle che saranno le sue nuove
funzioni unicamente volte all’addestramento e
alla mentorizzazione degli afghani. Si chiude
così una fase storica e il nostro Paese, dal punto di vista logistico, sta compiendo uno sforzo
colossale per riportare in Italia mezzi, attrezzature, sistemi d’arma utilizzati dalle nostre FA in
quasi 13 anni di missione. Il nome riprende
quello dell’analoga, precedente, missione in
Iraq, ma i numeri sono nettamente superiori.
Fino ad oggi sono già state riportate a casa
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‘ITACA 2’
il sacrificio di ben ‘53 caduti italiani’ che,
per la causa della pace in Afghanistan, hanno speso la loro esistenza umana e professionale. I
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positive ricadute economiche sul territorio”,
conclude il colonnello Vincenzo Grasso, l’ultimo comandante del PRT.
Risultati che - lo ricordiamo - sono costati
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Il colonnello Giuseppe Lucarelli,
al comando di Italfor
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11.000 tonnellate di materiali: per avere
un’idea, basti immaginare 11 km di container,
messi in fila uno dietro l’altro. Mancano ancora 4 km, la cui permanenza verrà decisa in base alla firma degli accordi bilaterali per una
nuova fase di ISAF, che, dal 2015, si dovrebbe
trasformare in ‘Resultsupport’.
Nella prima fase di Itaca 2, si è provveduto allo smantellamento e al ripiegamento delle basi disseminate nel Regional Command West
(l’area occidentale dell’Afghanistan sottoposta
a controllo italiano). Tutti i materiali sono stati fatti convergere presso la base
di Camp Arena, ad Herat, e da
qui caricati su giganteschi aerei
da trasporto civili per essere in-
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i militari devono, infatti, immergere le scarpe in
un catino contenente liquido disinfettante.
Itaca 2 è a buon diritto l’orgoglio delle Forze
Armate, poiché è stata realizzata con un’efficienza ‘teutonica’ unita a un senso pratico tutto italiano. Per limitare le spese, la pianificazione è stata realizzata con grandissimo anticipo,
secondo le tempistiche dettate dal Comando
Operativo Interforze (COI). Questo ha consentito di risparmiare ingenti cifre.
L’intera operazione è gestita da Italfor, al comando del Colonnello Giuseppe Lucarelli. Nato
a San Benedetto del Tronto 56 anni fa, Lucarelli
ha già compiuto missioni in Bosnia e Libano, ricoprendo incarichi di prestigio sempre nel settore trasporti e materiali. “Il contingente italiano in Afghanistan - spiega il colonnello - ha
due comandanti: uno operativo, e uno logistico. Italfor è un assetto interforze composto da
circa 200 uomini sia dell’Esercito che
dell’Aeronautica, ed è responsabile di tutte le
attività riguardanti il personale italiano nella
missione Isaf, del supporto tecnico-logistico
del teatro operativo, oltre che di tutte le infrastrutture delle basi italiane del Regional
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viati, o direttamente in Patria, o verso gli
Emirati Arabi, a Dubai. Qui vengono scaricati,
trasportati con dei track fino al porto e montati nuovamente sulle navi che proseguiranno fino ai porti italiani.
I mezzi aerei impiegati sono dei veri ‘mostri’
dell’aria: l’Ilyushin Il-76, ad esempio, è un quadrigetto da trasporto strategico sviluppato in
Unione Sovietica tra i tardi anni sessanta ed i
primi anni settanta. Lungo 46 metri e alto 14,
può trasportare quasi 50 tonnellate. Di poco
più grande, il Boeing C 17 americano, con i suoi
76 metri di lunghezza e 16 di altezza, può caricare fino a 76 tonnellate. L’Italia, a parte i C
130, non possiede grandi velivoli da trasporto,
per tale motivo, questi sono stati ‘noleggiati’ da
una ditta ucraina.
Tutti i materiali vengono ricondizionati attentamente prima di essere imbarcati e sottoposti
ad accurate opere di bonifica nucleare, radiologica e batteriologica.
In Italia non deve tornare nulla di nocivo; questa cura scrupolosa la si nota persino nella disinfezione delle scarpe dei soldati che tornano
in licenza. Prima di salire le scalette dell’aereo,
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Caricamento del veicolo antimine Buffalo a bordo del veivolo C-17
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Sul velivono C17
viene caricato
l’elicottero CH-47
Command West”.
La base di Camp Arena ha, infatti, le dimensioni di un paese di circa 2.000-2.500 abitanti.
Alloggi, elettricità, acqua (nella base persino
quella del rubinetto è potabilizzata) servizio
mensa, cure mediche e pratiche burocratiche
per il personale, tutto viene curato da Italfor.
Così come la manutenzione e riparazione dei
mezzi e dei sistemi d’arma, la gestione delle
comunicazioni, dei voli e delle bonifiche dei
materiali. Per quanto riguarda Itaca 2, Italfor si
occupa di tutto: dal rimpatrio delle notizie
‘classificate’ (segrete) alla schedatura, inventariazione e rendicontazione di tutto il materiale.
Nemmeno un bullone va perduto. L’unica cosa
che si lascerà sul campo saranno gli alloggi.
Sarebbe, infatti, più costoso provvedere a
smantellarli piuttosto che venderli a qualche
acquirente interessato, o magari, a cederli alle
forze afghane. I
L’elicottero A 129
Mangusta sta per
essere caricato
a bordo del C130
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