-MSGR - 05 LATINA - 36 - 20/01/15-N: 36 (C) Il Messaggero S.p.A. | ID: 00564023 | IP: 82.49.196.146 Latina Martedì 20 Gennaio 2015 www.ilmessaggero.it Duecentomila lire ancora in attesa alla Cassa depositi IL RETROSCENA Quella di via Quarto è una vicenda ancora tutta da chiarire. La sensazione è che le sorprese non siano finite. Ma intanto andiamo per ordine: come ormai noto, il Comune non ha volturato la nota particella 133, foglio 171, dopo l’esproprio del 1980; l’esproprio è stato comunque trascritto, e la particella è patrimonio del Comune. Cosa implica la mancata voltura? In base alla legge, non conta: un esproprio, decretato e per di più trascritto, sancisce la perdita della titolarità del bene in favore dell’ente espropriante. Ora, c’è una novità: l’indennità di esproprio, stabilita allora in poco più di 200mila lire dell’epoca. I proprietari non l’hanno mai ritirata: è tuttora depositata presso la Cassa depositi e prestiti; resteranno per sempre lì, a meno di accelerazioni della legge sui conti correnti dormienti. Il fatto che non l’abbiano ritirata li pone in qualche diritto? In base alla legge, significa solo che non hanno accettato la quantificazione dell’indennità, la titolarità comunque è dell’ente espopriante. A questo punto, il dato è certo: i vecchi proprietari avevano perso la titolarità del bene, quando, nel 2001, hanno venduto alla Effebi. VISURA IPOTECARIA E veniamo alla visura catastale, che certamente sarà stata prodotta: non essendo stato volturato il bene, al Catasto risultavano ancora i vecchi proprietari. Ma la semplice visura catastale è Il silenzio dura da mesi ora qualcuno dovrà spiegare IL PUNTO probatoria? No, secondo la legge. La norma prevede che il notaio rogante è tenuto ad effettuare la visura ipotecaria del bene. A meno che una delle due parti, in genere la compratrice, non lo esoneri espressamente. Ed è nella visura ipotecaria, consultabile presso la Conservatoria dei registri immobiliari, che, in una nota a margine dell’ispezione ipotecaria dell’atto del 2001, che si legge chiaro e tondo che il bene era gravato da esproprio. E i notai, secondo prassi notarile, sono tenuti all’ispezione ipotecaria. VIA QUARTO Il cantiere fermo in seguito all’annullamento della concessione GLI EREDI Dall’ispezione ipotecaria della compravendita del 2001, si evince anche un altro dato: dei proprietari originari espropriati, ne è rimasto solo uno, gli altri (diverse unità), hanno tutti portato il terreno in successione. Non sapevano dell’esproprio? È stata una svista? È probabile: il catasto non è aggiornato e soprattutto le volture devono essere fatte da colui il quale entra nella titolarità del bene, ovvero il Comune che ha espropriato. Che non lo ha fatto. Muore un parente: si apre la successione. Per prima cosa, il commercialista chiede le visure catastali: il Comune non ha volturato, e il terreno è tuttora intestato. Gli eredi non sanno dell’esproprio. Può capitare, è capitato, continuerà a capitare. Questo, per due ordini di motivi. Il primo è che i Comuni, non solo quello di Latina, non volturano, vuoi perché le volture costano, vuoi per mancanza di comunicazione tra uffici. Andrea Apruzzese © RIPRODUZIONE RISERVATA I due eucaliptus abbattuti in via Quarto per lasciare posto ad una palazzina, ora è stato tutto bloccato Via Quarto, esproprio messo nero su bianco dal notaio Becchetti `Che l’area è del Comune: ni di via Quarto. è stato scritto nell’atto di compravendita di aprile IL CASO Lo sapevano tutti. Che quel terreno di via Quarto era stato espropriato dal Comune non era una segreto. “La società acquirente prende atto che la particella 133 è stata occupata dalla viabilità di via Quarto e che è gravata dal suddetto esproprio a favore del Comune di Latina, pertanto dichiara che subentrerà alla società venditrice in ogni eventuale controversia che potrà nascere con il Comune di Latina o con terzi”. Il virgolettato non è tratto da un documento segreto, ma dall’atto con il quale la società Generali ha acquistato dalla società Effebi una delle due aree che ha poi dato al Comune, attraverso la perequazione, in cambio della volumetria necessaria per costruire la famosa palazzina di via Quarto al posto dell’eucalipto. Non è vero dunque che tre notai non hanno trascritto che quel terreno era stato espropriato, tra l’altro 35 anni fa, perché l’atto datato 7 aprile 2014 è a firma del notaio Enzo Becchetti che ha trascritto chiaramente nell’articolo 4 che quella particella è gravata da esproprio. Il notaio ha anche allegato il certificato del Comune rilasciato su richiesta di Massimo Riccardo, relativa alla destinazione urbanistica dei terre- Come è possibile dunque che il Comune di Latina non sapesse che quel terreno era già suo? E’ ipotizzabile che l’ente abbia dato alla società un premio in volumetria grazie a due aree e che di queste non abbia controllato la provenienza scoprendo che una delle due era già sua? Perché vale la pena di ricordarlo: il Comune assegna al costruttore la volumetria che gli consente di costruire il palazzo di cinque piani in cambio di due aree da utilizzare per scopi pubblici, quindi strade, marciapiedi, parcheggi, e non si accorge che una delle due l’aveva già espropriata e ci aveva fatto la strada. E’ credibile? Un vicenda grave e surreale sulla quale il consigliere comunale del Pd Giorgio De Marchis chiede all’am- Urbanistica in tv Le Iene in vista E’ dato per certo l’arrivo nei prossimi giorni, ma forse addirittura oggi, de “Le iene”, il programma Mediaset che denuncia scandali e presenta inchieste con uno stile irriverente e alternativo. Chissà quale Iena è stata reputata la più adatta a raccontare la vicenda dell’urbanistica di Latina, dell’eucalipto tagliato per far posto a un palazzo e del Comune che concede volumetrie in cambio di terreni... già suoi. ministrazione di aprire un’inchiesta interna: «E’ necessario inoltre verificare tutti quei permessi a costruire rilasciati negli ultimi anni, accertarsi che in altre occasioni non siano stati dati premi in cubatura in cambio di aree già di proprietà dell’ente». Al consigliere torna in mente la commissione trasparenza di qualche settimana fa: «Chiedemmo di verificare cosa era successo su quel lotto ceduto sul quale insisteva già la strada, il dirigente dell’Urbanistica Monti disse che era tutto a posto. Evidentemente non era così». In tutto questo caos il costruttore, Massimo Riccardo, ieri mattina è andato in Procura e ha presentato un esposto. «Ho ripercorso tutto l’iter spiega - dall’acquisto delle aree ad oggi, chiedo che se ci sono delle responsabilità vengano accertate». Lui si ritiene danneggiato, ha venduto sulla carta diversi appartamenti e ha un cantiere fermo. Bisognerà capire come ha spiegato l’acquisto di quel lotto già espropriato. E bisognerà capire come è possibile che il Comune abbia annullato la concessione in autotutela solo quattro giorni fa dicendo che è stato trovato il decreto di esproprio del 1980. Ammettiamo che l’ente non abbiamo il controllo del territorio, già di per sé gravissimo, sarebbe bastato leggere l’atto dello scorso aprile del notaio Becchetti, atto sul quale si basa la perequazione e quindi la concessione edilizia. Monica Forlivesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Ospedale sovraffollato, problemi anche a Cardiologia ` Più letti di quelli che sono previsti Situazione difficile SANITA’ Non c’è solo il pronto soccorso. I posti letto “rimediati” oltre il consentito sono ormai la norma e dopo la recente denuncia del Nursind - uno dei sindacati degli infermieri - che si sono rivolti persino ai carabinieri del Nas la situazione non migliora. Anzi. Più malati di quelli consentiti praticamente ovunque, persino nella terapia intensiva cardiologica. I pazienti lì hanno bisogno di essere costantemente monitorati, ma siccome nei “box” non c’è posto vengono sistemati dove è possibile, ricoverati come sub intensivi. Stesso discorso anche nel reparto di fronte, dove nelle stanze da quattro i posti sono normalmente sei. In alcuni casi gli spazi per gli operatori sono ridotti a pochi centimetri e se si verificasse un’emergenza - com’è possibile in un reparto del genere - i margini di manovra sarebbero a dir poco ridotti. Una situazione nella quale è indispensabile intervenire, perché i rischi per i ricoverati e gli operatori sono elevati. D’altro canto non si può certo negare il posto a chi ne ha bisogno, quindi siamo di fronte al classico caso di cane che si morde la coda. PRONTO SOCCORSO Non ha dubbi il sindacato dei medici Cimo secondo il quale la situazione che si sta vivendo nel Lazio, in particolare nei pronto soccorso, è da attribuire esclusivamente alla Regione e al presidente Nicola Zingaretti. «I pazienti esasperati e costretti a stazionare per giorni in barella in condizioni disumane, con conseguenti episodi di medici e personale sanitario aggrediti e la drammatica situazione che va avanti da troppi anni è una sua responsabilità» - dice il segretario regionale Giuseppe Lavra. Non è che con gli altri andasse meglio, sia chiaro, ma secondo Cimo «Zingaretti non ha mai aperto al confronto, ma ha ignorato le nostre proposte organizzative per sanare questo scenario da terzo mondo che ci coinvolge quotidianamente come medici, ma che riguarda soprattutto i cittadini». Le cause? «Modello organizzativo che tende a trattenere i malati ricoverati, la carenza di posti-letto nei reparti di degenza ordinaria e il blocco del turn-over che in questi servizi essenziali diventa un vero dramma». Secondo i calcoli del sindacato sarebbero necessari al “Goretti” 60 posti letto internistici. Che sarebbe impossibile attivare. Per questo: «Conoscendo da vicino questa situazione e partendo da un'analisi accurata prosegue Lavra - abbiamo studiato un nuovo percorso del paziente per riorganizzare e razionalizzare i vari pronto soccorso, peraltro con poca o nulla spesa aggiuntiva. Ci si aspettava almeno l'apertura al confronto, ma non il silenzio assoluto da parte della Regione». A Latina c’è la promessa del direttore sanitario della Asl, Alfredo Cordoni, e sono trascorsi già 20 dei 45 giorni di tempo che si era preso con i rappresentanti sindacali. Giovanni Del Giaccio © RIPRODUZIONE RISERVATA SPAZI RIDOTTI Difficoltà anche nel reparto di cardiologia Adesso a piazza del Popolo qualcuno dovrà spiegare. Da mesi scriviamo di via Quarto. Da mesi raccontiamo la storia emblematica di quel triangolo di terreno che era destinato a verde pubblico e che invece è stato sventrato per far posto a un palazzo di cinque piani. Da mesi solleviamo dubbi sulla pianificazione urbanistica dei quartieri Prampolini e Isonzo. Da mesi raccontiamo la sollevazione dei cittadini che hanno dato vita al comitato il Gigante Buono. Abbiamo seguito passo passo questa storia incredibile, dalla prima lettera di una cittadina al nostro quotidiano, fino alla presentazione dell’esposto in Procura, all’assegnazione del fascicolo, all’apertura di una inchiesta da parte del pm Giuseppe Miliano. Abbiamo dato voce ai consiglieri comunali di opposizione che chiedevano chiarimenti, da Giorgio De Marchis a Marco Fioravante, ad Alessandro Cozzolino, e al consigliere di maggioranza Gianni Chiarato che chiedeva una commissione di inchiesta. Abbiamo preso atto che tramite il consigliere regionale Pd, Enrico Forte, anche la Regione voleva vederci chiaro su via Quarto e sulle varianti ai Piani particolareggiati. Ma dal Palazzo non è arrivata neppure una parola. Il sindaco Giovanni Di Giorgi dopo aver ritirato le sue dimissioni si è limitato a promettere una rivisitazione delle varianti ai piani particolareggiati. L’allora dirigente all’Urbanistica Rino Monti (oggi solo all’Edilizia Privata) ha sempre detto a destra e a sinistra che era tutto in regola. L’allora asses- SINDACO E ASSESSORE PREFETTO DICANO SE AVVIERANNO UNA INDAGINE INTERNA sore all’Urbanistica Giuseppe Di Rubbo (costretto dalla crisi a lasciare la delega) aveva tuonato: «Rivendico la correttezza degli atti degli ultimi tre anni». E su via Quarto: «Il principio è corretto, hanno diritto a costruire tot metri cubi su quell’area». Poi abbiamo visto arrivare al suo posto, un ex prefetto alla guida dell’Urbanistica. Dal suo arrivo, prudentemente, non ha mai rilasciato dichiarazioni. Forse è arrivato il momento di farlo. Ma forse dovrebbe dire qualcosa anche il sindaco. Spiegare alla città come è potuto accadere e chiarire cosa intende fare ora a tutela di tutti. Aprirà una indagine amministrativa? Chiederà conto agli uffici di questo pasticcio colossale? Qualcuno ha ceduto al Comune un’area che era già sua per ottenere cubatura e permesso a costruire. Neppure Totò avrebbe avuto l’ardire di provarci. Un conto è vendere il Colosseo o la Fontana di Trevi. Ma qui è diverso. Non è una storia da ridere. Dalle carte è evidente che l’esproprio era noto a tutti. Lo sapevano i proprietari delle aree, lo sapevano gli acquirenti, lo sapevano i notai e l’hanno anche scritto negli atti. Evidentemente in Comune nessuno le ha lette prima di rilasciare la concessione. Al momento sembra sia andata così, o l’amministrazione comunale fornisce una spiegazione plausibile o il fatto è grave. Bene farebbe il palazzo ad accertare come sia potuto accadere prima che lo faccia la magistratura, anche per evitare che un simile increscioso pasticcio possa ripetersi. Vittorio Buongiorno © RIPRODUZIONE RISERVATA
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