Sulle tracce dei nostri antenati

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GIRO DEL MONDO
AFRICA
Sulle tracce dei nostri antenati
Gli scienziati specializzati in paleoantropologia (cioè la disciplina che studia i fossili degli uomini preistorici)
sono ormai tutti d’accordo nel ritenere che la specie umana sia nata e si sia evoluta in Africa, e per la precisione in un’ampia fascia dell’Africa Centro-Orientale a est della Rift Valley, l’immensa spaccatura nella crosta terrestre che corre da nord a sud nel continente africano per oltre 6400 km. La zona intorno a essa è caratterizzata dalla presenza di aree ricoperte di sedimenti di origine anche molto antica, particolarmente ricca di fossili. In
queste terre di altipiani desertici e selvagge savane vissero, dai cinque ai due milioni di anni fa, delle creature
che, secondo gli scienziati, sono state gli antenati dell’attuale specie umana, l’Homo sapiens. Il loro aspetto li
faceva assomigliare più alle scimmie che agli uomini, essendo alti poco più di un metro e probabilmente ricoperti di peli, ma la cosa importante è che camminavano eretti, su due gambe, una caratteristica che è tuttora
uno dei tratti fisiologici più importanti dell’uomo. Dovendo usare solo due arti per muoversi, questi ominidi (cioè “simili all’uomo”, come viene chiamata una famiglia dei Primati, l’ordine zoologico del quale fanno parte l’uomo e le scimmie) si trovarono
con due “braccia” libere, che essi poterono impiegare per maneggiare bastoni e pietre e usarli come strumenti: fu l’inizio della tecnologia.
Uno dei luoghi in cui si è trovato il maggior numero di resti fosTriangolo
sili di ominidi è la gola di Olduvai, una profonda spaccatura nel
di Afar
terreno lunga oltre 30 km che si trova nella Tanzania Settentrionale,
Gola
vicino al famoso Parco Nazionale del Serengeti e al Monte
di Oldouvai
Kilimanjaro. Le forze geologiche cha hanno prodotto la spaccatuRift Valley
(Tanzania)
ra hanno portato in superficie antichi sedimenti, nei quali sono
stati trovati, a partire dagli anni Trenta del Novecento, gli scheletri fossilizzati di una specie di ominide chiamata australopiteco
(una parola formata da due termini, uno latino e uno greco, che
significa “scimmia dell’emisfero meridionale”).
A poche decine di km dalla gola di Olduvai si trova il sito di Laetoli, dove nel 1976 l’antropologa Mary Leakey fece una scoperta eccezionale: le impronte fossilizzate lasciate da due australopitechi vissuti quasi quattro milioni di anni fa. Com’è possibile che delle impronte si siano conservate per così tanto tempo? Per un incredibile
caso: i due ominidi stavano camminando su uno strato molle di cenere vulcanica che era stata eruttata pochi
minuti prima da un vulcano distante circa 20 km. La cenere si è poi indurita, lasciando così l’impronta nella roccia. Fa impressione notare quanto queste impronte siano simili a quelle lasciate dagli uomini moderni: sono solo più piccole e sembrano quelle di un bambino.
Un altro luogo in cui si sono rinvenuti importanti fossili di ominidi è l’altipiano etiope, e in particolare il cosiddetto Triangolo di Afar, una regione divisa fra tre Stati: Etiopia, Eritrea e Gibuti. Qui nel 1974 una spedizione guidata dall’antropologo americano Donald Johanson trovò lo scheletro fossile, uno dei più completi mai scoperti, di un ominide australopiteco vissuto oltre tre milioni di anni fa. Si trattava di una femmina alta poco più di
un metro, e i membri della spedizione decisero di chiamarla Lucy, poiché quel giorno al campo base uno di loro aveva più volte messo alla radio la canzone dei Beatles Lucy in the sky with diamonds...
Leggo e studio
1 Che cos’è la Rift Valley? Dove si trova?
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2 Che cosa si intende per “ominide”?
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3 Come hanno fatto le impronte di Laetoli a rimanere intatte per milioni di anni?
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