3 TO B 2015 25 gennaio 2015 Gio 3, 1-5.10; 1 Cor 7, 29-31; Mc 1, 14-20. Per la conclusione di questa settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani, la Chiesa ci propone oggi, nelle letture della terza domenica del tempo ordinario, una meditazione sulla nostra vocazione cristiana. E questa chiamata, nei testi di questo giorno, riveste una triplice dimensione, che vale ancora oggi per tutti noi. Certo, non abbiamo tutti lo stesso carisma nella Chiesa, ma queste tre dimensioni valgono per ciascuno di noi. La prima dimensione della vocazione cristiana, quella fondamentale, è sviluppata nel brano del vangelo di Marco che abbiamo ascoltato. Essere cristiano significa prima di tutto seguire Gesù. Questo è il tratto specifico di tutti i cristiani. La caratteristica di tutti i discepoli, delle folle che lo ascoltavano, era seguire Gesù. Questo è il primo principio di unità della Chiesa, e l’unico vero metodo per costruire l’unità. I padri del monachesimo del quarto secolo prendevano l’immagine di una ruota per esprimere questa realtà. Più i raggi della ruota sono vicini al centro, più sono vicini gli uni degli altri. L’unità della Chiesa dipende fondamentalmente della nostra comunione con Cristo. Il secondo aspetto della vocazione cristiana lo troviamo nella prima lettura dal libro di Giona. Il cristiano non è fatto per se stesso, ma è fatto per il mondo, per essere testimone dell’amore di Dio per il mondo. Giona non ha accettato facilmente questa sua missione. Nel libro dell’Antico Testamento che racconta la sua storia, si dice che è scappato lontano da Dio perché non voleva compiere la sua vocazione. E la Bibbia ci dice anche che Giona divento furioso quando vide che Dio era pieno di misericordia per questo mondo. La Chiesa non esiste per se stessa, ma è fatta per annunciare al mondo l’amore e la bontà di Dio per tutti gli uomini. L’unità della Chiesa non è per sviluppare la sua potenza, ma per servire tutti i popoli del mondo. Infine, il terzo e ultimo aspetto della vocazione cristiana è la vocazione escatologica che l’Apostolo Paolo sviluppava nella seconda lettura. Certo, il mondo creato da Dio è meraviglioso, ma passerà. Certo, la nostra vita è un dono di Dio, ma finirà. La vocazione cristiana non è disprezzo del mondo e delle realtà di questa vita, perché sono dei doni preziosi di Dio. Ma la nostra vocazione è indicare che la vita non si limita ad accumulare cose, vantaggi, successi, onori e privilegi. Perché tutto questo passerà. La vocazione cristiana rimette ogni cosa al posto giusto. Indica il cielo senza disprezzare la terra. Ama questo mondo, senza dimenticare che la nostra patria è altrove. Se desideriamo veramente promuovere l’unità dei cristiani attraverso il mondo, dobbiamo ricordare questi tre punti essenziali: essere cristiano significa seguire Gesù, essere cristiano significa vivere e annunciare l’amore di Dio per tutto il genere umano, essere cristiano suppone di assumere le nostre responsabilità in questo mondo senza mai dimenticare che le nostre radici, il nostro vero amore, sono nel cielo!
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