È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. QUARTO CONGRESSO NAZIONALE PROTEO FARE SAPERE Roma - 21 e 22 Marzo 2015 Il contesto L’istruzione e la formazione I quattro anni che ci separano dal precedente congresso di Proteo sono stati caratterizzati dal perdurare e, per molti versi, dall’aggravarsi della crisi economica e sociale del Paese. Le politiche economiche poste in essere sono state caratterizzate da misure di contenimento e riduzione della spesa pubblica che, come soltanto ora incomincia a chiarirsi anche a livello di Unione Europea, hanno inciso negativamente sui consumi, quindi sulla produzione, quindi sul PIL nonché –ovviamente- sulle stesse entrate fiscali. La scuola, così come in generale tutti i comparti della conoscenza, considerata per antico e imperdonabile errore teorico e politico né più né meno che uno dei diversi settori del welfare state, ha pagato pesantemente la logica dei “tagli” alla spesa pubblica. Si sono via via succeduti interventi dettati da esigenze economicofinanziarie piuttosto che da progetti pedagogici: tamponare emergenze contabili è stato considerato prioritario rispetto al fronteggiare le emergenze sociali. Al danno si è talora accompagnata la beffa, come quando si sono voluti mimetizzare i tagli di budget con la maschera di “riforme epocali”. Un rapido sguardo alle statistiche ci dice che la nostra spesa pubblica per istruzione e formazione in rapporto al PIL si colloca ben al di sotto della media europea: nella graduatoria continentale precediamo soltanto Grecia, Romania, Slovacchia e Bulgaria (dati 2011, fonte Eurostat). Siamo sempre stati convinti (e restiamo fermamente convinti) che proprio per fronteggiare adeguatamente la crisi, cioè per aprire prospettive nuove ad una società sempre più caratterizzata come “società della conoscenza”, sia necessario intendere la spesa per istruzione e formazione come “investimento sul futuro”. Del resto, altrove (a cominciare dagli USA) questa scelta – sia pure con innegabili contraddizioni – è stata fatta. Noi, al più, inseguiamo le emergenze. Ed è sacrosanto intervenire su un’emergenza drammatica come quella dell’edilizia scolastica, ma occorre saper guardare oltre, consapevoli che oggi la nostra scuola pubblica vive una vera e propria crisi di identità, che si supera solo se si è in grado di ridefinirne la missione. La mission della scuola, che noi ritroviamo intera e solenne nell'art. 3 della Costituzione, è venuta sempre più piegandosi verso una deriva 1 economicista: formare consumatori piuttosto che cittadini. Riteniamo al contrario che sia necessario ridare senso alla possibilità che la scuola della Repubblica, operando per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale” che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, debba promuovere il pieno sviluppo della persona. E se si va affermando questa consapevolezza che è ormai indispensabile riconsiderare criticamente il modello di sviluppo entrato in crisi, l’affermarsi di nuovi modelli di vita e di un nuovo senso di società non passa necessariamente attraverso inediti progetti educativi e formativi? Se la crescita economica non può più rappresentare l’unico obiettivo al quale mirare e se, viceversa, il fine dello sviluppo diventa quello di mettere in grado le persone (ogni singola persona) di vivere un’esistenza piena, allora si deve convenire con Martha Nussbaum quando sottolinea l’urgenza di creare “capacità” che consentano a ognuno di realizzarsi e di vivere la propria vita all’insegna della pari dignità umana. Dunque, ripensare la scuola e tutte le istituzioni della conoscenza nelle loro funzioni e finalità diventa la sfida del momento: la nostra sfida. Il nostro compito Un’associazione come la nostra tradirebbe la sua stessa ragion d’essere se non raccogliesse, certo nei limiti in cui questo è e sarà possibile, la sfida di cui si è detto. Il compito è arduo e ambizioso, ma ineludibile. Nell’ultimo quadriennio si è cercato, pur tra difficoltà, contraddizioni e incertezze, di dare a Proteo una dimensione culturale che andasse oltre la funzione di mera “associazione professionale”. Occorre certamente riaffermare e rafforzare l’impegno sui temi delle professionalità nel vasto mondo della conoscenza nonostante le difficoltà del momento abbiano molto spostato l’attenzione su aspetti strutturali e sindacali. Anzi proprio per questo il ruolo di un’associazione professionale andrebbe enfatizzato. Tuttavia oggi è lo stesso “discorso sulle professionalità” a richiedere un inedito impegno di analisi, ricerca, elaborazione di senso e di proposte adeguate ai profondi cambiamenti intervenuti. E’ perciò attualissima l’esigenza che un’associazione come la nostra ridefinisca la propria identità e vocazione culturale. Vogliamo essere una associazione professionale che, attraverso la formazione, la ricerca, il confronto, intende promuovere un’idea di scuola democratica, partecipata, consapevole che la scuola può e deve essere “luogo” di crescita personale, di integrazione tra le culture, di formazione alla “cittadinanza” e al lavoro. Deve essere una scelta forte, che sa “leggere” i mutamenti della società e tenta di fornire risposte adeguate e non di conservazione. Per questa ragione pensa alla scuola come “comunità professionale” nella quale vivono e si praticano didattiche laboratoriali, lavoro di gruppo, ascolto attivo, innovazione, democrazia, collegialità, responsabilità, cultura della valutazione. Il rafforzamento dell’identità culturale richiede in primo luogo un ampio rinnovamento del Comitato tecnico-scientifico, la cui operatività va pensata in funzione delle strategie e degli obiettivi programmatici che verranno definiti dal congresso. I tempi che attraversiamo richiedono sguardi e pensieri lunghi, il che non vuol dire trascurare le emergenze; al contrario, vuol dire saper guardare al futuro a partire dalle emergenze. Si tratta, dunque, di rapportarsi alle realtà della scuola, della formazione, dell’università, della ricerca sapendo che da ciascuna di queste realtà, pur a partire da questioni che attengono alle diverse professionalità (docenti, ricercatori, dirigenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario) e ai differenti ambiti lavorativi/operativi (le varie “autonomie”), possono venire contributi preziosissimi sul terreno dell’elaborazione e della proposta progettuale e programmatica. 2 Le priorità Proteo imposterà i propri programmi a partire da alcune priorità, che occorre saper analizzare cogliendone connessioni e intrecci. Si fa riferimento, in primo luogo, al fenomeno della dispersione scolastica. Registriamo percentuali di abbandono superiori alla media europea (17,6% contro il 12,7% secondo l’Annuario statistico dell’Istat, con punte di oltre il 21% in Campania, Sicilia e Sardegna; l’Italia –secondo Eurostat- è quarta in questa triste graduatoria, dopo Spagna, Malta e Portogallo). Che questo fenomeno sia da considerare a tutti gli effetti la radice dell’emarginazione e dell’esclusione sociale è confermato anche dal crescente numero di giovani ‘Neet’ (Not in Education, Employment or Training): secondo i dati Istat, in concomitanza con l’intensificarsi della crisi economica si è superata la soglia dei due milioni di ‘Neet’, vale a dire il 24% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, una quota significativamente superiore alla media dell’Unione Europea (15,9%); soltanto Grecia (27,1%) e Bulgaria (24,7%) presentano incidenze maggiori; Sicilia e Campania sono le regioni con le quote più elevate, con valori rispettivamente pari al 37,7% e 35,4%, seguite da Calabria e Puglia, con livelli pari al 33,8% e al 31,2%. Nella grande maggioranza dei casi, si tratta di giovani con bassi livelli di istruzione e formazione. Questa così drammatica emergenza richiede adeguate risposte politiche e sindacali; Proteo la assume come terreno di impegno progettuale e programmatico prioritario sia nella lotta alla dispersione scolastica sia negli interventi da sviluppare nell’ambito dell’educazione/istruzione permanente e degli adulti. Il lavoro di ricerca e di raccolta dati che Proteo unitamente ad altre associazioni professionali (AIMC, CIDI, Legambiente Scuola e Formazione) ha avviato sull’insieme del mondo scolastico italiano, sulle sue differenze interne e che già ha dato luogo a due pubblicazioni si iscrive di per sé in questo impegno. In coerenza con la propria missione statutaria, Proteo ha dedicato gran parte delle sue energie alle iniziative di formazione di quanti operano nei La comparti della conoscenza e, in particolare, nella scuola. I corsi di professionalità preparazione ai concorsi per dirigenti scolastici e per docenti hanno docente comportato uno straordinario e diffuso impegno di tutta l’associazione; di più: hanno consentito una verifica “dal vivo” dell’attuale condizione dell’universoscuola. Al di là dei discutibilissimi meccanismi concorsuali, che richiederebbero sostanziali modifiche nel senso di privilegiare un reclutamento basato sulle competenze didattiche e professionali e non su presunte abilità nel superare i test di selezione, due grandi questioni emergono come meritevoli di essere poste al centro della nostra attività culturale e di ricerca, quindi delle nostre iniziative per le scuole e nelle scuole: quella della professionalità docente (come aspetto specifico della più generale professionalità degli operatori della conoscenza) e quella, strettamente connessa, dell’autonomia scolastica. Noi non possiamo né dobbiamo arrenderci, rassegnati, davanti alla constatazione che siamo in presenza di un deficit spaventoso nell’approfondimento di quel che significhi oggi, in questa società attuale, apprendere e insegnare. Dovremo promuovere ogni possibile iniziativa per offrire il nostro concreto contributo alla ricerca pedagogica ed epistemologica: ricerca da intendere qui nel senso di “ricerca-azione”, da condurre dunque “sul campo”, ascoltando, supportando e dando parola a coloro che vivono sulla propria persona la “crisi di identità” della scuola: i docenti. Nell’affermare questo orientamento siamo pienamente consapevoli di muoverci controcorrente rispetto ad un senso comune, diffuso largamente e per lunghi anni da opinionisti ed editorialisti, teso a demolire sistematicamente scuola pubblica e insegnanti. La professione è stata delegittimata e vilipesa ad ogni pseudo-riforma dettata da ragioni economiche e mai pedagogiche; hanno preso piede accanimenti 3 valutativi ed una progressiva burocratizzazione della funzione di insegnante, chiamato sempre più a rispondere alle esigenze dell’istituzione piuttosto che a quelle degli allievi. Tutto ciò non può non tradursi in stati d’animo di distacco, frustrazione, demotivazione, che vanno compresi e correttamente interpretati; neppure vanno trascurate, peraltro, ragioni ancora più profonde di questo diffuso disagio: Andrea Bajani, rifacendosi alla teorizzazione di Massimo Recalcati nota come “evaporazione del padre”, ha recentemente sostenuto che siamo in presenza di una “evaporazione del professore” perché “il suo [scil. del professore] paradigma ha perso la funzione che aveva” e “nulla conferisce oggi al nome ‘professore’ quell’autorità simbolica, quel riconoscimento sociale, etico, di cui per anni è stato sinonimo”. C’è sicuramente del vero in queste considerazioni, ma noi riteniamo che il cuore del problema non sia né psicologico né tanto meno psicanalitico, bensì squisitamente politico. Perciò la domanda è: quale politica per la professionalità docente? Proteo ha elaborato sul tema riflessioni e proposte, contenute in un ampio documento, al quale si rinvia. In questa sede ci è sufficiente condividere una considerazione di Hannah Arendt: “L’insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la responsabilità”. Ecco dunque la parola: ‘responsabilità’. Comprendiamo, allora, che non è possibile scindere l’idea di professionalità da quella di responsabilità e che serve una politica, serve uno Stato che agli insegnanti riconosca questa responsabilità, e le dia un valore economico, ma soprattutto politico. Al tempo stesso, quella parola allude ad un ‘modo d’essere’ ad un ethos strettamente connesso alla professione di chi insegna e che consiste nel “conoscere il mondo”: perciò, se il mondo cambia, chi insegna non può ignorarne i cambiamenti. Qui balza in primo piano il tema –a noi particolarmente caro – della formazione (intesa come formazione permanente) dell’insegnante: un tema che intrecciamo con quello dell’autonomia scolastica. Per questo riteniamo che tutto il personale che lavora nella scuola debba considerare la formazione, e non solo l'aggiornamento disciplinare, come un dovere e che debbano essere messi in campo strumenti contrattuali e risorse per garantirla. L’Autonomia scolastica Vorremmo rifarci allo spirito (ma anche alla lettera!) iniziale dell’autonomia scolastica, là dove si prevedeva non solo autonomia di gestione, ma anche di sperimentazione e di ricerca (per non dire dell’impegno a rivedere entro un anno le norme riguardanti gli organi collegiali…). Oggi, contro l’autonomia, tuonano severi censori e cantano le sirene di un neocentralismo ministeriale. Occorre non farsi intimidire dagli uni né farsi sedurre dalle altre. L’autonomia burocratica, che ha privilegiato quasi esclusivamente gli aspetti gestionali, va resa pienamente funzionale all’autonomia di sperimentazione e di ricerca, capace di realizzare effettivamente le finalità di sviluppo della persona e la piena realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni. Declinare il concetto di “responsabilità” implica anche l’impegno a diffondere le buone pratiche della rendicontazione e del “bilancio sociale”. Anche i percorsi di autovalutazione che le scuole hanno avviato possono essere l’occasione per rivitalizzare la partecipazione sociale: solo così l’autonomia potrà diventare lo strumento utile a restituire senso e dignità al mestiere di chi insegna, al lavoro del personale ATA e dei dirigenti scolastici. Riteniamo inoltre che una vera autonomia debba prevedere che il contesto della scuola sia un’effettiva comunità di lavoro, un sistema di relazioni e pratiche sociali in grado di coinvolgere docenti, ATA e dirigenti nella consapevolezza di avere obiettivi e finalità comuni (sempre utili, 4 in proposito, gli insegnamenti che si ricavano da due lavori del compianto Piero Romei: Guarire dal ‘mal di scuola’. Motivazione e costruzione di senso nella scuola dell’autonomia, Firenze 1999 e Fare l’insegnante nella scuola dell’autonomia, Roma 2005). Compito nostro sarà pertanto quello di adeguare a queste finalità iniziative, progetti e proposte sulla formazione dei docenti, dei dirigenti, del personale tecnico e amministrativo. Le alleanze Il rinnovamento Pensare di poter affrontare tali e tante questioni in una sorta di solitudine autoreferenziale renderebbe il nostro lavoro e il nostro impegno simili alla nota battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento. La via delle alleanze e delle sinergie, già largamente e positivamente sperimentata, è perciò una scelta obbligata. Essenziale, anche in funzione del rinnovando Comitato Tecnico-Scientifico è per noi la collaborazione con alcune sedi universitarie e centri di ricerca. Ma l’attitudine a costruire ‘reti’, che peraltro dovrebbe caratterizzare le stesse istituzioni scolastiche autonome, per noi significa soprattutto concreta collaborazione con le altre associazioni professionali e dovrà diventare – anche sulla base delle esperienze già maturate – un diffuso stile di lavoro di tutta la nostra organizzazione; peraltro, un’attenzione anche al più vasto mondo dell’associazionismo apre ulteriori spazi per l’iniziativa culturale, per esempio su temi quali la cittadinanza, la storia, la memoria. Il congresso sancirà un ampio rinnovamento dei nostri gruppi dirigenti, ai quali affideremo i frutti del lavoro svolto in questi anni, insieme con alcune “raccomandazioni” relative a ciò che ancora non si è fatto o si è fatto solo parzialmente. L’esperienza ci dice che conta certamente quanto ci si impegna e si lavora, ma non meno rilevante è il come. Veniamo da una tradizione, di cui siamo orgogliosi e gelosi, che ha sempre coltivato la pratica del lavoro collettivo. Questa tradizione va riaffermata attraverso il costituirsi di gruppi dirigenti che funzionino sempre più come collettivi, riuscendo, al tempo stesso, con lo strumento delle deleghe, a valorizzare le competenze dei singoli. Ma è l’associazione nel suo complesso a dover mettere in atto una serie di misure politico-organizzative capaci di rafforzarne identità e radicamento. Si tratta di promuovere un più diffuso e costante coinvolgimento, in particolare dei gruppi dirigenti, nel dibattito politico-sindacale; essenziale, a tal fine, è l’impostazione e il funzionamento del sito web, strumento diventato ormai decisivo per assicurare un’adeguata informazione, la giusta valorizzazione dei materiali prodotti, la socializzazione delle iniziative (anche per promuoverne la riproducibilità sui territori), il monitoraggio costante della situazione organizzativa. Poiché decisivo è per Proteo il rapporto diretto con le Istituzioni scolastiche e poiché la scuola dell’autonomia vive in quanto realizza una relazione di ‘scambio’ col territorio di competenza, nostro obiettivo dovrà essere quello di porre speciale attenzione all’ambiente-scuola, cioè alle istituzioni scolastiche viste nei loro specifici contesti. Ciò significa, da un punto di vista organizzativo, rafforzare ed estendere il nostro radicamento sul territorio. Attualmente la nostra presenza territoriale si presenta alquanto disomogenea: per porsi l’obiettivo di una sostanziale omogeneità sarà necessario programmare una “fase intermedia” che preveda anche integrazioni interregionali, vale a dire un supporto che le realtà più forti e consolidate potranno temporaneamente fornire a quelle da rafforzare a da costituire. Si tratta, in sostanza, di puntare ad una maggiore mobilità e valorizzazione dei nostri quadri, che spesso possono garantire contributi positivi, anche al di là dei singoli ambiti regionali o provinciali, rappresentando preziose risorse per tutta l’associazione. Alla luce 5 di queste considerazioni, anche composizione e funzionamento dell’Ufficio di Presidenza e del Consiglio generale dovrebbero costituire oggetto di riconsiderazione, eventualmente in sede di revisione statutaria. Ma nella direzione qui auspicata dovrà andare certamente la costituzione di gruppi di formatori che si articolino sul territorio in ambito sia regionale sia interregionale. L’esigenza di un impegno più ampio e più forte della nostra associazione, tale da poter corrispondere ai sempre più complessi bisogni Idee per un formativi e culturali del vasto e variegato mondo della conoscenza suggerisce progetto di la massima valorizzazione di ogni possibile sinergia. E’ quanto abbiamo lavoro comune sperimentato positivamente nella collaborazione con altre associazioni, che Proteo Fare insieme con noi hanno prodotto i due rapporti sul sistema educativo italiano; è Sapere-Valore quanto intendiamo realizzare con una realtà “gemella” come Valore ScuolaScuola Edizioni Conoscenza. D’altra parte in più occasioni è emersa l’esigenza per la nostra associazione di pubblicare ricerche o sintesi elaborate nel corso della propria attività, di avere strumenti per un lavoro di divulgazione che è iscritto nei propri cromosomi, di competere con altre associazioni anche sul questo terreno della diffusione delle proprie idee. Sarebbe utile per esempio che a fianco del tradizionale filone strettamente sindacale (rapporto di lavoro, diritti e doveri, profili, contratti, diritti sindacali ecc.) della casa editrice si potenziasse la già esistente pubblicistica di natura più didattica legata all’esercizio e alla cura della professione, all’aggiornamento continuo, alla diffusione di buone pratiche, alla gestione organizzativa. La stessa collaborazione già richiesta per la rivista Articolo 33 dovrebbe trovare una risonanza maggiore delle e nelle discussioni sulle problematiche educative: una rivista teorica ha senso e lettori se nei “nostri” luoghi di lavoro si discute di “teorie” (pedagogiche, didattiche, storiche ecc.). Su questo terreno l’obiettivo è quello di costruire un progetto innovativo che, raccogliendo il meglio delle esperienze e del know how maturato da "Proteo Fare Sapere" e da "Valore Scuola-Edizioni conoscenza", offra al mondo della conoscenza, ai suoi protagonisti (professionali e sindacali) livelli più elevati di iniziativa culturale e orizzonti più ampi nella elaborazione delle idee. Non si tratta solo di razionalizzare le risorse, ma di migliorare le performance nei settori della formazione e della connessa produzione editoriale, sperimentando campi nuovi, anche inediti, di lavoro e di intervento. A suo modo, la nostra vuole essere una risposta alla crisi che ha investito (non solo in termini economici) tutti i settori dell'istruzione, della formazione, della produzione culturale, mettendone in discussione paradigmi e finalità. Di qui occorre ripartire con uno sforzo straordinario per immaginare il futuro e progettarlo: nulla sarà più come prima, ma poiché non ci riconosciamo nella “parabola dei ciechi”, ripartiamo sulla base di alcuni fondamentali punti fermi, che rimandano all'idea di “conoscenza bene comune” e di “cultura bene comune” nonché agli irrinunciabili valori della Costituzione della Repubblica. Perciò, il “valore aggiunto” del lavoro comune dovrà essere rappresentato proprio dall'elaborazione e dall'iniziativa più propriamente culturale, per ripensare (e, in taluni casi, per “rifondare”) momenti essenziali delle attività proprie del nostro mondo: dalla didattica alla ricerca, dal senso attuale del “fare scuola” alla trasmissione e rielaborazione dei saperi. Un'impresa che deve necessariamente escludere a priori ogni autoreferenzialità per aprirsi ai contributi e alle collaborazioni di quanti esprimono le elaborazioni più avanzate e scientificamente corroborate nei diversi settori della conoscenza. Il contesto in cui ci muoviamo è, dunque, quello di una crisi dalla quale si fatica 6 a vedere una via d’uscita. Una crisi che piega certezze e crea disorientamento sociale, politico e personale: essa investe – sia pure con conseguenze diverse nei vari Paesi – l’intera Europa; in Italia essa presenta alcune sue peculiarità. I tagli ai settori della conoscenza, spesso mascherati da “riforme epocali”, hanno portato il nostro paese in controtendenza rispetto ai paesi Ocse. I dati della nostra spesa in istruzione e ricerca rispetto al PIL parlano chiaro. Tra le conseguenze di queste politiche (accompagnate da una crescita della corruzione e dell’illegalità che alimenta sprechi enormi di risorse e diffonde sfiducia) c’è un abbassamento del livello culturale del paese, la perdita di fiducia nell’istruzione come molla di emancipazione anche sociale, un declassamento della dignità del lavoro. In questa situazione non è facile parlare alle professioni della conoscenza, perché, soprattutto nella scuola, il disorientamento è massimo. Troppi interventi riformatori, o presunti tali, troppi cambiamenti annunciati, un eccesso di normazione. Ma, pur consapevoli delle mille difficoltà, né Proteo né Edizioni Conoscenza intendono rinunciare alla “missione” che si sono date. GUARDANDO AL FUTURO Quali piste di un progetto comune? Il lavoro svolto da Proteo in questi quattro anni è complessivamente positivo. Tuttavia, molto rimane da fare. Occorre non solo pensare o ri-pensare ad una diversa organizzazione che ponga al centro del processo di rinnovamento la professionalità, l’impegno, la partecipazione delle donne e degli uomini che massimamente hanno contribuito alla vita dell’Associazione nei territori, ma occorrerà altresì – con l’ausilio del neo costituendo Comitato Scientifico - individuare e progettare percorsi di lavoro comuni e condivisi. 1. Per prima cosa una pratica di conferenze di servizio da svolgersi due o tre volte l’anno, che, partendo da un’analisi dei bisogni, progetti le iniziative da realizzare. 2. Tra i grandi temi su cui realizzare un lavoro comune si possono già indicare: Partecipazione e rappresentanza, temi sempre più attuali, nel lavoro che cambia. Un fenomeno da tenere sotto osservazione nei settori della conoscenza è la trasformazione dello stesso lavoro precario. Molti giovani, favoriti soprattutto dalla rivoluzione tecnologica, svolgono un lavoro intellettuale in proprio. Vi sono già esperienze di condivisione in rete di queste particolari condizioni lavorative; forme nuove di associazionismo che scavalcano quelle storiche comprese le organizzazioni sindacali. Nei settori della conoscenza questo tipo di lavori si diffonde (ad esempio nella grafica) ed è probabile che tocchi molto presto anche i campi formativi ed educativi. Non possiamo trovarci impreparati a questi cambiamenti. Modelli e organizzativi e governance delle istituzioni educative e del sistema di ricerca. Gli ultimi 15 anni ci hanno portato un appesantimento burocratico che sta asfissiando l’intera società italiana. Scuola, Università e Ricerca sono sopraffatte da norme e adempimenti: la “correttezza” della procedura prevale sull’efficacia dell’azione, quando non, addirittura, sul buon senso, basti pensare alla valutazione (VQR) nell’Università e nella Ricerca. Strettamente legati ai temi organizzativi sono quelli, su cui si è già molto lavorato, dell’autonomia e della valutazione. Le nuove tecnologie e le forme dell’apprendimento e dell’insegnamento. Anche questo è un campo sul quale non possiamo trovarci impreparati. La facilità di accesso dei giovani al web è spesso spiazzante per i luoghi tradizionali della conoscenza (scuola e università). Il 7 problema è come utilizzare nuovi strumenti di studio e apprendimento senza destrutturazioni epistemologiche e con solidi apparati critici. Il rapporto tra le domande educative delle nuove generazioni e la professionalità che le istituzioni scolastiche e universitarie offrono per dare delle risposte adeguate. È sempre in corso l’annoso dibattito tra una solida formazione di base (che non può però essere sclerotizzata) e una formazione professionalizzante. Sarebbe ora di rilanciare l’elaborazione (cominciata e finita con Berlinguer) sui saperi essenziali. 3. All’interno di questo dibattito è opportuno riproporre come nodo centrale la stretta relazione tra educazione, cittadinanza e interculturalità: • L’educazione interculturale si rivolge, trasversalmente, a tutti i saperi e si intreccia con l’educazione ai valori costitutivi della democrazia, quali il diritto alla cittadinanza, il rispetto dei diritti umani, il rispetto della dignità della persona, e ancora: i valori della libertà, dell’eguaglianza, della non violenza, come ci ricordava anni fa Norberto Bobbio, sottolineando, appunto, il nesso stretto che lega intercultura, cittadinanza, democrazia. • Il nostro concetto di “intercultura” si lega alla consapevolezza che la nostra visione del mondo non è l'unica possibile e che occorre rilanciare una grande battaglia culturale sulla libertà religiosa, di pensiero e sul principio di laicità dello Stato. • Le culture non sono qualcosa di organico e chiuso (una visione reificata della cultura è propria dei fondamentalismi), ma passano attraverso processi di trasformazione e di adattamento: i concetti di “cultura” e “identità” sono concetti in divenire, non dati una volta per tutte. • La realtà della società globale rende di particolare attualità l'attenzione della scuola alle tematiche connesse all'educazione interculturale. Lo sguardo antropologico ci pare possa rappresentare il paradigma di un curriculum formativo che si nutre di sano “relativismo”, ovvero di antidogmatismo, di apertura all'alterità, di capacità autocritica, di disponibilità al dialogo. • La scuola cerca di educare attraverso la trasmissione di saperi organizzati (le discipline) e dovrebbe insegnare ad usare le discipline come strumenti per conoscere e rappresentare la realtà. Ma attraverso le discipline cerca anche di educare trasmettendo atteggiamenti, comportamenti, conoscenze e valori. • Ci troviamo di fronte all´urgenza di operare per la costruzione di una nuova cultura, in cui ognuno e tutti (italiani e non) possano sentirsi a casa. Una cultura plurale, in cui ognuno possa nel contempo integrarsi e differenziarsi, sentirsi a casa ma anche veder rispettata la dimensione irriducibile della propria personale esperienza. Quali azioni concrete? Se il governo confermerà quanto annunciato nel piano “La buona scuola”, circa 150 mila docenti entreranno in ruolo. Questo è un potenziale punto di riferimento per un’offerta strutturata che vedrà intrecciarsi in maniera complementare formazione, soprattutto su didattica modulare e laboratoriale, ed iniziativa editoriale. La formazione in presenza anche attraverso pratiche di mutuo aiuto professionale sarà integrata con la Formazione a Distanza utilizzando le nostre Piattaforme FAD. Va comunque tenuta presente, soprattutto nella formazione degli insegnanti più giovani, l’importanza del modo di “stare in classe” e acquisire la necessaria autorevolezza. Non c’è niente di meno virtuale della scuola, ancora! Quindi non va trascurata l’esigenza di una continua autoformazione, da promuovere e sostenere con adeguate iniziative. 8 L’esperienza di Proteo delle convenzioni con le Università nei Master formativi va ampliata. Il rapporto con le Università si potrebbe estendere anche ad altre iniziative formative su temi di stretta attualità quali i BES e l’integrazione scolastica, offrendo linee editoriali dedicate. E’ auspicabile in questo un coinvolgimento del “Forum della docenza”. Particolare attenzione va posta sulla possibilità di accesso ai fondi strutturali europei. In particolare FSE obiettivo 9 (inclusione sociale e povertà); e obiettivo 10 (education). Anche in questo caso si tratta di proporre moduli formativi in presenza e a distanza, anche in cooperazione con enti formativi di altri paesi. Un osservatorio sulle professioni e sul lavoro Un osservatorio su pubblicistica e media La nostra presenza sul web Una parte trascurata dell’elaborazione sulla didattica e sull’organizzazione educativa italiana riguarda la dimensione storica dell’istruzione nonché la dimensione della traduzione in atti normativi e/o contrattuali di questi aspetti. Eppure esiste un patrimonio di storia, di elaborazione e di esperienza sul rapporto di lavoro, su come questo cercato di adeguare un’organizzazione mastodontica e complessa ai bisogni formativi, un patrimonio fatto di leggi, contratti, accordi sindacali, vertenze, documenti, discussioni e dibattiti di merito, raccolte ed elaborazioni di dati statistici, studi sulle retribuzioni, sull’andamento della spesa pubblica. Questo importante archivio che si può immaginare giacente nelle sedi sindacali non ha una sua sistematizzazione e non è fruibile per ricerche o definizioni ulteriori o anche soltanto per informazioni utili a una conferenza stampa, a una riunione, a un incontro col ministro. Una sorta di osservatorio sull’evoluzione dei rapporti di lavoro nella conoscenza, con particolare riferimento al lavoro pubblico, che negli ultimi 30 anni ha subito i maggiori cambiamenti, è un servizio che la stretta collaborazione tra Proteo e Valore Scuola potrebbe offrire alla riflessione sindacale. L’osservatorio può allargare il proprio orizzonte anche ad altri temi quali l’evoluzione delle professionalità dei soggetti che operano nel mondo della conoscenza, i condizionamenti e le interferenze che la ricerca scientifica, le arti, la libera circolazione della conoscenza e dei saperi subiscono. Si fa molto poco per il mondo della conoscenza, in compenso se ne scrive e se ne parla molto. ‘Stare dentro’ il dibattito è per noi essenziale: per farlo efficacemente c’è bisogno di un monitoraggio sistematico di quanto viene quotidianamente detto e scritto. Un impegno specifico richiedono poi le pubblicazioni (libri, studi, articoli su riviste scientifiche …), che andranno anche segnalate o recensite sul sito web. Si deve aggiungere che la divulgazione scientifica, così come quella storica e artistica, ha raggiunto risultati importanti (trasmissioni Tv; siti specifici ecc.), ma mancano al momento adeguati supporti didattici e abitudini metodologiche omogeneamente diffuse che rendano tale divulgazione validamente fruibile nell’ambito dell’insegnamento scolastico. E’ inderogabile l’esigenza di una presenza sempre più forte sul web e nei social forum. Per questo si rende necessario lavorare alla costruzione di un nuovo sito web che faccia sintesi degli attuali due siti (Proteo – Ed. Conoscenza), rappresenti la complessità dei due soggetti e proietti la visione del possibile nuovo soggetto che vogliamo costruire. Ciò non può essere considerato un aspetto secondario del nostro futuro lavoro, ma si inserirà necessariamente in una progettazione a parte che andrà discussa in una sede ad hoc, anche perché un sito web ha bisogno di aggiornamenti e manutenzione costanti, dunque di un impegno redazionale dedicato. 9 Il Congresso Il mondo della conoscenza nel XXI secolo ha bisogno di un luogo aperto di incontro e confronto a 360°. Un luogo non convenzionale, di libera elaborazione e costruzione delle idee, dove si costruiscano “pensieri lungi” fuori da interessi accademici, ritorni politici, ambizioni di carriera. Punto di partenza è la costituzione di un Comitato Tecnico-Scientifico aperto a nuovi soggetti, a giovani, a chi ha qualcosa da dire e non funga solo da luogo di rappresentanza. Il Comitato tecnico-scientifico sarà costituito entro 30 giorni dalla conclusione del Congresso Il regolamento congressuale, assegna un ruolo centrale alle assemblee regionali, non solo perché, semplifica le procedure elettive dei gruppi dirigenti, ma perché rappresenta l’occasione per affermare, far conoscere, praticare i progetti del nuovo corso di Proteo Fare Sapere. I congressi saranno inoltre l’occasione per sviluppare una riflessione sulla necessità di creare una rete di relazioni sul territorio con tutti i soggetti che si occupano del vasto mondo della conoscenza. Immaginiamo assemblee regionali con titoli congressuali significativi che colgano e valorizzino le specificità territoriali dove si offre ai soci di Proteo Fare Sapere e a tutti i soggetti che vorranno partecipare l’opportunità per riflettere, l’occasione per far conoscere i nostri temi come campi di esplorazione e di ricerca, una piacevole offerta d’arricchimento professionale. Immaginiamo che nei mesi di Febbraio e Marzo in 20 regioni italiane si tengano dei congressi-seminari dove si comincia a praticare l’allargamento di Proteo Fare Sapere e si individuino e approfondiscano percorsi di lavoro comuni tra Proteo e Valore Scuola, dove le risorse intellettuali di quella regione possano esprimersi e dire la loro su nodi tanto delicati come quelli che prospetta la nuova società della conoscenza. 10
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