ARS INVENIENDI - Aracne editrice

ARS INVENIENDI

Direttore
Fabrizio L
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Comitato scientifico
Louis B
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Giuseppe C
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Domenico C
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Antonello G
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Matthias K
Martin Luther Universität Halle Wittenberg
Edoardo M
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Rocco P
Università degli Studi di Napoli “Federico II”
José Manuel S F
Universidad de Sevilla
ARS INVENIENDI
Questa collana dell’ex Dipartimento di Filosofia “Antonio Aliotta”
(confluito nel Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli
Studi di Napoli “Federico II”) nasce come “porta” aperta al dialogo
interculturale con studiosi vicini e lontani dalla grande tradizione
napoletana e italiana. Lo scopo è di offrire un nuovo luogo di confronto
senza pregiudizi ma con una sola prerogativa, quella della serietà
scientifica degli studi praticati e proposti sui più aggiornati itinerari
della filosofia e della storiografia, della filologia e della letteratura
nell’età della globalizzazione e in un’Università che cambia.
Le pubblicazioni di questa collana sono preventivamente sottoposte alla procedura di valutazione nella forma di blind peer-review.
Luca Petricone
Aspetti e momenti della speculazione su Dio
nella tradizione occidentale
Appunti per una breve storia filosofica di un concetto
Presentazione di
Paolo Marolda
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 
 Ariccia (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: novembre 
Ai miei genitori
Luca
Indice

Presentazione
di Paolo Marolda

Premessa

Introduzione
Parte I
Il pensiero antico

Capitolo I
L’immagine della trascendenza e della divinità nella tradizione
filosofica dell’acropoli: Parmenide, Eraclito e Pitagora
.. Caos e arché nella riflessione ionica,  – .. Religione e “filosofia
come dottrina” nella cultura dell’acropoli, .

Capitolo II
Socrate, Platone e Aristotele: verso una possibile immagine filosofica di un “Dio unitario”
.. Dalla sofistica a Socrate e la maieutica. Orizzonti del divino nella
ricerca del “Vero”,  – .. Alètheia e ricerca del fondamento. I dialoghi
di Platone,  – .. Metafisica e teologia in Aristotele, .

Capitolo III
Dalle filosofie ellenistiche a Plotino: l’Uno, Dio e il fondamento
.. Le filosofie in età alessandrina. Tra stoicismo ed epicureismo, 
– .. Il medio platonismo. Caratteri generali,  – .. Una filosofia
“oltre–divina”, .

Indice

Parte II
La tradizione medievale

Capitolo I
Sant’Agostino: la Trinitas tra rivelazione e ricerca
.. Una svolta epocale tra antichità e inizi del medioevo. Osservazioni generali,  – .. Rivelazione e dis–velamento. La peculiarità della
filosofia di Agostino,  – .. La “Trinitas” e l’analogia Caritatis, .

Capitolo II
Philophia e “lectio Scripturae”: l’orizzonte della speculazione nel
primo medioevo
.. La città medievale e la cultura come “depositum Sapientiae”. Considerazioni preliminari,  – .. Dalla philosophia monastica alla philosophia
delle scholae, .

Capitolo III
Anselmo, Abelardo, Tommaso: le vie “razionali” della conoscenza
di Dio
.. Sant’Anselmo d’Aosta. Il platonismo e le basi della dimostrabilità teologica dell’esistenza di Dio,  – .. Abelardo. L’introduzione
della quaestio nel quadro della cultura teologica Scolastica,  – .. S.
Tommaso d’Aquino. La Summa Theologiae e le “cinque vie”, .
Parte III
Dio e “trascendenza” nella speculazione
moderna e contemporanea

Capitolo I
Dalla filosofia della natura rinascimentale al panteismo di Giordano Bruno
.. Retorica e logica. La cornice della cultura filosofica rinascimentale, 
– .. Una pluralità di motivi ispiratori. La filosofia di G. Bruno, .

Capitolo II
Baruch Spinoza: la divinità e le geometrie del cosmo
.. Le concezioni della natura nella prospettiva razionalistica,  – .. Il
“panteismo” di Spinoza. I due livelli del reale: sub specie aeternitatis, sub
Indice

specie societatis, .

Capitolo III
Cartesio: il cogito e gli sviluppi della prova ontologica della dimostrazione dell’esistenza di Dio
.. Razionalismo, empirismo, meccanicismo. Cartesio e gli orizzonti del
pensiero moderno,  – .. La metafisica della res cogitans e l’immagine
razionalistica di Dio, .

Capitolo IV
L’illuminismo kantiano o della indimostrabilità dell’esistenza di
Dio
.. Le coordinate intellettuali del criticismo kantiano: razionalismo ed
empirismo,  – .. “Dio” come oggetto di una ragione fallace. La
critica delle prove dell’esistenza di Dio a opera di Immanuel Kant, .

Capitolo V
Il divino nell’orizzonte dello Sturm und Drang e dell’Idealismo
tedesco
.. Lo spirito romantico. Il ridimensionamento dell’immagine illuministica della ragione,  – .. Il divino, l’io e il “non–io”. La prospettiva
filosofica di Johann Fichte,  – .. Filosofia e scienza dell’“Assoluto”. Il
“razionalismo” hegeliano, .

Capitolo VI
Morte di Dio e critica della religione borghese: la speculazione di
Nietzsche
.. La critica al logocentrismo nell’opera giovanile di Nietzsche,  –
.. La morte di Dio nella “morte” del pensiero. La filosofia dell’“oltre–uomo” , .

Capitolo VII
Dio e il divino in alcune filosofie del Novecento. Alcuni cenni
.. L’intuizionismo di H. Bergson,  – .. L’indicibile nella speculazione del primo e del secondo Wittgenstein,  – .. L’ermeneutica di M.
Heidegger. Il carattere “rivelato” del linguaggio, .

Riferimenti bibliografici
Presentazione
di P M
Mi è cosa grata presentare questo lavoro di Luca Petricone, studioso attivo già da diverso tempo nell’ambito della storia del pensiero,
dapprima muovendosi entro l’orizzonte della cultura filosofica novecentesca — con la pubblicazione di saggi di notevole valore su G.
Santayana e il naturalismo americano, sull’incrocio tra sociologia,
storicismo e filosofia dei valori tra Otto e Novecento — e successivamente allargando il campo della sua attenzione sino a investire
alcuni degli autori e dei momenti più autenticamente fondativi della tradizione speculativa occidentale. In questo rinnovato quadro di
interessi teorico–storici, non c’è dubbio che i temi della spiritualità,
della trascendenza e del divino siano venuti assumendo nella ricerca
di Petricone — come testimonia, ad esempio, il suo recente scritto su
aspetti rilevanti del pensiero agostiniano — una posizione sempre più
centrale e aggregante: e tuttavia, va subito sottolineato che nel lavoro
dello studioso l’approccio a questi motivi di straordinaria importanza
non presenta mai, per così dire, una fisionomia esclusivamente specifica e “settoriale” — vale a dire: come se si trattasse di descrivere
e argomentare lo sviluppo della problematica teologica rimanendo
entro una cornice dommatica e dottrinaria rigidamente autonoma,
chiusa in un itinerario a se stante; al contrario, tale sviluppo risulta
sempre pienamente inserito nell’incrocio dei rapporti che storicamente contrae con tutte le svariate dimensioni e aspetti culturali del vivere
individuale e civile.
Ed è proprio questo, a nostro avviso, il pregio maggiore di questi Aspetti e momenti della speculazione su Dio: anche in questo caso
infatti, la finalità prevalentemente didattica del volume e dunque la
necessità di operare una sintesi radicale e di adottare una linea espositiva scarna ed essenziale non tradiscono i presupposti metodologici
dell’autore, ma anzi per più di un verso li rafforzano e li pongono


Presentazione
in primo piano come chiave interpretativa privilegiata. Circostanza
che è chiaramente visibile già nell’esordio e nei primi tre capitoli,
dedicati alla speculazione antica, col tentativo assai ben riuscito di
presentare la genesi e il primo articolarsi della riflessione sul divino e
sulla trascendenza non come ‘allontanamento’ o evasione dalla realtà
quotidiana, bensì come ineludibile ricerca di un principio unificatore
della molteplicità, varietà e precarietà dell’esperienza, come drammatica tensione verso un ancoraggio che offra speranza di stabilità ed
equilibrio all’esistenza sotto tutti i suoi profili: quelli civili e sociali
non meno che quelli spirituali. Questo filo conduttore è poi coerentemente seguito attraverso lo snodarsi delle epoche e delle personalità
che meglio le rappresentano, passando dai momenti più significativi
della tradizione storico–culturale giudaico–cristiano–islamica, tra Medioevo e Rinascimento, sino a toccare autori e correnti di particolare
rilievo nella riflessione filosofico–religiosa moderna e contemporanea:
Bruno, Spinoza, Cartesio, Kant e l’Idealismo tedesco, Nietzsche.
Nel lasciare il volume all’incontro coi suoi lettori, non mi resta che
augurare che Petricone, partendo dalla solida base rappresentata da
questo lavoro, possa ampliare e approfondire la sua ricerca, offrendoci
nuovi stimoli e spunti di riflessione intorno a un tema che da sempre
occupa un posto centrale nella vicenda culturale umana.
Roma,  ottobre 
Paolo M
Università di Roma Tre
Dipartimento di Filosofia,
Comunicazione e Spettacolo
Premessa
Il titolo del presente libercolo dà l’immagine della elevata ampiezza
del tema oggetto di disamina, ma esprime anche la necessità che esso
venga semplificato e circoscritto adeguatamente, al fine di scongiurare
il rischio di presentare un lavoro pretenzioso e infecondo sul piano
didattico–espositivo. Non è difatti possibile sic et simpliciter trattare il
“tema dell’intera storia della riflessione filosofica intorno al divino” in
poche pagine, senza incorrere nel rischio di operare semplificazioni
arbitrarie e banalizzando ciò che invece meriterebbe congruo approfondimento. Di qui la scelta della locuzione “Aspetti e momenti”, ossia
ciò che forse meglio esprime l’intento del presente lavoro: focalizzare
alcuni tratti salienti della riflessione occidentale su Dio a partire da
quelli che chi scrive ritiene — scelta di certo discutibilissima! — essere
gli spunti e i contributi più significativi su questo tema.
Il presente lavoro dunque non garantisce — né, di certo, ambisce a
garantire — l’esaustività, tuttavia, senza prescindere dall’orizzonte storico (concepito non solo come mera successione di “eventi culturali”
sistemati cronologicamente, ma soprattutto come “sfondo di senso”
di quelle che non possono inquadrarsi come esperienze intellettuali
concepite in vacuo), intende fornire un ragguaglio quantomeno lucido
della speculazione intorno al divino, speculazione che nel corso dei
secoli è venuta sviluppandosi in Occidente.
Alcune osservazioni merita il sottotitolo: l’espressione “Appunti”
indica proprio il carattere non sistematico e, in un certo senso, rapsodico del nostro itinerario; ciò non va tuttavia confuso con “insensato”
o improvvisato; la scelta di alcuni autori e indirizzi, in luogo di altri
(magari degni di maggiore considerazione in forza del blasone o di
considerazione pari a quella degli autori per i quali abbiamo optato), e
l’assenza, almeno in apparenza, di un disegno unitario predeterminato,
trova una sua giustificazione nel fatto che l’obiettivo che qui si intende
. Oltretutto occorre osservare che non sempre “blasone” corrisponde a “reale
importanza” (ammesso che vi sia un criterio oggettivo per qualificarla!).


Premessa
perseguire consiste non già nel confortare uno stile espositivo, piuttosto consolidato in seno alla “tradizione manualistica”, teso a passar
in rassegna tutti gli autori possibili e tutte le tradizioni di pensiero
immaginabili — pena l’incompletezza e la scarsità dei dati —, bensì
quello di creare le coordinate — ed è qui che risiede il senso di gran
parte del sottotitolo — “per una breve (e — si dovrebbe aggiungere —
perfettibile) storia di un concetto”, ove questo assume la sua principale
importanza perché suggerisce — e, entro certi limiti, prescrive — cosa
trattare di quel dato filosofo, o di quel dato indirizzo, e in che modo .
Un ultimo rilievo sull’uso del termine “concetto” con riferimento
a Dio. Sì, concetto, perché, quasi a dispetto della specificità, e talora
polisemicità, dei vari contesti culturali da cui origina, il termine “Dio”
(e il termine “divinità”) esprime il senso di una “semplificazione”,
dettato verosimilmente dall’esigenza umana di far fronte al problema
del caos e del molteplice . Il punto di vista qui privilegiato, dunque,
non è tanto quello degli autori o delle tradizioni intellettuali oggetto
di disamina, ma del concetto di “Dio e lato sensu del divino”. In altre
parole, il contenuto di quest’ultima locuzione sarà la lente attraverso
cui verrà operata l’analisi degli autori e degli indirizzi filosofici ivi
presentati.
. Solo per brevità, e anche al fine di render più fluido il sottotitolo, s’è deciso di
introdurre accanto a “storia” l’attributo “filosofica”; invero il sottotitolo dovrebbe essere
“storia di un concetto nella filosofia occidentale”.
. Dopotutto “concetto” deriva da concipere, che si compone di cum e capere: rispettivamente, “con” e “prendere”, quali termini indicanti proprio l’atto di “accoglienza” della
novitas rinvenibile in un elemento che, nel mare magnum dell’esperienza materiale e spirituale, rappresenta uno snodo significativo e decisivo nel percorso umano della comprensione
del reale e della edificazione della sapienza. In tal caso, tale elemento è proprio “Dio”.
Introduzione
L’espressione “Dio” evoca, solitamente, sia la tradizione giudaico–cristiana sia quella islamica. Dopotutto essa trova suo debito diritto di
cittadinanza proprio nel quadro di queste che sono, a un tempo, tradizioni culturali e religioni rivelate. Ciò è, almeno in parte, confortato
dalla radice di questo termine: Deus trova un suo significativo punto
di contatto, se non un diretto collegamento, con l’espressione indiana
antica devas, espressione che designa “luce”; non a caso, Deus è, anche
nel contesto biblico, identificato spesso con la “luce suprema”, trovando dunque piena consonanza con l’immagine di “Assoluto” presente
nel tetragramma ebraico YHWH. Non diversamente Allah esprime
questa idea di assolutezza, incommensurabilità e distanza incolmabile
rispetto all’uomo.
L’immagine della “assoluta trascendenza”, dunque — locuzione
che, nel presente itinerario, verrà sovente evocata —, costituisce il
quid, si potrebbe dire, della nozione di Dio consegnataci da quella tradizione che si inscrive nel continuum storico–culturale giudaico–cristiano–islamico .
Simile estrazione culturale non deve tuttavia indurci a pensare che
la nozione di “Dio” sia un dato esclusivo di tali religioni. Come è noto,
anche negli antichi culti di estrazione “indo–iranica”, ad esempio,
vi è la tendenza ad approdare alla elaborazione di un’unica divinità
quale principio cardine, creatore e ordinatore del mondo, ovvero un
unico principio del bene . Certo è che buona parte della “tradizione
semitica” — volendo adoperare un’espressione generica e approssi. Come è noto, vi sono di certo significative differenze tra Ebraismo, Cristianesimo e
Islam; ciò che tuttavia qui è opportuno sottolineare è il carattere di unicità, immensità e,
talora, di ineffabilità di Dio; tratto che accomuna tali religioni rivelate.
. Si allude al Mazdaismo (o Zoroastrismo); religione che contempla, di contro al
politeismo persiano anteriore a Zarathustra (il fondatore di tale religione), la presenza di
un unico principio del bene, ovvero Mazd¯a (cfr. H.  G, Die nichtchristlichen
Religionen, Fischer Bücherei KG., Frankfurt am Main und Hamburg, , trad. it., Le
religioni non cristiane, Feltrinelli, Milano, , p. ).


Introduzione
mativa — incoraggia tale visione di una unica divinità quale punto
iniziale, incondizionato, da cui tutto è scaturito, ma è anche vero che
laddove vi sono religioni che contemplano pluralità di essenze divine,
vi è comunque la tendenza a ricondurre ogni possibile pantheon, semplice o articolato che sia, nell’orbita di un unico principio ordinatore
o sotto lo sguardo di una divinità suprema e sovra–ordinata . Non
diversamente, anche nelle culture religiose dell’antichità — perlopiù
di estrazione pagana — si assiste a questa forte e significativa tendenza
a ricondurre la pluralità, il molteplice e il “differenziato”, presente
nella natura esperita, a un punto cardine irrinunciabile, che arriva
a essere, per così dire, il prius all’interno di una cornice politeistica
ampia e composita: donde una divinità principale, la quale, il più delle
volte, nel quadro di una teogonia, assume un ruolo di elevato rilievo.
Tutto ciò suggerisce l’idea che, indipendentemente dall’impostazione di quella o di quell’altra religione, indipendentemente dall’epoca,
e sua dalla matrice sociale, culturale ed economica , vi è, da parte
dell’uomo, la tendenza ad approdare a un sistema di simboli e, soprattutto, a una rappresentazione del divino (o, potremmo anche dire più
genericamente, del “trascendente”) tesa a semplificare e a ordinare
“il reale” , e non già a configurare scenari di scompaginamento di
. Tale fenomenologia trova la sua più illustre esemplificazione nell’Induismo: al di
sopra delle divinità Brahm¯a, Vishnu e Shiva troviamo Brahaman, ovvero l’essenza divina
assoluta (sui tratti peculiari di questa religione, cfr. H.  G, op. cit., pp. –,
R. G, Etudes sur l’hindouisme, Villain et Belhomme–Editions Traditionnelles, Paris,
, trad. it., Studi sull’Induismo, Basaia, Roma, . passim e I., Introduction générale á
l’étude des doctrines hinduoes, Nouvelle Librairie Nationale, Paris,  (ed. successive Rivière,
Paris, , Véga, Paris,), trad. it., Introduzione generale allo studio delle dottrine indú,
Adelphi, Milano, , passim).
. Gli illustri contributi di Max Weber rinvenibili nella monumentale opera Gesammelte
Aufsätze zur Religionssozionolgie,  voll., J.C.B. Mohr, Tübingen,  (trad. it. a cura di
P. Rossi, Sociologia della religione, Comunità, Milano, , passim), ancorché mettere in
evidenza il nesso tra queste componenti della vita umana, attestano un principio che
l’autore, seppur implicitamente, tende ad avvalorare a più riprese nei suoi studi: la religione
è il vero elemento distintivo di una cultura umana.
. Solo una visione realistico–ingenua (o positivistica) potrebbe dar credito a un’immagine della realtà che corrisponde esattamente a “ciò che cade sotto i sensi”; di qui l’uso
delle virgolette, le quali hanno il compito, per così dire, di “sospendere” il senso di una
espressione — realtà, appunto — che può essere invece debitamente intesa soprattutto
nel suo significato, a un tempo, culturale e materiale: in altre parole, parlo di quella realtà
nel quadro di quello specifico orizzonte di esperienza e non genericamente “della realtà”.
Su questo corpus di problematiche che afferiscono alla teoria della conoscenza, all’onto-
Introduzione

un possibile ordine, pena la caduta nel cangiante, nell’imponderabile,
finanche nel non senso.
Questa tendenza alla semplificazione a partire dal molteplice, questa attitudine umana a operare una reductio a unum, è altresì attestata
dalla presenza, in quasi tutte le religioni — secondo modalità diverse,
pur partendo da principi differenti e impostazioni diverse —, di una
“teodicea” , ossia di un impianto giustificatorio della presenza del
male e del dolore nell’esistenza umana.
Si accennava al paganesimo dell’antichità; ebbene, anche nell’antica Grecia (che di certo in questa sede assume — come vedremo —
un ruolo di rilievo), nonostante la presenza di un pantheon piuttosto
nutrito , quantunque dello sviluppo di cosmogonie e di teogonie
piuttosto articolate , allorché la filosofia diviene un “prodotto culturale” maturo — e dunque vi è la tendenza a interrogarsi piuttosto che
a fornire risposte —, si assiste alla tendenza a pervenire alla elaborazione di un’unica divinità “astratta” — dunque né antropomorfa né
zoomorfa — come punto di riferimento in una speculazione che mira
a indagare intorno al senso e alla struttura dell’esistenza.
È a partire da questa idea guida che il nostro itinerario, articolato
logia e all’estetica, letto in chiave antropologico–naturalistica (le quali meriterebbero un
approfondimento non contemplabile nel disegno e nell’economia del nostro lavoro), vi
è una bibliografia a dir poco sterminata; basti qui citare i seguenti contributi: Y. E,
A Programmatic Attempt at an Antropology of Knowledge, Riedel Publishing Company, Jerusalem, , trad. it., Antropologia della conoscenza, Laterza, Bari–Roma, , A. D, The
Way beyond Art, Wittemborn, Schulz, inc., New York, , trad. it., Il superamento dell’arte,
Adelphi, Milano,  e P. M, Il sensibile e l’astratto, La Goliardica, Roma, .
. Anche su questo punto si rinvia all’illustre contributo di M W, Zwischenbetrachtung. Theorie der Stufen und Richtungen religiöser Weltablehnung in I., Gesammelte Aufsätze
zur Religionssozionolgie, cit., trad. it., Considerazioni intermedie. Il destino dell’occidente, a cura
di A. Ferrara, Armando, Roma, , passim.
. Quasi alla stregua di culti pressoché omologhi presenti anche nel vicino Oriente
antico: i Fenici, la cultura assiro–babilonese (la cui mitologia, non di rado segue lo stesso
cammino e risponde alla stessa mentalità della mitologia greca: si consideri, ad esempio,
tutta la produzione letteraria di impianto mitico, ivi incluso il poema di Gilgamesh), i
Cananei, ecc.
. Termini che designano, rispettivamente, “generazione del cosmo” e “generazione
degli dei”.
. Ciò trova, naturalmente, la sua mirabile esemplificazione nell’Iliade e nell’Odissea
— «la cui redazione viene posta nel periodo dall’VIII al VI secolo a.C.» (H.  G,
op. cit., p. ) — e nelle composizioni di Esiodo ( a.C. circa); in particolare è proprio
quest’ultimo a compiere «un tentativo di introdurre un certo ordine, collegando fra loro
tutti gli dei, i miti e i culti, sino allora essenzialmente slegati» (ibidem).

Introduzione
storicamente, avrà come oggetto i temi che seguono: per quel che
attiene al pensiero antico, dopo un breve excursus sulla speculazione
ionica, verrà esaminato il tema dedicato a L’immagine della trascendenza
e della divinità nella tradizione filosofica dell’acropoli. Parmenide, Eraclito
e Pitagora, per poi passare alla trattazione delle filosofie più “illustri”,
rappresentate da Socrate, Platone e Aristotele. Verso una possibile immagine
filosofica di un “Dio unitario”; chiude questa parte un capitolo dedicato
al tema Dalle filosofie ellenistiche a Plotino. L’Uno, Dio e il fondamento. Per
quanto concerne il pensiero medievale, discreto spazio verrà dato a
Sant’Agostino. La Trinitas tra rivelazione e ricerca; un altro capitolo verrà
dedicato ai caratteri peculiari della riflessione filosofica medievale
in generale, soprattutto con riferimento al passaggio dalla cultura
monastica a quella scolastica: Philosophia, lectio Scripturae e quaestio.
Orizzonti della speculazione nel primo medioevo; chiuderà questa parte il
capitolo dedicato ad alcuni contributi filosofici sviluppatisi nel pieno
dell’età scolastica: Anselmo, Abelardo, Tommaso. Le vie “razionali” della
conoscenza di Dio.
Segue la trattazione delle filosofie moderne e contemporanee: trattasi certamente della parte più cospicua e eterogenea del presente
lavoro, poiché consiste perlopiù nell’esposizione del pensiero di autori talora lontani, non solo sul piano temporale ma anche, se non
soprattutto, dal punto di vista dell’impostazione culturale, ancorché
dello status quaestionis presente nelle rispettive speculazioni. Il primo
capitolo sarà dedicato a Giordano Bruno. Elementi della “filosofia della
natura” e di una prospettiva panteistica; quasi in linea di continuità con
questo capitolo vi è quello dedicato a Baruch Spinoza. La divinità e le
geometrie del cosmo; segue un capitolo dedicato a Cartesio, il “cogito” e
gli sviluppi della prova ontologica della dimostrazione dell’esistenza di Dio;
per poi trattare, nel capitolo successivo, L’illuminismo kantiano o della
indimostrabilità dell’esistenza di Dio; un altro capitolo sarà dedicato a Il
divino nell’orizzonte dello Sturm und Drang e dell’Idealismo tedesco.
Chiude il nostro percorso la trattazione di due temi che afferiscono
alla filosofia contemporanea: Morte di Dio e critica della religione borghese. La speculazione di Nietzsche e Dio e il divino in alcune filosofie del
Novecento.