TERRA TAVOLA TRADIZIONE

Sabato 4 e domenica 5 Ottobre 2014
Pontremoli si immerge in
TERRA
TAVOLA
TRADIZIONE
Il Progetto Transfrontaliero TERRAGIR 2 e il Premio
Bancarella della Cucina 2014 si incontrano e danno vita a:
CUCINE A CONFRONTO
8 istituti alberghieri dei territori partner del progetto si sfidano
a colpi di menù e tradizioni la sera di sabato 4 ottobre
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Menù e abbinamenti delle scuole
con le strutture ospitanti:
IIS “A. Pacinotti” di Bagnone e IIS “G. Minuto” di Massa
presso la Foresteria del “Castello del Piagnaro” (Pontremoli)
prenotazioni: 335 1832109
presentano:
Baccalà marinato con polenta bianca e cipolla dolce di Bassone
Composta di una marinata leggermente piccante con pomodoro, aceto, rosmarino e aglio. Baccalà
arrostito sulla polenta di mais bianco (farina tipica della zona di Massa), Cipolle in agro dolce
Tipiche di Bassone, nel comune di Pontremoli.
Raviolo di castagne, ricotta, pecorino e salamino al miele
Raviolo fatto con farina di castagne, ripieno di ricotta di pecora, pecorino grattugiato e coriandolo e
di salamino al miele. Farina di castagne DOP della Lunigiana, pecorino locale di piccoli produttori,
e salamino al Miele DOP della Lunigiana di acacia.
Agnello di Zeri in umido con patate novelle e torta d'erbe
Magro di agnello cotto in tegame con verdure e aromi, bagnato con vino e brasato lentamente con
le patate di montagna. Agnello e patate di Zeri.
Tomme Sartinese con miele di Corsica
Formaggio in pasta pressata non cotta, tipico del territorio di Sartene (Corsica)
U Pastizzu
Dolce della tradizione contadina del nord della Corsica, un sapiente miscuglio di pane, latte, uova,
zucchero e caramello che sviluppa un gusto biscottato dal profumo di limone
Pani
Marocca di Casola, Marocco di Montignoso, pane cotto a legna e pane di patate
Vini
DOC Colli di Luni, Vermentino
IGT Val di Magra, Biologico
DOC Sartene, Rosso
DOC Patrimonio, Vermentino
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Il territorio apuo-lunigianese, dalle spiagge della riviera, ai marmi apuani, ai fondovalle lunigianesi, ed alla
catena dell’appennino tosc-emiliano viene presentato nel suo insieme attraverso un menù che richiama le
tradizioni locali sia dell’area costiera che dell’entroterra lunigianese, con piatti a base di ingredienti dalle
origini antichissime rivisitati in chiave moderna. Presentiamo nel menù due piatti della tradizione corsa
accompagnati da vini isolani, proponendo in tavola un connubio di sapori tra due terre che hanno molto in
comune. Mare, terra e montagne, boschi, pascoli e rocce, uniscono questi due territori e forniscono la
materia prima agricola che sta alla base dei piatti proposti.
I protagonisti delle ricette sono il baccalà, la farina di castagne, il miele, l’agnello, ed i formaggi, presentati
nelle ricette in abbinamento ad altri ingredienti della tradizione locale ed a vini espressione delle tradizioni
vitivinicole locali. L’utilizzo del baccalà nella cucina apuana trae la sua origine fin da tempi antichi. Era uno
dei piatti preferiti dai vecchi cavatori, essendo molto piccante e saporito richiedeva parecchio vino che
permetteva agli operai della cava di sfidare le temperature rigide durante l’ inverno sulla “Montagna
Bianca”. Il “baccalà marinato” è uno dei mille modi per preparare il baccalà, un piatto dove il sapore ed il
profumo del pesce si unisce in perfetta armonia con quello dell’aceto e degli aromi mediterranei.
La castagna è la protagonista, insieme al miele, del primo piatto. Nel Medioevo, in Lunigiana, come nelle
montagne Apuane, l'arte di coltivare i castagni da frutto ebbe un grande impulso. Il castagno per secoli ha
sfamato con i suoi frutti generazioni di lunigianesi e di apuani ed ha costituito la base alimentare delle
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popolazioni rurali che in esso trovavano rimedio a carestia e povertà. Il suo legname serviva a riscaldare i
casolari, a fornire tannino indispensabile nella conciatura delle pelli, lettiera e fogliame per il bestiame,
materia prima per costruzioni, paleria ed attrezzi di uso quotidiano. Fornitore di un alimento di primaria
importanza, divenne nei secoli "albero del pane" nelle zone in cui maggiore era la pressione demografica.
Le castagne sono così diventate un'alternativa ai cereali, come cibo a destinazione prevalentemente
popolare, in virtù della facile reperibilità e conservabilità. Inoltre, il basso prezzo e l'alto valore nutritivo
hanno valso al frutto il nome di "pane dei poveri".
Esistono molti riferimenti storici che attestano l'origine ed il legame nel tempo con il territorio del miele
lunigianese, quali il grande peso e la specializzazione dell'apicoltura in Lunigiana, l'utilizzo da secoli del
miele in ricette tipiche e tradizionali della gastronomia locale, l'utilizzo di altri prodotti derivati
dall'apicoltura come medicinali e per la fabbricazione locale delle candele. La Lunigiana è un ambiente
vocato per l'apicoltura perchè il basso grado di antropizzazione ed il limitatissimo sviluppo industriale
hanno preservato le componenti naturali.
La Lunigiana è una terra che si è prestata sempre ad incentivare una pastorizia ricca e rifiorente che ha
regalato non solo prodotti caseari d’alta qualità, ma anche carni ovine saporite e tenerissime. Il clima, i
pascoli e le razze autoctone, come la razza “Zerasca”, rendono uniche le carni degli agnelli soprattutto se
cotte secondo i metodi della tradizione.
In Corsica, un tempo detta “isola di pastori”, vivono gli eredi di una secolare tradizione di allevamento di
pecore e capre di razza corsa a vocazione lattiera. A spiegare la presenza di tale patrimonio è il carattere
molto montuoso dell’isola: l’allevamento dei piccoli ruminanti è uno dei modi migliori per trarre vantaggio
dal territorio. I pascoli alla base dell’alimentazione delle greggi insulari, la ricca flora dell’isola, la varietà dei
territori e del manto di vegetazione, sfruttata grazie alla pratica della transumanza, conferiscono specifiche
qualità organolettiche al latte corso.
Queste pratiche di allevamento, associate alle razze autoctone e a competenze ancestrali, conferiscono ai
formaggi corsi una tipicità unica nell’intero bacino del Mediterraneo.
Si tratta prevalentemente di formaggi a coagulazione presamica, a pasta molle e a crosta lavata o fiorita ad
eccezionedel “ Casgiu Sartinesu”, ottenuto a partire da una pasta pressata non cotta.
Le diverse varietà di miele di Corsica che hanno ricevuto l’AOC/AOP (Appellation d’Origine Contrôlée e
Appellation d’Origine Protégée, la “Denominazione di Origine Protetta”) offrono un’ampia gamma di
aromi e di sapori. La loro tipicità è resa possibile da un territorio particolare e caratterizzato dalla
vegetazione corsa, selvaggia, naturale ed endemica, dall’ape corsa, adattatasi alle condizioni climatiche e
geografiche dell’isola, e dagli uomini, dalle competenze ancestrali, ispirate alle complesse e svariate
fioriture della Corsica.
Il percorso enogastroniomico che dalle montagne apuo-lunigianesi, attraversando il mar
Mediterraneo, giunge fino al cuore della Corsica termina con la proposta del dessert “U pastizzu”
Questo dessert domenicale, a base di pane raffermo, era considerato come “un piatto dei poveri”.
Con l’arrivo dei rimpatriati dal nord dell’Africa, la semola ha sostituito spesso il pane e il pastizzu ha perso
la sua tipicità. Oggi, la ricetta originale è esaltata dagli chef corsi ed il dessert dei poveri si invita sulle tavole
dei grandi ristoranti isolani.
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ISI – ISSAR “Fratelli Pieroni” di Barga (LU)
Presso Agriturismo “Podere Filippi” (loc. Oppilo, Pontremoli)
prenotazioni: 377 1141020 - 335 1832109
presenta:
Uova e mezzina della lucchesia
Piatto semplice ma gustoso della tradizione contadina della piana di lucca
Farro della Garfagnana al ragout di piccione
Piatto della nostra terra, proposto durante per le grandi occasioni. Si utilizza il rinomato farro DOP
prodotto e lavorato in alta Garfganana, arricchito con una salsa al piccione
Carrè di “pecora bianca” con salsa all’aglio
La pecora bianca (agnellone) garfagnina autoctona , rivalutata in questi ultimi anni, viene servita in
poche strutture ristorative o ricettive ma ottimo prodotto tutto da scoprire. La ricetta verrà
presentata in chiave moderna.
Mousse al cioccolato bianco in cialda di farina di castagne
Il piatto viene preparato con la farina di castagne, utilizzata soprattutto durante l’inverno per
sfamare intere famiglie durante i periodi di carestia.
La preparazione riprende le vecchie tradizioni ma utilizza nuove tecnologie culinarie.
Pane di patate cotto a legna
Vini
DOC Colline Lucchesi, Merlot
DOC Montecarlo, Passito
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Il menu che presentiamo è caratterizzato dall’utilizzo di tanti prodotti che appartengono al paniere dei
prodotti tipici della provincia di Lucca con un marcato contributo delle terre di Garfagnana.
Prodotti dell’allevamento rurale, bio e non dei grandi numeri, ricco di storia e tradizione, oggi riscoperto
anche da alcuni giovani che per necessità o per passione si cimentano in questa impresa.
La pecora bianca garfagnina, quasi scomparsa, allevata all’aperto sui pascoli estivi montani, è ritornata ad
essere una risorsa del territorio e della nostra cucina. Il farro e la farina di castagne o farina dolce come si
chiama dalle nostre parti, hanno riconquistato da tempo l’attenzione di tanti turisti, i quali hanno la
possibilità di apprezzare questi prodotti perché presenti in quasi tutte le “carte” dei ristoranti della
lucchesia.
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IPSSAR “Nino Bergese” di Genova
presso Ristorante Relais “Caveau del Teatro” (Pontremoli)
prenotazioni: 0187 833328 - 339 7921016 - 335 1832109
presenta:
Antipasto
Panicette fritte e Cuculli alla salvia
Primo
Gnocchi al pesto
Secondo
Stoccafisso accomodato alla genovese
Dessert
Canestrelli con salsa allo zabaglione
Pane
Focaccia alle Genovese
Vini
DOC Bianchetta Genovese della Valpolcevera, bianco
Bianco dolce della Valpolcevera
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Il menù proposto è un classico della cucina tradizionale genovese che esprime chiaramente l’anima di
questa regione sviluppata su una terra, spesso aspra eppure meravigliosa, affacciata su di un mare che qui,
più che altrove, vive da protagonista la storia di grandi navigatori, di cantieri navali, di porti, di scambi e di
turismo.
Iniziamo con un classico cibo di strada: panisse fritte, una polentina di farina di ceci, olio extravergine ligure
ed acqua, cotta e poi messa a raffreddare in un piatto fondo e dopo tagliata a fettine o listarelle e fritta
fino a farla diventare dorata e croccante. E i cuculli, delle soffici frittelle salate arricchite dal gusto
inconfondibile della salvia, una delle più presenti erbe aromatiche sulla tavola dei liguri insieme alla
maggiorana.
Il primo piatto è Genova esso stesso: trofie al pesto. Le patate dell’entroterra vengono bollite e lavorate
sino a trasformarle nei classici gnocchi e poi conditi con abbondanza con quella mitica salsa che è la
bandiera della cucina locale: il pesto! Basilico, parmigiano reggiano, pecorino, pinoli, aglio di Vessalico, sale
grosso e olio extra vergine d’oliva. Ecco i magnifici 7, gli ingredienti che, in un mortaio di marmo, vengono
lavorati da un pestello di legno con movimenti abili e veloci per evitarne il riscaldamento e l’ossidazione,
dando origine ad un condimento dal verde brillante e dal profumo delicato noto ed apprezzato in tutto il
mondo. Frutto degli scambi con il mare del nord già in epoca medioevale, il merluzzo si diffuse
capillarmente a partire dal XVII secolo diventando uno dei pesci più consumati sulle nostre tavole sia nella
versione essiccata (stoccafisso) che salata (baccalà). La ricetta che proponiamo è il piatto per eccellenza dei
menù dei venerdì rigorosamente di magro: stoccafisso accomodato, ovvero in umido. Nato come piatto
povero e della tradizione marinara è oggi considerato una vera specialità che vede il pesce impreziosito dai
funghi secchi, dai pinoli, dalle patate, dalle acciughe, dai saporie…beh, lasciamoci il piacere di scoprire gli
altri ingredienti.
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ISIS “Leopoldo II di Lorena” di Grosseto
presso Agriturismo “Cà di Rossi” (loc. Busatica, Mulazzo)
prenotazioni: 0187 – 439936 - 338 2085818 - 335 1832109
presenta:
Antipasto
Tortino di frolla all’extra vergine di oliva con bavarese al pecorino di Manciano Dop
con crema di porri
Primo
Acquacotta del buttero
Secondo
Peposo di Maremmana al Morellino con patate alla ghiotta
Dessert
Mousse di ricotta di Manciano con salsa ai cachi e cialdina al miele di castagno
Pane toscano a lievitazione naturale
Vini
DOC “Maremma Toscana”, Vermentino
DOC “Maremma Toscana”, Rosso
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Olio extra vergine d’oliva prodotto dalla Azienda Agraria annessa alla scuola, Pecorino di Manciano DOP,
Carne di razza maremmana, Erbe aromatiche, Ricotta di Manciano, Miele di castagno dell’Amiata, Pane
toscano a lievitazione naturale Corsini
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IPSSAR “Giuseppe Casini” di La Spezia
presso Agriturismo “Costa d’Orsola” (Pontremoli)
prenotazioni: 0187 833332 - 335 1832109
presenta:
Antipasto
Crostino di pane di Vinca con acciuga sott'olio extravergine Dop Riviera Ligure, Muscolo ripieno
alla spezzina, Panizza con Stracchino della Val di Vara, Torta d’erbi, Panigaccio con pesto.
Primo
Corzetti con muscoli, fagioli dell'aquila di Pignone e pesto di maggiorana
Secondo
Tortino di patate e acciughe
Dessert
Spongata di Sarzana
Pane marola, tipico di La Spezia, pane di Vinca per il crostino
Vini
DOC Colli di Luni, Vermentino
IGT Golfo dei Poeti, Passito bianco
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Il menù elaborato dalla classe IV C è stato progettato utilizzando prodotti tipici utilizzati largamente nella
preparazione dei piatti della tradizione culinaria del territorio.
Nell'antipasto si è cercato di riunire i piatti più rappresentativi della cucina spezzina quindi un crostino con
le acciughe salate di Monterosso condite con olio aglio e prezzemolo, il muscolo ripieno, piatto che utilizza
il prodotto più conosciuto e allevato nel Golfo dei Poeti dalla cooperativa dei mitilicoltori spezzini in una
preparazione fortemente locale, la panizza (più tipicamente genovese), che si è preferita alla farinata per
esigenze di preparazione, servita con uno stracchino prodotto dalla cooperativa casearia della Val di Vara,
un panigaccio al pesto tipico piatto lunigianese prodotto tradizionalmente facendo cuocere una semplice
pastella di acqua farina e sale nei testi di terracotta arroventati sul fuoco di legna condito con la tipica salsa
a base di basilico e una torta di erbi, classica preparazione diffusa in tutto l'entroterra che riunisce la
semplicità del sapore alla sapiente cura nella ricerca e scelta delle erbe spontanee che rientrano nella sua
preparazione.
Come primo piatto abbiamo elaborato una preparazione in cui si abbinano cultura e prodotti tipici in una
ricetta innovativa. Abbiamo quindi scelto un formato di pasta prodotto da lungo tempo nel paese di Varese
ligure, cittadina capoluogo dell'alta Val di Vara. Questa verrà servita con un condimento a base di fagioli
coltivati a nella zona collinare alle spalle della città nelle campagne del paese di Pignone, di muscoli del
golfo e insaporiti con una salsa a base di maggiorana, erba largamente utilizzata nella cucina ligure.
Per il secondo piatto la scelta è ricaduta su una tipica preparazione che vede come principale ingrediente le
acciughe di Monterosso, in questo caso fresche: la teglia acciughe e patate.
Per concludere quindi abbiamo optato per un dolce che secondo noi meglio di altri si identifica nel
territorio della Val di Magra: la spongata sarzanese un dolce speziato e ricco costituito da un guscio di pasta
sfoglia con una farcitura di confettura e frutta secca. Nella preparazione dei piatti è stato utilizzato olio
extravergine della riviera ligure dop. Verranno abbinati agli antipasti, primo e secondo piatto un
Vermentino DOC Colli di Luni 2013. Vino rappresentativo del territorio che ben si abbina ai piatti della
tradizione da noi proposti. A chiudere un IGT Passito bianco (a base di Vermentino) che verrà abbinato per
concordanza alla Spongata di Sarzana.
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ITCG – Enogastronomico “Luigi Oggiano” di Siniscola (NU)
presso Agriturismo “Podere Conti” (loc. Rottigliana, Filattiera)
prenotazioni: 348 2681830 - 335 1832109
presenta:
Risveglio d’Autunno in Barbagia
Salumi di Oliena: prosciutto crudo, guanciale, salsiccia, coppa marinata con cicoria e ricotta salata
di Onifai; provola di Santu Lussurgiu, olive, funghi e verdure di stagione
Rosa di Culurgiones d’Ogliastra
Pasta fresca di semola con patate di Gavoi, profumate con aglio e menta fresca.
Profumi e sapori di mirto in Baronia
Porcetto arrosto con patate porcino
Nuraghetto di formaggi con il frutto del Sole
Sa Pompia siniscolesa con formaggi caprino, ovino di Onifai.
Pane Carasau, Coccone e’ chitta, Coccoi di Sanluri
Vini
Cannonau rosato
Cannonau classico
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Per descrivere la Sardegna ci sono due possibilità. Le fotografie del paesaggio oppure i sapori ed i profumi
che arrivano in tavola direttamente dalla campagna o dagli allevamenti e che hanno il sapore antico di una
tradizione gastronomica capace di raccontare la vita, la struttura sociale e la cultura di una società che più
che con il mare si è confrontata in un rapporto di amore/odio con le campagne e le montagne. Questo
menù è la sintesi di un mondo piccolo, ma variegato e complesso: la Sardegna
Le patate sono un cibo povero per eccellenza ma fondamentale per una famiglia che deve vivere del
proprio lavoro. Come in tutte le preparazioni casalinghe, le patate messe nelle mani sapienti delle donne
diventano un piccolo oggetto artistico ”cucito” nei tipici “culurgiones” con una tecnica che si tramanda di
generazione in generazione e che racchiude un cuore di formaggio, patate e menta .
Chi conosce la Sardegna non può che pensare ad un caminetto, uno spiedo ed un vassoio di legno o di
sughero sul quale si presenta il porcetto arrosto profumato al mirto. E’ questo il piatto più conosciuto della
gastronomia sarda che continua ad essere presentato e richiesto mantenendo un tradizionale metodo di
cottura e qualche piccola innovazione di contorno. Il nuraghe ed i formaggi sono un vero e proprio marchio
che richiama una cultura millenaria. La curiosità di questa presentazione è invece un frutto poco
conosciuto. Un agrume presente solo in Baronia, del quale si usa solo la scorza, che non è né un arancio, né
un pompelmo né un limone ma che sta guadagnando nuovi ed innovativi spazi nella cucina creativa e
conquista chi lo assaggia per la prima volta.
Il cannonau è il vitigno rosso più conosciuto al mondo con nomi diversi. La prima citazione in Sardegna di
cui si ha notizia risale addirittura al 1594. Oggi il cannonau con le cure degli enologi più esperti è diventato
un vino dalle grandi doti e dalle grandi qualità che conquista premi e palati in ogni parte del mondo.
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IPSSAR “Giacomo Matteotti” di Pisa
presso Resort “Cà del Moro” (loc. Casacorvi, Pontremoli)
prenotazioni: 0187 832202 - 335 1832109
presenta:
Antipasto toscano
con salumi e formaggi del territorio pisano accompagnati da un tortino di ceci, pomodoro pisanello e pinoli
Dop del parco di San Rossore.
Cannelloni ripieni
con carne di Mucco Pisano, aromatizzati al tartufo nero di San Miniato
Coratella d’Agnello di Pomarance
con polenta aromatizzata e sformatino di Pecorino delle Balze volterrane avvolto nel cavolo nero, con
verdure miste croccanti della piana di Vecchiano.
Torta co’bischeri
dolce al cioccolato tipico della tradizione pisana
Pane di Montegemoli
prodotto con farina di grano tenero classificata con la dicitura Tipo “2”, che riesce a mantenere le ceneri
della macinazione, la fibra ed il germe del grano
Vini
Chianti delle colline pisane
IGT Toscana di Castellina Marittima, rosso
Breve presentazione e descrizione delle principali materie prime utilizzate per la
preparazione dei piatti
Agnello di Pomarance: razza ovina rustica che ben si è adattata alle condizioni della Val di Cecina, la
pomarancina appartiene, insieme alla Capra Apuana, a quelle particolari specie che caratterizzano il
territorio, in perenne rischio estinzione, con una storia che parte da molto lontano ma che solo dal 2008,
grazie agli sforzi congiunti della Provincia di Pisa e della Coldiretti Provinciale è stato recuperato e
valorizzato per la bontà delle sue carni .
Cavolo nero: è una pianta che può raggiungere una altezza di 80 – 100 centimetri, con foglie molto grandi,
di colore verde con riflessi bluastri e venature verde chiaro la cui superficie è frastagliata per la presenza di
bollosità accentuate. Ha un sapore ed un odore molto pungenti. Il cavolo nero è legato soprattutto alla
cucina povera dei contadini toscani che lo usavano per fare la tipica “ribollita o minestra di pane. Dal punto
di vista nutritivo è una pianta molto ricca in acqua, scarse quantità di macronutrienti (glucidi, lipidi e
protidi) se si esclude il discreto apporto in carboidrati non assimilabili ma importanti per la peristalsi
intestinale, cioè i movimenti di contrazione e dilatazione della muscolatura liscia dell’intestino che
favoriscono il movimento del bolo alimentare lungo l’intestino. Il cavolo nero è una pianta che ha un
discreto contenuto in sali minerali, soprattutto potassio, fosforo e calcio, ed in vitamine A e C.
Mucco Pisano: dal punto di vista storico questa razza è nata dall’incrocio tra una razza autoctona detta
“Podolica locale”, la Chianina “Bruna Alpina”, importata nella provincia di Pisa dai Lorena nei primi anni del
‘700. Nata come razza dalla triplice attitudine (produzione carne, latte e lavoro) attualmente è importante
come razza da carne, soprattutto in presenza di pascoli poveri. La carne di Mucca Pisana, oltre alle
caratteristiche nutrizionali tipiche delle razze da carne, si differenzia in quanto, cruda, è sensibilmente più
dura rispetto allo stesso prodotto ottenuto da razze più spiccatamente da carne. Dopo il trattamento
termico, però, le differenze registrate con le altre carni tendono a ridursi notevolmente. A rischio
estinzione salvaguardata a partire dal 1985, di statura medio-alta, taglia media, mantello di colore dal
bruno al nero, si adatta a pascoli non particolarmente ricchi, a duplice attitudine, legata in particolar modo
al Parco di San Rossore.
Pane di Montegemoli: ha una forma rotondeggiante, colore giallo ocra, profumo fragrante, morbido e un
peso medio di 1,7-2 chili; il pane di Pomarance ha la classica forma di pagnotta, pesa dai 3 ai 5 chili, ha un
colore marrone chiaro, una fragranza elevato. E’ un pane cotto nel forno a legna, dopo una lievitazione
naturale più lunga del normale, elemento che permette di conservarsi più a lungo nel tempo.
Pecorino delle balze volterrane: è un formaggio prodotto esclusivamente con caglio vegetale e latte ovino
crudo intero proveniente da allevamenti ubicati esclusivamente dal territorio dei comuni di Volterra,
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Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina, Monteverdi, tutti ubicati in provincia di
Pisa. A seconda del periodo di stagionatura, a quattro diverse tipologie:
“fresco”, da 7 giorni a 44 giorni di conservazione;
“semistagionato”, da 45 giorni a 6 mesi di stagionatura;
“stagionato”, da 6 mesi a 12 mesi di stagionatura;
“da asserbo”, oltre 12 mesi di stagionatura.
Pinoli del Parco di San Rossore : è un pinolo di colore bianco sporco, di forma oblunga ed è contenuto in un
guscio ricoperto di polvere nera violacea. Proviene dal pino domestico, una pianta tipica di tutti i paesi che
si affacciano nel bacino del mediterraneo ed era utilizzato già dai tempi dei romani in cucina ed in medicina.
Il pinolo del Parco di Migliarino San Rossore è certificato come prodotto biologico. La raccolta delle pine
viene fatta quando sono ancora chiuse, poi vengono lasciate al sole in attesa che si schiudano
naturalmente. Dopo la separazione tra le pine ed i pinoli si provvede a ripulire, sgusciare e selezionare i
pinoli che poi vengono essiccati. Il prodotto è disponibile tutto l’anno poichè, una volta essiccato, si presta
bene alla conservazione. La certificazione biologica garantisce un buon mercato anche fuori la Toscana. La
produzione annuale ammonta a circa 2.000 quintali di pinoli essiccati. I pinoli si possono utilizzare come
guarnizione di molti dolci tipici locali ad es. la “torta co’ bischeri”
Pomodoro Pisanello: tra le varietà di coltivate in ambito locale il pomodoro pisanello ha avuto negli ultimi
anni una vera e propria riscoperta e valorizzazione come prodotto tradizionale delle campagne pisane. Le
particolarità della cultivar, che hanno permesso al pisanello si spuntare prezzi più alti rispetto alle altre
tipologie da mensa o da grappolo, riguardano il suo aspetto, in quanto presenta ampie costolature del
mesocarpo, comunque meno marcate del pomodoro costoluto fiorentino, una minor deliquescenza della
polpa ed un gusto particolare, caratterizzato da un forte odore di fruttato.
Tartufo bianco di San Miniato : il più diffuso è il tartufo bianco (Tuber magnatum) che matura tra ottobre
e dicembre. Il tartufo bianco si presenta esternamente di colore giallo chiaro o verdicchio mentre la sua
polpa ha un colore che varia dal marrone al nocciola più o meno tenue, talvolta sfumata di rosso vivo, con
venature chiare e fini che scompaiono con la cottura. Emana un forte profumo gradevole. Dal punto di vista
nutritivo i tartufi contengono un modesto quantitativo di proteine (2-4%) di valore biologico medio alto
perché contengono tutti gli amminoacidi essenziali che però possono essere assimilate dal nostro
organismo solo in parte in quanto circa il loro 40% è formato da una proteina, la micosina, che risulta
indigeribile per l’uomo. Interessante è invece l’apporto in vitamine, soprattutto del gruppo B, ed in sali
minerali, principalmente calcio, fosforo, magnesio, sodio e potassio. I tartufi forniscono una discreta
quantità di fibra alimentare che può essere la causa di cattiva digestione dei piatti a base di funghi. I tartufi
non vanno lavati con acqua, bensì puliti con una spazzola per liberarli dal terreno e crudi si affettano in
modo sottile sulle pietanze.
Torta co’bischeri: ha la forma di una crostata di pasta frolla ripiena di un impasto a base di riso e cioccolata.
Non va confusa con la torta co' becchi (pronuncia Torta co' bbekki) di Lucca e tanto meno con le torte verdi
salate delle Alpi Apuane meridionali dette Torte di Pane, Torte co' pizzi (pronuncia torte co' ppizzi) o torte
di pepe. La torta co' bischeri (tipica dei comuni di San Giuliano Terme e Vecchiano) è fatta coprendo
completamente la superficie di una teglia circolare con uno strato di pasta frolla facendo in modo che la
pasta frolla debordi abbondantemente. Il tutto viene poi riempito di un impasto a base di riso bollito, uova,
cioccolata, uvetta, pinoli, frutta candita e aromatizzato con noce moscata e liquore (rum, Strega o altro).
La pasta frolla che deborda dalla teglia viene ripiegata sul bordo dell'impasto a piccoli lembi con la forma
tipica di beccucci e guarnita con alcune striscioline di pasta frolla creando una decorazione a rombi come
fosse una crostata, secondo i gusti la si può trovare anche cosparsa di zucchero vanigliato.
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