09_LaRassegna_06_marzo_2014

la Rassegna
Economico
CONOMICO e
E Finanziario
INANZIARIO
SETTIMANALE
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Numero 9 - 6 marzo 2014 - Anno 70 - Euro 0,90
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27/02/2004
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1, DCB
Bergamo
"Eccentrella",
parte da Lovere l'idea
che ha rivoluzionato
l'ombrello
La "Pallium" sbarca
a Dubai e apre
una clinica per la cura
dei disturbi del sonno
► a pagina
La partita di Montichiari
[
è
arrivato a Orio anche il potentissimo
presidente dell’Enac Vito Riggio per dire
che lo sviluppo dello scalo bergamasco
passa ineluttabilmente da Montichiari. Nel
precisarlo ha auspicato che si riesca a trovare
un’intesa bonaria (una robetta di cui si discute da almeno dieci anni fra dialoghi e rotture)
senza far ricorso alle carte bollate. Le stesse,
guarda un po’ la contraddizione, che l’Enac
da lui guidato utilizzerà per opporsi in sede di
Consiglio di Stato alla decisione con cui il Tar
di Brescia ha accolto la revoca della concessione per la gestione dell’aeroporto bresciano alla
Catullo di Verona.
Già questo dà la misura, ammesso che ce ne
fosse bisogno, del caos che regna in un mondo, quello degli scali, che al contrario avrebbe
bisogno di chiarezza in un momento in cui le
società di gestione sono diventate, e lo saranno
ancora di più in futuro, bocconi molto appetibili. In uno scenario che non è il cortile di casa,
ma di respiro internazionale. E chissà se se ne
rendono conto quanti hanno affrettatamente
[
I piani del governo
Ospite dell’Ateneo di Scienze Lettere ed Arti che lo ha
invitato nell'ambito degli incontri dedicati agli imprenditori bergamaschi che hanno attraversato la storia, Mario Scaglia, presidente della Scaglia Indeva di Brembilla è stato
netto con la Rassegna: “Tanti ragazzi in questo Paese hanno buone idee, ma grosse difficoltà a realizzarle. Bisogna
aprire loro la strada, ecco perché servono urgentemente le
riforme”. “Inutile poi piangersi addosso per la crisi. Il punto è che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità
e ora ne dobbiamo sopportare le conseguenze. Cerchiamo
3
L
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40009
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3
Mario Scaglia
L'intervista
È un netto richiamo a governare e non limitarsi ad amministrare il cambiamento, a non lasciarsi sopraffare dalla
“dittatura del presente” («siamo più follower, per dirla con
il linguaggio dei social network, che leader») quello che il
rettore Stefano Paleari ha lanciato nel proprio intervento per
l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di
Bergamo. La cerimonia, al teatro Donizetti, ha avuto come
ospite d'onore il profesor Jürgen Renn, direttore dal Max
Planck Institut di Berlino, con cui l’ateneo cittadino collaborerà nei prossimi due anni, e 24 rettori di Atenei italiani
e stranieri, impegnati in un successivo confronto sulla centralità dei territori.
La considerazione di fondo del rettore riguarda la visione del tempo. «La nostra vita è totalmente immersa nella
contemporaneità, piegata sulle esigenze del momento. In
una società di questo tipo è più difficile, ma non per questo
meno importante, prevedere le tendenze di lungo periodo».
ravaschio
e premesse non sono delle migliori. La
scorsa settimana dal neonato Consiglio
dei ministri sono stati approvati il decreto legge che prevede la possibilità di aumentare
fino allo 0,8 per mille le aliquote Tasi (il nuovo
nome dell’imposta sulla casa) e sono stati anticipati 570 milioni per evitare il dissesto del
Comune di Roma. Insomma, niente tagli, ma più
tasse e più spese, una combinazione che non depone bene per il mantenimento di una grande
promessa, quella di ridurre il cuneo sul lavoro,
in modo da rendere più concorrenziali le imprese e rianimare i consumi.
Al momento il cuneo, ovvero il peso del fisco
e dei contributi sul totale del costo del lavoro,
è al 47,6%, una percentuale più bassa rispetto
alla Francia e al Belgio, che sono sopra il 50%,
e anche alla Germania, ma comunque più alta
che nella media Ocse, pari al 35,6%.
La differenza tra il lordo pagato dall' impresa e
il netto che arriva in tasca al lavoratore è formata da tre voci: i contributi del datore di lavoro
sono pari al 55,4% del totale del cuneo, l’Irpef
almeno di tenere in piedi l’esistente". Scaglia ha poi aggiunto di "non esser così sicuro che le banche siano tanto rigide, come si dice, nel concedere i finanziamenti. In
fin dei conti gli istituti hanno bisogno di collocare il loro
denaro. Ma non si può chiedere un prestito per progetti
che non stanno in piedi”. E infine su Bergamo sottolinea
di averla "vista davvero morta. E quando è viva lo è solo
grazie alle bancarelle. Di bellezze ne abbiamo tante nel
nostro territorio, ma dobbiamo valorizzarle di più. Proviamo a sprovincializzarci”.
a pagina 4
«Più follower che leader» ha evidenziato
Paleari all’inaugurazione dell’Anno
accademico, ricorrendo
ai termini dei social network. «Occorre
riprendere l’orizzonte strategico»
]
segue a pagina
► a pagina
Il monito del rettore,
«siamo malati di presente»
Cuneo fiscale,
tante promesse
ma pochi vantaggi
di stefano
8
Il presidente della Scaglia Indeva di Brembilla: «Questo Paese frena chi ha buone
idee, servono riforme». «Per ottenere credito dalle banche bisogna avere progetti validi»
Zapperi
segue a pagina
► a pagina
Scaglia: «Troppi ostacoli al futuro dei giovani»
]
Lo sviluppo di Orio
e il dibattito politico
che non decolla
di cesare
7
Schilpario,
nuovi adempimenti
e tasse preoccupano
gli operatori turistici
L'impresa
familiare
a un bivio
Minichilli (Aidaf):
«Piccolo è bello mostra
evidenti limiti. Oggi
va sviluppata la presenza
all'estero e potenziata
la dimensione attraverso
le acquisizioni»
► a pagina 9
IL poLeMIco
di Marco
a pagina
5
ciMMino
Il meteorologo come il politico
Sbaglia, ma non paga mai
H
o deciso cosa voglio fare da
grande. Da grande voglio
fare il meteorologo! E’ un
mestiere bellissimo: ambiente ben
frequentato, emolumenti ragionevoli, buona visibilità. E’ una presenza
amica e rassicurante che entra in
ogni casa ad ore fisse: meglio di Lilli
Gruber. Anche dal punto di vista gestuale, mica è tanto complicato: tieni le mani davanti a te, come quando
reciti il Paternoster e, ogni tanto,
ne muovi una, alternativamente, su
e giù. E’ la prima cosa che ti insegnano alla scuola di meteorologia.
Se ti va bene, finisci a Rete 4, dove
tutte le meteorologhe hanno la 38
di pantaloni e la sesta di reggiseno.
Mal che vada, ti attende BergamoTV, dove, tra una perturbazione ed
un’isobara, saluti Jessica di Casnigo e mostri la foto del capriolo avvistato da Nicholas di Parre. Lavoretto di tutta tranquillità, insomma.
segue a pagina
2
Fogalco è la cooperativa fidi dell'Ascom di Bergamo
che rilascia garanzie fidejussorie su linee di credito
a breve, medio e lungo termine per:
Investimenti
(Innovazione - Ristrutturazione - Acquisto muri - Automezzi - Attrezzature - Arredi - Sicurezza)
Liquidità
(Acquisto merci - Ristrutturazione debito - Fidi di cassa - SBF - Anticipo fatture)
2
la Rassegna
6 marzo 2014
Il polemIco
PUNTI DI VISTA
PUNTI DI VISTA
Il meteorologo come il politico
Sbaglia, ma non paga mai
Franco
Frigeri
di di
Franco
Frigeri
COMMENTI
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PUNTI DI VISTA
In più, il meteorologo ha poteri superumani, che,
in qualche modo, lo rendono assimilabile ai nostri
politici: anzi, mi viene da pensare che, quando si è
trattato di creare l’immagine del politico del terzo
millennio, gli spin-doctor si siano ispirati direttamente agli eredi di Bernacca. Troppe le analogie, in
effetti. Perché, vedete, i politici, come i meteorologi,
possono sparare le più gigantesche belinate, senza
che nessuno presenti mai loro il conto. Facciamo
qualche esempio, di quelli facilmente riconoscibili.
Rammenterete, credo, la colossale mella inflittaci
da una legione di superesperti, tutti rigorosamente
ed accuratamente trasandati nel vestire e con barbe
incolte, sullo spinoso tema del riscaldamento globale e della desertificazione. Orca: sembrava che, nel
giro di due anni, avremmo dovuto cercare le oasi nel
deserto bergamasco. Perfino le trote del lago Moro,
terrorizzate, tenevano sermoni ecologisti ai gitanti
domenicali in ascensione al Corno Stella! Lo scenario era il seguente: caldo che più caldo non si può
e, quindi, avanzata del deserto. Poi, è saltata fuori
la supermella sulla miniglaciazione: faremo come nel
XIV secolo, ci sarà un freddo becco, procuratevi pellicce e trapunte, uomini di poca fede! Quest’inverno
avrebbe dovuto essere, contemporaneamente, arido e
freddissimo: il più freddo degli ultimi cent’anni, profetizzava qualche guru degli anticicloni. Credo che,
dopo un paio di mesi che piove a dirotto e che il termometro non si schioda da temperature primaverili,
sia lecito dire che, oramai, la glaciazione la dovremo rinviare a tempi da destinarsi. La desertificazione, del pari, se va avanti così, ci condurrà a girare
per Bergamo in gondola. Insomma, perfino i fedelissimi delle previsioni del tempo hanno capito che,
non solo questi qui non prevedono un bel niente, ma
che ci propinano la prima cosa che passi loro per la
mente: hanno la stessa credibilità di una chiromante.
Lo stesso dicasi dei politici: ci raccontano panzane
immani, si inventano dati buoni, al più, per giocare
a Monopoli, ci promettono novità strabilianti. Poi,
si scopre che le cose vanno di male in peggio, che
i dati vanno ritoccati sempre al ribasso e che l’unica novità vera è l’aumento della benzina. Prendiamo
quest’ultimo furbacchione, salito in cattedra da una
settimana o poco più: ha già combinato almeno tre
o quattro marachelle che fanno decisamente a pugni
con le sparacchiate da “faso tuto mi” che lo contraddistinguevano quando era solo un aspirante furbacchione. E’ riuscito ad alzare le tasse. E vabbè: ormai
tutti i più grandi economisti del mondo proclamano
che il modo più semplice per raccattare soldi, per un
governo che sia autenticamente incapace, sia rubarli
dalle tasche dei cittadini. La dottrina è concorde: rispetto a rapinare le banche, si fa meno fatica e non si
sporca di sangue in giro. Ha nominato ministro una
che era la fidanzata del figlio del Presidente della
Repubblica, che, a sua volta, fa il consigliere della
presidenza del consiglio: tutta gente che ha passato la vita a lavorare duro e che, per volontariato,
adesso si sacrifica in politica. E vabbè: ormai i più
grandi politologi del mondo teorizzano l’avvento del
neofeudalesimo. Perciò, o nasci al posto giusto oppure il diritto salico parla chiarissimo: a te toccherà
tirare la carretta finché schiatti. E’ perfino riuscito a
farsi comandare a bacchetta dalle lobby d’opinione:
ci eravamo tolti dai piedi il ministro Kyenge, dopo
tali e tante dimostrazioni di arroganza, di incapacità
e di inutilità da farci applaudire alla defenestrazione di Letta solo per questo motivo, e lui sapete che
fa? La fa rientrare dalla finestra, come sottosegretario. E vabbè: ormai tutti i più grandi filosofi del
mondo hanno introiettato la prima legge di Murphy,
che dice che, se una cosa può andare storta, andrà
storta. Così, andiamo avanti, tra un ciclone tropicale
ed una glaciazione immaginaria, tra un’accisa che
sale e un PIL che scende, tra il fondo monetario che
applaude e Moody’s che bacchetta: ci siamo abituati,
la vita, per noi Italioti, è una sorta di simpatico jo-jo.
Il punto chiave, come vi dicevo, è che questi cioccolatai non la pagano mai: Monti, la Fornero, Tremonti,
Visco, se ne stanno lì in stand-by, sicuri del fatto che,
al momento opportuno, verranno riciclati, come se
nulla fosse stato. Magari nelle Ferrovie, o all’Alitalia, oppure alla Rai, in qualche consorzio, in qualche
authority: state tranquilli che a casa non ci andranno
mai. E lo stesso i meteorologi: i piovisna, i Geremia, i
seminatori di allarmi, i nemici delle bombolette, i ricercatori da Wikipedia, rimangono, impavidi, al loro
posto, tra l’anticiclone delle Azzorre e la depressione
desertica. Dunque, in definitiva, se si vuole non fare
un tubo, godere dell’impunità più assoluta e sparare
a vanvera la prima scemenza che ci venga in testa,
venendo pure pagati, le soluzioni sono solo due: il
politico o il meteorologo. Il vantaggio della seconda
rispetto alla prima, che me l’ha fatta scegliere, è che,
quando crepa un meteorologo, non è detto per forza
che finisca all’inferno…
PUNTI DI VISTA
PUNTI DI VISTA
dalla prima pagina
 Le sabbie mobili delle riforme
Il convulso dibattito politico di questi giorni vede l’ennesimo riproporsi del problema “riforme”. Per sollevarsi almeno un po’ dalle sabbie mobili dell’implausibilità di riforme serie, pensiamo all’opportunità di rimettere nel gioco la società e le sue élites.
Se il confidare in un interesse e in un ruolo di co-protagonista delle
élites economico-sociali può apparire l’incomprensibile e nemmeno
amabile ingenuità di chi si ostina a credere nella “favola bella”, nondimeno è forse la più coerente manifestazione del solo realismo possibile. Va da sé come sia allora necessario smantellare il (falso) dato
di fatto che le riforme non possono avere come protagonista esclusivo
se non il ceto politico.
Ogni discorso riformatore possiede qualche occasione di successo se
sarà in grado di mobilitare e spingere all’assunzione delle proprie responsabilità le élites del Paese nel loro complesso.
In questa prospettiva non è insensato riproporre, quando sia necessario, ciò che il dibattito politico e la conservazione degli equilibri tra i
partiti hanno scartato o congelato.
L’opinione pubblica - per lungimiranza o miopia, poco importa - è
sempre meno disponibile a sostenere la politica, in cui solo impronunciabili sigle e risibili percentuali elettorali risultino le protagoniste,
ovvero a definire il successo di un partito solo in base all’occupazione
di poltrone ministeriali o all’attitudine a scindersi, rifondersi, ribaltarsi o cambiar bandiera.
Il cittadino/elettore, chi ancora vota, sta imparando che l’importanza
del proprio voto sta nella sua (per impercettibile che sia) utilità.
Al punto in cui ci troviamo, le riforme non possono non essere fatte.
Nemmeno il personale politico più sprovveduto potrebbe illudersi di
farla franca.
 Vie nuove per le attività produttive
Ci sono imprese italiane che, in un quadro macroeconomico ancora pieno di ombre, sono in grado di crescere e prosperare. E questo nonostante una classe politica che dimostra poca attenzione, una burocrazia farraginosa, un sistema di tassazione insostenibile e una politica del lavoro
non ancora chiara. L’agenda digitale e l’Expo sono da tempo ai blocchi
di partenza; lo sviluppo della prima inciderebbe per l’1,5 per cento sul
Pil, mentre il secondo può valere 10 miliardi di euro in cinque anni.
L’Italia, insomma, evoca l’immagine di una splendida automobile lasciata in garage perché priva di benzina e di un pilota che sappia condurla in modo adeguato. Eppure il Paese sa esprimere anche un’altra
dimensione, quella di un tessuto produttivo che non aspetta, che ripone
fiducia nella propria creatività e nella cultura industriale, che ogni giorno si adopera per produrre beni e servizi destinati a tutto il mondo. E’
l’espressione della nostra vocazione imprenditoriale, l’universo delle
medie aziende, il manifatturiero che in piena crisi ha incrementato il
giro d’affari del 12 per cento, con un balzo di 21 punti all’estero. La
ricetta di tale vitalità annovera elementi come la determinazione a competere su scala globale, l’orientamento ai servizi senza tradire il core
business, un’equilibrata gestione finanziaria, la capacità di fare rete e
l’uso della leva tecnologica. C’è una diffusa consapevolezza sia sul fatto che gli scenari e le dinamiche dei mercati vanno complicandosi, sia
sulla esigenza di doverli affrontare trasformandosi.
 Il carattere di una città
Si sta accentuando la polemica tra chi governa Palafrizzoni e l’opposizione. In vista delle elezioni amministrative, le due parti contendenti stanno prendendosi le misure. Non entriamo nel merito delle
cose fatte, in itinere e ancora da fare; le conosciamo già. Qui non ci
sembra inutile una riflessione più alta su quello che è il “carattere” di
una città.
Come quello di una persona, esso non risiede nella singolarità dei suoi
tratti, ma piuttosto in una interferenza significativa tra essi. Niente di
quello che trasforma una città nel tempo ha un carattere di “necessità”.
Quello che percepiamo come “ambiente storico” è frutto di alterazioni, distruzioni, aggiunte che lasciano cicatrici nel suo tessuto. Se il
tempo sana le ferite, il potere di una città e della vita che vi scorre è
quello di riportare a unità queste vicende, come l’azione dell’acqua di
un fiume che trasforma le rocce in ciotoli.
Centinaia di piccoli atti individuali “arrotondano” le pietre di una città, fino ad assorbirle nel tessuto della sua vita quotidiana. C’è una
“città di pietra” e una “città di uomini”. Una città è fatta di ambedue:
se le sue forme sono trasformate ogni giorno dalle aspirazioni dei suoi
abitanti, l’ambiente fisico trasmessoci dalle generazioni precedenti
plasma i nostri modi di vita. Un sindaco è al contempo l’amministratore di un bene pubblico e il catalizzatore di sentimenti collettivi. Il
suo fare agisce in maniera diretta e indiretta sulla natura della città,
dando forma attraverso atti e iniziative a desideri, conflitti, bisogni. E
a rinforzarne il “carattere” in vista delle sfide che l’aspettano.
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la Rassegna
6 marzo 2014
3
COMMENTI
I piani del governo
La partIta dI MontIchIarI
Lo sviluppo di Orio
e il dibattito politico che non decolla
dalla prima pagina
stappato bottiglie di spumante all’indomani della sentenza del Tar, dando per scontato che sarà Sacbo a mettere le mani, dopo anni di vano
corteggiamento, su Montichiari.
Purtroppo nulla possono le parole di circostanza, da consumato imbonitore, di Vito Riggio (la scuola della Dc siciliana non si smentisce) e
nemmeno gli entusiasmi faciloni di osservatori e politici orobici di fronte
ad una procedura, la gara europea, che non garantisce in alcun modo le
legittime ambizioni della società presieduta da Miro Radici. Soggetti interessati allo scalo bresciano ce n’è più d’uno. E di calibro tutt’altro che
trascurabile. Si chiamano, per fare due esempi, F2i (il fondo controllato
dalla Cassa depositi e prestiti, presieduto da Vito Gamberale, che è già
azionista di rilievo degli aeroporti milanesi e di quelli di Napoli e Torino) e Corporacion America. Quest’ultima è una società argentina che
proprio nei giorni scorsi ha rilevato da F2i il 30 per cento dello scalo di
Firenze ed ora sta per lanciare un’Opa totalitaria. La medesima società,
peraltro, è già azionista anche dell’aeroporto di Pisa. Ma quel che più
conta alle nostre latitudini, Corporacion America lo scorso anno ha bussato alla porta di Verona presentendo una “manifestazione d’interesse”
per Montichiari che poi non è stata presa in considerazione.
Questi due soggetti hanno patrimonio e disponibilità da far spavento e
forse non è semplicemente un caso se tra i più cauti nel guardare alla
possibile competizione futura ci sono proprio i vertici di Sacbo. La partita, ammesso che il Consiglio di Stato non sconfessi la sentenza del Tar,
si prospetta durissima.
Questa situazione, nel più ampio discorso dello sviluppo di Orio, dovrebbe essere al centro del confronto politico-elettorale che tra meno di
dalla prima pagina
tre mesi porterà al rinnovo dell’Amministrazione comunale di Bergamo
(che, non dimentichiamolo, controlla poco più del 13 per cento di Sacbo). E invece, stando a quel che emerge dalle cronache della stampa
locale, dalle parti del centrodestra ci si sta confrontando sull’opportunità di nominare i nuovi vertici della società di gestione poche settimane
prima del voto. Il solito, stantìo, dibattito sulle poltrone. Mentre sull’altro fronte, rimbalzano solo dichiarazioni generiche, che naturalmente
auspicano un trasferimento dei voli cargo su Montichiari, senza che
emerga la consapevolezza che è su questo terreno che si gioca davvero
un pezzo importante del futuro di Bergamo e della sua economia.
Una ragione che da sola giustificherebbe la messa in campo di idee forti
e strategie d’intervento. Ma appunto, di qua e di là, si è ancora inebriati
per la sentenza del Tar. E al domani ci si penserà…
Cesare Zapperi
L'appunto
P
Sorte, il forzista "tradito"
dall'impeto giovanile
oliticamente parlando, il neo coordinatore provinciale di Forza Italia
Alessandro Sorte sta sull’altra sponda. Ma a giudicare da come si propone, come
si esprime e come trancia giudizi si direbbe
che potrebbe essere cresciuto nel medesimo
gruppo di boy scout “smodatamente ambiziosi”. Con la freschezza dei suoi trent’anni
appena compiuti, e la leggerezza di chi ne ha
viste pochine finora, il forzista di Brignano
nella sua prima intervista dopo l’investitura
(dall’alto, perché anche se si è giovani le nomine non dispiacciono mai) non si è voluto
negare nulla. Nemmeno la rivendicazione di
una discendenza da una gloriosa tradizione,
seppur finita nel fango, come quella democristiana. “Sono orgogliosamente democristiano” ha tuonato forte e deciso il Nostro,
usando la frase per evidenziare una supposta capacità di dire senza dire, di rifugiarsi
in equilibrismi dialettici utili solo ad evitare
le domande a cui non si sa, o non si vuole,
dare una risposta sincera. Non lo ha sfiorato
l’idea che possa suonare surreale un richia-
LA LETTERA
G
mo ad una esperienza politica che quando è
finita, travolta dagli scandali, lo vedeva ancora iscritto alle scuole elementari. Certo,
chi ha qualche anno in più sulle spalle fatica
a pensare che si possa anche nascere “già
imparati”, e probabilmente Sorte, con quel
cognome (nomen omen), aveva scritto nel
dna una non comune genialità precoce che
lo porta oggi, con invidiabile nonchalance,
a farsi erede di un partito che con Forza Italia non ha proprio nulla in comune. Siamo
quasi all’antitesi: basterebbe osservare che
la Balena bianca sceglieva la propria classe
dirigente, dopo lunga e faticosa gavetta, con
regolari congressi che si tenevano perfino
nelle più sperdute sezioni di provincia, mentre com’è a tutti noto Berlusconi è stato unto
dal Signore e il resto, nominati e cooptati, è
venuto di conseguenza. Con buona Sorte dei
prescelti, naturalmente.
Ma più in generale, riconosciute al coordinatore indubbie capacità di muoversi con
consumata perizia nel mondo della nuova
politica (alle elezioni regionali è stato su-
Alessandro Sorte
bissato da migliaia di preferenze, chapeau), sia lecita una semplice, umile raccomandazione.
Mostri maggior rispetto per gli avversari politici (che argomento è definire Gori
“panchinaro di Renzi”?), proponga analisi
un pochino più approfondite (Tentorio merita di essere riconfermato perché “ha lasciato in pace la città”), studi meglio i dossier
prima di esprimere valutazioni (bastasse
abbassare gli oneri di urbanizzazione per
far ripartire l’edilizia...). Anche le ondate di
giovanilismo prima o poi finiscono. A quel
punto, avrà un futuro non chi vanta la carta d’identità più verde né chi è stato abile
nelle manovre correntizie ma chi si sarà dimostrato capace di dare risposte ai bisogni
della gente.
C.Zap.
Gli amministratori pubblici
dovrebbero premiare i ciclisti
ent.mo Sig. Cimmino,
complimenti, Lei è un grande! Condivido pienamente quanto ha
scritto sul numero del 27 febbraio della Rassegna nello spazio “Il polemico”, relativamente alla necessità di avere più piste ciclabili nella
nostra città di Bergamo e in provincia.
Sono titolare di un negozio di biciclette a Dalmine (non vorrei sembrare
di parte), ma prima ancora, sono una pedalatrice; per intenderci faccio
uso della bicicletta per tutti gli spostamenti possibili e utilizzo l’ automobile solo per lo stretto necessario, quindi vivo quotidianamente le
difficoltà che un ciclista incontra sulle strade.
Addirittura io penso che il ciclista, invece di essere così tanto penalizzato, dovrebbe essere “premiato” considerando che con la bici non inquina, non consuma carburante, non occupa posti auto, tutto a vantaggio
dell’ ambiente, e si arrabbia meno dell’ automobilista.
Cuneo fiscale,
tante promesse
ma pochi vantaggi
Insistiamo affinché i nostri amministratori trovino la volontà politica
per migliorare la situazione della viabilità, prevedendo nei loro programmi la realizzazione di piste ciclabili, che non siano solo per le passeggiate domenicali, ma che servano come collegamento tra i vari paesi
periferici e la città.
Per ultimo un esempio: essendo di Dalmine troverei utilissima una pista
ciclabile che da Boltiere porti in città, costeggiando la statale SS525
(chissà quante persone sarebbero incentivate ad usare la bicicletta),
oppure uno spazio ciclabile sicuro sulla superstrada Dalmine -Villa
d’Almé, prima che diventasse tale, frequentatissima dai bikers corsaioli
anche da fuori provincia.
La ringrazio per il tempo dedicato ai miei pensieri, Le auguro buon lavoro e buone passeggiate in bicicletta.
“La ciclista” Mora Annamaria
pagata dal lavoratore incide per il
30,1% e i contributi del lavoratore pesano per il 14,5%.
Ci vogliono però alcuni chiarimenti. Il primo è di ordine lessicale. Un conto è tagliare
veramente le tasse, un altro è rimodularle, che vuol dire ridurre da una parte per
aumentare dall’altra, quello che si profila
anche per il cuneo. Diminuire veramente
le tasse vorrebbe dire diminuire le entrate e
questo non è possibile per una questione di
tenuta del bilancio pubblico, che non è tanto o soltanto un obbligo verso l’Europa, ma
soprattutto un impegno necessario per avere la credibilità necessaria nei confronti di
quegli investitori, non tutti italiani, che ogni
anno ci finanziano con la sottoscrizione di
400 milioni di euro in titoli di Stato.
Quindi, prima di partire con il taglio delle
tasse (e quella sul lavoro vale complessivamente 344 miliardi all’anno), bisognerebbe ridurre le spese. Poi si potranno
anche utilizzare le risorse risparmiate per
tagliare, come promesso, il cuneo sul lavoro non di 10 miliardi, ma perfino di 50,
obiettivo del nuovo movimento politico di
Corrado Passera.
Al momento per finanziare questo taglio da
10 miliardi si profilano due ipotesi: il taglio
della spesa pubblica, appunto, e l’aumento
del prelievo sulle rendite finanziarie, ufficialmente per allinearli alla media europea.
L’importo del primo però è al momento
quantomeno aleatorio: siamo già al terzo
commissario per la spending review e non
si sono ancora visti grandi risultati. Dato
che utilizzare fondi dall’importo incerto per
ridurre le entrate rischia di creare un ulteriore buco finanziario, alla fine l’unica certezza è quella di aumentare le imposte sulle
rendite finanziarie, Che appunto vuol dire
ridurre le tasse da una parte per aumentarle dall’altra. Una partita di giro, in termini
contabili, che ricorda però anche il gioco
delle tre tavolette.
Ammettiamo in ogni caso che questi 10 miliardi vengano trovati (ed è un’impresa non
facile, visto che sono molti di più di quelli
che non si sono riusciti a reperire per evitare
l’aumento di un punto percentuale dell’Iva),
a questo punto bisogna capire come si vuole agire per ridurre la differenza tra lordo e
netto. Ci sono due strade alternative (o un
mix tra le due): si può ridurre il costo per
le imprese (che è la strada della riduzione
dell’Irap, che non darebbe alcun beneficio
monetario ai lavoratori) oppure si può aumentare il netto dei lavoratori (riducendo
l’aliquota Irpef o incrementando le detrazioni, senza portare vantaggio alle aziende,
se non indirettamente con un maggior reddito disponibile alle famiglie che potrebbe
stimolare la ripresa degli acquisti).
Secondo le stime del Pd, dieci miliardi dovrebbero portare circa 50 euro netti in più al
mese a chi ha un reddito di 30 mila euro annui netti, ma allo stesso tempo Renzi ha parlato di una riduzione di un terzo dell’Irap.
E dato che il gettito di questa imposta è stato nel 2012 di circa 33 miliardi, ecco che i
10 miliardi sarebbero già consumati senza
lasciare niente per i redditi dei lavoratori.
Se poi si vuole essere un po’ scettici, si può
rimarcare con il presidente di Confindustria
Giorgio Squinzi che alle imprese era già stato promesso un taglio di 10 miliardi al cuneo, poi scesi a 5 e quindi a 1,1 nell’ultima
versione della legge di stabilità. La morale
è che da tutto questo polverone potrebbe
arrivare poco o nulla. Del resto si sa che
nel gioco delle tre tavolette qualcuno perde
sempre.
Stefano Ravaschio
4
la Rassegna
6 marzo 2014
«Questo è un Paese che mette
ostacoli al futuro dei giovani»
di laura
Ceresoli
“È inutile piangersi addosso, bisogna darsi da fare. Il mondo è cambiato radicalmente
e non si può pensare di agire come si è fatto
negli ultimi trent’anni”. Mario Scaglia, 78
anni, Cavaliere del lavoro, una vita dedicata
alla meccanica nell’azienda che presiede, la
Scaglia Indeva di Brembilla, in fatto di economia la sa lunga. E appena si fa un timido accenno alla crisi, lui si mostra immediatamente
refrattario ai luoghi comuni. “Troppo è già stato detto sull’argomento - esclama l’imprenditore -. Il punto è che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità e ora ne dobbiamo
sopportare le conseguenze. Cerchiamo almeno
di tenere in piedi l’esistente”. Ma in un simile contesto, molti imprenditori preferiscono
emigrare piuttosto che investire in un territorio
che non dà frutti. E il rischio di un ulteriore
depauperamento delle risorse rimaste è dietro
l’angolo: “Oggi è impossibile pretendere che
rimangano qui delle aziende che hanno alti
costi strutturali e di manodopera con difficoltà
burocratiche infinitamente peggiori di quelle che possono trovare altrove - dice Scaglia
-. Servono condizioni che aiutino le imprese
a sopravvivere, altrimenti ce la fanno solo gli
appassionati come noi Scaglia, che cerchiamo
di restare avvinghiati al nostro brandello di territorio. Però chi deve aprire un’attività ex novo
di certo non viene da noi”.
Ma le opportunità qui non esistono o non
sappiamo coglierle?
“Dipende. I miei figli in azienda a Brembilla
stanno cercando quattro ingegneri anche neolaureati e non li trovano. Se si va a Milano
ormai più della metà delle edicole è gestita da
extracomunitari perché gli italiani non hanno
voglia di alzarsi presto la mattina. Nei ristoranti delle grandi città idem, i camerieri sono
quasi tutti stranieri, perché questi orari elastici
all’italiano non vanno bene. Studiare è fondamentale, così come sapere l’inglese, ma non
bisogna vergognarsi di iniziare dal basso. Poi,
se uno è bravo, crescerà”.
Ci sono anche molti giovani che hanno idee
creative e danno vita a start up di successo…
“Tanti ragazzi hanno delle buone idee ma hanno grosse difficoltà a metterle in piedi. Io non
l’ho fatto personalmente, ma so cosa hanno
penato i miei familiari per farlo, tra regole per
l’agibilità, il capannone e via a seguire. In questo campo servono le riforme. Le idee ci sono
ma o siamo più bravi, più furbi e intelligenti
degli altri o altrimenti le possibilità in Italia
non esistono. Ci sono tanti altri Paesi appetibili. Io ho due nipoti che stanno studiando negli
Stati Uniti e mi dispiacerebbe che rimanessero
là. D’altronde sono attirati da un sacco di possibilità che qui non abbiamo”.
Il problema dei finanziamenti da parte delle
banche frena l’intraprendenza di molti imprenditori che vorrebbero mettersi in proprio ma che non hanno i fondi per farlo?
“Io non sono poi così sicuro che le banche siano tanto rigide come si dice. In fin dei conti
le banche hanno bisogno di collocare il loro
denaro. Ci sono degli azionisti che a un certo
momento vogliono che il loro denaro ritorni.
È ovvio che serve un minimo di garanzia.
Non posso andare a chiedere un prestito senza
niente in mano per dei progetti che non stanno
in piedi”.
I programmi scolastici secondo lei sono
troppo teorici?
“Non lo so e non li conosco. Però, per esempio, noi Scaglia abbiamo finanziato un corso
di inglese di tre anni per i bambini della scuola
materna di Brembilla. Così poi i bimbi portano
Il presidente della Scaglia Indeva
di Brembilla: «Tanti ragazzi hanno
buone idee, ma grosse difficoltà
a realizzarle. Bisogna aprire loro
la strada, ecco perché servono
riforme». «Inutile piangersi
addosso per la crisi. Il punto
è che abbiamo vissuto
al di sopra delle nostre
possibilità e ora ne
dobbiamo sopportare
le conseguenze.
Cerchiamo almeno
di tenere in piedi
l’esistente»
”
Mario Scaglia
«Io non sono così sicuro che le banche
siano tanto rigide come si dice nel concedere
i finanziamenti. In fin dei conti gli istituti hanno
bisogno di collocare il loro denaro.
Ma non si può chiedere un prestito
per progetti che non stanno in piedi»
«In tutta sincerità, Bergamo di recente
l’ho vista davvero morta. E quando è viva
lo è solo grazie alle bancarelle».
«Di bellezze ne abbiamo tante nel nostro
territorio, ma dobbiamo valorizzarle di più.
Proviamo a sprovincializzarci»
Ingegnere meccanico con il pallino dell’arte
Giunta alla quinta generazione, la Scaglia Indeva ha quasi due secoli di storia alle spalle
(è stata fondata nel 1838) e un lungo bagaglio di esperienza in fatto di fornitura di macchine,
sistemi elettronici e pneumatici per la movimentazione dei carichi in impianti industriali.
Provenienti dalla Valle Imagna e abili artigiani della lavorazione del legno, dai rocchetti
alle anime di bottoni, gli Scaglia si stabilirono a Brembilla già alla fine del Settecento. Fu
l’inizio di una lunga tradizione che prosegue ancora oggi con successo. Laureatosi in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano nel 1958, Mario Scaglia è entrato in azienda nel
1960 e fino al 2003 ne è stato presidente e amministratore. Da quando ha lasciato le redini
ai figli Stefano e Riccardo, l’imprenditore oggi coordina le imprese del gruppo con 750
dipendenti e 111 milioni di fatturato. Dal 2000 Mario Scaglia, che è un grande appassionato
e collezionista di opere d’arte, è presidente della Gamec, mentre dal 1987 al 1993 lo è stato
dell’Accademia Carrara. Sindaco di Brembilla dal 1975 al 1980, è presidente onorario della
casa di riposo del paese e lo scorso anno ha ottenuto dal capo dello Stato Giorgio Napolitano
il riconoscimento di Cavaliere del lavoro.
a casa il dischetto ai genitori, lo ascoltano insieme, e poi chissà…”.
I tirocini in azienda per i ragazzi alle prime
esperienze sono utili?
“Noi a Brembilla li abbiamo sempre fatti. Già
quarant’anni fa, durante le vacanze, gli studenti
venivano da noi a fare praticantato, così quando
terminavano il ciclo di studi già avevamo collaudato i ragazzi, li avevamo preparati al lavoro. In questo piccolo paese c’è un pendolarismo
attivo in entrata di 600 persone. Questi sono dei
miracoli. A Brembilla negli ultimi trent’anni
c’è sempre stata la piena occupazione. Oggi
questa affermazione comincia un po’ a perdere
colpi. Comunque le famiglie devono mettersi
in testa che i loro figli devono studiare, andare
all’università perché le figure professionali che
servono di più sono gli ingegneri, i chimici, gli
informatici”.
Oltre a presidente dell’azienda di famiglia,
la Scaglia Indeva di Brembilla, lei è anche
Cavaliere del lavoro…
“Sì, un’onorificenza immeritata”.
Beh, dai, le farà comunque piacere…
“È un riconoscimento che si dà ai vecchi sciòr.
Scherzi a parte, è un premio che inorgoglisce e
dà la carica, la forza di continuare e di mantener
vivo quell’entusiasmo che l’età tende un po’ a
smorzare. Di recente, per esempio, ho deciso di
creare una Fondazione dedicata a mio padre per
incentivare la cultura del lavoro a Brembilla e
nella sua valle”.
Tra circa un anno Milano si prepara ad accogliere l’Expo 2015. Pensa che l’evento riuscirà a portare una ventata di aria fresca
anche all’economia bergamasca?
“Sicuramente l’Expo porterà una ventata per
l’economia di tutto il capoluogo lombardo, non
solo per l’indotto che genererà ma anche per
le numerose opere che si stanno realizzando
per agevolare questo evento. Vedi ad esempio la metropolitana milanese, la Brebemi, la
Pedemontana, tutte opere la cui realizzazione
è stata accelerata proprio in vista dell’Expo”.
Quali sono le potenzialità e i limiti di una città come Bergamo?
“In tutta sincerità, Bergamo in pieno pomeriggio è una desolazione con questi bar, anche
belli, ma deserti e i negozi vuoti. È sempre stata una città dal carattere mitteleuropeo, un po’
rigida. Però di recente l’ho vista davvero morta. E quando è viva lo è solo grazie alle bancarelle. L’altro giorno, come spesso faccio quando vengo a Bergamo, ho messo il naso dentro
la chiesa di San Bartolomeo per osservare ancora una volta bellezze come la pala del Lotto
o Fra’ Damiano Zambelli, e ho incrociato tre
stranieri che per guardare gli intarsi dovevano
chinarsi con una pila in mano. Di bellezze ne
abbiamo tante nel nostro territorio, ma dobbiamo valorizzarle di più. Bergamo deve sprovincializzarsi”.
Il momento più difficile che ha attraversato
in questi anni?
“Quando nel 2009 ho dovuto mettere in cassa
integrazione un po’ di operai. Ho lottato fino
alla fine per salvarli ma sono stato costretto a
lasciarli a casa, seppur a malincuore”.
La più grande soddisfazione?
“Ne ho avute tante, sono stato molto fortunato anche perché ho avuto accanto una famiglia che mi ha sempre supportato. Ho fatto il
pendolare tra Brembilla e Milano e mia moglie ha saputo gestire la situazione con grande
dolcezza e tenerezza. Anche i miei figli sono
stati bravissimi: due sono riusciti a prendere in
mano le aziende e a mandarle avanti meglio di
me, il terzo fa l’avvocato penalista. C’è armonia tra noi e le tensioni, quando ci sono state,
sono sempre state superate con molta civiltà e
serenità”.
la Rassegna
6 marzo 2014
5
FOCUS
L’impresa familiare a un bivio
Le aziende familiari resistono meglio alla
crisi e danno occupazione, ma possono ancora crescere e diventare grandi, arrivando a
competere sui mercati mondiali. Solo l’11,7%
delle più grandi imprese italiane ha effettuato
almeno un’acquisizione negli ultimi 13 anni,
dato che evidenzia un vero e proprio limite allo
sviluppo. L’azienda familiare è a un bivio: “O
le nostre aziende fanno acquisizioni o finiscono con l’essere acquisite, come mostra il lungo
elenco delle operazioni perfezionate o avviate da gruppi francesi” - sottolinea Alessandro
Minichilli, professore associato della Cattedra
AIdAF-Alberto Falck di Strategia delle
Aziende Familiari dell’Università Bocconi, tra
i curatori dell’Osservatorio Aub.
La crisi e la stretta al credito impongono inoltre una rivalutazione del ruolo dei portatori di
capitali terzi e del private equity. Bisogna inoltre infrangere il “soffitto di vetro” (glass ceiling) che soffoca ogni aspirazione alla carriera
delle donne: cda e vertice in rosa detengono,
dati alla mano, performance eccellenti.
La medio-grande impresa familiare tiene
duro di fronte alla crisi e incrementa l’occupazione. Questione di dna?
“Di fatto la migliore tenuta occupazionale va
alle imprese familiari (che rappresentano il
58% di quelle prese in esame) che hanno incrementato i posti di lavoro del 5,7% dal 2007
al 2012, contrariamente alle multinazionali che
registrano un calo del 4,5%. Nelle aziende
familiari esiste una sorta di “patto implicito”
tra datore di lavoro e dipendente. Un legame
che spinge gli stessi imprenditori a parlare di
“collaboratori”, indice di un maggior coinvolgimento, in una struttura in cui il dipendente
non è un numero”.
Quali sono i punti di forza delle aziende familiari?
“Senza dubbio il coinvolgimento della proprietà ed il legame più stretto con i dipendenti. Le
aziende prese in considerazione, spesso caratterizzate da una forte presenza della famiglia
e del fondatore, sono ancora molto vicine alla
nascita imprenditoriale e portano ancora con sé
quei valori di creatività, design e innovazione
che costituiscono la forza del prodotto e quindi
del mercato stesso. Oltre alle eccellenze nel
Minichilli (Aidaf): «Piccolo è bello mostra oggi evidenti
limiti. è arrivato il momento di potenziare la presenza
su nuovi mercati e accrescere le dimensioni attraverso
le acquisizioni». «I punti di forza? Il coinvolgimento
della proprietà ed il legame più stretto con i dipendenti»
di laura
Bernardi loCatelli
Alessandro Minichilli
campo della moda e del design, siamo secondi
solo ai tedeschi nella produzione di macchine
utensili ed è tutto merito delle aziende - quasi
tutte familiari - nate dall’intuizione di brillanti
ingegneri fondatori”.
Qual è il tallone d’Achille dell’impresa familiare italiana?
“Le questioni critiche riguardano la governance. La difficile congiuntura economica dell’ultimo triennio ha determinato un atteggiamento
di maggior prudenza verso il ricambio al vertice: le successioni sono passate dal 5% del
2008 al 3,7 % del 2012. Il problema è che, a
prescindere dalla congiuntura economica, le
successioni al vertice sono più frequenti nelle aziende in maggiore difficoltà. Questo è un
limite, perché il cambio al vertice non va fatto
nei momenti di grande crisi, ma al momento
giusto”.
Le aziende guidate da leader giovani hanno
performance migliori?
“Sì, mostrano performance superiori rispetto
a quelle con leader over 40 e over 50. Il fondatore amplifica i due estremi: porta ad una
crescita aziendale grandissima fino a 40 anni
(+11,5 punti percentuali rispetto alla media
della popolazione), buona fino alla soglia dei
50 (+3,5), mentre al giro di boa del 60 si blocca
(al +0,1) per invertire completamente la tendenza tra i 60 e i 70 anni (-1,7) e segnare il
tracollo oltre i 70 anni (-3,9)”.
A quanti anni è bene che il fondatore o il leader si faccia da parte?
“I dati mostrano come il momento giusto sia
alla fine dei 60 anni e comunque mai oltre aver
spento le 70 candeline. La successione va programmata per tempo e deve avvenire al momento giusto”.
Un altro limite da infrangere è quello del
“soffitto di vetro” che soffoca la carriera
delle donne. Superare il “glass ceiling” è
davvero un’opportunità?
“Dall’Osservatorio emerge che le donne possono rappresentare una concreta opportunità
per le aziende, oltre che un obbligo nella linea
di successione. Le donne al vertice dell’azien-
da di famiglia sono state selezionate per la loro
competenza e non per affiliazione. Le donne
lavorano inoltre meglio in coppia e in team: le
migliori performance si registrano nelle imprese con vertice e cda in rosa”.
L’atteggiamento di preclusione verso una
strategia acquisitiva rappresenta il principale freno allo sviluppo delle aziende familiari?
“Oggi lo slogan “piccolo è bello” che ha da
sempre accompagnato il modello imprenditoriale italiano mostra tutti i suoi limiti. Oggi, o
le nostre aziende fanno acquisizioni o finiscono con l’essere acquisite, come mostra il lungo
elenco delle operazioni perfezionate o avviate
da gruppi francesi. Le acquisizioni consentono all’azienda di crescere in nuovi mercati e
di consolidare i propri presidi. L’Osservatorio
evidenzia come solo l’11,7% delle maggiori
aziende familiari italiane abbia effettuato almeno un’acquisizione negli ultimi 13 anni”.
Quali sono gli ostacoli all’internazionalizzazione, soprattutto nei mercati emergenti?
“Si tende a misurare la distanza in termini culturali oltre che geografici. E’ una questione di
approccio: se l’azienda multinazionale analizza i mercati basandosi sulla loro crescita,
l’ azienda familiare, che tende a preservare al
massimo l’autonomia decisionale, pensa che
affacciarsi sul mercato asiatico presenti rischi
elevati, quando in realtà non è quasi mai così”.
Quali sono le nuove sfide?
“Con la crisi e la stretta al credito prima o poi
le aziende devono rivalutare il ruolo dei portatori di capitali terzi per preservare e valorizzare il patrimonio. L’apporto di nuove risorse
finanziarie e conoscenze da parte di un private
equity può fornire un aiuto concreto per uscire dall’impasse o per consolidarsi e crescere.
Molte aziende italiane pur possedendo i requisiti per procedere all’apertura di capitale non
colgono questa opportunità. Il nostro mercato
è sempre stato estraneo a queste operazioni,
anche se il private equity si sta timidamente facendo strada. I risultati non mancano: la media
dei tre anni post investimento raffrontata con il
triennio precedente all’operazione evidenzia la
crescita delle imprese che hanno aperto il capitale ad un fondo”.
La rIcerca / parla Elena Zambon, presidente aidaf
Il modello resta vincente
ma la crisi ha lasciato il segno
L’impresa familiare resta un modello vincente e mostra
di avere ottimi anticorpi per la crisi, anche se i limiti non
mancano. La quinta edizione dell’Osservatorio AUB sulle 4.249 imprese familiari italiane con ricavi superiori a
50 milioni di euro, promosso da AIdAF (Associazione italiana delle imprese familiari), UniCredit, Cattedra AIdAFAlberto Falck di strategia delle aziende familiari della
Bocconi e CdC di Milano, rileva che il 58% delle aziende medio-grandi è a controllo familiare, una percentuale
in crescita. Solo l’8,3% delle imprese familiari, nel lungo
periodo di crisi, è stato interessato da discontinuità come
la cessione del controllo, fusioni e liquidazioni, contro il
10,4% delle coalizioni proprietarie e cooperative, il 13,4%
delle filiali di multinazionali e il 14,6% delle imprese a
controllo statale. Dal 2007 al 2012 il numero complessivo
delle aziende familiari nel radar dell’Osservatorio è rimasto
sostanzialmente costante, ma un terzo di esse è mutato, a
testimonianza di come la crisi sicuramente abbia lasciato il
segno. Le aziende familiari hanno registrato una contrazione dei ricavi superiore alla media: -2,8% contro il -1,3%,
ma il dato delle altre imprese è influenzato dalla crescita
(+4,7%) delle aziende statali, che sembrano godere di una
certa protezione dalla crisi. Non tutte le altre tipologie fanno meglio delle familiari: le multinazionali registrano infatti un -2,9% e le aziende controllate dal private equity
-4,2%. La redditività operativa delle aziende familiari con-
tinua a essere superiore a quella delle altre (+0,4 punti),
ma il gap va assottigliandosi nel tempo, mentre peggiora
la capacità di ripagare il debito, misurata dal rapporto Pfn/
Ebitda, che si attesta a 6,4 rispetto al 5,6 delle altre imprese
delle stesse dimensioni. Le aziende familiari si confermano
quelle meno dipendenti dal capitale di terzi: il rapporto di
indebitamento è sceso dal 5,8 del 2011 a 5,20.
“Il modello della leadership familiare non è vincente in assoluto, sicuramente resiste di più nel tempo quando ha nel
proprio dna la logica del lungo periodo - evidenzia
Elena Zambon. La presidente dell’AIdAF, l’associazione
italiana delle aziende familiari è convinta che “il modello è meno vincolato ai risultati di breve periodo, tipici del
mondo finanziario che talvolta per raggiungere velocemente efficienze di costo trascura le “pericolose” conseguenze
che queste azioni procurano sui ritorni di medio termine
quando si rischia di interrompere anche gli investimenti nei
progetti di maggior respiro. Penso da un lato agli stabilimenti produttivi e dall’altro ai prodotti innovativi e qualitativamente adeguati a difendersi dalla concorrenza. Spesso
nei periodi difficili, le imprese familiari sono più disposte
ad investire, hanno un capitale “paziente”, rinunciano a dividendi importanti per concentrare le risorse nello sviluppo
dell’impresa”.
Gli esempi di successo “non tagliano il futuro” e hanno
sempre in mente il domani e lo sviluppo. “I migliori risul-
Elena Zambon
tati - aggiunge Zambon - si registrano in quelle imprese che
hanno internazionalizzato grazie a costanti sforzi nell’R&D
e che oggi raccolgono i frutti delle loro scelte. Altrettanto
essenziale perché la leadership familiare funzioni è che vi
sia una struttura di governance severa e rispettata affinché,
garantendo regole chiare e certe, l’impresa sia attrattiva per
manager di qualità. Quando una mentalità imprenditoriale
affianca i manager migliori e li sollecita a prendere decisioni coraggiose e a concentrarsi non solo sui risultati a breve,
ma anche sul non “tagliare il futuro”, allora si costruisce
una realtà sana in grado di competere sfidando le eccellenze
di imprese concorrenti anche quando i mercati e la situazione economica sono complessi”.
6
la Rassegna
6 marzo 2014
Parte da Lovere
la rivoluzione dell’ombrello
di Rosanna
scaRdi
Si può essere creativi anche rivoluzionando
un oggetto semplice come un ombrello. E’ il
caso di Diego Parisi, 49 anni, di Lovere, padre
di “Eccentrella”, il nuovo parapioggia con l’asta
in posizione eccentrica rispetto alla copertura.
L’inventore bergamasco ha prima brevettato i
prototipi e poi ne ha fatti fabbricare qualche migliaio in Cina e ora è pronto a lanciare il modello
sul mercato nazionale.
Se le innovazioni servono per migliorare la vita
quotidiana, il suo nuovo modello dal design accattivante si sta già conquistando un ruolo di
primo piano. L’originalità è concentrata nella
struttura: l’asta non più centrale, ma spostata a
fianco permette di coprire dalla pioggia in modo
totale. Gli ombrelli tradizionali, al contrario, riparano, più una spalla rispetto all’altra, che resta
così più esposta alle intemperie. Questo perché
la mano che tiene l’ombrello è decentrata rispetto al corpo.
Parisi, come le è venuta l’idea di creare
“Eccentrella”?
“E’ successo nel 2004. Passeggiavo per
Bergamo, sotto la pioggia, proteggendomi con
un ombrello convenzionale e quando mi specchiavo nelle vetrine mi accorgevo che avevo
sempre la spalla sinistra bagnata. La mia compagna, perfino la borsetta fradicia. Non c’era una
protezione totale dall’acqua. L’unica eccezione
sono i modelli molto grandi che però nel contesto urbano sono ingombranti. Ho realizzato che
mettendo invece l’asta dell’ombrello in posizione non centrale rispetto alla copertura, questo
problema sarebbe stato superato”.
E così ha rivoluzionato il parapioggia...
“In effetti l’ombrello è leggermente più corto
davanti rispetto a uno con asta centrale e quindi
si evitano rotture nella parte anteriore della copertura soprattutto quando ci si scontra con altre
persone. Possiede un ingombro minore rispetto
a un ombrello più grande ad asta centrale, ma
protegge allo stesso modo”.
Si chiama “Eccentrella” il nuovo
parapioggia ideato da Diego Parisi
e brevettato anche negli Usa. «Con l’asta spostata
rispetto al centro della copertura ci si protegge
in maniera completa». Il prodotto, che sarà lanciato
a Milano, si può già acquistare via Internet
Diego Parisi
Dal 2004 al debutto sul mercato attuale sono
un po’ di anni ...
“Ci sono passaggi ineludibili. Prima ho depositato il modello del telaio presso l’ufficio brevetti
di Milano, una pratica semplice e necessaria. Poi
ho presentato la stessa domanda ad Arlington,
negli Stati Uniti. In questo caso, il procedimento è stato più lungo e costoso. Ma alla fine le
Commissioni competenti si sono riunite e hanno
confermato l’assoluta novità del mio prodotto
rilasciandomi l’utility patent nel 2009”.
La fabbricazione è avvenuta in Cina, perché?
“Negli Stati Uniti sarebbe costata troppo. Per
questo ho optato per studio, sviluppo e produzione in Cina. Le prime due fasi hanno richiesto oltre un anno, la produzione solamente tre
settimane. In Asia la produzione ha costi ancora contenuti. E ciò mi permette di vendere
“Eccentrella”, in Italia, a soli 19,90 (Iva inclusa)
più un contributo per la spedizione, con consegna nell’arco di una settimana. La richiesta
può essere fatta attraverso il mio sito aziendale
www.eccentrella.com”.
Quali sono le caratteristiche tecniche e i materiali di “Eccentrella”?
“La copertura a forma di cupola, regolare e circolare, ha un diametro di 110 centimetri. L’asta
è in alluminio, l’apertura a molla. La bilanciatura del telaio è perfetta e permette di tenere
l’ombrello senza affaticare la mano. Le stecche
hanno 12 misure diverse e sono in fiberglass. Il
tessuto è blu o verde con manici abbinati. Non
ho voluto nessuna fantasia, mi sono concentrato
sul modello”.
Non teme la concorrenza? Oppure che qualcuno possa copiarle l’idea?
“L’azienda olandese Senz ha ideato un modello simile al mio, conosciuto come “The storm”,
la tempesta, ma non ha una vera cupola ed è
troppo basso. Anche Carpisa ha progettato un
ombrello che si avvicina nell’idea al mio, ma è
piccolo, pieghevole e non altrettanto bilanciato. Eccentrella è perfetta ed è destinata a essere
l’ombrello del futuro”.
Prima però deve pubblicizzarlo. Oltre al web,
quali saranno le sue piazze principali?
“La mia campagna parte ora e durerà un paio di
mesi a Milano. Il centro, Duomo e San Babila,
saranno battuti da un triciclo pubblicitario. Poi
tra aprile e maggio sarò nelle vie centrali di
Bergamo”.
La sua mente creativa ha in serbo altre novità?
“La meccanica è una scienza molto primitiva, ti
permette di progettare invenzioni e di capire subito in che direzione andranno e se sono fattibili.
In cantiere ho molte idee. Come una biro che ti
permette di scrivere velocemente perché dotata
di un inchiostro speciale, molto più scorrevole.
E poi sto pensando di realizzare un monopattino
monoruota che possa raggiungere i 16 chilometri orari. E ancora sogno di vedere ai piedi della
gente delle scarpe da ginnastica con una forma
molto particolare. Ma non posso svelare nulla.
Non vorrei che la Nike ci arrivasse prima di me”.
www.eccentrella.com
[email protected]
347.8075279
PROGETTO: “TUTELA E VALORIZZAZIONE DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE
A SUPPORTO DELL’INNOVAZIONE E DELLA COMPETITIVITÀ DELLE MPMI BERGAMASCHE”
Il progetto, promosso e finanziato da Ministero dello Sviluppo Economico e Camera di Commercio di Bergamo, coordinato da Unioncamere e gestito da Bergamo
Sviluppo, mira a favorire il rafforzamento e la crescita competitiva delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) locali, attraverso un sistema di iniziative e servizi
orientati a supportare i bisogni delle imprese in tema di individuazione, tutela e valorizzazione della Proprietà Industriale. L’iniziativa, svolta in collaborazione con
le Organizzazioni territoriali di categoria, vede il supporto tecnico-scientifico sia dell’Ufficio Brevetti e Marchi della Camera di Commercio, sia del COGES, Centro per
l’innovazione e la gestione della conoscenza dell’Università di Bergamo.
ATTIVITÀ E SERVIZI A DISPOSIZIONE GRATUITA DELLE IMPRESE:
 CICLO DI INCONTRI “LA GESTIONE STRATEGICA DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE”*
 SPORTELLO VALORIZZAZIONE DELLA PROPRIETÀ INDUSTRIALE (PI)
4 incontri, per un totale di 16 ore, volti a favorire una corretta ed efficace
Servizio di orientamento e assistenza individuale, utile a ottenere
gestione della Proprietà Industriale da parte delle imprese locali e degli
informazioni e pareri tecnico-scientifici in tema di Proprietà Industriale e
interessati a partecipare.
Brevettazione (es. strumenti di tutela esistenti, modalità di brevettabilità di
ritrovati e di registrazione marchi, procedure e costi di deposito, ricerche di
DATE E TEMI AFFRONTATI
anteriorità, informazioni sulla contraffazione, ecc.).
Giovedì 13 marzo
“La tutela dell’innovazione nei processi di internazionalizzazione”
Lo sportello riceve, previo appuntamento, in orario 14-17:
Martedì 18 marzo
• ogni primo mercoledì del mese a Bergamo (via Zilioli 2)
“Lotta alla contraffazione: analisi del fenomeno e strategie di difesa”
• mercoledì 26 marzo a Dalmine (sede del Point)
Giovedì 20 marzo
“Proprietà Industriale: strumento di facilitazione per l’accesso al credito”
 SERVIZIO DI ASSISTENZA TECNICA PERSONALIZZATA
Martedì 25 marzo
Alle MPMI che hanno già fruito dello Sportello Valorizzazione della PI e
“La valorizzazione commerciale della Proprietà Industriale”
necessitano di ulteriori approfondimenti, il servizio offre un supporto
Tutti gli incontri si terranno a Bergamo (Sale del Palazzo dei Contratti e delle
specialistico mirato a cura di professionisti, esperti in ambito tecnicoManifestazioni – via Petrarca 10), dalle 14 alle 18.
legale, contrattuale, economico-fiscale, del marketing o ancora delle
ricerche e sorveglianze.
*Il ciclo di incontri sarà realizzato in collaborazione con “STUDIO KARAGHIOSOFF E FRIZZI”,
“LAFORGIA, BRUNI E PARTNERS”, “STUDIO CARRARA CONSULTING” e “STUDIO LEGALE D’ADAMO”.
PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI/APPUNTAMENTI:
BERGAMO SVILUPPO - Azienda Speciale della CCIAA Tel. 035 3888011 - www.bergamosviluppo.it - [email protected]
Con il supporto tecnico-scientifico:
la Rassegna
6 marzo 2014
Tute blu, a febbraio
146 licenziamenti nella Bergamasca
A febbraio, in Lombardia si sono registrati 822 licenziamenti in ambito metalmeccanico, 120 esuberi in meno rispetto al 2013 (942), appena 12 in meno rispetto al 2012, quando
furono 834 i lavoratori che persero la propria occupazione.
Sebbene ci sia una certa diminuzione, il dato generale resta
comunque allarmante, considerato che nei primi due mesi
dell'anno si sono persi già 1.484 posti di lavoro. Anche in
questo caso, l'emorragia occupazionale sta lievemente contenendosi rispetto all'anno precedente (300 lavoratori tagliati
in meno), quando nel bimestre gennaio-febbraio furono allontanate 1.776 tute blu, 1.663 nei primi due mesi del 2012.
Le cifre - come sottolinea la Fiom Lombardia - si riferiscono
alle medie e grandi imprese operanti nel settore metalmeccanico, che possono dunque usufruire di ammortizzatori sociali,
mentre dal computo complessivo sono esenti le piccole impre-
Dall'inizio dell'anno, la Lombardia
ha perso 1.500 posti di lavoro nel settore
metalmeccanico. La Fiom: «Vanno
approvati i contratti di solidarietà»
se, gli artigiani, le ditte individuali o a conduzione familiare
con pochi addetti.
Il comprensorio più colpito a livello di licenziamenti è stato il
milanese con 252 esuberi: nel 2013 furono 174. Il segno più
lo ritroviamo anche a Lodi (31 licenziamenti), Cremona (13),
Brescia (98) e Varese (47). Negli altri territori a prevalere è il
segno meno, magra consolazione, visto che comunque si registrano perdite pesanti nella Bergamasca (146 licenziamenti a fronte dei 272 del 2013 e dei 114 del 2012), nel Pavese
(56) e nella Brianza (86, -44 il saldo nel raffronto sul 2012).
“In definitiva i dati certificano l'assenza di ripresa in Lombardia
- ribadisce Mirco Rota, segretario generale della Fiom Lombardia -. I contratti di solidarietà rappresentano a questo punto una
necessità ineludibile per le imprese che non si rassegnano a
chiudere i battenti. Se i contratti di solidarietà rimarranno lettera morta, la situazione non potrà che aggravarsi. Ancora una
volta lanciamo un appello affinché si renda operativa la legge
approvata il 18 dicembre del 2013 con il contributo di tutte le
forze regionali. Attardarsi ancora nell'approvazione della legge
a sostegno dei contratti di solidarietà, significherebbe aumentare le sofferenze per le imprese e condannare altri lavoratori
all'esodo forzato dal mondo del lavoro - precisa Rota -. E' difficile poi pensare di poter risolvere la crisi senza specifici piani
di investimento da parte degli imprenditori, che sono chiamati
a fare la loro parte nello sviluppo di nuove produzioni, per dare
la scossa alle aziende che non riescono a intravedere la fine del
tunnel della recessione e ad oggi non riescono a intravedere un
futuro" conclude il segretario dei metalmeccanici.
Fortis: «Altro che declino, siamo
il Paese più virtuoso d’Europa»
L’economista, vice-presidente della Fondazione Edison,
ha incontrato gli imprenditori bergamaschi
per ribadire, dati alla mano, la forza della manifattura
e la sostanziale tenuta dei conti. Ue permettendo
Sa di essere una voce fuori dal coro, ma, a maggior ragione, ribadisce le sue ragioni. Marco Fortis,
economista, vice-presidente della Fondazione
Edison, docente alla Cattolica di Milano, collaboratore de il Sole 24ore, non si stanca di dimostrare
le sue tesi, nella speranza che in Italia e soprattutto
in Europa si faccia un rapido dietrofront rispetto a
quasi tutte le politiche di austerità adottate. Ne ha
parlato anche a Bergamo, davanti agli imprenditori di Confindustria, dove ha snocciolato dati su dati
per dimostrare che da un lato i conti del paese non
sono poi così male, e dall’altro che la nostra manifattura, pur fiaccata da politiche incongruenti, è
una forza mondiale di tutto rispetto, competitiva ed
evoluta e non mostra i segni del declino, ma anzi
di una positiva evoluzione. Le imprese, secondo
Fortis, fanno abbondantemente il loro dovere, visto
che nonostante la nostra presunta «specializzazione
sbagliata», che la Commissione Europea continua a
rimproverarci, l’Italia è uno dei soli 5 paesi del G20
(con Cina, Germania, Giappone e Corea) ad avere
un surplus commerciale strutturale con l’estero per i
manufatti. La manifattura italiana è la seconda d’Europa e la quinta al mondo per valore aggiunto.
Sempre secondo l’indice del commercio mondiale
l’Italia è prima al mondo per competitività in tre
settori: tessile, abbigliamento, pelli-calzature; ed è
seconda dopo la Germania in altri tre settori: meccanica non elettronica, manufatti di base (cioè metalli, ceramiche, ecc.) e altri prodotti manufatti (cioè
occhialeria, gioielleria, articoli in materie plastiche).
L’Italia è inoltre sesta anche nei prodotti alimentari
trasformati.
Il made in Italy dunque, non è più solo cibo, moda e
mobili ma anche e soprattutto meccanica. In questo
settore, che è sorretto da un’importante filiera metallurgica e dei prodotti in metallo, il nostro surplus con
l’estero è il terzo al mondo dopo quelli di Giappone
e Germania.
E ancora, secondo l’Indice Fortis-Corradini elaborato dalla Fondazione Edison, su circa 5.000 prodotti, l’Italia è risultata prima, seconda o terza al
mondo per attivo commerciale con l’estero in quasi
1.000 prodotti. Tra i più importanti primi attivi con
l’estero detenuti dall’Italia nel commercio mondiale vi sono quelli per: calzature in pelle, macchine
per imballaggio, attrezzature frigorifere per supermercati, pasta, occhiali, elicotteri, yacht di lusso,
pelli conciate, tubi in acciaio, pompe per liquidi,
pomodori lavorati, mele. Tra i secondi posti vi
sono: vini e spumanti, rubinetti e valvole, mobili,
lavori in acciaio e alluminio, bulloneria, navi da
crociera, forni e cucine, uva.
Se l’industria italiana va indietro, dice Fortis non è
perché non sia competitiva o esporti poco, infatti il
fatturato estero italiano corre. Se l’industria italiana
è in crisi è perché l’eccessiva austerità ha spento la
domanda interna di consumo e di investimento.
“Le imprese fanno ricerca - ha spiegato Marco Fortis
durante l’incontro stampa che ha preceduto la Serata
per l’imprenditore - e innovano nonostante tutte le
difficoltà del paese e la loro ridotta dimensione. Ma
le politiche europee ed italiane fanno disastri”.
Così mentre gli Stati Uniti e il Giappone crescono, pur con alti e bassi, la politica del rigore senza sviluppo sta portando l’Europa, ma soprattutto
l’Italia verso una grande depressione ed un autentico disastro occupazionale, che colpisce soprattutto i giovani.
“La UE - ha accusato Fortis - ha confuso la crisi di credibilità politica dell’Italia con una crisi di
«fondamentali» economici ed ha chiesto al nostro
paese di applicare una cura fiscale «greca» assolutamente sbagliata nel nostro caso perché il debito
pubblico italiano non era, né è oggi, così pericoloso da richiedere una politica fiscale restrittiva
ed aggressiva come quella che è stata applicata in
questi ultimi due anni e perché non si può chiedere
ad un importante paese produttore come l’Italia di
mortificare per un lungo tempo la propria domanda
interna e di investimento, perché si mortifica così la
stessa produzione e si distrugge capacità produttiva, innescando una pericolosa crescita della disoccupazione”.
Secondo Fortis non è vero che il debito pubblico
italiano è il secondo più alto d’Europa dopo quello
della Grecia. O, meglio, lo è solo in rapporto al PIL,
un indicatore che ormai si sta rivelando sempre più
inadatto.
“Il nuovo ministro Padoan - ha insistito - dovrebbe
spiegare a Bruxelles che l’Italia è da oltre 20 anni in
avanzo primario, eslcusi gli interessi, quasi sempre
oltre al 2% del Pil, un record assoluto per l’Occidente avanzato, e che dal 2008 il debito pubblico è quello che è aumentato percentualmente di meno, tranne
che in Norvegia e Svezia. E ancora: nel quadriennio
2012-2015 il rapporto deficit/PIl è stato sempre sotto il 3% e nel quadriennio 2012-2015 l’Italia sarà il
7
Marco Fortis
paese UE non aiutato con il più alto avanzo statale
primario in rapporto al Pil”.
La stessa Commissione Europea riconosce che nel
medio-lungo termine, grazie soprattutto alle riforme pensionistiche l’Italia, presenta il più basso
profilo di rischio finanziario del debito pubblico tra
tutti i paesi UE.
Ma tutto ciò è vanificato dagli spropositati interessi. Di qui la proposta: “L’Unione Europea dovrebbe
introdurre misure compensative, come eurobond,
per sterilizzare gli interessi eccessivi di quei Paesi
che si dimostrano in grado di mantenere il surplus
statale primario sopra il 2% del Pil”. Togliendo
questa zavorra il paese sperimenterebbe un rilancio
che lo farebbe uscire definitivamente dalle secche.
Per Fortis è però essenziale interrompere l’autodenigrazione nazionale, basata anche su ignoranza e il
diffuso potere dei burocrati, sia a livello nazionale
che europeo.
“Il nuovo presidente del Consiglio Renzi - ha concluso - ha fatto tutte enunciazioni positive. Servono
subito alcune mosse concrete, è importante fare subito qualcosa che ci permetta di presentarci all’Europa sotto una nuova veste, per reclamare una revisione di alcune delle misure prese. Il semestre europeo sarà sicuramente un’occasione importante: se
riuscissimo a intervenire sul cuneo fiscale per quella
cifra di cui si parla, 10 miliardi, se si potessero attivare le garanzie della Cassa depositi e prestiti, se
si potessero fare alcuni tagli di spese improduttive
di 7-8 miliardi, ci presenteremmo più forti. Con un
prossimo governo stabile per 5 anni avremmo tutto
il tempo per riprenderci”.
24124 Bergamo - via Lombardia, 3/A
Tel. 035/222160 - Fax 035/249968
Sistri, rinviata
al 2015
l'applicazione
delle sanzioni
Lo scorso 17 febbraio, la
Camera ha approvato un emendamento al "Mille proroghe",
che rinvia l’applicazione delle
sanzioni per la mancata applicazione delle disposizioni sul
Sistri al 1°gennaio 2015 (in
precedenza era fissato al 1°
agosto 2014). Di conseguenza,
fino a quella data continua il sistema del “doppio binario”, per
cui tutte le movimentazioni di
rifiuti pericolosi devono essere
effettuate sia sulla scorta del sistema telematico e della scheda
Sistri, sia con il formulario cartaceo ed il relativo registro di
carico e scarico.
Non è stata invece presa in
considerazione la proposta che
mirava a rinviare l’ingresso nel
sistema Sistri dei produttori di
rifiuti pericolosi. Per questi rimane confermato l’obbligo di
utilizzare il Sistri dal 3 marzo
2014. Sempre da questa data
sono soggette al Sistri anche le
imprese di trasporto dei rifiuti
urbani della Regione Campania
e quelle che si trasportano i rifiuti da esse stesse prodotti.
Quanto al Tavolo tecnico di
monitoraggio del Sistri, la riunione è stata aperta dal Capo
di Gabinetto del Ministero
dell’Ambiente, De Nictolis,
che ha presentato la bozza di
un decreto attuativo del sistema Sistri, teso ad individuare
le categorie dei produttori di
rifiuti ad esso soggetti, le semplificazioni per il trasporto intermodale dei rifiuti pericolosi, il pagamento del contributo
per il 2014. Sulla bozza di decreto si sono pronunciate le diverse Associazioni presenti al
tavolo, richiedendo delle semplificazioni per i produttori di
minori dimensioni che andrebbero escluse dall’obbligo del
Sistri. Al riguardo il Ministero
si è dichiarato disponibile al
riconoscimento di tale semplificazione.
8
la Rassegna
6 marzo 2014
Incontro dELL’ascoM
Schilpario, lo sfogo degli operatori turistici:
«Schiacciati tra maltempo e nuovi oneri»
L’Ascom risponde all’esigenza - emersa nel corso della
giornata di mobilitazione nazionale a Roma - di potenziare
la presenza nel territorio e di manifestare la sua vicinanza
agli imprenditori in tutti gli aspetti che la gestione di una
pmi comporta. La scorsa settimana il vicedirettore dell’Associazione, Oscar Fusini, e il responsabile dell’Area Sicurezza e Sistemi Gestionali, Andrea Comotti, hanno organizzato, di concerto con i vertici dell’Ats-Associazione
Turistica Schilpario, un incontro con gli imprenditori del
comune scalvino. L’appuntamento ha rappresentato un’importante occasione di confronto con tutti gli operatori commerciali e turistici alle prese con una stagione segnata dal
maltempo e dalla chiusura delle strade che ha isolato l’intera Valle. «In pochi giorni, a causa anche dei messaggi
fuorvianti apparsi sulla stampa locale, abbiamo ricevuto
disdette di prenotazioni di oltre 20 gruppi che da sempre
soggiornano una settimana a Schilpario - spiega Claudio
Agoni, referente dei commercianti e consigliere dell’Ats,
associazione che da due anni rappresenta il 90% delle imprese del comune scalvino -. I danni sono stati davvero
ingenti e a rendere tutto ancora più difficile e complicato
sono arrivati nuovi oneri burocratici ed altre tasse da versare». L’incontro si è infatti concentrato sul nuovo obbligo
di introduzione del Pos, che scatterà alla fine di giugno, e
sulla nuova imposta unica comunale - Icu che da quest’anno integra Imu, Tari e Tasi. Sono stati inoltre ribaditi gli
adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro e autocontrollo alimentare alla luce delle più recenti normative cui
Ascom risponde da sempre con corsi di formazione e aggiornamento organizzati nella sede di via Borgo Palazzo e
nelle delegazioni.
La Pallium sbarca a Dubai
Da Castelli Calepio a Dubai per avviare
un’attività ambulatoriale specializzata nella
medicina del sonno insieme alla cooperativa
sociale Pallium: è questo un importante risultato delle missioni all’estero di Confcooperative
Bergamo che dopo un primo viaggio negli Emirati arabi sul finire dello scorso anno, è da poco
tornata da Dubai con interessanti prospettive di
internazionalizzazione per le cooperative associate. L’obiettivo del viaggio-missione era infatti quello di conoscere le strutture ospedaliere
locali e le potenzialità occupazionali in campo
sanitario: potenzialità legate alla mancanza di
servizi e personale specializzato in certi ambiti, come nel caso della diagnosi delle patologie
legate ai disturbi del sonno, attività multidisciplinare su cui la Pallium di Castelli Calepio si
sta focalizzando. «Grazie a queste due missioni
abbiamo potuto sondare il terreno e capire che
a Dubai mancano servizi poliambulatoriali specifici, come per la diagnosi clinica dei disturbi
del sonno - spiega Maria Claudia Cobianchi,
presidente della cooperativa bergamasca specializzata in servizi socio-sanitari e moduli assistenziali di tipo infermieristico e ausiliario che
si integrano con quelli ospedalieri -. Durante
l’ultima missione abbiamo incontrato studi legali, assicurazioni e agenzie immobiliari per capire come procedere a livello burocratico. L’iter
è già a buon punto e l’idea è riuscire ad aprire la
clinica e avviare l’attività entro fine anno. Ora
commissioneremo un’indagine di mercato per
capire le esigenze della popolazione e il target di
riferimento legato ai trattamenti e alle diagnosi
che potremo effettuare nel nostro poliambulatorio che sarà specializzato proprio nella diagnosi
dei disturbi del sonno, con un laboratorio in cui
eseguiremo esami strumentali polisonnografici
e il controllo delle terapie impostate».
Le principali patologie d’interesse della medicina del sonno sono oltre alle insonnie anche i
disturbi respiratori del sonno, l’eccessiva sonnolenza diurna e i disturbi della vigilanza. «In
Italia si stima che ne soffra il 4% della popolazione adulta - spiega la presidente della cooperativa -. A Dubai però il il dato è destinato ad
aumentare perché sono sempre di più le persone in sovrappeso, patologia correlata, e quelle
La prEcIsaZIonE
La delegazione di Confcooperative Bergamo alla fiera
del Medical Congress & Exhibition di Abu Dhabi
La cooperativa di Castelli
Calepio entro la fine
dell'anno aprirà una clinica
specializzata nella diagnosi
dei disturbi del sonno.
La prima missione
esplorativa con
Confcooperative Bergamo
che soffrono di diabete, due pericolosi “alleati”
dei disturbi del sonno. L’idea è quindi quella di
partire con un’equipe di medici italiani formata
da pneumologi, cardiologi, otorinolaringoiatri,
dietologi, neurologi, odontoiatri che possano
consigliare il corretto iter terapeutico con l’attivazione di percorsi multidisciplinari facilitati».
Le missioni a Dubai hanno inoltre consentito di entrare in contatto con diverse strutture
ospedaliere e di valutare le tante possibilità di
collaborazione in loco. «Durante la prima missione siamo stati ad Abu Dhabi e alla fiera del
Medical Congress & Exhibition - spiega il direttore Pieralberto Cangelli -. Abbiamo visitato
ospedali, cliniche, centri di riabilitazione e centri di ricerca delle due città: tutte infrastrutture
all’avanguardia e che a seguito del forte sviluppo socio-demografico di questi anni sono alla
ricerca di personale specializzato, dottori, infermieri e tecnici ospedalieri per la gestione di
sale operatorie e servizi infermieristici avanzati
e di riabilitazione. Gli Emirati Arabi sono ormai
diventati un punto di riferimento per tutta l’area
del Medio Oriente e sono sempre di più le cliniche e i centri di riabilitazione per la terza età e
la disabilità che necessitano di nuovo personale
direttivo, organizzativo e infermieristico, senza
contare tutti quei servizi legati all’assistenza
domestica».
«Inserire una struttura su TripAdvisor
è gratuito anche per gli esercenti»
Con riferimento all’articolo pubblicato sia on line sia off line su “La
Rassegna” - numero 8 del 27 febbraio 2014 - dal titolo “I recensori danno i voti a TripAdvisor” e, in particolare, all’intervista fatta al
Sig. Mario Bergo, è importante precisare che le informazioni contenute nella risposta alla domanda “C’è qualcosa che non la convince?”
non sono corrette. Non è infatti vero che “alle attività non segnalate
spontaneamente dalla community venga proposto di essere inserite a
pagamento” come riportato nell’articolo. In qualità di portavoce di
TripAdvisor per l’Italia tengo a precisare che tutte le strutture hanno la
possibilità di registrarsi gratuitamente a TripAdvisor, come anche indicato all’interno della guida disponibile sul sito, alla voce “Pubblicate
la vostra struttura su TripAdvisor”. Saremmo grati se aveste modo di
condividere questa informazione con i vostri lettori in modo da fornire
loro una versione corretta e completa delle opportunità offerte da TripAdvisor ai proprietari o gestori di strutture.
Cordiali saluti
Valentina Quattro
Senior Media Relations Manager, Italy
“Seilatv”,
Bergamo
ha un nuovo
canale televisivo
Dall’esperienza maturata negli
ultimi due anni, la Web Channel
“on demand” Seilatv.tv si amplia e sbarca in chiaro sulle
televisioni di tutta Lombardia.
E’ visibile da pochi giorni sul
canale 216 del digitale terrestre.
Il progetto è partito da un’idea
di Paolo Cernuschi e Silvio
Marini, da molti anni impegnati
professionalmente con le loro
aziende nel mondo della produzione televisiva e che hanno
messo a disposizioni i propri
studi di produzione, regie mobili
e operatori video, mezzi tecnici
all’avanguardia e attrezzatura ad
alta definizione qualitativa.
Dagli studi partiranno oltre 20
trasmissioni, prodotte interamente in proprio, con tematiche
sportive, istituzionali, culturali,
scientifiche, economiche e
naturalmente di attualità, che,
nonostante la diffusione regionale, parleranno principalmente
del territorio bergamasco. Ha
inaugurato lo sbarco sul digitale
terrestre, “Lo Scomodo Buc”,
programma settimanale in diretta sull’Atalanta condotto da
Marco Bucarelli.
Un lunedì sportivo che proseguirà poi con “Base Sport”,
presentato da Paolo Taddeo, e
“Golf Television”, l’appuntamento con tutti gli appassionati
di golf a cura di Maurizio e
Marco Bucarelli che da settembre sul canale web Seilatv.tv sta
ottenendo un grande successo
a livello nazionale. Di Atalanta
si parlerà anche alla vigilia
del weekend quando Maurizio
Bucarelli presenterà “Venerdì
Nerazzurro”, un’anteprima e
molti approfondimenti dedicati
alla partita di campionato della
squadra bergamasca.
Tra gli altri appuntamenti spiccano “Il ballo della vita” con il
monsignor Giulio Della Vite,
segretario generale di Curia
della Diocesi di Bergamo; “La
vita è bella”, storie vere da raccontare proposte da Francesca
Grassi; “Un libro da leggere”
con i suggerimenti di Giuseppe
Berné e “Sentirsi bene” con
al centro il tema della medicina con gli ospiti di Francesca
Manenti. E poi ancora attualità
con “Senti chi parl@” condotto
da Riccardo Cattani.
la Rassegna
6 marzo 2014
9
L'EVENTO
«Fagocitati dal presente,
abbiamo perso la capacità
di guardare l’orizzonte»
«Siamo più follower, per dirla con il linguaggio dei social
network, che leader» ha evidenziato il rettore Stefano Paleari
all’inaugurazione dell’Anno accademico.
«La nostra vita è totalmente immersa nella contemporaneità.
In una società di questo tipo è più difficile
prevedere le tendenze di lungo periodo»
Il ruolo delle Università
nelle parole
di Papa Francesco
«I cambiamenti imposti e le scelte
economiche concomitanti hanno
segnato profondamente l’Università italiana – ha ricordato Paleari nel
proprio discorso - che vanta secoli
di storia ma che solo da qualche
decennio si è affermata sia come
Istituzione di massa, sia come organizzazione per il sostegno della
competitività degli Stati, anche di
quelli “emergenti”, di fronte al diffondersi sempre più consistente del
ruolo della conoscenza come chiave per lo sviluppo sociale ed economico. I cambiamenti introdotti
raramente hanno tratto origine dalla domanda sul ruolo ultimo e sul
fine dell’Istituzione universitaria. Si
sono concentrati, cioè, sui mezzi e
sulle contingenze finanziarie». E per
esplicitare i fini ricorre al discorso
di Papa Francesco a Cagliari, nello
scorso settembre: «Il Santo Padre
afferma che le università sono luogo di discernimento, di cultura della
prossimità e di formazione alla solidarietà. Un luogo fisico, quindi, in
cui i giovani apprendono la lettura
critica del mondo e sono educati alla
relazione con gli altri secondo principi solidaristici. Diciamo allora che
l'Università è luogo di formazione
delle coscienze prima ancora che di
ampliamento e trasmissione sic et
simpliciter del sapere».
A cosa servono le università in un
Paese? È giusto che vi accedano
tutti coloro che lo desiderano? È
opportuno che si confrontino in termini quantitativi e qualitativi con
quelle di altri Paesi e in che modo?
È bene che competano come squadre indipendenti o è meglio che
creino anche un nuovo tessuto connettivo comune pur nelle reciproche diversità? Sono quindi le domande che Paleari pone sul piatto
del dibattito. «I quesiti posti – dice
- sono un avviso per tutti. In primo
luogo per il legislatore che, almeno in Italia, in questi anni, mentre
decantava l'autonomia, la riduceva
sempre più, per gli atenei virtuosi
e non; mentre sosteneva la necessità di dare più risorse ai meritevoli,
contraeva i finanziamenti erga omnes; mentre sosteneva nei principi il
diritto allo studio, lo decapitava nei
fatti riducendone gli interventi».
Ma il messaggio va anche alla comunità accademica «che ha perso
in gran parte la sua capacità progettuale, trasformata da soggetto spesso autoreferenziale in un comparto
puramente esecutivo della Pubblica
amministrazione».
È
un netto richiamo a riprendere l’orizzonte strategico, a governare
e non limitarsi ad amministrare il cambiamento, a non lasciarsi sopraffare dalla “dittatura del presente” («siamo più follower, per dirla
con il linguaggio dei social network, che leader») quello che il rettore
Stefano Paleari ha lanciato nel proprio intervento per l’inaugurazione
dell’Anno Accademico dell’Università di Bergamo. La cerimonia, al teatro Donizetti, ha avuto come ospite d'onore il professor Jürgen Renn,
direttore dal Max Planck Institut di Berlino, con cui l’ateneo cittadino
collaborerà nei prossimi due anni, e 24 rettori di Atenei italiani e stranieri, impegnati in un successivo confronto sulla centralità dei territori.
La considerazione di fondo del rettore riguarda la visione del tempo,
che «è ritornato ad essere quello scandito dall’orologio e non già dalla
progettualità della persona. È un tempo sequenziale e non creativo».
«Le nuove tecnologie – fa notare - ci rendono perennemente visibili,
raggiungibili, contattabili. Spazio e tempo convergono in un solo punto:
ovunque siamo in qualunque momento, una sorta di “agopuntura permanente”. Probabilmente facciamo più cose di prima, ma non le cose
che vogliamo, probabilmente ci sentiamo più liberi, possiamo rispondere e agire comodamente seduti da casa; se non lo facciamo però ci sentiamo inadatti e impreparati. Quindi siamo obbligati a farlo e dunque
siamo meno liberi». «Tutto ciò dimostra quanto la nostra vita sia totalmente immersa nella contemporaneità, piegata sul presente e sulle esigenze del momento. In una società di questo tipo è più difficile, ma non
per questo meno importante, prevedere le tendenze di lungo periodo,
vedere e rispettare i confini, i ruoli e le gerarchie. Siamo, in altre parole,
ripiegati, fagocitati dalla cronaca, costretti a camminare con la testa
bassa per evitare, aggiustare e contrastare gli ostacoli lungo il cammino.
Guardiamo continuamente il grigio dell'asfalto e non ci rimane più il
tempo per i colori dell’aurora e l’azzurro del cielo».
ta la sua inconsistenza con la creazione – come è successo negli Stati
Uniti – di grandi “campus” universitari che si sono rivelati veri e propri
ghetti avulsi dal tessuto sociale. Da
molto tempo sostengo che l’Italia ha
un patrimonio immenso di piccole
città storiche o di quartieri storici in
grandi città che, per il loro tessuto urbanistico non possono accogliere la
vita della civiltà industriale e tecnocratica… Ebbene, una funzione che
non li sconvolge o deturpa ma, anzi,
ne sfrutta la suggestione storica, artistica e culturale è proprio quella di
cittadelle degli studi, specie a tipo
umanistico».
«Il discorso di Branca, di fatto – fa
notare Paleari -, dà anche l’avvio
alla seconda fase che è quella della
crescita del numero di Università
italiane. Il numero di Atenei, pari a
39 nel 1950, è 52 alla fine degli anni
Ottanta e 78 all’inizio del nuovo secolo. E, in alcuni casi, come spesso
avviene alla fine di un ciclo, si assiste a fenomeni di eccesso, l’apertura
cioè di nuove Università e sedi più
per rispondere a pressioni politiche
e corporative che a precise esigenze
Ospite d’onore della cerimonia il professor Jürgen Renn, direttore dal Max Planck Institut di Berlino. In platea
anche 24 rettori di Atenei italiani ed esteri. Non è mancato un intermezzo tecnologico con un "ballo" di robot
Si teme lo scoglio
senza accorgersi che
ormai ci si è incagliati
«E se l’Università – prosegue il rettore - si è sempre più configurata come
organizzazione burocratica, venendo
meno, almeno in termini organizzativi, alla sua funzione cosmopolita, lo
si deve proprio alla “dittatura del presente” che ha distrutto il confine tra
attività di governo e amministrazione.
Che oggi si distinguono difficilmente
ma che sono assai diverse. Governa
chi può guardare all'orizzonte, amministra chi evita gli scogli. Di norma le
due attività, entrambe indispensabili,
competono a soggetti differenti. In
Italia, invece, non solo nelle Università, da troppo tempo si amministra
senza governare o si governa senza
amministrare. Si guarda allo scoglio,
o appena oltre, senza accorgersi che
ormai ci si è incagliati. Non è questione di vento ma di nave, equipaggio e
gerarchie. E di reciproca fiducia».
Tra gli esempi degli effetti di questo “eterno presente” sull’Università
italiana c’è il dibattito sul numero di
Università.
Meglio dei campus
è l’inserimento
nel tessuto della città
Paleari sceglie le parole del filologo Vittore Branca – primo rettore
dell’Università cittadina dal 1968 al
1972 – pronunciate a conclusione
del suo mandato rettorale per evidenziare lo scarto e le opportunità
contenute nella nascita di nuove
Università, spesso in città con una
lunga storia civica, come risposta
alla crescita abnorme degli Atenei
esistenti. «Dall’Ottocento e sino a
questi ultimi anni è prevalso il concetto di concentrare le attrezzature
universitarie – diceva Branca -; e
questo indirizzo si è rivelato in tut-
di decongestionamento delle grandi
sedi. Le politiche degli ultimi anni
hanno posto fine a questa fase senza
tuttavia indicarne una nuova o, anche
peggio, ricercando soluzioni sbrigative e anacronistiche».
Un quadro semplice
di regole per il futuro
del sistema universitario
Se è vero che l’obiettivo è quello
della qualità da realizzarsi con numeri non elitari, «una nuova terza
fase evolutiva del sistema universitario italiano non può quindi nascere
come ripiego alla miopia politica, né
come inganno ideologico», sottolinea Paleari. Ciò che occorre, anche
alla luce della sempre maggiore dinamicità delle relazioni e mobilità
giovanile è «seppellire un’ampia
stratificazione di norme e cavilli e
costruire un nuovo e semplice quadro di regole che porti evolutiva-
mente le Università a promuovere
ciò che è necessario, prestando attenzione alle proprie vocazioni e alla
capacità di attrarre oltre che di essere
in sintonia con un sistema territoriale. Questo percorso può portare anche a modificare il perimetro attuale
degli Atenei italiani, forse anche il
numero, ma non secondo una logica
contabile bensì seguendo un preciso
indirizzo sotto il profilo della scelta
politica». «Le Università possono
quindi specializzarsi e assecondare
nuove dinamiche territoriali – spiega
-, sempre in una logica di competitività internazionale, e a diverse specifiche finalità da assolvere possono
anche corrispondere differenziati assetti organizzativi».
Più delle classifiche
conta
la “qualità diffusa”
Una tale visione porta a rivedere il
valore delle “classifiche” o ranking
universitari, dove la leadership è erroneamente valutata come in una
competizione sportiva e/o aziendale.
«Negare la natura prettamente sportiva e aziendale dell’agire universitario
non significa però rifiutare stimoli e
incentivi – precisa Paleari -. Un’Università che si chiude al confronto, al
bisogno di crescere e di premiare i
migliori, è destinata a morire non già
per decreto del Governo ma sotto il
profilo sociale, perché non è più riconosciuta come tale». La nuova idea di
Università «è quindi la consapevolezza del ruolo in un quadro di obiettivi
competitivi. Dove il concetto di competere – rimarca - è quello della sua
etimologia, ovvero quello di mirare a
un obiettivo comune, dove ognuno si
spende per ottenerlo. La competizione fra Atenei è quella che conduce a
una migliore qualità, quella che porta
anche il peggiore a essere migliore di
prima. Concorrere significa gareggiare insieme e, possibilmente, non
decidere a tavolino e al di fuori di un
insieme di regole chi alla fine “vincerà”». «La nuova Università sarà
migliore non se avrà portato un’Università italiana nelle prime dieci in
classifica e oppresso tutte le altre, ma
se avrà creato le condizioni per il miglioramento di tutti, che poi è il compito di ogni Istituzione sociale. Vorrei
che anche per le Università valorizzassimo e apprezzassimo la “qualità
diffusa” piuttosto che le sole “torri
d’avorio” e che vi fosse una classifica internazionale che misurasse la
bontà media dell’alta educazione.
Questo non significa ovviamente non
sostenere le eccellenze, concentrare i
talenti e valorizzarne il merito».
10
la Rassegna
6 marzo 2014
A febbraio prezzi invariati in città
Nel mese di febbraio, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), a
Bergamo, non ha registrato alcuna variazione rispetto al mese precedente. Il tasso tendenziale - la
variazione percentuale rispetto allo stesso mese
dell’anno precedente - si è attestata a +0,3 per
cento, in diminuzione rispetto allo + 0,4 per cento
registrato il mese scorso.
Le variazioni, in aumento, più marcate si registrano, in questo mese, nelle divisioni di spesa:
“Bevande alcoliche e tabacchi”, dove ad incidere sono gli aumenti di grappa e birre nazionali;
“Mobili, articoli e servizi per la casa”, con rincari
per i servizi domestici controbilanciati dai costi
per ferri da stiro, lavastoviglie e lavatrici-asciugatrici e “Altri beni e servizi”, con aumenti per i
prodotti di gioielleria.
In forte calo la divisione di spesa “Comunicazioni”,
con ribassi per i servizi di telefonia mobile e i re-
Attenti
alle richieste
di pagamento
ingannevoli
Le aziende associate Univendita registrano
un incremento del 3,5% del fatturato. In aumento
anche la forza vendita. Il presidente Sinatra:
«Cresciamo sostenendo l’economia in anni difficili»
Univendita - aderente a Confcommercio - chiude il 2013 con
un fatturato delle aziende associate pari a 1 miliardo e 220 milioni di euro, con un incremento
del 3,5% rispetto al 2012. La
vendita a domicilio d’eccellenza
continua a crescere, nonostante la crisi nel Paese duri ormai
da oltre cinque anni. Dal 2009,
infatti, anno di inizio della crisi
economica, le aziende associate
Univendita hanno incrementato il
proprio business di oltre il 30%.
«In anni difficili per il sistema
italiano siamo cresciuti in modo
costante e significativo, mentre
gli altri canali tradizionali del
commercio hanno perso quote
- sottolinea il presidente di Univendita Ciro Sinatra -. Penso e
voglio credere che, con la ripresa
nel nostro Paese, questa tendenza
sarà rinforzata. Così come abbiamo fatto la nostra parte sostenendo l’economia in anni di crisi,
infatti, potremo contribuire alla
risalita».
Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato “alimentari e beni
di consumo casa” con un incremento del 5%, seguito dai “beni
durevoli casa” (+2,8%) che, con
una quota di mercato del 65%, si
conferma il comparto di maggior
Centro di mediCina
dello sport
Direttore sanitario: Dr. Marco Moretti
• visited’idoneitàagonistica
• cardiologiadellosport
• certificatiperattivitàsportiva
nonagonistica
• traumatologiadellosport
• terapiefisiche
• terapiemanuali
• riabilitazione
posturaleglobale
• valutazione
funzionaledell’atleta
lativi apparecchi, controbilanciati dagli aumenti
per la telefonia fissa.
Segue la divisione “Trasporti” dove ad incidere
sono i ribassi per voli nazionali ed internazionali,
trasporto marittimo, biciclette, gasolio e benzina
per i mezzi di trasporto. In controtendenza troviamo le riparazioni per i mezzi di trasporto privati.
Invariate nel complesso le divisioni: “Prodotti alimentari e bevande analcoliche” “Abbigliamento
e calzature” e “Istruzione”, “Abitazione, acqua,
energia elettrica, gas e altri combustibili”, “Servizi
sanitari e spese per la salute” “Ricreazione, spettacoli e cultura”, “Istruzione”, “Servizi ricettivi e
di ristorazione”.
Vendite a domicilio,
il 2013 chiude in crescita
La caMEra
dI coMMErcIo
Alcune imprese della provincia hanno
denunciato di di aver ricevuto in questi
giorni richieste di pagamento, tramite
bollettino postale e ordini di bonifico, per
la “registrazione di informazione di marchi: pubblicazione a scopo conoscitivo di
marchi verbali, figurativi o combinati su
internet”. La Camera di Commercio di
Bergamo ribadisce la propria estraneità a
tale iniziativa (non sussistendo, tra l’altro, alcun obbligo normativo ad effettuare
l’adesione alla sopra citata proposta commerciale) e ricorda che il Diritto annuale
è l’unico tributo dovuto alla Camera di
Commercio da pagarsi mediante modello
F24. Anche eventuali richieste di pagamento con riferimento a marchi di impresa già registrati non hanno nulla a che
vedere con l’attività dell’ente camerale.
Che ricorda come i marchi depositati presso le CdC o direttamente presso
l’Uibm possono essere rinnovati entro 10
anni dalla data di deposito. Inoltre, per
ogni corrispondenza ufficiale, la Camera
di Commercio utilizza carta intestata che
riporta il logo e l’esatta denominazione
dell’ente.
L’ente invita pertanto a prestare grande
attenzione prima di sottoscrivere qualsiasi contratto, o pagare bollettini, per
evitare di cadere in improbabili iscrizioni
a registri o associazioni che nulla hanno
a che fare con le Camere di commercio.
L’Ufficio delle relazioni con il pubblico
dell’ente, tel. 035-4225269 e-mail: urp@
bg.camcom.it , è comunque sempre a disposizione per ogni chiarimento.
Leggeri aumenti per bevande
alcoliche e servizi per la casa,
in calo invece i prezzi per
i settori comunicazioni e trasporti
rilievo della vendita a domicilio.
A seguire la “cosmesi e cura del
corpo” con un +2,7%. In netta
crescita il comparto “altri beni e
servizi” (+22%) trainato dal risultato positivo del settore viaggi
e turismo. Sul fronte occupazionale, i venditori a domicilio sono
oltre 71.000, in crescita del 4,5%
rispetto al 2012, con una componente femminile pari all’88%.
«Le ragioni del successo della
vendita a domicilio di eccellenza
sono diverse - prosegue Sinatra
-. Innanzitutto i fattori interni:
la qualità dei prodotti venduti,
che non deve mai essere data per
poliambulatorio
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medicina e benessere
odontoiatria
ginecologia
■ oculistica
■ ecografia
■ chirurgia estetica
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scontata; gli investimenti in ricerca e sviluppo, per creare prodotti
innovativi che vadano incontro
alle richieste del mercato; la professionalità dei venditori, che ricevono una formazione continua
dalle proprie aziende. Poi ci sono
i fattori esterni: il passaparola,
che rimane la forma più efficace
di marketing, oggi ulteriormente potenziato dallo sviluppo dei
social network; il servizio personalizzato al cliente, fattore sempre più raro da trovare nelle altre forme distributive; il servizio
post-vendita, sempre puntuale ed
efficace».
FIno aL 9 MarZo
a "ItB BErLIn"
Turismo
Bergamo
fa tappa
in Germania
Turismo Bergamo partecipa
fino al 9 marzo a ITB Berlin,
il più importante salone del
Turismo dedicato al B2B.
Con oltre 180mila visitatori
tra cui 108mila operatori dal
mondo del turismo e 10mila
espositori da 180 Paesi, ITB
è una delle più importanti
piattaforme B2B a livello
mondiale dedicata agli operatori del turismo. E’ aperta per
i primi 3 giorni agli operatori
professionali e durante il
weekend al pubblico e rappresenta tutto il mondo dell’ospitalità.
L’agenzia bergamasca sarà
presente nello stand dell’Enit
all’interno dello spazio riservato alla Regione Lombardia.
«Per Turismo Bergamo la
partecipazione al salone del
turismo berlinese è un appuntamento immancabile, da
anni infatti vi prendiamo parte
- sottolinea Demetrio Tomasoni, di Turismo Bergamo -.
Il turismo tedesco si conferma
per la Bergamasca come la
maggiore fonte di clientela
estera ed è in continuo incremento. I tedeschi chiedono
pacchetti vacanza dinamici e
tailor made, anche se il viaggio all inclusive rappresenta
il 40% del loro mercato. Lo
scorso anno abbiamo ricevuto
diverse richieste di ricettività
- alberghi e soprattutto soluzioni più che altro low-cost
come camping e appartamenti
per vacanza - oltre che suggerimenti di escursioni a piedi
e in bici. Negli anni ci siamo
inoltre accorti che diversi conoscevano già la nostra zona
in particolare la città e il lago
d’Iseo. Quest’anno punteremo
in particolare sul turismo religioso, vista l’imminente canonizzazione di Papa Giovanni
XXIII, e sulla vicinanza con
Milano per Expo 2015».
A ITB Berlin Turismo Bergamo presenterà quanto il
territorio bergamasco offre
in tema di turismo culturale,
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la Rassegna
6 marzo 2014
RISORSE UMANE
IL CONSULENTE RISPONDE
di Marco Bergamaschi
Chi non sa delegare provoca
danni all’azienda e a se stesso
Mi capita spesso di incontrare lavoratori che ricoprono posizioni di responsabilità, che raccontano di una grande
stanchezza nell’esercizio del loro ruolo: proprio come capita all’autore di
questa lettera, al quale, rispondo con
una sola parola: “delega”. La delega,
ovvero il chiedere a qualcun altro di
svolgere una determinata mansione
al posto nostro, è uno degli strumenti
fondamentali per un’efficace gestione
di ogni realtà aziendale; ma è anche
una delle cose più difficile da mettere
in atto. Ed è un peccato, perché nessuna organizzazione può funzionare adeguatamente senza che ci sia una certa divisione del lavoro e dei compiti.
La delega rappresenta uno strumento
prezioso per produrre più lavoro, ottimizzare i tempi di tutti, addestrare le
risorse e rafforzare lo spirito di squadra. L’ingrediente principale è quello
della fiducia: se è assente tra il delegante e il delegato, ogni tentativo sarà
vanificato. Ovviamente la maggiore
responsabilità è patrimonio del delegante che ha il delicato compito di pianificare il processo di delega, pensare
a come metterlo in funzione, vigilare
su di esso e fare in modo che funzioni. Non bisogna mai dimenticare che
nella capacità di delegare confluiscono più competenze come l’ascolto, la
capacità di conoscere i collaboratori, l’attitudine a pianificare obiettivi
e risorse e la passione per la crescita
delle persone con cui si lavora. Non è
facile ed ecco perché la maggior parte
dei “capi” preferisce continuare sulla
strada “vecchia” con la convinzione
che “certe cose faccio prima a farle da
solo o che “di questa cosa me ne posso
D
ottor Bergamaschi
sono titolare di un’azienda di piccole dimensioni della provincia di
Bergamo. Nonostante la crisi, grazie a un paio di ordini consistenti e di
lunga durata, il carico di lavoro negli ultimi mesi è aumentato in maniera esponenziale. Al di là dell’evidente soddisfazione di essere ancora in
pista, c’è però un problema che mi assilla: avverto spesso la sensazione
di “non saper da dove cominciare”, mi sento schiacciato dalla responsabilità. Non ero forse preparato a questo carico e quando chiedo aiuto
ai collaboratori, mi ritrovo spesso a “controllarli” per il timore che facciano errori. Non posso reggere questa situazione, me ne rendo conto.
Forse dovrei affidarmi a qualcuno di fiducia, ma dove trovarlo della
mattina alla sera?
Un imprenditore, Grumello del Monte
occupare solo io”. Peccato che il 90%
delle volte siano solo scuse che celano
un’ insana difficoltà a fidarsi degli altri
e il timore di perdere il controllo della
situazione. Ma c’è di più: è proprio la
paura la peggiore nemica dell’uomo;
conosco infatti molti responsabili di
settore o coordinatori di progetto che
hanno oggettive difficoltà a delegare,
perché hanno il terrore di essere surclassati dall’altro, cioè dal delegato
e vivono nella convinzione, anche se
non lo diranno mai, che delegare un
altro sia troppo rischioso per il loro
“status”. Non dimenticherò mai durante un pranzo di lavoro, il responsabile
amministrativo di un’importante gruppo bergamasco che durante un pranzo
di lavoro, mi ha detto: “Se faccio tutto
io, il merito è solo mio, se lo faccio
fare agli altri, sono loro che si prendono il merito e io posso essere messo in
discussione”.
In ogni caso, che sia la convinzione
che nessuno possa fare bene qualcosa
al pari di come la facciamo noi, o la
paura di sentirci depredati del nostro
lavoro e dello status che rappresenta,
il risultato è sempre quello: un accentramento di lavoro sulle spalle di una
sola persona, che la porterà prima o
poi a sentirsi congestionata e di conseguenza stressata dal carico di lavoro. E
pensare che delegare significa cogliere il valore della responsabilità, che si
realizza come un momento di crescita
ed espressione di sé. Il passaggio cruciale che tutti dovrebbero fare proprio
è quindi acquisire la consapevolezza
che non si delegano dei compiti, ma
si “affidano delle responsabilità” ed è
spesso attorno a queste, e ai risultati
che ne derivano, che si può instaurare
nel tempo un percorso di crescita a
360 gradi capace di condurre lontano.
Esiste un modo di delegare? Per rispondere a questo quesito, posso solo
dire che la capacità di delega la si apprende e affina sul campo e che essa
va di pari passo con la crescita personale; detto ciò, è possibile seguire dei
punti chiave, che aiutano ad acquisire
l’arte della delega: innanzi tutto bisogna individuare la persona giusta
Fai decollare con
a cui affidare un compito. Non tutti
sono uguali e ognuno di noi possiede
elementi di forza e di debolezza. Una
persona potrà essere molto brava su
un versante e meno su un altro, pertanto il primo compito del delegante
sarà quello di affidare certe mansioni
alla persona più in linea con loro. Poi
è necessario definire in modo preciso
gli obiettivi del lavoro che la persona deve fare, condividendo con lui la
visione d’insieme, con la specifica di
che cosa dovrebbe essere fatto, perché è necessario e entro quando dovrà
essere completato. Infine l’ultima regola, forse la più difficile, è “lasciatelo fare”. Si deve evitare assolutamente di continuare a interrompere chi
sta cercando di portare a termine il
lavoro assegnato, chiedendogli come
vanno le cose. Nella migliore delle
ipotesi si rallenta il processo, nella
peggiore si mina l’autostima della
persona a cui si è delegato e ciò non
porta a nulla di buono. A coloro che
ricoprono una posizione di responsabilità e sono chiamati a delegare, mi
piace ricordare l’importanza di considerare i propri collaboratori come i
primi “clienti”; se si preoccuperanno
costantemente di formarli, sostenerli,
incoraggiarli e ogni tanto lodarli per
qualche cosa buona che hanno fatto,
la loro azienda non potrà che averne
enorme giovamento.
Anno nero
per il dettaglio.
Confcommercio:
«Giù le tasse»
Le vendite al dettaglio nel
2013 hanno fatto segnare
un calo del 2,1% rispetto
all’anno precedente: è
il dato più forte dall’inizio
delle serie storiche comparabili, ovvero almeno
dal 1990. Il dato è la sintesi di flessioni dell’1,1%
per i prodotti alimentari
e del 2,7% per i prodotti non alimentari.
Per quanto riguarda il
solo mese di dicembre,
l’indice destagionalizzato è sceso dello 0,3%
rispetto a novembre e
del 2,6% in confronto a
dicembre 2012. “Il dato
di dicembre è peggiore
del previsto, soprattutto
per la componente non
alimentare, e contribuisce
a chiarire che se ripresa
sarà, è tutta da costruire - commenta l’Ufficio
Studi di Confcommercio
-. E’ quindi assolutamente
prioritario intraprendere
un’azione di riduzione del
carico fiscale su famiglie
e imprese utilizzando conclude l’Ufficio Studi
- una frazione rilevante
delle risorse derivanti tanto dalla lotta all’evasione
quanto dalla riduzione
degli sprechi nella pubblica amministrazione per il
taglio delle prime aliquote
dell’Irpef a partire già dalla prossima primavera”.
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12
la Rassegna
6 marzo 2014
Area Alimentari, fari puntati
su prodotti locali e salute
Un viaggio fra le eccellenze
agroalimentari della terra bergamasca, per conoscerne la storia,
le caratteristiche delle materie
prime e i processi di trasformazione a cui queste ultime vengono sottoposte prima di arrivare
sulla nostra tavola.
È un vero e proprio progetto di
divulgazione e informazione, rivolto alle imprese artigiane del
settore alimentare ma anche a
tutta la cittadinanza, quello messo in campo da Confartigianato
Bergamo in collaborazione con
Asl e Coldiretti.
Un progetto che vede nel periodico dell’Organizzazione di
via Torretta distribuito a tutti
gli associati, “Bergamo Artigiana”, il principale canale di
divulgazione.
Per tutto l’anno, infatti, la rivista
dedica un’ampia rubrica ad una
materia prima o ad un alimento
composto, approfondendone i
benefici nutrizionali e fornendo
indicazioni pratiche sulla loro lavorazione e trasformazione (gli
aspetti, cioè, che si legano più
strettamente all’attività delle imprese del comparto alimentare).
Si tratta, quindi, di un focus mirato, nel quale verranno affrontati, di volta in volta, anche argomenti legati alla salute, all’igiene, alla sostenibilità e alla tutela
dell’ambiente. «Questo accordo
– spiega il presidente Angelo
Carrara – non solo ci permette di
esplorare il mondo dell’alimentazione anche nei suoi aspetti
meno noti, fornendo un servizio
utile all’Area Alimentari e, più
in generale, a tutti noi consumatori. L’esperienza vuole anche
essere lo spunto per nuovi progetti di collaborazione: penso,
ad esempio, all’organizzazione
Dall’accordo con Asl e Coldiretti un progetto
divulgativo per operatori e consumatori.
Sul periodico “Bergamo Artigiana” approfondimenti
sulle eccellenze del territorio, la lavorazione
e l’utilizzo in tavola. Carrara: «La collaborazione
sarà estesa a iniziative ed eventi»
capaB
Pasticcieri, Berbenni confermato al vertice
Giosuè Berbenni, pasticciere di
Montello e capo Area Alimentari di
Confartigianato Bergamo, è stato riconfermato presidente del Capab, il
consorzio artigiani pasticcieri bergamaschi, per il quadriennio 2014-2017.
Il rinnovo del direttivo è avvenuto lo
scorso 26 febbraio, nell’Auditorium
di via Torretta, durante l’assemblea
annuale del consorzio. Ad affiancare
Berbenni ci saranno Giovanni Martinelli di Trescore Balneario (vicepresidente), Rossano Pelizzari di Bariano,
Ivan Feliciani di Villa di Serio, Anto-
artE &’ artIgIanato
Fino al 26 marzo in mostra
“l’Inferno” di Cattaneo
È una mostra “in itinere” quella che debutta venerdì 7 marzo
alle 19, nella sala Agazzi di via Torretta e che ha per protagonista il
giovane pittore Paolo Cattaneo.
Intitolata “Anatomia di un progetto – Studi del VII cerchio, 3°
girone dell’Inferno”, l’esposizione è
inserita nel cartellone di “Arte &’ Artigianato”, la rassegna promossa da
Confartigianato Bergamo e patrocinata
da Regione, Provincia, Comune di Bergamo, Camera di Commercio, Confartigianato Imprese Lombardia e Scuola
d’Arte Andrea Fantoni.
Esposti, ci saranno i disegni, gli schizzi,
i lavori preparatori, oltre ad alcune tele
già ultimate, di uno studio che l’artista
bergamasco sta conducendo sulla Divina Commedia di Dante, in particolare sul terzo girone del settimo cerchio
dell’Inferno (i violenti). L’opera completa e ultimata verrà poi esposta, tra
la fine del 2014 e l’inizio del 2015, al
Museo diocesano Adriano Bernareggi.
La mostra di “Arte &’ Artigianato” può
invece essere ammirata, ad ingresso gratuito, fino a mercoledì 26
marzo, nei seguenti orari: da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e
dalle 14 alle 18, sabato (presente l’artista) dalle 15.30 alle 18.
Per informazioni: Segreteria organizzativa (tel. 035 274292; email:[email protected]).
nio Chiodini di Villongo (tutti riconfermati) e i nuovi ingressi Omar Bellicini di Ghisalba e Giovanni Guerini di
Cividate al Piano.
Per il collegio dei revisori, riconfermato presidente Angelo Nervi, affiancato da Marco Bedetti ed Emilio
Sessantini; supplenti Livio Ravasio e
Roberto Benini. Infine, membri del
collegio dei probiviri, sono stati nominati Severino Capello (presidente
riconfermato e coordinatore del Gruppo pensionati Capab), Rinaldo Merisi
e Francesco Bolis.
di incontri formativi, convegni e
seminari che possono diventare
occasioni di aggiornamento per
le imprese dell’Area Alimentari.
Un primo esempio lo abbiamo
già potuto vedere lo scorso 27
gennaio, con il convegno dedicato alla celiachia e gli alimenti
senza glutine, che ha richiamato
un folto pubblico a dimostrazione della trasversalità di interesse.
Per i panificatori, in primis, si è
anche trattato di un incontro formativo di grande attualità, viste
le incombenze nel dover gestire
i prodotti senza glutine separatamente dagli altri».
La collaborazione fra Confartigianato Bergamo, Asl e Coldiretti
ha debuttato sul numero di gennaio-febbraio di “Bergamo Artigiana” con un’intervista ai referenti dell’Asl di Bergamo, Lucia
Antonioli (direttore dell’Area di
Igiene degli alimenti e della sicurezza nutrizionale del Dipartimento di Prevenzione Medico)
e Camillo Gandolfi (direttore del
Servizio Igiene degli alimenti di
origine animale del Dipartimento di Prevenzione Veterinario), i
quali hanno illustrato le attività
di prevenzione e controllo svolte
dai rispettivi dipartimenti.
Sul nuovo numero della rivista, quello di marzo-aprile, la
carrellata dei prodotti gastronomici è ufficialmente partita
con un focus dedicato al latte e
ai formaggi made in Bergamo.
All’interno, anche la testimonianza di due storiche imprese
artigiane associate, “Casearia
Arnoldi” e “Casarrigoni”, che
nel piccolo paese montano di
Peghera hanno dato vita ad una
sorta di distretto della stagionatura, «una tecnica – conclude
Carrara – che non è semplice
operazione commerciale ma
vera e propria arte della trasformazione: in pratica, il succo del
lavoro artigiano».
Per maggiori informazioni è
possibile contattare l’ufficio
Aree di mestiere al numero: 035
274292; e-mail: alfredo.perico@
artigianibg.com).
IN BREVE
costa Volpino, debutta la nuova sede
Nuovi uffici a Costa Volpino per Confartigianato Bergamo.
Apre lunedì 24 marzo, in via Nazionale 305, la nuova sede
della delegazione, che lascia i vecchi spazi al civico 57 della
stessa via. La sede, più comoda e funzionale, è dotata di un
ampio parcheggio ed è facilmente raggiungibile: si trova a
circa 200 metri dall’uscita della superstrada.
L’inaugurazione ufficiale è prevista per sabato 17 maggio
mentre martedì 13 maggio è in programma un convegno
dedicato al settore delle costruzioni e agli incentivi fiscali.
Restano confermati sia gli orari di apertura (da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18) che i recapiti
telefonici (tel. 035 972194 – fax 035 972440).
Impiantisti, estetisti
e acconciatori: nuovi corsi al via
Sono in partenza, nella sede di via Torretta, nuovi corsi formativi rivolti alle diverse categorie.
Per gli impiantisti termoidraulici, giovedì 20 marzo si terrà il corso sulla Norma UNI 10738:2012 “Dichiarazione di
rispondenza” che riguarda la sicurezza degli impianti a gas
per uso domestico e similari non superiori a 35 kilowatt. Per
gli impiantisti elettrici, martedì 25 marzo è in programma
il corso sulla Norma Cei 11-27 per l’ottenimento della qualifica di persona esperta (Pes) a lavori sotto tensione. Tre,
invece, le proposte formative rivolte all’Area Servizi alle
persone: per gli acconciatori, lunedì 24 marzo il corso su
“comunicazione e gestione dei clienti” e lunedì 31 marzo il
corso di specializzazione in 400 ore per l’esercizio della professione, mentre per gli estetisti, lunedì 24 marzo, si terrà un
corso professionalizzante sul tema “il massaggio in estetica”.
Per iscrizioni e informazioni contattare l’ufficio Formazione al numero: 035 274321-324; e-mail: formazione@
artigianibg.com.
Giovani Imprenditori
in aiuto al laboratorio “Il colibrì”
Il gruppo Giovani imprenditori di Confartigianato Bergamo, guidato da Daniele Lo Sasso, sta aiutando il laboratorio del legno “Il Colibrì”, della cooperativa sociale Aeper
(che inserisce soggetti con disagi psichici), a organizzare
una gestione di bilancio efficiente. Grazie ad un accordo
con la cooperativa bergamasca, i giovani imprenditori si
sono infatti impegnati a realizzare gratuitamente un business plan in grado di razionalizzare le spese e potenziare
gli aspetti virtuosi del bilancio di questa realtà sociale.
Per questo il gruppo ha iniziato un percorso formativo
all’interno di Confartigianato Bergamo, che lunedì 10
marzo vedrà la sua seconda lezione incentrata sull’analisi dello stato patrimoniale. L’obiettivo è affinare le proprie competenze in materia per applicarle concretamente
all’iniziativa, la quale diverrà un “case history” per l’utilizzo del business plan anche nelle rispettive aziende.
Soggiorno a creta, aperte le iscrizioni
È l’isola di Creta la meta scelta quest’anno per il soggiorno aggregativo riservato agli associati di Confartigianato
Bergamo e ai loro familiari. Il viaggio è in programma da
sabato 14 a sabato 21 giugno. Le iscrizioni sono già aperte e per informazioni è possibile contattare la Segreteria
Organizzativa al numero: 035 274331; e-mail: patrizia.
[email protected].
la Rassegna
6 marzo 2014
13
La comunicazione “black list” 2014
Con la collaborazione del Centro Studi Seac
c.d. “Modello di comunicazione polivalente”
con il quale è possibile comunicare:
• l’elenco clienti / fornitori (spesometro);
• i beni in leasing / noleggio;
• le operazioni legate al turismo effettuate in
contanti;
• le operazioni con Paesi black list.
L’utilizzo del quadro BL contenuto nella citata
comunicazione rappresentava una facoltà fino
al 31.12.2013. Dall’1.1.2014 l’utilizzo dello
stesso è diventato obbligatorio.
Le prime scadenze interessate dall’obbligo
di utilizzo del quadro BL sono state quella del
28.2.2014, per la comunicazione delle operazioni del mese di gennaio e la prossima è del
30.4.2014, per le operazioni relative al primo
trimestre.
Come noto, l’art. 1, commi da 1 a 3, DL
n. 40/2010 ha introdotto l’obbligo di comunicare gli acquisti / cessioni di beni nonché
le prestazioni di servizi rese e ricevute, registrate o soggette a registrazione, nei confronti
di operatori economici con sede, residenza o
domicilio in Paesi a fiscalità privilegiata, c.d.
“black list”, individuati dai DDMM 4.5.99 e
21.11.2001. L’art. 2, comma 8, DL n. 16/2012,
ha successivamente previsto una specifica
“soglia” disponendo che la comunicazione in
esame è limitata alle operazioni di importo superiore a € 500. Le semplificazioni annunciate dall’Agenzia delle Entrate nel Comunicato
stampa 3.7.2013 (cadenza annuale dell’adempimento e aumento della “soglia” di esenzione
dalla comunicazione da € 500 a € 1.000) non è
ancora operativa. La stessa è infatti contenuta
nell’art. 22, commi 7 e 8 del Ddl n. 958, in
corso di conversione in legge.
soggEttI oBBLIgatI
E opEraZIonI da coMunIcarE
Soggetti passivi IVA (imprese e lavoratori autonomi) che effettuano, nei confronti di operatori economici (non privati) aventi sede, residenza o domicilio negli Stati o territori a regime fiscale privilegiato, le seguenti operazioni:
• cessioni di beni / prestazioni di servizi rese;
• acquisti di beni / prestazioni di servizi ricevute.
Come chiarito dall’Agenzia delle Entrate nella
Circolare 21.10.2010, n. 53/E sono altresì obbligati alla comunicazione:
• gli enti non commerciali relativamente alle
attività commerciali;
• le stabili organizzazioni di soggetti non residenti;
• i rappresentanti fiscali e le identificazioni dirette di soggetti non residenti.
Tra i soggetti obbligati rientrano anche i contribuenti che adottano il regime contabile agevolato “ex minimi” di cui all’art. 27, comma 3,
DL n. 98/2011. Con riferimento ad alcune fattispecie particolari si rinvia ai chiarimenti forniti
dall’Agenzia nella Circolare 21.10.2011, n. 2/E.
soggEttI EsonEratI
• soggetti che si avvalgono del regime dei minimi ex art. 27, commi 1 e 2, DL n. 98/2011;
• soggetti che adottano il regime delle nuove
iniziative ex art. 13, Legge n. 388/2000.
MoMEnto rILEVantE
pEr La prEsEntaZIonE
L’Agenzia nella citata Circolare n. 53/E ha precisato che il momento rilevante per individuare
il periodo in cui comprendere le operazioni da
segnalare coincide, in generale, con la data di
registrazione nei registri IVA ovvero, se precedente o alternativa, nelle scritture contabili
obbligatorie. Per le importazioni, come chiarito
nella citata Circolare n. 2/E (quesito 1.1), i dati
da comunicare sono desumibili dalle bollette
doganali.
pErIodIcItÀ dI prEsEntaZIonE
• Trimestrale, qualora negli ultimi 4 trimestri
e per ciascuna categoria di operazioni (beni o
servizi) non sia stato superato il limite trimestrale di € 50.000;
• Mensile, nei casi diversi dal precedente.
Per i soggetti che hanno iniziato l’attività da
meno di 4 trimestri la comunicazione va effet-
prIMo utILIZZo oBBLIgatorIo
dEL Quadro BL pEr L’InVIo
dELLE opEraZIonI BLacK LIst
Scadenza Periodo di riferimento della comunicazione 30.4.2014 1° trimestre 2014
(contribuenti trimestrali)
contEnuto dEL Quadro BL
Innanzitutto va evidenziato che nel Frontespizio
del “Modello di comunicazione polivalente”
va riportato il periodo di riferimento, ossia
“anno” e “mese / trimestre”, utilizzando i seguenti codici:
tuata con periodicità trimestrale, a condizione
comunque che il suddetto limite (€ 50.000) non
sia superato nel trimestre in corso e in quelli
precedenti.
I soggetti trimestrali che nel corso di un trimestre superano il suddetto limite, a decorrere dal mese successivo a quello di riferimento
dovranno provvedere alla presentazione con
periodicità mensile.
I soggetti tenuti alla presentazione con cadenza
trimestrale possono scegliere di presentare la
comunicazione con periodicità mensile. Tale
scelta vincola alla presentazione mensile per
l’intero anno.
ModaLItÀ E tErMInI
dI prEsEntaZIonE
La comunicazione in esame va presentata
all’Agenzia delle Entrate:
• esclusivamente in via telematica;
• entro l’ultimo giorno del mese successivo al
periodo (mese o trimestre) di riferimento.
rEgIME sanZIonatorIo
In caso di:
• omissione della comunicazione;
• comunicazione con dati incompleti / non veritieri;
è applicabile la sanzione prevista dall’art. 1,
comma 1, D.Lgs. n. 471/97 ossia da € 258 a €
2.065 elevata al doppio.
L’Agenzia delle Entrate nella citata Circolare
n. 53/E ribadisce che “in caso di ripetuta violazione dell’obbligo di comunicazione in esame – realizzato indifferentemente nella forma
dell’omissione ovvero dell’incompletezza o non
veridicità dei dati esposti – ciascuna violazione
soggiace alla pena per essa prevista secondo
le regole del cumulo materiale, senza possibilità di applicare il cumulo giuridico alle relative sanzioni”. La stessa Agenzia nella citata
Circolare n. 2/E (quesito 4.1) ha precisato che
scaduti i termini di presentazione della comunicazione, il contribuente che intende rettificare o
integrare la stessa può presentare:
• entro l’ultimo giorno del mese successivo
alla scadenza del termine della comunicazione originaria, una nuova comunicazione;
• entro 1 anno, una nuova comunicazione
con il versamento della sanzione ridotta di €
64 (516 x 1/8).
Come sopra accennato, l’obbligo di monitorag-
gio interessa le operazioni effettuate con soggetti residenti in Paesi “di cui al Decreto del
Ministro delle finanze in data 4 maggio 1999 …
e al decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 21 novembre 2001 …”. Vanno pertanto considerati i Paesi / territori presenti nel
seguente elenco risultante dalla combinazione
delle predette liste.
I tErrItorI “BLacK LIst”
Alderney, Andorra, Angola, Anguilla,
Antigua,
Antille
Olandesi,
Aruba,
Bahamas, Bahrein, Barbados, Barbuda,
Belize, Bermuda, Brunei, Costarica,
Dominica, Ecuador, Emirati Arabi Uniti,
Filippine, Gibilterra, Giamaica, Gibuti
(ex Afar e Issas), Grenada, Guatemala,
Guernsey (Isole del Canale), Herm (Isole
del Canale), Hong Kong, Isola di Man,
Isole Cayman, Isole Cook, Isole Marshall,
Isole Turks e Caicos, Isole Vergini britanniche, Isole Vergini statunitensi, Jersey
(Isole del Canale), Kenia, Kiribati (ex Isole
Gilbert), Libano, Liberia, Liechtenstein,
Lussemburgo, Macao, Maldive, Malesia,
Mauritius , Monaco , Montserrat, Nauru,
Niue, Nuova Caledonia, Oman, Panama,
Polinesia francese, Portorico, Saint Kitts e
Nevis, Salomone, Samoa, Saint Lucia, Saint
Vincent e Grenadine, Sant’Elena, Sark
(Isole del Canale), Seychelles, Singapore,
Svizzera, Taiwan, Tonga, Tuvalu (ex Isole
Ellice), Uruguay, Vanuatu.
lA NoVITà / san MarIno
non È pIÙ nELL’ELEnco
Con un apposito DM recentemente approvato
San Marino è stato “cancellato” dall’elenco di
cui al DM 4.5.99. L’operatività dell’esclusione
è collegata alla pubblicazione dello stesso sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 24 Febbraio
2014. L’esclusione ha effetto (dalle operazioni
effettuate) a decorrere dal 24 Febbraio 2014.
In merito si rammenta che:
- dall’1.7.2010 sono stati esclusi dai Paesi
black list Cipro, Corea del sud e Malta;
- in caso di operazioni con Paesi black list siti
nella UE (ad esempio, Lussemburgo e Monaco) è necessario inviare sia i modd. Intra che la
comunicazione in esame.
Con il Provvedimento 2.8.2013, n. 94908,
l’Agenzia delle Entrate ha reso disponibile il
MEsE trIMEstrE
gennaio 1 maggio 5 settembre 9 I trimestre T1
febbraio 2 giugno 6 ottobre 10 II trimestre T2
marzo 3 luglio 7 novembre 11 III trimestre T3
aprile 4 agosto 8 dicembre 12 IV trimestre T4
Va altresì barrata la casella “Dati Aggregati” e la
specifica casella “Operaz. con paesi Black-list”.
rIgo dEscrIZIonE
■ BL001
Vanno indicati i dati anagrafici del soggetto
non residente (persona fisica o persona giuridica) riportando altresì il codice dello Stato
estero. La provincia estera di nascita va rappresentata dalla sigla “EE”.
■ BL002
Va barrata la casella “Operazioni con paesi con
fiscalità privilegiata”. Il campo “Codice identificativo IVA” relativo alla controparte estera
non è obbligatorio.
IL nuoVo Quadro BL dELLa
coMunIcaZIonE poLIVaLEntE
■ da BL003 a BL008
Vanno indicate, distinguendo tra operazioni attive e passive:
• l’importo delle operazioni imponibili, non imponibili ed esenti e la relativa imposta;
• l’importo delle operazioni non soggette ad
IVA (per le operazioni attive vanno distinte le
cessioni dalle prestazioni di servizi);
• l’importo e l’imposta delle note di variazione.
rapportI tra coMunIcaZIonE
BLacK LIst E spEsoMEtro
Si rammenta infine che le operazioni black list
comunicate all’Agenzia delle Entrate utilizzando il quadro BL non vanno riportate nella comunicazione clienti / fornitori (spesometro),
comprese quelle di importo non superiore a €
500 (escluse dalla comunicazione black list).
14
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6 marzo 2014
PUNTO LAVORO
15
a cura di Ascom e Seac
“Destinazione Italia”, le nuove misure
per il contrasto al lavoro irregolare
La conversione in legge del decreto ha modificato ulteriormente le sanzioni
gore della legge di conversione
(Legge n. 9/2014). Ciò implica
che, in relazione alle violazioni commesse a decorrere dal
24.12.2013, trovano applicazione i nuovi importi maggiorati del 30% ma solo per quelle
commesse fino al 21.02.2014 il
trasgressore potrà, comunque,
beneficiare della procedura di
diffida. Per le violazioni commesse successivamente a tale
data, infatti, la norma ora esclude espressamente la possibilità per il trasgressore di
• regolarizzare il periodo di
lavoro nero a seguito della
diffida impartita dal personale
ispettivo,
• essere conseguentemente ammesso a pagare un importo
pari al minimo della sanzione
stabilita dalla legge tra un minimo ed un massimo ed un quarto
della maggiorazione stabilita in
misura fissa.
È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 43 del 21 febbraio 2014 la Legge n. 9 del 21
febbraio 2014 di conversione del
Decreto Legge n. 145/2013 (cosiddetto Decreto “Destinazione
Italia”). La Legge è in vigore
dal 22 febbraio 2014. In fase di
conversione in legge, il Decreto,
entrato in vigore il 24 dicembre
2013, ha subito profonde modifiche. In particolare, l’articolo 14,
contenente misure per il contrasto del lavoro sommerso e irregolare, è stato completamente
riscritto, sempre in un’ottica di
contrasto al lavoro nero, da un
lato, e di tutela della sicurezza e
della salute nei luoghi di lavoro,
dall’altro. Di seguito, si riepilogano le misure come modificate
dalla Legge n. 9/2014.
MISUre DI cONTraSTO
aL LaVOrO
IrreGOLare
art. 14, comma 1, lett. b)
Viene disposto:
- l’aumento del 30% dell’importo delle sanzioni amministrative connesse all’impiego
di lavoratori subordinati irregolari nonché l’esclusione, in
tali ipotesi, della procedura di
diffida;
- l’aumento del 30% dell’importo delle somme aggiuntive da versare per la revoca del
provvedimento di sospensione
dell’attività
imprenditoriale
disposta dagli organi di vigilanza
(inclusi quelli delle Asl).
Lavoro irregolare
L’art. 14, comma 1, lett. b) del
DL n. 145/2013 come convertito
dalla Legge n. 9/2014 conferma
l’aumento del 30% delle sanzioni amministrative connesse
all’impiego di lavoratori irregolari (art. 3, DL n. 12/2002, convertito, con modificazioni, dalla
Legge n. 73/2002 e successive
modificazioni). Le ipotesi sanzionabili sono quelle caratterizzate
dall’impiego di lavoratori subordinati senza la preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto da parte del datore di lavoro
privato. Rimangono esclusi dalla
previsione in oggetto i datori di
lavoro domestico.
Il predetto aumento era già previsto nel testo originario del DL n.
145/2013 e trova, dunque, applicazione con riferimento alle violazioni commesse a decorrere dal
24 dicembre 2013 (data di entrata
in vigore del DL n. 145/2013).
In relazione alle sanzioni amministrative in oggetto, lo stesso
art. 14, comma 1, lett. b) del DL
n. 145/2013 come convertito dalla
Legge n. 9/2014 esclude espressamente la procedura di diffida di cui all’art. 13 del D.Lgs n.
124/2004, analogamente a quanto
previsto nella sua versione originaria. Tuttavia, in sede di conversione in legge, viene puntualizzato
che restano soggette alla predetta
procedura di diffida le violazioni commesse prima del 22 febbraio 2014, data di entrata in vi-
■ Le sanzioni amministrative
Si riepilogano di seguito gli importi delle sanzioni amministrative applicabili alle violazioni in materia di impiego di lavoratori irregolari (senza preventiva comunicazione di
instaurazione del rapporto di lavoro da parte del datore di lavoro privato) commesse
• fino al 23 dicembre 2013,
• nel periodo compreso tra il 24 dicembre 2013 (data di entrata in vigore del DL n.
145/2013) e il 21 febbraio 2014;
• dal 22 febbraio 2014 (data di entrata in vigore della Legge n. 9/2014).
Violazioni commesse
fino al 23.12.2013
da euro 1.500
a euro 12.000
per ciascun
lavoratore
irregolare,
maggiorata
di euro 150
per ciascuna
giornata di
lavoro
effettivo
da euro 1.000
a euro
8.000 per
ciascun
lavoratore
irregolare,
maggiorato di
euro
30 per
ciascuna
giornata di
lavoro
irregolare, nel
caso in
cui il
lavoratore
risulti
regolarmente
occupato per
un
periodo
lavorativo
successivo
procedura
di diffida
ammessa
procedura
di diffida
ammessa
Violazioni commesse
dal 24.12.2013 al
21.02.2014
da euro 1.950
a euro 15.600
per ciascun
lavoratore
irregolare,
maggiorata
di euro 195
per ciascuna
giornata di
lavoro
effettivo
da euro 1.300
a euro 10.400
per ciascun
lavoratore
irregolare,
maggiorato di
euro
39 per
ciascuna
giornata di
lavoro
irregolare, nel
caso
in cui il
lavoratore
risulti
regolarmente
occupato per
un
periodo
lavorativo
successivo
procedura
di diffida
ammessa
procedura
di diffida
ammessa
Violazioni commesse
dal 22.02.2014
da euro 1.950
a euro
15.600 per
ciascun
lavoratore
irregolare,
maggiorata di
euro
195 per
ciascuna
giornata di
lavoro
effettivo
da euro 1.300
a euro 10.400
per ciascun
lavoratore
irregolare,
maggiorato di
euro
39 per
ciascuna
giornata di
lavoro
irregolare, nel
caso in
cui il
lavoratore
risulti
regolarmente
occupato per
un
periodo
lavorativo
successivo
procedura
di diffida
non
ammessa
Tfr, l’indice di rivalutazione di gennaio
L’Istituto Centrale di Statistica ha reso
noto che l’indice dei prezzi al consumo
relativo al mese di gennaio 2014 è pari
a 107,30. Per il mese di gennaio 2014, il
tasso di rivalutazione monetaria del Tfr
è costituito dalla somma del 75% della
variazione dell’indice di 0,186741, pari
■ sospensione dell’attività imprenditoriale
L’art. 14, comma 1, lett. b) del DL n. 145/2013 come convertito dalla Legge n. 9/2014 conferma l’aumento del 30% anche
dell’importo delle somme aggiuntive da versare per la revoca
del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale
adottato dal personale ispettivo del Ministero del Lavoro nonché
delle Asl laddove riscontri l’impiego di personale “in nero” in
misura pari o superiore al 20% del totale dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro (art. 14, comma 4, lettera c) e comma 5,
lettera b), D.Lgs n. 81/2008) nonché in caso di gravi e reiterate
violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul
lavoro. Si tratta delle somme aggiuntive che il destinatario del
provvedimento di sospensione è tenuto a corrispondere all’Erario
per ottenere la revoca del provvedimento stesso. Si riepilogano
di seguito gli importi delle somme aggiuntive da versare ai fini
della revoca del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale fino al 23 dicembre 2013 e a decorrere dal 24 dicembre 2013.
somme aggiuntive
procedura
di diffida
non
ammessa
allo 0,140056, e da un dodicesimo del
tasso di rendimento fisso dell’1,50%,
pari allo 0,1250 per un totale dello
0,265056. Conseguentemente il coefficiente da applicare all’importo del trattamento di fine rapporto accantonato al 31
dicembre 2013 è pari allo 0,265056%.
Le violazioni commesse anteriormente al 24 dicembre
2013 saranno, invece, soggette
alla disciplina previgente. In
altri termini, per dette violazioni
• si dovranno applicare gli importi sanzionatori non maggiorati
• si potrà accedere alla procedura della diffida di cui all’art.
13, D.Lgs n. 124/2004, ciò, si
ritiene,
indipendentemente
dalla data dell’accertamento
della violazione e/o di notificazione del provvedimento,
come peraltro puntualizzato
dal Ministero del Lavoro nella Lettera circolare n. 22277
del 27 dicembre 2013, nella
quale sono state fornite le prime indicazioni in merito alle
modifiche apportate dal DL n.
145/2013 al regime sanzionatorio previsto per l’impiego di
lavoratori irregolari.
fino al
23.12.2013
dal
24.12.2013
Provvedimento adottato
a fronte del riscontro di impiego di
personale “in nero” in misura pari
o superiore al 20 per cento del
totale dei lavoratori presenti sul
luogo di lavoro
euro 1.500
euro 1.950
Provvedimento adottato
a fronte del riscontro di gravi e
reiterate violazioni in materia
di tutela della salute
e della sicurezza sul lavoro
euro 2.500
euro 3.250
A seguito delle modifiche introdotte dal Decreto “Destinazione
Italia” e confermate in sede di conversione in legge, a partire
dal 24 dicembre 2013, la revoca del provvedimento è, dunque,
subordinata:
• in presenza di lavoratori irregolari: alla regolarizzazione degli
stessi (art. 14, comma 4, lett. a), D.Lgs n. 81/2008) e al pagamento della somma aggiuntiva di 1.950 euro (art. 14, comma 4, lett.
c), D.Lgs n. 81/2008);
• in presenza di gravi e reiterate violazioni in materia di tutela
della salute e della sicurezza sul lavoro in presenza di lavoratori
irregolari: all’accertamento del ripristino delle regolari condizioni di lavoro (art. 14, comma 4 lett. b), D.Lgs n. 81/2008) e al pagamento della somma aggiuntiva di 3.250 euro (art. 14, comma
4, lett. c), D.Lgs. n. 81/2008).
A tale riguardo, il Ministero del Lavoro, nella Lettera circolare
n. 22277/2013, ha chiarito che trattandosi di somme aggiuntive
(e non sanzioni in senso stretto) le stesse devono essere applicate
alle richieste di revoca del provvedimento effettuate dal 24 dicembre 2013, anche se riferite a condotte poste in essere prima
di tale data.
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