CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB(2014_09_09)

20 Cronache
Martedì 9 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 57565156525750
Istruzione Pochi libri e giornali, in Italia va peggio al Sud. Mobilitazione dalla Premier League alle banche
Alleanza tra imprese, scrittori e sport
La battaglia per far leggere i bambini
L’allarme della Gran Bretagna: un quarto dei minori ha gravi carenze
In calce all’appello ci sono
alcuni dei nomi più importanti
dell’economia britannica: con
una lettera aperta sul Financial
Times lanciano l’allarme sul
futuro del loro Paese. A preoccuparli però non sono, come ci
si potrebbe aspettare, i dati su
import ed export, produttività
o crescita. Ma la capacità di
leggere dei bambini: «Come
leader dell’economia britannica, siamo convinti che il Regno
Unito non si possa permettere
di far arrivare un quarto dei
bambini all’educazione secondaria senza che sappiano leggere bene», scrivono i vertici di
multinazionali come Unilever,
Ikea e HarperCollins (il più
grande editore al mondo), della banca Hsbc, della società di
consulenza Kpmg e persino
della serie A inglese, la Premier
League.
Chiedono, come già aveva
fatto l’autrice di Harry Potter
JK Rowling, di sostenere la
campagna «Read on, Get on»
promossa da Save The Children, dalla Confederazione
dell’industria britannica e dall’associazione benefica Teach
First, secondo i quali nel 2015
un milione e mezzo di undicenni inglesi non sarà in grado
di leggere, comprendere e discutere un libro per l’infanzia,
come quelli sulle avventure del
maghetto Harry. Per esempio
spingendo tutti i genitori a leggere con i loro figli almeno dieci minuti al giorno (oggi il
«materiale più letto» dai piccoli inglesi sono gli sms).
«Il nostro prodotto interno
lordo salirebbe del 2,1% da qui
al 2025 se tutti i bambini di undici anni sapessero leggere bene», cioè di «32 miliardi di
sterline» fanno notare i firmatari dell’appello. «E la Gran
Bretagna diventerebbe un Paese più giusto — proseguono
—, dove tutti i bambini avrebbero la possibilità di ottenere
ottimi risultati indipendentemente dal reddito della famiglia di origine». La ricerca alla
base della campagna, invece,
denuncia che oggi sono i bambini più poveri ad avere mag-
giori difficoltà, con una delle
più alte disparità di classe nei
Paesi sviluppati: la differenza
tra gli scolari più bravi e quelli
peggiori equivale a quanto si
apprende in sette anni di scuola. Un abisso. Non solo: la scarsa capacità di lettura significa
maggiore probabilità di essere
disoccupati da adulti.
Non è un problema solo inglese: «Anche in Italia un mi-
nore livello economico e titolo
di studio dei genitori corrisponde a una ridotta capacità
di lettura dei bambini. Significa che la scuola non riesce a
riequilibrare abbastanza i divari sociali — fa notare Raffaella Milano, direttore dei programmi Europa-Italia di Save
the Children —. Per questo
stiamo realizzando dei progetti
pilota per creare centri educa-
L’Accademia della Crusca
Francesco Sabatini, presidente onorario
dell’Accademia della Crusca: «Bisogna fare in
modo che i più piccoli si interessino alla lingua,
ci giochino, non vedano i libri come una fatica»
I dati
Distribuzione della performance di lettura
nei principali Paesi. Il punteggio varia da 0 a 570
496 Media Ocse
524
Finlandia
523
Irlanda
518
Polonia
Punteggi medi in lettura per tipi di scuola
540
516
Estonia
511
Paesi Bassi
500
Media Ocse
509
Belgio
520
480
509
Svizzera
460
508
Germania
505
Francia
440
504
Norvegia
420
499
Regno Unito
400
498
Stati Uniti
Professionali Centri form.
professionale
496
Danimarca
ITALIA
490
Austria
490
Ungheria
488
Spagna
488
Lussemburgo
488
Portogallo
488
Svezia
483
Islanda
483
Slovenia
Licei
IN ITALIA
493
Repubblica Ceca
Tecnici
Nord Est
511
Nord Ovest
514
Sud
475
Centro
486
481
Grecia
Isole
477
Turchia
453
475
Rep. Slovacca 463
Su Corriere.it
tivi sul territorio che offrano
anche un doposcuola».
È un cane che si morde la
coda: «Visto che l’entroterra
familiare e sociale conta così
tanto, bisogna lavorare ancora
di più sulla formazione per dare agli adulti delle prossime
generazioni livelli di comprensione più alti», spiega Elena
Martinelli, insegnante di scuola media e responsabile dell’associazione per l’educazione
linguistica Giscel in Trentino.
Oggi invece, secondo l’ultima
rilevazione Isfol-Piaac, la capacità di lettura degli adulti italiani è la più bassa nell’area
Ocse, ben al di sotto di quella
dei britannici. «Il 18% delle
persone tra i 16 e i 29 anni non
raggiunge i livelli minimi di
lettura», dice Gabriella Di
Francesco, che ha coordinato
la ricerca per il nostro Paese.
Eppure qualcosa si sta muovendo: «Le ultime prove Invalsi hanno mostrato un graduale
miglioramento della competenza di lettura, sembra che la
scuola italiana stia andando
verso un insegnamento migliore — chiarisce Saeda Pozzi,
insegnante e consulente Invalsi (l’Istituto per la valutazione
del sistema educativo) —. È
importante che anche in classe
si dedichi più tempo alla lettura, scegliendo buoni testi che
motivino i ragazzi. La cosa
principale è frequentare romanzi e libri». Quasi 5 bambini e adolescenti su dieci invece
leggono solo i libri di testo (il
48% negli ultimi 12 mesi, secondo l’Istat). «Ancora prima,
bisogna interessare i bambini
alla lingua: è il piacere per il
gioco linguistico, di decodificarne i meccanismi, che li
spinge a superare la fatica della
lettura — aggiunge Francesco
Sabatini, presidente onorario
dell’Accademia della Crusca
—. Per insegnarlo, però, servono docenti che abbiano anche conoscenze di linguistica,
mentre fino a dieci anni fa
quasi non veniva insegnata
nelle università italiane». Bisogna dunque anche puntare
sugli insegnanti. Come ricordano i britannici, è un investimento sul futuro. Non da poco:
secondo un rapporto del World
Literacy Foundation, l’incapacità di leggere e scrivere adeguatamente costa all’Italia oltre 45 miliardi di euro di prodotto interno lordo all’anno.
Elena Tebano
EMANUELE LAMEDICA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il fenomeno Non sono obbligatorie, ma spesso i genitori le promuovono. Il preside dell’alberghiero Porta di Milano: ormai è irrinunciabile
Completo blu, cravatta o foulard: in classe con la divisa
Dalle uniformi con i loghi fino ai gadget
Così si promuove l’Istituto e si guadagna
Completo blu con camicia bianca,
cravatta per lui, foulard per lei e per
tutti spilla con il logo dell’istituto. I ragazzi dell’Istituto alberghiero Carlo
Porta di Milano preparano l’uniforme.
Venerdì le lezioni riprendono e per
tutti gli studenti dell’alberghiero d’ora
in avanti la divisa è d’obbligo. Futuri
cuochi e pasticceri, sommelier, camerieri, barman: saranno, anche, millecinquecento testimonial della scuola
(statale, liste d’attesa per entrare), si
presenteranno così non solo in classeaula-laboratorio ma in ristoranti e alberghi dove vanno in stage, con i colleghi di altre scuole e Paesi e fra qualche mese all’appuntamento di Expo.
«L’uniforme? Ormai è irrinunciabile. Ragioni professionali —. sintetizza
il preside Antonio Malaspina —. Spiace soltanto dover chiedere alle famiglie di affrontare la spesa, intorno ai
cento euro. Ma in consiglio d’istituto
la delibera è passata: tutti d’accordo,
la divisa è un’opportunità». Occasione
per gli studenti e non soltanto, sostiene il preside: «Con l’uniforme di rap-
presentanza si lancia il brand dell’istituto. Lo fanno anche altri alberghieri,
da Stresa a Bardolino».
Così le scuole si promuovono. Non
soltanto le private, anche le statali,
dalle materne ai licei. Se al Porta passa
l’intera divisa in tante medie e superiori, da Milano a Caserta, il nome dell’istituto compare sul diario, sulla felpa, sulla tuta da ginnastica. Nulla di
obbligatorio, spesso sono le associazioni di genitori a promuovere i gadget d’istituto, anche per raccogliere
fondi. E il gradimento c’è.
Mentre per il grembiule alle elementari ciclicamente ci si riallinea su
pro e contro — la divisa è democratica, azzera le differenze, rafforza il senso di appartenenza, oppure, è anacronistica, soltanto una moda, una spesa
in più — la scelta dell’uniforme scolastica, in una scuola superiore, arriva
per ragioni diverse. «Non vogliamo
imitare né gli istituti privati né quelli
internazionali che hanno la divisa da
sempre — dice Malaspina —, ma abbiamo settecento ragazzi in stage in
tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, giusto che si presentino in tenuta
di rappresentanza».
Questione (anche) di marchio allo-
ra. E strategia per fare squadra. In senso letterale: all’istituto tecnico Feltrinelli di Milano «gli studenti indossano t-shirt con il nostro simbolo in occasione delle gare sportive», racconta
la preside Annamaria Indinimeo. Dall’altra parte della pianura Padana, a
Pordenone, lo storico liceo Pujati
adotterà dall’anno prossimo la «felpa
d’istituto». Biancorossa, alle famiglie
costerà venti euro. «Da indossare tutti
i giorni in classe. E presto arriveranno
anche magliette e tute. Lo fanno in
tutto il mondo, per creare un senso di
comunità», dicono genitori e professori.
Divise e loghi, più facile comunque
vederli indossati da studenti di ele-
Gli altri casi
Stresa e Bardolino
I gadget per finanziarsi
con la divisa obbligatoria con il logo della scuola
Pordenone e Milano
Felpe e t-shirt con sponsor
1
3
Oltre al Carlo Porta
di Milano, anche
all’alberghiero di Stresa
e a quello di Bardolino
è obbligatoria la «divisa»
2
Da Milano a Caserta, molte
scuole si autofinanziano con
la vendita di «gadget» con il
logo dell’istituto: magliette,
diari, felpe, tute da ginnastica
A Pordenone, lo storico liceo
Pujati adotterà la «felpa di
istituto». Al Feltrinelli di
Milano, nelle gare gli studenti
indossano t-shirt con logo
mentari e medie. Sempre a Pordenone, alla scuola Centro storico, l’uniforme — polo bianca e felpa blu — si
porta dal 2009: «Per eliminare le differenze di ceto tra i ragazzi, tra chi veste
griffato e chi no». Proprio questa tesi è
stata contestata a Massa Carrara, all’istituto Giorgini, da un comitato di
genitori anti-divisa: «È solo ipocrisia.
Le differenze ci sono e la scuola non
deve cancellarle, ma insegnare a rispettarle».
Confronto ancora aperto. Chi sperimenta e chi fa dietrofront. Ad Altopascio, in Toscana, l’istituto comprensivo ha deciso di abolire la divisa alle
medie, mantenendola all’asilo e alle
elementari. Resta in vigore, invece,
per tutti gli studenti del comprensivo
Leonardo da Vinci di Guidonia Montecelio, alle porte di Roma: maglietta
bianca, pantaloni e felpa blu, tutto con
il logo della scuola. Alla scuola pubblica come nei college inglesi. In blu e
giallo gli alunni della materna e delle
elementari alla Solari di Loreto, Ancona. E in divisa i bambini dell’istituto
Portico di Caserta. Tute e felpe rigorosamente con logo d’istituto.
Federica Cavadini
Alessandra Dal Monte
Primo giorno
di scuola
in un tweet
Ecco alcuni tweet che
raccontano come è stato il
#primogiornodiscuola per
i lettori del Corriere della
Sera. Tante le foto che
hanno accompagnato i
mini racconti, sintetizzati
in 140 caratteri
SUV
Il #primogiornodiscuola è la
giornata mondiale delle
mamme in doppia fila col Suv.
Elisa Ghidini
@ElisaGhi
VERSIONI
Giorni mancanti all’inizio
della scuola: 7. Versioni
completate: 0 su 10.
#malemale
Diego Miluzzi
@DiegoMiluzzi
BANCHI
La scelta dei banchi decretava
il tuo ceto fino alla fine
dell’anno. Della serie: dimmi
dove ti siedi e ti dirò chi sei
Silvia Baratella
@LeMoleskine
EMOZIONE
Ricordo la mia prima mattina
da docente di lettere, in una
ragioneria. Emozione, spiegai
l’antico Egitto
Maurizio Braggion
@mauribrage
CONTO ALLA ROVESCIA
dopo il #primogiornodiscuola
inizierò a fare il countdown
per le vacanze di Natale
Louis
@louishugme_x
PROFUMO DI LIBRI
#primogiornodiscuola è il
profumo dei libri, le copertine
colorate con le ali, la punta alle
matite e la Smemo nello zaino
Elisa Dal Ben
@_Dalbie_
LE INTERROGAZIONI
Nonostante sia all’università,
non dimenticherò mai il
#primogiornodiscuola quando
la professoressa di matematica
ha iniziato a interrogare.
Miriam Marcolin
@MiriamSassenach
ZAINO ENORME
Avevo uno zaino rosa enorme
ed ero curiosa di sapere dove
sarei arrivata da grande
Valeria Gigante
@ValeriaGigante1
LA CARTELLA BLU
La cartella quadrata blu
catarifrangente... e chi la
dimentica! #nostalgia
Milodiremigio
@Milodiremigio
VACANZE
#primogiornodiscuola è:
«tanto oggi non facciamo
niente, parliamo delle
vacanze»
Zakaria Sichi
@zsichi
NOSTALGIA
20 anni da quel
#primogiornodiscuola!
Quanto vorrei tornare indietro
e rivivere tutto! Elementari,
medie, liceo ed università! :)
Matteo
@matvej_s
SGUARDO ALL’INDIETRO
Se guardo tra il primo
#primogiornodiscuola e
l’ultimo #primogiornodiscuola vedo il bambino che
ero diventare l’uomo che sono
Ignazio Lax
@IgnazioLax
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