Andrea Pessina, Gabriella Poggesi Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana i romani di alberese L’area di Alberese è da tempo guardata con attenzione particolare, perché conserva contesti archeologici di grande importanza e suggestione, felicemente inseriti in un ambiente naturale che poco si discosta da quello antico, ancora leggibile nel rapporto fra la costa marittima, il fiume e la campagna, allora come ora attraversata da una importante arteria stradale, che collega strategicamente il territorio, in primo luogo con Roma. E’ importante quindi questo appuntamento grossetano – prima al Museo Archeologico cittadino, in seguito ad Alberese -, che ci consente di esporre una parte dei risultati della intensa ricerca archeologica svoltasi negli ultimi anni, particolarmente fortunata nell’individuazione di complessi architettonici – dall’area sacra di Scoglietto all’area artigianale/commerciale di Spolverino – e nel recupero di reperti: fra questi ultimi, la scultura di Diana e l’iscrizione dedicatoria non solo ci consentono di dare un nome al tempio di età romana di Scoglietto, ma confermano una funzione sacra dell’area che ha origini ben più antiche. L’esposizione ci consente quindi di uscire allo scoperto, di affrontare e condividere con gli Enti Locali il tema della valorizzazione, particolarmente impegnativo per i monumenti di età romana, ma anche di mettere a frutto l’alto livello di professionalità operanti sul territorio, in particolare nei settori della ricerca archeologica e del restauro dei reperti. MUSEO ARCHEOLOGICO E D’ARTE DELLA MAREMMA Grosseto, 19 luglio -15 settembre 2014 info: tel 0564 488760/750 - http://maam.comune.grosseto.it guida alla mostra CAPPELLA DI S.ANTONIO,VILLA GRANDUCALE Alberese GR, 22 Settembre - 31 Ottobre info: 0564 411171 - [email protected] MUSEO ARCHEOLOGICO E D’ARTE DELLA MAREMMA Città di Grosseto MUSEI DELLA MAREMMA Solo pochi anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare che l’area di Alberese conservasse tali e tante testimonianze archeologiche. Oggi invece dobbiamo da una parte al caso che ha portato al ritrovamento dell’iscrizione della Diana Umbronensis, dall’altra allo spirito d’iniziativa della giovane Associazione Culturale “Progetto Alberese”, appoggiata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana, un incredibile arricchimento delle nostre conoscenze sull’archeologia della zona: un grande scenografico santuario e un intricato quartiere produttivo- artigianale. Si tratta di testimonianze di età romana che bene illustrano quanto questo territorio abbia continuato a fiorire e svilupparsi anche dopo ‘l’epoca d’oro’ degli Etruschi. Il Comune di Grosseto ha voluto perciò dedicare alle fortunate ricerche di Alberese una mostra che viene ad arricchire un altro importante evento: la presentazione al pubblico della nuova area di accoglienza del Museo Archeologico e d’Arte della Maremma, una ristrutturazione che vuole aprire sempre di più il nostro Museo verso il pubblico e farlo conoscere per quanto merita. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza i contributi dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che ha finanziato i lavori dell’area d’ingresso del Museo, e della Regione Toscana che ha invece finanziato la mostra. La Città di Grosseto vuole pertanto ringraziare questi Enti insieme a tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato. Il Sindaco del Comune di Grosseto, Emilio Bonifazi L’Assessore alla Cultura, Giovanna Stellini La Maremma grossetana in età romana aveva il suo centro principale in Rusellae, insediamento di origine etrusca, poi divenuta colonia romana. La città controllava un vasto territorio compreso tra le Colline Metallifere, la costa, i Monti dell’Uccellina, il bacino dell’Ombrone ed il Monte Amiata. L’ampia laguna del Lago Prile, che nel corso dei secoli si trasformò gradualmente in palude, di cui resta traccia nella zona umida della Diaccia Botrona, occupava buona parte dell’odierna piana di Grosseto ed era sfruttata sia per le sue risorse idriche che come via di comunicazione. Roselle godeva inoltre della presenza del fiume Ombrone, in antico parzialmente navigabile, della presenza di un’infrastruttura importante come la via Aurelia vetus e, infine, controllava i boschi dell’Amiata, come ci informa lo storico romano Livio (XXVIII, 45, 14). La città sorse, quindi, in un punto strategico per le comunicazioni tra l’entroterra e la costa tirrenica. In questo paesaggio un ruolo di rilievo assumono i siti scoperti recentemente ad Alberese, all’interno del territorio gestito dall’Ente Parco della Maremma, e costituiti da un santuario romano a Scoglietto dedicato a Diana Umbronensis e da un quartiere manifatturiero costruito sul fiume, nell’attuale località di Spolverino. Il santuario sorse durante la fase di romanizzazione di questa zona, alla fine del III secolo a.C. e fu occupato sino alle soglie dell’età cristiana (IV secolo d.C.). Un’epigrafe in marmo, rinvenuta sul sito, testimonia la preIl sito di Scoglietto senza di un culto all’antica divinità italica protettrice della caccia, dei boschi e dei fiumi. Agli inizi del II secolo a.C. alla dea era stato dedicato un piccolo sacello ed una nicchia votiva al suo interno raccoglieva le offerte dei fedeli. Agli inizi del I secolo d.C. il promontorio di Scoglietto conobbe una nuova pianificazione edilizia, con la realizzazione di un tempio e un’area collegiale, costituita da 7 ambienti, ed il conseguente abbandono del piccolo sacello. L’intero complesso conobbe un periodo di crisi alla fine del II secolo d.C., quando fu abbandonata l’area collegiale e fu reLa statua di Diana staurato il tempio che, nel corso del IV d.C., in seguito all’editto di Tessalonica (380 d.C.), venne definitivamente obliterato. Sulle sue rovine si installò una capanna a testimonianza di una nuova forma di occupazione registrata sino alla fine del VI secolo d.C., momento in cui il sito di Scoglietto fu dimenticato. A pochi Km da Scoglietto, sull’ultima ansa del fiume Ombrone, il quartiere di Spolverino costituisce un importante quartiere manifatturiero di età romana, specializzato in varie produzioni. La vicinanza al fiume permetteva alle merci trasportate via mare di giungere a Rusellae e la presenza della via Aurelia garantiva il traffico terrestre. La prima occupazione del sito risale agli inizi del I secolo d.C., ma è dalla fine del II secolo d.C., in risposta alla crisi che aveva colpito l’intero impero romano, che le piccole botteghe operanti su scala locale divennero grandi ateliers produttivi. L’officina del vetro fu implementata dalla costruzione di un impianto più grande composto da due fornaci circolari (1,40 m di diametro), un bancone di lavoro ed una grande fornace da tempra (4 m di diametro). Contemporaneamente a questa produzione si sviluppò quella della lavorazione dell’osso e dei metalli, in particolare del piombo, conferendo al sito l’aspetto di un impianto manifatturiero attivo e diversificato. Tutti gli ateliers erano serviti da una cucina collettiva, all’interno della quale si trovava una nicchia (larario) consacrata alle divinità protettrici del focolare domestico. Anche la vita del quartiere manifatturiero, come quella del tempio di Scoglietto, seguì il crollo dell’impero romano e, nel corso del VI secolo d.C., il sito fu abbandonato. The most important Roman city in this area of the Maremma was the former Etruscan town Rusellae. It controlled a vast territory, which included the Monte Amiata in the east, the Colline Metallifere in the north, the coast and the Monti dell’Uccellina in the west, and the entire Ombrone Valley. A crucial natural resource in this area was Lake Prile, a large lagoon that occupied most of the present-day Grosseto plain. Over the centuries, silting gradually transformed the lake to marshland, the remains of which can be found in the wetlands of Diaccia Botrona, near Castiglione della Pescaia. For the Etruscans and Romans, the lake was rich in seafood, provided an important communication route and offered safe anchorage. Two other natural features influenced settlement patterns in the area: the Ombrone River, which was partially navigable in antiquity, and the forest at Amiata with its resources of timber. The latter was, according to the writer Livio (28.45.14), under Rusellae’s control. Rusellae was located at a strategic point in the communication routes of the region. It was a link between the hinterland and the coast, and through the main land route, the via Aurelia vetus, Rusellae was connected with Rome and with the northern coastal regions. The excavations by the Alberese Archaeological Project have focused on the southern part of the territory of Rusellae. Here a network of settlements has been discovered that is intimately linked to the presence of the Tyrrhenian Sea, the River Ombrone and Lake Prile. The chance find in 2003 of a marble inscription with a dedication to Diana Umbronensis provided the impetus for a new investigation of the area. Especially since it suggested that a temple precinct was located at Scoglietto, the northern-most point of the Uccellina hills. Excvations carried out between 2009-2011 identified a large sanctuary (c. 750 m2) active between the late 3rd century BC and the 4th century AD, with an occupation up to the 6th. The earliest sanctuary focused around a small rectangular shrine. The trapezoidal apse in its northern wall presumable held the cult statue of Diana Umbronensis. Inside the apse was a rectangular niche with a pit for votive offerings. In the 1st century BC a series of interconnected rooms were constructed immediately north of the shrine.These provided space for practical activities associated with the cult. A new temple to Diana occupied the southern part of the hilltop. With the economic crisis affecting the Italian peninsula in the 2nd century AD, the shrine and the ancillary rooms were abandoned. However, the temple remained a sacred focus for the surrounding plain and was restored at the end of the century. It is uncertain if the temple was still dedicated to Diana. The temple was finally abandoned in the 4th century AD, undoubtedly linked to the rise in Christianity as the state religion. By the middle of the 5th century AD the hill gained a new domestic or rural use. Within the structures of the former temple a sunken hut or pit-house was constructed. The site at Spolverino, which is located at the last bend of the River Ombrone, is a large workshop complex, which was active from at least the period of Domitian (late 1st century AD) and throughout the Roman Imperial period. The workshops specialized in the manufacture of glass, bone, iron and lead objects, and the proximity of the river and the via Aurelia vetus allowed goods to reach the city of Rusellae by both sea and land. il sito di Spolverino The workshops at Spolverino initially operated only on a local scale, but by the late 2nd century AD they had developed into a great manufacturing centre. At this time the original glass atelier was replaced by a much grander studio, which comprised two circular kilns (each c. 1,40 m in diameter), a work counter and a large tempering kiln. At the same time workshops specializing in working bone and metals – especially objects in lead – also expanded, and the production-output of the complex was clearly both dynamic and diverse. A collective kitchen provided for the entire complex and its craftsmen. Within was discovered a niche (lararium) consecrated to the household gods. The workshops continued producing goods even after the fall of the Roman Empire and the site was only abandoned by the end of the 6th century AD.
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