CAMPIONATO GIORNALISMO MARTEDÌ 18 FEBBRAIO 2014 9 •• SCUOLA MATTEI MARINA DI RAVENNA L’affascinante ‘mestiere’ dello scrittore Incontro con Francesco D’Adamo dopo la lettura di ‘La storia di Iqbal’ UCCISO Iqbal Masih, il piccolo schiavo della ‘mafia dei tappeti’ GRAZIE a un progetto ideato dagli insegnanti del plesso ‘Mattei’ dell’Istituto comprensivo del Mare e alla collaborazione della responsabile della biblioteca ‘Ottolenghi’ di Marina di Ravenna, le classi seconde e terze hanno avuto l’opportunità di incontrare lo scrittore Francesco D’Adamo. D’Adamo è l’autore di numerosi libri che egli definisce per adulti di dodici o tredici anni. In classe abbiamo letto ‘La storia di Iqbal’, in cui si racconta di un bambino pakistano, schiavo della mafia dei tappeti, che ha avuto il coraggio di ribellarsi al padrone e ha collaborato con il fronte nazionale di liberazione dal lavoro minorile e per questo nel 1995 è stato ucciso. D’Adamo definisce i suoi libri estremamente veri, non per i personaggi, ma per le tematiche affrontate: libertà, diritti umani, giustizia, ribellione. Lui stesso, figlio di una famiglia istriana, è vissuto per un anno in un campo profughi e ha conosciuto il dramma degli sfollati, perciò, pur amando TESTIMONE Francesco D’Adamo tra gli studenti della ‘Mattei’ ogni genere di libro, tende a scrivere storie che ricordano eventi che non devono essere dimenticati. Durante questo incontro lo scrittore, rispondendo alle nostre domande, ci ha spiegato quanto lavoro ci sia dietro a tutti quei libri che vediamo esposti nelle librerie o nelle edicole e come da appassio- nato lettore sia diventato un narratore di storie. Chi scrive ha il potere di inventare storie e personaggi, ma anche luoghi e situazioni, in pratica può scrivere di ciò che vuole, come vuole, ma ha bisogno di conoscere bene le tecniche narrative perché queste sono gli strumenti del ‘mestiere’. Di cosa si tratta? Decisa la storia, il suo sviluppo e la sua conclusione, bisogna stabilire quale genere testuale sia più adatto a raccontarla; definire il tempo e caratterizzare personaggi e luoghi, chi sia il narratore interno o esterno, prima o terza persona, maschile o femminile (nella ‘Storia di Iqbal’ chi racconta è una voce femminile, calda, dolce e un po’ innamorata come quella di Fatima); il registro linguistico e molto altro ancora. Al termine dell’incontro, D’Adamo ha annunciato che a marzo uscirà un nuovo libro dal titolo ‘Freedom’, un’intrigante storia di un gruppo di indiani nell’America dell’Ottocento. Tutti noi abbiamo apprezzato moltissimo questa esperienza nuova, divertente e utile. Enea Osti, classe II D Camilla Corsanici, classe III B Sofia Liosi, classe III B Salvatore Scatozza, classe III B Simona Villani III B scuola Mattei Marina Ravenna Professoressa Anna Xella IMMIGRAZIONE LA TESTIMONIANZA DI ADRIANO (TERZA MEDIA): «SENZA PAROLE DOPO LA TRAGEDIA DI LAMPEDUSA» «Rispettare chi non ha nulla e per questo ha attraversato il mare» CIAO a tutti, sono Adriano, un ragazzo che frequenta la classe terza della scuola secondaria di primo grado ‘Enrico Mattei’ dell’Istituto comprensivo del Mare a Marina di Ravenna. Quest’anno stiamo studiando il fenomeno dell’immigrazione. L’anno scorso alcuni alunni delle classi seconde hanno aderito a un progetto europeo eTwinning e per questo hanno realizzato uno spettacolo teatrale. Io era fra quegli alunni. Insieme abbiamo rappresentato ‘Storia di Ismael che ha attraversato il mare’, un romanzo scritto da Francesco D’Adamo. Alla notizia che sarebbe stato nostro ospite l’autore in persona, abbiamo ripreso le prove e abbiamo riletto in classe il libro. Un’occasione per approfondire il tema dell’immigrazione. IO NON capisco perché non accogliamo gli immigrati che vengono in Italia. In fondo è colpa nostra se loro sono così poveri. Come abbiamo studiato in geografia, l’Africa è un continente abbastanza ricco, ma noi andiamo lì, sfruttiamo le risorse e facciamo lavorare per qualche centesimo all’ora. Gli immigrati, in fin dei conti, non fanno niente di male. Cercano fortuna in altri Paesi. Anche noi siamo stati immigrati in passato, perciò non dobbiamo trattarli come altri hanno trattato noi. Francesco D’Adamo ci ha raccontato molte cose, ma quello che mi ha colpito di più è stato quando ha detto che noi pensiamo ai ‘clandestini’ come sporchi, rozzi, ladri e li associamo a tanti altri aggettivi dispregiativi. In realtà, ‘clandestini’ significa solo che sono persone senza documenti. La tragedia di Lampedusa mi ha fatto pensare: come è possibile che siano morte così tante persone? È una cosa inimmaginabile! Quando l’ho scoperto, sono rimasto senza parole. Le persone che si sono salvate, però, non è che se la siano passata tanto bene. Molti pensano di rimandarle subito da dove sono venute. Io vorrei che l’Italia riuscisse ad accogliere queste persone che non hanno niente e vorrei che fosse rispettata la loro dignità. Adriano Montecavalli classe III C scuola Mattei, Marina di Ravenna Professoressa Stefania Beccari DISPERATI Uno dei tanti gommoni stracarichi di migranti in viaggio verso le coste italiane. A sinistra un centro di accoglienza
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