La chiesa pievana di San Genesio Martire in Dairago

La chiesa pievana
di San Genesio Martire
in Dairago
L’antica chiesa pievana e collegiata di San Genesio
ha certamente origini remote: durante gli scavi archeologici,
effettuati nell’estate 1997 sotto il pavimento, è venuto in luce un sacello pagano presumibilmente intitolato al padre
degli dei, come testimonierebbe l’ara rinvenuta alla fine del
XIX secolo dedicata a Giove ottimo e massimo.
Dopo l’evangelizzazione di Dairago, la piccola costruzione fu trasformata in edificio paleocristiano, forse il
primitivo battistero della pieve, di cui si è rinvenuta la base
circolare coperta da ciottoli e qualche frammento del pavimento marmoreo. All’esterno del sacello sono state ritrovate numerose tombe coeve che individuano un’intera area
sacra.
Di notevole interesse, è stata la scoperta delle fondamenta appartenenti all’abside semicircolare,
alla navata e al nartece della pieve romanica anteriore al Mille, sopra le cui rovine è sovrapposta la muratura della chiesa medioevale risalente ai secoli XII-XIV, il tutto diretto a oriente dove sorge il Sole, in senso opposto all’edificio attuale. All’interno si stendevano diversi strati di pavimentazione in terra battuta o
in cocciopesto, disseminati di sepolture.
Nel 1703 il cardinale Archinti autorizzò il primo ampliamento dell’aula sul fianco meridionale, per
realizzare la cappella della Vergine del Rosario. La cappella del Crocifisso è opera di Giorgio Olgiati “architetto di marmi” di Viggiù, che la portò a termine nel 1785 per custodire il Cristo ligneo intagliato tra il
XVII e il XVIII secolo.
La struttura attuale della chiesa risale all’ultimo quarto dell’Ottocento, poiché nel 1877-78 l’antico
edificio fu completamente rimaneggiato, costruendo dalle fondamenta una nuova campata verso ponente, il presbiterio con il coro semicircolare e la sacrestia sul fianco meridionale; di conseguenza,
l’orientamento della chiesa risultò rovesciato e nel muro dell’antica abside fu aperto l’ingresso attuale. I
lavori terminarono nel 1888, dopo il rifacimento della capriata del tetto e la realizzazione della nuova
facciata; solo le cappelle settecentesche sul fianco meridionale furono mantenute.
Mediante un ulteriore ampliamento dell’edificio, nel 1906 furono aggiunte altre tre cappelle sul
fianco settentrionale e la cappella del fonte battesimale ai piedi del campanile.
Inizialmente anche San Genesio, come tutte le antiche chiese pievane, aveva un battistero esterno,
dedicato a san Giovanni Battista, finché, seguendo le disposizioni impartite dal cardinale Carlo Borromeo
nel 1581, il fonte battesimale fu spostato all’interno della chiesa. Solo nel 1939 l’originaria pila marmorea
del fonte battesimale, risalente a un’epoca prossima al Mille, è stata recuperata e collocata nell’attuale
cappella del battistero, chiusa da un pregevole cancelletto in ferro battuto dei primi anni del ‘700. Il fonte è istoriato da quattro angeli con le ali spiegate: uno regge la croce, un altro poggia la testa sul palmo
della mano, un terzo sostiene un libro aperto, l’ultimo stringe una grossa chiave.
Nel 1929 furono rifatte le pitture della chiesa, in particolare la copertura a volta fu decorata dal pittore Giovanni Briani di Monza con affreschi raffiguranti il Bacio di Giuda, la Pietà, evangelisti e santi,
scene della passione e della gloria di san Genesio mimo di Roma.
L’organo situato sopra l’ingresso principale è stato costruito nel 1882 dalla bottega varesina di Pietro Bernasconi, mentre l’altare maggiore risale al 1936, quando fu sostituito quello cinquecentesco in legno intagliato e dorato.
Il campanile antico era in stile gotico, con lapidi e rilievi di epoca romana incastonati nella muratura esterna, oggi resta solo un brano del suo basamento formato da blocchi di pietra.
Il campanile moderno, progettato dagli ingegneri Enrico Strada e Cesare Nava di Milano, è stato innalzato nel 1892, però la cupola ha assunto la sua forma attuale solo nel 1923, permettendo alla torre
campanaria di raggiungere l’altezza di 35 m. Sulla facciata è conservato un bassorilievo raffigurante due
mammelle, in origine un’immagine votiva pagana legata alla fertilità. Il concerto di sei campane, fuso da
Pasquale Mazzola di Valduggia, risale al 1891-92.
La canonica sorgeva contigua al fianco settentrionale della chiesa; antica e cadente fu ricostruita nel 1480 dal prevosto Antonio della Croce, come ricorda una lastra di marmo originariamente murata sulla facciata
dell’edificio, recante la data e lo stemma Della Croce, con la scritta: Soli Deo
laus et gloria (a Dio solo lode e gloria). Il reperto è ora custodito nella cappella del fonte battesimale.
Ancora alla fine dell’Ottocento, la canonica si affacciava su di un ampio cortile dotato di stalle, rustici, cantina, colombaia e pozzo. Nel 1905 l’edificio
fu demolito, conservando solo alcuni muri perimetrali, per realizzare
l’abitazione del prevosto; poi anche quest’ultimo fabbricato fu abbattuto,
dopo la costruzione dell’attuale casa del parroco nel 1962.
La piazza fiancheggiante la chiesa copre l’area dove sorgeva l’antico cimitero, pertanto oggi non rimane nulla del primitivo complesso religioso della pieve.
Desunto da: GRUPPO DI RICERCA STORICA - DAIRAGO, L’antica madre. Studi sulla chiesa pievana di San Genesio e la comunità di Dairago, Dairago 2009.