Griccioli pagò i fantini per ave Tommaso Mandriani svela la teca che ne contiene 15 ANCHE la sede non poteva essere che nobile, il cinquecentesco palazzo Agazzari-Nastasi, all'angolo tra via Casato di Sotto e Costa Larga, a 200 metri da piazza del Campo. Il museo della contrada dell'Aquila, così come appare oggi, è stato inaugurato nel 1999, dopo una completa ristrutturazione delle diverse sale, aggiunte nel tempo accanto al cuore dell'edificio, il seicentesco oratorio dei Tredicini. `Il percorso di visita è cronologico ma a ritroso: si parte dai palii del secondo dopoguerra apposti nella sala dell'assemblea, indietro fino ai palii del 700'- spiega Tommaso Mandriani (in alto, nel tondo), presidente commissione cultura - improvvisatosi nostra guida per un'ora. L'incipit è l'ultimo drappellone vinto, quello del 1992; poco più avanti, i Palii realizzati da pittori di fama internazionale, quelli di Purificato e di Cassinari, rispettivamente del 1979 e del 1988, e poi quello cupo di Gianni Dova del 1973. E CI SONO le bandiere, di `800 e `900, con le varie interpretazioni dello stemma dell'Aquila: c'è quello attuale bicipite che deriva dalla nobile famiglia Marescotti; ma ci sono anche le bandiere con l'aquila repubblicana romana, quella dell'iconografia classica cui si tornò in epoca risorgimenta- le (quando poco conveniva il ricordo dell'origine nobile) e in epoca asburgica. Sempre nella sala dell'assemblea c'è lo stendardo a ricordo della venuta a Siena di Carlo V, nel 1536, accolto favorevolmente dalla contrada, cui l'imperatore concesse il titolo di 'nobile'. In un angolo, poi, il portabandiera in ferro battuto, datato 1487, tolto dalla colonna di piazza Postierla. `E' quello che abbiamo ritrovato dei secoli passati, consapevoli che tanto è andato scomparso, visto che costumi, bandiere e vessilli erano tenuti nelle singole case e non in società', precisa Mandriani. Nelle sale di mezzo ci sono monture storiche: il duce del 1904 la manif taglie piì tuali, coi gure um :on un elmo gioiello delttura e quei costumi di piccole rispetto agli atee più gracili erano le fine del tempo. E POI a teca contenente 15 dei 17 giubb tti, di quasi tutte le contrade (a eccezione di Civetta e Selva), a partenenti ai fantini vittoriosi fr 1905 e 1932. `Un'idea di Silvio riccioli - ricorda Mandriani - che pagò i fantini perché li cedessero'. Il viaggio nei drappelloni s orici prosegue con quelli del `39 del `41, nella cui raffigurazione compaiono elementi indicativi de li eventi mondiali che in qu anni si andavano compiendo e che quindi fanno la loro comparsa nel Palio senese. Ma c'è anche la bandiera di seta del 1904, portata' in piazza da Alfredo Forni, detto Mastuchino, famoso alfiere che inventò il salto del fiocco durante 1a sbandierata. Infine al muro ci sono i due Masgalani vinti e quel mezzo condiviso nel 1969 con la Giraffa. Per arrivare quindi all'ultima sala dove l'Aquila conserva e vanta il dráppellone più—vecchio fra quelli conservati a Siena: è datato 1719. Una carriera vinta solo un anno dopo la riammissione della contrada al Palio. Paola Tomassoni DRAPPELLONI C'è quello del 1992, poi le opere di Purificato, Cassinari e Dover Sotto, in una teca, i giubbini di 15 fantini vittoriosi fra 1905 e 1932. PALAZZO AGAZZA I NASTASI Qui si conservano molti esemplari di zucchini;. sotto, la col nna tolta da piazza Posti ria
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