l'Adigesabato 3 maggio 2014 Sport sabato 3 maggio 2014 49 pag. 49 CALCIO I tempi d’oro L’ex presidente delle annate record: «Con me la squadra era l’immagine di un paese che insegnò calcio, trasparenza e organizzazione» A sinistra Veronesi con la general manager Morandini e mister Gabetta, sotto col super tifoso Mario «Bek» Widmann «Dopo la scomparsa di Tonetti, che coppia eravamo, la proposta del Trento col Mezzo da far rinascere venne vanificata dal mal di campanile» Lo sfogo di Veronesi «Il mio Mezzocorona era progetto epocale» STEFANO PAROLARI MEZZOCORONA – Quattro anni filati di silenzio assoluto. Un riserbo totale dopo essere stato il condottiero del Mezzocorona miracolo di provincia, un Chievo del Trentino. Franco Veronesi era uscito di scena in punta di piedi nel giugno del 2010, alla fine del terzo anno di professionismo del paesino della piana rotaliana, che era stato l’ombelico del “mondo” del calcio trentino. Punta di diamante di una battaglia a respiro nazionale per conquistare lo stadio Briamasco di Trento dopo il divieto del sindaco di utilizzare il piccolo e glorioso stadio in mezzo alle case. Tra i primi sintetici in provincia, per giocare, la prima volta nella storia dei Draghi, sul palcoscenico del pallone che conta. Veronesi aveva improvvisamente chiuso con il calcio senza dire mezza parola. Dopo 26 anni di Mezzocorona, prima da accompagnatore, poi 8 anni di vice presidenza, quindi dal ‘99 l’ascesa alla massima dirigenza e una raffica di eccezionali soddisfazioni, ma anche di sacrifici e di tensioni, insomma le solite gioie e dolori di chi, da imprenditore affermato nel settore del legname, si dedicava da volontario sponsorizzatore alla squadra del suo paese. Un’anima che si trasforma in vocazione e una classe che nessuno ha mai potuto criticare. Dopo la sua uscita di scena neppure una targa di ringraziamento dal Mezzocorona (nel maggio 2011 a Roma da Rivera e Abete prese almeno l’encomio federale). Di quei riconoscimenti che vengono dal cuore e che poi magari prendono la polvere su qualche mensola, ma che hanno un significato umano di alto profilo. Neppure una pacca sulla schiena, un grazie ufficioso, una telefonata. Oblio. D’altronde la società che venne in seguito non ha organizzato neppure un torneo di freccette in memoria di Claudio Tonetti, indimenticabile vice presidente che dal 2003 ha fatto coppia con Veronesi nell’età d’oro del Mezzocorona calcio. Come l’Olivo Arco degli anni ‘70, come i vent’anni della Benacense Riva negli anni 8090, come il grande Trento delle storiche C1 e C2. Veronesi, che significa questa volontà di rompere il suo silenzio, a distanza di così tanti anni dalle sue dimissioni. Quelle per le quali nessuno mosse un dito per farle rientrare? «Se si ricorda bene - spiega Veronesi, nella sua stube di via Reich, quella costruita dopo il suo addio alla società con la rabbia di occupare proficuamente il vuoto delle innumerevoli domeniche dedicate al calcio, i giorni per far crescere il calcio a Mezzocorona - quando ci vedemmo al funerale di Claudio, il 24 aprile del 2011 le dissi che non erano i tempi giusti per una chiacchierata. Adesso, dopo che lei tra i pochi ha ricordato solo Claudio nel suo anniversario, mi sento di aggiungere qualcosa». Vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa? «Farebbe meglio a parlare di macigni. Spesso i miei familiari mi hanno detto “ma tu non dici niente, tu che forse hai fatto qualcosina per il calcio a Mezzocorona?”. Sono rispettoso di tutto, ma alle cose va dato il suo nome. Io me ne andai dalla società perchè ormai era diventato un atto dovuto. Lo sapevano tutti che dopo 8 anni il mio rapporto con Tonetti si era consunto. Mi piange il cuore dirlo, perchè se Claudio fosse rimasto quello dei primi anni, io e lui avremmo conquistato il mondo calcistico trentino. Io lo completavo, assieme siamo stati un carro armato e guarda caso gli anni della coppia Rastelli-Piazzi sono stati eccezionali. Dalla storica promozione in D nel 2007. L’avevo forgiato io Piazzi a direttore sportivo: qualità e intelligenza dopo che avevamo perso un’Eccellenza. Ma con Manfioletti nel 2002 tornammo in D e ci siamo ancora. Con me due promozioni fino al professionismo e un modello esemplare. E la prima donna manager nel calcio trentino? Io ho voluto Monica Morandini». Sfogo liberatorio. Giusto dire che poi Claudio non divenne presidente. Ma l’incantesimo si era rotto, vero? «Semplicemente perchè – sottolinea Veronesi – non mi piacevano due cose del terzo anno della mia gestione: 1) il coinvolgimento di personaggi non adatti al nostro progetto; 2) pur senza mai litigare la nostra coppia viveva su due binari diversi e spesso non condividevo scelte che mi venivano proposte quando non potevo criticarle o rettificarle. Intendiamoci Claudio è stato una ventata necessaria per la modernità del concetto calcistico, un vulcano in eruzione e una calamita di interesse di dimensioni favolose: il suo settore giovanile è stato il Il 5 maggio | Da un’idea di Renzo Colombara «Incontrarsi per ricordare» Dieci anni del ciclo da... Draghi MEZZOCORONA - Uno che non si è dimenticato il decennio magnifico, dal 2002 anno della promozione dall’Eccellenza alla serie D fino al 2012 al ritorno da quasi playoff in quarta serie dopo le quattro stagioni tra i professionisti, è il dinamico e appassionato Renzo Colombara. Grande amico di Claudio Tonetti (foto sopra) Colombara ha ideato una serata, quella di lunedì 5 maggio dalle ore 20.30 presso l’auditorium della Cassa Rurale di Mezzocorona, con la conduzione di Stefano Mura, dal titolo “Incontrarsi per ricordare: 2002-2012 filmati, fotografie, anedotti raccontati dai protagonisti di 10 anni di calcio a Mezzocorona». Colombara è stato anche organizzatore di tanti eventi, accompagnatore e dirigente del settore giovanile dei Draghi del «Mezzo», anche di quel «Patto gialloverde» che venne ideato nell’epoca del presidente Franco Veronesi proprio dal grande Tonetti che ebbe al fianco Marco Gaburro, attuale allenatore dell’Aurora Seriate nel bergamasco, e che lasciò il progetto trentino, dopo averlo irrobustito solo per dirigere la prestigiosa Primavera dell’Albinoleffe con la prima squadra in serie B. L’eredità venne poi raccolta da quel Giovanni Colella, che sta rigenerando il Como in 1ª Divisione, ai playoff. Una serata da amarcord la cui eco è stata diffusa anche su facebook e che porterà tanti protagonisti di un’epoca gloriosa e con tante soddisfazioni al confronto. In questa passerella non poteva mancare il presidente di quei 10 anni di alto livello. Dopo il suo sfogo in questa pagina Veronesi ci ha detto che non «se la sente». Noi speriamo invece che dopo la catarsi sul nostro giornale, lui ci sia. Almeno prenderà i giusti applausi che gli sono mancati quando «staccò la spina». migliore e più funzionale di quel periodo, ho avvallato le scelte di Santin, Gaburro e Colella, professionisti di spicco. Io ero un mastino sui conti: ho lasciato il Mezzocorona - leggete bene con un attivo di 50mila euro su un bilancio di un milione e mezzo di euro. Al campo c’erano più di cento striscioni, i 30 dirigenti del direttivo erano coinvolti e coinvolgevano altri, avevamo tesserato fino a 500 soci. Feste, lotterie, Settembre rotaliano. La squadra era l’immagine di un paese che stava insegnando calcio e organizzazione a molti». E’ un peccato che lei, Veronesi, non sia rimasto fino al “Progetto Trento”, quello che voleva Tonetti per rientrare nel professionismo. «Finchè dura il campanile in Trentino sarà gran dura fare un’unica società. Il primo anno del mio grande Mezzocorona che arrivò dal Briamasco (prima giornata ufficiale finalmente in ottobre con il Pavia e Melita Toniolo madrina, recuperi con due o tre squadre dopo aver vinto la battaglia nazionale contro Macalli, primo storico successo contro il Canavese con i gol in trasferta di Berardo e Panizza) ai playoff, alla finale contro il Lumezzane, persa per due zeri a zeri. Noi avremmo fatto la C1. Eravamo pronti, avevamo sponsor guadagnati con onore, l’appoggio di Dellai (mi telefonò che avrebbe aumentato i 400mila euro della sponsorizzazione pubblica) e una funzionalità micidiale. Avevo i complimenti del commercialista per la tenuta dei conti in bilancio. Assieme al ds Flavio Casagrande avevo contrastato il presidente di Lega Macalli, giorni e giorni di fax e di incontri con l’avvocato Grassani per spuntarla anche per il Südtirol e altre società con i problemi di utilizzo di stadi in comuni non confinanti. Non avevo paura di nulla». E quindi quel Trento con lei magari sarebbe stato ancora tra i professionisti... «Mezzocorona certo poteva anche aver completato un ciclo. Erano tempi in cui da eroi dei playoff eravamo diventati gli invasori del CALCIO DONNE: COPPA AL CLARENTIA La formazione di calcio femminile del Trento Clarentia si è imposta nella finale di Coppa Provincia superando l’Isera per due reti a zero. Ora si giocherà la finale regionale contro l’Unterland Damen, vittoriosa sempre giovedì ai supplementari contro il Maia Alta per una rete a zero.. Al «Briamasco» due reti nella ripresa permettono alla formazione di Compostella di aggiudicarsi la vittoria contro un Isera mai domo e che è riuscito anche a rendersi pericoloso dalle parti della porta trentina. Ci ha pensato poi Della Santa a cambiare le carte in tavola a favore della formazione del capoluogo, sbloccando il risultato dopo un’azione personale. Il raddoppio di capitan Bonenti ha poi sigillato il match. Primo tempo che s’avvia con fasi di studio e con due cambi nei primi minuti su ambo i fronti con l’Isera che sostituisce Casapu ed il TrentoClarentia che fa uscire Bertoldi. Primo tentativo di Rosa al 20’ dopo una conclusione di Della Santa ribattuta. La stessa Della Santa si rende ancora protagonista con due conclusioni su cui vigila Larentis. Nel finale accelerazione dell’Isera che sfiora il vantaggio con Campana, pallonetto di poco a lato e con una punizione di Barberi. All’ultimo assalto ancora Della Santa pericolosa per il TrentoClarentia, ma Larentis si fa trovare pronta. Nella ripresa dopo due conclusioni da lontano di Bonenti e Marin per le trentine è l’Isera a sfiorare il vantaggio con un’azione di forza di Baldessari che si presenta in area a tu per tu con Valenti, il poriere riesce a toccare il tiro, ma è Toccolini sulla linea a salvare la propria porta. Al 23’ passa invece il TrentoClarentia sempre con Della Santa protagonista che controlla un pallone sui venti metri, s’accentra da sinistra e fulmina Larentis con una conclusione sotto la traversa. Dodici minuti dopo il raddoppio gialloblù è di capitan Bonenti che azzecca un delizioso pallonetto da 20 metri e scavalca il portiere avversario, chiudendo praticamente la contesa. C.C. ISERA-TRENTO CLARENTIA 0-2 RETI: 23’ st Della Santa, 35’ st Bonenti ISERA: Larentis, Scrinzi, Barberi (19’ st Casari), Visintanier (19’ st Bertolini), Planchestainer, Manconi, Giovannini, Baldessari, Dauriz (43’ st Bridi), Groff, Casapu (18’ pt Campana, 24’ st Stedile). All. Bollino. TRENTOCLARENTIA: Valenti, Merzi, Bertoldi (25’ pt Busarello, 43’ st Marighetti), Bonenti, Toccolini, Pellegrini, Marin, Della Santa, G. Compostella (47’ st Mazurowska), Rosa (27’ st Maurina), Rovea (1’ st Lenzi). All. A. Compostella. ARBITRO: Moser di Trento. Briamasco. Noi del Mezzo il calcio agricolo dei trattori, il Trento invece squadra della città intoccabile anche se fosse stata tra gli amatori. Se rimanevano le stesse persone magari il progetto poteva anche sfondare, se c’eravamo io e Claudio. Ma non so se fosse ripetibile il miracolo del Mezzocorona. Un po’ di risultati negativi e diventi un fesso. Ci fosse stata una figura come ai tempi di Del Favero, magari era diverso... con i nostri staff. Mi viene in mente come anche il progetto del Trento da far rinascere con presidente-manager Dalfovo e coinvolto anche Oliviero Rigotti, con il quale a Mezzocorona organizzammo tornei e iniziative, più tanti dirigenti, tutti trentini, non è che avesse trovato un successo per perpetuare antichi fasti. Tutto si è sciolto, non si è fortificato il progetto, hanno avuto ostacoli (promesse anche dall’ente pubblico non mantenute) e poi il Trento in declino con l’attuale situazione di pericolo di retrocessione in Promozione». Anche a Mezzocorona non è che c’è da stare tanto allegri: dopo di lei una salvezza all’ultimo match con la Pro Belvedere e ringraziare l’allora centravanti Galli, poi una retrocessione nell’anno della morte di Tonetti (io non c’ero più), una prima D discreta, poi retrocessione e ripescaggio, oggi playout e tanta sofferenza. Nessun ritorno al suo esempio. «Mi sembra che ci sia stato uno scollamento – chiosa Veronesi – con il paese. Il fattore sociale è sempre la priorità. Senza la base non si va da nessuna parte. Per ripetere il miracolo calcistico di provincia servono umiltà e buona volontà Ma anche e soprattutto esperienza. Non ci si può inventare presidenti o dirigenti». Chiudiamo con una morale. «La gente vorrà bene ad una società se vede che i soldi sono ben spesi e che c’è un progetto serio per il settore giovanile con la prima squadra vetrina dei giovani. Ricordo come anche tra i professionisti incassammo un sacco di soldi per la valorizzazione dei talenti under 21-23. I dirigenti vanno costruiti: visto dove è andato Piazzi, al progetto vincente del Südtirol e ora lottano per la serie B; bisogna applicarsi sulle future generazioni; mai dimenticare i tifosi e gli appassionati, sono la linfa; se lavori bene i risultati vengono». Eredità , quindi, la sua non ben recepita. «Io resto nella mia stube. Con la coscienza a posto. E tornando alla morale: senza idee, senza voglia di fare del bene agli altri e senza passione, nel calcio del Trentino non vai da nessuna parte». E dopo il suo Mezzocorona.... il vuoto. Macerie e improvvisazione.
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