IL DELITTO QUASI PERFETTO a cura di Cristina Ricupero PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano 11 luglio - 7 settembre 2014 L’estate 2014 trasformerà le sale del PAC Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano in una scena del crimine “quasi” perfetta, con una collettiva di oltre 40 artisti, italiani e internazionali, che rompendo gli schemi creano un legame tra l’arte e l’estetica del crimine ARTISTI IN MOSTRA: Saâdane Afif, Kader Attia, Dan Attoe, Dirk Bell, Bik Van der Pol, Jean-Luc Blanc, Monica Bonvicini, Ulla von Brandenburg, Aslı Çavuşoğlu, Maurizio Cattelan, François Curlet, Brice Dellsperger, Jason Dodge, Claire Fontaine, Gardar Eide Einarsson, Matias Faldbakken, Keith Farquhar, Dora Garcia, Douglas Gordon, Eva Grubinger, Richard Hawkins, Karl Holmqvist, Pierre Huyghe, Gabriel Lester, Erik van Lieshout, Jonas Lund, Jill Magid, Teresa Margolles, Fabian Marti, Dawn Mellor, Mario Milizia, Raymond Pettibon, Emilie Pitoiset, Julien Prévieux, Lili Reynaud-Dewar, Aïda Ruilova, Allen Ruppersberg, Markus Schinwald, Jim Shaw, Noam Toran, Luca Vitone e Herwig Weiser. Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta a Milano dal PAC e da CIVITA, la mostra è curata da Cristina Ricupero e arriva in una nuova versione dopo la prima tappa al Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam, arricchita di nuove opere di artisti italiani. Come ogni giallo che si rispetti, la storia dell’arte è costellata da enigmi, miti e indovinelli in attesa di essere svelati. Risolvere questi puzzles intellettuali è un piacere comune e una tentazione culturale al cui fascino pochi possono dire di essere davvero immuni. Sebbene il legame tra arte e crimine possa essere ricondotto a tempi antichi, il primo a teorizzarlo esplicitamente fu Thomas De Quincey nel suo saggio “On Murder Considered As One Of The Fine Arts” (1827). Il Novecento vide poi crescere il ruolo dell’immagine fotografica sia nello sviluppo della criminologia sia nel sensazionalismo tipico dei tabloid, entrambi fenomeni che hanno reso popolare il genere del giallo. a project by sponsor PAC supported by Il cinema divenne presto il mezzo perfetto per catturare il fascino discutibile della violenza e trasformarlo in immagini piacevoli. Così, seguendo l’ironico invito di De Quincy ad analizzare il delitto da un punto di vista estetico, la mostra invoca gli spiriti dell’arte visiva, dell’architettura, del cinema, della criminologia e del moderno genere giallo, trasformando le sale del PAC in una scena del crimine “quasi” perfetta. Dietro il crimine c’è il Male. Per questo IL DELITTO QUASI PERFETTO prende necessariamente in esame le relazioni tra Etica ed Estetica. Mettendo in dubbio il ruolo dell’autorialità, il significato dell’autenticità, dell’inganno e della frode, la mostra sfuma i confini della dicotomia tra “buono” e “cattivo” gusto, mettendo al contempo in evidenza la duplicità del “crimine come arte” e dell’”arte come crimine”. La mostra mette a confronto oltre 40 artisti, italiani e internazionali, che hanno collegato arte ed estetica del crimine, attraverso una selezione di opere spesso provocatorie e l’incursione in diversi linguaggi artistici. Progetti realizzati negli ultimi decenni e lavori più recenti, accanto ad un insieme di oggetti sorprendenti , sono immersi in modo inusuale nell’allestimento, studiato per guidare il visitatore attraverso un percorso tematico che procede per capitoli. Alcune delle opera in mostra riflettono l’ossessiva curiosità e l’attitudine all’interpretazione tipica del detective, altre la narcisistica identificazione con il colpevole, altre ancora il feticistico piacere dello spettatore. Alcuni progetti affrontano i temi dell’autenticità e della frode , considerati tipicamente “crimini dell’arte”; altri giocano con il ruolo dell’artista come soggetto sovversivo ai margini della società o mettono in discussione il ruolo della legge e i concetti di ordine e trasgressione. Alcuni artisti scelgono di rappresentare il crimine come qualcosa di macabro e sublime, un’operazione simile a quella compiuta negli anni dal cinema, mentre altri fanno riferimento a fatti realmente accaduti, crimini sociali o politici. Altri ancora provano a mettere in relazione una selezione di queste principali tendenze. Ogni spazio del PAC sarà contagiato: l’artista Gabriel Lester in collaborazione con Jonas Lund firmerà un intervento virale sul sito web del PAC; l’artista austriaca Eva Grubinger isserà invece una bandiera e posizionerà una targa d’ottone sulla facciata esterna del Padiglione, trasformandolo nell’ambasciata di Eitopomar, un utopico regno governato dal malvagio signore del Male Dr. Mabuse. All'ingresso, un murales dipinto dall’artista francese Jean-Luc Blanc richiamerà la copertina di una rivista pulp firmata con il titolo della mostra. Oltre ad alcuni lavori già presenti al Witte de With, la mostra al PAC si arricchisce di nuove opere di artisti italiani. È il caso di Maurizio Cattelan, che ha realizzato un bouquet di fazzoletti di stoffa per asciugare idealmente le lacrime versate per le vittime dell’attentato che il 27 luglio 1993 distrusse il PAC provocando la morte di quattro persone; un’installazione di grande formato dell’artista Luca Vitone ricorda, come un epitaffio, i 959 membri della loggia P2 in un ironico quanto amaro riferimento ad un capitolo confuso della storia della nostra democrazia; Mario Milizia riproduce invece minuziosamente i dettagli delle immagini di cronaca giudiziaria riferite a ritrovamenti e vendite illegali di reperti archeologici. a project by sponsor PAC supported by Una citazione dal film di Karl Holmqvist, “Why is desire always linked to crime?” (Perché il desiderio è sempre correlate al crimine?), resta impresso nella mente del visitatore durante il percorso, mentre l’italiana Monica Bonvicini investiga le relazioni tra spazio, potere e genere, presentando una macchina della tortura e del desiderio, costituita da sei imbragature di lattice nero sospese con catene ad un anello d’acciaio che ruota lentamente. Aslı Çavuşoğlu imita il genere del crimine televisivo (esemplificato nella serie Crime Scene Investigation) nel suo Murder in Three Acts ( Omicidio in tre atti ), restituendo la mostra come scena del crimine e le opere come armi, mentre Fabian Marti lascia impronte delle sue mani nello spazio espositivo. Ancora Gabriel Lester creerà un loop cinematografico di scene del crimine, proiettando il tutto con un gioco di ombre sul muro circostante e sul visitatore. Il cinema ritorna anche negli inquietanti dipinti di Dan Attoe, Richard Hawkins e Dawn Mellor, e nei film di Brice Dellsperger e Aïda Ruilova. L’artista francese Lili Reynaud-Dewar elabora invece un’installazione che fa riferimento alla vita e al lavoro di Jean Genet come scrittore, attivista e ladro, mentre l’artista spagnola Dora Garcia invita il pubblico a rubare un libro. L’americano Jim Shaw ironicamente ritrae uomini d’affari come zombie, attraverso una selezione di dipinti e un film, mentre Saâdane Afif trasforma il Centre Pompidou in una bara, che sembra voler mettere in discussione il ruolo vitale dei musei. La mostra è realizzata con il sostegno di TOD’S, sponsor dell’attività espositiva annuale del PAC, e con il supporto di Vulcano. CRISTINA RICUPERO Cristina Ricupero, italo-brasiliana, vive e lavora a Parigi come curatrice indipendente e critica d’arte. Ha curato mostre in tutto il mondo, con uno specifico interesse per le questioni sociali e per la narrazione attraverso la costruzione di progetti espositivi, esemplificata da mostre come Foundamentalism of New Order (Kunsthal Charlottemuborg, 2002) Populism (Contemporary Art Centre, Vilnius; National Museum of Art, Architecture and Design, Oslo; Stedelijk Museum, Amsterdam e Frankfurter Kunstverein, 2005) e il più recente Secret Societies (Schirn Kunsthalle Frankfurt e CAPC de Bordeaux, 2011-2012). Le è stata anche commissionata la curatela della sezione Europea della Biennale di Gwangju in Corea del Sud (2006) ed è stata co-curatrice di una collettiva insieme all’artista Fabian Marti: Cosmic Laughter – time wave zero then what? tenutasi all’ Ursula Blickle Stiftung, in Germania (2012). Tra le mostre più recenti Suspicious Minds alla Galeria Vermelho, Sao Paulo, Brasile (2013) – preludio a IL DELITTO QUASI PERFETTO. IMMAGINI E COMUNICATO su www.pacmilano.it/area-press a project by sponsor PAC supported by THE CRIME WAS ALMOST PERFECT Curated by Cristina Ricupero PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milan 11 July - 7 September 2014 During the summer 2014 the rooms of the PAC Pavilion of Contemporary Art in Milan will be transformed into "almost" perfect crime scenes, with a group exhibition that brings together over forty Italian and international artists who cross the bridges linking art and the aesthetics of crime. ARTISTS: Saâdane Afif, Kader Attia, Dan Attoe, Dirk Bell, Bik Van der Pol, Jean-Luc Blanc, Monica Bonvicini, Ulla von Brandenburg, Aslı Çavuşoğlu, Maurizio Cattelan, François Curlet, Brice Dellsperger, Jason Dodge, Claire Fontaine, Gardar Eide Einarsson, Matias Faldbakken, Keith Farquhar, Dora Garcia, Douglas Gordon, Eva Grubinger, Richard Hawkins, Karl Holmqvist, Pierre Huyghe, Gabriel Lester, Erik van Lieshout, Jonas Lund, Jill Magid, Teresa Margolles, Fabian Marti, Dawn Mellor, Mario Milizia, Raymond Pettibon, Emilie Pitoiset, Julien Prévieux, Lili Reynaud-Dewar, Aïda Ruilova, Allen Ruppersberg, Markus Schinwald, Jim Shaw, Noam Toran, Luca Vitone e Herwig Weiser Promoted by Milan Council for Culture and produced by PAC and CIVITA for this Italian edition, the exhibition is curated by Cristina Ricupero and is currently touring to Milan after its first debut at Witte de With Center for Contemporary Art (Rotterdam, the Netherlands), enriched with new Italian works. Like any good detective story, art history is filled with enigmas, myths, and riddles waiting to be unraveled. Solving these intellectual puzzles is a common pleasure and few are immune to such a cultural temptation. Although the link between art and crime can be traced back to ancient times, Thomas De Quincey explicitly theorized this connection in his notorious essay “On Murder Considered As One Of The Fine Arts” (1827). The nineteenth century also saw the growing importance of photography both in the development of criminology and in the new sensationalism of the tabloid press—two phenomena that popularized the genre of the detective story. a project by sponsor PAC supported by Cinema soon became the perfect medium for capturing the dubious charm of violence and transforming it into pleasurable images. Following De Quincey’s ironic proposal to analyze murder from an aesthetic point of view, The Crime Was Almost Perfect is an exhibition that invokes the spirits of visual art, architecture, cinema, criminology, and the modern crime genre. Beyond crime, there is Evil. Thus The Crime Was Almost Perfect necessarily examines the relationship between ethics and aesthetics. Questioning the role of authorship, authenticity, trickery, and fraud, the exhibition blurs the dichotomy between ‘good’ and ‘bad’ taste, while also highlighting the double bind of ‘crime as art’ and ‘art as crime’. The exhibition brings together over forty local and international artists who cross the bridges linking art and the aesthetics of crime, including challenging works encompassing a multitude of artistic strategies. New and already existing projects as well as a collection of unexpected objects are immersed in unorthodox ways within an environment specially designed by Fabian Marti, that guides the viewer through routes containing different chapters. Some of the works in the exhibition reflect the detective’s obsessive curiosity and interpretation, the narcissistic identification with the criminal, as well as the spectator’s fetishistic pleasure. A few projects deal with authenticity and frauds that could be considered as ‘art crimes’; some play with the artist’s role as subversive and marginal; others with law, order, and transgression; certain projects tend to represent crime as macabre and sublime as in the cinematic; while a few proposals provide evidence of public historical events—social, political crimes. A few projects could be said to combine selections of these main tendencies. Any part of the exhibition space will be involved: Gabriel Lester will collaborate with Jonas Lund to devise viral intervention affecting the website of the PAC; Eva Grubinger puts up a flag and a brass plaque on the façade of the Pavilion, turning it into the Embassy of Eitopomar, a utopian kingdom ruled by the evil master villain Dr. Mabuse. At the entrance desk, a wall painted by Jean-Luc Blanc resembles the cover of a pulp magazine signed with the show’s title. In addition to a series of works presented at the Witte de With, the exhibition at PAC is enriched with new works, all of Italian artists: Maurizio Cattelan, conceived a bouquet of handkerchiefs to wipe ideally away the tears shed for the bomb attack that destroyed the PAC and killed four persons on 27 July 1993; Luca Vitone presents a large installation on which appears, as an epitaph, the list of the 959 members of P2 lodge ( a secret anti-communist association formed during the Cold War), referring in an ironic as well as sad way to an obscure chapter of the Italian history; Mario Milizia reproduces in a detailed way sets which are inspired by real recoverings and illegal sales of archeological artifacts. While a quote from Karl Holmqvist’s film -“Why is desire always linked to crime?” - will be constantly on the spectators’ mind, Monica Bonvicini presents a machine of torture and desire consisting of six climbing belts in black latex suspended by chains on a slowly turning steel ring. a project by sponsor PAC supported by In the film Murder in Three Acts, Aslı Çavuşoğlu mimics the television crime genre (exemplified by the series Crime Scene Investigation) showcasing exhibitions as crime scenes and art works as weapons, while Fabian Marti leaves imprints of his hands throughout the exhibition spaces. Gabriel Lester creates a cinematographic loop of crime scenes and projects it onto the surrounding walls and on the visitor. The cinematic is also present through uncanny paintings by Dan Attoe, Richard Hawkins, and Dawn Mellor as well as with Brice Dellsperger’s and Aïda Ruilova’s films. Lili Reynaud-Dewar stages an elaborate installation addressing Jean Genet’s life and work as a writer, an activist, and a thief, while Dora Garcia invites the audience to steal a book. Jim Shaw ironically portrays businessmen as zombies through a set of paintings and a film, while Saâdane Afif presents the Centre Pompidou as a coffin softly killing the museum. The exhibition is possible thanks to TOD’S, sponsor of the yearly activity of PAC, and the support of Vulcano CRISTINA RICUPERO Cristina Ricupero (Italian-Brazilian) is a Paris-based independent curator and art critic. She has curated exhibitions world-wide, and is known for her special interest in social issues and in constructing a story line through an exhibition with projects such as Fundamentalisms of the New Order (Kunsthal Charlottenborg, 2002), Populism (Contemporary Art Centre in Vilnius; the National Museum of Art, Architecture and Design in Oslo; the Stedelijk Museum in Amsterdam and the Frankfurter Kunstverein, 2005) and most recently Secret Societies (Schirn Kunsthalle Frankfurt and CAPC de Bordeaux, 2011-2012). She was also commissioned to cover the European section of the Gwangju Biennale in South Korea (2006) and co-curated a group exhibition with artist Fabian Marti: Cosmic Laughter – timewave zero then what? at the Ursula Blickle Stiftung, Germany (2012). Some of her latest shows include Suspicious Minds at Galeria Vermelho, Sao Paulo, Brazil (2013) – a prelude to The Crime Was Almost Perfect. PRESS RELEASE AND IMAGES www.pacmilano.it/area-press a project by sponsor PAC supported by
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