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FORUM UNESCO
Un'economia
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Il meeting di Firenze ribadirà la volontà
comune di definire un modello di sviluppo
che punti sulla cultura come perno di crescita
ma anche di integrazione e giustizia sociale
di Irina Bokova
al 2 al 4 ottobre prossimi,
numerosi esponenti di Governo e piùdi3oo professionisti del mondo della cultura si sono dati appuntamento a Firenze, su invito
dell'Unesco, dei Governo italiano, della Regione Toscana e del Comune di Firenze, per
il «Terzo Forum mondiale della Cultura e delle Industrie culturali».
Il Forum nasce dalla volontà comune di
definire un nuovo modello di sviluppo, che
punti sulla cultura come motore non solo di
creatività, di innovazione e quindi di crescita, ma anche di integrazione e persino di giustizia sociale. I beni e i servizi culturali non
sono dei prodotti come gli altri. Sono, al tempo stesso, fonte di impieghi, di formazione e
di reddito, ma anche portatori di valori, di
identità, di fierezza personale e collettiva.
Questa duplice dimensione interessa direttamente le società in crisi, poiché le difficoltà che queste attraversano, in Europa soprattutto, non sono solo economiche, ma anche
sociali. Questa "doppia natura" dei beni e
servizi culturali riguarda anche le economie
emergenti, che sono alla ricerca di strategie
per fare in modo che la crescita duri nel tempo e che si elaborino modelli di sviluppo più
innovativi, più inclusivi, riuscendo a trarre
il massimo dalle nostre immense risorse culturali e creative.
Per troppo tempo la parola "cultura" èstata considerata come l'opposto della parola
"sviluppo", come sinonimo di tradizioni, ri-
D
volta solo al passato. Nel migliore dei casi
un'attività legata al diletto e al superfluo, nel
peggiore dei casi un freno allo sviluppo.
Adesso però è giunta l'ora di guardare
avanti e di rendersi conto che una nuova economia creativa, della quale l'Unesco ha definito i contorni nel Rapporto mondiale
sull'economia creativa pubblicato nel 2013,
sta oggi emergendo al livello globale. In dieci anni il commercio mondiale dei beni e dei
servizi culturali è raddoppiato, superando i
62o miliardi di dollari. Numerosi Paesi si sono resi conto dell'importanza della cultura
per combattere la povertà e dare impulso
all'economia. In Europa, diversi Governi in Spagna, in Irlanda, in Islanda e altrove hanno puntato in maniera consistente e determinante sudi essa per uscire dalla crisi e
dedicano sforzi notevoli allo sviluppo di filiere nell'ambito di settori come l'artigianato, la moda, le industrie audiovisive, il turismo. Questo si verifica anche in Paesi come
la Cina e la Malesia; per non parlare dell'India, dove l'industria cinematografica rappresenta un settore strategico di primo piano, al pari della siderurgia e dell'informatica. In Indonesia, le industrie creative rappresentano il 1o% del Pil. In Medio Oriente, in
Africa e in America del Sud conoscono percentuali in crescita a due cifre. Nella nostra
economia globalizzata della conoscenza i
Paesi che fanno la scelta di investire nella
cultura hanno fatto la scelta del futuro. La
cultura è il nostro pane quotidiano, è il petrolio dei Paesi che sono ricchi della loro storia
e del loro talento.
L'Italia è una delle primissime potenze
culturali al mondo. È quella che include il
maggior numero di siti iscritti nella Lista del
patrimonio mondiale dell'Unesco e al tempo stesso quella che favorisce l'affermarsi
della cultura come un settore vivo, dinamico e moderno. Firenze è tanto un bacino economico da 32 miliardi di euro l'anno quanto
il tempio di un patrimonio unico ereditato
dal Rinascimento. Al turismo si aggiungono
le industrie della moda, i mestieri d'arte, del
design e della filiera culturale nel suo complesso, che rappresentano diverse centinaia
di migliaia di posti di lavoro, il più delle volte
locali, radicati in un territorio, in un sapere,
in un contesto creativo.
Valorizzare la cultura richiede politiche
pubbliche e investimenti adatti al funzionamento specifico dei mestieri della cultura. Diverse convenzioni internazionali, che hanno
richiesto anni di lavoro, offrono un quadro
di riferimento e permettono di condividere
esperienze di successo . Certo, resta ancora
da integrarle nelle politiche locali e la strada
è lunga. Gli strumenti statistici e gli studi
sull'impatto della cultura sulla crescita - che
l'Unesco contribuisce a sviluppare - sono
promettenti, tuttavia ancora a uno stadio embrionale, come pure i programmi di formazione professionale, di educazione artistica
odi libera circolazione degli artisti e operatori culturali. L'Unesco vi si dedica attraverso
l'attuazione di numerose convenzioni, in
particolare sulla protezione del patrimonio
mondiale (Convenzione del 1972), sulla protezione e promozione della diversità delle
espressioni culturali (Convenzione del
2005), o del patrimonio culturale immateriale (Convenzione del 2003). Resta da indicare
concretamente come integrare , in ciascun
settore, il fattore culturale nelle politiche di
sviluppo sostenibile.
È proprio questo, il senso della risoluzione
adottata nel dicembre scorso dall 'Assemblea
generale delle Nazioni Unite, che riconosce il
ruolo della cultura e della diversità culturale
nello sviluppo sostenibile ed esorta gli Stati a
definire le modalità per integrarla nelle politiche nazionali. Il Forum di Firenze giunge al
momento opportuno dei dibattiti in corso alle Nazioni Unite allorché è in fase di definizione il nuovo programma di sviluppo sostenibile, che sarà adottato nel 2015. È un'opportunità storica da non perdere , per riconoscere finalmente che lo sviluppo sostenibile è innanzitutto uno sviluppo creativo e culturale.
focus2ol4.org
Direttore generale delPUnesco
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