Immagini di una scoperta Haroba Kosht CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO La più antica chiesa d’oriente sulla Via della Seta Veneti in Oriente Antiqua Agredo Centro Studi Venezia-Oriente Immagini di una scoperta la storia In una terra poco conosciuta alle porte d’Oriente si celano le memorie di un passato ancora tutto da scoprire che coinvolge direttamente la storia della Serenissima Repubblica. Ben prima di Marco Polo, infatti, i mercanti veneziani si spingevano lungo le Vie della Seta appoggiandosi alla fitta rete di caravanserragli-monastero organizzati dai Cristiani “separati” d’Oriente, soprattutto Nestoriani. Nestorio, patriarca di Costantinopoli dal 428 al 432, fu il capostipite dell’eresia ancora oggi diffusa tra i cristiani d’Oriente. Basata fondamentalmente sulla doppia natura di Cristo - umana e divina - fu condannata dal concilio di Efeso nel 431. I monaci Nestoriani contavano su di una organizzazione ben distribuita dal Mediterraneo alla Cina e spesso costituivano società commerciali con Veneti, Liguri e Francesi. In particolare, furono due monaci Nestoriani di Merv, nell’attuale Turkmenistan, a portare a Bisanzio nel 555 i primi bachi da seta, svelando il segreto del prezioso tessuto. Seguendo le tracce dei principali caravanserragli-monastero nestoriani e le lapidi, qui rinvenute, relative a tombe di mercanti deceduti durante il viaggio, è stato possibile ricostruire le rotte dei mercanti veneziani e individuare in Merv (nell’attuale Turkmenistan) una delle più importanti tappe lungo le rotte mercantili verso la Cina. Immagini di una scoperta il luogo Il Turkmenistan rappresenta da sempre la cerniera con l’Occidente. Fino a pochi anni fa sotto il dominio sovietico, era una terra quasi irraggiungibile, oggi è al centro di indagini capaci di riscrivere la storia dell’archeologia cristiana e della presenza dei Veneziani in Oriente. Riemergono i reperti di ricoveri per carovane, alberghi fortezza, città fortificate. MERV Tra queste, la più importante era sicuramente Merv, che tra il IX e gli inizi del XIII secolo, era forse la più grande città del mondo e per questo passata alla storia con l’epiteto di “città delle città”. Oggi, le stupefacenti testimonianze di questo imponente passato sono raccolte nel Parco Storico-Archeologico dell’Antica Merv, posto sotto la tutela Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Fonti documentali ma anche alcuni reperti-guida (in particolare vetri classificati dagli esperti del British Museum di fattura veneziana e alcune ceramiche invetriate) hanno fatto convergere verso questo luogo le ricerche della missione archeologica italiana interessata a ricostruire le rotte dei mercanti veneziani. Immagini di una scoperta la scoperta Lo scavo e il restauro del sito di Kharoba Kosht (letteralmente “castello in rovina”) rappresenta per gli eredi della Serenissima, ambasciatori della Regione Veneto in Turkmenistan, quasi un ritorno a casa. Dopo i primi scavi ad opera di studiosi sovietici, condotti negli anni Cinquanta, solo le recenti campagne hanno iniziato a far luce sull’enigmatico edificio situato fuori dalle mura dell’Antica Merv riuscendo a dimostrare le sue origini di insediamento proto-cristiano, poi convertito ad altri usi, fino alla rovina avvenuta agli inizi del XIII sec. nel corso delle orde mongole. Il complesso, composto da edificio di culto e hospitio per viandanti, sarebbe stato eretto dai monaci nestoriani alla fine del IV secolo, su di un preesistente edificio di tarda epoca partica, databile tra la fine del II e l’inizio del III secolo, candidando così Kharoba Kosht ad affermarsi come la più antica chiesa dell’Asia Centrale. gli scavi Le tre campagne di scavo sino ad ora condotte (2009-2011) hanno consentito di consolidare le mura perimetrali degli edifici che compongono il complesso monastico. Lungo 55 metri e largo da 13 a 18 metri, il corpo centrale dell’edificio ha una pianta a croce ed è ipotizzabile anche la presenza di una cripta non ancora completamente indagata. Sul lato Est è venuta alla luca la splendida facciata e una grande porta d’accesso con arco a tutto sesto in mattoni d’argilla. Innumerevoli i reperti archeologici già rinvenuti, databili dall’epoca partica (monete e statuette del II-IV sec a.C) e poi ceramiche, mattoni con impronte, stoviglie di pietra. Di fondamentale importanza per confermare l’utilizzo a luogo di culto dell’edificio e la presenza nestoriana, la scoperta di una piccola croce in bronzo e rame databile intorno all’XI secolo. Le indagini sul sito di Haroba Kosht sono appena all’inizio, l’interno dell’edificio non è ancora stato interessato dagli scavi e grandi scoperte potrebbero ancora stupire gli archeologi. Immagini di una scoperta staff scientifico-operativo collaborazioni con istituti e istituzioni Consiglio regionale del Veneto National Department of Turkmenistan for Protection, Research and Restorations of Historical and Cultural Monuments Unesco - Asia and the Pacific Ministero degli Affari Esteri Italiano “Antiqua Agredo” Centro Studi Ricerche Venezia-Oriente Gli interventi di recupero e restauro condotti sul sito di Haroba Kosht, sono stati promossi dal Consiglio Regionale del Veneto e dal Centro Studi Ricerche Venezia- Oriente “Antiqua Agredo” in collaborazione con il National Department for Protection, Research and Restorations of Historical and Cultural Monuments Ministry of Culture del Turkmenistan. Direttore della missione il prof. Gabriele Rossi Osmida, archeologo, Presidente del Centro Studi Venezia-Oriente “Antiqua Agredo”. Dello staff scientifico-operativo hanno fatto parte Jepbarov Rejep, Direttore del Parco Archeologico “Ancient Merv”, supervisore agli interventi di restauro; Annamurad Orazov, vice direttore del parco archeologico e assistente di scavo; Stefano Tracanelli, dell’Istituto di Restauro di Pordenone, responsabile degli interventi di restauro e Anna Rosa Cengia dell’ Antiqua Agredo, responsabile della repertazione. L’ équipe si è vvalsa di consulenze scientifiche internazionali (con i maggiori esperti inglesi, americani, israeliani, francesi e naturalmente italiani).
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