LG Biblioteca della Montagna - CAI Milano Club Alpino Italiano Sezione di Milano Biblioteca Luigi Gabba archivio storico e fotografico Servizio Bibliotecario Nazionale Anno IX N.34 - Primavera 2014 Direzione e redazione Via Duccio di Boninsegna 21,23 - 2045 Milano Tel. 0291765944 - Fax 028056971 www.caimilano.eu - email: [email protected] Rolly Marchi “decatleta della vita”, il ritratto di un grande amico del Club Alpino italiano 1914-1918 i nostri soci eroi che non tornarono dalla grande guerra Gianetti una serata coi ragazzi del cai milano per celebrare i 100 anni del rifugio LG Editoriale Biblioteca della Montagna - CAI MIlano Anno IX N.34 - Primavera 2014 Direzione e redazione Via Duccio di Boninsegna 21/23 - 20145 Milano Tel. 0291765944 - Fax 028056971 www.caimilano.eu email: [email protected] Coordinamento redazionale: Renato Lorenzo e-mail: [email protected] Biblioteca della Montagna - CAI Milano Via Duccio di Boninsegna 21,23 - 2045 Milano orario martedì 10:00-12:30/14:00-19:00/21:00-22:30 giovedì 10:00-12:30/14:00-19:00 È vietata la riproduzione anche parziale di testi, fotografie, schizzi, figure, disegni, senza esplicita autorizzazione. Layout: Lorenzo Serafin La redazione accetta articoli, possibilmente succinti, compatibilmente con lo spazio, riservandosi ogni decisione sul momento e la forma della pubblicazione. Il materiale da pubblicare deve essere in redazione, possibilmente per posta elettronica o con supporti informatici, entro l’ultimo giorno del mese precedente alla pubblicazione trimestrale. Club Alpino Italiano Sezione di Milano fondata nel 1873 7.000 soci (fine dicembre 2013) Distribuzione riservata gratuitamente ai soci Il bollettino rinnova la testata in nome di Gabba, illustre Presidente I l bollettino della Biblioteca della Montagna, giunto alla sua 34° uscita, nasce per iniziativa di Renato Lorenzo nel 2005 con l’intento di proporre ai soci una selezione di argomenti e approfondimenti: trimestralmente un florilegio di saggi di invito alla lettura degli oltre 9.000 volumi presenti nella omonima biblioteca del Cai Milano. La storia della biblioteca coincide infatti con la lunga storia della sezione, nata nel 1873 per iniziativa di un gruppo di appassionati di montagna appartenenti alla alta borghesia milanese: nei 140 anni della sua esistenza è stato raccolto un ricco patrimonio di testi, immagini, e documenti che raccontano lo sviluppo dell’alpinismo e del turismo alpino visti da un angolatura molto... milanese. Luigi Gabba, che raccogliendo il testimone dall’Abate Stoppani è stato il secondo presidente della sezione di Milano, fu un chimico illustre, rigoroso divulgatore in Italia di alcune scoperte basilari della chimica e di numerose applicazioni industriali che negli anni in cui operò erano state realizzate nelle nazioni europee più progredite; scorrendo il profilo biografico redatto dal Politecnico di Milano - che nel 1872 lo nominò professore straordinario di chimica generale e tecnologica - scopriamo tra l’altro che nel settore applicativo Gabba divulgò la sintesi dell’essenza di mandorle amare, dell’essenza di cannella, della vaniglina, di vari coloranti organici (colori d’anilina, indaco, alizarina), di numerosi medicinali (acido salicilico, antipirina, fenacetina, salolo). E la sua vocazione per la divulgazione non poteva che ben coniugarsi con l’incarico di Presidente di un CAI milanese nato proprio per promuovere e diffondere i valori dell’alpinismo e dello studio dei territori alpini, sul modello delle società alpinistiche d’oltralpe. Naturale quindi che a un uomo di scienza come Gabba sia intitolata la Biblioteca della Montagna, che ricordiamo è parte del Servizio Bibliotecario Nazionale (il suo archivio è consultabile online all’indirizzo www. biblioteche.regione.lombardia.it/OPACRL/ LG_marzo 2014 2 QUANDO IL “PIANO B” RISULTA MIGLIORE DEL “PIANO A” Più passano gli anni, più si scopre che sono le occasioni mancate quelle più determinanti per la vita e spesso anche per la storia. Vale anche per la diretta alla Punta Walker. Si può dire per certo che vistasi soffiare da sotto il naso la nord dell’Eiger, a Cassin e ai suoi toccò ripiegare sull’obiettivo di riserva, oggi si direbbe sul “piano B”. E così finirono con l’aprire la più bella e la più tecnica fra le grandi nord delle Alpi. Senza nulla togliere alle vie sul Cervino e sull’Eiger, il tracciato che supera la più alta delle punte che coronano le Grandi Giorasse (come si scrisse all’epoca) si stacca su tutti e resterà, fino all’apertura della via sul Pilone Centrale del Freney (1961 !) la più difficile (e bella) via di arrampicata in alta quota delle Alpi. Solo delle Alpi? Certo la nord del Cervino porta dritta in vetta alla montagna simbolo dell’alpinismo e la via sull’Eiger è un’impresa impastata di coraggio (o forse di temerarietà?), di resistenza e di astuzia. Ma volete tentare anche lontanamente un raffronto con la bellezza dell’arrampicata? Leggendario poi il racconto dell’approccio, fra gli stratagemmi per sfuggire allo sguardo dei concorrenti e le ironie del rifugista alla domanda finto ingenua “Scusi ci può indicare da che parte è la parete delle Grandes Jorasses?” Oggi a dare un’occhiata all’immagine che riporta (quasi) tutte le vie della nord c’è da restare impressionati. Ma la magica linea lungo la quale Riccardo si innalzò, indirizzato dai suggerimenti del suo ufficiale di rotta Ginetto Esposito e sostenuto dalla sicurezza che solo uno scalatore della bravura di Ugo Tizzoni poteva garantire, resta lì inalterata nella sua bellezza a cui gli anni che passano non tolgono un briciolo di appeal. Rivelata al grande pubblico dal racconto fattone sulla “Rivista Mensile” dagli stessi protagonisti, in questa salita perfetta e senza sbavature e fronzoli, c’è il marchio di fabbrica della ditta Cassin. Poi la sua fama è venuta accrescendosi nel tempo per le ripetizioni di prestigio, per restare scolpita definitivamente nelle parole di Gaston Rebuffat. E questo già dalle prime righe nel suo capitolo in Stelle e tempeste: “La parete nord della Grandes Jorasses? È difficile ma soprattutto è tanto bella”. Alberto BENINI scrittore di montagna SEDE: Via Privata Duccio di Boninsegna, 21/23 – 20145 – Milano Zona Porta Magenta 0236515704 – www.caimilano.eu – [email protected] MM1 rossa linea per Bisceglie – fermata Pagano MM1 rossa linea per Rho Fiera Milano – fermate Pagano o Buonarroti ORARIO: martedi 10,00 - 12,30 / 14,00 - 19,00 / 21,00 - 22,30 Giovedi 10,00 – 12,30 / 14,00 – 19,00 cat/SF) nonchè comprensibile anche la ragione per cui si avverta la necessità oggi di intitolare a lui questo bollettino, dopo averlo sottoposto a una piccola operazione di “restyling”, stampando una prima tiratura minima di 200 copie. Meno scontato è invece il desiderio di rilanciare il ruolo informativo di questa pubblicazione: in questo numero un piccolo passo nella direzione di un notiziario condiviso è stato fatto ospitando nell’ultima di copertina una pagina interamente dedicata alla Commissione culturale e alle sue iniziative. E un aumento della fogliazione consentirebbe, pur se limitatamente alla dimensione di un piccolo notiziario, di accogliere contributi sezionali a più largo raggio, aprendo alle varie commissioni e alle altre attività sezionali. E pure appare praticabile la possibilità di raggiungere - per lo meno in versione digitale, tramite segnalazione sulla newsletter - tutti gli iscritti laddove, fatta salva la centralità degli aspetti culturali trattati dal bollettino, con ulteriore sforzo è possibile offrire ai soci una periodica informazione anche su altre attività sezionali e sulle scadenze istituzionali. Lunga vita dunque, sulla carta, a Luigi Gabba e al suo bollettino! Giorgio Zoia 1914-1918 Commemorazioni: la grande guerra e il tributo dei nostri soci Nel 2014 cade il centesimo anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, un evento che sconquassò l’Europa. L’Italia pagò un caro prezzo: 654.000 morti, 450.000 tra feriti e invalidi, circa 60.000 dispersi. Anche la nostra Sezione, nel suo piccolo, pagò un alto tributo di vite umane: alla fine del conflitto si contarono ben 71 deceduti, a tre dei quali furono assegnate medaglie al valor militare: Paolo Ferrario, Fausto Gnesin e Gian Luigi Zucchi. PAOLO FERRARIO (domanda d’ammissione del 3/8/1907) Decorato con medaglia d’argento. La breve vita di Ferrario è strettamente legata alla storia del CAI Milano del primo Novecento: diresse per anni il Gruppo lombardo alpinisti senza guide (GLASG) e a lui si devono il progetto e la costruzione (1911-1912) del rifugio Gianetti, la cui collocazione e storia ne fanno uno dei più noti dell’arco alpino. Assegnato al corpo dei genieri, il 19 maggio del 1916, allo scoppio di una mina, un macigno colpì a morte Ferrario. Dal suo testamento risultò che aveva donato cospicue somme per la costruzione di rifugi e lo sviluppo dell’alpinismo. Un piccolo rifugio, eretto a suo nome, esistette fino al 1935 in Val Torrone, quando fu travolto da una valanga. Tra gli altri vogliamo segnalare anche questi due soci: ALDO BONACOSSA (domanda d’ammissione del 11/7/1913) Notissimo alpinista, fu autore nel 1915 della guida alpinistica Regione dell’Ortler, della collana dei monti d’Italia e pubblicata dal CAI Milano. Il volume, già stampato, fu tenuto riservato perché venisse distribuito gratuitamente ed utilizzato solo da quegli ufficiali alpini, soci e non soci, che si trovavano appunto a combattere nella zona nel volume descritta con grande accuratezza e per questo utile in tempo di guerra. Assieme venne distribuita anche la carta topografica dell’Ortles-Cevedale dell’ingegnere Pietro Pogliaghi. PIER LUIGI VIOLA (domanda d’ammissione del 11/7/1913) La Biblioteca custodisce molti “Libri dei Visitatori” dei rifugi di sua proprietà. Tra questi quello della Capanna Milano, ora Rifugio V° Alpini in Val Zebrù, pervenuto alla Sezione subito prima dello scoppio della guerra: grazie alla preveggenza del Viola, Sottotenente del V° Reggimento Alpini, venne ritenuto opportuno ritirarlo per evitare il quasi sicuro smarrimento. Il libro, autentico cimelio, venne poi fatto pervenire alla Sezione di Milano per una opportuna custodia. Infine, anche se non appartenne alla nostra Sezione, vogliamo ricordare la figura del capitano Arnaldo Berni ARNALDO BERNI Un passo dell’ultima lettera del capitano Arnaldo Berni scritta ai genitori dalla vetta del San Matteo (morirà il 3 settembre 1918 – decorato con medaglia d’argento) “San Matteo, 31 agosto 1918. Dai primi di questo mese fino a oggi, ho lavorato e faticato molto, ho dato gran parte delle mie energie e in molti momenti era solo il mio entusiasmo (che non è mai venuto meno) e lo spirito di compiere tutto il mio dovere che mi hanno sorretto; e se tutto quello che ho fatto e tutto quanto ho sofferto non sarà riconosciuto, io sarò ugualmente contento e continuerò sempre a dare quanto posso per il bene della Patria.” La Punta San Matteo è stata teatro di violenti combattimenti. Pur sotto un violento bombardamento nemico, Arnaldo Berni, con calma e serenità, stava prendendo le disposizioni per la resistenza quando rimase ucciso da una bomba austriaca. Dopo la guerra, anni di ricerche non hanno consentito di recuperare la salma di Berni che, per questo motivo, è passato alla storia come “il capitano sepolto tra i ghiacci”. La nostra Biblioteca “Luigi Gabba” offre un’ampia varietà di testi riguardanti gli eventi della Prima Guerra Mondiale, guide dei campi di battaglia, memorie, ricostruzioni, racconti, saggi e una tesi, nonché quanto apparso sui vari periodici dell’epoca. La guida, pubblicata nel 1915, di cui fu autore Aldo Bonacossa Arnaldo Berni, il “capitano sepolto tra i ghiacci” Paolo Ferrario, a lui e al gruppo GLASG si deve la costruzione del rifugio Gianetti 3 LG_marzo 2014 I 100 anni della Gianetti Coi ragazzi del Cai Milano una giornata da non dimenticare I nvece di libri parliamo adesso di…rifugi. Si intende, alpini. Bella roba, dirà qualcuno, un argomento sfruttato nel bene e nel male. Stavolta dobbiamo parlarne bene e a ragion veduta: la Capanna Luigi Gianetti che sta lassù a far solletico alle balze del Pizzo Badile. Questo lo sanno quasi tutti gli alpinisti ed escursionisti lombardi (lì ci passa anche il famoso Sentiero Roma). Intanto diciamo una prima cosa forse non a tutti nota: dei rifugi rimasti alla nostra Sezione dopo il massiccio depauperamento è quello più noto nell’ambiente alpinistico mondiale. Qui sopra una foto del 1961 ritrae Giulio Fiorelli, storico gestore della Gianetti, con la sua famiglia; nella foto a destra il rifugio ripreso dal basso sempre nel 1961; in alto di fianco al titolo la locandina stampata dalla Sezione per la storica giornata commemorativa. Perché ciò? Ma perché, appunto, sta lì sotto i due Pizzi: Badile e, un po’ più discosto Cengalo. Le loro pareti e creste sono concupite da scalatori di tutto il mondo, appunto. Della capanna Gianetti rammentiamo che nel 2013 ricorreva il centenario della sua costruzione. Luigi Gianetti, conscio che la vecchia Capanna Badile (1887) non era più all’altezza dei tempi, propugnò l’edificazione di un nuovo confacente ricovero: fece di più; contribuì con un generoso lascito alle prime spese. La Sezione ha voluto celebrare, molto opportunamente, i 100 anni della nostra capanna organizzando una bella manifestazione per l’ultimo fine settimana dello scorso giugno diversi soci e socie hanno contribuito all’allestimento di tutto, lassù. Tra i volenterosi c’erano anche ragazze e ragazzi del Gruppo Giovanile. Numerosi partecipanti percorsero il sentiero da Bagni del Masino alla capanna (mama, se l’è longh…). Alcuni giunsero persino la mattina della domenica anche a mezzo dell’elicottero (ahi, ahi, ahi…). Le cose ai 2534 m della LG_marzo 2014 4 “Gianetti” si sono svolte ottimamente. “Ma la serata?” si chiederà qualcuno. Calma, ci arriviamo quasi subito, con una premessa: grazie al classico passa parola molti, via Internet, avevano potuto accedere ai bei “video” delle TV locali di Sondrio e Lecco. Altri invece devono dire grazie ai giovani “clienti” che hanno allestito un foto-documentario sull’avvenimento svoltosi là nell’Alta Val Porcellizzo. E i ragazzi si sono buttati impavidamente. Innanzitutto, rovistando nei capaci archivi sezionali, hanno “tirato fuori immagini e documenti; hanno aggiunto, naturalmente, le foto recenti e confezionato quanto a loro chiesto. E venerdì 22 novembre c’è stata la presentazione “dell’opera” nella sala Cevedale della nostra Sede. La proiezione è iniziata con le foto color seppia della minuscola capanna Badile (un cubo); le vecchie guide con baffoni d’ordinanza, “caplasc”, giacca della festa (quella che indossavano per accompagnare i “sciori” sulle cime della valle); documenti contabili e così via. Poi si è passati a vedere la celebrazione vera e propria con il massiccio dispiegamento di foto scattate durante la manifestazione. Queste erano bellissime grazie alle prodigiose fotocamere odierne. Abbiamo potuto vedere l’alzabandiera, i discorsi, la Santa messa detta da un sacerdote… aerodinamico come il piviale che indossava, gli interventi del nostro Coro sezionale. Ogni tanto gli obiettivi erano puntati sui circostanti monti: di qui la testata di Val Porcellizzo con il vecchio, caro Badile, severo ma commosso (ci sono quelli che percepiscono queste cose…), il Cengalo, i Gemelli di Bondasca; di là (Sud) Ligoncio, Cime del Calvo e giù fino alle Orobie occidentali. Il vice presidente, Giorgio Tieghi, chiuse la serata apprezzando il lavoro degli organizzatori, dei presenti e del piccolo drappello dei nostri coristi che ha voluto contribuire con alcuni canti di repertorio. Il cronista di passaggio I nostri archivi Amore per la montagna in 50 fascicoli: i diari di Adone, un lascito prezioso I l socio Adone Beltrami, classe 1910, fu molto attivo a partire dagli anni ’50 quando, iscrittosi alla Sezione di Milano del CAI, frequentò con impegno e passione la montagna. Non raggiunse cime eccelse e non compì imprese sovraumane, ma aveva il grande pregio di riuscire ad assorbire tutto quello che di bello gli trasmetteva la montagna. Di questo grande amore riusciva poi a far partecipi anche i suoi compagni di gita ed escursioni. I diversi fascicoletti (oltre cinquanta) che raccolgono i diari delle sue gite accompagnate da impressioni, stati d’animo, fotografie, sono state donate dalla figlia alla nostra Biblioteca, dopo che recentemente Adone “è andato avanti”. Le innumerevoli impressioni che arricchiscono i suoi diari non sono mai banali e la loro lettura è qualche cosa di molto piacevole. I diari andrebbero pubblicati nella loro totalità, ma siccome questo è impossibile, abbiamo stralciato alcune paginette. kkk Non voglio iniziare questo nuovo diario con il raccontino delle solite passeggiate ma, come ho detto altre volte, ogni tanto alternerò qui le mie vere arrampicate fatte quando non tenevo diari. Almeno perché questi episodi mi ricordano con piacere quello che adesso non posso più fare. E’ una consolazione banale, ma per me lo è… 25 agosto 1950 – Torre Stabeler – m 2803 – Gruppo delle Torri del Vajolet con la guida Rino Rizzi. Da Pozza di Fassa vado al Gartl, attraverso il Passo delle Coronelle (m2630) e il Passo Santner (m2741) allungando così il percorso, facendo allenamento per l’arrampicata sulla vetta del Catinaccio programmata con la guida per il giorno dopo. Al Rifugio Re Alberto I° (m2621) è un magnifico tramonto e la sera c’è un chiaro di luna meraviglioso che mi permette di fare una bellissima foto, (sembra scattata di giorno), alle tre torri del Vajolet. Ancora non sapevo che la guida, cambiando programma, mi avrebbe fatto arrampicare su una di quelle. Alle ore sette del giorno dopo seguo la guida che mi porterà dove lui ha deciso. Si incammina verso la torre ed a me comincia a battere il cuore. Sembra una cosa troppo bella e troppo grande per me. Quante volte avevo letto nei libri di montagna dei primi salitori, delle difficoltà incontrate e della conoscenza di questo gruppo in tutto il mondo alpinistico. Già la prima volta che avevo visto le tre Torri nell’agosto del 1947, mi pareva di aver conosciuto una delle sette meraviglie (e un po’ lo era effettivamente) e quindi era già giustificata la mia gioia di essermi avvicinato a questo elemento geologico mondiale Fra la Stabeler e la Winkler Rino mi lega alla sua corda e cominciamo ad arrampicare sulla Winkler. Alla prima cengia attacchiamo uno dei punti più verticali della Stabeler. Rino mi aveva avvertito che avrei trovato ottimi appigli. Ora la montagna mi ha preso. Ci metto tutta la mia calma e tutta la mia forza. Per quasi due ore ho il cuore in gola e la bocca asciutta. In un paio di punti che mi sembrano difficili comprendo il valore della corda e della cordata. E’ la vita che si allunga fuori fino al compagno che la tiene nelle sue mani. Siamo sulla vetta. Ho raggiunto una felicità che mi credevo preclusa e che non conoscevo prima. E’ impossibile trovare le parole; non ci sono. C’è il panorama che adesso è “sotto”. Ecco il rifugio che è ai piedi della grande parete ovest del Catinaccio. Ho forse volato per arrivare fin quassù? Ed ora alla discesa. Nella profonda spaccatura verticale fra la Stabeler e la Delago, la nuova emozione della “corda doppia”. Quattro calate di volta in volta più sicure e più divertenti e più veloci sotto l’incombere della roccia liscia e arcigna con il vuoto amico sotto di me. Peccato! E’ finita. Al Gartl Rino ha esaurito il suo compito con coscienza e capacità ed io sono stranamente eccitato. Mi sembra di non capire più niente. Se non mi frenassi potrei mettermi a gridare a tutti e alle montagne che sono salito fin “lassù”. Ho bevuto tutta insieme la gioia dell’arrampicata e mi sono ubriacato. Qui sopra Adone Beltrami in cima alla Torre Stabeler (m 2803) nel gruppo delle Torri del Vajolet, rappresentata qui sotto in una illustrazione tratta dalla Guida dei Monti d’Italia 5 LG_marzo 2014 L’eredità di Rolly Marchi Un decatleta della vita, innamorato della montagna e della buona neve Qui sopra Rolly Marchi con Walt Disney, il mago dei cartoon, nel 1960 alle Olimpiadi di Squaw Valley (Usa); accanto al titolo uno dei cappelloni a tesa larga che Rolly amava portare e che ha gentilmente prestato, a maggio del 2013, al comitato organizzatore per illustrare la sala dedicata alla comunicazione di montagna alla mostra allo spazio Oberdan S ciatore, scalatore, fotografo, giornalista, scrittore, organizzatore di eventi sportivi e culturali, Rolando “Rolly” Marchi è stato un grande amico della montagna di cui era incomparabile comunicatore. Alla neve ha dedicato centinaia di scritti e libri appassionanti. Dal 1991 alla sua scomparsa, il 14 ottobre 2013, ha diretto il semestrale La Buona Neve, di cui è anche stato fondatore. Trentino di nascita, il suo “campo base” era a Milano, in corso Garibaldi, dove viveva con la moglie Graziella, pittrice di sublimi paesaggi dolomitici. Papà Ciro, patriota e fervente amico di Cesare Battisti, gli mise gli sci ai piedi nel 1932. Da allora la “bianca visitatrice” è stata una presenza costante nella sua vita e dei suoi scritti. Rolly vanta un record ineguagliabile: ha raccontato come giornalista 21 Olimpiadi! E’ molto difficile riassumere il curriculum di questo “decatleta della vita”, nato a Lavis (Trento) il 31 maggio 1921, laureato in giurisprudenza, combattente in guerra, decorato al valor militare. Fondatore dello Sci club accademico italiano, del Kilometro lanciato, Rolly deve anche la sua fama a migliaia di bambini oggi ormai adulti: quelli che parteciparono al Trofeo Topolino, quando Rolly organizzava con Mike Bongiorno queste gare di sci per i piccoli, in testa l’inseparabile cappellone che gli aveva regalato Walt Disney ai Giochi di Squaw Valley. Alla mostra organizzata nel LG_marzo 2014 6 2013 allo Spazio Oberdan dalla Sezione di Milano in occasione dei 150 anni del Club Alpino Italiano era esposto in una bacheca uno degli inseparabili cappelli di questo eterno cow boy insieme con la biografia Rolly Marchi, cuore trentino che gli ha dedicato lo stesso anno Bepi Pellegrinon (Nuovi Sentieri) con la prefazione di Roberto De Martin. Benché malfermo nelle gambe, quel 14 maggio Rolly è caparbiamente intervenuto alla cerimonia d’inaugurazione, accolto nella sala Merini da un applauso scrosciante. Non era più il “pezzo d’uomo” (titolo di un suo romanzo) di un tempo. Camminava fieramente con il bastone e si lasciava volente o nolente sorreggere dagli amici. Le 92 primavere si facevano sentire anche per colpa di un brutto incidente stradale, ma Rolly non ha voluto ugualmente rinunciare nel 2013 al “suo” TrentoFilmfestival, nella città natale che tanto amava. E’ stata la sua ultima apparizione in pubblico. Chi scrive ha avuto la fortuna di godere della sua amicizia e ora che Rolly non c’è più ne avverte dolorosamente la mancanza. Soprattutto passando per corso Garibaldi dove ci si incontrava a fare due chiacchiere ai tavoli di un caffè, di frequente interrotti dalle tante persone che lo riconoscevano e attaccavano a loro volta bottone con il maestro. Era un visionario dal cuore bambino Rolly, uno di quegli uomini che trovano sempre una scappatoia per alleviare le pene in questa valle di lacrime. Ma era anche uno che non si arrendeva mai, ilare quando era necessario con il suo invidiabile repertorio di barzellette, ma serio e professionale nelle fasi cruciali dei progetti come io stesso ho avuto modo di sperimentare allestendo sotto la sua guida la mostra “Alpi, spazi e memorie” alla fine dell’altro secolo ai Musei di Porta Romana sotto l’egida del Comitato EV K2 CNR. Il suo legame con il Club Alpino Italiano era fortissimo. Del 1927 è la sua prima iscrizione alla Società operaia degli Alpinisti Tridentini (Sosat). Negli anni Novanta, quando partecipò a un “meeting” della Grignetta organizzato da Agostino Da Polenza ai Piani Resinelli, rimase incantato nel mettere piede per la prima volta nello storico rifugio Carlo Porta del CAI Milano. Si parlò di dedicargli, lui vivo, una sala ma poi non se ne fece niente. Forse è arrivato il momento di riparlarne. Roberto Serafin Cantieri d’alta quota Rinasce il bivacco al passo del Gries grazie agli scout e al CAI Formazza A l Passo del Gries, che collega Milano con Berna, la Val Formazza con il Vallese, è stata costruita nel 1963 una Cappellina con funzione anche di ricovero di emergenza in caso di maltempo, frequente da quelle parti. L’opera era stata costruita dagli scout milanesi del Gruppo MI IV. Era stata voluta e realizzata dagli amici e dalle famiglie in memoria dei tre ragazzi scout del Reparto Orsa Minore, tragicamente scomparsi in una bufera di violenza terribile, rimasta viva nel ricordo dello scoutismo milanese come anche in quella dei montanari e delle Guide della val Formazza. La bufera, che fu definita infernale dalle conclusioni dell’inchiesta giudiziaria, travolse la comitiva nel pomeriggio del 28 dicembre 1953 e durò quarantotto ore non permettendo alle squadre del soccorso di intervenire prima. La struttura si era ormai deteriorata (siamo a 2500 metri, e al Passo del Gries la tormenta acceca e il vento solleva da terra) ed era tempo di intervenire. Il bivacco, ricostruito con criteri moderni di grande sicurezza ed efficienza, è ora a disposizione degli alpinisti ed degli appassionati di trecking che sempre più frequentemente ripercorrono lo storico percorso nord-sud dei commercianti e allevatori Walser, mitiche popolazioni in grado di sopravvivere sfruttando i pascoli più alti della val Formazza, a un passo dai ghiacciai, un tempo splendidi, dell’Arbola e del Blindenhorn. Al Gries hanno lasciato tracce, in parole o immagini, nell’800 anche certi strani turisti: artisti, poeti, letterati, pittori e musicisti, come Wagner, che dal nord scendevano a visitare il “paese dove fioriscono i limoni”. Ne fa fede il Museo della Valle, a Ponte Formazza, interessante tanto quanto l’altro piccolo Museo di Riale che documenta con straordinarie immagini d’epoca la nascita dello sci di fondo in Italia. Tra i nostri soci, vecchi scout milanesi, e il CAI Formazza, oggi guidato da Piero Sormani, è nata grande intesa, così come può capitare tra la gente che conosce e pratica davvero la montagna. Senza troppe parole o formalità, si è sviluppata una intensa ed efficace collaborazione: in tempi brevi si è concordato e predisposto un progetto tecnico con le soluzioni più avanzate, si sono reperiti i fondi a copertura dei materiali e dei trasporti. Nel mese di agosto 2013, precedendo di poco le prime nevicate, si è ar- rivati alla realizzazione della cappellina-bivacco che ha visto la collaborazione operosa di alcuni soci “cittadini” e sopratutto dei volontari di tutta la Comunità formazzina, con l’esperienza dei suoi straordinari artigiani e tecnici, con in prima linea il Cai Formazza e l’amministrazione comunale. Il Bivacco, già consegnato in gestione al Cai - Formazza, sarà ufficialmente inaugurato durante l’Incontro Transfrontaliero delle Genti Walser, che avrà luogo secondo la tradizione la prima domenica di agosto proprio al Passo del Gries. E’ un bellissimo esempio della montagna che unisce, uno storico incontro fra le popolazioni che condividono la lingua, la cultura materiale, le tradizioni dei Walser che, insediatisi un tempo sulle valli alpine, qui convergono. Della vicenda, della memoria scout, della funzione dei bivacchi e della loro gestione, dei percorsi in alta quota nelle terre alte si vorrà parlare anche in un incontro con i protagonisti ed esperti, nella nostra sede di Milano in via Duccio di Boninsegna, il 6 maggio prossimo. Ci auguriamo che i nostri soci partecipino numerosi e interessati. Luisa Ruberl e Carlo Lucioni Un immagine della cappella bivacco durante i lavori di ristrutturazione completati l’estate scorsa. Dal bivacco si gode uno spettacolo mozzafiato sulle cime circostanti e proprio di fronte la Punta d’Arbola. La cappella rifugio comprende un’ossatura strallata in acciaio zincato su basamenti in calcestruzzo, una copertura in lamiera grecata di alluminio e pannellature esterne in legno di larice e interne in legno di abete. 7 LG_marzo 2014 Paradisi (non solo) artificiali La buona neve di Rolly Marchi Dall’ambiente indoor una porta aperta verso la Montagna Omaggio a più voci all’indimenticabile cowboy delle nevi La conferenza/tavola rotonda offre un’aggiornamento sulle richieste e le progettualità espresse in questi anni anche da parte delle sezioni e sottosezioni del Club Alpino Italiano oltre che dalle associazioni delle Guide alpine e più in generale del mondo dell’associazionismo di montagna. Sarà proiettato il film di Renato Gaudioso La Grignetta palestra degli alpinisti lombardi (1953) e si discuterà approfonditamente sulla capacità delle palestre indoor di promuovere la frequentazione consapevole della montagna trasformandosi talvolta in occasioni virtuose di riqualificazione urbana. Condotto da Piero Carlesi l’incontro prende spunto dalla rivista “La buona neve” che Rolly ha ideato e diretto per tanti anni. La serata è aperta ai tanti amici che vorranno rendere omaggio a questo eclettico “decatleta della vita”, come lui amava autodefinirsi. Sullo schermo si rivedranno spezzoni del Trofeo Topolino che Marchi ha ideato e organizzato, ma anche immagini del museo dell’alpinismo italiano ideato da Rolly a Skardu, in Pakistan, e infine una curiosità: un inedito cortometraggio realizzato da Gigi Giustiniani in corso Garibaldi a Milano dove il trentino Rolly aveva stabilito il suo “campo base”. Scialpinismo tra Lombardia e Grigioni 91 itinerari scelti tra Lario, Valtellina, Engadina e Grigioni La guida è un punto di riferimento gli scialpinisti che si vogliano avvicinare alle montagne attorno al Lario, alla Valtellina, alla Valchiavenna e al cantone svizzero dei Grigioni. Brevi descrizioni tecniche aiutano a scegliere tra le gite classiche e gli itinerari più nascosti e impegnativi. Giorgio Valè è Istruttore Regionale di Scialpinismo e ingegnere ambientale e presenterà la serata assieme a Danilo Casati attraverso filmati e slides. Introduce Guido Fossati, direttore della Righini. In sede mercoledì 26 marzo, ore 20:45 La sommità del Monte Bianco è italo-francese Una conferenza a cura di Laura e Giorgio Aliprandi Gli autori hanno messo in evidenza alcuni documenti, e in particolare una lettera di Napoleone III del 28 aprile 1869 che toglie ogni dubbio alla controversia e annulla la teoria francese che il confine deve seguire la crête militaire come proposto dall’antico trattato del 1796. Finalmente un punto fermo sull’annosa questione: la sommità del Monte Bianco è italo-francese, e l’ipotesi della sua appartenenza alla Francia è insostenibile. In sede giovedì 3 aprile, ore 20:45 La Grande guerra in Valtellina e Valchiavenna A colloquio con gli autori Eliana e Nemo Canetta ELIANA E NEMO CANETTA Storia della Grande Guerra in Valtellina e Valchiavenna Completa l’indagine sulla storia della Grande Guerra nelle Retiche questa ulteriore ricerca sul destino storico e umano dei soldati valtellinesi e chiavennaschi e dei loro omologhi sudtirolesi. Pagine di storia militare ancora poco note, raccontate passando in rassegna gli albi d’oro e i monumenti ai caduti. Un’occasione per guardare nuovamente alla catastrofe del 15-18: quando il mondo in piena globalizzazione economica si trovò gettato nella prima grande tempesta di ferro e di fuoco del cosidetto secolo breve. Introduce Matteo Serafin, giornalista e storico dell’alpinismo. Quando nel 2008 uscì il primo volume, sulla Grande Guerra in Valtellina e Valchiavenna, si era convinti che in un paio di anni sarebbe uscito pure il secondo, dedicato al conflitto vero e proprio. Così non è stato, sia per problemi personali sia perché le ricerche sui documenti italiani ed austriaci si sono rivelate più complesse del previsto. Nel contempo, ci si è accorti che in Valtellina e Valchiavenna (come in molte altre province) non esisteva un elenco ufficiale dei Caduti del Primo Conflitto Mondiale. In realtà c’è un’opera, l’Albo d’Oro, lista ufficiale di tutti i Caduti italiani dal 1915 al 1920, articolata però in una complessa divisione geografica che rende difficile ricostruire elenchi completi riferiti a un preciso territorio. Abbiamo allora voluto colmare la lacuna ma, in corso d’opera, si è pensato fosse una buona occasione fotografare tutti i monumenti ai Caduti di Valtellina e Valchiavenna. Poiché il lavoro tendeva a divenire più ampio di un semplice elenco di nominativi, si è deciso di offrire anche un quadro di informazioni sulla leva e sulla mobilitazione degli Eserciti durante la Grande Guerra. Non si creda che questi fatti abbiano poco a che vedere con le nostre valli, poiché solo studiandoli a grande scala si può comprendere quale ne fosse la ricaduta in un piccolo mondo, ancora rurale, quale quello della provincia di Sondrio. Insomma, come già scritto nel primo volume, abbiamo cercato di inserire la storia locale delle Valli dell’Adda e della Mera nel quadro complessivo dell’immane conflitto. Non pretendiamo di aver redatto un’opera esaustiva. L’argomento è vasto e, di conseguenza, errori e dimenticanze sono sempre in agguato. Anche targhe o monumenti potrebbero essere sfuggiti alle nostre ricerche. Ce ne scusiamo in anticipo: resta comunque un puntuale elenco di uomini di Valtellina e Valchiavenna, caduti su tutti fronti di guerra. Elenco che ha permesso di effettuare una serie di statistiche che potranno essere utilizzate per meglio comprendere la struttura sociale della provincia di Sondrio in quegli anni. Il discorso dei decorati è stato volutamente escluso, poiché l’Istituto del Nastro Azzurro li ha già enumerati in un suo precedente volume. Infine si ricordi, nell’approssimarsi del primo centenario della Grande Guerra, che questi volumi vogliono essere un omaggio a tutti coloro che diedero la vita per la Patria. Che l’Italia di oggi sappia trarre dal loro esempio la forza morale per risollevarsi! EDIZIONI LIBRERIA MILITARE In sede martedì 8 aprile, ore 18:00 LG_marzo 2014 8 In sede giovedì 10 aprile, ore 20:45 Prealpi lombarde centrali e occidentali Ciri e Bellinzani presentano queste due dettagliatissime guide Si avvicina la stagione dell’escursionismo e quale occasione migliore per presentare due guide escursionistiche ed alpinistiche alle cime delle prealpi, vie normali, molte delle quali poco conosciute e ancor meno frequentate. Incontriamo da vicino gli autori: Roberto Ciri alpinista e gestore del sito web vienormali.it e Oliviero Bellinzani alpinista “speciale” che scala da 40 anni montagne e vie di roccia anche di elevata difficoltà con una sola gamba. In sede martedì 29 aprile, ore 20:45 La Cappella-bivacco al Passo del Gries Sull’importanza e sul ruolo delle piccole strutture in quota La Capellina-bivacco al Passo del Gries, recentemente restaurata grazie agli Scout e al Cai Formazza, sarà ufficialmente inaugurata ad agosto di quest’anno (vedi pag.7). La serata, condotta da Carlo Lucioni, è anche una ricognizione assieme ai protagonisti di questa opera e a diversi altri ospiti - tra cui Renata Viviani, presidente del nostro Cai regionale - della funzione dei bivacchi, strutture non più solo ad uso esclusivo degli alpinisti ma utili a favorire il reincontro tra uomo e natura. In sede martedì 6 maggio, ore 20:45 Huascaran 1993 - verso l’alto . verso l’altro La gran de, conc ava ed nel cuor enigmat e delle ica pare Ande pe alpinist te del ruviane, iche che Huasca è teatro sfug gono è l’odiss di due ai comun ea di Re epic i canoni na to Ca scopre di valuta e scFRANCO ala unaMICHIELI sarotto (durat zione ghiaccio linea so a 17 gi : a 36 an ttile al orni), ch HUASCARÁN riparo da e ni da qu 1993 Nel 19 lle scar ei giorni 93 la L’ALTO L’ALTRO VERSO spedizi.VERSO iche d , resta one italia tenta la l’unico ripetizi na della ad aver one. Il la Sezione chi sta m ot di Cede in basso” to è inus golo d . L’impr uale: “s dei cam esa vuol alire in pesinos alto per e attirar e contrib La cord e l’attenz uire alla ata di pu ione su costruzio nta, com lla p Ducoli, ne dell’osp posta da si avvicin edale di Battistin a alla ve C o Bonali tta, ma e Giando non po m trà tocc arla. Ne lla v Una serata a più voci insieme all’autore Franco Michieli La narrazione di Franco Michieli e le letture poetiche di Luciano Bertoli si alternano a video e foto attorno alla enigmatica parete Nord del Huascarán Norte, 6664 m e ricostruiscono la spedizione che ha segnato una svolta nell’approccio alle grandi montagne extra-europee: il viaggio alpinistico e umanitario ideato nel 1993 dallo sciatore estremo e scalatore di punta Battistino Bonali del Cai Cedegolo. L’avventura mostrò il superamento esplicito della vetta come obiettivo principale, verso uno sguardo fraterno e solidale nei confronti delle popolazioni d’alta montagna. VERSO L’ALTO.VERSO L’ALTRO In sede giovedì 20 marzo, ore 20:45 Interverranno, tra gli altri, Franco Giovannini, alpinista, scrittore e imprenditore trentino, il presidente del TrentoFilmfestival Roberto De Martin, l’editore Bepi Pellegrinon, il giornalista e storico dell’alpinismo Marco Albino Ferrari, i figli Jacopo Marchi e Paolo Marchi, l’artista Guido Daniele che gli ha dedicato uno degli ultimi ritratti, Beba Schranz ex campionessa di sci il cui talento è emerso proprio grazie al Trofeo Topolino. L’attrice Soledad Nicolazzi leggerà infine alcuni brani significativi de “Le mani dure”, “Il silenzio delle cicale” e “Se non ci fosse l’amore”. La serata è organizzata con la collaborazione dell’Associazione Trofeo Topolino e del Comitato Ev K2 CNR. HUASCARÁN 1993 Interventi di Paolo Valoti Consigliere centrale CAI; Anna de Censi Presidente della Commissione sport del Comune di Milano; Antonio Rossi Assessore allo sport e politiche per i giovani della Regione Lombardia; Andrea Sarchi Presidente della Commissione Tecnica Regionale insegnamento formazione Guide; Mirko Masè Ideatore di Rockspot; Luca Biagini Presidente del Collegio regionale delle guide alpine lombarde; Stefano Rigoni PRR Architetti - Rockspot di Pero; Filippo Pagliani Park Architetti - Salewa Headquarter; moderatore Guido Macchi FALC sottosezione CAI Milano; presenta Daniele Banalotti Scuola Parravicini. - Storia della Grande Guerra in Valtellina e Valchiavenna - Appendice eni in te ma La neo insediata Commissione culturale è lieta di presentare il programma primaverile: una prima proposta destinata ad ampliarsi grazie a idee e suggerimenti di tutti i soci. Le serate, tutte a ingresso libero, sono organizzate in collaborazione con le commissioni e con la nostra biblioteca Luigi Gabba. Importante: verificate sempre su www.caimilano.eu date e orari! ELIANA E NEMO CANETTA ande Guerra e mana che tutto Marzo aprile e maggio: sette serate in Sede e un evento speciale allo spazio Oberdan APPENDICE: I CADUTI, LA LEVA, LA MOBILITAZIONE - Uomini, dati, statistiche, considerazioni cia di Commissione culturale All’inizio degli anni ’90 del secolo scorso forte legame fra un gruppo di alpinisti Camonica e i villaggi della Cordillera Blanca dove operano i volontari e i missionari del Operazione Mato Grosso (OMG). Al segui alpinista Battistino Bonali, umile e schivo di grande carisma morale, una trentina di viaggiatori partecipano alla “Huascarán 1993”, che unisce agli obiettivi alpinistici di una presa di coscienza sui problemi de e l’aiuto concreto alla costruzione di un rispondendo all’appello del missionario pa Censi. L’avventura corre allegra e piena di settimane, tra le rovine incaiche del Cusco, al Nevado Illimani in Bolivia, i viaggi inter scoperta del mondo campesino sulla Cordi e le incursioni dei terroristi di Sendero Lum cambia all’improvviso, il giorno 8 agosto 19 dall’alta faccia del Huascaran Norte Battist Giandomenico Ducoli non rispondono più ai segnali. Le lunghe ricerche, il ritrovamen 12 parte positiva e duratura di questa storia e tra Alpi e Ande. MAGG foto in copertina FRANCO MICHIELI CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI CEDEGOLO VALLECAMONICA “BATTISTINO BONALI” Spazio Oberdan lunedì 12 maggio, ore 20:45 MILAN in collab Huascaran 6.768 m s.l.m. Campesinos et etc etc Perù © ????????? orazion CLUB ALPINO ITALIANO - SEZIONE DI CEDEGOLO - VALLECAMONICA “BATTISTINO BONALI” 1993 Si svolge del Cai la s Cede 2013 L’amico es trasform plor a in un lib l’indim ro
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