Marzo 2014 - Club Alpino Italiano

LG
Biblioteca della Montagna - CAI Milano
Club Alpino Italiano
Sezione di Milano
Biblioteca
Luigi Gabba
archivio storico
e fotografico
Servizio
Bibliotecario
Nazionale
Anno IX N.34 - Primavera 2014
Direzione e redazione
Via Duccio di Boninsegna 21,23 - 2045 Milano
Tel. 0291765944 - Fax 028056971
www.caimilano.eu - email: [email protected]
Rolly Marchi
“decatleta della
vita”, il ritratto
di un grande
amico del Club
Alpino italiano
1914-1918
i nostri soci
eroi che non
tornarono dalla
grande guerra
Gianetti
una serata coi
ragazzi del
cai milano per
celebrare i 100
anni del rifugio
LG
Editoriale
Biblioteca della Montagna - CAI MIlano
Anno IX N.34 - Primavera 2014
Direzione e redazione
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Coordinamento redazionale: Renato Lorenzo
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Biblioteca della Montagna - CAI Milano
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orario
martedì 10:00-12:30/14:00-19:00/21:00-22:30
giovedì 10:00-12:30/14:00-19:00
È vietata la riproduzione anche parziale di testi,
fotografie, schizzi, figure, disegni, senza esplicita
autorizzazione.
Layout: Lorenzo Serafin
La redazione accetta articoli, possibilmente succinti, compatibilmente con lo spazio, riservandosi
ogni decisione sul momento e la forma della
pubblicazione. Il materiale da pubblicare deve
essere in redazione, possibilmente per posta elettronica o con supporti informatici, entro l’ultimo
giorno del mese precedente alla pubblicazione
trimestrale.
Club Alpino Italiano
Sezione di Milano
fondata nel 1873
7.000 soci (fine dicembre 2013)
Distribuzione riservata
gratuitamente ai soci
Il bollettino rinnova la testata
in nome di Gabba, illustre Presidente
I
l bollettino della Biblioteca della Montagna, giunto alla sua 34° uscita, nasce per
iniziativa di Renato Lorenzo nel 2005 con
l’intento di proporre ai soci una selezione di
argomenti e approfondimenti: trimestralmente un florilegio di saggi di invito alla lettura degli oltre 9.000 volumi presenti nella
omonima biblioteca del Cai Milano. La storia
della biblioteca coincide infatti con la lunga
storia della sezione, nata nel 1873 per iniziativa di un gruppo di appassionati di montagna appartenenti alla alta borghesia milanese: nei 140 anni della sua esistenza è stato
raccolto un ricco patrimonio di testi, immagini, e documenti che raccontano lo sviluppo
dell’alpinismo e del turismo alpino visti da
un angolatura molto... milanese.
Luigi Gabba, che
raccogliendo il testimone dall’Abate
Stoppani è stato il
secondo presidente
della sezione di Milano, fu un chimico
illustre, rigoroso divulgatore in Italia di
alcune scoperte basilari della chimica
e di numerose applicazioni industriali che
negli anni in cui operò erano state realizzate nelle nazioni europee più progredite;
scorrendo il profilo biografico redatto dal
Politecnico di Milano - che nel 1872 lo nominò professore straordinario di chimica
generale e tecnologica - scopriamo tra l’altro che nel settore applicativo Gabba divulgò la sintesi dell’essenza di mandorle amare, dell’essenza di cannella, della vaniglina,
di vari coloranti organici (colori d’anilina,
indaco, alizarina), di numerosi medicinali
(acido salicilico, antipirina, fenacetina, salolo). E la sua vocazione per la divulgazione
non poteva che ben coniugarsi con l’incarico di Presidente di un CAI milanese nato
proprio per promuovere e diffondere i valori dell’alpinismo e dello studio dei territori
alpini, sul modello delle società alpinistiche
d’oltralpe.
Naturale quindi che a un uomo di scienza
come Gabba sia intitolata la Biblioteca della
Montagna, che ricordiamo è parte del Servizio Bibliotecario Nazionale (il suo archivio è consultabile online all’indirizzo www.
biblioteche.regione.lombardia.it/OPACRL/
LG_marzo 2014 2
QUANDO IL “PIANO B” RISULTA MIGLIORE DEL “PIANO A”
Più passano gli anni, più si scopre che sono le
occasioni mancate quelle più determinanti per
la vita e spesso anche per la storia. Vale anche
per la diretta alla Punta Walker. Si può dire
per certo che vistasi soffiare da sotto il naso la
nord dell’Eiger, a Cassin e ai suoi toccò ripiegare sull’obiettivo di
riserva, oggi si direbbe
sul “piano B”. E così
finirono con l’aprire la
più bella e la più tecnica fra le grandi nord
delle Alpi. Senza nulla
togliere alle vie sul
Cervino e sull’Eiger, il
tracciato che supera la
più alta delle punte che
coronano le Grandi
Giorasse (come si scrisse all’epoca) si stacca
su tutti e resterà, fino all’apertura della via sul
Pilone Centrale del Freney (1961 !) la più difficile (e bella) via di arrampicata in alta quota
delle Alpi. Solo delle Alpi?
Certo la nord del Cervino porta dritta in vetta
alla montagna simbolo dell’alpinismo e la via
sull’Eiger è un’impresa impastata di coraggio
(o forse di temerarietà?), di resistenza e di
astuzia. Ma volete tentare anche lontanamente
un raffronto con la bellezza dell’arrampicata?
Leggendario poi il racconto dell’approccio,
fra gli stratagemmi per sfuggire allo sguardo
dei concorrenti e le ironie del rifugista alla
domanda finto ingenua “Scusi ci può indicare
da che parte è la parete delle Grandes Jorasses?”
Oggi a dare un’occhiata all’immagine che riporta (quasi) tutte le vie della nord c’è da restare impressionati. Ma la magica linea lungo
la quale Riccardo si innalzò, indirizzato dai
suggerimenti del suo
ufficiale di rotta Ginetto Esposito e sostenuto dalla sicurezza che solo uno
scalatore della bravura di Ugo Tizzoni
poteva garantire, resta lì inalterata nella
sua bellezza a cui gli
anni che passano
non tolgono un briciolo di appeal.
Rivelata al grande
pubblico dal racconto fattone sulla “Rivista
Mensile” dagli stessi protagonisti, in questa
salita perfetta e senza sbavature e fronzoli, c’è
il marchio di fabbrica della ditta Cassin. Poi la
sua fama è venuta accrescendosi nel tempo
per le ripetizioni di prestigio, per restare scolpita definitivamente nelle parole di Gaston
Rebuffat. E questo già dalle prime righe nel
suo capitolo in Stelle e tempeste: “La parete
nord della Grandes Jorasses? È difficile ma
soprattutto è tanto bella”.
Alberto BENINI
scrittore di montagna
SEDE: Via Privata Duccio di Boninsegna, 21/23 – 20145 – Milano
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ORARIO: martedi 10,00 - 12,30 / 14,00 - 19,00 / 21,00 - 22,30
Giovedi 10,00 – 12,30 / 14,00 – 19,00
cat/SF) nonchè comprensibile anche la ragione per cui si avverta la necessità oggi di
intitolare a lui questo bollettino, dopo averlo sottoposto a una piccola operazione di
“restyling”, stampando una prima tiratura
minima di 200 copie.
Meno scontato è invece il desiderio di rilanciare il ruolo informativo di questa pubblicazione: in questo numero un piccolo passo
nella direzione di un notiziario condiviso è
stato fatto ospitando nell’ultima di copertina
una pagina interamente dedicata alla Commissione culturale e alle sue iniziative. E un
aumento della fogliazione consentirebbe,
pur se limitatamente alla dimensione di un
piccolo notiziario, di accogliere contributi sezionali a più largo raggio, aprendo alle varie
commissioni e alle altre attività sezionali.
E pure appare praticabile la possibilità di
raggiungere - per lo meno in versione digitale, tramite segnalazione sulla newsletter - tutti gli iscritti laddove, fatta salva la
centralità degli aspetti culturali trattati dal
bollettino, con ulteriore sforzo è possibile
offrire ai soci una periodica informazione
anche su altre attività sezionali e sulle scadenze istituzionali. Lunga vita dunque, sulla
carta, a Luigi Gabba e al suo bollettino!
Giorgio Zoia
1914-1918
Commemorazioni: la grande guerra
e il tributo dei nostri soci
Nel 2014 cade il centesimo anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, un
evento che sconquassò l’Europa. L’Italia pagò un caro prezzo: 654.000 morti, 450.000 tra
feriti e invalidi, circa 60.000
dispersi. Anche la nostra Sezione, nel suo piccolo, pagò un alto
tributo di vite umane: alla fine
del conflitto si contarono ben 71
deceduti, a tre dei quali furono
assegnate medaglie al valor militare: Paolo Ferrario, Fausto
Gnesin e Gian Luigi Zucchi.
PAOLO FERRARIO
(domanda d’ammissione del 3/8/1907)
Decorato con medaglia d’argento. La breve
vita di Ferrario è strettamente legata alla
storia del CAI Milano del primo Novecento:
diresse per anni il Gruppo lombardo alpinisti senza guide (GLASG) e a lui si devono il
progetto e la costruzione (1911-1912) del rifugio Gianetti, la cui collocazione e storia ne
fanno uno dei più noti dell’arco alpino. Assegnato al corpo dei genieri, il 19 maggio del
1916, allo scoppio di una mina, un macigno
colpì a morte Ferrario. Dal suo testamento
risultò che aveva donato cospicue somme
per la costruzione di rifugi e lo sviluppo
dell’alpinismo. Un piccolo rifugio, eretto a
suo nome, esistette fino al 1935 in Val Torrone, quando fu travolto da una valanga.
Tra gli altri vogliamo segnalare anche questi due soci:
ALDO BONACOSSA
(domanda d’ammissione del 11/7/1913)
Notissimo alpinista, fu autore nel 1915 della
guida alpinistica Regione dell’Ortler, della
collana dei monti d’Italia e pubblicata dal
CAI Milano. Il volume, già stampato, fu
tenuto riservato perché venisse distribuito
gratuitamente ed utilizzato solo da quegli
ufficiali alpini, soci e non soci, che si trovavano appunto a combattere nella zona nel
volume descritta con grande accuratezza e
per questo utile in tempo di guerra. Assieme
venne distribuita anche la carta topografica
dell’Ortles-Cevedale dell’ingegnere Pietro
Pogliaghi.
PIER LUIGI VIOLA
(domanda d’ammissione del 11/7/1913)
La Biblioteca custodisce molti “Libri dei Visitatori” dei rifugi di sua proprietà. Tra questi quello della Capanna Milano, ora Rifugio
V° Alpini in Val Zebrù, pervenuto alla Sezione subito prima dello scoppio della guerra:
grazie alla preveggenza del Viola, Sottotenente del V° Reggimento Alpini, venne ritenuto opportuno ritirarlo per evitare il quasi
sicuro smarrimento. Il libro, autentico cimelio, venne poi fatto pervenire alla Sezione di Milano per una opportuna custodia.
Infine, anche se non appartenne alla
nostra Sezione, vogliamo ricordare
la figura del capitano Arnaldo Berni
ARNALDO BERNI
Un passo dell’ultima lettera del capitano
Arnaldo Berni scritta ai genitori dalla vetta
del San Matteo (morirà il 3 settembre 1918
– decorato con medaglia d’argento)
“San Matteo, 31 agosto 1918. Dai primi di
questo mese fino a oggi, ho lavorato e faticato molto, ho dato gran parte delle mie
energie e in molti momenti era solo il mio
entusiasmo (che non è mai venuto meno)
e lo spirito di compiere tutto il mio dovere
che mi hanno sorretto; e se tutto quello che
ho fatto e tutto quanto ho sofferto non sarà
riconosciuto, io sarò ugualmente contento
e continuerò sempre a dare quanto posso
per il bene della Patria.”
La Punta San Matteo è stata teatro di violenti combattimenti. Pur sotto un violento
bombardamento nemico, Arnaldo Berni,
con calma e serenità, stava prendendo le
disposizioni per la resistenza quando rimase ucciso da una bomba austriaca. Dopo la
guerra, anni di ricerche non hanno consentito di recuperare la salma di Berni che, per
questo motivo, è passato alla storia come “il
capitano sepolto tra i ghiacci”.
La nostra Biblioteca “Luigi
Gabba” offre un’ampia varietà
di testi riguardanti gli eventi
della Prima Guerra Mondiale,
guide dei campi di battaglia,
memorie, ricostruzioni, racconti, saggi e una tesi, nonché
quanto apparso sui vari periodici dell’epoca.
La guida, pubblicata
nel 1915, di cui
fu autore Aldo
Bonacossa
Arnaldo Berni, il
“capitano sepolto tra
i ghiacci”
Paolo Ferrario, a lui
e al gruppo GLASG
si deve la costruzione
del rifugio Gianetti
3 LG_marzo 2014
I 100 anni della Gianetti
Coi ragazzi del Cai Milano una
giornata da non dimenticare
I
nvece di libri parliamo adesso di…rifugi.
Si intende, alpini. Bella roba, dirà qualcuno, un argomento sfruttato nel bene e nel
male. Stavolta dobbiamo parlarne bene e
a ragion veduta: la Capanna Luigi Gianetti
che sta lassù a far solletico alle balze del Pizzo Badile. Questo lo sanno quasi tutti gli alpinisti ed escursionisti lombardi (lì ci passa
anche il famoso Sentiero Roma). Intanto diciamo una prima cosa forse non a tutti nota:
dei rifugi rimasti alla nostra Sezione dopo
il massiccio depauperamento è quello più
noto nell’ambiente alpinistico mondiale.
Qui sopra una foto
del 1961 ritrae
Giulio Fiorelli,
storico gestore
della Gianetti, con
la sua famiglia;
nella foto a destra
il rifugio ripreso
dal basso sempre
nel 1961; in alto di
fianco al titolo la
locandina stampata
dalla Sezione per
la storica giornata
commemorativa.
Perché ciò? Ma perché, appunto, sta lì sotto i due Pizzi: Badile e, un po’ più discosto
Cengalo. Le loro pareti e creste sono concupite da scalatori di tutto il mondo, appunto.
Della capanna Gianetti rammentiamo che
nel 2013 ricorreva il centenario della sua
costruzione. Luigi Gianetti, conscio che la
vecchia Capanna Badile (1887) non era più
all’altezza dei tempi, propugnò l’edificazione di un nuovo confacente ricovero: fece di
più; contribuì con un generoso lascito alle
prime spese. La Sezione ha voluto celebrare, molto opportunamente, i 100 anni della nostra capanna organizzando una bella
manifestazione per l’ultimo fine settimana
dello scorso giugno diversi soci e socie hanno contribuito all’allestimento di tutto, lassù. Tra i volenterosi c’erano anche ragazze
e ragazzi del Gruppo Giovanile. Numerosi
partecipanti percorsero il sentiero da Bagni del Masino alla capanna (mama, se l’è
longh…). Alcuni giunsero persino la mattina
della domenica anche a mezzo dell’elicottero (ahi, ahi, ahi…). Le cose ai 2534 m della
LG_marzo 2014 4
“Gianetti” si sono svolte ottimamente.
“Ma la serata?” si chiederà qualcuno. Calma, ci arriviamo quasi subito, con una
premessa: grazie al classico passa parola
molti, via Internet, avevano potuto accedere ai bei “video” delle TV locali di Sondrio
e Lecco. Altri invece devono dire grazie ai
giovani “clienti” che hanno allestito un foto-documentario sull’avvenimento svoltosi
là nell’Alta Val Porcellizzo.
E i ragazzi si sono buttati impavidamente.
Innanzitutto, rovistando nei capaci archivi
sezionali, hanno “tirato fuori immagini e
documenti; hanno aggiunto, naturalmente,
le foto recenti e confezionato quanto a loro
chiesto. E venerdì 22 novembre c’è stata la
presentazione “dell’opera” nella sala Cevedale della nostra Sede. La proiezione è iniziata con le foto color seppia della minuscola capanna Badile (un cubo); le vecchie
guide con baffoni d’ordinanza, “caplasc”,
giacca della festa (quella che indossavano
per accompagnare i “sciori” sulle cime della
valle); documenti contabili e così via. Poi si
è passati a vedere la celebrazione vera e propria con il massiccio dispiegamento di foto
scattate durante la manifestazione. Queste
erano bellissime grazie alle prodigiose fotocamere odierne. Abbiamo potuto vedere
l’alzabandiera, i discorsi, la Santa messa
detta da un sacerdote… aerodinamico come
il piviale che indossava, gli interventi del
nostro Coro sezionale.
Ogni tanto gli obiettivi erano puntati sui circostanti monti: di qui la testata di Val Porcellizzo con il vecchio, caro Badile, severo ma
commosso (ci sono quelli che percepiscono
queste cose…), il Cengalo, i Gemelli di Bondasca; di là (Sud) Ligoncio, Cime del Calvo e giù fino alle Orobie occidentali. Il vice
presidente, Giorgio Tieghi, chiuse la serata
apprezzando il lavoro degli organizzatori, dei
presenti e del piccolo drappello dei nostri
coristi che ha voluto contribuire con alcuni
canti di repertorio.
Il cronista di passaggio
I nostri archivi
Amore per la montagna in 50 fascicoli:
i diari di Adone, un lascito prezioso
I
l socio Adone Beltrami, classe 1910, fu
molto attivo a partire dagli anni ’50 quando, iscrittosi alla Sezione di Milano del CAI,
frequentò con impegno e passione la montagna. Non raggiunse cime eccelse e non compì imprese sovraumane, ma aveva il grande
pregio di riuscire ad assorbire tutto quello
che di bello gli trasmetteva la montagna. Di
questo grande amore riusciva poi a far partecipi anche i suoi compagni di gita ed escursioni. I diversi fascicoletti (oltre cinquanta)
che raccolgono i diari delle sue gite accompagnate da impressioni, stati d’animo, fotografie, sono state donate dalla figlia alla nostra
Biblioteca, dopo che recentemente Adone “è
andato avanti”.
Le innumerevoli impressioni che arricchiscono i suoi diari non sono mai banali e la
loro lettura è qualche cosa di molto piacevole. I diari andrebbero pubblicati nella loro
totalità, ma siccome questo è impossibile,
abbiamo stralciato alcune paginette.
kkk
Non voglio iniziare questo nuovo diario
con il raccontino delle solite passeggiate
ma, come ho detto altre volte, ogni tanto
alternerò qui le mie vere arrampicate fatte
quando non tenevo diari. Almeno perché
questi episodi mi ricordano con piacere
quello che adesso non posso più fare. E’ una
consolazione banale, ma per me lo è… 25
agosto 1950 – Torre Stabeler – m 2803 –
Gruppo delle Torri del Vajolet con la guida
Rino Rizzi.
Da Pozza di Fassa vado al Gartl, attraverso
il Passo delle Coronelle (m2630) e il Passo
Santner (m2741) allungando così il percorso, facendo allenamento per l’arrampicata
sulla vetta del Catinaccio programmata
con la guida per il giorno dopo. Al Rifugio Re Alberto I° (m2621) è un magnifico
tramonto e la sera c’è un chiaro di luna
meraviglioso che mi permette di fare una
bellissima foto, (sembra scattata di giorno),
alle tre torri del Vajolet. Ancora non sapevo
che la guida, cambiando programma, mi
avrebbe fatto arrampicare su una di quelle.
Alle ore sette del giorno dopo seguo la
guida che mi porterà dove lui ha deciso. Si
incammina verso la torre ed a me comincia
a battere il cuore. Sembra una cosa troppo bella e troppo grande per me. Quante
volte avevo letto nei libri di montagna dei
primi salitori, delle difficoltà incontrate e
della conoscenza di questo gruppo in tutto
il mondo alpinistico. Già la
prima volta che avevo visto le
tre Torri nell’agosto del 1947,
mi pareva di aver conosciuto
una delle sette meraviglie (e
un po’ lo era effettivamente) e
quindi era già giustificata la
mia gioia di essermi avvicinato a questo elemento geologico
mondiale Fra la Stabeler e
la Winkler Rino mi lega alla
sua corda e cominciamo ad
arrampicare sulla Winkler.
Alla prima cengia attacchiamo uno dei punti più verticali
della Stabeler. Rino mi aveva
avvertito che avrei trovato
ottimi appigli. Ora la montagna mi ha preso. Ci metto
tutta la mia calma e tutta la
mia forza. Per quasi due ore
ho il cuore in gola e la bocca
asciutta. In un paio di punti che mi sembrano difficili comprendo il
valore della corda e della cordata. E’ la vita
che si allunga fuori fino al compagno che
la tiene nelle sue mani. Siamo sulla vetta.
Ho raggiunto una felicità che mi credevo
preclusa e che non conoscevo prima.
E’ impossibile trovare le parole; non ci
sono. C’è il panorama che adesso è “sotto”.
Ecco il rifugio che è ai piedi della grande
parete ovest del Catinaccio. Ho forse volato
per arrivare fin quassù? Ed ora alla discesa. Nella profonda spaccatura
verticale fra la Stabeler e la
Delago, la nuova emozione
della “corda doppia”. Quattro
calate di volta in volta più
sicure e più divertenti e più
veloci sotto l’incombere della
roccia liscia e arcigna con
il vuoto amico sotto di me.
Peccato!
E’ finita. Al Gartl Rino ha
esaurito il suo compito con
coscienza e capacità ed io
sono stranamente eccitato.
Mi sembra di non capire più
niente. Se non mi frenassi potrei mettermi a gridare a tutti
e alle montagne che sono salito fin “lassù”. Ho bevuto tutta
insieme la gioia dell’arrampicata e mi sono ubriacato.
Qui sopra Adone
Beltrami in
cima alla Torre
Stabeler (m 2803)
nel gruppo delle
Torri del Vajolet,
rappresentata
qui sotto in una
illustrazione tratta
dalla Guida dei
Monti d’Italia
5 LG_marzo 2014
L’eredità di Rolly Marchi
Un decatleta della vita, innamorato
della montagna e della buona neve
Qui sopra Rolly
Marchi con Walt
Disney, il mago dei
cartoon, nel 1960
alle Olimpiadi di
Squaw Valley (Usa);
accanto al titolo
uno dei cappelloni a
tesa larga che Rolly
amava portare e
che ha gentilmente
prestato, a maggio
del 2013, al comitato
organizzatore
per illustrare la
sala dedicata alla
comunicazione
di montagna alla
mostra allo spazio
Oberdan
S
ciatore, scalatore, fotografo, giornalista,
scrittore, organizzatore di eventi sportivi
e culturali, Rolando “Rolly” Marchi è stato
un grande amico della montagna di cui era
incomparabile comunicatore. Alla neve ha
dedicato centinaia di scritti e libri appassionanti. Dal 1991 alla sua scomparsa, il 14
ottobre 2013, ha diretto il semestrale La
Buona Neve, di cui è anche stato fondatore. Trentino di nascita, il suo “campo base”
era a Milano, in corso Garibaldi, dove viveva
con la moglie Graziella, pittrice di sublimi
paesaggi dolomitici. Papà Ciro, patriota e
fervente amico di Cesare Battisti, gli mise
gli sci ai piedi nel 1932. Da allora la “bianca visitatrice” è stata una presenza costante
nella sua vita e dei suoi scritti. Rolly vanta un record ineguagliabile: ha raccontato
come giornalista 21 Olimpiadi! E’ molto
difficile riassumere il curriculum di questo
“decatleta della vita”, nato a Lavis (Trento)
il 31 maggio 1921, laureato in giurisprudenza, combattente in guerra, decorato al valor
militare.
Fondatore dello Sci club accademico italiano, del Kilometro lanciato, Rolly deve anche
la sua fama a migliaia di bambini oggi ormai adulti: quelli che parteciparono al Trofeo Topolino, quando Rolly organizzava con
Mike Bongiorno queste gare di sci per i piccoli, in testa l’inseparabile cappellone che
gli aveva regalato Walt Disney ai Giochi di
Squaw Valley. Alla mostra organizzata nel
LG_marzo 2014 6
2013 allo Spazio Oberdan dalla Sezione di
Milano in occasione dei 150 anni del Club
Alpino Italiano era esposto in una bacheca uno degli inseparabili cappelli di questo
eterno cow boy insieme con la biografia Rolly Marchi, cuore trentino che gli ha dedicato
lo stesso anno Bepi Pellegrinon (Nuovi Sentieri) con la prefazione di Roberto De Martin. Benché malfermo nelle gambe, quel 14
maggio Rolly è caparbiamente intervenuto
alla cerimonia d’inaugurazione, accolto nella sala Merini da un applauso scrosciante.
Non era più il “pezzo d’uomo” (titolo di un
suo romanzo) di un tempo. Camminava
fieramente con il bastone e si lasciava volente o nolente sorreggere dagli amici. Le
92 primavere si facevano sentire anche per
colpa di un brutto incidente stradale, ma
Rolly non ha voluto ugualmente rinunciare
nel 2013 al “suo” TrentoFilmfestival, nella
città natale che tanto amava. E’ stata la sua
ultima apparizione in pubblico. Chi scrive
ha avuto la fortuna di godere della sua amicizia e ora che Rolly non c’è più ne avverte
dolorosamente la mancanza. Soprattutto
passando per corso Garibaldi dove ci si incontrava a fare due chiacchiere ai tavoli di
un caffè, di frequente interrotti dalle tante
persone che lo riconoscevano e attaccavano
a loro volta bottone con il maestro.
Era un visionario dal cuore bambino Rolly, uno di quegli uomini che trovano sempre una scappatoia per alleviare le pene in
questa valle di lacrime. Ma era anche uno
che non si arrendeva mai, ilare quando era
necessario con il suo invidiabile repertorio
di barzellette, ma serio e professionale nelle fasi cruciali dei progetti come io stesso
ho avuto modo di sperimentare allestendo
sotto la sua guida la mostra “Alpi, spazi e
memorie” alla fine dell’altro secolo ai Musei di Porta Romana sotto l’egida del Comitato EV K2 CNR. Il suo legame con il Club
Alpino Italiano era fortissimo. Del 1927 è
la sua prima iscrizione alla Società operaia
degli Alpinisti Tridentini (Sosat). Negli anni
Novanta, quando partecipò a un “meeting”
della Grignetta organizzato da Agostino Da
Polenza ai Piani Resinelli, rimase incantato
nel mettere piede per la prima volta nello
storico rifugio Carlo Porta del CAI Milano.
Si parlò di dedicargli, lui vivo, una sala ma
poi non se ne fece niente. Forse è arrivato il
momento di riparlarne.
Roberto Serafin
Cantieri d’alta quota
Rinasce il bivacco al passo del Gries
grazie agli scout e al CAI Formazza
A
l Passo del Gries, che collega Milano
con Berna, la Val Formazza con il Vallese, è stata costruita nel 1963 una Cappellina
con funzione anche di ricovero di emergenza in caso di maltempo, frequente da quelle
parti. L’opera era stata costruita dagli scout
milanesi del Gruppo MI IV. Era stata voluta
e realizzata dagli amici e dalle famiglie in
memoria dei tre ragazzi scout del Reparto
Orsa Minore, tragicamente scomparsi in
una bufera di violenza terribile, rimasta viva
nel ricordo dello scoutismo milanese come
anche in quella dei montanari e delle Guide
della val Formazza. La bufera, che fu definita infernale dalle conclusioni dell’inchiesta
giudiziaria, travolse la comitiva nel pomeriggio del 28 dicembre 1953 e durò quarantotto ore non permettendo alle squadre del
soccorso di intervenire prima.
La struttura si era ormai deteriorata (siamo
a 2500 metri, e al Passo del Gries la tormenta acceca e il vento solleva da terra) ed era
tempo di intervenire. Il bivacco, ricostruito
con criteri moderni di grande sicurezza ed
efficienza, è ora a disposizione degli alpinisti ed degli appassionati di trecking che
sempre più frequentemente ripercorrono lo
storico percorso nord-sud dei commercianti
e allevatori Walser, mitiche popolazioni in
grado di sopravvivere sfruttando i pascoli
più alti della val Formazza, a un passo dai
ghiacciai, un tempo splendidi, dell’Arbola e
del Blindenhorn.
Al Gries hanno lasciato tracce, in parole o
immagini, nell’800 anche certi strani turisti: artisti, poeti, letterati, pittori e musicisti, come Wagner, che dal nord scendevano
a visitare il “paese dove fioriscono i limoni”.
Ne fa fede il Museo della Valle, a Ponte
Formazza, interessante tanto quanto l’altro
piccolo Museo di Riale che documenta con
straordinarie immagini d’epoca la nascita
dello sci di fondo in Italia.
Tra i nostri soci, vecchi scout milanesi, e il
CAI Formazza, oggi guidato da Piero Sormani, è nata grande intesa, così come può
capitare tra la gente che conosce e pratica
davvero la montagna. Senza troppe parole
o formalità, si è sviluppata una intensa ed
efficace collaborazione: in tempi brevi si è
concordato e predisposto un progetto tecnico con le soluzioni più avanzate, si sono
reperiti i fondi a copertura dei materiali e
dei trasporti. Nel mese di agosto 2013, precedendo di poco le prime nevicate, si è ar-
rivati alla realizzazione della cappellina-bivacco che ha visto la collaborazione operosa
di alcuni soci “cittadini” e sopratutto dei volontari di tutta la Comunità formazzina, con
l’esperienza dei suoi straordinari artigiani e
tecnici, con in prima linea il Cai Formazza e
l’amministrazione comunale.
Il Bivacco, già consegnato in gestione al Cai
- Formazza, sarà ufficialmente inaugurato
durante l’Incontro Transfrontaliero delle
Genti Walser, che avrà luogo secondo la tradizione la prima domenica di agosto proprio al Passo del Gries.
E’ un bellissimo esempio della montagna
che unisce, uno storico incontro fra le popolazioni che condividono la lingua, la cultura materiale, le tradizioni dei Walser che,
insediatisi un tempo sulle valli alpine, qui
convergono.
Della vicenda, della memoria scout, della
funzione dei bivacchi e della loro gestione,
dei percorsi in alta quota nelle terre alte
si vorrà parlare anche in un incontro con
i protagonisti ed esperti, nella nostra sede
di Milano in via Duccio di Boninsegna, il 6
maggio prossimo. Ci auguriamo che i nostri soci partecipino numerosi e interessati.
Luisa Ruberl e Carlo Lucioni
Un immagine della
cappella bivacco
durante i lavori di
ristrutturazione
completati l’estate
scorsa. Dal
bivacco si gode
uno spettacolo
mozzafiato sulle
cime circostanti e
proprio di fronte
la Punta d’Arbola.
La cappella
rifugio comprende
un’ossatura
strallata in acciaio
zincato su basamenti
in calcestruzzo, una
copertura
in lamiera grecata di
alluminio
e pannellature
esterne in legno
di larice e interne in
legno di abete.
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Paradisi (non solo) artificiali
La buona neve di Rolly Marchi
Dall’ambiente indoor una porta aperta verso la Montagna
Omaggio a più voci all’indimenticabile cowboy delle nevi
La conferenza/tavola rotonda offre un’aggiornamento
sulle richieste e le progettualità espresse in questi anni
anche da parte delle sezioni e sottosezioni del Club Alpino Italiano oltre che dalle associazioni delle Guide alpine e più in generale del mondo dell’associazionismo di
montagna. Sarà proiettato il film di Renato Gaudioso La
Grignetta palestra degli alpinisti lombardi (1953) e si discuterà approfonditamente sulla capacità delle palestre
indoor di promuovere la frequentazione consapevole
della montagna trasformandosi talvolta in occasioni virtuose di riqualificazione urbana.
Condotto da Piero Carlesi l’incontro prende spunto dalla rivista “La buona
neve” che Rolly ha ideato e diretto per tanti anni. La serata è aperta ai tanti
amici che vorranno rendere omaggio a questo eclettico “decatleta della
vita”, come lui amava autodefinirsi. Sullo schermo si rivedranno spezzoni
del Trofeo Topolino che Marchi ha ideato e organizzato, ma anche immagini del museo dell’alpinismo italiano ideato da Rolly a Skardu, in Pakistan,
e infine una curiosità: un inedito cortometraggio realizzato da Gigi Giustiniani in corso Garibaldi a Milano dove il trentino Rolly aveva stabilito il suo
“campo base”.
Scialpinismo tra Lombardia e Grigioni
91 itinerari scelti tra Lario, Valtellina, Engadina e Grigioni
La guida è un punto di riferimento gli scialpinisti che
si vogliano avvicinare alle montagne attorno al Lario,
alla Valtellina, alla Valchiavenna e al cantone svizzero
dei Grigioni. Brevi descrizioni tecniche aiutano a scegliere tra le gite classiche e gli itinerari più nascosti
e impegnativi. Giorgio Valè è Istruttore Regionale di
Scialpinismo e ingegnere ambientale e presenterà la
serata assieme a Danilo Casati attraverso filmati e slides. Introduce Guido Fossati, direttore della Righini.
In sede mercoledì 26 marzo, ore 20:45
La sommità del Monte Bianco è italo-francese
Una conferenza a cura di Laura e Giorgio Aliprandi
Gli autori hanno messo in evidenza alcuni documenti, e in particolare
una lettera di Napoleone III del 28 aprile 1869 che toglie ogni dubbio alla
controversia e annulla la teoria francese che il confine deve seguire la
crête militaire come proposto dall’antico trattato del 1796. Finalmente un
punto fermo sull’annosa questione: la
sommità del Monte Bianco è italo-francese, e l’ipotesi della sua appartenenza
alla Francia è insostenibile.
In sede giovedì 3 aprile, ore 20:45
La Grande guerra in Valtellina e Valchiavenna
A colloquio con gli autori Eliana e Nemo Canetta
ELIANA E NEMO CANETTA
Storia della
Grande Guerra
in Valtellina e Valchiavenna
Completa l’indagine sulla storia della Grande Guerra
nelle Retiche questa ulteriore ricerca sul destino storico e umano dei soldati valtellinesi e chiavennaschi e
dei loro omologhi sudtirolesi. Pagine di storia militare
ancora poco note, raccontate passando in rassegna
gli albi d’oro e i monumenti ai caduti. Un’occasione
per guardare nuovamente alla catastrofe del 15-18:
quando il mondo in piena globalizzazione economica
si trovò gettato nella prima grande tempesta di ferro
e di fuoco del cosidetto secolo breve. Introduce Matteo Serafin, giornalista e storico dell’alpinismo.
Quando nel 2008 uscì il primo volume, sulla Grande Guerra in
Valtellina e Valchiavenna, si era convinti che in un paio di anni sarebbe
uscito pure il secondo, dedicato al conflitto vero e proprio. Così non è
stato, sia per problemi personali sia perché le ricerche sui documenti
italiani ed austriaci si sono rivelate più complesse del previsto.
Nel contempo, ci si è accorti che in Valtellina e Valchiavenna (come in
molte altre province) non esisteva un elenco ufficiale dei Caduti del
Primo Conflitto Mondiale.
In realtà c’è un’opera, l’Albo d’Oro, lista ufficiale di tutti i Caduti
italiani dal 1915 al 1920, articolata però in una complessa divisione
geografica che rende difficile ricostruire elenchi completi riferiti a un
preciso territorio.
Abbiamo allora voluto colmare la lacuna ma, in corso d’opera, si è
pensato fosse una buona occasione fotografare tutti i monumenti ai
Caduti di Valtellina e Valchiavenna.
Poiché il lavoro tendeva a divenire più ampio di un semplice elenco di
nominativi, si è deciso di offrire anche un quadro di informazioni sulla
leva e sulla mobilitazione degli Eserciti durante la Grande Guerra.
Non si creda che questi fatti abbiano poco a che vedere con le nostre
valli, poiché solo studiandoli a grande scala si può comprendere quale
ne fosse la ricaduta in un piccolo mondo, ancora rurale, quale quello
della provincia di Sondrio.
Insomma, come già scritto nel primo volume, abbiamo cercato di
inserire la storia locale delle Valli dell’Adda e della Mera nel quadro
complessivo dell’immane conflitto.
Non pretendiamo di aver redatto un’opera esaustiva. L’argomento è
vasto e, di conseguenza, errori e dimenticanze sono sempre in agguato.
Anche targhe o monumenti potrebbero essere sfuggiti alle nostre
ricerche. Ce ne scusiamo in anticipo: resta comunque un puntuale
elenco di uomini di Valtellina e Valchiavenna, caduti su tutti fronti di
guerra. Elenco che ha permesso di effettuare una serie di statistiche che
potranno essere utilizzate per meglio comprendere la struttura sociale
della provincia di Sondrio in quegli anni.
Il discorso dei decorati è stato volutamente escluso, poiché l’Istituto del
Nastro Azzurro li ha già enumerati in un suo precedente volume.
Infine si ricordi, nell’approssimarsi del primo centenario della Grande
Guerra, che questi volumi vogliono essere un omaggio a tutti coloro
che diedero la vita per la Patria. Che l’Italia di oggi sappia trarre dal
loro esempio la forza morale per risollevarsi!
EDIZIONI LIBRERIA MILITARE
In sede martedì 8 aprile, ore 18:00
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In sede giovedì 10 aprile, ore 20:45
Prealpi lombarde centrali e occidentali
Ciri e Bellinzani presentano queste due dettagliatissime guide
Si avvicina la stagione dell’escursionismo e quale occasione migliore per presentare due guide escursionistiche ed alpinistiche alle cime delle prealpi, vie normali, molte delle quali poco conosciute e ancor meno
frequentate. Incontriamo da vicino gli autori: Roberto Ciri alpinista e gestore del sito web vienormali.it e
Oliviero Bellinzani alpinista “speciale” che scala da 40
anni montagne e vie di roccia anche di elevata difficoltà con una sola gamba.
In sede martedì 29 aprile, ore 20:45
La Cappella-bivacco al Passo del Gries
Sull’importanza e sul ruolo delle piccole strutture in quota
La Capellina-bivacco al Passo del Gries, recentemente
restaurata grazie agli Scout e al Cai Formazza, sarà ufficialmente inaugurata ad agosto di quest’anno (vedi
pag.7). La serata, condotta da Carlo Lucioni, è anche
una ricognizione assieme ai protagonisti di questa
opera e a diversi altri ospiti - tra cui Renata Viviani,
presidente del nostro Cai regionale - della funzione
dei bivacchi, strutture non più solo ad uso esclusivo
degli alpinisti ma utili a favorire il reincontro tra uomo e natura.
In sede martedì 6 maggio, ore 20:45
Huascaran 1993 - verso l’alto . verso l’altro
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Una serata a più voci insieme all’autore Franco Michieli
La narrazione di Franco Michieli e le letture poetiche di Luciano Bertoli si alternano a video e foto
attorno alla enigmatica parete Nord del Huascarán
Norte, 6664 m e ricostruiscono la spedizione che
ha segnato una svolta nell’approccio alle grandi
montagne extra-europee: il viaggio alpinistico e
umanitario ideato nel 1993 dallo sciatore estremo
e scalatore di punta Battistino Bonali del Cai Cedegolo. L’avventura mostrò il superamento esplicito
della vetta come obiettivo principale, verso uno
sguardo fraterno e solidale nei confronti delle popolazioni d’alta montagna.
VERSO L’ALTO.VERSO L’ALTRO
In sede giovedì 20 marzo, ore 20:45
Interverranno, tra gli altri, Franco Giovannini, alpinista, scrittore e imprenditore trentino, il presidente del TrentoFilmfestival Roberto De Martin, l’editore Bepi Pellegrinon,
il giornalista e storico dell’alpinismo Marco Albino Ferrari, i figli Jacopo Marchi e Paolo
Marchi, l’artista Guido Daniele che gli ha dedicato uno degli ultimi ritratti, Beba Schranz
ex campionessa di sci il cui talento è emerso proprio grazie al Trofeo Topolino. L’attrice
Soledad Nicolazzi leggerà infine alcuni brani significativi de “Le mani dure”, “Il silenzio
delle cicale” e “Se non ci fosse l’amore”. La serata è organizzata con la collaborazione
dell’Associazione Trofeo Topolino e del Comitato Ev K2 CNR.
HUASCARÁN 1993
Interventi di Paolo Valoti Consigliere centrale CAI; Anna de Censi Presidente della Commissione sport del Comune di Milano; Antonio Rossi Assessore allo sport e politiche per
i giovani della Regione Lombardia; Andrea Sarchi Presidente della Commissione Tecnica
Regionale insegnamento formazione Guide; Mirko Masè Ideatore di Rockspot; Luca Biagini Presidente del Collegio regionale delle guide alpine lombarde; Stefano Rigoni PRR Architetti - Rockspot di Pero; Filippo Pagliani Park Architetti - Salewa Headquarter; moderatore
Guido Macchi FALC sottosezione CAI Milano; presenta Daniele Banalotti Scuola Parravicini.
- Storia della Grande Guerra in Valtellina e Valchiavenna - Appendice
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La neo insediata Commissione culturale è lieta di presentare il programma primaverile: una prima proposta destinata ad
ampliarsi grazie a idee e suggerimenti di tutti i soci. Le serate, tutte a ingresso libero, sono organizzate in collaborazione
con le commissioni e con la nostra biblioteca Luigi Gabba. Importante: verificate sempre su www.caimilano.eu date e orari!
ELIANA E NEMO CANETTA
ande Guerra e
mana che tutto
Marzo aprile e maggio: sette serate in Sede
e un evento speciale allo spazio Oberdan
APPENDICE: I CADUTI, LA LEVA, LA MOBILITAZIONE - Uomini, dati, statistiche, considerazioni
cia di
Commissione culturale
All’inizio degli anni ’90 del secolo scorso
forte legame fra un gruppo di alpinisti
Camonica e i villaggi della Cordillera Blanca
dove operano i volontari e i missionari del
Operazione Mato Grosso (OMG). Al segui
alpinista Battistino Bonali, umile e schivo
di grande carisma morale, una trentina di
viaggiatori partecipano alla “Huascarán
1993”, che unisce agli obiettivi alpinistici
di una presa di coscienza sui problemi de
e l’aiuto concreto alla costruzione di un
rispondendo all’appello del missionario pa
Censi. L’avventura corre allegra e piena di
settimane, tra le rovine incaiche del Cusco,
al Nevado Illimani in Bolivia, i viaggi inter
scoperta del mondo campesino sulla Cordi
e le incursioni dei terroristi di Sendero Lum
cambia all’improvviso, il giorno 8 agosto 19
dall’alta faccia del Huascaran Norte Battist
Giandomenico Ducoli non rispondono più
ai segnali. Le lunghe ricerche, il ritrovamen
12
parte positiva e duratura di questa storia e
tra Alpi e Ande.
MAGG
foto in copertina
FRANCO
MICHIELI
CLUB ALPINO ITALIANO
SEZIONE DI CEDEGOLO
VALLECAMONICA
“BATTISTINO BONALI”
Spazio Oberdan lunedì 12 maggio, ore 20:45
MILAN
in collab
Huascaran 6.768 m s.l.m.
Campesinos et etc etc
Perù
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CLUB ALPINO ITALIANO - SEZIONE DI CEDEGOLO - VALLECAMONICA “BATTISTINO BONALI”
1993
Si svolge
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2013
L’amico
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trasform plor
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in un lib l’indim
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