N.225 - 5 OTTOBRE 2014 Nel 2015 l’economia russa dovrà riuscire a evitare la recessione La Banca Cent r ale ha registrato un calo nel volume delle operazioni di acquisto di immobili all’estero da parte di cittadini russi. In confronto al periodo analogo del 2013 gli investimenti si sono ridotti, passando da 526 a 473 milioni di dollari. p.4 Buzzi Unicem ha sottoscritto un accordo per acquisire dal colosso francese Lafarge il 100 per cento del capitale della russa Uralcement, ad un valore dell’impresa pari a 104 milioni di euro. p.7 La rassegna delle informazioni statistiche e delle previsioni sull’economia della Russia e della CSI. p. 13 Investimenti e collaborazioni industriali. p. 15 Proposte commerciali. p. 16 Le fiere internazionali in Russia e nella CSI. p. 17 Mosca cerca di scongiurare la crisi I l ministro dello svil uppo economico Aleksej Uljukaev ritiene che l’economia russa potrà evitare lo stato di recessione nel 2015. “Credo che il rischio (di recessione) non sia sufficientemente elevato” -, ha dichiarato Uljukaev al forum economico “Sochi-2014”. “Non si tratta di rischi elevati. Mentre gli investimenti nel settore privato si riducono, quelli statali, come Gazprom, RZD (Ferrovie dello Stato), Transneft e i progetti del Fondo Nazionale di previdenza crescono e continueranno a crescere. Se si considerano in maniera molto ponderata e conservatrice la domanda dei consumatori, i salari reali, i redditi reali e il commercio al dettaglio di servizi, nel 2015 l’economia dovrebbe crescere. Inizialmente la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) aveva pubblicato una previsione circa una possibile recessione della Russia nel 2015. Secondo le stime della BERS, l’economia russa potrebbe continua a pagina 2 La svalutazione del rublo aiuta la metallurgia Il gigante dell’alluminio Rusal guadagna dalla svalutazione del rublo Con l’aumento dei rischi geopolitici e delle sanzioni che minacciano la crescita dell’economia russa, la svalutazione del rublo potrebbe rivelarsi uno dei vantaggi ad effetto positivo sulla situazione delle aziende nazionali minerarie e metallurgiche orientate all’esportazione. Il tasso di cambio del rublo ha già raggiunto un valore di 38,7 contro la previsione per l’anno 2015 pari a 37,5. Si stima che, ceteris paribus, l’indebolimento del rublo inciderà in modo particolarmente favorevole sulla redditività operativa di Rusal e Mechel. servizio a pagina 3 dalla prima pagina subire una recessione dello 0,2% il prossimo anno. A maggio, ancor prima dell’inasprimento delle sanzioni contro le aziende e le banche russe, la BERS aveva stimato una stagnazione dell’economia russa nel 2014, seguita da una certa accelerazione (dello 0,6%) l’anno successivo. Per il 2015 le nuove stime della banca prevedono una riduzione del PIL russo pari allo 0,2%. Per il 2014 la BERS, come in precedenza, ha stimato una crescita zero per l’economia russa. Per quest’anno il Fondo Mon etar io I nt er n az io na le prevede una crescita economica dello 0,2%, e dell’1% nel 2015. Le stime ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico della Federazione Russa prevedono una crescita del PIL pari allo 0,5%, quest’anno, e all’1,2% nel 2015. Aleksej Uljukaev ha inoltre dichiarato che l’inflazione, molto probabilmente, supererà le previsioni ufficiali per il 2015, pari al momento al 5,5%. Allo stesso tempo il ministro ritiene che l’anno prossimo l’inflazione sarà inferiore rispetto all’anno in corso. “Credo che nel 2015 il tasso di inflazione sia inferiore a quest’anno. Perché oggi si incrociano numerosi fattori: il forte impatto dovuto alla svalutazione del rublo, le sanzioni, il movimento dei prezzi alimentari. Inoltre ritengo che nel 2015 l’insieme complessivo dei fattori non sarà così complesso”, - ha dichiarato il ministro. “Per questo il rischio di olt r epas sare il 5,5% è abbastanza elevato, ma penso che tale tendenza sia comunque in calo”, - nota Uljukaev. Le stime ufficiali di inflazione per il 2014 sono pari al 7,5%, e al 5,5% per il 2015. La finestra di opportunità per le riforme e la ripresa della crescita economica in Russia sono schiacciate sotto il peso delle sanzioni dell’Occidente e del nuovo ciclo elettorale e il Paese è minacciato da diversi anni di stagnazione sull’orlo della recessione in assenza di una volontà politica orientata al cambiamento. A pensarla così è l’ex ministro delle finanze della Federazione Russa Aleksej Kudrin, dimessosi nel settembre del 2011. Ora è a capo dell’organizzazione pubblica “Comitato delle iniziative cittadine”. Secondo Kudrin, intervenuto al summit per gli investimenti dell’agenzia Reuters, le sanzioni dell’Occidente costeranno alla Russia l’1% del PIL quest’anno e l’anno prossimo; dopodiché l’effetto comincerà a scemare. Kudrin ha messo in discussione le previsioni di crescita dell’economia russa per il periodo 2015-2017, pari, rispettivamente, all’1,2%, 2,3% e 3 per cento. “A mio avviso, in assenza di riforme, si tratta di indicatori abbastanza sospetti. Si avrà una stagnazione, come ora. Una recessione, eventualmente. Oscilleremo tutto il tempo in una situazione di recessione”, ha affermato Kudrin, dichiarando che una stima dei prezzi del petrolio pari a 100 dollari al barile per tre anni è “abbastanza esagerata e troppo ottimistica”. Russia-Ucraina, giù l’export Un possibile calo di 1,5 miliardi di euro, lo 0,1% del Pil, nell’ipotesi che non si aggravino le tensioni in atto. Tra i diversi fronti di tensione geopolitica che si sono aperti nel mondo dalla fine del 2013 la crisi russoucraina è quella con conseguenze economiche più significative per l’Italia. I numeri riguardano il calo dell’export e sono la stima del Centro studi di Confindustria per il 2014 prendendo come riferimento il proseguire per tutto l’anno della flessione che si è registrata nei primi sei mesi. Suddivisa per paesi, la flessione dell’export sarebbe attorno ai 950 milioni verso la Russia, scrive il rapporto del Csc, e di 480 verso l’Ucraina. In assenza dello scontro è verosimile che l’export italiano nei due paesi sarebbe cresciuto ad un tasso non lontano da quello del biennio precedente, (+7,4%, +7,7% verso la Russia e +5,5% verso l’Ucraina). Se si considera la mancata crescita si arriva ad un delta negativo totale per l’export italiano pari a 2,4 miliardi (1,8 verso la Russia e 580 milioni verso l’Ucraina). Nel 2013 le vendite verso i due paesi hanno rappresentato il 3,3% dell’export italiano (2,8 verso la sola Russia) ammontando in totale a 12,7 2 miliardi di euro. L’Italia è uno dei paesi più esposti al rallentamento delle loro importazioni: solo la Germania aveva nel 2013 una quota delle vendite verso Russia e Ucraina più elevata di quella italiana, pari al 3,8%, mentre per l’Eurozona la quota era 3,1. La flessione è causata soprattutto dal clima di incertezza creato dal conflitto, che ha bloccato le decisioni di consumo e investimento di famiglie e imprese russe e ucraine, e quindi l’import, e dalle sanzioni Ue. Elementi che si inseriscono nel contesto di debolezza delle due economie preesistente al conflitto. Chi vincerà dalla svalutazione del rublo Con l’aumento dei rischi geopolitici e delle sanzioni che minacciano la crescita dell’economia russa, la svalutazione del rublo potrebbe rivelarsi uno dei vantaggi ad effetto positivo sulla situazione delle aziende nazionali minerarie e metallurgiche orientate all’esportazione. Il tasso di cambio del rublo ha già raggiunto un valore di 38,7 contro la previsione per l’anno 2015 pari a 37,5. Si stima che, ceteris paribus, l’indebolimento del rublo inciderà in modo particolarmente favorevole sulla redditività operativa di Rusal e Mechel, (ossia dal punto di vista del leader degli ultimi dodici mesi EBITDA). Inoltre, va notato che la Mechel è caratterizzata dal debito in rubli più elevato. In g en er a l e, d at o i l p e so complessivo del debito, il costo del capitale di UK Rusal, Petropavlovsk, Mechel e Akron è più suscettibile alla svalutazione del rublo. Meno sensibili a questi cambiamenti sono Norilsk Nickel, FosArgo e Uralkalij. Secondo le stime degli e c o n o m i s t i d i S b e r ba n k Investment Research, il tasso di cambio medio del rublo sarà pari a 35,9 quest’anno, a 37,5 nel 2015, che non si differenzia affatto dal tasso di cambio attuale pari a 38,7. Poiché la svalutazione del rublo potenzia la redditività delle aziende metallurgiche e minerarie nazionali orientate all’esportazione, abbiamo analizzato l’impatto delle fluttuazioni valutarie (supponendo che tutti gli altri fattori rimangano invariati). Il ricavato di tutti i produttori di metalli non ferrosi e di oro è generalmente rappresentato in dol lar i . I pro duttori di fertilizzanti vendono sul mercato interno dal 10% al 30% della produzione, mentre le imprese siderurgiche dal 40% all’80%, tuttavia consideriamo tali ricavi quasi esclusivamente in dollari. L’ammontare delle uscite in dollari dei produttori di fertilizzanti ed oro è pari, in media, al 30%, mentre raggiunge il 60% nelle aziende siderurgiche. Considerando questi due criteri, riteniamo che, a livello di risultato operativo, a trarre maggiore vantaggio dalla svalutazione del rublo siano UK Rusal, Petropavlosk e Mechel. Sono meno suscettibili ai tassi di cambio le entrate e le uscite di FosArgo, Norilsk Nickel, Uralkalij e i produttori di oro. Le conseguenze della svalutazione del rublo per le singole società dipendono anche dalla percentuale di indebitamento in rubli. Quanto più elevato è l’onere finanziario della società, tanto più forte è la dipendenza del suo costo azionario dall’andamento della redditività del debito. In questo senso i più suscettibili sono Mechel, Petropavlovsk, Evraz e UC Rusal (anche se con una correzione della quota di Norilsk Nickel il rapporto “debito/ EBITDA” di quest’ultima è molto basso, il suo debito alla fine dell’anno dovrebbe essere pari a 8,7 miliardi di dollari, 3 mentre la quota del debito in rubli è pari all’11%). Per quanto concerne tale indicatore i meno sensibili sono Norilsk Nickel e Polyus Zoloto. Tra le società metallurgiche e minerarie russe, a guadagnare maggiormente dalla svalutazione del rublo saranno UC “Rusal”, la S.p.a. “Mechel”, Petropavlovsk e la S.p.a. “Arkon”, ritengono gli analisti di SIB. Il governo russo ha deciso di non incrementare l’onere fiscale sulle imprese e sulle persone fisiche, ha commentato il Primo Ministro della Federazione Russa Dmitrij Medvedev. “Siamo tutti consapevoli del fatto che non vi sia scelta peggiore dell’incrementare notevolmente gli oneri fiscali, soprattutto in un periodo così difficile. Anche nelle condizioni attuali, quando le fonti di prestito estere sono di fatto congelate, abbiamo deciso di non aggravare l’onere fiscale”, - ha dichiarato il Primo ministro. Gli enti russi, invece della tassa sulle vendite, avranno diritto ad introdurre delle imposte regionali. 4 I russi hanno cominciato ad acquistare meno immobili all’estero L’effetto sanzioni si fa sentire anche sul comportamento delle persone fisiche - I russi si ritirano dal mercato immobiliare italiano dopo il sequestro delle ville dei fratelli Rotenberg. Alla fine del secondo trimestre del 2014, la Banca Centrale ha registrato, per la prima volta in cinque anni, un calo nel volume delle operazioni di acquisto di immobili all’estero da parte di cittadini russi. In confronto al periodo analogo dello scorso anno gli investimenti si sono ridotti, passando da 526 a 473 milioni di dollari. Secondo gli esperti è attribuibile al conflitto tra la Russia e l’Occidente per la questione ucraina, a cui ha fatto seguito una svalutazione del rublo, nonché al divieto per i funzionari russi di possedere immobili oltre il confine nazionale. Se nel secondo semestre del 2009, secondo i dati della Banca Centrale, i cittadini hanno speso 223 milioni di dollari per l’acquisto di immobili all’estero, nello stesso periodo del 2010 l’indicatore è aumentato del 19,4%, fino a 277 milioni. Nei tre anni successivi gli investimenti nell’immobiliare estero sono solo aumentati: alla fine del secondo trimestre del 2011 la crescita era pari al 27,2% (fino a 381 milioni di dollari), nel 2012 era pari al 17,8% (fino a 464 milioni di dollari), mentre alla fine del secondo trimestre del 2013 il volume degli investimenti dei citt a d i ni n e l l’ i m mo b i l i ar e all’estero è aumentato dell’11,7%, fino a 526 milioni di dollari. Quest’anno per la prima volta le statistiche della Banca Centrale hanno registrato un calo del 10% (fino a 473 milioni di dollari). La riduzione degli investimenti nel settore immobiliare estero si sta verificando sullo sfondo di un aumento delle spese dei cittadini russi oltre confine: infatti il volume complessivo delle transazioni internazionali, in confronto al periodo analogo dello scorso anno, è passato da 8,9 a 10,2 miliardi di dollari. Secondo Ekaterina Orlova, direttrice della Real Estate Orlova Consulting & Development, il calo del volume degli investimenti immobiliari all’estero è legato al fatto che tali operazioni sono divenute più rischiose a causa della situazione politica. “Ogni giorno cresce sempre più la minaccia di perdere un attivo o di non poterlo utilizzare, constata Orlova. - Se il vettore politico attuale si manterrà, sempre meno persone saranno pronte a mettere a rischio delle ingenti somme di denaro. Il fatto è che le sanzioni nei confronti dei proprietari di immobili potenzialmente possono toccare tutti i cittadini russi e non solo funzionari o collaboratori di organizzazioni statali. Secondo il direttore del dipartimento analitico di “NordCapital”, Vladimir Rozhankovskij, il calo della domanda di investimenti nell’immobiliare estero non riguarda indifferenziatamente tutti i Paesi. Per esempio in Spagna, Grecia ed Emirati Arabi la domanda di immobili rimane, - afferma Rozhankovskij. - Mentre in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, di fatto, è diventata negativa. Questo significa che i russi stanno mettendo in massa le loro case in vendita, per paura di vari tipi di persecuzione fiscale o giudiziaria da parte delle autorità locali. Il motivo è l’atteggiamento ostile di Unione Europea e Stati Uniti, la paura di conseguenze derivanti dalle sanzioni “. Secondo gli esperti, molti cittadini hanno acquistato immobili in Europa e negli Stati Uniti al fine di ottenere un permesso di soggiorno, ma a causa dei recenti avvenimenti, è diventato molto più difficile ottenerlo, e i russi hanno cominciato a vendere i beni acquistati. Il capo del dipartimento di ricerca della banca BKF, Maksim Osadchij, indica che il declino degli investimenti in Russia nel settore immobiliare estero è anche associato alla discussione relativamente ad un divieto per i funzionari di possedere tali attivi all’estero. Nel maggio del 2014, il Presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che vieta ai funzionari russi di avere attivi esteri, tra cui conti in banche estere o titoli di società non residenti. Ai funzionari rimane il diritto di possedere immobili oltreoceano, ma ad una condizione: dovranno dichiararlo. 5 Sempre più capillare la presenza economica italiana nelle regioni russe “Chiederemo lo stop delle sanzioni alla Russia”. Così Lisa Ferrarini, vicepresidente di Confindustria per l’Europa, ha risposto a “Mix 24” quando le è stato chiesto quale sia l’azione concreta che Confindustria farà sul fronte delle sanzioni e se sarà richiesto lo stop. “Questo è fuori discussione: noi l’abbiamo già chiesto”, ha detto Ferrarini ai microfoni di Radio 24. “Adesso c’è in corso questo cessate il fuoco, e sembra che sia incoraggiante, ma sicuramente il rischio della chiusura del gas potrebbe essere la maniera migliore per convincere qualcuno che è ora di mettersi d’accordo”. La Russia è un mercato strategico. Lo è per l’Europa, aggrappata alle risorse energetiche di Mosca che assicurano il 32% del fabbisogno oltre che assorbire il 7% dell’export, ma lo è soprattutto per l’Italia che, assieme alla Germania, è il Paese del Vecchio Continente che ha le relazioni commerciali più strette con il gigante dell’Est. È inevitabile, dunque, fare i conti con quello che potrebbe essere l’impatto della crisi ucraina. Tanto più se, come mostrano i dati elaborati da Sace, nel 2013 l’Italia ha esportato verso la Russia beni per 10,7 miliardi di euro (erano 3,8 miliardi nel 2003) e ne ha importati, il dato è evidentemente drogato dall’effetto gas, oltre 20 miliardi. Cifre importanti e sulle quali Sace ha già elaborato il potenziale impatto, complice anche il recente inasprimento delle sanzioni che ha portato in Italia al sequestro di numerosi beni riconducibili all’oligarca Arkadij Rotenberg, storico alleato di Vladimir Putin. Il nuovo scenario non è stato ancora completamente assorbito nell’indagine condotta dall’assicuratore dell’export ma, allo stato attuale, si può stimare un danno minimo di poco inferiore al 1 miliardo di euro in termini di esportazioni nel biennio 2014-2015, e un danno massimo vicino ai 2,4 miliardi se il quadro, anziché stabilizzarsi, dovesse peggiorare ulteriormente. Il settore più colpito sarebbe quello della meccanica strumentale che potrebbe dover rinunciare fino a 1 miliardo di esportazioni. Sono somme rilevanti, soprattutto se inquadrate nell’escalation di interessi che hanno portato i russi a mettere piede in Italia. Un dato più di altri può far capire quanto la Russia “conti” per l’economia del Paese: a livello turistico le presenze russe sono quasi raddoppiate dal 2009 ad oggi e l’indotto nel 2013 ha toccato la cifra di 1,3 miliardi di euro. Un valore che è secondo solo a quello del turismo statunitense e pari a tre volte l’indotto della Cina e del Brasile. E non potrebbe essere altrimenti, basti pensare alle spiagge della Versilia o della Costa Smeralda, sono lo specchio dell’ascesa russa nel Paese. Un’ascesa che, naturalmente passa anche da Piazza Affari, dove la presenza russa vale attorno a 1 miliardo. Dopo l’ingresso di Pamplona, fondo a capitale misto tedesco-russo, in UniCredit, che solo recentemente ha ridotto la presenza nella banca al di sotto del 2%, l’operazione chiave è quella che ha portato al riassetto di Camfin, la holding che controlla Pirelli. Metà del capitale è nelle mani di Rosneft, azienda pubblica finita nel mirino della Ue nei giorni scorsi. L’alleanza ha chiaramente senso industriale e va ribadito che la presenza del colosso russo nel capitale della Bicocca, piuttosto che in quello di Saras dove è partner dei fratelli Moratti, non viola le sanzioni previste. Tuttavia, questa società assieme ad altre due è finita sotto il faro della Ue. Il numero uno operativo Igor Sechin, uno degli uomini più vicini a Putin, invece, presente per ovvie ragioni nel board Pirelli, è stato colpito dalle misure sui visti e sui patrimoni privati decise dagli Usa. Al momento null’altro è scattato a suo carico, tanto meno in Europa. Fuori dalla Borsa, gli intrecci Italia-Russia sono ancora più stretti. La passione per la moda, ha portato i russi in Malo e StroiliOro e forse potrebbe spingere Vtb a prendere il controllo di Cavalli. Dopo che un anno fa il gruppo Russkij Standart si è preso Gancia. Uno dei primi veri deal è stato l’ingresso di Severstal nella Lucchini, ora in amministrazione straordinaria. Sempre la Severstal ha rilevato il 100% del Gruppo Redaelli Tecna, mentre Rusal ha acquistato “Eurallumina” e il gruppo Evraz controlla Palini & Bertoli 6 (azienda friulana produttrice di lamiere in acciaio). Vi è poi una joint-venture tra Nlmk e Duferco che controlla Verona Steel (produzione di lamiere). Vimpelcom si è presa invece Wind e Lukoil Priolo. Nel settore immobiliare, gli investimenti non si contano, tra ville e alberghi ma ai russi piacciono anche i beni di consumo e la nautica, dove Renova ha rilevato Marina Blu, società che gestisce il porto di Rimini. Si rafforza sui mercati esteri il business del “sigaro toscano” che il prossimo anno compirà i 200 anni di vita. Un viaggio lungo che ha portato lo “stortignaccolo”, nato da un acquazzone estivo che fece fermentare una partita di tabacco Kentucky lasciato incautamente all’aperto, ad affermarsi in 40 paesi spaziando dall’Europa all’America fino all’Australia. “Per il 2014 le proiezioni stimano oltre 15 milioni di pezzi venduti all’estero”, sottolinea il presidente di Manifatture sigaro toscano Aurelio Regina. Un boom di oltre il 30% rispetto allo scorso anno favorito dalla crescita della domanda dell’Est europeo ma anche di aree strategiche come Grecia, Belgio, Germania e Russia. La filiera, interamente made in Italy, conta attualmente circa 200 tabacchicoltori tra Toscana, Lazio, Umbria, Campania e Veneto, 1.800 addetti, un centro di raccolta (Foiano della Chiana) e 2 manifatture (Lucca e Cava dei Tirreni). Nel 2013, la società ha chiuso i conti con un fatturato di 90 milioni di euro controllando oltre il 30% del mercato italiano dei sigari. La svolta è arrivata nel 2006 quando l’azienda fu acquistata dal gruppo industriale Maccaferri, guidato dall’omonima storica famiglia bolognese. Allora i sigari esportati erano 2 milioni: attualmente il 700% in più. Il mercato ha premiato, dunque, la scelta di puntare sul valore del territorio e il “saper fare italiano”. Ne è convinto Gaetano Maccaferri che insieme ad Aurelio Regina ha presentato “Opera”, un nuovo sigaro in edizione limitata che “celebra l’eccellenza dell’arte italiana e ne valorizza lo spirito e l’identità”. L’omaggio al saper fare italiano, secondo il presidente del Gruppo Maccaferri, “è coerente alla missione di Manifatture sigaro toscano: avere un ruolo attivo nella società e nei territori. La storia bicentenaria del sigaro è per noi un ulteriore stimolo: intrecciare arte e impresa per avviare un nuovo Rinascimento, culturale ed economico, del Paese”. È a Lucca la manifattura di produzione di Opera, un sigaro di forza media da tabacco Kentucky stagionato a temperatura più elevata e affumicato con legna più aromatica. “La nostra ricetta – conclude Regina – è fatta di tradizione e innovazione ed è sempre più apprezzata in Italia e all’estero”. All’inizio di marzo, anticipando l’annuncio delle prime sanzioni da parte di Stati Uniti e Unione Europea, alla Camera alta del Parlamento russo avevano iniziato ad accarezzare l’idea di rispondere autorizzando la confisca di beni e proprietà di compagnie europee e americane in Russia. Ora che le sanzioni si sono avvicinate molto al cuore dell’economia russa, più volte Mosca ha lasciato intendere di voler reagire con compostezza, malgrado l’embargo sui generi alimentari imposto in agosto. “Al presidente Putin abbiamo fatto presente che (noi 7 industriali) siamo per un approccio equilibrato, favorevoli a non lasciarci provocare”, spiegava due giorni fa a Berlino il presidente delle Ferrovie russe, Vladimir Yakunin. Eppure l’idea che spaventa più di ogni altra misura è tornata a galla: Vladimir Ponevezhskij, deputato di Russia Unita (il partito del presidente), ha presentato un progetto di legge che consentirebbe di confiscare proprietà di uno Stato straniero in Russia, compresi beni coperti dall’immunità diplomatica. In modo da rendere possibile quello ch e P onevezh skij propone: il rimborso dei cittadini russi le cui proprietà, a causa delle sanzioni, siano state requisite da uno Stato straniero. Come è avvenuto ad Arkadij Rotenberg, uno degli imprenditori russi più vicini a Vladimir Putin, cui la Guardia di Finanza italiana ha congelato beni e attività per circa 30 milioni di euro. Il nome di Rotenberg è nelle “liste nere” con cui Stati Uniti, Unione Europea, Canada e Australia hanno voluto colpire gli uomini della cerchia interna di Putin, oppure uomini considerati responsabili della crisi ucraina. Secondo il progetto di legge di Ponevezhskij, la compensazione dei cittadini russi “vittime del giudizio illegittimo di un tribunale straniero” dovrebbe avvenire utilizzando fondi del budget federale russo, autorizzando poi il governo a rifarsi sulle proprietà dello Stato in questione. Su tutto questo il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, non ha voluto rilasciare commenti, avvertendo però che il Cremlino considera le sanzioni “infondate e illegittime”, e si riserva il diritto “di difendere i propri interessi”. Ed è in questa stessa direzione che Putin è intenzionato ad andare a proposito dell’Accordo commerciale che l’Ucraina ha firmato con l’Unione Europea: ratificato ma lasciato in sospeso per 15 mesi, proprio per venire incontro alle perplessità di Mosca che teme di esserne danneggiata. In una lettera citata dal Financial Times, indirizzata al presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso, Putin chiede una revisione delle intese ratificate dall’Ucraina e da Bruxelles, negoziando il mantenimento delle relazioni commerciali tra Russia e Ucraina. In caso di attuazione degli accordi, la lettera suggerirebbe l’adozione di “ritorsioni immediate e adeguate” da parte di Mosca. Tra i paesi partner male la Russia che perde il 16% Ancora in crescita gli Usa Washington fa segnare un incremento del 9% dall’inizio dell’anno garantendo un surplus di oltre 11 miliardi di euro All’appello nel 2014 mancano già due miliardi e mezzo, di questi tempi una voragine. Il dato di agosto, un calo tendenziale del 4,1%, non fa che peggiorare il già poco brillante bilancio 2014 dell’export nazionale verso i paesi extra-europei. Un quadro negativo sotto ogni punto di vista: in termini temporali si tratta del sesto segno meno mensile consecutivo, dal punto di vista geografico le aree di difficoltà sono ampiamente maggioritarie. A cominciare dalla Russia, protagonista di una frenata largamente attesa alla luce della crisi Ucraina e dell’avvio di una serie di sanzioni incrociate, forse non prevedibile però nell’entità, con un tracollo mensile del 16,3% che vale nel solo mese di agosto 132 milioni di commesse in meno per le nostre aziende. Bilancio che lievita a 669 milioni dall’inizio dell’anno e che ragionevolmente non potrà che peggiorare nei prossimi mesi. Non solo per lo stop imposto da Mosca ad alcuni prodotti dell’agroalimentare ma anche per l’effetto delle sanzioni Ue che limitano l’export verso la Russia di alcuni beni e servizi del settore energetico e dell’area vasta del dual use, dove gli utilizzi possibili sono sia civili che militari. Shock assorbibile se si trattasse di un caso isolato ma scorrendo i dati dell’Istat si scopre purtroppo che il quadro è esattamente opposto, con poche aree di crescita e una vasta maggioranza di segni meno. Giù del 20% l’Africa settentrionale, male anche la Cina, che pure è sempre stata in crescita nel 2014, malissimo il Giappone, con acquisti di Made in Italy crollati nel mese del 14,7% e di oltre dieci punti dall’inizio dell’anno (pesa su Tokyo il balzo dell’Iva), ancora peggio l’area dell’America Latina, arretrata del 26,4%. Qualche “attenuante” per una performance extra-Ue così negativa in realtà esiste, a cominciare dall’export verso la Svizzera, abbattuto nel 2014 di 1,5 miliardi di euro nella sola categoria dei metalli preziosi, più che dimezzati nei volumi in uscita dall’Italia e diretti a Berna. “Alleggerito” dell’oro il quadro diventa così forse un po’ meno fosco, anche se la sostanza non cambia. Nel 2011 i mercati più remoti garantivano alle nostre imprese una crescita di vendite del 14,9% a cui si aggiungeva il robusto balzo di quasi dieci punti dell’anno successivo. Un progresso già quasi azzerato nel 2013 e che si trasforma in un arretramento progressivamente più pesante, un segno meno ormai visibile da tre trimestri consecutivi. Tra le poche note liete vanno segnalate la ripresa della Turchia ma soprattutto la 8 continua avanzata degli Stati Uniti, maggiore mercato extraUe per le nostre merci e principale carburante dell’attivo commerciale nazionale. Washington, con acquisti 2014 in crescita del 9%, da sola porta in dote oltre 11 miliardi di euro di surplus. Calo dei listini e diminuzione dei consumi provocano l’ennesimo “impazzimento” delle statistiche legate all’energia, dove ancora una volta si registra un calo a doppia cifra per i valori importati, elemento che porta ampiamente in rosso l’intero bilancio dell’import nazionale, giù del 14,1%. È questo in fondo uno dei pochi aspetti consolanti, la crescita dell’avanzo commerciale che si avvicina a quota 15 miliardi, 3,7 in più rispetto al 2013. Con un investimento da 30 milioni di euro, il gruppo Landi Renzo, big della produzione di impianti Gpl e metano per l’autotrazione - controlla un terzo del mercato mondiale -, scommette ancora una volta sull’innovazione. Con il nuovo centro di ricerca e sviluppo, 15mila metri quadrati che tra laboratori e uffici possono ospitare fino duecento tra ingegneri e tecnici, entra nella rosa dei reparti R&S più avanzati d’Europa nel settore delle alimentazioni alternative. Un approdo per un gruppo che ogni anno blinda per l’innovazione tecnologica un 5% del fatturato, arrivato a sfiorare l’anno scorso i 223 milioni. “L’investimento sul progresso tecnologico - dice il presidente del gruppo Stefano Landi - ci ha portato a studiare nuove modalità di utilizzo di Gpl e metano, rendendo queste alimentazioni disponibili anche per chi guida un veicolo diesel. Abbiamo infranto un tabù che durava da decenni”. Il nuovo centro, nel quartiere generale di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, è stato inaugurato in occasione del sessantesimo compleanno dell’azienda che praticamente da subito ha cominciato a misurare le proprie forze all’estero. Nata nel 1954 già dagli anni Sessanta varcava i confini nazionali con un accordo con la giapponese Mitsubishi. Da allora la v o c a z i o n e all’internazionalizzazione l’ha portata ad espandersi in quasi tutto il mondo, consentendole di sopravvivere alla lunga fase di crisi economica. All’estero attualmente controlla 12 società, tra Europa, Stati Uniti, Sudamerica, Asia. E, con due stabilimenti in Polonia e Romania, si prepara anche ad entrare nel mercato russo, uno sbocco con grandi prospettive di sviluppo trainate dai forti investimenti sul metano previsti nei prossimi anni. “I tre elementi che hanno sempre caratterizzato più di altri tutti i sessant’anni della nostra storia aggiunge Landi - sono l ’ i n n o v a z i o n e , l’internazionalizzazione e la formazione”. Un migliaio di dipendenti, una produzione destinata per oltre l’80% all’estero, l’anno scorso il gruppo emiliano ha realizzato due nuove partnership in India e in Uzbekistan, incassando anche la ripresa di un mercato strategico come il Pakistan (dove è presente con una propria controllata) dopo tre anni di crisi della domanda. Tra gli obiettivi, oltre all’ingresso in Russia, c’è anche il rafforzamento del presidio in Cina e in India, facendo leva sul forte incremento del parco auto circolante nei due Paesi e sulla domanda in crescita di mobilità sostenibile. Il gruppo è quotato in Borsa dal 2007, segmento Star. L’anno scorso ha aumentato i posti di lavoro del 3,2%, continuando contemporaneamente a investire sulla formazione del personale: in tutto sono state erogate quasi 8mila ore di attività formative. I buyer russi? Che cosa importa se ci sono o non ci sono, quando in prima fila siedono Kate Moss e Charlotte Casiraghi, insieme a FrançoisHenri Pinault, alla sfilata di Gucci? È un paradosso, ovviamente, ma per il marchio fiorentino l’incognita russa – dalle fortissime tensioni geopolitiche (che includono le sanzioni) alla svalutazione del rublo, che ha perso il 10% rispetto a un anno fa – è meno accentuata rispetto ad altri brand. “Dallo scorso aprile – spiega al Sole 24 Ore Patrizio di Marco, presidente e ceo di Gucci – abbiamo fatto il buy back della distribuzione, in precedenza affidata a Mercury, ed entro fine anno apriremo due nuovi negozi diretti a Mosca: il primo all’interno del department store Gum mentre il secondo sarà un flagship di 4 piani in Petrovka Street. Certo, è un mercato che sta vivendo un momento particolare, ma il controllo di quasi tutti i punti vendita è decisivo”. Purtroppo i dati delle esportazioni di moda italiana verso la Russia parlano chiaro: nel 2008, l’anno record, il tessile, l’abbigliamento e le scarpe con la pelletteria registravano un export di 2,4 miliardi e il peso del Paese sulle esportazioni di moda italiana era pari al 5,9%; poi, il crollo successivo al crack Lehman a 1,5 miliardi nel 2009 e il successivo rimbalzo fino a 9 toccare, l’anno scorso, i 2,3 miliardi, con una quota del 5,2%. Nel primo semestre di quest’anno, flessione del 12% sul corrispondente periodo del 2013: 950 milioni rispetto a 1,1 miliardi, con un’incidenza sul totale delle esportazioni di moda italiana scesa al 4,2%, la quota più bassa dal 2005. A soffrire di più sono scarpe e pelletteria (-19,1% nel primo semestre) rispetto all’abbigliamento (-8,6%), anche se tra gli addetti ai lavori serpeggiano cifre più pesanti. “La preoccupazione degli operatori – spiega Stefania Trenti, analista del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, che ha elaborato i dati – è legata al fatto che già su altre aree geografiche il trend non è positivo e se ci si allarga alla Russia la criticità aumenta. Molte imprese poi sono pesantemente sbilanciate sulla Russia: non solo le grandi ma anche alcune piccole, in particolare nelle calzature. Va comunque rilevato che molti p r o t a g o n i st i s t a n n o g i à “compensando” il calo spostandosi su altri mercati”. C’è da sottolineare, in ogni caso, che non sono molti i buyer russi che frequentano abitualmente le passerelle milanesi, preferendo le visite in showroom che, di fatto, hanno già raccolto buona parte del “bottino” di ordini della stagione. Conferma Andrea Incontri, che ha sfilato a Palazzo Bovara: “I compratori russi che hanno fatto ordini del mio marchio per la precollezione primavera-estate 2015 sono cresciuti, anche se i budget si sono lievemente ridotti rispetto agli investimenti delle passate collezioni: forse sono interessati a un marchio giovane che fa ricerca”. Comunque da N°21, il marchio di Alessandro Dell’Acqua che piace a tutte le latitudini, erano seduti in prima fila Mikhail Kusnirovich e la moglie Ekaterina di Bosco dei Ciliegi, uno dei partner più importanti per il lusso made in Italy sul mercato russo. Resta infine l’incognita sulle spese dei russi nel nostro Paese: secondo Banca d’Italia, nel 2013 hanno speso 1,3 miliardi fra alberghi, affitti di case, ristoranti e shopping. Buzzi Unicem, attraverso la sua controllata totalitaria Dyckerhoff GmbH, ha sottoscritto un accordo per acquisire dal colosso francese Lafarge il 100 per cento del capitale della russa Uralcement, ad un valore dell’impresa (Ev) pari a 104 milioni di euro, da corrispondere in contanti. Da ricordare che l’asset rientra nel novero di quelli che Lafarge deve cedere per ottemperare agli obblighi antitrust nell’ambito della fusione con la svizzera Holcim. L’esecuzione del contratto – si legge in una nota dell’azienda – è subordinata alla concessione delle necessarie autorizzazioni normative; essa dovrebbe avvenire entro fine anno ed il prezzo d’acquisto sarà versato utilizzando la liquidità disponibile. Uralcement è situata presso la città di Korkino, circa 40 km a Sud di Chelyabinsk. Si compone di una cementeria a ciclo completo, basata su tecnologia a via umida, con una capacità produttiva di 1,1 milioni di tonnelate all’anno di cemento e consistenti riserve di materia prima. Con l’integrazione aggiuntiva di Uralcement, il big piemontese intende rafforzare la sua posizione nella regione degli Urali e sfruttare i vantaggi derivanti dal sistema produttivo abbinato con l’attuale cementeria di Sukhoy Log. Dall’operazione infatti sono attese interessanti sinergie ed opportunità negli ambiti della logistica, del catalogo prodotti e dell’amministrazione aziendale. Da ricordare che la presenza di Dyckerhoff sul mercato russo del cemento è iniziata nel 1994, quando la società acquistò una partecipazione nella Sukholozhskcement, dove nel 2010 fu posta in marcia una nuova linea di produzione tecnologicamente avanzata, basata su processo a via secca. Con l’investimento nella fabbrica di Korkino, la capacità produttiva di Buzzi Unicem nel paese raggiunge circa i 4,5 milioni di tonnellate all’anno di cemento. L’operazione non è stata accolta con particolare favore dal mercato. La guerra tra Russia e Ucraina sta producendo, com’è noto, danni (economici) anche in Italia. E i produttori di piastrelle, che si riforniscono per la gran parte di materie prime proprio dall’Ucraina, potrebbero essere tra i primi, purtroppo, a pagarne le conseguenze. Queste le loro preoccupazioni, alla vigilia del salone Cersaie di Bologna. “Fino ad agosto l’attenzione era alta, ma non c’erano particolari preoccupazioni, poi è stato bombardato il porto di Mariupol e i collegamenti si sono interrotti: naturalmente speriamo che si tratti dell’episodio più grave e che la situazione possa migliorare”: Villiam Tioli, presidente della Commissione trasporti e materie prime di Confindustria Ceramica, è informato in tempo reale su quanto sta accadendo ai confini con la Russia. “È tutto in evoluzione, per ora sono stati colpiti solo i punti di 10 collegamento, ma i siti estrattivi e le miniere sono poco distanti”, racconta. Se la situazione dovesse degenerare, i primi seri danni alle imprese sarebbero già per le scorte invernali di argille e feldspati. Le materie prime per le aziende arrivano in Italia dall’Ucraina (1,2 milioni di tonnellate all’anno), dalla Germania (circa 800 mila tonnellate all’anno) e dalla Turchia attraverso il porto di Ravenna, dove vengono stoccate e trasportate prevalentemente su camion verso il distretto di Sassuolo. Nei primi sette mesi dell’anno nel porto sono state movimentate 14,48 milioni di tonnellate di merce, con una crescita di 1,39 milioni di tonnellate (+10,7% rispetto agli stessi mesi del 2013). Gli sbarchi sono stati pari a 12,2 milioni di tonnellate (+9,7%), mentre gli imbarchi (di piastrelle ma non solo) ammontano a 2,3 milioni tonnellate (+16,5%). Le navi arrivate da gennaio a luglio sono state 1.837 (48 in più rispetto al 2013). A luglio l’incremento è stato di circa il 10%. “Siamo tornati ai livelli pre-crisi e non possiamo che essere soddisfatti”, commenta il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna, Galliano Di Marco. “Nonostante il conflitto in atto sul fronte russo-ucraino e le sanzioni che penalizzano soprattutto le esportazioni prosegue Di Marco -, allo stato attuale il traffico del nostro scalo da e per quelle aree continua a crescere. Ciò nonostante non posso non esprimere preoccupazione per ciò che sta accadendo in Europa dell’Est e per le conseguenze che il perdurare di tale situazione comporta”. Numerosi sono gli interventi realizzati negli ultimi anni per rendere il porto romagnolo sempre più competitivo anche per i servizi messi a disposizione delle imprese. Tra le novità, la creazione dello Sportello unico doganale, che consente un vero e proprio “sdoganamento in mare” del materiale in arrivo, e la realizzazione di un fast corridor per le merci che verrà implementato con l’avvicinarsi dell’Expo 2015 di Milano. “Ravenna - riferisce Di Marco ha raggiunto eccellenti risultati anche per aver tolto dalla strada circa 80mila camion e per aver creato negli ultimi due anni 70 nuovi posti di lavoro, senza alcun investimento pubblico aggiuntivo”. È in corso, tra l’altro, un piano straordinario dei drenaggi, ed è già stato approvato un progetto sull’hub per consentire la navigazione di imbarcazioni di maggiori dimensioni nel porto e aumentarne la capacità, l’efficienza e la produttività. Cresce però la preoccupazione tra gli industriali per il futuro dei rifornimenti di materie prime, nel caso in cui le tensioni russeucraine dovessero proseguire. “È tutto in evoluzione - ripete Tioli - non si possono fare previsioni di danni o pensare a quali strategie adottare”. È chiaro che se si chiude il canale con l’Ucraina tutto il sistema ne risentirà. “Quell’argilla - spiega il responsabile di Confindustria Ceramica è quasi indispensabile per le imprese che producono grandi formati. Dall’India possiamo rifornirci di altre argille, che non garantiscono però la stessa qualità e sono più costose”. Sarebbe davvero problematico studiare un nuovo impasto per le piastrelle che sostituisca l’argilla ucraina: anche i processi produttivi andrebbero modificati, senza errore e in breve tempo. La speranza è che non si arrivi a tanto. Anche e soprattutto per il bene dell’Ucraina e dei suoi abitanti. Si è tenuto presso la residenza dell’Ambasciata d’Italia a Mosca un evento sulle vite parallele di due protagonisti della fisica del Ventesimo secolo: l’italiano Bruno Pontecorvo, Accademico delle Scienze sovietico, e il russo Gleb Wataghin, Accademico dei Lincei. Pontecorvo, trasferitosi in Unione Sovietica all’inizio degli anni ‘50 dove rimase fino alla morte nel 1994, contribuì attivamente allo sviluppo del “Joint Institute of Nuclear Research” (JINR) di Dubna. Wathagin fondò nel dopoguerra le scuola di fisica 11 teorica e di fisica sperimentale torinesi. Attraverso la sua amicizia con Nikolaj Bogoliubov, Direttore del JINR, nacque il primo accordo tra l’Accademia dei Lincei e l’Accademia delle Scienze Sovietica e iniziarono i primi soggiorni di scienziati italiani nell’URSS. Aperto dall’Ambasciat or e Ragaglini - che ha evidenziato l’importante ruolo della scienza come strumento di cooperazione tra popoli e la lunga e solida tradizione di collaborazione scientifica tra Italia e Russia - l’evento è stato animato dagli interventi del Prof. Fre, addetto scientifico di questa Ambasciata nonché allievo di Wataghin, del Prof. Piragino, addetto scientifico di questa Ambasciata negli anni ‘80 e conoscitore di Pontecorvo, del Prof. Budagov del JINR e del Prof. Petrukhin del National Research Nuclear University, le cui testimonianze hanno fatto rivivere l’affascinante storia di due fisici che ricorda come, anche in tempi di aspro confronto internazionale, come durante la Guerra Fredda, gli scienziati siano riusciti, al di sopra delle barriere politiche e ideologiche, a dialogare proficuamente tra loro. Nel corso dell’evento sono stati anche proiettati alcuni frammenti del film documentario “Maksimovic. La storia di Bruno Pontecorvo” di Giuseppe Mussardo, che sara’ pr esentato inte gralm e nte durante la rassegna cinematografica Russia-Italia dall’11 al 23 Novembre a Mosca. Si sono chiusi a Milano i lavori del Primo Forum turisticoculturale Italia-Russia Caratterizzato da un programma molto intenso e da una notevole partecipazione a livello istituzionale e di operatori turistici, il Forum di Milano ha rafforzato i già intensi rapporti tra Italia e Russia in questo importante settore di turismo. L’incontro tra i Governatori delle Regioni più attive, i principali operatori, le associazioni di categoria e gli operatori alberghieri ha consentito di presentare al pubblico le destinazioni meno conosciute dei due Paesi, uscendo dagli itinerari classici, oltre i confini delle capitali e delle città più note. Nell’ambito del Forum è stato inoltre presentato il decalogo di raccomandazioni “Russian Friendly” rivolto al sistema ricettivo e turistico italiano con l’obiettivo di migliorare la ricezione dei flussi turistici dalla Russia. Il decalogo è stato preparato da Federalberghi, con la partecipazione dell’Ambasciata d’Italia a Mosca e i maggiori operatori turistici russi. La sessione conclusiva ha infine visto la firma di due accordi di collaborazione, fra l’Associazione di piccole città storiche russe e l’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, nonché tra Federalberghi e l’ Associazione degli albergatori russi. Pagine a cura de Il Sole 24 Ore e dell’Ufficio stampa dell’Ambasciata d’Italia a Mosca 12 La rassegna delle informazioni statistiche e delle previsioni sull’economia della Russia In agosto i ritmi di crescita dei prezzi al consumo nella Federazione Russa hanno raddoppiato quelli dei Paesi UE, comunica RIA Novosti in riferimento ai dati dell’Agenzia Federale di Statistica Internazionale (Rosstat). Nel mese di agosto in Russia i gruppi di prodotti alimentari analizzati sono rincarati notevolmente rispetto ai prezzi della carne dei mesi precedenti, ossia dell’1,9%. Il pesce e i frutti di mare sono rincarati dell’1,3% (in UE dello 0,5%). Dall’inizio dell’anno in Russia l’inflazione era pari al 5,6%, mentre in Unione Europea si registrava una deflazione dello 0,1%. In precedenza Rosstat aveva comunicato che molti hanno reagito al divieto di importazione di una serie di prodotti da alcuni Paesi acquistandone maggiormente, forse a scapito di altri. In Russia i prezzi sui generi alimentari sono aumentati dello 0,2% rispetto a luglio 2014 (in media dello 0,1% nei 28 Paesi UE), e nel periodo che va dall’inizio del 2014 il rincaro ha raggiunto il 5,6% (in Europa si è verificato un ribasso dello 0,1%). In Russia in agosto i prezzi sui generi alimentari sono calati dello 0,6% rispetto a luglio (in media dello 0,1% nei 28 Paesi UE); rispetto a dicembre 2013 il rincaro ha raggiunto il 6,9% (in Europa si è verificato un ribasso dell’1,4%). Il volume complessivo di produzione dell’olio in Russia registra un aumento per il terzo anno di fila. Alla fine del 2013 la produzione di olio è aumentata quasi del 4% rispetto all’anno precedente. Va notato che nella struttura di produzione dei tipi di olio in Russia viene prodotto maggiormente olio non raffinato. Ma rispetto al 2012 questo tipo di prodotto ha subito un leggero calo raggiungendo una quota del 67%. Alla fine del 2013 tra i tipi di produzione di olio non raffinato dominava l’olio di semi di girasole, con una quota dell’85%. In percentuale molto minore vengono prodotti olio di soia e olio di colza. Nel 2013 gli articoli in argento erano i più diffusi tra i cittadini russi. In primo luogo ciò è attribuibile alla riduzione della capacità d’acquisto della popolazione e al fatto che i produttori abbiano cominciato ad orientarsi verso gioielli più economici. Al secondo posto per popolarità troviamo i gioielli d’oro. A dominare il mercato sono i segmenti di basso e medio prezzo, mentre i gioielli di élite occupano circa il 10% del mercato. L’assenza di strategie di marketing tra i produttori russi fa sì che la quota della produzione estera sul mercato russo della gioielleria superi il 65 -70%. I produttori nazionali continuano a lottare contro l’immagine negativa venutasi a formare negli anni ‘90 e presente ancora oggi senza sostanziali cambiamenti. Nel 2013 hanno mostrato maggiore interesse verso gli articoli di gioielleria gli acquirenti con un’età che va dai 20 ai 30 anni. E’ possibile dividere gli acquirenti in due 13 gruppi principali: quanti comprano gioielli per sé e quanti li comprano per terzi. A dominare il mercato dei gioielli sono le collezioni di tipo classico. Per uno sviluppo dell’industria della gioielleria russa potrebbe essere prioritaria una promozione consolidata dei suoi produttori, nonché delle loro associazioni e organizzazioni sul mercato estero. Le prospettive del mercato della gioielleria dipendono molto dalle possibilità di liberalizzazione a livello legale del mercato, dal rifiuto di una regolamentazione statale artificiale, dalla creazione per i produttori russi di condizioni di lavoro eque rispetto a quelle dei concorrenti esteri. Il calo delle importazioni di superalcolici in Russia alla fine del 2013 era pari al 3%. Secondo i dati del Servizio Federale Doganale, quasi un terzo dei superlacolici importati in Russia è costituito da cognac e brandy. In percentuale leggermente minore viene importato whisky. La vodka costituisce circa un quarto delle importazioni. Bisogna notare che nelle importazioni di cognac e brandy domina la produzione proveniente dall’Armenia. Più di un quarto proviene dalla Francia. Tra le maggiori aziende produttrici di cognac e brandy, rappresentate sul mercato russo, troviamo la s.r.l. “VinnoK o n ’ j a c h n y j d o m Shakhnazarjan”, la s.p.a “Erevanskij kon’jachnyj zavod” e “Tessendlier & Fils S.A.S”. 14 Investimenti e collaborazioni industriali La società “Terra Eco” della regione della città russa di Stavropol (Caucaso del Nord) cerca in Italia un partner nel settore agricolo per lanciare una joint venture, che sarà specializzata nella coltivazione industriale di aglio, per la coltivazione e per la successiva lavorazione di zucca. La società dispone di adeguati terreni agricoli e gode di sostegno finanziario delle maggiori banche e del Governo della regione di Stavropol. Con le società italiane interessate saranno organizzati i colloqui con la partecipazione dei rappresentanti del ministero dell’Agricoltura della regione di Stavropol. Contatti: Tel: +7 (926) 820-57-87 E-mail: [email protected] Internet. www.italecon24.ru La società “Gun” offre i servizio di rappresentanza per le società italiane nella repubblica del Turkmenistan. La società organizza la partecipazione nelle gare d’appalto statali nei settori della costruzione edilizia, nei tender indetti per l’acquisto delle merci e dei servizi. La società è inoltre specializzata nelle importazioni di pezzi di ricambio per le macchine movimento terra. Contatti: Tel: +993 (65= 64-76-56 E-mail: [email protected] La società “Olaris” di Vilnius (Lituania, UE) offre servizi logistici e di trasporto tra l’Italia, la Russia, la Bielorussia, il Kazakhstan. Grande esperienza sul mercato. Sono disponibili tutti i tipi di TIR. La società dispone di licenze ADR per i trasporti di prodotti infiammabili. Contatti: Tel: +37 (067) 02-80-31 E-mail: [email protected] Internet: www.olaris.eu La società “Zolotoj Osetr” cerca un investitore strategico per lanciare una moderna fattoria per l’allevamento di storione che comprenderà anche la produzione del prezioso caviale “nero” di storione. L’investimento indispensabile è stimato a 34 milioni di Euro. Il termine di recupero del capitale è previso in 8 anni. Finora gli investimenti propri hanno raggiunto quota 280.000 Euro. Il progetto prevede che per il 2022 le vendite dei prodotti (pesce fresco e caviale) raggiungeranno quota di 20 milioni di Euro. L’utile netto sarà pari a 10 milioni di Euro l’anno. Il tasso di rendimento non sarà inferiore al 72 per cento. Contatti: Tel: +7 (925) 877-62-44 E-mail: [email protected] Il ministero dell’Industria della repubblica della Burjatia (Russia, il Lago di Bajkal) cerca un investitore strategico per lanciare uno stabilimento altamente tecnologico per la raccolta e per la lavorazione del legname. L’azienda dovrà produrre sia i segati di legno, che il combustibile biologico (pellet di legno). Il volume di legname di alta qualità disponibile per la produzione è stimato a 180.000 metri cubi all’anno. L’investimento indispensabile per l’avvio della produzione è stimato a 25 milioni di Euro. Il Governo della Buriatia offrirà tutte le garanzie indispensabili all’investitore. La fabbrica potrà essere messa in funzione in 18 mesi. Il termine di recupero dell’investimento è previsto in 5,5 anni. Contatti: Tel: +7 (3012) 21-38-80 Fax: +7 (3012) 21-45-43 E-mail: [email protected] Gli annunci nelle pagine “Investimenti e collaborazioni industriali” e “Proposte commerciali” vengono pubblicati così come sono stati ricevuti su base gratuita dagli inserzionisti. La Redazione di Russia24 non è responsabile per i contenuti delle inserzioni che vengono pubblicati su base gratuita per gli inserzionisti. 15 Proposte commerciali La società “Italianskij Dom” della città russa di Togliattigrad cerca in Italia dei fornitori verso la Russia dei prodotti tessili per la casa (asciugamani, lenzuola, copriletto, coperte, accappatoi, ecc.) Contatti: Tel: +7 (927) 798-74-23 E-mail: [email protected] La società polacca-russa “Trade House” con la sede a Varsavia cerca clienti in Italia che siano interessati a importare dei pellet di legno di origine russa, ucraina, turca, sudafricana. Alta qualità, tutti i certificati. Contatti: Tel: +48 (72) 780-08-24 E-mail: [email protected] Inernet: www.t-house.com.pl La società “Teplovatt” di Mosca vende del materiale per l’isolamento termico delle case a base di basalto dei marchi Isomin e Baswul a prezzo super economico di 7,4 Euro al pacco (franco magazzino). Contatti: E-mail: [email protected] Internet: www.teplovatt-m.ru La società russa “Sheverev” della regione di Rostov cerca clienti che siano interessati a importare dalla Russia della pietra naturale cotta di colore rosso (terracotta). Il prezzo franco magazzino nel sud della Russia è di 180 Euro al metro cubo. Contatti: Tel: +7 (960) 459-65-39 E-mail: [email protected] Internet: www.kamensh.ru Gli annunci nelle pagine “Investimenti e collaborazioni industriali” e “Proposte commerciali” vengono pubblicati così come sono stati ricevuti su base gratuita dagli inserzionisti. La Redazione di Russia24 non è responsabile per i contenuti delle inserzioni che vengono pubblicati su base gratuita per gli inserzionisti. 16 Fiere internazionali a Mosca nel 2015 Fiera di regali per la festa dell’Anno Nuovo. 02-14.01.2015 Fiera di sistemi delle tecnologie di sicurezza. 10-12.02.2015 Fiera-vendita di abbigliamento in pelle. 05-25.01.2015 Fiera delle infrastrutture aeroportuali e di sistemi innovativi per l’aviazione civile. 10-12.02.2015 Fiera di tecnologie promozioni e di pubblicità. 21-22.01.2015 di Fiera di calzature e di prodotti in pelle. 26-29.01.2015 Fiera di tecnologie per la televisione (via cavo, satellitare, ecc.) 27-29.01.2015 Fiera di sistemi di riscaldamento, di acqua. 03-06.02.2015 Fiera di tecnologie mediche per dentisti. 09-11.02.2015 Fiera di biancheria intima – stagione inverno. 10-12.02.2015 Fiera di sistemi di controllo non distruttivo nell’industria. 17-19.02.2015 Fiera di biciclette. 20-22.02.2015 Fiera di materiali compositi. 25-27.02.2015 Fiera di materiali (poliuretano). 25-27.02.2015 plastici Fiera di colle e di materiali ermetici. 25-27.02.2015 Fiera di strutture ingegneristiche leggere. 25-27.02.2015 Fiera di sistemi ottici. 17-20.02.2015 Fiera di sistemi e di tecnologie per i rivestimenti di materiali. 17-19.02.2015 Fiera di motociclette motorini. 20-22.02.2015 e di Fiera di materiali e di tecnologie innovativi. 25-27.02.2015 Crocus Expo IEC Phone: +7 (495) 727-2626 E-mail: [email protected] Proprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A. 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