A PAG. 3 Catania - anno XXX - n. 42 - 23 novembre 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 settimanale regionale di attualità FAMIGLIA ALLEATA DEL MINISTERO SACERDOTALE “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” Al Seminario dei chierici ha avuto luogo la X Giornata Sociale diocesana Europa, oggi L ’Europa, che i padri fondatori –gli statisti “sognatori” Alcide De Gasperi, Conrad Adenauer, Robert Schumann- con ottimismo e profetica speranza di pace idearono, promossero ed avviarono sulle macerie della seconda guerra mondiale, rifiutando la folle e rovinosa violenza della carneficina di tante popolazioni del vecchio continente ed extraeuropee, è stanca e ha rinnega- to le sue radici come afferma Papa Francesco. Le nuove generazioni hanno bisogno di speranza, di visione nel futuro, di avere idee e progetti di un vero umanesimo per realizzare l’unità dei popoli europei. I cristiani credenti, come auspicava l’allora cardinale Joseph Ratzinger, dovrebbero concepire se stessi come una minoranza creativa per contribuire a che l’Europa riacquisti il meglio della sua ere- dità e sia così a servizio dell’intera umanità. Questi sono stati i concetti guida che hanno caratterizzato i lavori della Decima Giornata Sociale diocesana svoltasi sabato 15 novembre nel Salone Sant’Agata del Seminario arcivescovile dei Chierici, a cura dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro con la partecipazione di un gran numero di laici impegnati nell’apostolato sociale che, riunitisi in gruppi di studio coordinati dal prof. Piero Quinci, hanno dialogato per l’elaborazione di proposte operative. La preghiera iniziale è stata presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e, dopo l’introduzione del direttore don Piero Sapienza, ha tenuto una magistrale relazione il chiarissimo prof. Andrea Riccardi, docente emerito di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Roma Tre e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il quale il giorno prima ha avuto conferita dal magnifico rettore dell’Università degli Studi di Catania, prof. Giacomo Pignataro, la laurea specialistica honoris causa, su proposta dell’allora Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche, “per l’azione di alto valore civile ed umanitario e per le competenze di alto profilo scientifico nel campo del corso di laurea magistrale Governo dell’Unione Europea e Politica Internazionale”, alla presenza del nostro Arcivescovo, di un folto corpo accademico e di numerose autorità civili e militari. Prima della lectio doctoralis, il prof. Giuseppe Vecchio, ordinario di Diritto Privato, aveva letto la motivazione del conferimento dell’onorificenza. Per l’Arcivescovo negli ultimi dieci anni la formazione alla democrazia partecipativa è stata il filo rosso che ha attraversato la riflessione delle “Giornate”, con lo scopo di sensibilizzare le persone di buona volontà ad affrontare le sfide del territorio, puntando al bene comune: da qui l’opportunità di riflettere su alcune questioni che riguardano i valori Antonino Blandini (segue a pagina 2) ASSEMBLEA GENERALE Straordinaria CEI a pagina 5 BIOETICA: L’INQUIETUDINE GENERA VIOLENZA a pagina 9 IX CONVEGNO di REUMATOLOGIA INTEGRATA DIALOGO E ACCOGLIENZA in risposta alle emergenze sociali Cercare l’incontro eliminando ogni animosità a Comunità di Sant’Egidio, fondata nel 1968 ha conseguito un ruolo di “particolare soggetto internazionale”, quale propositore di una costruttiva cultura del dialogo, presente nei cromosomi della Comunità, insieme alla speranza di pace ed al realismo di azioni concrete per la pace. La pace è possibile: bisogna trovare le vie per realizzarla, ricostruendo le fratture, creando un’intelaiatura di garanzie per il futuro, mostrando che non c’è niente di peggio che la guerra, dando sbocco alla volontà dei popoli ostaggi della guerra. La ricerca di ciò che unisce ha consentito L Scontri nel quartiere Tor Sapienza di costruire processi di pace il ruolo di osservatorio sull’orizzonte internazionale, sulle frontiere della guerra, della violenza e della povertà dei popoli. Queste considerazioni a margine della solenne cerimonia di consegna del diploma “Honoris causa” al prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di San’Egidio, presso l’Università di Catania, accendono i riflettori sulle tensioni sociali che ogni giorno riempiono le pagine dei giornali. Continuano gli sbarchi in Sicilia ed il Mediterraneo, designato come centro della nuova idea-progetto “EuroAfrica”, obiettivo dell’Europa dei popoli, in contrapposizione all’Europa dei mercati, appare come pista di morti e d’inganni e non come centro e faro di cultura e di civiltà. L’accoglienza dei profughi, la presenza dei Rom che si stabiliscono e circoscrivono particolari quartieri nelle periferie delle grandi città, costituiscono fattori di disagio e di sofferenza che pervadono l’intera comunità nazionale. I recenti fatti accaduti a Roma nel quartiere di Tor Sapienza e le contrapposizioni tra residenti e immigrati, assurgono ad “emergenza sociale” e se non trovano adeguata ed urgente risposta rischiano di degenerare sempre di più, come ha detto Papa Francesco durante la preghiera dell’Angelus. Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) a pagina 11 2 Prospettive - 23 novembre 2014 sommario al n. 42 PRIMO PIANO Indietro nel tempo intervistando Gaetano Martino __________3 INFORMADIOCESI Notizie in breve ___________6 Dalla Cancelleria: Nomine __6 Formazione permanente Clero _________6 DIOCESI Presentato il volume “Le Giornate sociali dell’Arcidioecsi di Catania”_______________7 Inedita serata all’Ipab Mons.Ventimiglia sul fondatore _____________8 Caritas: Al via il recupero farmaci non scaduti ________9 “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini al “Bellini” _____11 No al Bullismo e ad ogni Violenza via Web ________________12 Direzione amministrazione e redazione: via Etnea, 8 95121 Catania Redazione e amministrazione: tel. 095 2500220 fax 095 8992039 www.prospettiveonline.it E-mail: [email protected] [email protected] [email protected] Editrice ARCA s.r.l. via Etnea, 8 95121 Catania Iscritta al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n. 7858 Direttore responsabile Giuseppe Longo Grafica e impaginazione: Vera Cannavò Abbonamenti: ordinario Euro 40,00 ridotto (scuole, associazioni, confraternite, etc.) Euro 30,00 versamento su c/c postale n. 12442935 intestato a: ARCA s.r.l. via San Giuseppe al Duomo 2/4 95124 Catania Pubblicità: a mod. 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Una guerra cominciata come protesta contro il regime e la dittatura di Bashar alAssad e trasformata in una carneficina senza precedenti per la regione medio-orientale. Diventata poi un’emergenza umanitaria che ha coinvolto 13,6 milioni di sfollati stando ai dati recenti diffusi dall’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La maggioranza degli sfollati in Siria e compresi i territori dell’Iraq non ha né cibo né casa. Ormai si parla di circa un milione di profughi in due mesi ha denunciato a Ginevra Amin Awad, direttore dell’UNHCR per il Medio Oriente e il Nord Africa. Numeri in crescita e che testimoniano una situazione umanitaria al collasso: 7,2 milioni di profughi siriani interni e 3,3 rifugiati all’estero, 1,9 milioni di sfollati interni in Iraq e 190.000 espatriati, i paesi confinanti prossimi ad esplodere per la pressione sociale ed economica (la maggior parte degli esuli è riparata in Libano, Giordania, Iraq e Turchia). L’occidente sembra aver relegato a semplici spacci d’agenzia le notizie provenienti dalla Siria. Inascoltati i diversi appelli per la pace, arriverà a breve un altro rigido inverno per i numerosi sfollati. Sono stati chiesti alla comunità internazionale 58,5 milioni di dollari di donazioni per arginare l’emergenza freddo. Richiesta rivolta principalmente ai governi dell’Unione Europea, di Stati Uniti, Giappone, Norvegia e alcuni paesi del Golfo (Bahrein, C (continua da pag. 1) EUROPA... fondanti dell’Europa e di sottolineare, come esorta il Papa, l’importanza sociale dell’evangelizzazione. Il prof. Sapienza ha sottolineato come la “Giornata costituisca un evento atteso perché accende piccole luci di speranza, per avviare un rinnovamento sociale e politico nelle nostre città” e come la decima edizione con il tema “Europa, oggi”, sia di scottante attualità. Da più parti si avvertono venti di crisi che toccano non solo il versante economico, ma anche quello culturale e politico e rendono ancora molto lontana la piena attuazione delle finalità della Comunità Europea. La sfida da raccogliere dalla X Giornata potrebbe costituire un’occasione, per tutta la comunità ecclesiale catanese, per allargare gli orizzonti di partecipazione alla vita democratica. Il prof. Riccardi ha preso come punto di riferimento per la sua profonda riflessione l’inutile ed infernale distruzione, 70 anni fa, dell’Abbazia benedettina di Montecassino, simbolo della civiltà europea, che costò 200mila caduti di tante nazionalità in 123 giorni di carneficina. Dal sacrificio di un’intera generazione mandata all’annientamento -lo sterminio di 6 milioni di Ebrei, di mezzo milione di Rom, di migliaia di sacerdoti cattolici e ortodossi, di pastori protestanti, ecc.- è scaturito l’anelito alla pace invocato dai Papi Benedetto XV e Pio XII, elemento fondante nel secondo dopoguerra della comunità europea che, dai sei primi aderenti, oggi ne conta 28 con 700 milioni di abitanti e tende sempre più ad allargarsi. Il silenzio degli sfollati dell’ostaggio americano Peter Kassig. Il gruppo jihadista lo ha annunciato con un nuovo video in cui mostra l’uccisione, avvenuta la settimana scorsa in Siria. Nel video, postato su diversi siti e social network, si vede la decapitazione di massa di un gruppo di soldati siriani. Alla fine, poi, compare un militante vestito di nero, con il volto coperto, in piedi, davanti a una serie di teste mozzate tra cui sostiene che ci sia anche quella del 26enne americano. Versione che è stata confermata anche dalle autorità americane. Infine, c’è da segnalare, come l’aviazione di Bashar al Assad, prosegue nei raid aerei contro i ribelli, più di un centinaio quelli condotti nelle ultime settimane, secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria. Quest’ultimo ha denunciato l’uso indiscriminato delle bombe che colpiscono indistintamente donne, bambini e obiettivi definiti dal regime sensibili. Nella fattispecie, nei territori intorno alla cittadina di Nasib, nella provincia meridionale di Daraa. Insomma a distanza di quattro anni, si continua a combattere in Siria mentre migliaia di civili continuano a perdere la vita, nell’immobilismo della comunità internazionale che sembra aver spostato l’attenzione sull’avanzata dello Stato Islamico per arginando uno dei conflitti più cruenti della storia recente del Medio-Oriente. Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar). Segnalando, invece, come la Russia, principale sostenitrice del regime di Assad, ha partecipato agli aiuti umanitari con soltanto, si fa per dire, 0,1% del totale degli aiuti, cifra record negativa simile agli aiuti forniti dalla Cina. Immobilismo che si ripete. Sul fronte della mediazione politica continuano i colloqui bilaterali per una soluzione quasi pacifica del conflitto in atto. L’inviato dell’Onu, Staffan De Mistura, avrebbe riferito di incontri «utili e costruttivi» con il presidente siriano Bashar al Assad, con la proposta di creare delle vere e proprie “zone di cessate il fuoco”, con la possibilità di permettere ai civili una tregua temporanea. Mentre Russia e Iran, vicine ad Assad, hanno criticato le recenti azioni di mediazione compresi i recenti raid aerei in Siria contro l’Isis. Mosca ha accusato Washington di puntare ad obiettivi geopolitici, senza preoccuparsi di violare la sovranità degli altri Stati e di destabilizzare la situazione, già di per sé tesa. Critiche sono arrivate anche da Teheran, con il presidente Hassan Rouhani che ha definito i raid “illegali, perché non autorizzati dalle Nazioni Unite e non effettuati su richiesta della Siria”. Il tutto mentre prosegue l’avanzata dello Stato Islamico, con il redivivo Califfo al Baghdadi tornato a far sentire la sua voce dopo la presunta notizia della sua morte. Come, del resto, continuano in Siria le esecuzioni sommarie. L’ultima, in ordine di tempo, riguarda la decapitazione Lo studioso, dopo questo pellegrinaggio “virtuale” a Cassino, “per vedere come la guerra distrugge vite e cultura europea”, si è riferito anche alla grande sfida dell’Islam del Califfato, alla situazione del Mediterraneo con l’ininterrotto flusso migratorio africano, alla paura degli europei davanti a questo nuovo esodo biblico ed ha esortato ad ave- re fiducia nella civiltà del convivere e a dare cuore e pensiero all’Europa e a preparare progetti lunghi ed impegnativi per il futuro e a non vivere per se stessi, di solo mercato ed inerti nella “difesa” quieta dei valori in una società globalizzata. “C’è un grande lavoro di cultura popolare” ha concluso Riccardi “e in questo orizzonte è rimasta la Chiesa”. È stato l’Arcivescovo a trarre le conclusioni dei proficui lavori della X Giornata, proiettata a segnare ed illuminare il prossimo itinerario formativo, in campo sociale, della Chiesa di Catania. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a pagina 7. (continua da pag. 1) CERCARE... nità. La dottrina cristiana è chiara e determinata, mancano, a volte, le applicazioni e le testimonianze concrete. L’attenzione alle periferie esistenziali, che Papa Francesco ribadisce e sollecita, pone come condizione un’inversione di tendenza, che dovrebbe mobilitare le amministrazioni locali nell’operare delle scelte finalizzate. L’aver consentito negli anni la formazione di ghetti sociali, case popolari senza servizi, senza vigilanza, quartieri dormitorio quasi dimenticati e privi della vitalità cittadina, ora fa sentire ancor di più il disagio e la distinzione tra il centro e le periferie che non sono soltanto di carattere geografico. Lo sviluppo dell’edilizia popolare, pensata come positiva soluzione e segno di progresso, negli anni del boom economico, gestita all’insegna del risparmio e per un maggior profitto degli imprenditori, e delle cooperative, oggi mette a nudo i nervi scoperti di un fascio di muscoli inerti e deboli. Rinvigorire il tessuto sociale non è un’impresa facile e non bastano le parole ben dette e teoricamente corrette, occorrono le “res”, cose concrete che contribuiscono a modifica- re gli assetti sociali dei quartieri periferici. In alcune zone la presenza dell’Ospedale, dell’Università, delle scuole, delle questure, dei centri sociali e culturali, ha contribuito a modificare l’immagine del quartiere, dandole una specifica identità ben definita e riconosciuta, un volto, una specificità. Quando, invece, le periferie rimangono anonime e vuote, si accartocciano come la carte del cestino, rimanendo sempre più emarginate. L’azione sociale della Chiesa e del cristiano è proiettata verso una nuova logica che contrasta con la dominanza pervasiva dell’individualismo. I doni ricevuti, che nel Vangelo vengono descritti come “talenti”, non sono da custodire in cassaforte, ma da donare agli altri, per essere un servizio ai fratelli. Questa è la regola della carità, questo è l’impegno di ciascuno. Nell’incontro tra persone si realizza poi il mistero dell’umanità che cresce. “Ho incontrato un uomo, cresce la mia umanità” ed ogni incontro è fonte di nuove energie e di nuovi slanci nel cercare insieme di conseguire i comuni traguardi di benessere per tutti. ® Con la forza debole, quella del dialogo, dell’amicizia e dell’umanità, come ha detto Andrea Riccardi, si giunge al mutuo riconoscimento delle parti in lotta o in opposizione. “Non cedere alla tentazione dello scontro” e “respingere ogni violenza” è il messaggio rivolto dal Pontefice a cittadini e immigrati, sollecitando la comunità cristiana ad impegnarsi in modo concreto “perché non ci sia scontro, ma incontro”. Sagge parole quelle del Papa, ma la situazione reale e concreta sollecita precise e puntuali azioni d’intervento e un graduale apprendimento dei valori dell’accoglienza, che dovrebbe tramutarsi in graduale modifica dei comportamenti e quindi del modo di pensare, di sentire e di agire. “È possibile dialogare, ascoltarsi, progettare insieme e in questo modo superare il sospetto e il pregiudizio e costruire una convivenza sempre più sicura, pacifica ed inclusiva”, afferma ancora Papa Francesco e la parrocchia potrebbe essere il luogo ideale per questi incontri, guidando la comunità verso l’educazione all’ascolto e all’accoglienza, che fa vedere in ogni uomo un fratello nell’uma- Filippo Cannizzo ® 3 Prospettive - 23 novembre 2014 Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia: Orientamenti Pastorali sulla preparazione al Matrimonio e alla Famiglia cap.V di comunicazione dove non sia il singolo protagonista, ma ognuno secondo le proprie competenze eserciti un ruolo ben determinato>>. Poi mi sorride, mi abbraccia e svanisce. Riprendono i lavori nell’aula del Seminario. Ciascun coordinatore dei gruppi di studio argomenta e ciascun partecipante forse immagina un proprio ruolo in questa Europa del mito che dialoga con l’altro che rispetta la tua umanità, che si fa carico dei tuoi problemi, che ti dice: amico mio, amica mia da oggi non sei più solo. pie va proposta “una visione dell’amore che comprenda la generosa e responsabile apertura alla vita”, anche attraverso l’adozione e l’affido. In tale contesto, e mediante la collaborazione di centri specializzati, è necessario far conoscere i metodi naturali di regolazione della fertilità, “strumento per esprimere la responsabilità e la generosità procreativa”, che educa gli sposi, all’interno di una dimensione unitiva, al rispetto e all’accoglienza della diversità sessuale. Dinanzi ad un “consumismo dilagante”, fonte di una felicità effimera, la famiglia è chiamata ad adottare “atteggiamenti di sobrietà e di condivisione”, valorizzando l’essenziale e la solidarietà verso gli ultimi, sin dall’organizzazione della festa nuziale, senza assolutizzare il possesso di beni materiali, che non generano né gioia, né libertà. “Anche la crisi fa parte del cammino sofferto della coppia”: la malattia, la disabilità, la vecchiaia dei genitori, l’incomprensione, l’isolamento, il tradimento e la morte. Le giovani coppie vanno educate ad “affrontare la vita con realismo”, confidando sempre nell’aiuto di Dio e nel suo “supplemento di amore”. Attraverso la testimonianza di persone di fede che fanno esperienza di vedovanza, di separazioni o di situazioni difficili, bisogna far comprendere ai fidanzati che la condivisione della sofferenza altrui e l’accoglienza con fede della propria “può rendere più solido l’amore e generoso il servizio agli altri”. Subito dopo la celebrazione delle nozze, la comunità cristiana è chiamata in vario modo ad accompagnare amorevolmente i giovani sposi che affrontano la novità e la fragilità della vita insieme. È opportuno, con l’aiuto degli operatori pastorali, privilegiare la celebrazione del battesimo dei figli, curare itinerari per famiglie, in cui si attenzionino la crescita spirituale e il sostegno alla coppia nell’affrontare le preoccupazioni quotidiane. Le coppie e i sacerdoti che hanno curato la loro preparazione al matrimonio sono chiamati a divenire “ponte” fra “le esigenze della vita sponsale” e il lavoro, il rapporto con le famiglie d’origine e gli amici, risvegliando la fede e custodendo il legame dei giovani sposi con la comunità parrocchiale. Per far scoprire la bellezza dell’amore sponsale e familiare bisogna sostenere la formazione di “operatori pastorali competenti e appassionati, esperti di umanità e testimoni di una fede feconda”, attraverso percorsi qualificati in collaborazione con consultori diocesani, associazioni e scuole di formazione. Questi preziosi collaboratori del ministero sacerdotale, sono chiamati a curare progetti pastorali pre e post battesimali, percorsi sulla genitorialità, la relazione nella coppia, l’amicizia con altre coppie per un aiuto vicendevole, la preghiera e l’accoglienza delle sfide quotidiane alla luce del Vangelo. Più che mai oggi appare prioritaria la valorizzazione della famiglia, considerata punto di partenza di un coraggioso rinnovamento sociale, in grado di liberare “la sua capacità generativa” per la vita comunitaria. Stefania Bonifacio Giuseppe e Mariella Magrì La Famiglia: preziosa alleata del Ministero Sacerdotale Foto Siciliani-Gennari/SIR ’affascinante e arduo cammino che gli sposi decidono di compiere insieme è contrassegnato da gioia e sofferenza, dialogo e incomprensione. Ma in questo loro viaggio non sono soli. Molti sono i documenti della Chiesa che indicano come accompagnare i fidanzati verso le nozze cristiane. La Familiaris consortio individua nel sacramento del matrimonio la “via specifica di santità degli sposi” nella Chiesa, la cui spiritualità si esplica quotidianamente nell’amore coniugale e familiare, e si irradia a tutti i L membri della famiglia, attraverso la “trasmissione della vita e dell’educazione alla fede e all’accompagnamento per il discernimento della vocazione” dei figli, e agli ambiti della società all’interno dei quali sono chiamati ad operare, poiché con il sacramento del matrimonio gli sposi ricevono “la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore di Dio per l’umanità e di Cristo per la Chiesa”. L’ordine sacro e il matrimonio, come indicato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, cooperano, attraverso il “servizio agli altri”, all’edificazione del popolo di Dio. Anche San Tommaso d’Aquino, nella Summa contra gentiles, afferma che la ministerialità sponsale e presbiterale sono generati con il battesimo, e nell’unità dello Spirito Santo sono chiamati a condividere, mediante una “cordiale amicizia e una relazione feconda”, la missione pastorale per la trasmissione della spiritualità familiare nella società. Per ridare valore alla sessualità, intesa come linguaggio corporale attraverso cui i coniugi sono chiamati a dialogare, si rivela necessario, soprattutto nella società contemporanea, “comprendere la bellezza di una relazione sponsale vissuta nell’unità delle sue varie dimensioni” corporale e sessuale e del loro valore morale e sociale. Nei percorsi di accompagnamento dei fidanzati e degli sposi, il dialogo di coppia è uno degli argomenti da approfondire proprio per la sua valenza educativa nella gestione dei conflitti e delle incomprensioni quotidiane. L’aridità comunicativa, infatti, è uno dei mali più preoccupanti che logora la solidità della relazione sponsale, dal momento che i media rappresentano ormai da tempo i canali comunicativi privilegiati anche all’interno della coppia. Il “diverso modo di gestire emozioni e sentimenti” deve divenire così momento privilegiato di scoperta reciproca, di valorizzazione della diversità umana e spirituale dell’altro, avendo come riferimento fondamentale la fede, l’invocazione allo Spirito Santo e l’incontro quotidiano con la lettura della Parola di Dio e della liturgia delle ore. La Gaudium et spes indica l’amore coniugale come fonte di fecondità non solo biologica, ma anche morale e spirituale, da esplicare attraverso il delicato compito educativo. Durante i percorsi di preparazione al matrimonio e alla famiglia, alle giovani cop- l’intervista Indietro nel tempo intervistando Gaetano Martino L’Europa, un mosaico di tessere irregolari artecipo alla giornata sociale organizzata dall’Arcidiocesi di Catania sul tema “Europa oggi” Si organizzano i gruppi di studio dai quali verranno partorite le proposte sui rapporti di integrazione e comunicazione tra parrocchia e continente. Come ci si può sentire oggi europei, malgrado i ricorrenti disagi sociali ed economici generati da una classe dirigente nazionale che affama il cittadino trasformando l’esercizio della politica in un’azione di brutalità esistenziale che annienta la persona? Ed è proprio durante l’ora di pausa tra la discussione delle proposte e la comunicazione di queste in sede assembleare che incontrai colui che negli anni ’50 è stato il promotore di un convegno internazionale che ha visto una città siciliana, Messina, promotrice di questo ecumenismo culturale. Costui è lo scienziato Gaetano Martino. Se ne stava in disparte in fondo al corridoio e quando mi vide mi fece un sorriso benevolo. Ricordo il suo volto di una bellezza serafica, il suo sguardo pulito, la sua fronte alta segno di aperta intelligenza. Gli andai incontro e come se ci fossimo conosciuti da tanto tempo ci siamo messi a conversare, accompagnando le parole a lenti passi. La sua vicinanza mi infondeva sicurezza e consapevolezza. <<La città dello Stretto mi diede i P natali il 25 novembre del 1900. Sono medico e ho insegnato fisiologia all’Università di Asuncion nel Paraguay, poi sono tornato nella mia città dove sono stato rettore per tredici anni. La ricerca medica, subito dopo la laurea l’ho approfondita nell’Ateneo di Berlino e di Parigi. Dall’esperienza maturata nelle università stra- niere ne ho colto il rigorismo affiancato dalla passionalità e dall’entusiasmo latino. Dopo la guerra, con fatica e ardore mi cimentai a ricostruire aule e biblioteche dell’Ateneo siciliano che erano stati trasformati in bivacchi per i soldati. Oggi il Policlinico di Messina è l’opera di questa ricostruzione dove alla scienza devi sempre associare l’umanità>>. Professore ricordo di aver letto del suo nome legato al processo di integrazione economica e politica dell’Europa! <<Proprio così figliola! Erano gli anni del dopoguerra dove la speranza di rifare il territorio Europa si univa al desiderio di rinascita. Io ero Ministro degli Affari Esteri e nel settembre del 1954 seguii a Londra il convegno dei rappresentanti dei Paesi Europei riunitisi per applicare un filone di unità e di collaborazione nella difesa. La conferenza di Londra conobbe fasi drammatiche. Quell’esperienza fu determinante nel mio percorso, tanto è vero che per parlare di integrazione politica si sarebbe dovuto procedere all’integrazione economica. Così il 1° e 2 giugno del 1955 nella città di Messina volli realizzare un convegno delle nazioni europee che è stato considerato l’antesignano della Comunità Economica Europea e di questo megalitico progetto la Sicilia ne è stato il perno>>. Professore come, a suo avviso, oggi la diocesi può stimolare il processo di integrazione? Per fare un esempio un cittadino di una piccola provincia stenta a considerarsi europeo, perché la politica ci tassa e ci isola e l’Europa sembra un continente lontano! <<Promuovi la conoscenza del tuo territorio, falla diventare la carta di benvenuto delle comunità straniere. Sensibilizza la scuola, crea una rete La conoscenza del proprio territorio diventi la carta di benvenuto delle comunità straniere 4 Prospettive - 23 novembre 2014 5 Prospettive - 23 novembre 2014 IN PRIMOPIANO Assisi: Assemblea Generale straordinaria della CEI sulla formazione sacerdotale permanente Ai Presbiteri dell’Arcidiocesi Carissimi, Come già certamente sapete, la recente Assemblea straordinaria della CEI (Assisi, 10-13 novembre 2014) ha trattato il seguente tema centrale: la vita e la formazione permanente del presbiteri. Le relazioni che abbiamo ascoltato e i pareri che ci siamo scambiati hanno avuto come contesto il Messaggio che Papa Francesco ci ha fatto giungere. Tutto è successivamente e sinteticamente confluito nel messaggio che noi vescovi rivolgiamo a voi carissimi fratelli presbiteri. Desidero inviarvi i due testi che esprimono pienamente anche le mie personali riflessioni, come pure i sentimenti di fraternità e di paternità Cari Fratelli nell’episcopato, con queste righe desidero esprimere la mia vicinanza a ciascuno di voi e alle Chiese in mezzo alle quali lo Spirito di Dio vi ha posto come Pastori. Questo stesso Spirito possa animare con la sua sapienza creativa l’Assemblea generale che state iniziando, dedicata specialmente alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri. A tale proposito, il vostro convenire ad Assisi fa subito pensare al grande amore e alla venerazione che san Francesco nutriva per la Santa Madre Chiesa Gerarchica, e in particolare proprio per i sacerdoti, compresi quelli da lui riconosciuti come “pauperculos huius saeculi” (dal Testamento). Tra le principali responsabilità che il ministero episcopale vi affida c’e quella di confermare, sostenere e consolidare questi vostri primi collaboratori, attraverso i quali la maternità della Chiesa raggiunge l’intero popolo di Dio. Quanti ne abbiamo conosciuti! Quanti con la loro testimonianza hanno contribuito ad attrarci a una vita di consacrazione! Da quanti di loro abbiamo imparato e siamo stati plasmati! Nella memoria riconoscente ciascuno di noi ne conserva i nomi e i volti. Li abbiamo visti spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e all’ospedale, farsi carico dei poveri, nella consapevolezza che “separarsi per non sporcarsi con gli altri e la sporcizia più grande” (L. Tolstoj). Liberi dalle cose e da se stessi, rammentano a tutti che abbassarsi senza nulla trattenere è la via per quell’altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta. I sacerdoti santi sono peccatori perdonati e strumenti di perdono. La loro esistenza parla la lingua della pazienza e della perseveranza; non sono rimasti turisti dello spirito, eternamente indecisi e insoddisfatti, perche sanno di essere nelle mani di Uno che non viene meno alle promesse e la cui Provvidenza fa si che nulla possa mai separarli da tale appartenenza. Questa consapevolezza cresce con la carità pastorale con cui circondano di attenzione e di tenerezza le persone loro affidate, fino a conoscerle ad una ad una. L’Arcivescovo che nutro nei riguardi di ciascuno di voi. Nella nostra arcidiocesi abbiamo cercato di curare la formazione permanente del Clero con varie iniziative appositamente predisposte. Sono pienamente consapevole che, anche alla luce di quanto maturato durante la suddetta Assemblea CEI, dobbiamo impegnarci maggiormente. Al riguardo, desidero coinvolgere anzitutto la Commissione diocesana ad hoc unitamente al Consiglio presbiterale, per poi trattarne a livello di presbiterio. Intanto, per l’anno pastorale in corso seguiremo il programma che allego alla presente e che affido alla vostra cordiale attenzione. Le notizie sulle persecuzioni che subiscono i cristiani in numerosi luoghi sono certamente motivo di forti preoccupazioni pure per noi. Facciamo in modo che anche dalle nostre comunità salga incessante la preghiera per questi fratelli e per queste sorelle che ci offrono esemplare e commovente testimonianza di fedeltà al Signore. La nostra fraterna vicinanza sarà cer- @ Salvatore, Arcivescovo Il Santo Padre Sì, è ancora tempo di presbiteri di questo spessore, “ponti” per l’incontro tra Dio e il mondo, sentinelle capaci di lasciar intuire una ricchezza altrimenti perduta. Preti così non si improvvisano: li forgia il prezioso lavoro formativo del Seminario e l’Ordinazione li consacra per sempre uomini di Dio e servitori del suo popolo. Ma può accadere che il tempo intiepidisca la generosa dedizione degli inizi, e allora è vano cucire toppe nuove su un vestito vecchio: l’identità del presbitero, proprio perché viene dall’alto, esige da lui un cammino quotidiano di riappropriazione, a partire da ciò che ne ha fatto un ministro di Gesù Cristo. La formazione di cui parliamo e un’esperienza di discepolato permanente, che avvicina a Cristo e permette di conformarsi sempre più a Lui. Perciò essa non ha un termine, perche i sacerdoti non smettono mai di essere discepoli di Gesù, di seguirlo. Quindi, la formazione in quanto discepolato accompagna tutta la vita del ministro ordinato e riguarda integralmente la sua persona e il suo ministero. La formazione iniziale e quella permanente sono due momenti di una sola realtà: il cammino del discepolo presbitero, innamorato del suo Signore è costantemente alla sua tamente più significativa se accompagnata anche da gesti di affettuosa solidarietà. Al riguardo, e dopo averne parlato con i Vicari foranei, chiedo ai Parroci e ai Rettori di Chiesa di promuovere una particolare Colletta domenica 30 novembre, prima di avvento. Le somme raccolte siano consegniate all’Ufficio diocesano economato per essere, assieme a quella raccolta in Cattedrale in occasione della festa agatina di agosto, successivamente trasmesse nel modo più sicuro e più opportuno. Con un cordiale grazie per la collaborazione, vi giungano anche un fraterno saluto e gli auguri più affettuosi per il tempo Avvento che ci apprestiamo a vivere. sequela (cfr Discorso alla Plenaria della Congregazione per il Clero, 3 ottobre 2014). Del resto, fratelli, voi sapete che non servono preti clericali il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, né preti funzionari che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione. Solo chi tiene fisso lo sguardo su ciò che è davvero essenziale può rinnovare il proprio sì al dono ricevuto e, nelle diverse stagioni della vita, non smettere di fare dono di se; solo chi si lascia conformare al Buon Pastore trova unita, pace e forza nell’obbedienza del servizio; solo chi respira nell’orizzonte della fraternità presbiterale esce dalla contraffazione di una coscienza che si pretende epicentro di tutto, unica misura del proprio sentire e delle proprie azioni. Vi auguro giornate di ascolto e di confronto, che portino a tracciare itinerari di formazione permanente, capaci di coniugare la dimensione spirituale con quella culturale, la dimensione comunitaria con quella pastorale: sono questi i pilastri di vite formate secondo il Vangelo, custodite nella disciplina quotidiana, nell’orazione, nella custodia dei sensi, nella cura di sé, nella testimonianza umile e profetica; vite che restituiscono alla Chiesa la fiducia che essa per prima ha posto in loro. Vi accompagno con la mia preghiera e la mia Benedizione, che estendo, per intercessione della Vergine Madre, a tutti i sacerdoti della Chiesa in Italia e a quanti lavorano al servizio della loro formazione; e vi ringrazio per le vostre preghiere per me e per il mio ministero. Dal Vaticano, 8 novembre 2014 Francesco Conferenza Episcopale Italiana Carissimi presbiteri delle Chiese d’Italia, vogliamo chiudere la nostra Assemblea Generale con un messaggio di saluto per voi tutti. E per dirvi grazie e per condividere parole di augurio e propositi di impegno. Ci rivolgiamo a tutti: preti diocesani e religiosi, preti di ogni età, preti italiani e originari di altri paesi presenti nelle nostre Chiese. Un saluto particolarmente affettuoso e un segno di speciale attenzione vogliamo che giunga ai preti che sono malati e anziani e ai preti che attraversano momenti di particolare tribolazione. L’Assemblea Generale dei Vescovi italiani ha affrontato come tema principale quello della vita e della formazione permanente del clero. Ci siamo confrontati sui diversi aspetti del tema con tale interesse e coinvolgimento che il tempo non e bastato per ascoltare tutti coloro che desideravano intervenire. È un segno di quanto ci stiano a cuore la vita e il ministero dei presbiteri e di quanto siamo determinati a porre mano all’impresa di ripensare la formazione permanente fino a farne un capitolo di quella riforma della Chiesa che Papa Francesco richiama con insistenza e che non si può fare senza un nostro rinnovamento. In questo tempo la missione della Chiesa e la vita delle comunità cri- stiane devono affrontare delle sfide che per molti aspetti ricadono sui preti, ne rendono particolarmente gravoso il ministero: quanta ammirazione e gratitudine vi dobbiamo per quello che fate! Ma insieme dobbiamo prenderci cura del ministero del prete perche le fatiche e le prove non spengano la gioia, non stanchino lo slancio missionario, non offuschino la lucidità del discernimento, non impediscano l’intensità della preghiera e la disponibilità a quell’incontro con le persone che arricchisce tutti, consola, rende sapienti, se è vissuto secondo lo Spirito di Dio. Insieme! La formazione dei ministri ordinati e la riforma della loro vita sono il compito di tutta la comunità cristiana, sono responsabilità del vescovo e di tutto il presbiterio. Insieme! II cammino che ci aspetta non può che essere compiuto insieme, in un presbiterio che diventa luogo di paternità e fraternità, di discernimento e di accompagnamento. Siamo infatti persuasi che il fattore determinante del rinnovamento della vita del clero è I’assunzione dell’appartenenza al presbiterio come determinazione essen- ziale della nostra identità sacerdotale. Insieme, in quella comunione che il sacramento costituisce tra noi, vogliamo intravedere e percorrere i sentieri che lo Spirito di Dio ci suggerisce per essere pastori secondo il cuore di Cristo. L’amore di Cristo per noi e di noi per il Signore e la sua Chiesa, è il principio della nostra vocazione e ci riempie di trepidazione nel nostro ministero: noi, vescovi e preti, portiamo volentieri il peso del nostro servizio, ma sentiamo anche il timore di diventare un peso per le nostre comunità a motivo delle nostre inadeguatezze e dei nostri peccati. L’amore, cioè il desiderio di servire sempre meglio il Signore che ci ha chiamati e le persone che amiamo, ci convince ad essere umili, attenti e disponibili per la conversione. Nessuna proposta formativa e nessuna forma di accompagnamento possono produrre un qualche frutto se non cresce in noi la persuasione di aver bisogno di essere aiutati, corretti, istruiti, formati. Invochiamo per tutti la benedizione del Signore, perché in ogni giorno della nostra vita, tutta vissuta in questo ministero che continua a suscitare in noi stupore e trepidazione per la nostra inadeguatezza, risplenda la gloria di Dio: nella gioia invincibile della qualità cristiana della vita, nella intensità di una fraternità praticata e riconoscibile, nella condivisione del vissuto della nostra gente che ci vuole bene, ci aiuta, molto ci dona e molto si aspetta da noi. E possano la nostra gioia e il nostro cammino di santificazione convincere molti che vale la pena di servire il Signore facendo il prete oggi nelle nostre Chiese. Con I’augurio più affettuoso, la perseverante preghiera reciproca, il saluto più cordiale. Assisi, 13 novembre 2014 I VESCOVI ITALIANI 6 Prospettive - 23 novembre 2014 Notizie in breve dal 24 al 30 novembre S.E. Mons. Arcivescovo ha nominato: Dall’Agenda dell’Arcivescovo Lunedì 24 • Ore 17.30 S. Gregorio di Catania, parrocchia S. Antonio Abate a Cerza: Visita pastorale. Martedì 25 • Ore 9.00 Catania, Seminario: prende parte all’incontro di Formazione Permanente del Clero guidato da S.E. Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone. Nel pomeriggio in Seminario incontra alunni, formatori e celebra la S. Messa. Mercoledì 26 • Ore 10.00 S. Gregorio di Catania, Monastero S. Giuseppe: Visita pastorale. • Ore 18.00 Catania, Chiesa Pio IX (Istituto Pio IX delle Suore Vincenziane): celebra la S. Messa ed ordina diacono Stefano Seri, Vincenziano. Giovedì 27 • Ore 9.00 Arcivescovado: udienze. • Ore 11.00 Arcivescovado: presiede l’incontro della Commissione Ordini e Ministeri. • Ore 17.30 S. Gregorio di Catania, parrocchia S. Antonio Abate a Cerza: Visita pastorale. Venerdì 28 • Ore 10.00 Catania, Istituto Teologico S. Paolo: prende parte ai vari momenti per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 20142015. Sabato 29 • Ore 17.00 Catania, Chiesa della Badia di S. Agata: presiede la veglia di preghiera per l’Apertura dell’Anno della Vita Consacrata. • Ore 18.30 S. Gregorio di Catania, parrocchia S. Antonio Abate a Cerza: Visita pastorale. Domenica 30 • Ore 10.00 Adrano, parrocchia Cuore Immacolato B.M.V.: celebra la S. Messa. • Ore 18.00 S. Giovanni La Punta (Trappeto), parrocchia Maria SS. del Rosario e S. Rocco: celebra la S. Messa per l’apertura della Visita pastorale. ® Programma di Formazione Permanente per il Clero 2014-2015 1) Martedì 25 novembre (seminario, ore 9,30), incontro con Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Calogero Peri, Vescovo di Caltagirone e Delegato della CESi per la pastorale familiare, che ci intratterrà sul tema Un Chiesa in uscita ... in ascolto della Famiglia, sviluppando soprattutto alcuni aspetti emersi dal recente Sinodo straordinario sulla fami- glia. 2) Martedì 2 dicembre, Ritiro di Avvento del Clero, guidato da P. Alberto Neglia, OC. 3) Martedì 13 gennaio (seminario, ore 9,30), incontro sul tema Una Chiesa in uscita ... in ascolto e in relazione. All’incontro parteciperanno anche i membri degli Istituti di Vita consacrata. Seguiranno indi- Cancelleria cazioni più dettagliate. 4) Lunedì 16 febbraio, Giornata di fraternità a Sciara. Partenza dal Seminario (ore 8,00). Per le adesioni rivolgersi ai Vicari foranei. 5) Martedì 24 febbraio, Ritiro di Quaresima del Clero, guidato da P. Alberto Neglia, OC. 6) Martedì 10 marzo (seminario, ore 9,30), incontro con P. Tommaso Guadagno, S.J., direttore nazionale dell’Apostolato della Preghiera, che ci intratterrà sul tema Un Chiesa in uscita ... in ascolto delle sofferenze. 7) Lunedì 27 luglio Sabato 1 agosto, Settimana di fraternità a mare, in località e con modalità da stabilire. 8) Esercizi Spirituali dal lunedì 7 al venerdì 11 settembre, presso la Domus Seraphica, Nicolosi, guidati da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giuseppe Mani, Arcivescovo emerito di Cagliari. Prenotarsi direttamente presso le Suore. 9) Esercizi Spirituali dal lunedì 21 al venerdì 25 settembre a Gambarie, guidati da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Giuseppe Mani, Arcivescovo emerito di Cagliari. Costo complessivo del corso Euro 200,00. Prenotazioni presso la segreteria arcivescovile. 10) Settimana di Aggiornamento Teologico - Pastorale dal martedì 3 al venerdì 6 novembre, in seminario, su tematiche collegate al 50° della promulgazione del decreto Presbyterornm Ordinis. ® - in data 23 settembre 2014, il Rev.do Sac. DOMENICO COSENTINO Assistente Spirituale Diocesano dei Gruppi di Preghiera di P. Pio; - in data 24 settembre 2014, il Rev.do Don MARCELLO MAZZEO S.d.B. Incaricato dell’Oratorio S. Giovanni Bosco in Catania; - in pari data, il Rev.do Don SALVATORE CULTRERA S.d.B. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Maria della Salette in Catania; - in data 1° ottobre 2014, il Rev.do Mons. GIUSEPPE BRUNO Direttore Spirituale del Corso Propedeutico del Seminario Arcivescovile dei Chierici di Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. VINCENZO FATUZZO Direttore Spirituale del Biennio Filosofico del Seminario Arcivescovile dei Chierici di Catania; - in data 09 ottobre 2014, il Rev.do Sac. ALFIO GIOVANNI CRISTAUDO Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Nicolò da Bari in Trecastagni; - in pari data, il Rev.do Sac. MASSIMILIANO SALVATORE PARISI Commissario Arcivescovile della confraternita S. Lucia in Ognina in Catania; - in data 17 ottobre 2014, il Rev.do Sac. DOMENICO COSENTINO Vicario Parrocchiale della parrocchia Santi Martiri Alfio Filadelfo e Cirino in Trecastagni; - in data 22 ottobre 2014, il Rev.do Sac. GIUSEPPE MARLETTA Rettore della chiesa S. Sebastiano in Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. ALFIO GIOVANNI CRISTAUDO Rettore della chiesa S. Maria della Misericordia e della chiesa S. Maria dell’Aiuto in Trecastagni e Rettore del Piccolo Seminario S. Nicolò di Bari in Trecastagni; - in data 24 ottobre 2014, il Dott. Ing. MARCELLO COCUCCIO Commissario Arcivescovile della confraternita S. Vito Martire in Catania; - in pari data, il Sig. GIUSEPPE GARUFI Commissario Arcivescovile della confraternita S. Antonio di Padova in Biancavilla; - in pari data, il Rev.do Sac. PIETRO LONGO Assistente Ecclesiastico della Confederazione Diocesana delle Confraternite; - in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE STIMOLI Assistente Ecclesiastico della confraternita Maria SS. della Misericordia in Adrano; - in data 28 ottobre 2014, il Rev.do Sac. ROSARIO BALSAMO Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Cristoforo alle Sciare in Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. ANTONINO NICOLOSO Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Maria delle Grazie in Nicolosi e Rettore della chiesa Anime del Purgatorio e della chiesa Madonna del Carmine in Nicolosi; - in pari data, il Rev.do Mons. ROSARIO CURRÒ Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Giuseppe in Pisano in Zafferana Etnea; - in pari data, il Rev.do Don AROKIAM SAVARIMUTHU S.d.B. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Cuore alla Barriera in Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. GIUSEPPE SAMMARTINO Parroco della parrocchia S. Maria del Carmelo in Ragalna; - in data 31 ottobre 2014, il Rev.mo Mons. SALVATORE GENCHI Vice Presidente dell’Opera Diocesana Catanese per il Culto e la Religione. S.E. Mons. Arcivescovo ha, altresì, riconfermato: - in data 22 settembre 2014, il Rev.do Sac. ANGELO PIETRO LELLO Parroco della parrocchia S. Maria della Guardia in Borrello in Belpasso; - in data 02 ottobre 2014, il Rev.do Sac. GIUSEPPE DISTEFANO Parroco della parrocchia S. Stefano Primo Martire in Catania; - in pari data, il Rev.do Sac. MARIO TORRACCA Parroco della parrocchia S. Maria delle Grazie in Carruba di Ognina in Catania. ® 7 Prospettive - 23 novembre 2014 Presentato in Arcivescovado il volume “Le Giornate sociali dell’Arcidioecsi di Catania” Introdotta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale dei problemi sociali e del lavoro, nel salone dei vescovi dell’Arcivescovado, la mattina di venerdì 14 novembre, è avvenuta la presentazione ufficiale del libro “Le Giornate sociali dell’Arcidiocesi di Catania. Una sfida per l’impegno socio-politico nella Città dell’Uomo”, curato dal direttore sac. prof. Pietro Sapienza e con la prefazione del nostro Arcivescovo. A presentare il volume -edito dall’Arcidiocesi di Catania (EAC, 2014)- è stato mons. prof. Gaetano Zito, vicario episcopale per la cultura e docente di Storia della Chiesa. l volume riconsegna un tratto del cammino della Chiesa di Catania, dal 2005 al 2013, e fa memoria delle giornate sociali diocesane. L’elenco delle tematiche affrontate e le personalità chiamate a trattarle dicono il contributo dato dall’Ufficio diocesano problemi sciali e lavoro, sostanziato dalla capacità di individuare le emergenze che, negli anni scorsi, meritavano un intervento della comunità ecclesiale alla luce della dottrina sociale della Chiesa. La scommessa fondamentale, che traspare dai testi pubblicati nel volume, è sostanziata dal radicale orientamento alla promozione del passaggio da un impegno sociale di tipo caritativo-assistenziale, ad un impegno sociale di carattere politico. Dove il termine politico dice tutta la sua valenza etimologica, e la ricchezza di significato di passione per la qualità di vita della città dell’uomo. Luogo in cui la presenza dei cristiani è chiamata a svolgere un ruolo di protagonismo nel servizio, a vantaggio della promozione della dignità della persona umana, nelle sue variegate sfac- La Chiesa di Catania vocata all’IMPEGNO POLITICO cettature. Tuttavia, non può perdersi di vista che l’intensa attività svolta dall’Ufficio, grazie all’intelligente coordinamento del suo Direttore, don Piero I Sapienza, è figlia di una lunga tradizione di impegno sociale della Chiesa di Catania, nelle variegate forme in cui la carità è stata declinata. Un impegno sociale e caritativo che attraversa e annoda, quasi un filo rosso, la sua storia in epoca moderna, almeno dal sec. XVII. Ecclesiastici e laici, infatti, hanno reagito con modalità concrete e di lunga durata soprattutto ai due eventi tragici che costituiscono uno spartiacque per la città e il territorio etneo: la colata lavica del 1669 che, dopo aver coperto diversi paesi, giunse in città distruggendone una parte; l’orribile terremoto del 1693 che rase al suolo quasi tutta la città, con diverse migliaia di morti. Tali eventi tragici hanno stimolato la nascita di opere pie in grado di sopperire ad una molteplicità di bisogni delle fasce più deboli della popolazione. Dai vescovi che si sono susseguiti, ad alcuni canonici della cattedrale e della collegiata, a membri di famiglie patrizie, a religiosi esemplari. A livello esemplificativo, basta ricordare: il Reclusorio del Lume, per educare fanciulle orfane; l’Ospedale Santa Marta; il Conservatorio di San Vincenzo dei Paoli, detto delle Proiette Settenarie; il Reclusorio delle Vergini al Borgo per fanciulle povere; l’Ospizio Municipale di Mendicità alla Mecca, per vecchi e cronici d’ambo i sessi; l’Albergo del vescovo Salvatore Ventimiglia per i vecchi d’ambo i sessi; il Reclusorio del Buon Pastore per fanciulle povere; il Reclusorio del Santo Bambino per partorienti. Tra i religiosi spicca il nome dell’abate dei benedettini di San Nicola l’Arena, Filippo Hernandez. Questi destinò duecento onze annue da distribuire fra le ragazze più bisognose, come dote per il loro matrimonio. Oltre alle elemosine che elargiva ai poveri, spesso in forma nascosta, è da sottolineare l’intervento in favore dei catanesi durante il colera del 178385. In quell’occasione l’abate, con il consenso della comunità monastica, versò al Senato della città, senza inte- Il Circolo Sant’Agata dona 500 euro ALLA CARITAS l Circolo Cittadino Sant’Agata ha donato un assegno di 500 euro alla Caritas diocesana di Catania. Alberto Giuffrida in rappresentanza del Commissario arcivescovile, Rosario Rizza, e dei soci del Circolo, lo ha consegnato al direttore della Caritas, Don Piero Galvano, presso la sede di via Acquicella. La somma donata è frutto della raccolta promossa dai soci a sostegno dei più poveri e sarà destinata esclusivamente per le necessità e per l’approvvigionamento quotidiano della mensa dell’Help Center in Piazza Giovanni XXXIII, che ogni giorno, compresi i festivi, offre un pasto caldo a 400-450 persone. Si tratta della prima collaborazione tra il Circolo Sant’Agata e la Caritas a margine dell’incontro avvenuto il 3 novembre scorso presso la Basilica Collegiata in cui i soci si sono resi disponibili per attività caritatevoli, di supporto ed impegno nel volontariato presso le Opere-Segno della diocesi. “Non si può vivere la fede cristiana senza la carità – ha commentato il commissario arcivescovile del circolo - il nostro è stato solo un piccolo segno che esprime in maniera concreta la vicinanza del Circolo Sant’Agata nei confronti di chi si trova in difficoltà sull’esempio del Cardine Dusmet. Vogliamo prose- I guire la collaborazione con la Caritas anche svolgendo attività di volontariato”. Il Circolo Cittadino Sant’Agata, infatti, è stato fondato nel 1874 dal Beato Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet, come prima associazione Agatina presente in città. Ad oggi conta all’incirca 400 soci che si riuniscono ogni lunedì nei locali della Collegiata, il prossimo 8 dicembre partirà il nuovo tesseramento. ® ressi, dodicimila scudi e presentò la ricevuta di pignorazione di tutti i vasi sacri della chiesa di San Nicola L’Arena e tutti i beni del monastero, perché con queste somme si intervenisse subito in favore dei catanesi bisognosi. I tanto vituperati benedettini…! Non meno intensa è stata l’attività caritativo-assistenziale nel corso del sec. XIX. Su tutti, tre nomi: il vescovo Corrado Deodato Moncada, che fonda il Monte di pietà Sant’Agata; il vescovo Felice Regano, per il quale è memoria viva l’epitaffio in Cattedrale: Pater pauperum; il card. Giuseppe Benedetto Dusmet, del quale è rimasta esemplare ed emblematica l’opera di carità e per il quale, al momento della ricomposizione del corpo, in vista della beatificazione (1988), abbiamo voluto lasciare visibili le mani, conservatesi intatte sebbene corificate, per mantenere viva la memoria delle mani della carità della e per la Chiesa di Catania. Le molteplici opere caritativo-assistenziali ottocentesche hanno preparato il terreno catanese ad accogliere l’orientamento più propriamente sociale promosso da papa Leone XIII con la Rwerum novarum (1891) e sollecitato dall’arcivescovo Giuseppe Francica Nava. Pur mantenendosi la dimensione caritativo-assistenziale, grazie anche a nuove forme di vita consacrata sorte nel secondo Ottocento e impiantate a Catania grazie anche alle sollecitazione di Dusmet, i primi anni del Novecento vedono una schiera di preti e laici scommettersi sul piano più propriamente sociale, anche con la fondazione di casse rurali e banche popolari, presenti (segue a pagina 8) 8 Prospettive - 23 novembre 2014 Un’inedita serata all’Ipab Mons.Ventimiglia sul fondatore ’ampio giardino dell’Ipab Mons. Ventimiglia di piazza Bovio-via S. Vincenzo de’ Paoli per iniziativa del Rotary Catania Duomo 150 ha ospitato in una tiepida serata autunnale un’inedita conferenza sull’illustre fondatore e benefattore del settecentesco ospizio “Albergo generale dei Poveri in contrada degli Ammalati”, il vescovo Salvatore Ventimiglia. Dopo la celebrazione vespertina della s. messa presieduta da don Salvo Cucè, assistente locale dell’Unitalsi, alla presenza dei massimi esponenti e di un gran numero di soci del Club, guidati dalla presidente dott. Mirella Portaro e dal segretario dott. Sebastiano Vacante, con la partecipazione del presidente emerito, dott. Nino Prestipino, e del commissario straordinario dell’Opera Pia dott. Giampiero Panvini, moderatore il presidente emerito dott. Angelo Alaimo, sono intervenuti ad illustrare con un’interessante conferenza di carattere storico la figura del grande prelato palermitano, che governò la diocesi di Catania dal 1757 al 1771, il vicario episcopale per la cultura e docente di storia della Chiesa, mons. Gaetano Zito, e il medico specialista in chirurgia plastica e socio rotariano, L (continua da pag. 7) LA CHIESA DI CATANIA... pressoché in tutto il territorio diocesano. Anche in questo caso, tre nomi su tutti: don Giuseppe Distefano, promotore del movimento sindacale; don Vincenzo Bascetta, ad Adrano, sostenitore della quotizzazione delle terre e difensore delle popolazioni rurali; don Giuseppe Serrano, fondatore della Città dei ragazzi, guidata poi da padre Santo D’Arrigo. Con l’opera di Serrano, anche in altri settori di emergenze sociali, negli anni della seconda guerra mondiale e nei primi decenni successivi, è da ricordare l’intensa e capillare attività svolta dalla Pontificia Opera Assistenza (ben nota come POA): le migliaia di pasti quotidiani che venivano prearati da una fitta rete di operatori coordinati dal parroco della Mercede, Francesco Ricceri, poi vescovo di Trapani, e dalla vincenziana suor Anna Cantalupo. Non sono mancati, inoltre, fino ad anni recenti, preti coraggiosi che si sono scommessi per realizzare iniziative caritative, oppure hanno avviato opere più propriamente sociali, grazie anche alla collaborazione di generosi laici e donne consacrate in istituti secolari. Un solo nome: don Giosué Calaciura, di Biancavilla, fondatore del locale ospedale, interviene in sequenza per sostenere bambini poveri o orfani, poi per gli anziani, poi per gli handicappati mentali lievi, poi per i tossicodipendenti e, a seguire, per i colpiti dall’AIDS. Mutano le emergenze, modula la carità. Tuttavia, dal secondo dopoguerra queste risposte di carattere assistenziale, rispetto ai periodi precedenti, presentano una sostanziale modifica: non è più l’elemosina dei fedeli, o il generoso intervento di facoltosi ecclesiastici e di membri della locale nobiltà e borghesia, quanto piuttosto il finanziamento pubblico, statale e regionale, a permettere l’impianto di tali opere. La pressoché totale dipen- Curare la propria cultura AIUTA LA CURA D’ANIME dott. Marcello Stella. Il prof. Zito ha focalizzato la personalità del Ventimiglia uomo, filantropo e vescovo che condivise l’anelito di riforma della Chiesa dei cattolici illuminati del XVIII secolo e lasciò allo Studium generale Siciliae, di cui era gran cancelliere, la preziosa biblioteca personale, la c.d. “Venti- miliana” oggi facente parte della Biblioteca Universitaria Regionale. Precisato finora, a parte un atto della Biblioteca Vaticana, che non ci sono elementi probatori della sua appartenenza alla massoneria siciliana, l’innovatore e dotto vescovo Ventimiglia avviò la riforma del seminario mirando alla qualità e non alla quantità, al fine di selezionare un clero formato intellettualmente, moralmente e spiritualmente, sino ad inserire con l’insegnamento delle lingue classiche l’ebraico con i libri stampati nella propria tipografia, a tal punto che i chierici a completamento del corso teologico potevano conseguire la laurea in teologia all’Università. Ventimiglia privilegiò l’istruzione catechistica del popolo, fece stampare per la diocesi un catechismo in lingua siciliana, sostenne la fondazione dell’eremo di S. Anna e si dimise da vescovo di Catania in conflitto con le autorità governative. Lasciato il governo della diocesi, nel 1782 promosse l’abolizione dell’Inquisizione in Sicilia e ne distrusse l’archivio. Il dott. Stella ha contestualizzato la vita del Ventimiglia, uomo di cultura e letterato già collaboratore dell’arcivescovo di Palermo Marcello Papiniano Cusani, nelle vicende socioculturali del suo tempo caratterizzato dall’Illuminismo, soffermandosi sul ruolo che in Sicilia ebbero i Collegi gestiti da religiosi illuministi a criteri pedagogici differenti da quelli sino ad allora adottati dalla Compagnia di Gesù nonché le Accademie e la Massoneria. Asceso alla cattedra episcopale durante la “rivoluzione culturale ecclesiastica”, Ventimiglia, “per formazione culturale, illuminista leibniziano e wolffiano, filo-gian- senista, seguace del Muratori”, fece parte del gruppo dei nuovi vescovi illuminati ed impegnati in campo pastorale, didattico e filantropico, e realizzò il suo grande progetto pedagogico attraverso una radicale riforma delle metodologie didattiche, chiamando ad insegnare in seminario Leonardo Gambino, Alessandro bandiera e Agostino De Cosmi. Volle eliminare gli abusi circa le forme di culto paganeggiante, consolidate dall’ignoranza e riuscì ad ottenere l’istituzione di un convitto per gli universitari all’interno del Siculorum Gymnasium. Ritiratosi a Palermo lasciò erede universale l’Albergo dei Poveri mostrando le sue qualità d’intellettuale impegnato nel sociale. È intervenuto anche il past president del Rotary Club Randazzo Valle dell’Alcantara dott. Gianfranco Todaro che ha sottolineato la feconda attività filantropica del vescovo e il suo ruolo di ultimo inquisitore di Sicilia. denza dai politici locali, regionali e nazionali non ha però favorito una loro chiara fisionomia ecclesiale, con un conseguente e dovuto forte coinvolgimento anche finanziario del popolo cristiano. Per cui, venendo meno i fondi pubblici sono entrate in crisi e, purtroppo, in diversi casi sono state chiuse, le opere caritativo-assistenziali. Erano opere della Chiesa, o di singoli pur se in nome della Chiesa? E l’altro limite è riscontrabile nella mancata diffusa formazione del laicato. Salvo forse rare eccezioni, la dottrina sociale della Chiesa non ha accompagnato e sostenuto i processi educativi dei fedeli e l’impianto delle stesse opere, fino a determinare un progressivo campo libero nell’impegno anche politico alle segreterie di singoli uomini di partito, che si è sempre più connotato per lo scollamento fra la denominazione e le scelte amministrative e politiche. La lezione del Vaticano II e i nuovi orientamenti dell’episcopato italiano, soprattutto con i convegni nazionali – tra essi in primo luogo Evangelizzazione e promozione umana – hanno fatto maturare una nuova coscienza e un nuovo modo di impegno sociale. Si è assistito al lento e inesorabile declino del partito di riferimento, con cui si era costruita una relazione del do ut des come sponda di sostegno delle opere. Per cui è stato necessario cercare nuove vie: passare dalla connivenza, alla denunzia, alla proposizione figlia della formazione. Il 5 aprile 1984 venne reso pubblico il Messaggio alla Comunità, con la denunzia dei mali della città di Catania, a firma dell’arcivescovo Picchinenna, del vescovo ausiliare Pio Vigo e del consiglio presbiterale. Provocato anche dall’acuirsi della criminalità mafiosa, che fece registrare nel catanese 138 morti ammazzati tra il 1982 e il 1983 e che aveva ridotto Catania ad una città «che ormai vegeta e langue in un ristagno pressoché genera- le», puntava il dito pure contro «la partitocrazia e le lotte correntizie dentro gli stessi partiti», che avevano determinato una concezione utilitaristica e strumentale della politica. Picchinenna indisse un apposito convegno ecclesiale che si svolse nei giorni 2-3 gennaio 1985 su: «La Chiesa di Dio che è in Catania: quali attese? Quali risposte?». Nelle conclusioni, l’arcivescovo sintetizzò il mandato che veniva affidato alla comunità diocesana: «Il Messaggio ha aperto un cammino di speranza che ha avuto una tappa fondamentale nel Convegno, il cammino del popolo di Dio che è in Catania deve continuare nell’umiltà e nella carità per farsi carico della realtà umana di Catania, a partire dagli ultimi». Uno dei principali frutti del Messaggio e di quel convegno fu l’istituzione della Scuola diocesana all’impegno sociale e politico. Si passa, così, decisamente dall’assistenza alla formazione, senza per questo sminuire il valore e l’impegno della Caritas diocesana, fino ad oggi, che anch’essa mutava fisionomia alla luce dei nuovi orientamenti della CEI, e la necessaria opera assistenziale immediata attraverso le parrocchie e le istituzioni religiose. La risposta del laicato è stata massiccia, indice del bisogno di formazione che cresceva nella comunità diocesana. In centinaia ne hanno frequentato le lezioni. Si rese possibile, così, un notevole approccio alla Dottrina sociale della Chiesa, arricchitasi negli anni precedenti con gli interventi di Paolo VI e Giovanni Paolo II. Diversi degli alunni di quel corso hanno poi maturato l’impegno politico in modalità, opportunamente, del tutto autonoma dalla comunità diocesana ma con chiaro riferimento alla formazione ricevuta. L’impegno dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale ha progressivamente maturato un nuovo orientamento, di cui oggi ci è consegnato il primo tratto di un cammino che ci auguria- mo possa prolungarsi nel tempo e possa incidere sempre più nella vita della città e della comunità ecclesiale. È una consegna al presente con lo sguardo proiettato al futuro, espressione della fantasia della carità, imprescindibile per la Chiesa, e che la Chiesa è chiamata a coltivare per saperla declinare (superando il facile assistenzialismo) nelle forme più varie e più appropriate, secondo la lezione di san Paolo Charitas Christi urget nos (2Cor 5,14). Il compito prioritario, che don Piero Sapienza si è assunto insieme ai collaboratori dell’Ufficio, oltre a mirati interventi di denunzia sociale, è finalizzato a veicolare la dottrina sociale della Chiesa e, quindi, a diffondere la formazione ad una coscienza di impegno sociale e politico (sempre nella sua accezione etimologica) nelle comunità ecclesiali. Per tale ragione, da qualche anno, in collaborazione con lo Studio Teologico S. Paolo, è stata riattivata la Scuola diocesana all’impegno sociale e politico. Il volume testimonia il percorso compiuto dal nuovo orientamento in questi anni, iniziato nel 2003 e ben sintetizzato nella Prefazione dell’arcivescovo. Un percorso che è stato compiuto anche con un metodo ecclesiale di lavoro, così come dovrebbe essere per ciascun Ufficio di Curia. Le giornate sociali diocesane, come gli interventi periodici e le altre iniziative realizzate dall’Ufficio, sono state maturate e preparate all’interno dell’equipe, composta da collaboratori e consulenti laici dello stesso Ufficio, appositamente nominati, espressione di competenze, sensibilità ecclesiali e professionalità diverse. Non sono state decise dal singolo direttore: don Sapienza, infatti, non è un libero battitore, geloso “possessore” di un ufficio di Curia che ritiene di non aver bisogno di confrontarsi con alcuno… Le singole giornate sociali sono state pure l’occasione per ascoltare contri- buti di spessore culturale ed ecclesiale, sui temi di volta in volta affrontati, in una intelligente interazione fra esperti nazionali e locali. Dimensione che ha permesso di coinvolgere, insieme con gli esperti, anche le realtà locali di proprio riferimento, con le quali poter continuare in seguito un proficuo dialogo e stabilire anche forme di collaborazione pressoché stabili: fra queste, in primo luogo, con la CISL provinciale. Il metodo di lavoro dell’Ufficio e i contenuti delle giornate sociali hanno già prodotto i primi frutti, ampiamente documentati nella parte finale del volume: dalla Via Crucis del lavoratore, all’Osservatorio sociale e politico, alla Scuola, al Laboratorio per la città, all’attività formativa del Gruppo socio-politico interparrocchaile, che si riunisce nei locali della parrocchia della Consolazione, e di quella promossa in qualche Vicariato della diocesi. In ogni caso, destinatari delle giornate sociali, come ora destinatari del volume, sono le singole comunità ecclesiali della Chiesa di Catania. In che modo valorizzare questo volume? Certo, non si stampa un libro per abbandonarlo nei depositi, come ahimè! alcune volte accade anche in realtà ecclesiali. Sarebbe auspicabile che esso assumesse ora la fisionomia di un manuale della Chiesa di Catania, per riflettere sulle forme concrete del proprio imprescindibile impegno sociale, come espressione di una fede che si incarna qui e ora. Se la Città degli uomini vive a prescindere dalla Chiesa, la Chiesa non può vivere prescindendo dalla Città, perché questa diventi sempre più umana e si apra ai valori del regno di Dio. Solo passando attraverso l’incarnazione, può avviarsi un processo che porta alla pasqua di resurrezione. È il metodo cristiano. E questo volume sollecita in tale direzione. Blanc Gaetano Zito 9 Prospettive - 23 novembre 2014 DIOCESI Studio Teologico San Paolo Servizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro” L’inquietudine genera violenza n’Italia inquieta in un’Europa densa di inquietudini. Questo appare il quadro fenomenologico globale all’interno del quale si collocano i più specifici segmenti di fenomenologia sociale della violenza e dell’intolleranza cui quotidianamente assistiamo. Se solo le vedessimo nelle immagini televisive o le leggessimo nei quotidiani, ancora ci sembrerebbero le espressioni di un malcontento locale, le proiezioni esterne di un disagio contingente che si colloca nell’episodio: intolleranza e violenza di gruppi isolati di individui che per indole o caratterialità abbiano perduto il senso della civiltà. Ma le viviamo, invece, fuori dalla virtualità mediatica, nella nostra quotidianità, nei toni delle nostre relazioni, nei sentimenti grigi e crepuscolari che contornano le nostre aspirazioni, in quell’ordito di vanità che le nostre azioni dispongono e che pare, paradossalmente, ci gratifichi. Peregrino sarebbe, così, considerare le manifestazioni della violenza peculiarità di sacche o gruppi isolati o isolabili di malcontento e la reazione, altrettanto violenta, stupida velleità punitiva personalistica o squadrista. È, piuttosto, una condizione generale di risposta dei singoli individui e delle collettività più depresse che esplode nelle occasioni più immediate, e sono tante, di rinuncia, di divieto, di povertà. Una risposta che connatura il non riconoscere più abato 15 Novembre alle ore 20:00 presso la Chiesa Madre di Tremestieri Etneo, in apertura del XIV Cammino delle Confraternite della Confederazione dell’Arcidiocesi di Catania, presieduta dalla professoressa Pina Fazzio, e della presentazione della croce lignea realizzata dai detenuti della casa circondariale di Piazza Lanza, ha avuto luogo il concerto di musica sacra dal titolo “L’Amore e la Speranza”, eseguito dalla corale “Canticum vitae” ed Ensemble Strumentale di Belpasso diretti dal maestro Salvatore Signorello. Una partecipazione numerosa di confrati e del consiglio direttivo della Confederazione e gli applausi finali per la raffinata esecuzione dei brani presentati, come Stabat Mater di G.B. Pergole- Tremestieri Etneo: Concerto di musica sacra “L’Amore e la Speranza” nche la Caritas diocesana di Catania è tra gli enti che beneficeranno gratuitamente del recupero farmaci non scaduti avviato dal Banco Farmaceutico in collaborazione con il Comune di Catania. L’iniziativa denominata Recupero farmaci validi non scaduti’ è stata presentata nella Sala Giunta di Palazzo degli Elefanti alla presenza del sindaco di Catania, Enzo Bianco, dell’assessore al Welfare, Fiorentino Trojano, del presidente di Federfarma Catania, Giacchino Nicolosi, del delegato territoriale della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, Bruno Puglisi, e del presidente della sottosezione U.N.I.T.A.L.S.I. di Catania, Salvo Russo. Presente anche un rappresentate dell’Ufficio Pastorale della Carità, che ha portato i saluti a nome del direttore, don Piero Galvano, impossibilitato a partecipare per inderogabili impegni pastorali. Il progetto di recupero farmaci partirà ufficialmente nei prossimi mesi mentre a breve verrà firmato un protocollo d’intesa con i soggetti interessati. Solo dopo prenderà il via ufficialmente la raccolta attraverso la quale i cittadini potranno donare i farmaci in dieci farmacie di Catania aderenti all’iniziativa. Nello specifico, possono essere recuperati farmaci con almeno otto mesi di validità, correttamente conservati nella loro confezione originale integra, con l’esclusione dei far- maci che richiedono conservazione a temperatura controllata, quelli ospedalieri (fascia H) e appartenenti alla categoria delle sostanze psicotrope e stupefacenti. Dopo il controllo del farmacista sull’integrità e la scadenza, il donatore potrà depositare i medicinali nell’apposito contenitore presente in farmacia. L’iniziativa coinvolgerà, nella prima fase, sperimentale, come detto in precedenza, dieci farmacie e cinque enti quali: Caritas, Centro Astalli, Croce Rossa Italiana, Comunità di Sant’Egidio e Unitalsi. Spetterà, poi, al Banco Farmaceutico consegnarli alle associazioni per finalità umanitarie ed assistenza sanitaria. Questo progetto solidale permetterà alla Caritas diocesana di fronteggiare l’emergenza crisi rafforzando le risorse già messe in atto a sostegno delle famiglie indigenti. Basta ricordare come le presenze ai Centri d’Ascolto di via Acquicella e dell’Help Center negli ultimi mesi sono quasi triplicate rispetto all’anno precedente. Numerose le richieste di farmaci, che a causa dell’elevato costo, non possono essere acquistati da chi si trova a combattere contro la mancanza di lavoro o per il sopraggiungere di uno stato di precarietà non esistente prima. È il caso dei cosiddetti nuovi poveri per i quali anche l’acquisto di determinati far- U S A alternative di concertazione o di compromesso sociale. La crisi di inquietudine che ci attraversa è a tal punto centrata sul livello dei valori e dei riferimenti ideali, da far pensare a qualcosa di sospeso tra la simulazione e la realtà. Viene spontaneo chiedersi se la mancanza, o il mutamento, dei riferimenti siano un dato di fatto, che provoca inquietudine, o piuttosto una realtà virtuale, creata e prodotta dall’inquietudine stessa. Ma, come spesso accade, il dilemma non aiuta la comprensione dei fenomeni, che appaiono in questo caso il frutto complesso e articolato di cambiamenti strutturali e al tempo stesso di modificazioni della coscienza collettiva. Ed è certo difficile discernere, poi, le tensioni si, Ave Maria di A. Vavilov, Requiem di G. Puccini e l’antico canone Dona Nobis Pacem, hanno scandito la bella manifestazione diocesana della Confederazione conclusasi con un momento di fraternità preparato dalla locale confraternita del SS. Sacramento e dal parroco padre Salvo Scuderi. V.C. sovrastrutturali che portano alla formazione di mondi potenzialmente virtuali che possono vivere di puro immaginario, sganciandosi da una realtà che va per proprio conto. Sovrastruttura è la politica quando tende ad esprimersi in termini (di innovazione istituzionale, di trasversalismo più o meno oligarchico, di personalizzazione e di immagine) sempre più accesi e conflittuali, ma spesso al di fuori della struttura mentale della gente. Sovrastruttura è la strada battuta dai mezzi di comunicazione del dare voce “gridata” ad ogni bisogno di drammatizzazione, spesso addirittura alle proprie stesse voci, in un groviglio di dichiarazioni sulle dichiarazioni e di annunci sugli annunci. Sovrastruttura è la corsa della finanza su circuiti paralleli al mondo delle cose, sia quando induce a far soldi a mezzo dei soldi, sia quando drammatizza parametri ed indicatori dell’integrazione europea, sia quando porta al grido collettivo dell’emergenza. Il cambiamento cui tutti aspiriamo viene così consegnato alla speranza. Spesso una generica fiducia che accada qualcosa, che qualcuno agisca in maniera dirimente e che, fuori da noi, si determini un evento nel quale intravedere il cambiamento di quei fattori esterni cui si attribuisce, a torto o a ragione, il proprio disagio. C’è invece tanta necessità di presenza, di impegno individuale, per dipanare il groviglio di sentimenti sotto il velo delle inquietudini collettive. E non dimentichiamo che la speranza è una virtù che accompagna le “nostre” azioni e permea la “nostra” responsabilità dell’agire quotidiano, non una sorta di delega alla casualità. Santo Fortunato CARITAS: Al via il recupero FARMACI NON SCADUTI maci rappresenta un problema non indifferente. Pertanto - ha dichiarato il direttore Don Piero Galvano -“la Caritas di Catania ringrazia Federfarma e il Comune di Catania per il coinvolgimento in questa lodevole iniziativa che permetterà a molte famiglie catanesi di ricevere gratuitamente dei farmaci”. La povertà sanitaria, del resto, è un fenomeno che si sta diffondendo a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale colpendo soprattutto le famiglie monoreddito e gli anziani che non sono più in grado di acquistare i farmaci nemmeno quelli con ricetta medica. L’iniziativa di Federfarma è stata subito raccolta dal Comune, c’è un solo esperimento a Milano ed ora tocca a Catania. Un modo per venire incontro alle persone che soffrono due volte – ha detto il sindaco Enzo Bianco - sia per le condizioni d’indigenza, sia perché malati. Lanciamo anche un appello ai cittadini che possano donare i farmaci che non usano. Oggi, Catania, è all’avanguardia per chi soffre particolarmente”. Da sottolineare come in Sicilia il fabbisogno del 2014 è stato di 52.432 farmaci, con un incremento del 13,4% rispetto al 2013. Il dato è calcolato sulla base della richiesta di medicinali proveniente dai 70 enti siciliani convenzionati con il Banco Farmaceutico che hanno aiutato complessivamente nel 2014 più di 26.000 persone. Nel 2014 gli undici centri di aiuto convenzionati con il Banco Farmaceuto a Catania e provincia hanno fatto richiesta alla Fondazione Banco Farmaceutico di oltre 4.500 confezioni di medicinali. Soddisfatto dell’iniziativa anche l’assessore al Welfare del Comune: “Siamo onorati che il banco farmaceutico ci abbia dato questa possibilità, soprattutto visti i tagli al Welfare, e a fronte del costo dei farmaci che incide pesantemente sul bilancio familiare”. Ha sottolineato Fiorentino Trojano. “Nelle nostre case quotidianamente restano inutilizzate o vengono sprecate e gettate tonnellate di farmaci ancora validi – si legge in una nota del Banco farmaceutico Ecco perché i farmaci non utilizzati possono essere trasformati in una risorsa per chi non può acquistare farmaci o per coloro che non possono accedere gratuitamente a determinati medicinali”. Senza dimenticare come i farmaci in eccedenza rappresentino altresì una grave perdita economica per il sistema sanitario nazionale, con conseguenze negative prodotte sull’ambiente dallo smaltimento di tonnellate di medicinali. Il progetto di recupero farmaci validi non scaduti già attivo a Milano, Roma, Torino e Varese ha permesso di raccogliere un totale di 45.000 confezioni per un valore di 597 mila euro. La città di Catania, è la prima città del meridione, a beneficiare del progetto di recupero dei farmaci non scaduti. 10 Prospettive - 23 novembre 2014 DIOCESI Riflessioni sul Vangelo IL PASTORE Cristo Re Dell’Universo / A - Ez 34,11-12.15-17; Sal 22/23,1-3.5-6; 1 Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46 La festa di Cristo Re dell’Universo ci offre la possibilità di esaminare la figura del pastore. Naturalmente il Pastore è Gesù Cristo, i pastori, di ogni giorno, sono i vescovi, i sacerdoti, i laici e tutti quelli che compiono la volontà di Dio. Il brano scelto dalla liturgia è preceduto in Ezechiele dal rimprovero ai pastori infedeli, che pascolano le pecore soltanto per il loro tornaconto e pascolano se stessi servendosi delle pecore. Contro questi pastori si leva la voce del pastore che supplisce radunando le pecore disperse, fasciando quella ferita, curando quella malata, curando quella grassa e quella forte. Di queste pecore avrà cura il pastore radunando i dispersi e giudicando con giustizia. Il giudizio che il Re dell’Universo darà sulle azioni delle pecore, sarà un giudizio positivo se le azioni sono state rivolte verso l’uomo e a suo beneficio. Le pecore sono invitate a far parte del regno “preparato fin dalla creazione del mondo perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a visitarmi”. Alla domanda dei giusti che chiedono quando hanno fatto ciò che il re ha detto, la risposta è: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. La pretesa di agire a favore dei fratelli o per meglio dire dell’uomo viene dal fatto che il Re dell’Universo per primo ha speso la sua vita per gli altri, non si è limitato a parlare, a pavoneggiarsi, ma per portare a termine la missione che il Padre gli aveva affidato ha affrontato insulti, discussione con i suoi avversari, tranelli per essere colto in fallo, bugie, persecuzioni e finalmente la morte in croce. E passa- re tutta la vita in questo modo non è certamente piacevole. Ha insegnato mentre lo deridevano, ha fatto miracoli, ha liberato tanti indemoniati e, guarda caso, cosi si diceva di questo fatto: “libera dai demoni per mezzo di Beelzebul”. Questo significa essere pastori veri e non pastori che si pavoneggiano o strumentalizzano la loro funzione per essere in carriera e approfittare delle miserevoli condizioni dei poveri per affermare solo se stessi. Il re dell’universo è fonte della vita perché col suo sangue ha acquistato la vita alle pecore. Leone Calambrogio San Paolo in briciole Preghiera e Testimonianza 1Tm 2,1-8 Una delle raccomandazioni di Paolo è che si facciano prima di tutto “domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”. Da qui scaturisce anche la conversione di questi uomini e il giungere alla conoscenza della verità. La vita serena dei cristiani spinge anche alla conversione e alla conoscenza di Dio e della verità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati”. Segue un atto di fede: Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti”. Questa testi- monianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco – maestro dei pagani nella fede e nella verità. E afferma un comando: “Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche”. L.C. Padre che sei nei cieli… ma il cielo di Dio sono i poveri: Dio a volte naviga in un fiume di lacrime Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio I poveri Quando la tua mano tocca u n povero dalla vita dolente, le tue dita stanno sfiorando il cielo di Dio. Dove entreremo solo se saremo entrati nella vita di chi soffre. Certe impegnative esigenze cristiane nel campo morale rivelano il loro senso solo quando si sono proclamate e capite certe caratteristiche con le quali l’amore di Dio è stato donato a noi in Cristo. Un ricorso più fiducioso e più intelligente alle pagine bibliche può dare organicità e vigore alla presentazione della fede cristiana ai lontani. Non si intende sostenere con ciò un ricorso semplicistico e quasi magico alla Bibbia. La Sacra Scrittura richiede di essere collocata nel complessivo sviluppo della tradizione ecclesiale e di essere confrontata con i concreti itinerari culturali, attraverso i quali ogni persona e ogni epoca camminano verso la verità. Pedagogia Per un primo impatto con la fede cristiana, una ben studiata aderenza alla pedagogia del testo biblico favorisce un contatto con gli elementi essenziali della fede; permette itinerari diversi e complementari, sempre orientati alla centralità del mistero pasquale; assicura quel costante contatto con la realtà storica, che dà fondamento critico alle certezze della fede; assume un andamento esistenziale e narrativo, che permette di congiungere una estrema concretez- za con inesauribili risorse contemplative e spunti riflessivi; propone una mirabile varietà di formule sintetiche, con cui la fede, senza nulla perdere della sua vastità e complessità, riesce però a dire la sua pregnante compiutezza nel giro di poche parole. Occorre sperimentare pazientemente e confrontare tra loro diversi itinerari di annuncio della fede secondo le modalità ora accennate, valorizzando alcune occasioni di incontro che i lontani hanno con la comunità cristiana o creandone di nuove: catechesi prematrimoniale; Battesimo, Prima Comunione, Confermazione dei figli; predicazione per i matrimoni e i funerali; visita missionaria a singole famiglie o a gruppi di famiglie da parte di persone ben preparate; possibilità di sereni colloqui col sacerdote e con laici disponibili e capaci; scuole organiche di introduzione alla fede,alle quali poter inviare quelle persone che talvolta si presentano al sacerdote per chiedere seriamente un aiuto nella riscoperta della fede. Penetrazione Dobbiamo, purtroppo, collocare la famiglia tra gli ambiti di difficile penetrazione della Parola di Dio. La famiglia, di per sé, dovrebbe essere un luogo di intensa comunicazione non solo della parola di Dio, ma anche di quelle fondamentali parole umane che introducono al senso profondo della vita. In realtà la famiglia vede molto com- promessa, nella società attuale, la sola insostituibile funzione educativa. Alcuni sintomi allarmanti denunciano la crisi profonda di quei valori umani, di cui la famiglia è portatrice in modo specifico e costitutivo. Per esempio, il rapporto uomo-donna tende a perdere la sua specifica caratteristica di dedizione incondizionata e definitiva, per uniformarsi ad altri rapporti umani a breve scadenza, fondati sull’interesse, sull’arbitrio, su quello che di volta in volta appare come utile e piacevole, senza il coraggio della libera scelta irrevocabile. Così la tipicità del rapporto genitorifigli viene intaccata sia dal fatto che il figlio tende ad essere visto come un fenomeno accessorio o addirittura fastidioso del rapporto coniugale, sia dal fatto che altre e contraddittorie figure di adulti, che si presumono autorevoli, impongono se stesse ai figli, non in collaborazione con l’autorevolezza dei genitori, ma spesso in sottile o clamoroso contrasto, rendendo ancora più difficile il dialogo familiare, già disturbato dall’ingigantito “salto generazionale”. La conseguenza di tutto ciò è una grave riduzione del rilievo sociale e culturale della famiglia. Il senso pregnante di quelle fondamentali parole a cui uno deve far riferimento per orientarsi nella vita - come amore, lavoro, amicizia, apertura al mistero, nascita, morte, dolore, onestà sociale ecc. - non è più determinato dall’ambito familiare, con la sua carica di vita vissuta, di sapienza tradizionale, di affetto rispettoso, ma tende a essere influenzato sempre più da mille altre voci extra-familiari, spesso caratterizzate da superficialità, da distorsioni, da intenti di strumentalizzazione e di cattura psicologica. Anche i tempi del dialogo familiare e dell’intimità post-lavorativa vengono invasi dai mezzi di comunicazione sociale, che condizionano pesantemente la vita intellettuale e affettiva della famiglia. Occorre aiutare la famiglia a ritrovare il gusto e la responsabilità di quei valori umani originali, che in essa vengono celebrati a beneficio delle persone e, a lungo andare, dell’intera convivenza sociale. Se la famiglia riuscisse a raccogliere se stessa, intorno alla parola di Dio, o riandando a ciò che fu proclamato in chiesa, durante la liturgia, o leggendo direttamente e organicamente le pagine bibliche, troverebbe una fonte inesauribile di messaggi preziosi circa la vita stessa della famiglia, circa le vicende che i familiari attraversano nelle diverse stagioni della vita, circa gli avvenimenti che succedono nel mondo d’oggi. Allora fatti e situazioni entrerebbero nella famiglia, non più in forma grezza e incombente, ma attraverso quel filtro di sapienza e di serenità che è la parola di Dio. Alcuni si impegnano a preparare sussidi opportuni, utilizzando un bollettino , prevedendo nel programma di catechesi dei ragazzi qualche parte da svolgere in famiglia con i genitori, educando le famiglie più sensibili a una meditazione comune dei testi biblici almeno nei tempi forti dell’anno liturgico. La visita annuale alle famiglie sarà un tempo propizio per stimolare e promuovere questa apertura della comunità familiare alla parola di Dio. Padre Angelico Savarino 11 Prospettive - 23 novembre 2014 omnibus IX Convegno di reumatologia integrata organizzato all’hotel Nettuno i è svolto all’hotel Nettuno di Catania per il IX anno consecutivo il Seminario di reumatologia integrata dal titolo “Malattie reumatiche e comorbidità: specialisti a confronto”, organizzato dalla dott. Elisabetta Battaglia responsabile dell’Unità Operativa di Reumatologia dell’ARNAS “Garibaldi” che persegue lo scopo di porre a confronto, assieme a reumatologi, studiosi di varie specialità, le malattie reumatiche che si accompagnano ad altre patologie e spesso le peggiorano a causa dell’infiammazione cronica, come l’aterosclerosi, anemie, microcircolazione osso cute. Non a caso il termine “comorbidità” indica la coesistenza di due o più stati patologici che interagiscono reciprocamente aggravando, purtroppo, la salute del paziente. Il seminario è stato introdotto dal preside di Medicina, prof. Francesco Basile che ha avuto parole di apprezzamento per la scelta di “un argomento di interesse collettivo”, dal prof. Massimo Buscema, presidente dell’Ordine dei Medici, dal Prof. Domenico Grimaldi, segretario Fimmge, e dalla prolusione di alto livello della Dott. Elisabetta Battaglia, che fa emerge l’importanza della capillaroscopia nella diagnosi di sclerodermia early, perché ci consente di valutare le alterazioni del microcircolo (presenza di micro- S intensamente letteraria. In Capuleti e Montecchi è tutto perfettamente pensato e calibrato, le cose che appaiono semplici sono frutto di un’ingegneria musicale e strutturale d’altissimo livello. è una partitura costruita su ponti di belcanto che vanno avanti all’infinito … un’orchestra che accompagna in misura elegante nel pieno rispetto del disegno armonico e melodico”. L’orchestra del Teatro, sotto tale guida, ha fornito una valida esecuzione; mentre il coro non è riuscito sempre a rendere le coloriture adeguate. Buona la prova del cast: Rosanna Savoia (Giulietta), Elena Belfiore (Romeo), Maurizio Muscolino (Capellio), Shalva Mukeria (Tebaldo), Daniele Bartolini (Lorenzo). Bellini, si sa, non consente ai cantanti di “appoggiarsi” all’orchestra, posta da lui al seguito e a servizio della voce umana: una cifra personale originale che gli guadagnò in questo frangente l’entusiasmo del temibile Wagner, sempre l’ammirazione di pubblico, critici, musicologi ed esecutori. Una nota di apprezzamento anche per l’accurato libretto di sala: saggi di Domenico De Meo e Gaspare Nello Vetro, note di Carmelo Neri, Giovanni Idonea, Ezio Donato e annotazioni cronologiche interessanti e stimolanti, mostrano la palpitante vivacità della lirica, must italiano nel mondo. per l’anno 2014, infatti, sono state attivate ben 170 ore di specialistica ambulatoriale; ciò ha permesso, a gran parte delle ASP regionali di incrementare i servizi specialistici di Reumatologia sul territorio. È in corso una verifica da parte dell’assessorato regionale alla sanità per valutare lo stato di avanzamento del progetto. L’obiettivo finale è quello di stabilizzare le ore già attivate sul territorio e di potenziare le strutture ospedaliere in termini organizzativi e di personale. Parallelamente sono in fase di organizzazione eventi formativi e informativi rivolti ai Medici di Medicina Generale e agli specialisti reumatologi e delle branche affini”. Particolare attenzione è stata riservata all’utilizzo dei farmaci biologici e il Prof. Fiore, Ordinario medicina interna Università Catania, evidenzia che tali farmaci sono l’arma risolutiva per la patologia reumatologica, ma necessitano di un uso oculato e monitoraggi continui per gli effetti collaterali. La farmacogenomica ormai largamente in atto studia il profilo genetico per dare ad ogni individuo un farmaco adatto. Tecniche meno invasive con ottimi risultati sono state introdotte dalla lettura magistrale del prof. G. Minisola (Vitamina D: osteoporosi e non solo), attualmente esistono analisi al sangue per misurare il livello di vitamina D: 25 OHD3. Rilevante intervento del dott. R. Gorla (Obiettivo remissione.), Dirigente medico servizio reumatologia e immunologia clinica Ospedali civici Brescia, sulla remissione e terapia precoce per arrestare la malattia, ma occorre una diagnosi precoce. La remissione (il punto di vista del paziente) va ottenuta e mantenuta con sorveglianza continua del medico (continuità assistenziale e informazione paziente). È importante controllare target terapeutici e criteri di risposta: la formula “tight control”; il problema è il fallimento della terapia nel primo approccio, cioè nell’esordio della malattia. Nel 10% dei pazienti con la diagnosi precoce si possono sospendere i farmaci e migliorare qualità e aspettativa di vita. Momento importante l’incontro con le associazioni, che sottolineano: occorre ascoltare i pazienti, le loro problematiche e come viene valutato il concetto di guarigione clinica dal reumatologo, attraverso la clinimetria confrontata con la percezione di benessere da parte del paziente. Erano presenti, per il Gruppo AIRA, avv. Filetti, l’avv. Anile, presidente del tribunale per i diritti del malato, dott. Giuseppe Greco, segretario regionale di Cittadinanza Attiva e presidente della Consulta regionale sanità, Fabrizia Failla, Agrippina Silvestro, Elisa Rapisarda, che hanno presentato un video sviluppando un interessante dibattito sul concetto di remissione e il paziente è protagonista nel percorso di cura, la condivisione è fondamentale. Carlo Majorana Gravina Lella Battiato Comorbidità: coesistenza di più stati patologici, o malattie capillari, zone vascolari) e iniziare precocemente la terapia con vasodilatatori. Il convegno ha approcciato le implicazioni di organi durante le malattie reumatiche, come il cuore con l’aterosclerosi precoce in corso di artrite reumatoide (Corrao, Pistone), il polmone sclerodermico e le interstiziopatie, primo coinvolgimento sistemico nella malattie immunoreumatologiche (Del Papa, De Andres), la microcircolazione con il fenomeno di Raynaud fino alle ulcere digitali sclerodermia le molteplici manifestazioni cutanee, dalla psoriasi al lupus, e le vasculiti ecc. (De Angelis). Sull’interazione tra dermatologo e reumatologo artrite, psoriasi e malattie cutanee (Curatolo, De Andres). L’aspetto ematologico è stato trattato da Triolo, e Consoli che approfondisce la tematica dello sviluppo di neoplasie ematologiche, la correlazione tra anemie da flogosi cronica e patologie reumatiche, rientra nel controllo del metabolismo del ferro. Interessanti osservazioni sul monitoraggio dei farmaci analizzando dati, proposte ed espe- rienze, considerando il cortisone un farmaco veicolo a volte di rischio cardiovascolare, approfondito da Sinigaglia. Sulla rachialgia da ernie discali e quella infiammatoria tipica delle spondiloartriti hanno relazionato Bentivegna e Restuccia che fa notare come la lombalgia sia una malattia che affligge gli italiani al 89% e spiega con argomentazioni chiare ed esaustive cos’è, il mal di schiena doloroso che spesso diventa una malattia invalidante, quali sono i segnali di allarme e come intervenire: “il mal di schiena meccanico è dovuto a fattori legati alla vita moderna obesità, insufficienza muscolare, carenza di attività fisica e posture errate”. È già attivo il Fit for Work Italia un progetto europeo, per curare malattie reumatiche croniche rilevanti nel rapporto salute-lavoro e adottare nuove strategie per ridurre il tempo tra comparsa dei primi sintomi e diagnosi (interazione con diverse discipline). Bentivegna, ha evidenziato: “La Rete Reumatologica Regionale comincia a fare i primi passi. Con i fondi stanziati del progetto obiettivo “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini al “Bellini” per la ripresa della stagione di lirica e balletti Un’eterna lotta tra pacifismo e ostilità alla“Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti con la loro pietosa morte intervenuta già nella città di Verona nel tempo del Signor Bartolomeo della Scala” di Luigi Da Porto (1485 – 1529), e le versioni teatrali di Matteo Bandello (1578) e William Shakespeare (1594 – 1595), la drammatica vicenda di Romeo e Giulietta, consumata ai margini della lotta tra guelfi e ghibellini di Verona nel 1303, entrò di prepotenza nell’immaginario collettivo, ispirando autori di teatro, cinema, televisione, musica e coreuti, anche con invenzioni ed epiloghi infedeli, come nel balletto futurista meta-teatrale di Diaghilev (1926), su musiche di Constant Lambert, nel quale i due amanti al termine vanno via in aeroplano e West side story di Leonard Bernstein. Anche Dante Alighieri”, esule a Verona nel 1303 sotto la protezione degli Scaligeri, fu suggestionato dalla veemente lotta delle due fazioni protagoniste del nostro melodramma, lasciandoci i versi “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti / Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura / color già tristi e questi con sospetti!” (Purgatorio, canto VI, vv. 106-108). “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, su libretto di Felice Romani, composta in tempi “contingentati” per l’impegno contrattuale firmato il 5 gennaio 1830 di portarla in scena per la fine del carnevale di D quell’anno, trionfò a “La Fenice” di Venezia in ‘prima’ assoluta l’11 marzo 1830. L’opera, della quale Richard Wagner apprezzò “melodie di tal fatta e una egual bravura a trattare il canto … canto semplice, nobile e bello”, spicca, tra tanti “Giulietta e Romeo”, anche per il taglio più “politico” del testo. Il Romeo Montecchi di Bellini, in Shakespeare giovane rampollo, qui è leader ghibellino, il cui intento pacifista viene frustrato dall’ostilità irriducibile del capo della fazione avversa Capellio; consumatosi il dramma, “tutti” riconosceranno in Capellio, ed è il messaggio “politico” dell’opera, il mandante, istigatore ed unico vero responsabile morale del triste straziante epilogo: odio, orgoglio e superbia sovrastano amo- re e morte. È l’ottava volta che “I Capuleti e i Montecchi” va in scena al “Bellini” di Catania; il regista Ezio Donato ha utilizzato la scenografia del 2000; nuova e originale la pantomima coreografica ispirata al mito di Piramo e Tisbe sotto e attorno il mitico gelso i cui bianchi frutti si tingono di rosso, in simbiosi col sangue dei due amanti. Sul podio Fabrizio Maria Carminati, uno ‘specialista’ dei “Capuleti” da lui diretti a Ravenna, Parma, Piacenza, Ferrara, in Oman dove il Romeo en travesti fu sostituito da un tenore in ossequio alla legge islamica. “Il ruolo en travesti – sostiene Carminati - rientra nel contesto dell’epoca e conferisce un gran bel colore vocale … un’immagine di gran lunga più fantasiosa e 12 Prospettive - 23 novembre 2014 RUBRICHE Al via le campagne di sensibilizzazione sociale attraverso i mezzi di comunicazione on serve di certo un’analisi complessa ed approfondita per comprendere la persistenza di fenomeni aberranti all’interno dell’odierna società. I fatti di cronaca raccontano quotidianamente una realtà deviata, totalmente avulsa dai basilari principi dell’etica sociale e del patto comunitario: frammenti di ordinaria e disarmante violenza che creano un repentino sgomento ed un profondo sconforto in chi apprende la notizia, per poi subito, allo spegnersi dei riflettori, cadere nell’ombra. In questi ultimi tempi, quelli che in passato erano solo sporadici eventi di mera ed insensata violenza sono diventati degli episodi ordinari: il bullismo e la svariate manifestazioni di aggressività, diffuse soprattutto attraverso i social network ed il web, sono ormai diventati parte della realtà ordinaria della società. E di fronte a questi episodi l’opinione pubblica, oltre ad additare i fatti condannandoli con ipocrisia, non riesce a reagire in maniera determinante, soprattutto se tra i più piccoli si continuano a perpetrare atti gratuiti di mera crudeltà ai danni dell’altro. Non si può assistere attoniti davanti a genitori sconvolti ed increduli che gridano ai microfoni del cronista l’innocenza dei loro figli colpevoli di terribili atti di violenza, con il classico slogan del N No al Bullismo e ad ogni VIOLENZA VIA WEB “non hanno colpe, era solo un gioco da ragazzi”. Perché dietro questo gioco si spezzano intere esistenze, si maturano veri e propri drammi che segnano indelebilmente delle giovani vite, portando con sé le conseguenze di quegli abusi. Molti gli enti e le associazioni che si stanno impegnando sul piano istituzionale e sociale, con l’obiettivo di arginare in tempi brevi l’ulteriore espansione di queste vere e proprie piaghe della società. Nei giorni scorsi, l’AVIS, con il patrocinio della Fondazione B Solidale legata alla Lega Serie B, ha lanciato una campagna al fine di opporre un netto rifiuto al Bullismo in ambito scolastico (in particolare, all’interno delle scuole primarie e secondarie di primo grado): per raggiungere questo obiettivo e cercare di eliminare del tutto il nascere e lo svilupparsi di possibili nuovi casi, si è scelto di privilegiare maggiormente l’aspetto della sensibilizzazione dei giovani verso il volontariato e la società. Ed è proprio questo il fondamento su cui costruire gradualmente una dura opposizione ai fenomeni di violenza: la formazione dei giovani sui principi dell’altruismo e dell’a- more verso l’altro, rappresenta l’unica soluzione per costruire insieme una società diversa. Il progetto “+Volontari – Bulli” ha realizzato all’interno delle scuole delle iniziati- ve diverse, tra cui laboratori curati da psicologi, attori teatrali e volontari, attraverso cui i ragazzi hanno compreso che il volontariato è l’unico ‘antidoto’ al Bullismo ed hanno ideato e realizzato degli spot protagonisti della campagna nazionale di sensibilizzazione. Contro la violenza manifestata sul web, ed in particolare contro l’intolleranza e le espressioni scandite contro l’altro, riguardanti le differenze di religione, di genere o culturali, ma anche episodi di bullismo, il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale ha lanciato una campagna per sensibilizzare i giovani, “Usa internet col cuore. No all’odio e all’intolleranza sul web”: attraverso il codice del fumetto e della grafica web, l’invito rivolto è quello di opporsi con determinazione a questi episodi di violenza, denunciandoli e ponendo definitivamente fine al loro continuo ripetersi. A.DiG. La grande guerra raccontata in un documentario di Phil Stern Gli scatti dell’orrore ggi è un pacifista a tutti gli effetti. Ripudia la guerra: la considera una grande oscenità. All’incirca settant’anni fa invece credeva di essere indistruttibile. Credeva di poter fare qualsiasi cosa e voleva andare in guerra per distruggere Hitler. Il ‘soldato liberatore’ in questione è Phil Stern, oggi novantacinquenne, protagonista del documentario “Phil Stern. Sicilia 1943. La guerra e l’anima” curato dal giornalista e storico Ezio Costanzo, docente di fotoreportage all’Accademia di Belle Arti di Catania, per la regia di Filippo Arlotta. Nel documentario, presentato nei giorni scorsi nella sala conferenze della biblioteca comunale ‘Abate Ferrara’, Stern ritorna indietro con i ricordi e intervistato da Ezio Costanzo davanti al castello di Falconara, Butera, vicino la spiaggia dov’era sbarcato nell’estate del ’43, racconta i giorni trascorsi in Sicilia a cominciare da quel dieci luglio al seguito delle truppe americane. Stern all’epoca aveva ventitré anni. Appassionato di fotografia, nel ’41 si arruola e parte volontario in nord Africa come combact cameramen con i Darby’s Ranger. “Con sé aveva un fucile e alcune macchine fotografiche: il fucile non esprimeva l’amore per la violenza ma una protezione magica da essa, un amuleto per tenere a bada la paura. La macchina fotografica raffigurava la propria anima, pronta a cogliere quel mondo di morte ma O soprattutto a indagare sulle motivazioni che stavano dietro quel quadro”. Il 10 luglio 1943 partecipa all’Operazione Husky, sbarca nel litorale tra Licata e Gela insieme alle truppe USA comandate dal generale Patton e a quelle britanniche del generale ’amore per l’antico, tra mito ed epica venati di fantarcheologia, impregna la trilogia “Il mio nome è nessuno”(edito da Mondadori), dello storico e archeologo Valerio Massimo Manfredi. Ospite a Palazzo della Cultura, tra gli incontri di “Panorama d’Italia” in visita a Catania per quattro giorni, lo scrittore ha presentato la suddetta opera captando l’attenzione di un affollato Auditorium, attraverso l’intervista di Antonio Carnevale. Il viaggio periglioso dell’amato Odisseo, ovvero colui che suscita odio, dal nome che gli impone il nonno Autolykos, affiora man mano dall’entusiasmo dell’autore, tra l’incredibile e il sovrumano, l’ingegno e il sortilegio, sin dal primo volume dal titolo “Il giuramento”, proseguendo ne “Il ritorno” con l’eroe sulla via di casa (per il ciclo dei Nostoi di cui fa parte l’Odissea) e “L’oracolo”, pubblicato per la prima volta nel 1990 e rielaborato con un finale nuovo, all’epoca della dittatura militare in Grecia, nel 1973, più in là di trenta secoli dalla caduta di Troia. Il titolo scaturisce dalla profezia di Tiresia sull’ultimo viaggio dell’eroe che rimarrà per sempre avvolto dal mistero. È un’atmosfera da enigma L Montgomery. Il giovane soldato, che negli anni ’50 e ’60 diventerà famoso per aver immortalato alcune celebrità come Marilyn Monroe, James Dean, Louis Amstrong, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra e per essere stato il fotografo ufficiale del Presidente Johnn Kennedy, durante lo sbarco sull’isola non esita a mettere a fuoco quelle immagini di morte con le qua- li racconterà la guerra. Settanta scatti inediti in bianco e nero che documentano le fasi salienti di quell’arco di tempo che va dalla notte tra il 9 e il 10 luglio, data d’inizio dello sbarco, all’annuncio dell’Armistizio italiano dell’8 settembre, sono stati oggetto di importanti mostre fotografiche come quella tenutasi ad Acireale nel 2013 inaugurata dallo stesso Stern che con commozione ha confessato la sua felicità per essere ritornato in Sicilia, terra che tanti anni prima gli aveva regalato emozioni contrastanti. L’occhio curioso e indagatore di Stern ha saputo cogliere l’anima a volte violenta, spesso impaurita ma senza dubbio autentica di quei giorni di guerra. Ecco allora immagini struggenti di corpi carbonizzati accanto a mezzi militari ma anche volti gioiosi che tra l’incredulità e la paura accolgono gli alleati liberatori o espressioni di giovani soldati americani fotografati mentre nei pochi momenti di svago allontanano il pensiero della morte in una terra lontana e per una guerra che non sentono loro. È dunque uno il filo conduttore che unisce il soldato irrequieto Phil Stern e il fotografo reso celebre per i ritratti dedicati ai grandi divi dello star system americano: un’umanità viva vera. Caterina Maria Torrisi L’archeologo Valerio Manfredi ospite a Palazzo della Cultura ad introdurre il personaggio più fortunato di tutti i tempi, la quintessenza dell’essere umano, come lo vede Manfredi, nell’io autobiografico quasi realistico che avvince da subito il lettore, stemperandosi poi nel terzo volume col racconto in terza persona e uno stile più asciutto, tra le cure della topografia antica, nella quale l’autore è specializzato. Lo scrittore, rispettoso delle fonti storiche, esprime tutta la sua passione per la ricchezza del canto epico, che fa rivivere in modo verosimile con la creazione di un personaggio assolutamente non ripetibile: frutto delle proprie indagini e di studi accurati, confluenti in un modello di tutto ciò che si ha nel cuore, specifica l’archeologo. Così, grazie all’invenzione del mito e all’eco lontana di eventi spesso realmente accaduti, ovvero l’epica, il nostro Odisseo-Ulisse si muove tra i colori di un linguaggio multiforme, che non lesina l’eufonia della parola: icastico quando afferra emozioni o scorci di paesaggi con effetti di sine- stesia descrittiva (… ci copriva l’ombra di un fico marezzata di luce); ruvido e immediato nel parlare della guerra tra sibili, ronzii e ruggiti, formando il giovane eroe a combatterla in modo cruento con l’arte della spada di Damaste; e non da meno poetico, nel delineare la donna, di cui pone in rilievo l’astuzia e l’intelligenza, come in Penelope che dovrà proteggere il suo regno e il figlio dalle insidie di potere. Quell’Odisseo che sarà perseguitato per aver suscitato l’ira di Poseidone accecandogli il figlio Polifemo; ardito nel dolore quanto mostruoso nell’impiccare ad una ad una le ancelle infedeli, ma che per sempre rimarrà imbrigliato nella malìa di un fascino senza misura, accogliendo tutti i fragori e i pianti del campo di battaglia in una sola voce: quell’io che, dal buio iniziale del grembo materno dal Prologo iniziale, si definisce alla fine dell’epilogo nel secondo volume, Io che sono tutti e chiunque. Io che sono Nessuno. Anna Rita Fontana
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