N° 42 Domenica 23

A PAG. 3
Catania - anno XXX - n. 42 - 23 novembre 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881
settimanale regionale di attualità
FAMIGLIA ALLEATA
DEL MINISTERO
SACERDOTALE
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
Al Seminario dei chierici ha avuto luogo la X Giornata Sociale diocesana
Europa, oggi
L
’Europa, che i padri fondatori –gli statisti “sognatori” Alcide De Gasperi,
Conrad Adenauer, Robert
Schumann- con ottimismo e profetica speranza di pace idearono, promossero ed avviarono sulle macerie
della seconda guerra mondiale,
rifiutando la folle e rovinosa violenza della carneficina di tante popolazioni del vecchio continente ed
extraeuropee, è stanca e ha rinnega-
to le sue radici come afferma Papa
Francesco.
Le nuove generazioni hanno bisogno di speranza, di visione nel futuro, di avere idee e progetti di un vero
umanesimo per realizzare l’unità dei
popoli europei. I cristiani credenti,
come auspicava l’allora cardinale
Joseph Ratzinger, dovrebbero concepire se stessi come una minoranza
creativa per contribuire a che l’Europa riacquisti il meglio della sua ere-
dità e sia così a servizio dell’intera
umanità.
Questi sono stati i concetti guida che
hanno caratterizzato i lavori della
Decima Giornata Sociale diocesana
svoltasi sabato 15 novembre nel
Salone Sant’Agata del Seminario
arcivescovile dei Chierici, a cura
dell’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro con la partecipazione di un gran numero di laici
impegnati nell’apostolato sociale
che, riunitisi in gruppi di studio
coordinati dal prof. Piero Quinci,
hanno dialogato per l’elaborazione
di proposte operative.
La preghiera iniziale è stata presieduta dall’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e, dopo l’introduzione
del direttore don Piero Sapienza, ha
tenuto una magistrale relazione il
chiarissimo prof. Andrea Riccardi,
docente emerito di Storia contemporanea all’Università degli Studi di
Roma Tre e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il quale il giorno
prima ha avuto conferita dal magnifico rettore dell’Università degli
Studi di Catania, prof. Giacomo
Pignataro, la laurea specialistica
honoris causa, su proposta dell’allora Consiglio di Facoltà di Scienze
Politiche, “per l’azione di alto valore civile ed umanitario e per le competenze di alto profilo scientifico nel
campo del corso di laurea magistrale Governo dell’Unione Europea e
Politica Internazionale”, alla presenza del nostro Arcivescovo, di un folto corpo accademico e di numerose
autorità civili e militari. Prima della
lectio doctoralis, il prof. Giuseppe
Vecchio, ordinario di Diritto Privato,
aveva letto la motivazione del conferimento dell’onorificenza.
Per l’Arcivescovo negli ultimi dieci
anni la formazione alla democrazia
partecipativa è stata il filo rosso che
ha attraversato la riflessione delle
“Giornate”, con lo scopo di sensibilizzare le persone di buona volontà
ad affrontare le sfide del territorio,
puntando al bene comune: da qui
l’opportunità di riflettere su alcune
questioni che riguardano i valori
Antonino Blandini
(segue a pagina 2)
ASSEMBLEA
GENERALE
Straordinaria CEI
a pagina 5
BIOETICA:
L’INQUIETUDINE
GENERA
VIOLENZA
a pagina 9
IX CONVEGNO di
REUMATOLOGIA
INTEGRATA
DIALOGO E ACCOGLIENZA in risposta alle emergenze sociali
Cercare l’incontro eliminando ogni animosità
a Comunità di Sant’Egidio, fondata
nel 1968 ha conseguito un ruolo di
“particolare soggetto internazionale”, quale
propositore di una costruttiva cultura del dialogo,
presente nei cromosomi della Comunità, insieme
alla speranza di pace ed al realismo di azioni concrete per la pace.
La pace è possibile: bisogna trovare le vie per
realizzarla, ricostruendo le fratture, creando
un’intelaiatura di garanzie per il futuro, mostrando che non c’è niente di peggio che la guerra, dando sbocco alla volontà dei popoli ostaggi della
guerra. La ricerca di ciò che unisce ha consentito
L
Scontri nel quartiere Tor Sapienza
di costruire processi di pace il ruolo di osservatorio sull’orizzonte internazionale, sulle frontiere
della guerra, della violenza e della povertà dei
popoli.
Queste considerazioni a margine della solenne
cerimonia di consegna del diploma “Honoris
causa” al prof. Andrea Riccardi, fondatore della
Comunità di San’Egidio, presso l’Università di
Catania, accendono i riflettori sulle tensioni
sociali che ogni giorno riempiono le
pagine dei giornali.
Continuano gli sbarchi in Sicilia ed il
Mediterraneo, designato come centro della nuova idea-progetto “EuroAfrica”,
obiettivo dell’Europa dei popoli, in
contrapposizione all’Europa dei mercati, appare come pista di morti e d’inganni e non come centro e faro di cultura e di civiltà.
L’accoglienza dei profughi, la presenza dei Rom che si stabiliscono e circoscrivono particolari quartieri nelle periferie delle grandi città, costituiscono
fattori di disagio e di sofferenza che
pervadono
l’intera
comunità
nazionale.
I recenti fatti accaduti a Roma nel quartiere di Tor
Sapienza e le contrapposizioni tra residenti e
immigrati, assurgono ad “emergenza sociale” e se
non trovano adeguata ed urgente risposta rischiano
di degenerare sempre di più, come ha detto Papa
Francesco durante la preghiera dell’Angelus.
Giuseppe Adernò
(segue a pagina 2)
a pagina 11
2
Prospettive - 23 novembre 2014
sommario al n. 42
PRIMO PIANO
Indietro nel tempo
intervistando
Gaetano Martino __________3
INFORMADIOCESI
Notizie in breve ___________6
Dalla Cancelleria: Nomine __6
Formazione
permanente Clero _________6
DIOCESI
Presentato il volume
“Le Giornate sociali
dell’Arcidioecsi
di Catania”_______________7
Inedita serata all’Ipab
Mons.Ventimiglia
sul fondatore _____________8
Caritas: Al via il recupero
farmaci non scaduti ________9
“I Capuleti e i Montecchi”
di Bellini al “Bellini” _____11
No al Bullismo
e ad ogni Violenza
via Web ________________12
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Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 19 novembre 2014
Siria, la guerra continua
omincia in Siria un
altro inverno per
migliaia di sfollati, un dramma che
continua da quattro anni. Una guerra cominciata come protesta contro
il regime e la dittatura di Bashar alAssad e trasformata in una carneficina senza precedenti per la regione
medio-orientale. Diventata poi un’emergenza umanitaria che ha coinvolto 13,6 milioni di sfollati stando
ai dati recenti diffusi dall’UNHCR,
l’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati. La maggioranza degli sfollati in Siria e compresi i
territori dell’Iraq non ha né cibo né
casa. Ormai si parla di circa un
milione di profughi in due mesi ha
denunciato a Ginevra Amin Awad,
direttore dell’UNHCR per il Medio
Oriente e il Nord Africa. Numeri in
crescita e che testimoniano una
situazione umanitaria al collasso:
7,2 milioni di profughi siriani interni e 3,3 rifugiati all’estero, 1,9
milioni di sfollati interni in Iraq e
190.000 espatriati, i paesi confinanti prossimi ad esplodere per la pressione sociale ed economica (la maggior parte degli esuli è riparata in
Libano, Giordania, Iraq e Turchia).
L’occidente sembra aver relegato a
semplici spacci d’agenzia le notizie
provenienti dalla Siria. Inascoltati i
diversi appelli per la pace, arriverà a
breve un altro rigido inverno per i
numerosi sfollati. Sono stati chiesti
alla comunità internazionale 58,5
milioni di dollari di donazioni per
arginare
l’emergenza
freddo.
Richiesta rivolta principalmente ai
governi dell’Unione Europea, di
Stati Uniti, Giappone, Norvegia e
alcuni paesi del Golfo (Bahrein,
C
(continua da pag. 1)
EUROPA...
fondanti dell’Europa e di sottolineare, come esorta il Papa, l’importanza
sociale dell’evangelizzazione.
Il prof. Sapienza ha sottolineato
come la “Giornata costituisca un
evento atteso perché accende piccole luci di speranza, per avviare un
rinnovamento sociale e politico nelle nostre città” e come la decima
edizione con il tema “Europa, oggi”,
sia di scottante attualità. Da più parti si avvertono venti di crisi che toccano non solo il versante economico, ma anche quello culturale e politico e rendono ancora molto lontana
la piena attuazione delle finalità della Comunità Europea. La sfida da
raccogliere dalla X Giornata potrebbe costituire un’occasione, per tutta
la comunità ecclesiale catanese, per
allargare gli orizzonti di partecipazione alla vita democratica.
Il prof. Riccardi ha preso come punto di riferimento per la sua profonda
riflessione l’inutile ed infernale
distruzione, 70 anni fa, dell’Abbazia
benedettina di Montecassino, simbolo della civiltà europea, che costò
200mila caduti di tante nazionalità
in 123 giorni di carneficina. Dal
sacrificio di un’intera generazione
mandata all’annientamento -lo sterminio di 6 milioni di Ebrei, di mezzo milione di Rom, di migliaia di
sacerdoti cattolici e ortodossi, di
pastori protestanti, ecc.- è scaturito
l’anelito alla pace invocato dai Papi
Benedetto XV e Pio XII, elemento
fondante nel secondo dopoguerra
della comunità europea che, dai sei
primi aderenti, oggi ne conta 28 con
700 milioni di abitanti e tende sempre più ad allargarsi.
Il silenzio degli sfollati
dell’ostaggio americano Peter Kassig. Il gruppo jihadista lo ha annunciato con un nuovo video in cui
mostra l’uccisione, avvenuta la settimana scorsa in Siria. Nel video,
postato su diversi siti e social network, si vede la decapitazione di
massa di un gruppo di soldati siriani. Alla fine, poi, compare un militante vestito di nero, con il volto
coperto, in piedi, davanti a una serie
di teste mozzate tra cui sostiene che
ci sia anche quella del 26enne americano. Versione che è stata confermata anche dalle autorità americane.
Infine, c’è da segnalare, come l’aviazione di Bashar al Assad, prosegue nei raid aerei contro i ribelli, più
di un centinaio quelli condotti nelle
ultime settimane, secondo l’Osservatorio per i diritti umani in Siria.
Quest’ultimo ha denunciato l’uso
indiscriminato delle bombe che colpiscono indistintamente donne,
bambini e obiettivi definiti dal regime sensibili. Nella fattispecie, nei
territori intorno alla cittadina di
Nasib, nella provincia meridionale
di Daraa. Insomma a distanza di
quattro anni, si continua a combattere in Siria mentre migliaia di civili
continuano a perdere la vita, nell’immobilismo della comunità internazionale che sembra aver spostato
l’attenzione sull’avanzata dello Stato Islamico per arginando uno dei
conflitti più cruenti della storia
recente del Medio-Oriente.
Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita
e Qatar). Segnalando, invece, come
la Russia, principale sostenitrice del
regime di Assad, ha partecipato agli
aiuti umanitari con soltanto, si fa per
dire, 0,1% del totale degli aiuti, cifra
record negativa simile agli aiuti forniti dalla Cina. Immobilismo che si
ripete. Sul fronte della mediazione
politica continuano i colloqui bilaterali per una soluzione quasi pacifica
del conflitto in atto. L’inviato dell’Onu, Staffan De Mistura, avrebbe
riferito di incontri «utili e costruttivi» con il presidente siriano Bashar
al Assad, con la proposta di creare
delle vere e proprie “zone di cessate
il fuoco”, con la possibilità di permettere ai civili una tregua temporanea. Mentre Russia e Iran, vicine ad
Assad, hanno criticato le recenti
azioni di mediazione compresi i
recenti raid aerei in Siria contro l’Isis. Mosca ha accusato Washington
di puntare ad obiettivi geopolitici,
senza preoccuparsi di violare la
sovranità degli altri Stati e di destabilizzare la situazione, già di per sé
tesa. Critiche sono arrivate anche da
Teheran, con il presidente Hassan
Rouhani che ha definito i raid “illegali, perché non autorizzati dalle
Nazioni Unite e non effettuati su
richiesta della Siria”.
Il tutto mentre prosegue l’avanzata
dello Stato Islamico, con il redivivo
Califfo al Baghdadi tornato a far
sentire la sua voce dopo la presunta
notizia della sua morte. Come, del
resto, continuano in Siria le esecuzioni sommarie. L’ultima, in ordine
di tempo, riguarda la decapitazione
Lo studioso, dopo questo pellegrinaggio “virtuale” a Cassino, “per
vedere come la guerra distrugge vite
e cultura europea”, si è riferito
anche alla grande sfida dell’Islam
del Califfato, alla situazione del
Mediterraneo con l’ininterrotto flusso migratorio africano, alla paura
degli europei davanti a questo nuovo
esodo biblico ed ha esortato ad ave-
re fiducia nella civiltà del convivere
e a dare cuore e pensiero all’Europa
e a preparare progetti lunghi ed
impegnativi per il futuro e a non
vivere per se stessi, di solo mercato
ed inerti nella “difesa” quieta dei
valori in una società globalizzata.
“C’è un grande lavoro di cultura
popolare” ha concluso Riccardi “e
in questo orizzonte è rimasta la
Chiesa”. È stato l’Arcivescovo a
trarre le conclusioni dei proficui
lavori della X Giornata, proiettata a
segnare ed illuminare il prossimo
itinerario formativo, in campo sociale, della Chiesa di Catania. Per ulteriori approfondimenti si rimanda a
pagina 7.
(continua da pag. 1)
CERCARE...
nità.
La dottrina cristiana è chiara e determinata, mancano, a volte, le applicazioni e le testimonianze concrete.
L’attenzione alle periferie esistenziali, che Papa Francesco ribadisce e
sollecita, pone come condizione
un’inversione di tendenza, che
dovrebbe mobilitare le amministrazioni locali nell’operare delle scelte
finalizzate.
L’aver consentito negli anni la formazione di ghetti sociali, case popolari senza servizi, senza vigilanza,
quartieri dormitorio quasi dimenticati e privi della vitalità cittadina, ora
fa sentire ancor di più il disagio e la
distinzione tra il centro e le periferie
che non sono soltanto di carattere
geografico.
Lo sviluppo dell’edilizia popolare,
pensata come positiva soluzione e
segno di progresso, negli anni del
boom economico, gestita all’insegna
del risparmio e per un maggior profitto degli imprenditori, e delle
cooperative, oggi mette a nudo i nervi scoperti di un fascio di muscoli
inerti e deboli.
Rinvigorire il tessuto sociale non è
un’impresa facile e non bastano le
parole ben dette e teoricamente corrette, occorrono le “res”, cose concrete che contribuiscono a modifica-
re gli assetti sociali dei quartieri periferici.
In alcune zone la presenza dell’Ospedale, dell’Università, delle scuole, delle questure, dei centri sociali e
culturali, ha contribuito a modificare
l’immagine del quartiere, dandole
una specifica identità ben definita e
riconosciuta, un volto, una specificità. Quando, invece, le periferie
rimangono anonime e vuote, si
accartocciano come la carte del
cestino, rimanendo sempre più emarginate.
L’azione sociale della Chiesa e del
cristiano è proiettata verso una nuova
logica che contrasta con la dominanza pervasiva dell’individualismo.
I doni ricevuti, che nel Vangelo vengono descritti come “talenti”, non
sono da custodire in cassaforte, ma
da donare agli altri, per essere un servizio ai fratelli. Questa è la regola
della carità, questo è l’impegno di
ciascuno.
Nell’incontro tra persone si realizza
poi il mistero dell’umanità che cresce. “Ho incontrato un uomo, cresce
la mia umanità” ed ogni incontro è
fonte di nuove energie e di nuovi
slanci nel cercare insieme di conseguire i comuni traguardi di benessere
per tutti.
®
Con la forza debole, quella del dialogo, dell’amicizia e dell’umanità,
come ha detto Andrea Riccardi, si
giunge al mutuo riconoscimento
delle parti in lotta o in opposizione.
“Non cedere alla tentazione dello
scontro” e “respingere ogni violenza” è il messaggio rivolto dal Pontefice a cittadini e immigrati, sollecitando la comunità cristiana ad impegnarsi in modo concreto “perché non
ci sia scontro, ma incontro”.
Sagge parole quelle del Papa, ma la
situazione reale e concreta sollecita
precise e puntuali azioni d’intervento
e un graduale apprendimento dei
valori dell’accoglienza, che dovrebbe tramutarsi in graduale modifica
dei comportamenti e quindi del
modo di pensare, di sentire e di agire.
“È possibile dialogare, ascoltarsi,
progettare insieme e in questo modo
superare il sospetto e il pregiudizio e
costruire una convivenza sempre più
sicura, pacifica ed inclusiva”, afferma ancora Papa Francesco e la parrocchia potrebbe essere il luogo
ideale per questi incontri, guidando
la comunità verso l’educazione all’ascolto e all’accoglienza, che fa vedere in ogni uomo un fratello nell’uma-
Filippo Cannizzo
®
3
Prospettive - 23 novembre 2014
Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia: Orientamenti Pastorali sulla preparazione al Matrimonio e alla Famiglia cap.V
di comunicazione dove non sia il singolo protagonista, ma ognuno secondo le proprie competenze eserciti un
ruolo ben determinato>>.
Poi mi sorride, mi abbraccia e svanisce. Riprendono i lavori nell’aula del
Seminario. Ciascun coordinatore dei
gruppi di studio argomenta e ciascun
partecipante forse immagina un proprio ruolo in questa Europa del mito
che dialoga con l’altro che rispetta la
tua umanità, che si fa carico dei tuoi
problemi, che ti dice: amico mio,
amica mia da oggi non sei più solo.
pie va proposta “una visione dell’amore che comprenda la generosa e
responsabile apertura alla vita”,
anche attraverso l’adozione e l’affido. In tale contesto, e mediante la
collaborazione di centri specializzati, è necessario far conoscere i metodi naturali di regolazione della fertilità, “strumento per esprimere la
responsabilità e la generosità procreativa”, che educa gli sposi, all’interno di una dimensione unitiva, al
rispetto e all’accoglienza della diversità sessuale. Dinanzi ad un “consumismo dilagante”, fonte di una felicità effimera, la famiglia è chiamata
ad adottare “atteggiamenti di sobrietà e di condivisione”, valorizzando
l’essenziale e la solidarietà verso gli
ultimi, sin dall’organizzazione della
festa nuziale, senza assolutizzare il
possesso di beni materiali, che non
generano né gioia, né libertà. “Anche
la crisi fa parte del cammino sofferto
della coppia”: la malattia, la disabilità, la vecchiaia dei genitori, l’incomprensione, l’isolamento, il tradimento e la morte. Le giovani coppie vanno educate ad “affrontare la vita con
realismo”, confidando sempre nell’aiuto di Dio e nel suo “supplemento di amore”. Attraverso la testimonianza di persone di fede che fanno
esperienza di vedovanza, di separazioni o di situazioni difficili, bisogna
far comprendere ai fidanzati che la
condivisione della sofferenza altrui e
l’accoglienza con fede della propria
“può rendere più solido l’amore e
generoso il servizio agli altri”. Subito dopo la celebrazione delle nozze,
la comunità cristiana è chiamata in
vario modo ad accompagnare amorevolmente i giovani sposi che
affrontano la novità e la fragilità della vita insieme. È opportuno, con
l’aiuto degli operatori pastorali, privilegiare la celebrazione del battesimo dei figli, curare itinerari per
famiglie, in cui si attenzionino la
crescita spirituale e il sostegno alla
coppia nell’affrontare le preoccupazioni quotidiane. Le coppie e i sacerdoti che hanno curato la loro preparazione al matrimonio sono chiamati
a divenire “ponte” fra “le esigenze
della vita sponsale” e il lavoro, il
rapporto con le famiglie d’origine e
gli amici, risvegliando la fede e
custodendo il legame dei giovani
sposi con la comunità parrocchiale.
Per far scoprire la bellezza dell’amore sponsale e familiare bisogna
sostenere la formazione di “operatori pastorali competenti e appassionati, esperti di umanità e testimoni di
una fede feconda”, attraverso percorsi qualificati in collaborazione con
consultori diocesani, associazioni e
scuole di formazione. Questi preziosi collaboratori del ministero sacerdotale, sono chiamati a curare progetti pastorali pre e post battesimali,
percorsi sulla genitorialità, la relazione nella coppia, l’amicizia con
altre coppie per un aiuto vicendevole, la preghiera e l’accoglienza delle
sfide quotidiane alla luce del Vangelo. Più che mai oggi appare prioritaria la valorizzazione della famiglia,
considerata punto di partenza di un
coraggioso rinnovamento sociale, in
grado di liberare “la sua capacità
generativa” per la vita comunitaria.
Stefania Bonifacio
Giuseppe e Mariella Magrì
La Famiglia: preziosa alleata
del Ministero
Sacerdotale
Foto Siciliani-Gennari/SIR
’affascinante e arduo
cammino che gli sposi
decidono di compiere insieme è contrassegnato da gioia e sofferenza,
dialogo e incomprensione. Ma in
questo loro viaggio non sono soli.
Molti sono i documenti della Chiesa
che indicano come accompagnare i
fidanzati verso le nozze cristiane. La
Familiaris consortio individua nel
sacramento del matrimonio la “via
specifica di santità degli sposi” nella
Chiesa, la cui spiritualità si esplica
quotidianamente nell’amore coniugale e familiare, e si irradia a tutti i
L
membri della famiglia, attraverso la
“trasmissione della vita e dell’educazione alla fede e all’accompagnamento per il discernimento della
vocazione” dei figli, e agli ambiti
della società all’interno dei quali
sono chiamati ad operare, poiché con
il sacramento del matrimonio gli
sposi ricevono “la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore
di Dio per l’umanità e di Cristo per
la Chiesa”. L’ordine sacro e il matrimonio, come indicato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, cooperano, attraverso il “servizio agli
altri”, all’edificazione del popolo di
Dio. Anche San Tommaso d’Aquino,
nella Summa contra gentiles, afferma che la ministerialità sponsale e
presbiterale sono generati con il battesimo, e nell’unità dello Spirito
Santo sono chiamati a condividere,
mediante una “cordiale amicizia e
una relazione feconda”, la missione
pastorale per la trasmissione della
spiritualità familiare nella società.
Per ridare valore alla sessualità, intesa come linguaggio corporale attraverso cui i coniugi sono chiamati a
dialogare, si rivela necessario,
soprattutto nella società contemporanea, “comprendere la bellezza di una
relazione sponsale vissuta nell’unità
delle sue varie dimensioni” corporale e sessuale e del loro valore morale
e sociale. Nei percorsi di accompagnamento dei fidanzati e degli sposi,
il dialogo di coppia è uno degli argomenti da approfondire proprio per la
sua valenza educativa nella gestione
dei conflitti e delle incomprensioni
quotidiane. L’aridità comunicativa,
infatti, è uno dei mali più preoccupanti che logora la solidità della relazione sponsale, dal momento che i
media rappresentano ormai da tempo
i canali comunicativi privilegiati
anche all’interno della coppia. Il
“diverso modo di gestire emozioni e
sentimenti” deve divenire così
momento privilegiato di scoperta
reciproca, di valorizzazione della
diversità umana e spirituale dell’altro, avendo come riferimento fondamentale la fede, l’invocazione allo
Spirito Santo e l’incontro quotidiano
con la lettura della Parola di Dio e
della liturgia delle ore. La Gaudium
et spes indica l’amore coniugale
come fonte di fecondità non solo
biologica, ma anche morale e spirituale, da esplicare attraverso il delicato compito educativo. Durante i
percorsi di preparazione al matrimonio e alla famiglia, alle giovani cop-
l’intervista
Indietro nel tempo intervistando Gaetano Martino
L’Europa, un mosaico di tessere irregolari
artecipo alla giornata
sociale organizzata dall’Arcidiocesi di Catania sul tema
“Europa oggi”
Si organizzano i gruppi di studio dai
quali verranno partorite le proposte
sui rapporti di integrazione e comunicazione tra parrocchia e continente. Come ci si può sentire oggi europei, malgrado i ricorrenti disagi
sociali ed economici generati da una
classe dirigente nazionale che affama il cittadino trasformando l’esercizio della politica in un’azione di
brutalità esistenziale che annienta la
persona?
Ed è proprio durante l’ora di pausa
tra la discussione delle proposte e la
comunicazione di queste in sede
assembleare che incontrai colui che
negli anni ’50 è stato il promotore di
un convegno internazionale che ha
visto una città siciliana, Messina,
promotrice di questo ecumenismo
culturale. Costui è lo scienziato Gaetano Martino. Se ne stava in disparte
in fondo al corridoio e quando mi
vide mi fece un sorriso benevolo.
Ricordo il suo volto di una bellezza
serafica, il suo sguardo pulito, la sua
fronte alta segno di aperta intelligenza. Gli andai incontro e come se ci
fossimo conosciuti da tanto tempo ci
siamo messi a conversare, accompagnando le parole a lenti passi. La sua
vicinanza mi infondeva sicurezza e
consapevolezza.
<<La città dello Stretto mi diede i
P
natali il 25 novembre del 1900. Sono
medico e ho insegnato fisiologia
all’Università di Asuncion nel Paraguay, poi sono tornato nella mia città dove sono stato rettore per tredici
anni. La ricerca medica, subito dopo
la laurea l’ho approfondita nell’Ateneo di Berlino e di Parigi. Dall’esperienza maturata nelle università stra-
niere ne ho colto il rigorismo affiancato dalla passionalità e dall’entusiasmo latino. Dopo la guerra, con fatica e ardore mi cimentai a ricostruire
aule e biblioteche dell’Ateneo siciliano che erano stati trasformati in
bivacchi per i soldati. Oggi il Policlinico di Messina è l’opera di questa
ricostruzione dove alla scienza devi
sempre associare l’umanità>>.
Professore ricordo di aver letto del
suo nome legato al processo di integrazione economica e politica dell’Europa!
<<Proprio così figliola! Erano gli
anni del dopoguerra dove la speranza di rifare il territorio Europa si univa al desiderio di rinascita. Io ero
Ministro degli Affari Esteri e nel settembre del 1954 seguii a Londra il
convegno dei rappresentanti dei Paesi Europei riunitisi per applicare un
filone di unità e di collaborazione
nella difesa.
La conferenza di Londra
conobbe fasi drammatiche. Quell’esperienza fu
determinante nel mio percorso, tanto è vero che per
parlare di integrazione
politica si sarebbe dovuto
procedere all’integrazione economica. Così il 1° e
2 giugno del 1955 nella
città di Messina volli realizzare un convegno delle
nazioni europee che è stato considerato l’antesignano della Comunità Economica
Europea e di questo megalitico progetto la Sicilia ne è stato il perno>>.
Professore come, a suo avviso, oggi
la diocesi può stimolare il processo
di integrazione? Per fare un esempio
un cittadino di una piccola provincia
stenta a considerarsi europeo, perché
la politica ci tassa e ci isola e l’Europa sembra un continente lontano!
<<Promuovi la conoscenza del tuo
territorio, falla diventare la carta di
benvenuto delle comunità straniere.
Sensibilizza la scuola, crea una rete
La conoscenza
del proprio
territorio
diventi la carta
di benvenuto
delle comunità
straniere
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Prospettive - 23 novembre 2014
5
Prospettive - 23 novembre 2014
IN PRIMOPIANO
Assisi: Assemblea Generale straordinaria della CEI sulla formazione sacerdotale permanente
Ai Presbiteri dell’Arcidiocesi
Carissimi,
Come già certamente sapete, la
recente Assemblea straordinaria della CEI (Assisi, 10-13 novembre
2014) ha trattato il seguente tema
centrale: la vita e la formazione permanente del presbiteri.
Le relazioni che abbiamo ascoltato e
i pareri che ci siamo scambiati hanno avuto come contesto il Messaggio
che Papa Francesco ci ha fatto giungere.
Tutto è successivamente e sinteticamente confluito nel messaggio che
noi vescovi rivolgiamo a voi carissimi fratelli presbiteri.
Desidero inviarvi i due testi che
esprimono pienamente anche le mie
personali riflessioni, come pure i
sentimenti di fraternità e di paternità
Cari Fratelli nell’episcopato,
con queste righe
desidero esprimere la
mia vicinanza a ciascuno di voi e alle
Chiese in mezzo alle
quali lo Spirito di
Dio vi ha posto come
Pastori. Questo stesso Spirito possa animare con la sua
sapienza
creativa
l’Assemblea generale che state iniziando, dedicata specialmente alla vita e alla formazione
permanente dei presbiteri.
A tale proposito, il vostro convenire
ad Assisi fa subito pensare al grande
amore e alla venerazione che san
Francesco nutriva per la Santa Madre
Chiesa Gerarchica, e in particolare
proprio per i sacerdoti, compresi
quelli da lui riconosciuti come “pauperculos huius saeculi” (dal Testamento).
Tra le principali responsabilità che il
ministero episcopale vi affida c’e
quella di confermare, sostenere e
consolidare questi vostri primi collaboratori, attraverso i quali la maternità della Chiesa raggiunge l’intero
popolo di Dio. Quanti ne abbiamo
conosciuti! Quanti con la loro testimonianza hanno contribuito ad
attrarci a una vita di consacrazione!
Da quanti di loro abbiamo imparato e
siamo stati plasmati! Nella memoria
riconoscente ciascuno di noi ne conserva i nomi e i volti. Li abbiamo
visti spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare
i malati a casa e all’ospedale, farsi
carico dei poveri, nella consapevolezza che “separarsi per non sporcarsi con gli altri e la sporcizia più grande” (L. Tolstoj). Liberi dalle cose e
da se stessi, rammentano a tutti che
abbassarsi senza nulla trattenere è la
via per quell’altezza che il Vangelo
chiama carità; e che la gioia più vera
si gusta nella fraternità vissuta.
I sacerdoti santi sono peccatori perdonati e strumenti di perdono. La
loro esistenza parla la lingua della
pazienza e della perseveranza; non
sono rimasti turisti dello spirito, eternamente indecisi e insoddisfatti, perche sanno di essere nelle mani di Uno
che non viene meno alle promesse e
la cui Provvidenza fa si che nulla
possa mai separarli da tale appartenenza. Questa consapevolezza cresce
con la carità pastorale con cui circondano di attenzione e di tenerezza le
persone loro affidate, fino a conoscerle ad una ad una.
L’Arcivescovo
che nutro nei riguardi di ciascuno di
voi.
Nella nostra arcidiocesi abbiamo
cercato di curare la formazione permanente del Clero con varie iniziative appositamente predisposte.
Sono pienamente consapevole che,
anche alla luce di quanto maturato
durante la suddetta Assemblea CEI,
dobbiamo impegnarci maggiormente. Al riguardo, desidero coinvolgere
anzitutto la Commissione diocesana
ad hoc unitamente al Consiglio presbiterale, per poi trattarne a livello di
presbiterio.
Intanto, per l’anno pastorale in corso
seguiremo il programma che allego
alla presente e che affido alla vostra
cordiale attenzione.
Le notizie sulle persecuzioni che
subiscono i cristiani in numerosi luoghi sono certamente motivo di forti
preoccupazioni pure per noi.
Facciamo in modo che anche dalle
nostre comunità salga incessante la
preghiera per questi fratelli e per
queste sorelle che ci offrono esemplare e commovente testimonianza
di fedeltà al Signore.
La nostra fraterna vicinanza sarà cer-
@ Salvatore, Arcivescovo
Il Santo Padre
Sì, è ancora tempo di presbiteri di
questo spessore, “ponti” per l’incontro tra Dio e il mondo, sentinelle
capaci di lasciar intuire una ricchezza
altrimenti perduta.
Preti così non si improvvisano: li forgia il prezioso lavoro formativo del
Seminario e l’Ordinazione li consacra per sempre uomini di Dio e servitori del suo popolo. Ma può accadere
che il tempo intiepidisca la generosa
dedizione degli inizi, e allora è vano
cucire toppe nuove su un vestito vecchio: l’identità del presbitero, proprio perché viene dall’alto, esige da
lui un cammino quotidiano di riappropriazione, a partire da ciò che ne
ha fatto un ministro di Gesù Cristo.
La formazione di cui parliamo e
un’esperienza di discepolato permanente, che avvicina a Cristo e permette di conformarsi sempre più a
Lui. Perciò essa non ha un termine,
perche i sacerdoti non smettono mai
di essere discepoli di Gesù, di seguirlo. Quindi, la formazione in quanto
discepolato accompagna tutta la vita
del ministro ordinato e riguarda integralmente la sua persona e il suo
ministero. La formazione iniziale e
quella permanente sono due momenti di una sola realtà: il cammino del
discepolo presbitero, innamorato del
suo Signore è costantemente alla sua
tamente più significativa se accompagnata anche da gesti di affettuosa
solidarietà.
Al riguardo, e dopo averne parlato
con i Vicari foranei, chiedo ai Parroci e ai Rettori di Chiesa di promuovere una particolare Colletta domenica 30 novembre, prima di avvento. Le somme raccolte siano consegniate all’Ufficio diocesano economato per essere, assieme a quella
raccolta in Cattedrale in occasione
della festa agatina di agosto, successivamente trasmesse nel modo più
sicuro e più opportuno.
Con un cordiale grazie per la collaborazione, vi giungano anche un fraterno saluto e gli auguri più affettuosi per il tempo Avvento che ci apprestiamo a vivere.
sequela (cfr Discorso alla Plenaria
della Congregazione per il Clero, 3
ottobre 2014).
Del resto, fratelli, voi sapete che non
servono preti clericali il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, né preti funzionari
che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione. Solo chi tiene fisso lo sguardo su ciò che è davvero essenziale
può rinnovare il proprio sì al dono
ricevuto e, nelle diverse stagioni della vita, non smettere di fare dono di
se; solo chi si lascia conformare al
Buon Pastore trova unita, pace e forza nell’obbedienza del servizio; solo
chi respira nell’orizzonte della fraternità presbiterale esce dalla contraffazione di una coscienza che si pretende epicentro di tutto, unica misura
del proprio sentire e delle proprie
azioni.
Vi auguro giornate di ascolto e di
confronto, che portino a tracciare itinerari di formazione permanente,
capaci di coniugare la dimensione
spirituale con quella culturale, la
dimensione comunitaria con quella
pastorale: sono questi i pilastri di vite
formate secondo il Vangelo, custodite nella disciplina quotidiana, nell’orazione, nella custodia dei sensi, nella cura di sé, nella testimonianza
umile e profetica; vite che restituiscono alla Chiesa la fiducia che essa
per prima ha posto in loro.
Vi accompagno con la mia preghiera
e la mia Benedizione, che estendo,
per intercessione della Vergine
Madre, a tutti i sacerdoti della Chiesa
in Italia e a quanti lavorano al servizio della loro formazione; e vi ringrazio per le vostre preghiere per me e
per il mio ministero.
Dal Vaticano, 8 novembre 2014
Francesco
Conferenza Episcopale Italiana
Carissimi presbiteri delle Chiese d’Italia,
vogliamo chiudere la nostra Assemblea Generale con un messaggio di
saluto per voi tutti. E per dirvi grazie
e per condividere parole di augurio e
propositi di impegno. Ci rivolgiamo
a tutti: preti diocesani e religiosi,
preti di ogni età, preti italiani e originari di altri paesi presenti nelle
nostre Chiese. Un saluto particolarmente affettuoso e un segno di speciale attenzione vogliamo che giunga
ai preti che sono malati e anziani e ai
preti che attraversano momenti di
particolare tribolazione.
L’Assemblea Generale dei Vescovi
italiani ha affrontato come tema
principale quello della vita e della
formazione permanente del clero. Ci
siamo confrontati sui diversi aspetti
del tema con tale interesse e coinvolgimento che il tempo non e bastato
per ascoltare tutti coloro che desideravano intervenire. È un segno di
quanto ci stiano a cuore la vita e il
ministero dei presbiteri e di quanto
siamo determinati a porre mano
all’impresa di ripensare la formazione permanente fino a farne un capitolo di quella riforma della Chiesa
che Papa Francesco richiama con
insistenza e che non si può fare senza un nostro rinnovamento.
In questo tempo la missione della
Chiesa e la vita delle comunità cri-
stiane devono affrontare delle sfide
che per molti aspetti ricadono sui
preti, ne rendono particolarmente
gravoso il ministero: quanta ammirazione e gratitudine vi dobbiamo per
quello che fate! Ma insieme dobbiamo prenderci cura del
ministero del prete perche le fatiche e le prove
non spengano la gioia,
non stanchino lo slancio
missionario, non offuschino la lucidità del
discernimento,
non
impediscano l’intensità
della preghiera e la disponibilità a quell’incontro con le persone che
arricchisce tutti, consola,
rende sapienti, se è vissuto secondo lo Spirito
di Dio. Insieme! La formazione dei ministri ordinati e la
riforma della loro vita sono il compito di tutta la comunità cristiana, sono
responsabilità del vescovo e di tutto
il presbiterio. Insieme! II cammino
che ci aspetta non può che essere
compiuto insieme, in un presbiterio
che diventa luogo di paternità e fraternità, di discernimento e di accompagnamento. Siamo infatti persuasi
che il fattore determinante del rinnovamento della vita del clero è I’assunzione dell’appartenenza al presbiterio come determinazione essen-
ziale della nostra identità sacerdotale. Insieme, in quella comunione che
il sacramento costituisce tra noi,
vogliamo intravedere e percorrere i
sentieri che lo Spirito di Dio ci suggerisce per essere pastori secondo il
cuore di Cristo.
L’amore di Cristo per noi e di noi per
il Signore e la sua Chiesa, è il principio della nostra vocazione e ci riempie di trepidazione nel nostro ministero: noi, vescovi e preti, portiamo
volentieri il peso del nostro servizio,
ma sentiamo anche il timore di
diventare un peso per le nostre
comunità a motivo delle nostre inadeguatezze e dei nostri peccati. L’amore, cioè il desiderio di servire
sempre meglio il Signore che ci ha
chiamati e le persone che amiamo, ci
convince ad essere umili, attenti e
disponibili per la conversione.
Nessuna proposta formativa e nessuna forma di accompagnamento possono produrre un qualche frutto se
non cresce in noi la persuasione di
aver bisogno di essere aiutati, corretti, istruiti, formati.
Invochiamo per tutti la
benedizione del Signore,
perché in ogni giorno della
nostra vita, tutta vissuta in
questo ministero che continua a suscitare in noi stupore e trepidazione per la
nostra
inadeguatezza,
risplenda la gloria di Dio:
nella gioia invincibile della
qualità cristiana della vita,
nella intensità di una fraternità praticata e riconoscibile, nella condivisione del vissuto della nostra gente che ci vuole
bene, ci aiuta, molto ci dona e molto
si aspetta da noi. E possano la nostra
gioia e il nostro cammino di santificazione convincere molti che vale la
pena di servire il Signore facendo il
prete oggi nelle nostre Chiese.
Con I’augurio più affettuoso, la perseverante preghiera reciproca, il
saluto più cordiale.
Assisi, 13 novembre 2014
I VESCOVI ITALIANI
6
Prospettive - 23 novembre 2014
Notizie in breve dal 24 al 30 novembre
S.E. Mons. Arcivescovo ha nominato:
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Lunedì 24
• Ore 17.30 S. Gregorio di Catania, parrocchia
S. Antonio Abate a Cerza: Visita pastorale.
Martedì 25
• Ore 9.00 Catania, Seminario: prende parte
all’incontro di Formazione Permanente del
Clero guidato da S.E. Mons. Calogero Peri,
Vescovo di Caltagirone. Nel pomeriggio in
Seminario incontra alunni, formatori e celebra la S. Messa.
Mercoledì 26
• Ore 10.00 S. Gregorio di Catania, Monastero
S. Giuseppe: Visita pastorale.
• Ore 18.00 Catania, Chiesa Pio IX (Istituto
Pio IX delle Suore Vincenziane): celebra la
S. Messa ed ordina diacono Stefano Seri,
Vincenziano.
Giovedì 27
• Ore 9.00 Arcivescovado: udienze.
• Ore 11.00 Arcivescovado: presiede l’incontro della Commissione Ordini e Ministeri.
• Ore 17.30 S. Gregorio di Catania, parrocchia
S. Antonio Abate a Cerza: Visita pastorale.
Venerdì 28
• Ore 10.00 Catania, Istituto Teologico S. Paolo: prende parte ai vari momenti per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 20142015.
Sabato 29
• Ore 17.00 Catania, Chiesa della Badia di S.
Agata: presiede la veglia di preghiera per
l’Apertura dell’Anno della Vita Consacrata.
• Ore 18.30 S. Gregorio di Catania, parrocchia
S. Antonio Abate a Cerza: Visita pastorale.
Domenica 30
• Ore 10.00 Adrano, parrocchia Cuore Immacolato B.M.V.: celebra la S. Messa.
• Ore 18.00 S. Giovanni La Punta (Trappeto),
parrocchia Maria SS. del Rosario e S. Rocco:
celebra la S. Messa per l’apertura della Visita pastorale.
®
Programma di Formazione Permanente per il Clero 2014-2015
1) Martedì 25 novembre (seminario, ore 9,30), incontro con Sua
Eccellenza Rev.ma Mons. Calogero
Peri, Vescovo di Caltagirone e Delegato della CESi per la pastorale
familiare, che ci intratterrà sul tema
Un Chiesa in uscita ... in ascolto
della Famiglia, sviluppando soprattutto alcuni aspetti emersi dal recente Sinodo straordinario sulla fami-
glia.
2) Martedì 2 dicembre, Ritiro di
Avvento del Clero, guidato da P.
Alberto Neglia, OC.
3) Martedì 13 gennaio (seminario,
ore 9,30), incontro sul tema Una
Chiesa in uscita ... in ascolto e in
relazione. All’incontro parteciperanno anche i membri degli Istituti
di Vita consacrata. Seguiranno indi-
Cancelleria
cazioni più dettagliate.
4) Lunedì 16 febbraio, Giornata di
fraternità a Sciara. Partenza dal
Seminario (ore 8,00). Per le adesioni rivolgersi ai Vicari foranei.
5) Martedì 24 febbraio, Ritiro di
Quaresima del Clero, guidato da P.
Alberto Neglia, OC.
6) Martedì 10 marzo (seminario,
ore 9,30), incontro con P. Tommaso
Guadagno, S.J., direttore nazionale dell’Apostolato della Preghiera,
che ci intratterrà sul
tema Un Chiesa in uscita ... in ascolto delle sofferenze.
7) Lunedì 27 luglio Sabato 1 agosto, Settimana di fraternità a
mare, in località e con
modalità da stabilire.
8) Esercizi Spirituali
dal lunedì 7 al venerdì
11 settembre, presso la
Domus Seraphica, Nicolosi, guidati da Sua
Eccellenza
Rev.ma
Mons. Giuseppe Mani,
Arcivescovo emerito di
Cagliari.
Prenotarsi
direttamente presso le
Suore.
9) Esercizi Spirituali
dal lunedì 21 al venerdì
25 settembre a Gambarie, guidati da Sua Eccellenza Rev.ma Mons.
Giuseppe Mani, Arcivescovo emerito di Cagliari. Costo complessivo
del corso Euro 200,00.
Prenotazioni presso la
segreteria arcivescovile.
10)
Settimana
di
Aggiornamento Teologico - Pastorale dal martedì 3 al venerdì 6
novembre, in seminario,
su tematiche collegate al
50° della promulgazione
del decreto Presbyterornm Ordinis.
®
- in data 23 settembre 2014, il Rev.do Sac. DOMENICO COSENTINO
Assistente Spirituale Diocesano dei Gruppi di Preghiera di P. Pio;
- in data 24 settembre 2014, il Rev.do Don MARCELLO MAZZEO
S.d.B. Incaricato dell’Oratorio S. Giovanni Bosco in Catania;
- in pari data, il Rev.do Don SALVATORE CULTRERA S.d.B. Vicario
Parrocchiale della parrocchia S. Maria della Salette in Catania;
- in data 1° ottobre 2014, il Rev.do Mons. GIUSEPPE BRUNO Direttore Spirituale del Corso Propedeutico del Seminario Arcivescovile dei
Chierici di Catania;
- in pari data, il Rev.do Sac. VINCENZO FATUZZO Direttore Spirituale del Biennio Filosofico del Seminario Arcivescovile dei Chierici di
Catania;
- in data 09 ottobre 2014, il Rev.do Sac. ALFIO GIOVANNI CRISTAUDO Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Nicolò da Bari in
Trecastagni;
- in pari data, il Rev.do Sac. MASSIMILIANO SALVATORE PARISI
Commissario Arcivescovile della confraternita S. Lucia in Ognina in
Catania;
- in data 17 ottobre 2014, il Rev.do Sac. DOMENICO COSENTINO
Vicario Parrocchiale della parrocchia Santi Martiri Alfio Filadelfo e
Cirino in Trecastagni;
- in data 22 ottobre 2014, il Rev.do Sac. GIUSEPPE MARLETTA Rettore della chiesa S. Sebastiano in Catania;
- in pari data, il Rev.do Sac. ALFIO GIOVANNI CRISTAUDO Rettore
della chiesa S. Maria della Misericordia e della chiesa S. Maria dell’Aiuto in Trecastagni e Rettore del Piccolo Seminario S. Nicolò di Bari
in Trecastagni;
- in data 24 ottobre 2014, il Dott. Ing. MARCELLO COCUCCIO Commissario Arcivescovile della confraternita S. Vito Martire in Catania;
- in pari data, il Sig. GIUSEPPE GARUFI Commissario Arcivescovile
della confraternita S. Antonio di Padova in Biancavilla;
- in pari data, il Rev.do Sac. PIETRO LONGO Assistente Ecclesiastico
della Confederazione Diocesana delle Confraternite;
- in pari data, il Rev.do Sac. SALVATORE STIMOLI Assistente Ecclesiastico della confraternita Maria SS. della Misericordia in Adrano;
- in data 28 ottobre 2014, il Rev.do Sac. ROSARIO BALSAMO Amministratore Parrocchiale della parrocchia S. Cristoforo alle Sciare in Catania;
- in pari data, il Rev.do Sac. ANTONINO NICOLOSO Amministratore
Parrocchiale della parrocchia S. Maria delle Grazie in Nicolosi e Rettore della chiesa Anime del Purgatorio e della chiesa Madonna del Carmine in Nicolosi;
- in pari data, il Rev.do Mons. ROSARIO CURRÒ Vicario Parrocchiale
della parrocchia S. Giuseppe in Pisano in Zafferana Etnea;
- in pari data, il Rev.do Don AROKIAM SAVARIMUTHU S.d.B. Vicario Parrocchiale della parrocchia S. Cuore alla Barriera in Catania;
- in pari data, il Rev.do Sac. GIUSEPPE SAMMARTINO Parroco della
parrocchia S. Maria del Carmelo in Ragalna;
- in data 31 ottobre 2014, il Rev.mo Mons. SALVATORE GENCHI Vice
Presidente dell’Opera Diocesana Catanese per il Culto e la Religione.
S.E. Mons. Arcivescovo ha, altresì, riconfermato:
- in data 22 settembre 2014, il Rev.do Sac. ANGELO PIETRO LELLO
Parroco della parrocchia S. Maria della Guardia in Borrello in Belpasso;
- in data 02 ottobre 2014, il Rev.do Sac. GIUSEPPE DISTEFANO Parroco della parrocchia S. Stefano Primo Martire in Catania;
- in pari data, il Rev.do Sac. MARIO TORRACCA Parroco della parrocchia S. Maria delle Grazie in Carruba di Ognina in Catania.
®
7
Prospettive - 23 novembre 2014
Presentato in Arcivescovado il volume “Le Giornate sociali dell’Arcidioecsi di Catania”
Introdotta dall’Arcivescovo Mons.
Salvatore Gristina e promossa dall’Ufficio diocesano per la Pastorale
dei problemi sociali e del lavoro, nel
salone dei vescovi dell’Arcivescovado, la mattina di venerdì 14 novembre, è avvenuta la presentazione ufficiale del libro “Le Giornate sociali
dell’Arcidiocesi di Catania. Una sfida per l’impegno socio-politico nella
Città dell’Uomo”, curato dal direttore sac. prof. Pietro Sapienza e con la
prefazione del nostro Arcivescovo.
A presentare il volume -edito dall’Arcidiocesi di Catania (EAC,
2014)- è stato mons. prof.
Gaetano Zito, vicario episcopale per la cultura e docente
di Storia della Chiesa.
l volume riconsegna un tratto del
cammino della Chiesa di
Catania, dal 2005 al 2013, e fa
memoria delle giornate sociali diocesane. L’elenco delle
tematiche affrontate e le personalità chiamate a trattarle
dicono il contributo dato dall’Ufficio diocesano problemi
sciali e lavoro, sostanziato
dalla capacità di individuare
le emergenze che, negli anni
scorsi, meritavano un intervento della comunità ecclesiale alla
luce della dottrina sociale della Chiesa.
La scommessa fondamentale, che
traspare dai testi pubblicati nel volume, è sostanziata dal radicale orientamento alla promozione del passaggio
da un impegno sociale di tipo caritativo-assistenziale, ad un impegno
sociale di carattere politico. Dove il
termine politico dice tutta la sua
valenza etimologica, e la ricchezza di
significato di passione per la qualità
di vita della città dell’uomo. Luogo
in cui la presenza dei cristiani è chiamata a svolgere un ruolo di protagonismo nel servizio, a vantaggio della
promozione della dignità della persona umana, nelle sue variegate sfac-
La Chiesa di Catania vocata
all’IMPEGNO POLITICO
cettature.
Tuttavia, non può perdersi di vista
che l’intensa attività svolta dall’Ufficio, grazie all’intelligente coordinamento del suo Direttore, don Piero
I
Sapienza, è figlia di una lunga tradizione di impegno sociale della Chiesa di Catania, nelle variegate forme
in cui la carità è stata declinata. Un
impegno sociale e caritativo che
attraversa e annoda, quasi un filo rosso, la sua storia in epoca moderna,
almeno dal sec. XVII. Ecclesiastici e
laici, infatti, hanno reagito con modalità concrete e di lunga durata soprattutto ai due eventi tragici che costituiscono uno spartiacque per la città e
il territorio etneo: la colata lavica del
1669 che, dopo aver coperto diversi
paesi, giunse in città distruggendone
una parte; l’orribile terremoto del
1693 che rase al suolo quasi tutta la
città, con diverse migliaia di morti.
Tali eventi tragici hanno stimolato la
nascita di opere pie in grado di sopperire ad una molteplicità di bisogni
delle fasce più deboli della popolazione. Dai vescovi che si sono susseguiti, ad alcuni canonici della cattedrale e della collegiata, a membri di famiglie patrizie, a religiosi esemplari.
A livello esemplificativo, basta ricordare:
il Reclusorio del
Lume, per educare
fanciulle orfane; l’Ospedale Santa Marta;
il Conservatorio di
San Vincenzo dei
Paoli, detto delle
Proiette Settenarie; il
Reclusorio delle Vergini al Borgo per fanciulle povere; l’Ospizio Municipale di
Mendicità alla Mecca, per vecchi e cronici d’ambo i sessi; l’Albergo del
vescovo Salvatore Ventimiglia per i
vecchi d’ambo i sessi; il Reclusorio
del Buon Pastore per fanciulle povere; il Reclusorio del Santo Bambino
per partorienti.
Tra i religiosi spicca il nome dell’abate dei benedettini di San Nicola
l’Arena, Filippo Hernandez. Questi
destinò duecento onze annue da distribuire fra le ragazze più bisognose,
come dote per il loro matrimonio.
Oltre alle elemosine che elargiva ai
poveri, spesso in forma nascosta, è da
sottolineare l’intervento in favore dei
catanesi durante il colera del 178385. In quell’occasione l’abate, con il
consenso della comunità monastica,
versò al Senato della città, senza inte-
Il Circolo Sant’Agata dona 500 euro
ALLA CARITAS
l Circolo Cittadino Sant’Agata ha
donato un assegno di 500 euro alla
Caritas diocesana di Catania.
Alberto Giuffrida in rappresentanza del Commissario arcivescovile, Rosario Rizza, e dei soci del
Circolo, lo ha consegnato al direttore della Caritas,
Don Piero Galvano, presso la sede di via Acquicella. La somma donata è frutto della raccolta promossa dai soci a sostegno dei più poveri e sarà
destinata esclusivamente per le necessità e per l’approvvigionamento quotidiano della mensa dell’Help Center
in Piazza Giovanni XXXIII, che ogni giorno, compresi i
festivi, offre un pasto caldo a 400-450 persone.
Si tratta della prima collaborazione tra il Circolo
Sant’Agata e la Caritas a margine dell’incontro avvenuto il 3 novembre scorso presso la Basilica Collegiata in cui i soci si sono resi disponibili per attività
caritatevoli, di supporto ed impegno nel volontariato
presso le Opere-Segno della diocesi.
“Non si può vivere la fede cristiana senza la carità –
ha commentato il commissario arcivescovile del circolo - il nostro è stato solo un piccolo segno che
esprime in maniera concreta la vicinanza del Circolo
Sant’Agata nei confronti di chi si trova in difficoltà
sull’esempio del Cardine Dusmet. Vogliamo prose-
I
guire la collaborazione con la
Caritas anche svolgendo attività
di volontariato”.
Il Circolo Cittadino Sant’Agata,
infatti, è stato fondato nel 1874
dal Beato Cardinale Giuseppe
Benedetto Dusmet, come prima
associazione Agatina presente in
città.
Ad oggi conta all’incirca 400
soci che si riuniscono ogni lunedì nei locali della Collegiata, il
prossimo 8 dicembre partirà il
nuovo tesseramento.
®
ressi, dodicimila scudi e presentò la
ricevuta di pignorazione di tutti i vasi
sacri della chiesa di San Nicola L’Arena e tutti i beni del monastero, perché con queste somme si intervenisse
subito in favore dei catanesi bisognosi. I tanto vituperati benedettini…!
Non meno intensa è stata l’attività
caritativo-assistenziale nel corso del
sec. XIX. Su tutti, tre nomi: il vescovo Corrado Deodato Moncada, che
fonda il Monte di pietà Sant’Agata; il
vescovo Felice Regano, per il quale è
memoria viva l’epitaffio in Cattedrale: Pater pauperum; il card. Giuseppe
Benedetto Dusmet, del quale è rimasta esemplare ed emblematica l’opera di carità e per il quale, al momento della ricomposizione del corpo, in
vista della beatificazione (1988),
abbiamo voluto lasciare visibili le
mani, conservatesi intatte sebbene
corificate, per mantenere viva la
memoria delle mani della carità della e per la Chiesa di Catania.
Le molteplici opere caritativo-assistenziali ottocentesche hanno preparato il terreno catanese ad accogliere
l’orientamento più propriamente
sociale promosso da papa Leone XIII
con la Rwerum novarum (1891) e
sollecitato dall’arcivescovo Giuseppe
Francica Nava. Pur mantenendosi la
dimensione caritativo-assistenziale,
grazie anche a nuove forme di vita
consacrata sorte nel secondo Ottocento e impiantate a Catania grazie
anche alle sollecitazione di Dusmet, i
primi anni del Novecento vedono una
schiera di preti e laici scommettersi
sul piano più propriamente sociale,
anche con la fondazione di casse
rurali e banche popolari, presenti
(segue a pagina 8)
8
Prospettive - 23 novembre 2014
Un’inedita serata all’Ipab Mons.Ventimiglia sul fondatore
’ampio giardino dell’Ipab Mons. Ventimiglia
di piazza Bovio-via S. Vincenzo de’
Paoli per iniziativa del Rotary Catania Duomo 150 ha ospitato in una
tiepida serata autunnale un’inedita
conferenza sull’illustre fondatore e
benefattore del settecentesco ospizio
“Albergo generale dei Poveri in contrada degli Ammalati”, il vescovo
Salvatore Ventimiglia.
Dopo
la
celebrazione
vespertina della s. messa
presieduta da don Salvo
Cucè, assistente locale dell’Unitalsi, alla presenza dei
massimi esponenti e di un
gran numero di soci del
Club, guidati dalla presidente dott. Mirella Portaro e dal
segretario dott. Sebastiano
Vacante, con la partecipazione del presidente emerito, dott. Nino Prestipino, e
del commissario straordinario dell’Opera Pia dott.
Giampiero Panvini, moderatore il presidente emerito
dott. Angelo Alaimo, sono
intervenuti ad illustrare con un’interessante conferenza di carattere storico la figura del grande prelato
palermitano, che governò la diocesi
di Catania dal 1757 al 1771, il vicario episcopale per la cultura e docente di storia della Chiesa, mons. Gaetano Zito, e il medico specialista in
chirurgia plastica e socio rotariano,
L
(continua da pag. 7)
LA CHIESA DI CATANIA...
pressoché in tutto il territorio diocesano. Anche in questo caso, tre nomi
su tutti: don Giuseppe Distefano,
promotore del movimento sindacale;
don Vincenzo Bascetta, ad Adrano,
sostenitore della quotizzazione delle
terre e difensore delle popolazioni
rurali; don Giuseppe Serrano, fondatore della Città dei ragazzi, guidata
poi da padre Santo D’Arrigo.
Con l’opera di Serrano, anche in altri
settori di emergenze sociali, negli
anni della seconda guerra mondiale e
nei primi decenni successivi, è da
ricordare l’intensa e capillare attività
svolta dalla Pontificia Opera Assistenza (ben nota come POA): le
migliaia di pasti quotidiani che venivano prearati da una fitta rete di operatori coordinati dal parroco della
Mercede, Francesco Ricceri, poi
vescovo di Trapani, e dalla vincenziana suor Anna Cantalupo. Non
sono mancati, inoltre, fino ad anni
recenti, preti coraggiosi che si sono
scommessi per realizzare iniziative
caritative, oppure hanno avviato opere più propriamente sociali, grazie
anche alla collaborazione di generosi
laici e donne consacrate in istituti
secolari. Un solo nome: don Giosué
Calaciura, di Biancavilla, fondatore
del locale ospedale, interviene in
sequenza per sostenere bambini
poveri o orfani, poi per gli anziani,
poi per gli handicappati mentali lievi,
poi per i tossicodipendenti e, a seguire, per i colpiti dall’AIDS. Mutano le
emergenze, modula la carità.
Tuttavia, dal secondo dopoguerra
queste risposte di carattere assistenziale, rispetto ai periodi precedenti,
presentano una sostanziale modifica:
non è più l’elemosina dei fedeli, o il
generoso intervento di facoltosi
ecclesiastici e di membri della locale
nobiltà e borghesia, quanto piuttosto
il finanziamento pubblico, statale e
regionale, a permettere l’impianto di
tali opere. La pressoché totale dipen-
Curare la propria cultura
AIUTA LA CURA D’ANIME
dott. Marcello Stella.
Il prof. Zito ha focalizzato la personalità del Ventimiglia uomo, filantropo e vescovo che condivise l’anelito
di riforma della Chiesa dei cattolici
illuminati del XVIII secolo e lasciò
allo Studium generale Siciliae, di cui
era gran cancelliere, la preziosa
biblioteca personale, la c.d. “Venti-
miliana” oggi facente
parte della Biblioteca
Universitaria Regionale. Precisato finora, a parte un atto
della Biblioteca Vaticana, che non ci sono
elementi probatori
della sua appartenenza alla massoneria
siciliana, l’innovatore e dotto vescovo
Ventimiglia avviò la
riforma del seminario mirando alla qualità e non alla quantità, al fine di selezionare un clero formato
intellettualmente, moralmente e spiritualmente, sino ad inserire con l’insegnamento delle lingue classiche
l’ebraico con i libri stampati nella
propria tipografia, a tal punto che i
chierici a completamento del corso
teologico potevano conseguire la
laurea in teologia all’Università.
Ventimiglia privilegiò l’istruzione
catechistica del popolo, fece stampare per la diocesi un catechismo in
lingua siciliana, sostenne la fondazione dell’eremo di S. Anna e si
dimise da vescovo di Catania in conflitto con le autorità governative.
Lasciato il governo della diocesi, nel
1782 promosse l’abolizione dell’Inquisizione in Sicilia e ne distrusse
l’archivio.
Il dott. Stella ha contestualizzato la
vita del Ventimiglia, uomo di cultura
e letterato già collaboratore dell’arcivescovo di Palermo Marcello Papiniano Cusani, nelle vicende socioculturali del suo tempo caratterizzato dall’Illuminismo, soffermandosi
sul ruolo che in Sicilia ebbero i Collegi gestiti da religiosi illuministi a
criteri pedagogici differenti da quelli
sino ad allora adottati dalla Compagnia di Gesù nonché le Accademie e
la Massoneria. Asceso alla cattedra
episcopale durante la “rivoluzione
culturale ecclesiastica”, Ventimiglia,
“per formazione culturale, illuminista leibniziano e wolffiano, filo-gian-
senista, seguace del Muratori”, fece
parte del gruppo dei nuovi vescovi
illuminati ed impegnati in campo
pastorale, didattico e filantropico, e
realizzò il suo grande progetto pedagogico attraverso una radicale riforma delle metodologie didattiche,
chiamando ad insegnare in seminario Leonardo Gambino, Alessandro
bandiera e Agostino De Cosmi. Volle eliminare gli abusi circa le forme
di culto paganeggiante, consolidate
dall’ignoranza e riuscì ad ottenere
l’istituzione di un convitto per gli
universitari all’interno del Siculorum Gymnasium. Ritiratosi a Palermo lasciò erede universale l’Albergo
dei Poveri mostrando le sue qualità
d’intellettuale impegnato nel sociale.
È intervenuto anche il past president
del Rotary Club Randazzo Valle dell’Alcantara dott. Gianfranco Todaro
che ha sottolineato la feconda attività filantropica del vescovo e il suo
ruolo di ultimo inquisitore di Sicilia.
denza dai politici locali, regionali e
nazionali non ha però favorito una
loro chiara fisionomia ecclesiale, con
un conseguente e dovuto forte coinvolgimento anche finanziario del
popolo cristiano. Per cui, venendo
meno i fondi pubblici sono entrate in
crisi e, purtroppo, in diversi casi sono
state chiuse, le opere caritativo-assistenziali. Erano opere della Chiesa, o
di singoli pur se in nome della Chiesa?
E l’altro limite è riscontrabile nella
mancata diffusa formazione del laicato. Salvo forse rare eccezioni, la
dottrina sociale della Chiesa non ha
accompagnato e sostenuto i processi
educativi dei fedeli e l’impianto delle
stesse opere, fino a determinare un
progressivo campo libero nell’impegno anche politico alle segreterie di
singoli uomini di partito, che si è
sempre più connotato per lo scollamento fra la denominazione e le scelte amministrative e politiche.
La lezione del Vaticano II e i nuovi
orientamenti dell’episcopato italiano,
soprattutto con i convegni nazionali –
tra essi in primo luogo Evangelizzazione e promozione umana – hanno
fatto maturare una nuova coscienza e
un nuovo modo di impegno sociale.
Si è assistito al lento e inesorabile
declino del partito di riferimento, con
cui si era costruita una relazione del
do ut des come sponda di sostegno
delle opere. Per cui è stato necessario
cercare nuove vie: passare dalla connivenza, alla denunzia, alla proposizione figlia della formazione.
Il 5 aprile 1984 venne reso pubblico
il Messaggio alla Comunità, con la
denunzia dei mali della città di Catania, a firma dell’arcivescovo Picchinenna, del vescovo ausiliare Pio Vigo
e del consiglio presbiterale. Provocato anche dall’acuirsi della criminalità
mafiosa, che fece registrare nel catanese 138 morti ammazzati tra il 1982
e il 1983 e che aveva ridotto Catania
ad una città «che ormai vegeta e langue in un ristagno pressoché genera-
le», puntava il dito pure contro «la
partitocrazia e le lotte correntizie
dentro gli stessi partiti», che avevano
determinato una concezione utilitaristica e strumentale della politica. Picchinenna indisse un apposito convegno ecclesiale che si svolse nei giorni 2-3 gennaio 1985 su: «La Chiesa
di Dio che è in Catania: quali attese?
Quali risposte?». Nelle conclusioni,
l’arcivescovo sintetizzò il mandato
che veniva affidato alla comunità
diocesana: «Il Messaggio ha aperto
un cammino di speranza che ha avuto una tappa fondamentale nel Convegno, il cammino del popolo di Dio
che è in Catania deve continuare nell’umiltà e nella carità per farsi carico
della realtà umana di Catania, a partire dagli ultimi».
Uno dei principali frutti del Messaggio e di quel convegno fu l’istituzione della Scuola diocesana all’impegno sociale e politico. Si passa, così,
decisamente dall’assistenza alla formazione, senza per questo sminuire il
valore e l’impegno della Caritas diocesana, fino ad oggi, che anch’essa
mutava fisionomia alla luce dei nuovi orientamenti della CEI, e la necessaria opera assistenziale immediata
attraverso le parrocchie e le istituzioni religiose. La risposta del laicato è
stata massiccia, indice del bisogno di
formazione che cresceva nella comunità diocesana. In centinaia ne hanno
frequentato le lezioni. Si rese possibile, così, un notevole approccio alla
Dottrina sociale della Chiesa, arricchitasi negli anni precedenti con gli
interventi di Paolo VI e Giovanni
Paolo II. Diversi degli alunni di quel
corso hanno poi maturato l’impegno
politico in modalità, opportunamente, del tutto autonoma dalla comunità
diocesana ma con chiaro riferimento
alla formazione ricevuta.
L’impegno dell’Ufficio diocesano di
pastorale sociale ha progressivamente maturato un nuovo orientamento,
di cui oggi ci è consegnato il primo
tratto di un cammino che ci auguria-
mo possa prolungarsi nel tempo e
possa incidere sempre più nella vita
della città e della comunità ecclesiale. È una consegna al presente con lo
sguardo proiettato al futuro, espressione della fantasia della carità,
imprescindibile per la Chiesa, e che
la Chiesa è chiamata a coltivare per
saperla declinare (superando il facile
assistenzialismo) nelle forme più
varie e più appropriate, secondo la
lezione di san Paolo Charitas Christi
urget nos (2Cor 5,14). Il compito
prioritario, che don Piero Sapienza si
è assunto insieme ai collaboratori
dell’Ufficio, oltre a mirati interventi
di denunzia sociale, è finalizzato a
veicolare la dottrina sociale della
Chiesa e, quindi, a diffondere la formazione ad una coscienza di impegno sociale e politico (sempre nella
sua accezione etimologica) nelle
comunità ecclesiali. Per tale ragione,
da qualche anno, in collaborazione
con lo Studio Teologico S. Paolo, è
stata riattivata la Scuola diocesana
all’impegno sociale e politico.
Il volume testimonia il percorso
compiuto dal nuovo orientamento in
questi anni, iniziato nel 2003 e ben
sintetizzato nella Prefazione dell’arcivescovo. Un percorso che è stato
compiuto anche con un metodo
ecclesiale di lavoro, così come
dovrebbe essere per ciascun Ufficio
di Curia. Le giornate sociali diocesane, come gli interventi periodici e le
altre iniziative realizzate dall’Ufficio,
sono state maturate e preparate
all’interno dell’equipe, composta da
collaboratori e consulenti laici dello
stesso Ufficio, appositamente nominati, espressione di competenze, sensibilità ecclesiali e professionalità
diverse. Non sono state decise dal
singolo direttore: don Sapienza,
infatti, non è un libero battitore, geloso “possessore” di un ufficio di Curia
che ritiene di non aver bisogno di
confrontarsi con alcuno…
Le singole giornate sociali sono state
pure l’occasione per ascoltare contri-
buti di spessore culturale ed ecclesiale, sui temi di volta in volta affrontati, in una intelligente interazione fra
esperti nazionali e locali. Dimensione che ha permesso di coinvolgere,
insieme con gli esperti, anche le realtà locali di proprio riferimento, con le
quali poter continuare in seguito un
proficuo dialogo e stabilire anche
forme di collaborazione pressoché
stabili: fra queste, in primo luogo,
con la CISL provinciale.
Il metodo di lavoro dell’Ufficio e i
contenuti delle giornate sociali hanno
già prodotto i primi frutti, ampiamente documentati nella parte finale del
volume: dalla Via Crucis del lavoratore, all’Osservatorio sociale e politico, alla Scuola, al Laboratorio per la
città, all’attività formativa del Gruppo socio-politico interparrocchaile,
che si riunisce nei locali della parrocchia della Consolazione, e di quella
promossa in qualche Vicariato della
diocesi.
In ogni caso, destinatari delle giornate sociali, come ora destinatari del
volume, sono le singole comunità
ecclesiali della Chiesa di Catania. In
che modo valorizzare questo volume? Certo, non si stampa un libro per
abbandonarlo nei depositi, come ahimè! alcune volte accade anche in
realtà ecclesiali. Sarebbe auspicabile
che esso assumesse ora la fisionomia
di un manuale della Chiesa di Catania, per riflettere sulle forme concrete del proprio imprescindibile impegno sociale, come espressione di una
fede che si incarna qui e ora.
Se la Città degli uomini vive a prescindere dalla Chiesa, la Chiesa non
può vivere prescindendo dalla Città,
perché questa diventi sempre più
umana e si apra ai valori del regno di
Dio. Solo passando attraverso l’incarnazione, può avviarsi un processo
che porta alla pasqua di resurrezione.
È il metodo cristiano. E questo volume sollecita in tale direzione.
Blanc
Gaetano Zito
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Prospettive - 23 novembre 2014
DIOCESI
Studio Teologico San Paolo
Servizio di bioetica “Dott. Angelo Cafaro”
L’inquietudine genera violenza
n’Italia inquieta in
un’Europa densa di
inquietudini. Questo appare il quadro fenomenologico globale all’interno del quale si collocano i più specifici segmenti di fenomenologia
sociale della violenza e dell’intolleranza cui quotidianamente assistiamo. Se solo le vedessimo nelle
immagini televisive o le leggessimo
nei quotidiani, ancora ci sembrerebbero le espressioni di un malcontento locale, le proiezioni esterne di un
disagio contingente che si colloca
nell’episodio: intolleranza e violenza
di gruppi isolati di individui che per
indole o caratterialità abbiano perduto il senso della civiltà. Ma le viviamo, invece, fuori dalla virtualità
mediatica, nella nostra quotidianità,
nei toni delle nostre relazioni, nei
sentimenti grigi e crepuscolari che
contornano le nostre aspirazioni, in
quell’ordito di vanità che le nostre
azioni dispongono e che pare, paradossalmente, ci gratifichi.
Peregrino sarebbe, così, considerare
le manifestazioni della violenza
peculiarità di sacche o gruppi isolati
o isolabili di malcontento e la reazione, altrettanto violenta, stupida velleità punitiva personalistica o squadrista.
È, piuttosto, una condizione generale di risposta dei singoli individui e
delle collettività più depresse che
esplode nelle occasioni più immediate, e sono tante, di rinuncia, di
divieto, di povertà. Una risposta che
connatura il non riconoscere più
abato 15 Novembre alle
ore 20:00 presso la
Chiesa Madre di Tremestieri Etneo,
in apertura del XIV Cammino delle
Confraternite della Confederazione
dell’Arcidiocesi di Catania, presieduta dalla professoressa Pina Fazzio,
e della presentazione della croce
lignea realizzata dai detenuti della
casa circondariale di Piazza Lanza,
ha avuto luogo il concerto di musica
sacra dal titolo “L’Amore e la Speranza”, eseguito dalla corale “Canticum vitae” ed Ensemble Strumentale di Belpasso diretti dal maestro
Salvatore Signorello. Una partecipazione numerosa di confrati e del consiglio direttivo della Confederazione
e gli applausi finali per la raffinata
esecuzione dei brani presentati,
come Stabat Mater di G.B. Pergole-
Tremestieri Etneo:
Concerto di musica sacra
“L’Amore e la Speranza”
nche la Caritas diocesana di Catania è tra
gli enti che beneficeranno gratuitamente del recupero farmaci non scaduti avviato dal Banco Farmaceutico
in collaborazione con il Comune di
Catania. L’iniziativa denominata
Recupero farmaci validi non scaduti’ è stata presentata nella Sala Giunta di Palazzo degli Elefanti alla presenza del sindaco di Catania, Enzo
Bianco, dell’assessore al Welfare,
Fiorentino Trojano, del presidente
di Federfarma Catania, Giacchino
Nicolosi, del delegato territoriale
della Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, Bruno Puglisi, e del presidente
della
sottosezione
U.N.I.T.A.L.S.I. di Catania, Salvo
Russo. Presente anche un rappresentate dell’Ufficio Pastorale della Carità, che ha portato i saluti a nome del
direttore, don Piero Galvano,
impossibilitato a partecipare per
inderogabili impegni pastorali. Il
progetto di recupero farmaci partirà
ufficialmente nei prossimi mesi
mentre a breve verrà firmato un protocollo d’intesa con i soggetti interessati. Solo dopo prenderà il via
ufficialmente la raccolta attraverso la
quale i cittadini potranno donare i
farmaci in dieci farmacie di Catania
aderenti all’iniziativa.
Nello specifico, possono essere
recuperati farmaci con almeno otto
mesi di validità, correttamente conservati nella loro confezione originale integra, con l’esclusione dei far-
maci che richiedono conservazione a
temperatura controllata, quelli ospedalieri (fascia H) e appartenenti alla
categoria delle sostanze psicotrope e
stupefacenti. Dopo il controllo del
farmacista sull’integrità e la scadenza, il donatore potrà depositare i
medicinali nell’apposito contenitore
presente in farmacia. L’iniziativa
coinvolgerà, nella prima fase, sperimentale, come detto in precedenza,
dieci farmacie e cinque enti quali:
Caritas, Centro Astalli, Croce Rossa
Italiana, Comunità di Sant’Egidio e
Unitalsi.
Spetterà, poi, al Banco Farmaceutico
consegnarli alle associazioni per
finalità umanitarie ed assistenza
sanitaria. Questo progetto
solidale permetterà alla Caritas diocesana di fronteggiare
l’emergenza crisi rafforzando le risorse già messe in atto
a sostegno delle famiglie
indigenti. Basta ricordare
come le presenze ai Centri
d’Ascolto di via Acquicella e
dell’Help Center negli ultimi
mesi sono quasi triplicate
rispetto all’anno precedente.
Numerose le richieste di farmaci, che a causa dell’elevato costo, non possono essere
acquistati da chi si trova a combattere contro la mancanza di lavoro o per
il sopraggiungere di uno stato di precarietà non esistente prima. È il caso
dei cosiddetti nuovi poveri per i quali anche l’acquisto di determinati far-
U
S
A
alternative di concertazione o di
compromesso sociale.
La crisi di inquietudine che ci attraversa è a tal punto centrata sul livello dei valori e dei riferimenti ideali,
da far pensare a qualcosa di sospeso
tra la simulazione e la realtà. Viene
spontaneo chiedersi se la mancanza,
o il mutamento, dei riferimenti siano
un dato di fatto, che provoca inquietudine, o piuttosto una realtà virtuale, creata e prodotta dall’inquietudine stessa. Ma, come spesso accade, il
dilemma non aiuta la comprensione
dei fenomeni, che appaiono in questo caso il frutto complesso e articolato di cambiamenti strutturali e al
tempo stesso di modificazioni della
coscienza collettiva. Ed è certo difficile discernere, poi, le tensioni
si, Ave Maria di A. Vavilov,
Requiem di G. Puccini e
l’antico canone Dona Nobis
Pacem, hanno scandito la
bella manifestazione diocesana della Confederazione
conclusasi con un momento
di fraternità preparato dalla
locale confraternita del SS.
Sacramento e dal parroco
padre Salvo Scuderi.
V.C.
sovrastrutturali che portano alla formazione di mondi potenzialmente
virtuali che possono vivere di puro
immaginario, sganciandosi da una
realtà che va per proprio conto.
Sovrastruttura è la politica quando
tende ad esprimersi in termini (di
innovazione istituzionale, di trasversalismo più o meno oligarchico, di
personalizzazione e di immagine)
sempre più accesi e conflittuali, ma
spesso al di fuori della struttura mentale della gente. Sovrastruttura è la
strada battuta dai mezzi di comunicazione del dare voce “gridata” ad
ogni bisogno di drammatizzazione,
spesso addirittura alle proprie stesse
voci, in un groviglio di dichiarazioni
sulle dichiarazioni e di annunci sugli
annunci. Sovrastruttura è la corsa
della finanza su circuiti paralleli al
mondo delle cose, sia quando induce
a far soldi a mezzo dei soldi, sia
quando drammatizza parametri ed
indicatori dell’integrazione europea,
sia quando porta al grido collettivo
dell’emergenza.
Il cambiamento cui tutti aspiriamo
viene così consegnato alla speranza.
Spesso una generica fiducia che
accada qualcosa, che qualcuno agisca in maniera dirimente e che, fuori
da noi, si determini un evento nel
quale intravedere il cambiamento di
quei fattori esterni cui si attribuisce,
a torto o a ragione, il proprio disagio.
C’è invece tanta necessità di presenza, di impegno individuale, per dipanare il groviglio di sentimenti sotto il
velo delle inquietudini collettive.
E non dimentichiamo che la speranza è una virtù che accompagna le
“nostre” azioni e permea la “nostra”
responsabilità dell’agire quotidiano,
non una sorta di delega alla casualità.
Santo Fortunato
CARITAS: Al via il recupero
FARMACI NON SCADUTI
maci rappresenta un problema non
indifferente. Pertanto - ha dichiarato
il direttore Don Piero Galvano -“la
Caritas di Catania ringrazia Federfarma e il Comune di Catania per il
coinvolgimento in questa lodevole
iniziativa che permetterà a molte
famiglie catanesi di ricevere gratuitamente dei farmaci”.
La povertà sanitaria, del resto, è un
fenomeno che si sta diffondendo a
macchia d’olio su tutto il territorio
nazionale colpendo soprattutto le
famiglie monoreddito e gli anziani
che non sono più in grado di acquistare i farmaci nemmeno quelli con
ricetta medica. L’iniziativa di Federfarma è stata subito raccolta dal
Comune, c’è un solo esperimento a
Milano ed ora tocca a Catania. Un
modo per venire incontro alle persone che soffrono due volte – ha detto
il sindaco Enzo Bianco - sia per le
condizioni d’indigenza, sia perché
malati. Lanciamo anche un appello
ai cittadini che possano donare i farmaci che non usano. Oggi, Catania,
è all’avanguardia per chi soffre particolarmente”. Da sottolineare come
in Sicilia il fabbisogno del 2014 è
stato di 52.432 farmaci, con un incremento
del 13,4% rispetto al
2013. Il dato è calcolato sulla base della
richiesta di medicinali
proveniente dai 70 enti
siciliani convenzionati
con il Banco Farmaceutico che hanno aiutato complessivamente
nel 2014 più di 26.000
persone. Nel 2014 gli
undici centri di aiuto
convenzionati con il
Banco Farmaceuto a Catania e provincia hanno fatto richiesta alla Fondazione Banco Farmaceutico di oltre
4.500 confezioni di medicinali. Soddisfatto dell’iniziativa anche l’assessore al Welfare del Comune: “Siamo
onorati che il banco farmaceutico ci
abbia dato questa possibilità,
soprattutto visti i tagli al Welfare, e a
fronte del costo dei farmaci che incide pesantemente sul bilancio familiare”. Ha sottolineato Fiorentino
Trojano. “Nelle nostre case quotidianamente restano inutilizzate o
vengono sprecate e gettate tonnellate di farmaci ancora validi – si legge
in una nota del Banco farmaceutico Ecco perché i farmaci non utilizzati
possono essere trasformati in una
risorsa per chi non può acquistare
farmaci o per coloro che non possono accedere gratuitamente a determinati medicinali”. Senza dimenticare come i farmaci in eccedenza
rappresentino altresì una grave perdita economica per il sistema sanitario nazionale, con conseguenze
negative prodotte sull’ambiente dallo smaltimento di tonnellate di medicinali. Il progetto di recupero farmaci validi non scaduti già attivo a
Milano, Roma, Torino e Varese ha
permesso di raccogliere un totale di
45.000 confezioni per un valore di
597 mila euro. La città di Catania, è
la prima città del meridione, a beneficiare del progetto di recupero dei
farmaci non scaduti.
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Prospettive - 23 novembre 2014
DIOCESI
Riflessioni sul Vangelo
IL PASTORE
Cristo Re Dell’Universo / A - Ez 34,11-12.15-17; Sal 22/23,1-3.5-6; 1 Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46
La festa di Cristo Re dell’Universo ci offre
la possibilità di esaminare la figura del
pastore. Naturalmente il Pastore è Gesù
Cristo, i pastori, di ogni giorno, sono i
vescovi, i sacerdoti, i laici e tutti quelli che
compiono la volontà di Dio. Il brano scelto
dalla liturgia è preceduto in Ezechiele dal
rimprovero ai pastori infedeli, che pascolano le pecore soltanto per il loro tornaconto e pascolano se stessi servendosi delle
pecore. Contro questi pastori si leva la
voce del pastore che supplisce radunando
le pecore disperse, fasciando quella ferita,
curando quella malata, curando quella
grassa e quella forte. Di queste pecore
avrà cura il pastore radunando i dispersi
e giudicando con giustizia.
Il giudizio che il Re dell’Universo darà
sulle azioni delle pecore, sarà un giudizio
positivo se le azioni sono state rivolte verso l’uomo e a suo beneficio. Le pecore
sono invitate a far parte del regno “preparato fin dalla creazione del mondo perché
ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere,
ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi
avete vestito, malato e mi avete visitato,
ero in carcere e siete venuti a visitarmi”.
Alla domanda dei giusti che chiedono
quando hanno fatto ciò che il re ha detto,
la risposta è: “In verità io vi dico: tutto
quello che avete fatto a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a
me”. La pretesa di agire a favore dei fratelli o per meglio dire dell’uomo viene dal
fatto che il Re dell’Universo per primo ha
speso la sua vita per gli altri, non si è limitato a parlare, a pavoneggiarsi, ma per
portare a termine la missione che il Padre
gli aveva affidato ha affrontato insulti,
discussione con i suoi avversari, tranelli
per essere colto in fallo, bugie, persecuzioni e finalmente la morte in croce. E passa-
re tutta la vita in questo modo non è certamente piacevole. Ha insegnato mentre lo
deridevano, ha fatto miracoli, ha liberato
tanti indemoniati e, guarda caso, cosi si
diceva di questo fatto: “libera dai demoni
per mezzo di Beelzebul”.
Questo significa essere pastori veri e non
pastori che si pavoneggiano o strumentalizzano la loro funzione per essere in carriera e approfittare delle miserevoli condizioni dei poveri per affermare solo se stessi. Il re dell’universo è fonte della vita perché col suo sangue ha acquistato la vita
alle pecore.
Leone Calambrogio
San Paolo in briciole
Preghiera e Testimonianza 1Tm 2,1-8
Una delle raccomandazioni di Paolo è che
si facciano prima di tutto “domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che
stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio”. Da qui scaturisce
anche la conversione di questi uomini e il
giungere alla conoscenza della verità. La
vita serena dei cristiani spinge anche alla
conversione e alla conoscenza di Dio e della verità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio “il quale vuole che
tutti gli uomini siano salvati”. Segue un
atto di fede: Uno solo, infatti, è Dio e uno
solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se
stesso in riscatto per tutti”. Questa testi-
monianza egli l’ha data nei tempi stabiliti,
e di essa sono stato fatto messaggero e
apostolo – dico la verità, non mentisco –
maestro dei pagani nella fede e nella verità. E afferma un comando: “Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino,
alzando al cielo mani pure, senza collera e
senza polemiche”.
L.C.
Padre che sei nei cieli… ma il cielo di Dio sono i poveri: Dio a volte naviga in un fiume di lacrime
Chi tocca i poveri sfiora il cielo di Dio
I poveri
Quando la tua mano tocca u n povero dalla vita dolente, le tue dita stanno sfiorando il cielo di Dio. Dove
entreremo solo se saremo entrati nella vita di chi soffre.
Certe impegnative esigenze cristiane
nel campo morale rivelano il loro
senso solo quando si sono proclamate e capite certe caratteristiche con le
quali l’amore di Dio è stato donato a
noi in Cristo.
Un ricorso più fiducioso e più intelligente alle pagine bibliche può dare
organicità e vigore alla presentazione della fede cristiana ai lontani.
Non si intende sostenere con ciò un
ricorso semplicistico e quasi magico
alla Bibbia.
La Sacra Scrittura richiede di essere
collocata nel complessivo sviluppo
della tradizione ecclesiale e di essere
confrontata con i concreti itinerari
culturali, attraverso i quali ogni persona e ogni epoca camminano verso
la verità.
Pedagogia
Per un primo impatto con la fede cristiana, una ben studiata aderenza alla
pedagogia del testo biblico favorisce
un contatto con gli elementi essenziali della fede; permette itinerari
diversi e complementari, sempre
orientati alla centralità del mistero
pasquale; assicura quel costante contatto con la realtà storica, che dà fondamento critico alle certezze della
fede; assume un andamento esistenziale e narrativo, che permette di
congiungere una estrema concretez-
za con inesauribili risorse contemplative e spunti riflessivi; propone
una mirabile varietà di formule sintetiche, con cui la fede, senza nulla
perdere della sua vastità e complessità, riesce però a dire la sua pregnante compiutezza nel giro di poche
parole.
Occorre sperimentare pazientemente
e confrontare tra loro diversi itinerari di annuncio della fede secondo le
modalità ora accennate, valorizzando alcune occasioni di incontro che i
lontani hanno con la comunità cristiana o creandone di nuove: catechesi prematrimoniale; Battesimo,
Prima Comunione, Confermazione
dei figli; predicazione per i matrimoni e i funerali; visita missionaria a
singole famiglie o a gruppi di famiglie da parte di persone ben preparate; possibilità di sereni colloqui col
sacerdote e con laici disponibili e
capaci; scuole organiche di introduzione alla fede,alle quali poter inviare quelle persone che talvolta si presentano al sacerdote per chiedere
seriamente un aiuto nella riscoperta
della fede.
Penetrazione
Dobbiamo, purtroppo, collocare la
famiglia tra gli ambiti di difficile
penetrazione della Parola di Dio. La
famiglia, di per sé, dovrebbe essere
un luogo di intensa comunicazione
non solo della parola di Dio, ma
anche di quelle fondamentali parole
umane che introducono al senso profondo della vita.
In realtà la famiglia vede molto com-
promessa, nella società attuale, la
sola insostituibile funzione educativa. Alcuni sintomi allarmanti denunciano la crisi profonda di quei valori
umani, di cui la famiglia è portatrice
in modo specifico e costitutivo.
Per esempio, il rapporto uomo-donna tende a perdere la sua specifica
caratteristica di dedizione incondizionata e definitiva, per uniformarsi
ad altri rapporti umani a breve scadenza, fondati sull’interesse, sull’arbitrio, su quello che di volta in volta
appare come utile e piacevole, senza
il coraggio della libera scelta irrevocabile.
Così la tipicità del rapporto genitorifigli viene intaccata sia dal fatto che
il figlio tende ad essere visto come
un fenomeno accessorio o addirittura
fastidioso del rapporto coniugale, sia
dal fatto che altre e contraddittorie
figure di adulti, che si presumono
autorevoli, impongono se stesse ai
figli, non in collaborazione con l’autorevolezza dei genitori, ma spesso
in sottile o clamoroso contrasto, rendendo ancora più difficile il dialogo
familiare, già disturbato dall’ingigantito “salto generazionale”.
La conseguenza di tutto ciò è una
grave riduzione del rilievo sociale e
culturale della famiglia. Il senso pregnante di quelle fondamentali parole a
cui uno deve far riferimento per orientarsi
nella vita - come
amore, lavoro, amicizia, apertura al mistero, nascita, morte,
dolore, onestà sociale
ecc. - non è più determinato dall’ambito
familiare, con la sua
carica di vita vissuta,
di sapienza tradizionale, di affetto rispettoso, ma tende a essere influenzato sempre
più da mille altre voci
extra-familiari, spesso caratterizzate da
superficialità, da distorsioni, da intenti di
strumentalizzazione
e di cattura psicologica. Anche i
tempi del dialogo familiare e dell’intimità post-lavorativa vengono invasi
dai mezzi di comunicazione sociale,
che condizionano pesantemente la
vita intellettuale e affettiva della
famiglia. Occorre aiutare la famiglia
a ritrovare il gusto e la responsabilità di quei valori umani originali, che
in essa vengono celebrati a beneficio
delle persone e, a lungo andare, dell’intera convivenza sociale.
Se la famiglia riuscisse a raccogliere
se stessa, intorno alla parola di Dio,
o riandando a ciò che fu proclamato
in chiesa, durante la liturgia, o leggendo direttamente e organicamente
le pagine bibliche, troverebbe una
fonte inesauribile di messaggi preziosi circa la vita stessa della famiglia, circa le vicende che i familiari
attraversano nelle diverse stagioni
della vita, circa gli avvenimenti che
succedono nel mondo d’oggi. Allora
fatti e situazioni entrerebbero nella
famiglia, non più in forma grezza e
incombente, ma attraverso quel filtro
di sapienza e di serenità che è la
parola di Dio.
Alcuni si impegnano a preparare sussidi opportuni, utilizzando un bollettino , prevedendo nel programma di
catechesi dei ragazzi qualche parte
da svolgere in famiglia con i genitori, educando le famiglie più sensibili
a una meditazione comune dei testi
biblici almeno nei tempi forti dell’anno liturgico.
La visita annuale alle famiglie sarà
un tempo propizio per stimolare e
promuovere questa apertura della
comunità familiare alla parola di
Dio.
Padre Angelico Savarino
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Prospettive - 23 novembre 2014
omnibus
IX Convegno di reumatologia integrata organizzato all’hotel Nettuno
i è svolto all’hotel Nettuno di Catania per il
IX anno consecutivo il Seminario di
reumatologia integrata dal titolo
“Malattie reumatiche e comorbidità:
specialisti a confronto”, organizzato
dalla dott. Elisabetta Battaglia
responsabile dell’Unità Operativa di
Reumatologia dell’ARNAS “Garibaldi” che persegue lo scopo di porre a confronto, assieme a reumatologi, studiosi di varie specialità, le
malattie reumatiche che si accompagnano ad altre patologie e spesso le
peggiorano a causa dell’infiammazione cronica, come l’aterosclerosi,
anemie, microcircolazione osso cute.
Non a caso il termine “comorbidità”
indica la coesistenza di due o più stati patologici che interagiscono reciprocamente aggravando, purtroppo,
la salute del paziente.
Il seminario è stato introdotto dal
preside di Medicina, prof. Francesco Basile che ha avuto parole di
apprezzamento per la scelta di “un
argomento di interesse collettivo”,
dal prof. Massimo Buscema, presidente dell’Ordine dei Medici, dal
Prof. Domenico Grimaldi, segretario Fimmge, e dalla prolusione di
alto livello della Dott. Elisabetta
Battaglia, che fa emerge l’importanza della capillaroscopia nella diagnosi di sclerodermia early, perché
ci consente di valutare le alterazioni
del microcircolo (presenza di micro-
S
intensamente letteraria. In Capuleti
e Montecchi è tutto perfettamente
pensato e calibrato, le cose che
appaiono semplici sono frutto di
un’ingegneria musicale e strutturale
d’altissimo livello. è una partitura
costruita su ponti di belcanto che
vanno avanti all’infinito … un’orchestra che accompagna in misura
elegante nel pieno rispetto del disegno armonico e melodico”.
L’orchestra del Teatro, sotto tale guida, ha fornito una valida esecuzione;
mentre il coro non è riuscito sempre
a rendere le coloriture adeguate.
Buona la prova del cast: Rosanna
Savoia (Giulietta), Elena Belfiore
(Romeo), Maurizio Muscolino
(Capellio), Shalva Mukeria (Tebaldo), Daniele Bartolini (Lorenzo).
Bellini, si sa, non consente ai cantanti di “appoggiarsi” all’orchestra,
posta da lui al seguito e a servizio
della voce umana: una cifra personale originale che gli guadagnò in questo frangente l’entusiasmo del temibile Wagner, sempre l’ammirazione
di pubblico, critici, musicologi ed
esecutori.
Una nota di apprezzamento anche
per l’accurato libretto di sala: saggi
di Domenico De Meo e Gaspare
Nello Vetro, note di Carmelo Neri,
Giovanni Idonea, Ezio Donato e
annotazioni cronologiche interessanti e stimolanti, mostrano la palpitante vivacità della lirica, must italiano
nel mondo.
per l’anno 2014, infatti, sono state
attivate ben 170 ore di specialistica
ambulatoriale; ciò ha permesso, a
gran parte delle ASP regionali di
incrementare i servizi specialistici di
Reumatologia sul territorio. È in corso una verifica da parte dell’assessorato regionale alla sanità per valutare
lo stato di avanzamento del progetto.
L’obiettivo finale è quello di stabilizzare le ore già attivate sul territorio e
di potenziare le strutture ospedaliere
in termini organizzativi e di personale. Parallelamente sono in fase di
organizzazione eventi formativi e
informativi rivolti ai Medici di
Medicina Generale e agli specialisti
reumatologi e delle branche affini”.
Particolare attenzione è stata riservata all’utilizzo dei farmaci biologici e
il Prof. Fiore, Ordinario medicina
interna Università Catania, evidenzia
che tali farmaci sono l’arma risolutiva per la patologia reumatologica,
ma necessitano di un uso oculato e
monitoraggi continui per gli effetti
collaterali.
La farmacogenomica ormai largamente in atto studia il profilo genetico per dare ad ogni individuo un farmaco adatto.
Tecniche meno invasive con ottimi
risultati sono state introdotte dalla
lettura magistrale del prof. G. Minisola (Vitamina D: osteoporosi e non
solo), attualmente esistono analisi al
sangue per misurare il livello di vitamina D: 25 OHD3.
Rilevante intervento del dott. R.
Gorla (Obiettivo remissione.), Dirigente medico servizio reumatologia
e immunologia clinica Ospedali civici Brescia, sulla remissione e terapia
precoce per arrestare la malattia, ma
occorre una diagnosi precoce. La
remissione (il punto di vista del
paziente) va ottenuta e mantenuta
con sorveglianza continua del medico (continuità assistenziale e informazione paziente).
È importante controllare target terapeutici e criteri di risposta: la formula “tight control”; il problema è il
fallimento della terapia nel primo
approccio, cioè nell’esordio della
malattia.
Nel 10% dei pazienti con la diagnosi precoce si possono sospendere i
farmaci e migliorare qualità e aspettativa di vita. Momento importante
l’incontro con le associazioni, che
sottolineano: occorre ascoltare i
pazienti, le loro problematiche e
come viene valutato il concetto di
guarigione clinica dal reumatologo,
attraverso la clinimetria confrontata
con la percezione di benessere da
parte del paziente.
Erano presenti, per il Gruppo
AIRA, avv. Filetti, l’avv. Anile, presidente del tribunale per i diritti del
malato, dott. Giuseppe Greco,
segretario regionale di Cittadinanza
Attiva e presidente della Consulta
regionale sanità, Fabrizia Failla,
Agrippina Silvestro, Elisa Rapisarda, che hanno presentato un
video sviluppando un interessante
dibattito sul concetto di remissione e
il paziente è protagonista nel percorso di cura, la condivisione è fondamentale.
Carlo Majorana Gravina
Lella Battiato
Comorbidità: coesistenza
di più stati patologici, o malattie
capillari, zone vascolari) e iniziare
precocemente la terapia con vasodilatatori. Il convegno ha approcciato
le implicazioni di organi durante le
malattie reumatiche, come il cuore
con l’aterosclerosi precoce in corso
di artrite reumatoide (Corrao, Pistone), il polmone sclerodermico e le
interstiziopatie, primo coinvolgimento sistemico nella malattie
immunoreumatologiche (Del Papa,
De Andres), la microcircolazione
con il fenomeno di Raynaud fino alle
ulcere digitali sclerodermia le molteplici manifestazioni cutanee, dalla
psoriasi al lupus, e le vasculiti ecc.
(De Angelis). Sull’interazione tra
dermatologo e reumatologo artrite,
psoriasi e malattie cutanee (Curatolo, De Andres). L’aspetto ematologico è stato trattato da Triolo, e Consoli che approfondisce la tematica
dello sviluppo di neoplasie ematologiche, la correlazione tra anemie da
flogosi cronica e patologie reumatiche, rientra nel controllo del metabolismo del ferro. Interessanti osservazioni sul monitoraggio dei farmaci
analizzando dati, proposte ed espe-
rienze, considerando il cortisone un
farmaco veicolo a volte di rischio
cardiovascolare, approfondito da
Sinigaglia. Sulla rachialgia da ernie
discali e quella infiammatoria tipica
delle spondiloartriti hanno relazionato Bentivegna e Restuccia che fa
notare come la lombalgia sia una
malattia che affligge gli italiani al
89% e spiega con argomentazioni
chiare ed esaustive cos’è, il mal di
schiena doloroso che spesso diventa
una malattia invalidante, quali sono i
segnali di allarme e come intervenire: “il mal di schiena meccanico è
dovuto a fattori legati alla vita
moderna obesità, insufficienza
muscolare, carenza di attività fisica e
posture errate”. È già attivo il Fit for
Work Italia un progetto europeo, per
curare malattie reumatiche croniche
rilevanti nel rapporto salute-lavoro e
adottare nuove strategie per ridurre il
tempo tra comparsa dei primi sintomi e diagnosi (interazione con diverse discipline).
Bentivegna, ha evidenziato: “La
Rete Reumatologica Regionale
comincia a fare i primi passi. Con i
fondi stanziati del progetto obiettivo
“I Capuleti e i Montecchi” di Bellini al “Bellini” per la ripresa della stagione di lirica e balletti
Un’eterna lotta tra pacifismo e ostilità
alla“Historia novellamente ritrovata di due
nobili amanti con la loro pietosa
morte intervenuta già nella città di
Verona nel tempo del Signor Bartolomeo della Scala” di Luigi Da Porto (1485 – 1529), e le versioni teatrali di Matteo Bandello (1578) e
William Shakespeare (1594 – 1595),
la drammatica vicenda di Romeo e
Giulietta, consumata ai margini della
lotta tra guelfi e ghibellini di Verona
nel 1303, entrò di prepotenza nell’immaginario collettivo, ispirando
autori di teatro, cinema, televisione,
musica e coreuti, anche con invenzioni ed epiloghi infedeli, come nel
balletto futurista meta-teatrale di
Diaghilev (1926), su musiche di
Constant Lambert, nel quale i due
amanti al termine vanno via in aeroplano e West side story di Leonard
Bernstein.
Anche Dante Alighieri”, esule a
Verona nel 1303 sotto la protezione
degli Scaligeri, fu suggestionato dalla veemente lotta delle due fazioni
protagoniste del nostro melodramma, lasciandoci i versi “Vieni a
veder Montecchi e Cappelletti /
Monaldi e Filippeschi, uom sanza
cura / color già tristi e questi con
sospetti!” (Purgatorio, canto VI, vv.
106-108).
“I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini, su libretto di Felice
Romani, composta in tempi “contingentati” per l’impegno contrattuale
firmato il 5 gennaio 1830 di portarla
in scena per la fine del carnevale di
D
quell’anno, trionfò a “La Fenice” di
Venezia in ‘prima’ assoluta l’11 marzo 1830. L’opera, della quale
Richard Wagner apprezzò “melodie
di tal fatta e una egual bravura a
trattare il canto … canto semplice,
nobile e bello”, spicca, tra tanti
“Giulietta e Romeo”, anche per il
taglio più “politico” del testo. Il
Romeo Montecchi di Bellini, in Shakespeare giovane rampollo, qui è
leader ghibellino, il cui intento pacifista viene frustrato dall’ostilità irriducibile del capo della fazione
avversa Capellio; consumatosi il
dramma, “tutti” riconosceranno in
Capellio, ed è il messaggio “politico” dell’opera, il mandante, istigatore ed unico vero responsabile morale
del triste straziante epilogo: odio,
orgoglio e superbia sovrastano amo-
re e morte.
È l’ottava volta che “I Capuleti e i
Montecchi” va in scena al “Bellini”
di Catania; il regista Ezio Donato ha
utilizzato la scenografia del 2000;
nuova e originale la pantomima
coreografica ispirata al mito di Piramo e Tisbe sotto e attorno il mitico
gelso i cui bianchi frutti si tingono di
rosso, in simbiosi col sangue dei due
amanti. Sul podio Fabrizio Maria
Carminati, uno ‘specialista’ dei
“Capuleti” da lui diretti a Ravenna,
Parma, Piacenza, Ferrara, in Oman
dove il Romeo en travesti fu sostituito da un tenore in ossequio alla legge islamica. “Il ruolo en travesti –
sostiene Carminati - rientra nel
contesto dell’epoca e conferisce un
gran bel colore vocale … un’immagine di gran lunga più fantasiosa e
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Prospettive - 23 novembre 2014
RUBRICHE
Al via le campagne di sensibilizzazione sociale attraverso i mezzi di comunicazione
on serve di certo un’analisi complessa ed
approfondita per comprendere la
persistenza di fenomeni aberranti
all’interno dell’odierna società. I fatti di cronaca raccontano quotidianamente una realtà deviata, totalmente
avulsa dai basilari principi dell’etica
sociale e del patto comunitario:
frammenti di ordinaria e disarmante
violenza che creano un repentino
sgomento ed un profondo sconforto
in chi apprende la notizia, per poi
subito, allo spegnersi dei riflettori,
cadere nell’ombra.
In questi ultimi tempi, quelli che in
passato erano solo sporadici eventi
di mera ed insensata violenza sono
diventati degli episodi ordinari: il
bullismo e la svariate manifestazioni
di aggressività, diffuse soprattutto
attraverso i social network ed il web,
sono ormai diventati parte della realtà ordinaria della società. E di fronte
a questi episodi l’opinione pubblica,
oltre ad additare i fatti condannandoli con ipocrisia, non riesce a reagire
in maniera determinante, soprattutto
se tra i più piccoli si continuano a
perpetrare atti gratuiti di mera crudeltà ai danni dell’altro. Non si può
assistere attoniti davanti a genitori
sconvolti ed increduli che gridano ai
microfoni del cronista l’innocenza
dei loro figli colpevoli di terribili atti
di violenza, con il classico slogan del
N
No al Bullismo e ad ogni
VIOLENZA VIA WEB
“non hanno colpe, era solo un gioco
da ragazzi”. Perché dietro questo
gioco si spezzano intere esistenze, si
maturano veri e propri drammi che
segnano indelebilmente delle giovani vite, portando con sé le conseguenze di quegli abusi.
Molti gli enti e le associazioni che si
stanno impegnando sul piano istituzionale e sociale, con l’obiettivo di
arginare in tempi brevi l’ulteriore
espansione di queste vere e proprie
piaghe della società.
Nei giorni scorsi, l’AVIS, con il
patrocinio della Fondazione B Solidale legata alla Lega Serie B, ha lanciato una campagna al fine di opporre un netto rifiuto al Bullismo in
ambito scolastico (in particolare,
all’interno delle scuole primarie e
secondarie di primo grado): per raggiungere questo obiettivo e cercare
di eliminare del tutto il nascere e lo
svilupparsi di possibili nuovi casi, si
è scelto di privilegiare maggiormente l’aspetto della sensibilizzazione
dei giovani verso il volontariato e la
società. Ed è proprio questo il fondamento su cui costruire gradualmente
una dura opposizione ai fenomeni di
violenza: la formazione dei giovani
sui principi dell’altruismo e dell’a-
more verso l’altro, rappresenta l’unica soluzione per costruire insieme
una società diversa. Il progetto
“+Volontari – Bulli” ha realizzato
all’interno delle scuole delle iniziati-
ve diverse, tra cui laboratori curati da
psicologi, attori teatrali e volontari,
attraverso cui i ragazzi hanno compreso che il volontariato è l’unico
‘antidoto’ al Bullismo ed hanno
ideato e realizzato degli spot protagonisti della campagna nazionale di
sensibilizzazione.
Contro la violenza manifestata sul
web, ed in particolare contro l’intolleranza e le espressioni scandite contro l’altro, riguardanti le differenze
di religione, di genere o culturali, ma
anche episodi di bullismo, il Dipartimento della Gioventù e del Servizio
Civile Nazionale ha lanciato una
campagna per sensibilizzare i giovani, “Usa internet col cuore. No all’odio e all’intolleranza sul web”: attraverso il codice del fumetto e della
grafica web, l’invito rivolto è quello
di opporsi con determinazione a questi episodi di violenza, denunciandoli e ponendo definitivamente fine al
loro continuo ripetersi.
A.DiG.
La grande guerra raccontata in un documentario di Phil Stern
Gli scatti
dell’orrore
ggi è un pacifista a tutti gli effetti. Ripudia la
guerra: la considera una grande oscenità. All’incirca settant’anni fa invece credeva di essere indistruttibile.
Credeva di poter fare qualsiasi cosa e
voleva andare in guerra per distruggere Hitler. Il ‘soldato liberatore’ in
questione è Phil Stern, oggi novantacinquenne, protagonista del documentario “Phil Stern. Sicilia 1943.
La guerra e l’anima” curato dal giornalista e storico Ezio Costanzo,
docente di fotoreportage all’Accademia di Belle Arti di Catania, per la
regia di Filippo Arlotta. Nel documentario, presentato nei giorni scorsi nella sala conferenze della biblioteca comunale ‘Abate Ferrara’, Stern
ritorna indietro con i ricordi e intervistato da Ezio Costanzo davanti al
castello di Falconara, Butera, vicino
la spiaggia dov’era sbarcato nell’estate del ’43, racconta i giorni trascorsi in Sicilia a cominciare da quel
dieci luglio al seguito delle truppe
americane. Stern all’epoca aveva
ventitré anni. Appassionato di fotografia, nel ’41 si arruola e parte
volontario in nord Africa come combact cameramen con i Darby’s Ranger. “Con sé aveva un fucile e alcune
macchine fotografiche: il fucile non
esprimeva l’amore per la violenza
ma una protezione magica da essa,
un amuleto per tenere a bada la paura. La macchina fotografica raffigurava la propria anima, pronta a
cogliere quel mondo di morte ma
O
soprattutto a indagare sulle motivazioni che stavano
dietro quel quadro”.
Il 10 luglio 1943
partecipa all’Operazione Husky, sbarca nel litorale tra
Licata e Gela insieme alle truppe
USA comandate dal generale Patton
e a quelle britanniche del generale
’amore per l’antico, tra
mito ed epica venati di
fantarcheologia, impregna la trilogia
“Il mio nome è nessuno”(edito da
Mondadori), dello storico e archeologo Valerio Massimo Manfredi.
Ospite a Palazzo della Cultura, tra
gli incontri di “Panorama d’Italia” in
visita a Catania per quattro giorni, lo
scrittore ha presentato la suddetta
opera captando l’attenzione di un
affollato Auditorium, attraverso l’intervista di Antonio Carnevale. Il
viaggio periglioso dell’amato Odisseo, ovvero colui che suscita odio,
dal nome che gli impone il nonno
Autolykos, affiora man mano dall’entusiasmo dell’autore, tra l’incredibile e il sovrumano, l’ingegno e il
sortilegio, sin dal primo volume dal
titolo “Il giuramento”, proseguendo
ne “Il ritorno” con l’eroe sulla via di
casa (per il ciclo dei Nostoi di cui fa
parte l’Odissea) e “L’oracolo”, pubblicato per la prima volta nel 1990 e
rielaborato con un finale nuovo,
all’epoca della dittatura militare in
Grecia, nel 1973, più in là di trenta
secoli dalla caduta di Troia. Il titolo
scaturisce dalla profezia di Tiresia
sull’ultimo viaggio dell’eroe che
rimarrà per sempre avvolto dal
mistero. È un’atmosfera da enigma
L
Montgomery. Il giovane soldato, che
negli anni ’50 e ’60 diventerà famoso per aver immortalato alcune celebrità come Marilyn Monroe, James
Dean, Louis Amstrong, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra e per essere stato
il fotografo ufficiale del Presidente
Johnn Kennedy, durante lo sbarco
sull’isola non esita a mettere a fuoco
quelle immagini di morte con le qua-
li racconterà la guerra. Settanta scatti inediti in bianco e nero che documentano le fasi salienti di quell’arco
di tempo che va dalla notte tra il 9 e
il 10 luglio, data d’inizio dello sbarco, all’annuncio dell’Armistizio italiano dell’8 settembre, sono stati
oggetto di importanti mostre fotografiche come quella tenutasi ad Acireale nel 2013 inaugurata dallo stesso
Stern che con commozione ha confessato la sua felicità per essere ritornato in Sicilia, terra che tanti anni
prima gli aveva regalato emozioni
contrastanti. L’occhio curioso e indagatore di Stern ha saputo cogliere
l’anima a volte violenta, spesso
impaurita ma senza dubbio autentica
di quei giorni di guerra. Ecco allora
immagini struggenti di corpi carbonizzati accanto a mezzi militari ma
anche volti gioiosi che tra l’incredulità e la paura accolgono gli alleati
liberatori o espressioni di giovani
soldati americani fotografati mentre
nei pochi momenti di svago allontanano il pensiero della morte in una
terra lontana e per una guerra che
non sentono loro. È dunque uno il
filo conduttore che unisce il soldato
irrequieto Phil Stern e il fotografo
reso celebre per i ritratti dedicati ai
grandi divi dello star system americano: un’umanità viva vera.
Caterina Maria Torrisi
L’archeologo Valerio Manfredi
ospite a Palazzo della Cultura
ad introdurre il personaggio più fortunato di tutti i tempi, la quintessenza dell’essere umano, come lo vede
Manfredi, nell’io autobiografico
quasi realistico che avvince da
subito il lettore, stemperandosi
poi nel terzo volume col racconto in terza persona e uno stile
più asciutto, tra le cure della
topografia antica, nella quale
l’autore è specializzato. Lo
scrittore, rispettoso delle fonti
storiche, esprime tutta la sua
passione per la ricchezza del
canto epico, che fa rivivere in
modo verosimile con la creazione di un personaggio assolutamente non ripetibile: frutto delle
proprie indagini e di studi accurati, confluenti in un modello di tutto ciò che si ha nel cuore, specifica
l’archeologo.
Così, grazie all’invenzione del mito
e all’eco lontana di eventi spesso
realmente accaduti, ovvero l’epica, il
nostro Odisseo-Ulisse si muove tra i
colori di un linguaggio multiforme,
che non lesina l’eufonia della parola:
icastico quando afferra emozioni o
scorci di paesaggi con effetti di sine-
stesia descrittiva (… ci copriva l’ombra di un fico marezzata di luce);
ruvido e immediato nel parlare della
guerra tra sibili, ronzii e ruggiti, formando il giovane eroe a combatterla
in modo cruento con l’arte della spada di Damaste; e non da meno poetico, nel delineare la donna, di cui
pone in rilievo l’astuzia e l’intelligenza, come in Penelope che dovrà
proteggere il suo regno e il figlio dalle insidie di potere.
Quell’Odisseo che sarà
perseguitato per aver
suscitato l’ira di Poseidone accecandogli il
figlio Polifemo; ardito
nel
dolore
quanto
mostruoso nell’impiccare ad una ad una le
ancelle infedeli, ma che
per sempre rimarrà
imbrigliato nella malìa
di un fascino senza
misura, accogliendo tutti
i fragori e i pianti del
campo di battaglia in
una sola voce: quell’io che, dal buio
iniziale del grembo materno dal Prologo iniziale, si definisce alla fine
dell’epilogo nel secondo volume, Io
che sono tutti e chiunque. Io che
sono Nessuno.
Anna Rita Fontana