Intervista a Bob Dorf - Meet the Media Guru

IlSole24Ore - Intervista - Da Bob Dorf, «imprenditore seriale», consig…e scorretti agli startupper:«Primo: fare impresa non è un esperimento»
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21/05/14 12.05
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20 maggio 2014
Intervista - Da Bob Dorf, «imprenditore seriale», consigli
politicamente scorretti agli startupper:«Primo: fare impresa
non è un esperimento»
Consigli agli startupper da Bob Dorf, «imprenditore seriale». Meglio se pragmatici e un tantino
spiazzanti. Arrivato a Milano per una conferenza e un workshop in Camera di Commercio
nell'ambito della rassegna «MeetTheMediaGuru» sezione Executive, questo signore grigio,
baffuto e vulcanico è un un promotore della "startup revolution"; ma non per questo si allinea al
coro plaudente e giovanilista che si sente in giro dappertutto. Al contrario, ai candidati o futuri
creatori di business accorsi a sentirlo, dispensa verità scomode insieme a insegnamenti utili del
genere "how-to". Regole-base, soprattutto su quello che è meglio "non" fare quando ci si accinge
o si progetta di dar vita a una nuova attività. Perchè avviare una impresa é sì un'avventura ma,
come scrive nel volume di cui é autore con Steve Blank, Startupper-Guida alla creazione di
imprese innovative (edito in Italia da Egea), quel che serve per riuscire a
un imprenditore é "un manuale, non un romanzo".
Titolato a somministrare istruzioni - anzicchè fiction - Bob Dorf lo è,
avendo, nella sua vita, cominciato da giornalista radiofonico - "e di
successo", ci tiene a precisare - e poi fondato sette imprese, la prima
delle quali a 22 anni appena, mentre adesso si divide tra più mestieri. Il
consulente ad altri imprenditori di tutti i settori e le aree del globo,
l'investitore in nuovi business, l'insegnamento alla Columbia Business
school e l'hobby del giardinaggio, intrapreso con grandi ambizioni e
impegno il giorno in cui decise di andare in pensione (salvo ripensarci
immediatamente e rituffarsi nell'arena degli affari) . .
Mr Dorf, in Italia, dove peraltro esiste una grande tradizione
imprenditoriale, in questo momento le startup sono l'argomento del
giorno. L'impressione però é che queste nuove imprese siano considerate "altre", esempi brillanti
e innovativi ma tutto sommato diversi dall' economia tradizionale, quella con la e" maiuscola.
Forse il motivo é che spesso anche il loro prodotto o business é, come scrivete lei e Steve Blank
nel vostro manuale, "fatto di bit"..
Innanzitutto definiamo il concetto di "imprenditore". Ce n'è di molti tipi, come pure le startup sono
diverse: gli artisti, gli inventori, i musicisti i ristoratori... Imprenditori sono, per esempio, i
fabbricanti italiani di scarpe, come Moreschi , che conosco perchè l'ho anche rappresentato negli
Usa, o Sergio Rossi, e anche Mark Zuckerberg. Gli uni e gli altri hanno un'idea, un mercato,
vivono il rischio d'impresa. Ma la differenza vera é un'altra. Chiunque può fare un esperimento,
ma un esperimento non è un vero business. Questo, per essere tale, deve invece rispondere ai
tre requisiti di cui parlo nel mio libro: deve essere ripetibile, scalabile e dare profitti. Altrimenti é
uno di quegli investimenti che io chiamo DTTT: direct to the toilet...
La traduzione é superflua....
Già, la cosa più micidiale per un imprenditore é la presunzione del successo al posto del senso
di quello che é un business e di quello che invece non lo è. L'idea non basta senza l'esperienza
sul campo. Le start up muoiono per mancanza di clienti più che per colpa del prodotto sbagliato.
Visto che avviarne una richiede un grande impegno (anche di tempo: ci metti più o meno 20mila
ore della tua vita!), allora fai in modo che la tua impresa conti, ma non solo per te. Quindi chiediti
quanto spazio c'è adesso per la prossima killer application, se c'è..E pensa fin dal primo giorno al
cliente potenziale; cerca di capire che cosa vuole, che cosa pensa; coinvolgilo subito nello
sviluppo del prodotto, esci dall'ufficio e vai a confrontarti faccia a faccia..
E poi?
.. e poi bisogna sempre ricordare che le start up non sono versioni in miniatura di imprese
grandi, sono fatte di persone magari un po' svitate che lavorano senza sosta per realizzare
qualcosa di "ripetibile-scalabile-profittevole". Le start up, io dico, sono "ricerche" : prima ricerca,
solo dopo esegui. Impara dagli errori degli altri e anche dal tuo fallimento, se capita
Ha senso creare un' impresa in un un momento di crisi economica, come molti sono tentati o
costretti dalla necessità a fareadesso in Italia?
Beh,anche negli Usa in molti dicono: ora mi metto in proprio e si sentono titolati a riuscire solo
per il fatto di prendere il rischio. Non é così. Durante una crisi economica clienti sono più difficili
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da conquistare, anche se hai un buon prodotto o servizio. Ai tempi della Net economy negli anni
Duemila sono arrivato a investire in 50 start up. Finita la "bolla" mi è capitato di perdere più soldi
che in altre proprio in una impresa di software che era, come si dice, dieci anni avanti. Era
arrivata ad avere una cinquantina di dipendenti e sette clienti importanti: poi tre sono falliti, altri
due hanno cancellato i contratti, sono rimasti solo i due più piccoli..fine. Negli Usa nascono
650mila startup all'anno: ristoranti, scuole, non solo Google. Quelle che sopravvivono dopo tre
anni sono fra le 12 e le 30 ! Non necessariamente, poi, l'impresa deve farti ricco, può essere di
quelle che nascono con obiettivi piccoli ed essere non scalbili, quindi, ma vendibili a un certo
punto per poi passare ad altro. Oppure il suo prodotto o servizio possono essere la risposta a un
bisogno o a un problema sociale, come accade in India, o in Pakistan.
Che cosa pensa dell'imprenditoria sociale?
E' tra le mie preferite! Il potere della motivazione che anima questi imprenditori è una forza verso
il successo, come pure il fatto di non puntare alla Luna ti fa muovere per obiettivi piccoli e
successivi. Partecipando alla giuria di un premio ho conosciuto una imprenditrice che, nell'Africa
subsahariana, ha inventato per le donne un sistema sicuro e meno faticoso per portare l'acqua
legando il recipiente alla vita e sfuttando l'andatura, e si é finanziata con il microcredito..
Com'è la squadra ideale dell'imprenditore ?
Il mix impreditoriale, come si dice in Silicon Valley, deve comprendere "un hacker e un hustler",
un tecnico e un venditore. Per i collaboratori , invece, dipende. Vanno presidiate le aree di
expertise che il fondatore non ha: serve una struttura finanziaria, servono quelli che fanno da
osservatori del mercato e delle altre start up e chi sa come presentarsi meglio agli investotori. E
ovviamente, vendite e marketing
Che cosa possono fare le istituzioni e i governi locali per aiutare le start up?
Ridurre gli adempimenti burocratici, le carte , questa é la cosapiù importante, e creare incentivi
agli investimenti per esempio agevolazioni fiscali
Conosce il decreto che pernette ai giovani di aprire una start up innovativa con un euro di
capitale?
No,non lo conoscevo, ma mi sembra un'ottima idea..
Qual é il ruolo della formazione: corsi, Università, business school ?
La formazione può essere utile, ma può solo dare strumenti. Il senso del rischio e degli affari
non si insegnano.
Si può diventare uno startupper a 50 anni e oltre?
Certo.
Un consiglio?
Bisogna essere liberi da obblighi finanziari come mutui, o spese per gli studi dei figli , scegliere
un campo o attività in cui si ha già qualche tipo di esperienza ma che piaccia veramente, e non
solo per il guadagno potenziale. Infine, non avere fretta.
VIDEO- Impresa digitale - Un tutor per le start up innovative - Alvise Biffi, Camera di
Commercio Milano
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