Missione in Sudafrica sulle ali di Umbria Jazz

Giovedì 4 dicembre 2014 il Giornale dell’Umbria
cultura&SPETTACOLI
Missione in Sudafrica
sulle ali di Umbria Jazz
Quando la musica si unisce all’amore, entusiasmo e calore per i concerti
e le street parade tra i bambini delle township di Johannesburg
di FRANCESCO IPPOLITO
Johannesburg
L
a musica è stata forse l’elemento catalizzatore della
recente missione in Sudafrica organizzata da Umbria Export
in collaborazione con Confindustria Umbria e la Regione.
La fondazione Umbria Jazz infatti, guidata dal suo fondatore
Carlo Pagnotta, si è unita agli imprenditori e ai rappresentanti delle
istituzioni per diffondere il suo
messaggio culturale in Sudafrica
con una serie di concerti ed esibizioni che hanno visto come teatro
anche le township di Johannesburg: Soweto e Alexandra.
Tre gli artisti che hanno preso
parte al tour: il pianista romano
Danilo Rea, lo statunitense Dawell
Crawford e la street band toscana
dei Funk Off. Proprio il gruppo
formato da 15 elementi ha portato
una ventata di gioia e di allegria tra
i bambini delle scuole esibendosi
nelle ben conosciute street parade
ma anche all’interno delle scuole
dove oltre ai concerti, i musicisti
italiani, hanno dato vita ad una serie di jazz clinics per coinvolgere
in maniera diretta gli studenti.
«Per noi suonare nelle township
è stato come ricevere un cazzotto
nello stomaco - ammette con una
certa emozione Dario Cecchini,
leader del gruppo - Questa energia, questo amore per la vita che
loro hanno, questa semplicità,
questo esprimersi attraverso il movimento, questo sorriso, in con-
Sopra,
il gruppo dei
Funk Off
al completo
con gli studenti
di Alexandra
A fianco,
Dario Cecchini,
leader del
gruppo,
con la piccola
direttrice
del coro
trapposizione all’ambiente nel
quale vivono, che a noi forse creerebbe qualche problema, è stato
certamente l’elemento più emozionante di questa avventura».
E proprio l’emozione ha fatto
comparire qualche lacrima sul
volto di questi simpatici musicisti:
«Non nego di aver rischiato di
piangere in più di un’occasione -
Città di Castello A colloquio con il noto fumettista Giuseppe Palumbo che svela i segreti del suo successo
«Diabolik resiste perché possiede un’etica»
CITTÀ DI CASTELLO - A dare ulteriore lustro all’appena conclusa
mostra allestita dall’associazione
“Amici del Fumetto” del capoluogo
altotiberino, l’apprezzamento ufficiale del capo dello Stato al presidente Gianfranco Bellini, nonché la
visita del noto fumettista Giuseppe
Palumbo (nella foto a destra), storico disegnatore di Diabolik, che tra le
altre cose realizzò nel 2005 l’avventura “Colpo a Città di Castello”,
stampata in occasione della mostra
dedicata al famoso personaggio.
Palumbo, con il remake della
prima avventura di Diabolik cominciò la sua collaborazione con
le edizioni Giussani…
«In occasione delle celebrazioni
per i 40 anni del personaggio nel
2002 fui chiamato a ridisegnarlo…
Angela Giussani rimase così colpita
dal successo di critica e di pubblico
che non l’ho più mollato. Piacque al
punto che sono stato incaricato di ridisegnare pure il passato dei vari
personaggi del fumetto, una sorta di
prequel per Eva Kant e per Jimko
prima che diventassero i coprotagonisti di Diabolik».
Qual è il segreto della longevità
di Diabolik che, a differenza dei
suoi epigoni, non muore mai?
«Perchè i personaggi di altri fumetti sono più estremi, come Satanik, serial killer molto cattivi ed efferati che alla fine stufano. Invece
Diabolik, pur ladro e assassino, possiede una sua etica di missione e
questo suo aspetto particolare è vincente perché risulta assai interessante rifiutando la violenza per la violenza».
Altri personaggi a strisce cui si
sente particolarmente legato?
«In realtà non sono moltissimi se
si esclude Martin Mystère; negli ultimi anni ho abbinato la scrittura al
disegno e mi sono dedicato all’adattamento per il fumetto di romanzi
come quelli di Massimo Carlotto e
di G.De Cataldo, in particolare sottolineo il racconto inedito di Rocco
Scotellaro, uno dei più importanti e
misconosciuti poeti del ‘900, morto
a soli 30 anni nel ‘53, e questo mio libro dello scorso anno è stata l’unica
opera uscita per ricordarlo a sessant’anni dalla scomparsa».
Lei rifiuta la distinzione tra fumetto popolare e d’autore. Unico
discrimine la qualità allora?
«Sì, è sicuramente la qualità delle
storie, come per Diabolik ritengo ci
sia un’etica da rispettare. Io ho pieno
rispetto del lettore a prescindere da
estrazione, modalità di fruizione e
motivazioni a leggere».
Una volta solo alcuni eroi dei fumetti venivano tradotti al cinema,
adesso ce n’è un’invasione.
«Vedo bene il connubio fumetto/cinema. Lo fanno le grandi industrie cinematografiche poiché garantisce risultati commerciali importanti. Ma al di là di ciò è importante che il film sia ben riuscito».
Il premio assegnatole a Lucca
quale miglior disegnatore rappresenta una consacrazione?
«Sicuramente importante ma a 50
anni relativizzo tutto, forse a 20 mi
avrebbe gasato oltre ogni limite».
A proposito di Lucca come si
colloca la mostra di Città di Castello nel panorama degli eventi
fumettistici nazionali?
«Lucca è un riferimento di massa
acquisito, oltre ogni paragone, possiede una dimensione europea superiore ad Angouleme; Città di Castello è fatta con creatività e professionalità. Le mostre proposte le vengo a
vedere sempre volentieri, questa
“Marylin” è bellissima, con le arti
che dialogano insieme e il tutto porto con leggerezza. È un’autentica
bomboniera».
MASSIMO ZANGARELLI
prosegue Cecchini - e ammetto di
essermi un po’ commosso quando
nell’ultimo incontro ad Alexandra
ho dovuto ringraziare questi meravigliosi ragazzi che ci avevano
cantato tre o quattro pezzi dedicati
a noi». E spiega qual è stata tra le
tante esibizioni quella più toccante. «Certamente quella nella township di Alexandra. In quella occasione noi abbiamo fatto il nostro
show in uno stadio gremito di
bambini e ragazzi e poi abbiamo
fatto la clinics per il coro, un bel
gruppo di teenager con i quali abbiamo instaurato subito un feeling
incredibile. Dopo aver cantato per
noi, alla fine, è venuta questa ragazza, che era la direttrice del coro, ringraziandoci per questa esperienza, per loro davvero inaspettata ed emozionante, dicendomi che
alcuni di loro vorranno fare i musicisti e che questa esperienza ha
rappresentato una vera e propria
ispirazione che non dimenticheranno mai». «Ecco quando degli
adolescenti ti dicono una cosa del
genere non puoi non emozionarti.
È stato bellissimo».
E sugli altri momenti da ricordare? «Certamente quando loro hanno cantato in coro l’inno nazionale
del Sudafrica e noi abbiamo suonato la nostra versione dell’inno di
Mameli. È stato un altro momento
toccante per entrambi».
Da ricordare che i Funk Off hanno suonato un po’ in tutto il mondo, dall’Australia, al Brasile, agli
Stati Uniti. E c’è da chiedersi cosa
ricorderanno di questa esperienza
sudafricana?
«È stata certamente la più coinvolgente sotto tutti gli aspetti. Sotto il profilo umano innanzitutto.
Abbiamo suonato per strada, nelle
scuole, e anche nella chiesa Regina Mundi di Soweto, luogo simbolo della lotta all’apartheid, e ovunque abbiamo trovato gioia, entusiasmo e tanto calore nei nostri
confronti. È stata un’avventura
che tutti noi porteremo per sempre
nel cuore».
I Funk Off torneranno sulla scena a breve proprio qui in Umbria,
in occasione dei cinque giorni di
Umbria Jazz Winter ad Orvieto,
dal 26 al 31 dicembre.
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TREVI
Riapre la chiesa
di San Martino
restaurata dopo
il sisma del ’97
TREVI - La Comunità francescana di Trevi e la città di Trevi, dedicano due giorni alla riapertura
della chiesa di San Martino, dopo
i restauri fatti in seguito alle profonde ferite causate dall’evento
sismico del settembre del 1997.
Domenica alle 16,30 al Teatro
Clitunno di Trevi sarà presentato
il volume “La chiesa e il convento di San Martino di Trevi - Cinque secoli di vita francescana”, di
Padre Giulio Mancini. Ci sarà anche la presenza dei Cantori d’Assisi. Il corposo volume corredato
da un ricco e bell’apparato fotografico è stato pubblicato da Edizioni Orfini Numeister di Foligno. Partecipano all’evento Bernardino Sperandio, sindaco di
Trevi, Claudio Durighetto, padre
provinciale dei frati minori e Rita
Fanelli Marini dell‘’ associazione Orfini Numeister.
Presentano il volume Stefano
Brufani, Università degli Studi di
Perugia, Vittoria Garibaldi, storica dell’arte e Pietro Messa, francescano Antonianum di Roma.
Coordina Luigi Pellegrini, francescano, Università degli Studi
di Chieti. «Le pagine - come scrive Bernardino Sperandio - accompagnano il lettore lungo un
percorso in cui si ha il piacere di
conoscere i personaggi e le figure
dei francescani che vissero nel
convento, il loro stile di vita, le
loro opere, attraversando i cinque
secoli di storia della chiesa in cui
l’edificio sacro ha subito varie
trasformazioni architettoniche e
di stile». Un quadro che si arricchisce con il trasferimento delle
Clarisse negli ambienti dell’ex
convento di San Martino, dopo
seicento anni di permanenza nel
monastero di Santa Chiara in
Piaggia. Diventando così, un polo francescano originale, dove al
servizio pastorale della piccola
fraternità dei frati si unisce il servizio orante delle Sorelle Povere
di Santa Chiara, di cui la comunità di Trevi è orgogliosa.
Lunedì alle 17 la consacrazione della chiesa di San Martino e
inaugurazione dei restauri. Presiederà mons Renato Boccardo,
Arcivescovo di Spoleto-Norcia.
CARLO ROBERTO PETRINI
Riganelli scrive della Perugia
tra il Tevere e il Genna, nel Medioevo
PERUGIA - “Tra Tevere e Genna. Il territorio medievale di Perugia
lungo la “Strata de Collina” dai sobborghi della città all’attuale confine comunale” è il titolo della pubblicazione che verrà presentata oggi alle 17 nella sala della Vaccara di palazzo dei Priori a Perugia. Il
volume è stato scritto da Giovanni Riganelli e contiene anche un pregevole saggio di Elvio Lunghi (“Una ricerca sulle opere d’arte nel
contado di Porta San Pietro”). L’iniziativa è stata promossa dal Circolo Acli di Sant’Andrea d’Agliano. Si tratta di una circostanziata ricerca storica, artistica, sociale ed economica sulla cosiddetta età di
mezzo, di tutte le comunità presenti in quella parte del territorio stretto tra il fiume Tevere e il torrente Genna. Comunità tuttora esistenti.
Alla presentazione, oltre agli autori del testo, interverranno: Adriano
Brozzi, presidente del circolo Acli di Sant’Andrea d’Agliano promotore della pubblicazione, Fabrizio Bracco, assessore alla cultura della
Regione Umbria, Nilo Arcudi, consigliere comunale del Comune di
Perugia, Antony Xavier Ladis Kumar, presidente Acli Perugia, Andrea Maiarelli, storico, archivista (Pontificia Università Antonianum
di Roma), Corrado Fratini, storico dell’arte (Università degli Studi di
Perugia).