informazioni della comunità parrocchiale di san martino d’albaro via lagustena 33 tel. 010.377.77.74 - 16131 genova 119 www.sanmartinodalbaro.it marzo-aprile 2014 (xXIV) [email protected] editoriale Evangelizzazione: oggetto misterioso non ben identificato? L’amore di Dio è un abbraccio infinito, che auguriamo a tutti di cogliere, in questo periodo di Pasqua! Dobbiamo riuscire a trasmettere ai giovani valori cristiani L a lettera di una persona amica, che lamentava la catechesi dell’iniziazione cristiana alla deriva, da qualche giorno mi stimolava a trattare il tema. Mi sono deciso quando un articolo in prima pagina del “Corriere” (non di un bollettino parrocchiale!) toccava il nervo scoperto. Scriveva l’autore dell’articolo: “Abito a Roma nei pressi di una scuola (media e liceo) e all’inizio e alla fine delle lezioni la mia via si riempie di ragazzi. Mi capita così di ascoltare assai spesso le loro chiacchiere, gli scambi di battute. Ebbene, quello che mi arriva alle orecchie è una continua raffica di parolacce e bestemmie, un oceano di turpiloquio. Praticamente, qualunque sia l’argomento, viene fuori ogni tre parole un’oscenità o una parola blasfema. Le ragazze - parlo anche di quattordicenni, di quindicenni - appaiono le più corrive e quasi le più compiaciute nel praticare un linguaggio scurrile e violento, che un tempo sarebbe stato di casa solo nelle caserme o nelle bettole più malfamate”. L’autore continua affermando che le volgarità ag- gressive, che hanno dato spettacolo in parlamento, di gruppi parlamentari non sono un’eccezione ma la regola. Molte sono le concause, ma il fulcro - è il pensiero del giornalista - è il grave indebolimento che conoscono famiglia, scuola, chiesa... che un tempo incidevano profondamente sulla formazione della persona. Che ci sia un lento e in apparenza inarrestabile degrado lo nota anche... un guercio. Lo conferma un piccolo episodio di questi giorni: in occasione delle benedizioni delle fa- miglie, in un condominio, nove di queste mi hanno detto che non gradiscono. Realtà impensabile dieci anni prima! E la comunità cristiana? Sognando “luoghi sicuri” si lamenta dicendo: “Se alla domenica fossero chiusi i centri commerciali, se la televisione non fosse fabbrica di cose sciocche, se non ci fossero i tornei di calcio, di basket, di pallavolo, se... Forse dimentichiamo che la chiesa è per il mondo e in questo mondo è chiamata a dire la vita bella del Vangelo e che questo mondo essa deve Lo sgomento e lo smarrimento difronte alla Resurrezione sono gli stessi che proviamo difronte alla morte. Ma anche la vita, se ci trova impreparati, ci può spaventare. Preghiamo, allora, perché ognuno riesca a cogliere e a capire il messaggio di Resurrezione che nasce dalla Fede. g Eugène Burnand - “Pietro e Giovanni accorrono al Sepolcro”, olio su tela del 1898, Museo d’Orsay, Parigi 1 iniziare alla fede e alla preghiera. Proprio il Vangelo di oggi (6 febbraio) ricorda che Gesù manda i suoi a due a due con un bagaglio leggero (solo il bastone, i sandali e la tunica) ma con un progetto di vita da trasmettere. Susciterò una levata di scudi ma... mi è capitato tra le mani un foglietto su cui, non ricordo quando, ho trascritto le parole rivolte a un giovane che voglio ricordare “La tua è una generazione che sconta tutti i nostri errori e orrori: il problema originario non siete voi, giovani, ma siamo noi, noi che non rappresentiamo agli occhi vostri nessun ideale. Che valori vi abbiamo trasmesso se non quelli di una efficienza economica, di un benessere solo materiale, di possibilità di carriera, di una politica di violenza?”. Possono apparire espressioni forti e provocanti, ma devono indurre a rivedere il nostro stile di vita. Proprio domenica prossima (9 febbraio) Gesù ci ricorderà che siamo sale della terra e luce del mondo, Lo siamo? Si nota nella nostra vita e nella vita della nostra chiesa questa “differenza cristiana” senza alcun desiderio di distinzione o voglia di separazione, ma solo perché la nostra vita, modellata su quella di Gesù, è diversa, consapevole di essere nel mondo ma non del mondo? Correva l’anno 1975 (così si diceva un tempo) quando papa Paolo VI ricordava a tutte le chiese l’emergenza di annunciare il Vangelo con la testimonianza della vita, avallata dall’annuncio esplicito del Signore Gesù. Non voglio negare tutto il bene presente nella nostra parrocchia e la dedizione di molte persone, ma forse dobbiamo rivedere molte scelte, se una Panorama di San Martino parrocchia di oltre diecimila abitanti ha soltanto una ventina di catechisti, un manipolo di educatori, e un gruppetto di coppie per i corsi del battesimo e del matrimonio; se una parrocchia fa fatica a trovare una decina di adulti per l’accoglienza e la sorveglianza in oratorio. Se investiamo poco in tempo, persone e passione, non possiamo lamentarci se i ragazzi e i giovani non sono affasci- nati da Gesù di Nazareth! “La moderna società secolarizzata - scrive G. Ferretti - richiede ai cristiani di ripensare profondamente il loro modo di essere cristiani. Non per esserlo di meno, adeguandosi alle mode del tempo, ma per esserlo con maggiore autenticità, cioè con maggiore fedeltà all’uomo d’oggi”. Prossimamente su questo tema! Don Adriano “PARLIAMONE” “Alla prossima volta, se Dio vorrà, sempre con tanto affetto” È il saluto di Carla Zichetti ai lettori di “Fra le case”. È la conclusione del suo ultimo articolo, nel quale si era concessa solo pochissimo spazio, giusto per introdurre la descrizione delle stupende sensazioni di un sacerdote, che, aiutando un malato a compiere il Grande Viaggio, riflette sulla delicatezza di Dio. Della malattia aveva fatto preghiera. A qualcuno - probabilmente non ancora toccato dal dolore, o insensibile a quello altrui, o cinico, o sicuro della propria immortalità, o semplicemente distratto - i messaggi della Carlina suscitavano sensazioni sgradevoli, da esorcizzare. Mancano, in certi commenti, lo spirito giusto e la generosità faticosa di capire che la sofferenza fisica, a volte, è vissuta con una gioia non masochista, della quale non serve vantarsi, ma sulla quale serve riflettere. Qualche volta, la malattia insistente, quella che non dà tregua, fa diventare cattivi e allora la cattiveria è generosamente giustificata. La cattiveria è contagiosa, incuriosisce, è condivisa nel pettegolezzo; nutre, soddisfa, appaga. Ma se il dolore è quello contemplato dai buoni, allora la bontà non è giustificata: è esibizione, è un peso. Di lei si è parlato troppo. Ed è anche facile spalmarne la vita di retorica edulcorata. Non azzardiamo commenti sulla santità, noi che diciamo di credere alla comunione 2 dei santi! Ma se chiedessimo cosa ne pensa a una persona - per sua natura ironica e sospettosa, ma che poi aveva voluto conoscere e che si era pentita dell’ironia - lei risponderebbe che non si può giudicare, neanche se si crede di conoscere. Con ciò, un bel saluto da Carla Zichetti - quella che osava mettere il suo indirizzo - a chi, senza conoscerla, aveva per lei una sorta di repulsione e a quanti, invece, ne aspettavano il messaggio con devozione. Complice testarda dei disegni di Dio, Carla Zichetti continua a parlare a chi se ne intende e anche a chi deve ancora capire. g “tante briciole, un solo pane” l e cose della vita Quando si spengono le luci Negli anziani impallidiscono i colori delle seduzioni, ma si acuiscono quelli dello spirito. Quando va bene. Può, invece, capitare che l’ultima età della vita riservi sorprese, alle quali dovremmo prepararci con l’aiuto di Dio. ’è chi - pur avanti con gli anni - continua ad annaspare nell’illusione di C poter replicare precedenti tempi esisten- ziali, seguendo mode e comportamenti adolescenziali, fino a cadere nel patetico e nel ridicolo. C’è chi, raggiunta una dolce calma interiore, ringrazia semplicemente Dio di essere vivo e prosegue il suo viaggio tranquillo, sperando di non rimanere solo. Ma c’è chi impreca. E lo fa chi ha la disumana consapevolezza di essere stato buttato via. Contrabbandata come una delle conquiste più evolute, di provenienza nordica, gli esperti risolutori di tutti i problemi esistenziali hanno inventato la “residenza protetta”, eufemismo pietoso, che traduce, spesso, “ecco dove ti sistemo quando non servi più”. Tali strutture dovrebbero ospitare solo chi, rimasto solo e senza famiglia, non sia più in grado di badare a se stesso. Talvolta, però, ospitano persone che una parvenza di famiglia ce l’avrebbero anche; ma, colpevoli di un invecchiamento prolungato, sono diventate cose inutili, da buttare, avendo superato la loro data di scadenza, come la mozzarella. È la cultura dello scarto. Si consiglia a tutti una visita in tali luoghi, come terapia preventiva, almeno un po’ di volte all’anno. La “protezione” consiste in un limite, più o meno concreto, attraversato il quale si affaccia un mondo nuovo per la dignità. “È tanto bello, si sta così bene... c’è anche il giardino” cinguettano gli accompagnatori alla penultima dimora dei loro cari. CONSIGLIO PASTORALE NEWS 10 dicembre 2013 Il 10 dicembre sono stati affrontati i seguenti argomenti: • Oratorio: Si è fatto il punto sulle attività in corso e su alcuni interventi tecnici riguardanti la manutenzione degli impianti. Si è deciso di organizzare la cena di fine anno. • Commissione Caritas e Commissione Liturgia: il Consiglio ha individuato le persone a cui proporre di far parte alle due commissioni, Chi siete, cosa siete ora, voi exumani? Immobili su sedie a rotelle, volti spenti, senza espressione; abitate in camere anonime. Come mai nessuno parla, ride, piange, urla, gioca, si arrabbia, chiede? Perché indossate tutti i pannoloni? Siete “sedati”? Siete sedati. Così non disturbate. Gli orari sono orari. Qualche “residenza protetta” ammassa gli ex umani in un grande stanzone, con tanta luce, tavoli e sedie a sufficienza e un grande schermo televisivo, spesso in funzione, che nessuno guarda; l’impatto, per il visitatore, è meno deprimente: siamo in soggiorno. Poi ci sono gli “animatori”. Ahimè, cosa abbiano da animare non si capisce, dato che molti “ospiti” sono spenti a qualsiasi stimolo ricreativo. Attenzione alle signore che portano i dolcetti ai diabetici: tronfie, soddisfatte della buona azione, si rivolgono con “caro” o “cara” a coloro che, forse, una volta erano stati tali per qualcuno, ma che, ora, non sanno esprimere neanche un cenno di gratitudine verso persone sconosciute. Le giornate strisciano tra i tempi dei pasti, distribuiti in orari del tutto fuori Residenza protetta operative dal mese di febbraio, certo che la proposta sia a nome della comunità e accolta in questo spirito comunitario. • Formazione adulti: l’ambito della formazione degli adulti è vastissimo. Si è riflettuto in particolare sugli incontri con i genitori dei ragazzi del catechismo e sulla benedizione delle case, occasioni preziose perché la parrocchia ‘esca’ e vada incontro alla gente. In ogni iniziativa sono fondamentali il coraggio di andare, con cordialità e simpatia, incontro agli altri, soprattutto verso le “periferie”, 3 dalla normalità, congeniali solo al personale in servizio. Si cena alle diciassette e si va a nanna alle diciotto. Come per i neonati, così per i quasimorti, la prassi è la stessa: cambio pannolino, - ora pannolone - poppata, carrozzina, poppata, cambio, nanna. Il colore dei pupi è, però, passato dal rosa al grigio; per molti, la parabola dell’apprendimento si è azzerata. E, nella fase somigliante a quella iniziale, non c’è più posto per le coccole. Qualcuno lo sa, di essere lì, non per propria scelta; tuttavia, con sentimento di amore smisurato verso chi ha messo al mondo, finge di capire e di approvare le ragioni disumane che lo hanno internato. Forte e mite, in una calma interiore diversa da quella stoica. “Qui ho tutto quello che mi basta. Cosa potrei volere di più?” Te lo dico io, cosa potresti volere di più: la tua casa, i tuoi affetti - che sono stati, evidentemente, a senso unico - i tuoi spazi, i tuoi ritmi, la compagnia di persone di età e condizioni diverse, il tuo armadio con i tuoi vestiti dentro, i tuoi cassetti pieni delle tue cose e dei ricordi di una vita; hai bisogno di attenzioni, di carezze e anche di qualche scematina che il casermaggio estremo ti ha rubato. Mi dici, senza dirmelo, queste cose perché non ti sono parente e non mi offendi, né mi annoi; lo so bene quanto grande sia il tuo bisogno di raccontarti. Quando lo fai, non guardo l’orologio e ascolto il tuo mondo senza tempo, scomparso nel buco nero dell’efficienza. Tornerò a trovarti, anche se ti auguro di entrare presto nella Vita. g come ricorda Papa Francesco; bisogna ricordare che la chiesa è chiamata a essere in “relazione”; evitare che i sacramenti si riducano a riti; valorizzare l’ascolto e la comunicazione. • Iniziative di Quaresima: oltre ai consueti momenti di preghiera, attuati costantemente nel corso dell’anno (es. settimana della preghiera) e alle celebrazioni specifiche per la Quaresima (es. Via Crucis del venerdì), la Parrocchia propone per l’ultima settimana di marzo tre serate di riflessione sul Libro di Ruth. Orari e modalità saranno concordati con il relatore. Laura il libro A tre anni dalla scomparsa di Mons. Bartolomeo Cassinoide, sacerdote nato e cresciuto nella Parrocchia di San Martino, un libro ne racconta la storia Il ricordo di Don Berto, come occasione per riflettere isultato di un triennio di lavoro di un gruppo di amici di don Berto, è R da poco uscito il libro “Stiamo insieme nella Notte”, presentato il 20 febbraio nel nostro oratorio. E’ la raccolta di documenti, testimonianze e ricordi di un sacerdote alla ricerca costante dell’Essenziale, missionario entusiasta di ogni iniziativa aperta all’evangelizzazione. Quel “sì, sì, no, no” del Vangelo era, inconsciamente, una sua pagina di riferimento e di garanzia. Don Berto nacque nel 1934 nella zona dell’attuale via Mosso. Profondamente religioso fin da piccolo, andava consolidando presenza e impegno nella parrocchia di San Martino: l’esperienza forte in Acr e le amicizie dell’adolescenza lo accompagnarono per tutta la vita. Amava il nostro territorio e, di fatto, non vi si allontanò mai veramente per circa sessant’anni. Prima Prefetto in Seminario, poi Curato a Santa Sabina, fu infine Parroco nelle limitrofe SS. Annunziata del Chiappeto e San Pio X di via Orsini. Fino al 1989 insegnò religione ai ragazzi della scuola media Boccanegra, tantissimi dei quali hanno fatto esperienza formativa dei campi estivi di Tiglieto. L’educazione e l’amore per i giovani è sempre stata la caratteristica fondamentale del suo ministero. Nel 1995 fu nominato Parroco della Basilica di N.S. dell’Assunta a Sestri Ponente, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 25 Dicembre 2010. Il titolo del libro è l’augurio fatto Il libro da don Berto agli amici in una veglia di Natale, perché l’amicizia sia luce nelle notti buie della vita. La pubblicazione è impreziosita da molte immagini, da testimonianze e dall’introduzione del Card. Angelo Bagnasco. Con la speranza che nel territorio di S. Martino fioriscano ancora vocazioni luminose come quella di don Berto. gli amici di Tiglieto Per qualsiasi approfondimento o per l’acquisto del libro (12 € per il solo rimborso spese di stampa) contattare l’Associazione Amici di Tiglieto (associazione senza fine di lucro che si occupa di promuovere l’educazione dei ragazzi nello spirito di don Berto), attraverso Barbara Parodi cell. 3403409039 - mail: [email protected] - [email protected] a proposito di amore Comunità Benedetto XV l 4 dicembre, in oratorio, qualcuno assiste per caso alle prove di un Igruppo di ragazze scoppiettanti di gio- ia, intente a preparare, con alcune loro maestre, lo spettacolo che avrebbero offerto il sabato successivo. C’era una volta un oratorio bello, tanto tanto bello. Ma vuoto. Ora vi canta la vita, la voglia di vivere, di esserci. Anche per chi non le capisce, queste cose ci sono. Ci sono un paio di sandali rossi e brillocchiosi dal tacco a spillo, ci sono giubbini dorati, c’è una felpa gialla con due occhioni da stupore adolescenziale, ci sono due dentoni da castoro, dentro un sorriso enorme, a raccontarlo. Amicizia Nessuno aveva mai visto l’oratorio così gremito, quel sabato 7 dicembre: nessuno, anche se un po’ datato e stanco, si accorgeva di essere rimasto in piedi, magari con in mano un paio di coloratissime e vaporose parrucche di scena. Non si poteva sospettare che cantanti e ballerini non fossero professionisti. Si poteva sospettare, invece, che si trattasse di un coro di ringraziamento a Dio, tante erano le sensazioni di gioia e di gratitudine, di bellezza e di bravura, di armonia, di Amore che trasmettevano. La troupe è parte della Comunità Benedetto XV, una famigliona più grande di quelle tradizionali, che vive (è proprio il caso di dirlo: vive) a due passi dal nostro oratorio, in una casa grande, circondata da spazi verdi ben curati, che non dà l’idea di un edificio strutturato per uno scopo. È morbida, la casa rosa, e ha tanti locali, molti di più di quelle piccole. Qui gli attuali sessanta giovani, dai sette ai ventuno anni, possono respirare, pregare, fare progetti, studiare, chiacchierare, giocare, fare i capricci, suonare, cantare, ballare, mangiare, fare pipì. Oltre a quella celeste, c’è una mamma a occuparsi di tutto: è suor 4 Lucia, svolazzante come un angelo, ma di quelli che se intendono, perciò non sola, anche se unica: suor Lucia è aiutata da quattordici educatori dalla solida professionalità, ai quali si affiancano volontari (non di San Martino), che seguono i ragazzi negli studi e nel tempo libero. Il “residence” risale al 1958. Quanti parrocchiani se ne sono accorti? I suoi abitanti sono molto più liberi e sereni di quelli di un condominio: ci sono le educatrici, tanto serie, quanto mattacchione; risuonano i cinguettii della Lu, della Fra, della Gin, della Maddy, di Daia, di Ester, di Sara, di Faby... creature dalle sfumature impercettibili, che si accendono se qualcuno regala loro una carezza. g Educare a Gesù LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME È desolante l’indifferenza verso l’iniziazione cristiana, che nei Sacramenti vede solo un capolinea. La responsabilità di educare spetta a tutti: le occasioni non mancano. I l caldo dell’estate induce anche le Chiese a tenere i portoni e, quando è possibile, i finestroni aperti. E così, preghiere e canti si diffondono per le strade intorno. La nipotina di sei anni, che mi accompagna a far la spesa, è una classica figlia del suo tempo: genitori al secondo matrimonio e “quindi” (virgolette che suggeriscono ulteriori riflessioni, per le prossime volte) per lei le Chiese sono solo edifici un po’ più strani delle case. Avvolta dalle note di un canto sublime, si ferma e chiede: “Che succede lì dentro, nonno ?”. Scaccio il magone e arzigogolo: “Sono persone che pregano”. “E che cosa significa ?”. “Ringraziano per le cose che sono andate bene e chiedono che non succedano cose che fanno star male”. “Che bello! Voglio andarci anch’io”. Passa qualche giorno e facciamo una bella gita di carattere archeologico a Morgantina, Piazza Armerina e Agrigento. In mezzo a templi che suscitano meraviglia, la bimba ormai è “scafata”: “Sono le chiese antiche, vero ?”. “Certo; l’uomo ha sempre avuto dentro di sé la voglia di pregare”. Tralascio i pensieri, per me struggenti, che certamente non interessano ai nostri lettori. Ma è fin troppo naturale riflettere su quell’episodio in astratto. Esso dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che la “voglia di pregare”, e più in generale la voglia di spiritualità, è chiara e presente in tutti, fin dalla più tenera età. Assecondarla non è bigottismo: significa riconoscere e aver voglia di mantenere i bambini sul sentiero dei valori migliori di cui siamo impastati, fare scudo nei confronti degli antagonisti, che sono i valori che servono solo a qualcuno per vendere di più qualche cosa di inessenziale e diventare più ricco, e che per raggiungere lo scopo mostra veramente poco interesse per il danno che fa a tante persone. Vista in questa luce, la precocità del Battesimo, rispetto a quello stesso avuto da Gesù, appare molto naturale, come naturale è l’aiuto dato ai bambini, appena usciti dalla prima infanzia, a mantenere i piedi in quel sentiero. Essi lo “sentono” benissimo, come sentono l’amore per genitori, nonni, amici. Purtroppo, agendo prima sulle tentazioni più elementari, poi sulle voglie di trasgressione viste come esercizio di libertà ed emancipazione, il mondo li attira verso abitudini forse non peccaminose in sé, ma certamente corrosive dei comportamenti intensi, ricchi, lineari che abbiamo dentro fin dalla nascita. Allora, cerchiamo di avere la giusta considerazione per il catechismo, di tutte le età, anche se qui si sta pensando soprattutto ai bambini, evitando di soffermarsi troppo, come se si fosse alla ricerca di alibi, su qualche difetto in presentazioni “antiche” o “superate”. E diamo una mano a partecipare a queste attività, mostrando disponibilità ad assumere quell’impegno, anche se è oneroso; e poi partecipando, iscrivendo e seguendo i bambini nelle piccole prescrizioni, con la convinzione che, insieme alle attività e agli esempi acquisiti in famiglia, quella è una delle poche circostanze nelle quali si coltivano, in maniera diretta o indiretta, l’amore per il prossimo, che sia esso congiunto o no, quello per se stessi e quello per il Creato. Mimmo San Martino com’era La benedizione delle case negli anni Cinquanta Quando D le pulizie di primavera coincidevano con quelle dell ’ anima on Cavassa andava a benedire con incedere solenne, un chierichetto a destra e uno a sinistra, entrambi compunti, silenziosi, occhietti bassi, nelle vestine di pizzo bianco. Quello che reggeva il secchiello dell’acqua benedetta era fiero di essere oggetto di scelta privilegiata. Nel “palàsiu di scignöri” la visita comportava tre giorni di preparazioni: pulizie, cambio tendine, cambio copriletti: tutto immacolato e inamidato. Qualche famiglia preparava il rinfresco, con i biscottini e il marsala. “Pe’ i figgiêu” c’erano confetti e dolcetti. “Speremmo che u comense da in çimma, se no femmu notte” dicevano gli abitanti degli ultimi piani. Nei primi, infatti, avevano dimora le nobiltà del commercio, quelle più generose di offerte e di parole, nonché più desiderose di benedizioni, che facevano a gara per intrattenere l’Abate in un’atmosfera molto simile a quella che si gustava nelle commedie di Govi. Si aprivano con il rispetto dovuto anche le case dei comunisti, per 5 una visita forse un po’ frettolosa: la preghierina era condivisa, tuttavia le parole di circostanza fluivano con lieve imbarazzo. Le buste con i soldini finivano religiosamente deposte nella cartella nera del parroco, dalla quale si pescavano i santini da lasciare come ricordo. Le famiglie attribuivano all’obolo un insieme molto complesso di significati, che andavano dalla vera e propria elemosina, all’illusione di poter comprare il perdono. Le case benedette erano tante. Chi non poteva essere presente, lasciava la chiave e l’offerta al vicino. Erano altri tempi. Sulla disaffezione di oggi alla chiesa, è meglio non tornare. g Va tutto bene MARIO “La tua ambizione non sia avere di più ma essere di più” C’è chi crede che la famiglia sia solo la somma di persone che vivono sotto lo stesso tetto, mangiano insieme e si organizzano H o incontrato Mario. Era un amico, forse lo è ancora. È uguale a qualche anno fa, un po’ invecchiato ma ha lo stesso sorriso. È stanco, stanco di molte cose. Mi ricordo, da bambini, quando cadeva mentre giocavamo a pallone, con il sangue sulle ginocchia, sua madre gli accarezzava la testa, e gli diceva di star tranquillo, perché tutto sarebbe andato bene. Era dolce sua madre. Mi ricordo a scuola, quando la maestra spiegava, quello che diceva sembrava la verità, Mario ascoltava, come rapito da quella voce, imparava e capiva sempre più cose, e in ricreazione sognava che da grande avrebbe fatto, detto, costruito, volato, vinto... Era “speranza” sentirlo sognare. Da ragazzo come tutti o almeno come tanti, si è vestito come un deficiente, ha parlato come un idiota, è stato di sinistra, di destra, anarchico, cattolico, anticlericale, ha imparato a farsi male, almeno quanto basta, ma poi ha smesso. Suo padre lo guardava, da lontano, e non interveniva quasi mai, ma lo guardava, sempre: era saggio suo padre. In quegli anni Mario si è innamorato, ha sbagliato, ha bestemmiato, ha pregato, ha cantato, si è perso, si è ritrovato, ha studiato, ha ancora studiato, e più cose imparava, più continuava a sognare. Mentre bevevamo un caffè, il suo senza zucchero come sempre, parlavamo delle nostre amicizie vecchie, ricordavamo le gita del liceo, le nostre compagne di classe, l’estate del 1994, le partite dei mondiali, i rigori sbagliati, le serate con la chitarra e Mario sembrava felice. Mi ha detto che circa sei mesi fa ha perso il lavoro, la società in cui era assunto è stata fatta fallire, per questa e quella ragione, brutti racconti, puzza di marcio, ricatti, giri di soldi, datori di lavoro disonesti, meschini, e manipolatori... Mario aspetta ancora gli stipendi degli ultimi mesi, passa parte delle giornate a portare il suo curriculum in giro, l’altra metà a cercare di farsi forza. Cerca di non far vedere “La speranza cristiana non è solo ottimismo... ... è molto di più: è Gesù (Papa Francesco) 6 quanto sia difficile e straziante essere stato ferito nella propria dignità. Lui aveva creduto in quel lavoro e in quelle persone, lui aveva sognato, anche dopo che la ricreazione era finita. Cerca di non far vedere il suo dolore e ci riesce, perché Mario si ricorda di quando sua mamma gli ripeteva che sarebbe andato tutto bene, e di quando sua padre lavorava fino a tardi per poter mantenere la sua famiglia. Bisogna essere fieri di genitori così. Bisogna sognare di diventar genitori così. Mario lo sa, e continua, per suo figlio, per sua moglie e per se stesso. Lascio Mario, dopo che chiaramente non sono riuscito neanche a pagare il conto, per lui è una questione di dignità, lo sapevo, non lo avrebbe permesso, lo conosco, e so che non mollerà neanche questa volta... C’è chi crede che la famiglia sia solo la somma di persone che vivono sotto lo stesso tetto, mangiano insieme e si organizzano per chi prende la macchina il sabato... oppure c’è Mario. K I nuovi mezzi per annunciare il Vangelo la RADIO FRA LE NOTE Il progetto Da qualche tempo, abbiamo in parrocchia la “Radio fra le note”, evento unico e di portata eccezionale. Il progetto, nato dall’iniziativa di Don Roberto, non ha eguali in tutta Italia, e ha come obiettivo principale quello di far conoscere e far collaborare tutte le realtà della parrocchia, per annunciare il messaggio del Vangelo, come ci chiede Papa Francesco nelle sue numerose uscite “verso le periferie”. Chi scrive, ha avuto il privilegio oltre al divertimento - di creare la “piattaforma” sulla quale si basa la radio. In realtà è stato anche un lavoro di squadra, un lavoro concreto, fatto di tecnicismi certo, ma soprattutto di conoscenza reciproca e di collaborazione continua e costante. Mettere a disposizione degli altri quello che si sa e il condividerlo è la bella cosa che la rete permette di fare, e la “condivisione” - si sa - è uno dei valori dell’essere cristiani. Cosi, partendo dall’idea della radio, presto tutte le realtà parrocchiali potranno avere una loro finestra “online” accessibile a molti. Lavorare insieme per un fine comune, anche con qualche litigio costruttivo, è un presupposto di crescita: “Meglio mille passi insieme, che uno da solo!” (dal Progetto Pastorale Parrocchiale, presentato lo scorso settembre alla Guardia). Il giornalino è online! Digitando nella barra degli indirizzi www.sanmartinodalbaro.it trovi nel menu principale la voce “il giornalino”. Cliccando su di essa entri nelle pagine dedicate al bimensile d’informazione parrocchiale, dove si sta formando l’archivio di 23 anni di edizioni, anche nei nuovi formati pdf, curate, nella stampa, dalla Marconi Arti Grafiche. L’intento è quello di poter raggiungere “con pochi click” molte persone, raccontando angoli ed esperienze di parrocchia, in altri paesi del mondo. Già, infatti, ci ascoltano in Australia, in Argentina, in Spagna, in Romania, in Irlanda, in Polonia, in Germania, in Albania, negli USA... Siamo forse cosi... piccoli? Sergio Spesso ci siamo chiesti come e cosa voglia dire annunciare il Vangelo agli altri; troppo spesso siamo rimasti senza risposta! Ma ora abbiamo capito che lavorare per il sito della Parrocchia e per la radio è uno dei modi più efficaci e stimolanti per annunciare la Parola. Come? Innanzi tutto vincendo il desiderio di protagonismo: il fatidico “sai, l’ho fatto io!” deve continuare con “aiutato da altri ragazzi, tra i quali Alberto e Amila per la parte tecnica, Marco per la parte di grafica e design. Abbiamo unito le forze, condiviso le nostre conoscenze. E pregato insieme! Ricordo volentieri il mattino della vigilia della festa di San Martino, quando don Roberto, nel bel mezzo delle prove tecniche per l’inaugurazione, arrivato il mezzogiorno, ci ha fatto recitare INSIEME l’Angelus e l’Ora Terza: cose da talebani? Non credo. Voglia di pregare. Voglia di crescere. Voglia, nonostante tutto, di andare avanti in un progetto, che vuol dire costruire la Chiesa. Certo, da soli, sicuramente non avremmo fatto molto: ringraziamo quanti ci aiutano mettendo a disposizione le loro capacità tecniche e manuali, quanti contribuiscono finanziariamente, quanti ci sostengono con la preghiera, con la partecipazione e con l’ascolto quotidiano della radio. E ringraziamo, ovviamente, la Provvidenza! Grazie! il gruppo dell’Amicizia si ritrova per il pranzo di Pasqua Mercoledì 9 Aprile Teatro in oratorio Sabato 29 marzo alle ore 21 trama Un teatro sta per essere venduto dalla proprietaria rimasta vedova ed è destinato a diventare supermercato. La compagnia teatrale, che lo utilizza per le prove delle commedie, si attiva per cercare di far cambiare idea alla signora. In aiuto degli attori interviene anche il fantasma del marito. nell’oratorio “Fra le case” La Compagnia T76 presenta O VILLEZZO DO FANTAXIMA commedia brillante in tre atti di Scaravelli e Rossi 7 Papa Francesco A FRANCESCO VESCOVO DI ROMA Confidenza per confidenza N on so dimenticare il giorno in cui l’attuale Papa Francesco si è presentato con l’attributo autentico e poco noto di Vescovo di Roma. Ero anch’io davanti al televisore che aspettavo. Sentii pronunciare un nome seguito dal grido dei molti che esprimevano gioia autentica mentre io rimanevo basito, stupefatto. Aveva salutato la folla (e quindi anche me) con un BUONASERA! Era la normalità che diventava fatto straordinario. Ancora oggi, per me, è una cosa che sconvolge. Se poi abbraccia affettuosamente i bambini e i malati, gioca con lo zucchetto, si rivolge alla gente con confidenza, è la conseguenza di quel “buonasera”. Anch’io mi sento in confidenza e per questo racconto, a Lui e a tutti, qualche cosa di me. Seguo un po’ la parrocchia e l’ambiente di chiesa, quindi sono un cristiano È sbocciata alla vita: Micol Bellebuono Sono tornati alla casa del Padre: Teresa Staltari, a. 74 Carla Luisa Zichetti, a. 90 Luigi Arbocco, a. 85 Carmen Occhi, a. 103 Eugenia Crovetto, a. 94 Mario Montaguti, a. 74 Elda Maria Persico, a. 83 Luciana Bestetti, a. 84 Registrato presso il Tribunale di Genova in data 24/9/1997 n. 28/97 Direttore responsabile Elisabetta Carcassi Stampa B.N. Marconi - Genova seppur così così (i miei amici parrocchiani lo sanno e mi accettano). Per lunga frequentazione ho conosciuto pregi e difetti di ciò che è diventato oramai il mio ambiente. Conosco quelli molto brutti impastati di pedofilia, sia quelli ugualmente deleteri di chi ha usato l’autorità per opprimere. Però ho anche adopera la nostra testa che però è molto ottusa) non si cambia di colpo una Chiesa impastoiata nei soldi e nello Ior e... tutto il resto come Francesco ci ricorda. È un obbligo: ci dobbiamo mettere tutti assieme “con cuore pronto”. Anche a Genova ci sono comunità cristiane attente che hanno qualche cosa da dire e da proporre. La gente viva condivide da tempo ansie e aspettative profonde. Molti laici cristiani soffrono per questo; chi direttamente, chi per conoscenza diretta. Gay, divorziati risposati, gente sola; anche la mancanza di preti costituisce un disagio spirituale non di poco conto. Sono tutte realtà che solo come Chiesa (di tutti) possono essere affrontate. Non posso e non devo avere la presunzione che Francesco soddisfi tutti i miei tanti desideri. So però che si può dialogare e intendersi anche “a distanza”. Le premesse ci sono tutte. Capisco poco dei problemi “grandi”, ma mi pare di capirne l’essenziale. Ho anch’io imparato, in fabbrica, ad ascoltare le ansie degli operai. Da quando mi hanno detto che il futuro Papa andava nelle favelas mi sento a casa. È un linguaggio indecoroso? Chiedo scusa, ma non è colpa mia. A chi mi saluta con un BUONASERA! Non posso non rispondere con un altrettanto BUONASERA!... Se no, che fratelli siamo? “Ho sentito il Papa come Padre e l’ho scoperto fratello” (don Luigi Ciotti) Mirio conosciuto preti e pretini semplici (anche gesuiti), persone ispirate, laici santi che mi hanno fatto amare la Chiesa e Cristo. Lo confesso, anche se un po’ antipapista, faccio il tifo per questo Papa “venuto dall’altro mondo”. È quasi mi rubasse le aspirazioni che coltivo fin dai tempi del Concilio. Senza togliere niente ai papi precedenti, mi sembra di risentire Papa Giovanni, il suo famoso annuncio della Convocazione, il “discorso alla luna”. Era per me e per molti amici “un’alba splendente” che poi si è nascosta fra i nuvoloni della Curia. Oggi, gioiosamente posso dire che il Concilio può rivivere e può completarsi e realizzarsi. Capisco che non devo sognare troppo, che non si devono sottovalutare le difficoltà, con la consapevolezza che da soli si può far poco. Con la bacchetta magica (lo Spirito Santo don Rosario, nostro vicino di casa! Il 9 febbraio, nella vicina Parrocchia del Chiappeto, il Cardinale Angelo Bagnasco ha celebrato la Santa Messa per l’inizio del tuo ministero pastorale. C’era anche un po’ di San Martino a festeggiarti e a ringraziare Nostro Signore. E a pregare per tutta la Diocesi genovese. 8 AGENDA PARROCCHIALE Ogni giovedì, alle ore 17: Lectio Divina (meditazione sul Vangelo della domenica) Ogni venerdì alle ore 17: Via Crucis MARZO Dal 2 al 4 - Quarant’ore: 3 giorni di adorazione eucaristica, alle 21 - adorazione guidata dal gruppo giovani Dal 3 all’8 - Settimana della preghiera Inizio Quaresima mercoledì 5 - Sacre Ceneri Sante messe: ore 9 - 10.30 16.45 (per ragazzi) - 18 ore 21 - celebrazione venerdì 7 Ore 21 - celebrazione dell’Eucarestia sabato 15 Ritiro per bambini e genitori della Prima Riconciliazione venerdì 21 Ore 19 - incontro gruppo famiglie sabato 22 Ore 15 - celebrazione Prima Riconciliazione Ore 19 - incontro gruppo famiglie da martedì 25 a giovedì 27 Ore 21 - tre serate di riflessione sul libro di Ruth giovedì 27 Ore 18 - incontro catechisti Dal 31 marzo al 4 aprile: Settimana della preghiera lunedì 31 Ore 21- preghiera guidata dal gruppo giovani APRILE giovedì 3 adorazione eucaristica venerdì 4 Ore 21 - Eucarestia Domenica 13 delle Palme L’orario delle celebrazioni è festivo. All’inizio di ogni Eucarestia sono benedetti palme e ulivo Tempo di Pasqua Giovedì 17 - Giovedì Santo Ore 9 - liturgia delle ore Ore 18 - S. Messa “in Coena Domini” Ore 21 - Adorazione Eucaristica Venerdì 18 - Venerdì Santo Ore 9 - liturgia delle ore Ore 18 - Celebrazione della Passione Sabato 19 - Sabato Santo Ore 9 - liturgia delle ore Ore 21.30 - Solenne Veglia Pasquale (non si celebra l’Eucarestia delle ore 18) Domenica 20 PASQUA DI RESURREZIONE Orario festivo delle celebrazioni
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