• Tecnologia (introduzione) Il fenomeno della globalizzazione, con l’aumento degli scambi commerciali e delle transazioni e l’intensificarsi della specializzazione produttiva, richiede di utilizzare sempre di più la tecnologia come strumento di supporto per contrastare la contraffazione. E’ noto, infatti, che il nostro paese sia tra i più esposti a questo fenomeno e che il cosiddetto made in Italy sia particolarmente soggetto a tali meccanismi di falsificazione ed imitazione. Si rileva quindi una tendenza, da parte dei produttori, a voler rendere riconoscibile il proprio prodotto ed il proprio brand in un mercato che cresce esponenzialmente per tutelare: • il consumatore che involontariamente si trova ad acquistare un prodotto falso, per lo più privo delle garanzie in termini di qualità e salubrità che il prodotto originale offre; • i disegni, modelli,brevetti e marchi che l’impresa ha sviluppato sostenendo ingenti costi di ricerca e elevati sforzi da parte delle risorse umane. Oggi questo è più facilmente attuabile grazie allo sviluppo di tecnologie sempre più diffuse e accessibili, seguito dalla riduzione dei costi di implementazione e da un conseguente aumento della loro pervasività. Il controllo della filiera produttiva è lo strumento che garantisce il consumatore e l’azienda, sia in relazione alla storia generale del prodotto sia relativamente alle responsabilità dei diversi agenti coinvolti nelle varie fasi del processo produttivo e distributivo. E’ possibile facilitare tale controllo promuovendo l’implementazione e l’utilizzo di tecnologie che agevolino la tracciabilità e la rintracciabilità del prodotto durante tutto il suo ciclo di vita. La scelta di un dispositivo di sicurezza che possa proteggere un prodotto o un documento è un processo complesso che necessita la revisione di molti fattori riguardanti il ruolo e l’applicazione di tale dispositivo. Non tutti i dispositivi di sicurezza sono adatti per tutte le applicazioni ed è importante conoscere i punti di forza e di debolezza propri di ogni dispositivo, per poterli combinare con le esigenze del contesto specifico del prodotto (user need) e identificare quali soluzioni, tra le innumerevoli disponibili, si rivelano più adatte a quello specifico prodotto o linea produttiva. Le tecnologie attraverso le quali vengono raggiunti gli obiettivi di protezione e sicurezza possono essere distinte in tre macrocategorie: • Tecnologie visibili: • costituiscono parte integrante del bene o del suo imballaggio e sono facilmente identificabili o riconoscibili senza l’ausilio di strumenti di lettura; • sono destinate principalmente alla protezione del consumatore ed applicabili a tutti i settori merceologici; • esempi: ologrammi, sigilli, etichette, cartellini, cards, codici e similari. • Tecnologie invisibili: • salvaguardano i prodotti senza essere identificabili e riconoscibili alla vista; • garantiscono un livello di sicurezza superiore rispetto alle tecnologie visibili, agevolando la verifica e il controllo attraverso strumenti tecnici appropriati utilizzabili da personale interno all’azienda, forze dell’ordine, ispettori, dogane e ufficiali legali; • esempi: inchiostri OVI (Optical Variable Ink), inchiostri IR (radiazione infrarossa) o UV (Ultra Violet), RFID (Radio Frequency Identification), codice DNA, PUF (PhysicallyUnclonableFunction), nanotecnologie, traccianti etc. • Tecnologie forensi: • identificabili esclusivamente attraverso analisi di laboratorio effettuate da personale specializzato; • utilizzabili con funzione di prova in ambito legale e processuale. Un’ulteriore classificazione delle tecnologie a sostegno della lotta alla contraffazione si basa sul processo tecnologico utilizzato, esistono metodi: • Elettronici • Di marcatura visibili e invisibili • Chimici • Meccanici di incisione • Altri metodi Una categorizzazione trasversale rispetto a quelle precedentemente introdotte, classifica le tecnologie in base alla possibilità di identificare univocamente un prodotto; prende il nome di fingerprint, letteralmente “impronta digitale”. • Metodi elettronici Il metodo elettronico attualmente più utilizzato, chiamato RFId (Radio FrequencyIdentification), sfrutta la tecnologia a radiofrequenza per riconoscere a distanza oggetti, animali e persone. Si avvale di un codice identificativo alfanumerico, applicabile sull’oggetto interessato, monitorabile attraverso appositi lettori interfacciati con un sistema di gestione. Permette la tracciabilità e l’identificazione dei prodotti all’interno dei processi logistici e produttivi avvalendosi di tre caratteristiche chiave che la rendono vincente rispetto a qualsiasi altra tecnologia di certificazione e tracciatura. In primo luogo le etichette sono identificate da un codice unico che incrementa la sicurezza nei confronti di tentativi di duplicazione e frode sul prodotto. In secondo luogo, essendo delle tecnologie di identificazione automatica, consentono di acquisire in modo pervasivo i dati relativi ai flussi ed ai processi senza accrescere l’impiego di risorse per tale acquisizione. Terzo ed ultimo aspetto, l’esistenza di standard riconosciuti a livello internazionale che armonizzano frequenze e protocolli di comunicazione. Nella logistica ad esempio uno degli standard maggiormente sfruttato è l’EPC-global, che offre una piattaforma standardizzata per i servizi di raccolta, formattazione, sincronizzazione e sicurezza dei dati. Questa infrastruttura, che garantisce la qualità del dato certificando non la singola etichetta ma tutta la sua storia, è alla base del potenziale competitivo della tecnologia RFId, come soluzione di tracciabilità e quindi di strumento utile alla lotta alla contraffazione. Si avvale di tre elementi: • Transpondero tag:. Dispositivodi piccole dimensioni dotato di un chip e di un antenna, in grado di comunicare a distanza le informazioni del prodotto che identifica. • Lettore o reader: è l’elemento che consente di assumere le informazioni contenute nei transponder attraverso l’instaurazione di un dialogo su base domanda/risposta. • Sistema di gestione: sistema informativo che permette di ricavare, a partire dai codici identificativi univoci contenuti nei tag, tutte le informazioni disponibili associate agli oggetti e di gestirle secondo gli scopi dell’applicazione. Figura - Sistema di Identificazione a Radiofrequenza • Lettore Il lettore o reader, è un ricetrasmettitore governato da un sistema di controllo e solitamente connesso in rete, che permette di decodificare i segnali ricevuti dai tag e di leggerli come dati.Esistono due classi di lettori; quelli per i tag passivi e semipassivi e quelli per i tag attivi. La differenza tra i due è dovuta alla diversa tecnologia di costruzione dei tag che i lettori dovranno leggere.I tag passivi difatti, non essendo muniti di batteria, devono essere alimentati attraverso l’onda elettromagnetica a radiofrequenza inviata dal lettore.Diverse sono anche le distante raggiungibili dai diversi reader, si tratta di pochi centimetri per i reader dei tag passivi e di centinaia di metri per quelli destinati alla lettura dei tag attivi. Il lettore riveste quindi un ruolo chiave nei sistemi RFId e le sue caratteristiche devono essere valutate attentamente per il raggiungimento delle prestazioni previste nel sistema. Fino alla recente ondata di applicazioni pervasive nella catena di distribuzione, i lettori di tag passivi erano principalmente usati per controllo accessi ed altre applicazioni (sistemi antitaccheggio, etc.), che comportano sia un basso numero di tag rilevati per ogni interrogazione, sia un basso numero di dati provenienti dai tag medesimi. Successivamente la situazione è cambiata, essenzialmente per le esigenze della catena di distribuzione, passando alla lettura contemporanea di tutti i tag (anche migliaia) contenuti nei colli (scatole, pallet, scaffali, container) in cui la merce è conservata e dando origine ad una nuova generazione di apparati. Alcune delle caratteristiche base dei moderni lettori ditag passivi sono: • banda di frequenza (principalmente HF o UHF) • versatilità nell’uso di differenti protocolli di comunicazione Tag – Reader (ISO, EPC, proprietari, ecc.) • supporto delle regolamentazioni differenti nelle diverse aree geografiche, ad esempio, per la banda UHF si hanno: • banda di frequenza: 902÷930 MHz negli USA contro 869 MHz in Europa • potenza massima di emissione di 4 W max negli USA e 2 W in Europa (va però tenuto in conto il differente riferimento per la misura, ovvero EIRP (USA) = ERP (Europa)*1,64) • Antenna L’antenna dei dispositivi RFId è uno dei componenti fondamentali per la comunicazione tra tag e reader. Nei tag passivi è realizzata come compromesso tra la capacità di assorbire la maggior quantità di energia emessa dal reader, per alimentare l’elettronica del tag e capacità di rifletterne una parte, per consentire di trasmettere il segnale di risposta al reader. Tale caratteristica penalizza ovviamente la distanza operativa del trasponder e la sua capacità computazionale. Per tag attivi o semi-passivi l’antenna è ottimizzata per trasmettere il più lontano possibile in quanto l’elettronica vienealimentata da batterie.Il tipo di antenna utilizzata, la sua lunghezza e la sua forma, dipendono solamente dalle frequenze operative: • per le basse frequenze vengono utilizzate delle spire avvolte in aria, per frequenze HF, o attorno ad una ferrite, per frequenze LF. • per le frequenze UHF vengono utilizzate antenne a dipolo di varia forma e complessità. Per quanto riguarda i materiali di costruzione le antenne possono essere realizzate: • in metallo inciso, cioè sottili lastre di rame (Cu) o di alluminio (Al) incise attraverso un processo chimico che utilizza soluzioni acide; • con la deposizione sul substrato di inchiostro conduttore. Questi inchiostri si basano su colle che contengono un’alta concentrazione di particelle d’argento. Questo processo, tuttavia, possiede un costo di realizzazione alto e i suoi limiti sono la bassa conduttività elettrica degli inchiostri, le deboli proprietà di adesione e la mancanza dell’esattezza di stampa dovuta alla corrosione delle particelle d’argento. • con un filo di rame applicato direttamente sul substrato. Questa tipo di antenna consente una grossa versatilità d’uso, infatti il substrato ( flessibile o rigido, sottile o spesso, trasparente, opaco) viene scelto in base al tipo di applicazione e tale metodologia consente di modificarne le forme a seconda dell’applicazione richiesta, la frequenza di risonanza, e la posizione del chip. • con avvolgimenti in filo su nucleo ferromagnetico, utilizzato prevalentemente per tag ad accoppiamento induttivo a bassa frequenza (LF) Nei sistemi RFId, le antenne dei lettori sono componenti di complessa progettazione. Per applicazioni in prossimità (<10cm) ed a bassa potenza, tipicamente carte senza contatto e NFC, le antenne sono integrate nel reader, mentre per applicazioni a più lunga distanza (10cm÷1m per HF, <10m per UHF) le antenne sono quasi sempre esterne. Nella progettazione è necessario specializzare l’antenna per le varie applicazioni ed ambienti di collocazione. Il progetto delle antenne è radicalmente differente per le bande UHF o superiori e per quelle LF ed HF a causa del funzionamento ad accoppiamento induttivo in quest’ultime. • Tag Dispositivo di piccole dimensioni costituito da un circuito integrato (chip) con funzioni di semplice logica di controllo, dotato di memoria, connesso ad un antenna ed inserito in un contenitore o incorporato in un etichetta di carta, una Smart Card, una chiave. Il Tag permette la trasmissione di dati a corto raggio senza contatto fisico. Salvo eccezioni, i dati contenuti nella memoria del Tag sono limitati ad un codice univoco (identificativo). La scelta del tag da utilizzare all’interno della singola realtà, dipende da numerosi fattori: ambiente di lavoro, durata, distanza di funzionamento e costi; per questo il mercato propone numerose soluzioni atte a soddisfare le diverse esigenze operative. Una prima distinzione può essere fatta in base all’alimentazione dei tag, esistono etichette alimentate a batteria (attive) caratterizzate da un range di funzionamento superiore ai 30 metri ma da costi di acquisto e gestione superiori. Etichette senza batteria (passive), alimentate attraverso il segnale inviato dal lettore aventi costi molto inferiori e distanze di funzionamento che variano da qualche centimetro ai 10 metri. I dispositivi possono essere inoltre caratterizzati sulla base della frequenza operativa utilizzata, per questo esistono dispositivi LF (LowFrequency) , HF (High Frequency) e gli UHF (Ultra High Frequency), le cui caratteristiche salienti sono riassunte nella tabella: Tabella - Caratteristiche dei Tag Caratteristiche dei Tag BANDE LowFrequency High bassa Frequency frequenza LF 125 kHz alta frequenza HF 13.56 MHz 134.2 kHz Ultra High Frequency UHF media 866 MHz UHF alta 2.4 GHz 868-869 MHz ISO 18000-2 18000-3 18000-6 18000-4 STANDARD 11784-11785 15693 14443 Logistica Logistica filiera Logistica (asset oggetti (pallet) tracking) animali e Smart card Logistica Tool collection veicoli Biglietti oggetti Controllo Smistamento Controllo accessi bagagli bagagli ESEMPI DI APPLICAZIONI Identificazione CARATTERI- Propagazione Attualmente i Adatti per Simili a UHF STICHE agevole piú disponibili lunghe distanze media, ma piú attraverso e diffusi o gruppi rapidi in lettura liquidi e Adatti per numerosi di tag Lavorano a tessuti distanze di Prestazioni bande molto organici lettura medie ridotte dalla affollate Limitazione Meno costosi nella dei tag LF presenza di metalli, liquidi, miniaturizzazi tessuti organici one di tag e e umidità antenne Piú sensibili dell’UHF media a metalli o liquidi • Tag Attivi I tag attivi sono muniti di un proprio sistema di alimentazione, tipicamente una batteria, e di un trasmettitore/ricevitore a radiofrequenza. Normalmente la memoria a bordo ha dimensioni più ampie di quella dei tag passivi e possono essere eseguite operazioni di lettura e scrittura su di essa. Altro vantaggio dei tag attivi è dato dalla distanza operativa, molto superiore rispetto a quelli passivi e semi-passivi, in quanto equipaggiati con un vero trasmettitore alimentato da fonte di energia. La distanza raggiungibile è limitata solo dall’antenna a dall’energia disponibile nelle batterie e può arrivare anche a centinaia di metri. Figura 2 - Tag Attivo UHF A volte, i tag attivi hanno a bordo sensori di vario genere (temperatura, pressione, movimento, etc.) che vengono usati anche nei tag semi-passivi. Di contro, però, tali dispositivi hanno un costo abbastanza elevato (possono raggiungere decine di Euro), vengono generalmente prodotti per frequenze elevate (UHF, SHF), sono dedicati ad applicazioni ‘di pregio’ oppure in casi in cui il tag sia riutilizzabile più volte ed, infine, richiedono una continua manutenzione e, di conseguenza, anche un costo manutentivo aggiuntivo quando la batteria termina la propria carica. • Tag Passivi I tag passivi usano il campo generato dal segnale del reader come sorgente di energia per alimentare i propri circuiti e trasmettere il segnale ‘riflesso’. Poiché la potenza ricavabile dal segnale del reader decresce molto rapidamente con la distanza ed è limitata dalle normative sui livelli di emissione, le distanze operative risultano piuttosto basse (al massimo qualche metro). Figura 3 - Tag Passivo • Battery-Assisted Passive (BAP) Tag I tagassistiti da batteria, BAP,utilizzano una fonte di energia per alimentare alcuni componenti, operano a frequenze alte e sono stati sviluppati per essere impiegati in quelle situazioni in cui i tag attivi presentano un costo troppo alto o una durata troppo breve delle batterie e quelli passivi non assicurano prestazioni sufficienti. Questo tipo di dispositivi, vengono utilizzati in sostituzione degli altri due. • Tag semi-passivi Tali tag utilizzano, come i tag passivi, il campo generato dal segnale del reader come sorgente di energia per trasmettere, ma non per alimentare i propri circuiti. Infatti, in essi sono incluse delle batterie utilizzate solamente per alimentare i chip e non per comunicare con il lettore. Questo consente ai chip di realizzare funzioni più complesse e di operare anche quando i tag non ricevono energia dal reader. La distanza operativa è limitata, similmente ai tag passivi, dal fatto che il tag non ha un trasmettitore integrato, ma è obbligato ad usare il segnale del reader per rispondere. A differenza dei tag passivi, l’antenna di un tag semi-passivo non è progettata come compromesso tra le capacità di assorbire energia, per ricavare potenza per l’alimentazione del tag, e di riflettere la potenza incidente per rispondere all’interrogazione. L’antenna è ottimizzata per l’effetto backscatter, ovvero per riflettere la massima potenza del segnale incidente, incrementando la profondità di modulazione ed il rapporto segnale/rumore del segnale riflesso. La distanza operativa, pertanto, può superare i 30 metri. Figura 4 - Tag Semipassivo • Tag semi-attivo Dispongono di una batteria per l’alimentazione del chip e del trasmettitore. Per aumentarne l’autonomia, si trovano in un stato di idle finché non ricevono un segnale di attivazione proveniente dal lettore. • Tag induttivi LF (120÷145 KHz) E’ stata storicamente la prima banda di frequenze utilizzata per l’identificazione automatica e rimane ancora oggi una presenza significativa. L’accoppiamento Reader-Tag avviene per via induttiva, con lo stesso principio fisico dei trasformatori elettrici. Va notato che all’interno della banda LF in realtà sono due le frequenze operative più utilizzate: • 125.5 KHz principalmente nel settore automazione • 134.2 KHz nella tracciabilità animale • Tag HF (13.56 MHz) I tag HF operano su una sottobanda da 13.56 MHz,un campo non particolarmente influenzato dalla presenza di acqua o dai tessuti del corpo umano; riconosciuta da tutti gli enti mondiali, è la banda più diffusa ed utilizzata. Al loro interno è presente un chip con sistema anti-collisione automatico che consente l’operazione di lettura e scrittura di più tag contemporaneamente. Può essere divisa in due famiglie: vicinity e proximity. Le soluzioni HF di tipo proximity sono studiate per operare a distanze massime di circa 1-2 metri, sono generalmente utilizzate per la tracciabilità dei prodotti e in varie tipologie di borsellini elettronici di tipo non bancario. Le soluzioni HF di tipo vicinity, invece, sono studiate per lavorare a distanze massime di pochi centimetri dal lettore, vengono utilizzate principalmente nelle carte di tipo bancario, nei documenti elettronici di identità e nei titoli di viaggio elettronici. Sono strumenti in cui è presente un elevato livello di sicurezza sia per l’autentificazione tra tag e lettore sia nel passaggio dei dati, tale sicurezza è garantita da sistemi criptografici, da password e da algoritmi. Visto l’elevato standard di sicurezza, i tag HF, sono utilizzati come ulteriore livello di identificazione del singolo prodotto, in alcuni settori sono preferiti rispetto a quelli UHF. Trovano applicazione in qualunque settore merceologico e sono solitamente accompagnati da meccanismidi protezione che prevedono il danneggiamento del dispositivo in caso di rimozione non autorizzata. Tale soluzione permette al cliente finale o al negoziante al dettaglio, di effettuare la verifica di autenticità del capo attraverso un cellulare che sfrutta la tecnologia NFC. • NFC (NearFieldCommunication) La NFC è una tecnologia che permette la comunicazione wireless a corto raggio (10 centimetri), tra coppie di dispositivi, chiamati initiator e target. Si basa principalmente sulla tecnologia RFId, e su altre tecnologie di connettività che sfruttano l’induzione magnetica per mettere in comunicazione gli oggetti. La novità rispetto alla tecnologia RFId è rappresentata dalla comunicazione bidirezionale che si instaura tra l’initiator e il target, ciò avviene sfruttando una connessione peer-to-peer e la banda da 13.56 MHz. Allo stato attuale la tecnologia NFC, esprime il massimo potenziale nel campo degli smartphone attraverso l’integrazione del chip all’interno del telefono cellulare. Numerose sono le possibilità che questa tecnologia offre: • Mobile payment • Bigliettazione elettronica • Prenotazione di eventi, alberghi, mezzi di trasporto • Trasferimento file • Tag UHF media (860÷959 MHz) I tag UHF media, operano su bande diverse nei vari continenti; in Europa 865÷870 MHz, in USA 902÷928 MHz e in Asia 950 MHz. La possibilità di raggiungere distanze superiori rispetto ai transponder LF e HF, hanno reso tale tecnologia particolarmente indicata per la logistica e la gestione degli oggetti. • Tag UHF alta e SHF (2.4 GHz) In questa banda operano già le reti wireless (WLAN, Bluetooth, ZIgBee), con cui bisogna programmare la convivenza. Hanno un comportamento e delle caratteristiche molto simili all’UHF Media, presentano un ulteriore miniaturizzazione dei chip con la conseguente diminuzione della capacità da parte del tag di captare energia dal campo elettromagnetico incidente. • Tag UWB (3.1÷10.6GHz) Questa tipologia di transponder, utilizza una grande banda di frequenza per un tempo molto limitato. Tale caratteristica rende i tag UWB particolarmente resistenti alle interferenze dovute alla riflessione del segnale durante il percorso dal transponder al lettore. Ulteriore aspetto positivo è rappresentato dalla capacità di penetrazione delle frequenze utilizzate, che risultano essere scarsamente influenzate dalla presenza di metalli e liquidi. E’ impiegato per realizzare sistemi di localizzazione in tempo reale e in areecircoscritte, che permettono di controllare la posizione assoluta di un tag, la sua velocità e accelerazione nonché la misurazione di grandezze fisiche quali la temperatura, il tasso di umidità, le vibrazioni. Figura 5 – Tag UWB attivo • Metodi di marcatura visibili e invisibili I metodi di marcatura sono dei contrassegni che si vanno generalmente ad apporre su determinate tipologie di prodotti allo scopo di attestarne l’autenticità. • Esistono tecnologie di marcatura visibili quali ologrammi (tradizionali, DotMatrix, 2D e 3D), codici ottici di scrittura ‘2D-barcode’, stampe di sicurezza, demetallizzazione e microtesti; i metodi di marcatura invisibili di grande rilevanza sono invece inchiostri IR (trasparenti e opachi), pigmenti OVI (OpticalVariableInk), inchiostri attivi sotto i raggi UV, inchiostro iridiscente, inchiostro fuggitivo e polimeri fluorescenti. • • Codici a barre Da anni il tradizionale codice a barre è stato affiancato da altri tipi di codici detti ‘bidimensionali’, facilmente riconoscibili anche dai non addetti ai lavori grazie al loro aspetto caratteristico; i 2D-barcode, o codici a barre bidimensionali (anche noti come tag 2d), sono delle rappresentazioni di informazioni interpretabili da una macchina e si presentano come formati grafici impressi su superfici di tipo materiale (carta, prodotti di elettronica) e multimediale (video clip). Figura 6 - Codice a Barre Lineare Mentre nei codici a barre lineari le informazioni sono rappresentate da linee parallele di differente spessore( Figura 6) in quelli bidimensionali, evoluzione dei precedenti, le informazioni sono rappresentate da un insieme di moduli quadrati bianchi e neri (o colorati) che formano figure quadrate o rettangolari (Figura 7). Figura 7 - 2D-barcode La loro capacità di contenere informazioni varia da pochi caratteri ad alcune migliaia. I tag bidimensionali possono contenere oltre 3000 caratteri ASCII e vengono acquisiti e interpretati dai terminali mobili dotati di fotocamera e client di decodifica. Il modulo della matrice è rappresentato dalla dimensione di una cella, che tipicamente può assumere valore 0 (cella bianca) o 1 (cella nera), con la possibilità, inoltre, di invertire i colori. Le celle sono organizzate in una matrice di righe e colonne in numero sia pari che dispari. Un insieme di celle va a formare una regione, con bordi ben delimitati per facilitare al reader di lettura e decodifica l’acquisizione. Entrambe le tecniche lineare e bidimensionale sfruttano il contrasto tra due ‘colori’, un principio che permette di realizzare sistemi di lettura semplici ed affidabili, ma nel secondo caso l'area dedicata al codice può essere sfruttata molto meglio. Ciò consente di veicolare una maggiore quantità di dati, aprendo la strada alla possibilità della correzione degli errori; in pratica, un codice bidimensionale può essere letto anche se parzialmente danneggiato da macchie o abrasioni. Generalmente, nei tag è inserito un sistema di ‘detection and errorcorrection’ per consentire la ricostruzione dei quadratini stampati male, sbiaditi o cancellati. Sebbene economici ed affidabili, tali codici si basano su tecnologie più complesse e quindi richiedono soluzioni di codifica e lettura più costose rispetto ai codici a barre tradizionali. Tra i codici bidimensionali più usati ci sono: • QR Code • PDF417 • Maxicode • Data Matrix • 2D-plus • QR Code Un Codice QR Quick Read è un codice a barre bidimensionale ossia a matrice, composto da moduli neri disposti all'interno di uno schema di forma quadrata. Viene impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette tramite un telefono cellulare o uno smartphone. Figura – QR Code In un solo crittogramma sono contenuti 7.089 caratteri numerici o 4.296 alfanumerici. Il nome QR è l'abbreviazione dell'inglese quick response (risposta rapida), in virtù del fatto che il codice fu sviluppato per permettere una rapida decodifica del suo contenuto E’ stato brevettato da Denso Wave che ha reso pubblico l'uso della tecnologia QR con licenza libera. Capacità di correzione degli errori • Livello L: circa il 7% delle parole in codice può essere ripristinato. • Livello M: circa il 15% può essere ripristinato. • Livello Q: circa il 25% può essere ripristinato. • Livello H: circa il 30% può essere ripristinato. • PDF417 PDF417 è l’acronimo di ‘Portable Data File’, e la sigla 417 indica che l'unità di dati elementare è composta da quattro barre e da quattro spazi, con larghezza totale pari a 17 volte lo spessore di una barra verticale. Un timbro in codifica PDF417 ha l’aspetto grafico rappresentato in Figura 9. Figura 9 - Portable Data File Il numero di righe è costituito da un minimo di tre a un massimo di novanta; ciascuna di esse è formata da: • una zona libera, costituita prima da spazi bianchi; • una sequenza di riconoscimento, che identifica la codifica PDF417; • una zona sinistra con i dati sotto forma di codeword (da 1 a 30); • una zona destra con ulteriori informazioni relative alla riga; • un codice di stop; • una zona libera. Un timbro in codifica PDF417 può contenere al massimo 928 codeword, ed è possibile dedicarne fino a 510 per il recupero errori. E’ possibile leggere correttamente un timbro con un'area danneggiata fino a circa il 55%. Il PDF417 è un simbolismo grafico inventato da YnjiunWang nel 1991 per conto della Symbol Technologies, ed è stato diffuso in modalità open source sia per quanto concerne la codifica che la decodifica. • Maxicode Un timbro Maxicodeha la dimensione di un pollice quadrato e presenta una serie di cerchi concentrici al centro (“occhio di bue”) circondati a loro volta da un percorso di punti esagonali, come mostrato in Figura 10. Figura 10 - Maxicode Può memorizzare informazioni costituite da 93 caratteri, ed è possibileutilizzarne una catena di 8 per ampliarne il contenuto. E’ prevista la possibilitàdiintercettazione di errori dovuti al danneggiamento di una porzione del simbolo. Come nel caso del PDF417, l’utilizzo è gratuito. La codifica Maxicode è stata creata nel 1992 da UPS, la compagnia di Atlanta leader mondiale nel settore delle spedizioni. • Data Matrix DataMatrix è un codice bidimensionale costituito da moduli quadrati bianchi e neri distribuiti su percorsi rettangolari o quadrati. Ciascun modulo della matrice rappresenta un bit. Di solito un modulo bianco indica uno ‘0’ e un modulo nero indica un ‘1’. In Figura 10 viene mostrata la rappresentazione grafica di un timbro DataMatrix. Figura 11 – Data Matrix ll codice Data Matrix è composto di tre parti principali: • una scacchiera centrale destinata ai dati; • una fascia perimetrale che fornisce allo scanner le informazioni riguardanti la giusta direzione di lettura e il numero di righe e colonne (due lati adiacenti sono composto di soli quadretti neri, gli altri due lati da quadretti bianchi e neri alternati); • una ulteriore fascia perimetrale di "rispetto" che deve rimanere libera da ogni altro simbolo grafico. Il timbro DataMatrix offre una grande flessibilità per quanto riguarda le modalità di stampa, infatti gli elementi della matrice possono essere costituiti da punti circolari (più semplici da stampare per qualsiasi Inkjet) e non solo da quadretti. Anche questa codifica è di dominio pubblico. • 2D-plus Figura 12 - 2D-plus Il 2D-Plus è una codifica esplicitamente progettata per massimizzare la densità dei dati; il formato grafico presenta una struttura quadrangolare, con dimensioni definibili a piacere dall’utente. Attualmente la dimensione massima testata è di 7” x 8”; in Figura viene mostrato l’aspetto tipico di un timbro in tale codifica. E’ stato sviluppato e brevettato dalla società SecureEdge nel 2005. • Ologrammi L’ologramma rappresenta il miglior metodo esistente tra tutte le tecniche di lotta alla contraffazione che utilizzano la tecnologia laser. Figura 13 - Ologramma Più genericamente detto DOVID (DifractiveOpticallyVariableImageDevice), è un vero e proprio dispositivo ottico capace di variare l’immagine con il variare dell’illuminazione; con opportuna illuminazione, genera immagini tridimensionali secondo l’angolo di osservazione, e non è riproducibile da fotocopiatrice a colori né da scanner ad alta definizione. Questo perché la luce necessaria allo strumento utilizzato per un eventuale tentativo di contraffazione renderebbe non visualizzabile, o quantomeno visualizzabile solo in parte, l’immagine raffigurata sull’ologramma. E’ possibile, inoltre, aumentare la complessità di un ologramma inserendo ulteriori immagini. L’inserimento di un DOVID su carte valori può essere progettato sia come laminato trasparente, sia come laminato metallizzato applicato a caldo. La pellicola trasparente olografica, che permette di registrare, conservare e visualizzare immagini tridimensionali, viene attualmente utilizzata per la protezione dei dati personali nella produzione di documenti di identità, passaporti e tessere di riconoscimento. In fase di registrazione, l’informazione tridimensionale del fronte d’onda proveniente dall’oggetto viene codificata nella registrazione olografica e, quando l’ologramma è correttamente illuminato, l’informazione viene decodificata e i nostri occhi possono godersi lo spettacolo grafico tridimensionale. A differenza di altri tipi d’immagine 3D, l’ologramma è dotato di “parallasse”, proprietà che permette all’occhio dello spettatore di osservare il soggetto da diversi punti di vista, scoprendone anche particolari in base al punto di osservazione. Il progresso fatto in questo campo ha consentito la combinazione di una serie di elementi di sicurezza visibili (l’immagine visibile ad occhio nudo senza alcuno strumento permette una autenticazione immediata) con elementi di sicurezza invisibili (le immagini possono contenere scritte nascoste o micro-testi leggibili solo attraverso l’uso di strumenti specifici quali lenti particolari, microscopi, laser, lettore CD). È possibile, infatti, aumentare la complessità di un ologramma con l’inserimento di ulteriori immagini o informazioni visualizzabili solamente con un dispositivo di lettura e decodifica appropriato. Un ologramma può essere inserito su carte valori (passaporti, carte d’identità, etc.) utilizzando due processi tecnologici: • tamper-evident: si utilizza materiale anti-violo e l’ologramma si distrugge quando si tenta la sua rimozione; • HSF: si applica a caldo una pellicola trasparente o metallizzata a più strati, detta lamina. Esempio quella utilizzata per la protezione dei dati personali nella produzione di documenti di identità, passaporti e tessere di riconoscimento. Esistono varie tipologie di DOVID ma i più utilizzati sono: • 2D/3D, con un grado di sicurezza medio; • Dot-Matrix, con un grado di sicurezza alto; • Kinematic, con un grado di sicurezza alto. Ologrammi 2D-3D Hanno la peculiarità dell'effetto tridimensionale, che non è un'illusione ottica, bensìl'immagazzinamento dell'informazione della profondità. Questo effetto è ottenuto con la collocazione spaziale differenziata d'oggetti bidimensionali, riprodotti a profondità diverse. La tecnologia 2D-3D offre, inoltre, la possibilità di originare effetti multicanali e cinematismi e di registrare una sequenza di immagini che viene riprodotta ruotando l'ologramma lungo l'asse verticale. Figura 14 - Ologramma 2D/3D La difficoltà di riproduzione di questo tipo d'ologramma consiste, oltre che nel generare un disegno identico all'originale, anche nel riprodurre la stessa combinazione di colori, profondità ed effetti cinetici. • Dot-Matrix Figura 15 - Dot-Matrix Il sistema Dot-Matrix consiste in un’apparecchiatura Opto Elettronica che, collegata ad un PC, consente di ‘tracciare’ punto per punto un immagine di Computer Grafics direttamente sulla lastra di Photoresist e che, una volta sviluppata e accresciuta galvanicamente (con il Nichel), verrà usata per creare l'embossing (goffratura a caldo) degli ologrammi. La tecnica Dot-Matrix consiste nella realizzazione di una matrice di reticoli diffrattivi, delle dimensioni dell'ordine di decine di micron, registrati in successione con fasci laser focalizzati. Il controllo automatizzato delle orientazioni dei reticoli permette di ottenere svariati effetti cinetici come espansioni e contrazioni, rotazioni,sfumature. I vantaggi dell’utilizzo di tale tecnica di contraffazione sono parecchi: • Forte attrattiva visiva; • Semplicità di verifica e autenticazione; • Processo la cui duplicazione implica costi assai alti per i contraffattori; • Facilità di applicazione sui prodotti e imballaggi; • Costi relativamente bassi per il cliente; • Possibilità di aggiungere elementi di sicurezza durante i cicli di produzione: (barcode, codici numerici, demetallizzazione). L’ologramma personalizzato prodotto su laminato metallizzato è applicabile per l’identificazione di prodotti commerciali appartenenti a diversi settori: tessile e abbigliamento, merchandising e licenze, biglietteria e contrassegni, intrattenimento e software, carta moneta e carta di credito, ricambi meccanici, vini, alcolici, tabacco e prodotti di largo consumo. • Stampe di sicurezza Si basano sull’utilizzo di linee stampate ad altissima risoluzione, con la creazione di immagini o disegni molto complessi molto difficili da riprodurre e ristampare. Le tecniche più famose, una cui rappresentazione grafica è mostrata in Figura, sono: • RegisteredPrint che permette di ottenere un perfetto allineamento tra la parte anteriore e quella posteriore (proprio per questa sua interessantissima proprietà trova utilizzazione nelle banconote e in altri documenti) ; Figura 16 - Stampe di Sicurezza • GuillochePrint che combina linee altamente definite con lo scopo di creare motivi ondulatori (viene frequentemente utilizzata per l’autenticazione di passaporti, carte d’identità, banconote, etc). Per aumentare la sicurezza, è possibile anche combinare assieme più stampe Guilloche; • Artificial Moire, costituita da più pattern sovrapposti, così da creare un nuovo particolare pattern finale. • Demetallizzazione La demetallizzazione è un esclusivo processo produttivo che consente di realizzare stampati in cui possono essere presenti sullo stesso film parti metallizzate e parti trasparenti. Il processo di rimozione del substrato metallico o solo di aree parziali permette di ottenere elementi di protezione aggiuntivi o migliorie del design. Tale processo di anticontraffazione si sposa molto bene con il foil olografico goffrato, in quanto sia l’informazione olografica che la codifica interessano lo stesso mezzo, cioè lo strato d’alluminio di 1÷2 micron del foil. Nel processo di demetallizzazione per ablazione, l’uso di laser a bassa potenza permette di registrare, durante la produzione di etichette e sigilli olografici, molti tipi di codici anche complessi. Alcuni esempi di ologrammi ottenuti con questo procedimento sono rappresentati graficamente nella Figura. Figura - Demetallizzazione È largamente utilizzata nell'ottica di personalizzazioni grafiche e di packaging di alta qualità, ad esempio su banconote e documenti ufficiali (passaporto, carte plastiche, etc..); anche la banconota dell’euro sfrutta i benefici di tale tecnica. • Microtesti e microscritture Il microtesto è uno strumento tecnico di autenticazione del prodotto costituito da scritte miniaturizzate, visibili solo attraverso apparecchiature sofisticate, apposte normalmente sul documento che accompagna il prodotto o sulla confezione. Figura 18 - Microtesto Utilizzati nel packaging, nelle banconote o programmi ad alto rischio di contraffazione, i microtesti sono apparentemente dei geroglifici decorativi o parti di un disegno con delle scritte talmente piccole da poter essere osservate solamente grazie ad un opportuno ingrandimento. Le dimensioni ridotte li rendono difficilmente riproducibili e stampabili con attrezzature grafiche in grado di riprodurre fedelmente i dettagli e le matrici precise (incise anche con dei laser) e di garantire una qualità di stampa superiore alle comuni lastre per stampa offset. In fase di stampa, occorrono tecniche e inchiostri tali da evitare micro-sbavature che comprometterebbero la qualità e la leggibilità del risultato finale. • Inchiostri IR La radiazione infrarossa è associata al calore che è l’unico modo per percepire questa forma di luce invisibile all’occhio umano. Le potenzialità delle tecniche anti-contraffazione che fanno uso dell’infrarosso sono molteplici. Gli inchiostri sensibili a tale radiazione, ad esempio, rivestono un’importanza fondamentale nella disamina di documenti divenuti illeggibili ad occhio nudo, in quanto deteriorati dal tempo, dal fuoco, dall’accumulo di sporcizia, dagli agenti atmosferici, oppure che siano sospettati di essere stati contraffatti, cancellati con scolorina o con gomme abrasive e riscritte nuovamente. Tali inchiostri, pigmenti e altre sostanze, che appaiono identici ad occhio nudo, sono sensibilmente diversi in una fotografia all’infrarosso. Gli inchiostri IR esistono di due categorie: • IR trasparenti • IR opachi • Se un inchiostro trasparente all’infrarosso viene applicato sopra ad un inchiostro opaco, quest’ultimo risulta perfettamente visibile e l’immagine rappresentata apparirà solamente se il prodotto è sottoposto ad una fonte luminosa infrarossa. Questo tipo di inchiostro, ad esempio, potrebbe essere utile per nascondere un codice a barre che risulterebbe visibile solo attraverso un apposito lettore a luce infrarossa. La luce infrarossa permette anche di rilevare la contraffazione di un prodotto con inchiostri con caratteristiche simili a quelle utilizzate nella versione originale (per esempio nelle correzioni con tratti di penna), poichè è possibile, attraverso una particolare esposizione e l’utilizzo di filtri, rendere visibili le scritte sottostanti. Analogamente, le cancellazioni con mezzi meccanici si rilevano facilmente grazie alle tracce di inchiostro che restano nelle fibre della carta e che assorbono selettivamente l’infrarosso. Le gomme abrasive asportano un po’ dello strato di colla presente nella carta rendendola più porosa ed assorbente e, di conseguenza, l’inchiostro, in caso di riscrittura delle zone cancellate, viene assorbito più abbondantemente facendo rilevare spessore maggiore e bordi poco netti nei caratteri riscritti. Figura 19 - Inchiostro IR Un esempio di inchiostro di sicurezza ad infrarosso, rappresentato graficamente in Figura, è l’inchiostro anti-Stokes che contiene un componente che emette fluorescenza nell’area visibile dello spettro quando viene illuminato da luce infrarossa con una lunghezza d’onda di circa 900 nm e necessità di un’attrezzatura speciale per l’osservazione del suo effetto. • Inchiostri OVI Gli inchiostri otticamente variabili (OVI, OpticalVariableInk) si basano su pigmenti speciali composti da sottili elementi di film multistrato. Le particelle di pigmento sono microscopici dispositivi ottici selettivi delle frequenze luminose che permettono di rilevare differenti tinte, al variare dell’angolo, sfruttando fenomeni ottici sulle interfacce multiple dello speciale film sottile che è una componente del pigmento. Questi inchiostri devono il fenomeno di variabilità alla complicata struttura ed al difficile processo di produzione che assicurano il riconoscimento delle caratteristiche dell’inchiostro da parte del pubblico, anche se utilizzato su un piccolo elemento grafico. Figura 20 - Inchiostro OVI Un inchiostro tradizionale di colore simile a quello otticamente variabile stampato accanto ne esalta le caratteristiche di variabilità: cambiando angolo di osservazione, infatti, l’inchiostro variabile assumerà tinte diverse mentre l’inchiostro tradizionale, ovviamente, non cambierà. Tutti gli inchiostri otticamente variabili vanno osservati in ottime condizioni di luce, preferibilmente diurna e non possono essere fotocopiati o alterati. Sono usati direttamente sulle banconote o su etichette di sicurezza per la stampa del logo aziendale o di alcuni caratteri, vedi Figura. • Inchiostri UV Gli inchiostri ultravioletti sono inchiostri fotocromatici e luminescenti che diventano attivi quando vengono sottoposti ai raggi ultravioletti: una volta esposti cambiano colore mentre, quando la fonte viene rimossa, il colore rimane modificato per un certo intervallo di tempo prima di tornare allo stato originario. È proprio questa particolarità che lo rende utilizzabile in documenti di grande valore, come per esempio nel passaporto di alcune nazioni europee, (Figura 21). Figura 21 - Inchiostro UV Gli inchiostri UV sono costituiti generalmente da quattro componenti: monomeri, oligomeri, pigmenti (e altri adesivi) e fotoiniziatori. L’unico ingrediente ottico “attivo” è il fotoiniziatore, che reagisce alla lunghezza d’onda specifica della luce UV. Quando un fotone o radiazione UV colpisce una molecola di fotoiniziatore, innesca la reazione indurente. I seguenti due punti sono importanti quando si opera con gli inchiostri UV: • i fotoni che non colpiscono i fotoiniziatori sono sprecati; • i fotoni di lunghezze d’onda non in grado di attivare i fotoiniziatori sono sprecati. Uno dei vantaggi principali dell’impiego del sistema UV è il difficile reperimento, soprattutto per alcuni tipi di inchiostri come quelli variocromatici e polispettrali “bianchi”, che scoraggia i contraffattori dal tentativo di riprodurre qualsiasi tipo di protezione. Tra gli aspetti positivi,inoltre, vanno ricordati: • l’ottima adesione su qualsiasi supporto sia cartaceo che plastico; • la stabilità, nonché l’essiccazione immediata, in contrapposizione agli inchiostri ad acqua che richiedono frequenti aggiunte di solventi ed ammoniaca nel calamaio; • lasensibile riduzione dei tempi di avviamento e di pulizia con diminuzione degli scarti. L’uso di inchiostri e vernici UV risponde, infatti, anche ad esigenze di protezione ambientale, dato che questa tecnologia elimina l’uso di solventi considerati dannosi per l’ambiente e per la salute dei consumatori; • dal punto di vista tecnico, gli inchiostri UV sono migliori degli inchiostri a base oleosa e acquosa perché asciugano istantaneamente sul supporto cartaceo o plastico producendo una stampa nitida, senza spandimenti e aloni. Nel fashion, possono essere utilizzati filamenti trattati con tinture UV da cucire direttamente nei capi, applicandogli sulle etichette dei segni (sempre con inchiostri UV). Vista la difficoltà di ottenere una lettura veloce e precisa, tale tecnologia non viene integrata nei processi di identificazione automatica. • Inchiostro iridescente Gli inchiostri iridescenti o inchiostriperlescenti contengono pigmenti trasparenti consistenti di un sottile strato di pellicola collocato su minuscole particelle di mica (particolari minerali a sfaldatura perfetta) che interferiscono con la luce incidente creando effetti brillanti perlescenti con variazioni di colore quando cambia l'angolo di osservazione o l'illuminazione. Questi inchiostri offrono speciali possibilità per la decorazione creativa di lavori di stampa e di serigrafia e sono utilizzati, comunemente, per brochure di alta qualità, per etichette e per imballaggi. Vengono anche utilizzati nelle banconote e nei documenti d’identità, come mostrato nella Figura. Figura 22 - Inchiostro Iridescente Gli effetti ottenibili con gli inchiostri perlescenti sono molteplici e svariati e dipendono dal tipo di pigmentononchèdalle diverse separazioni di pigmentiche derivano, per esempio,dalla dimensione delle particelle dei pigmenti utilizzati: più la superficie del supporto è opaca e liscia e maggiore sarà l’effetto derivante dai pigmenti adottati. • Inchiostro fuggitivo Gli inchiostri fuggitivi, o sensibili, sono speciali inchiostridi sicurezza anticontraffazione, prodotti da fornitori qualificati certificati, che hanno la proprietà di essere cancellabili e sensibili all'acqua e a vari agenti chimici (decolorazione o alterazione del colore). Quando vengono esposti a solventi, determinate parti della stampa scompaiono o sbiadiscono; vedi Figura. Figura 23 - Inchiostro fuggitivo • Polimeri fluorescenti I polimeri fluorescenti, sono molecole composte da un elevato numero di unitàchevengono inseriti nell'inchiostro di stampa dei documenti di sicurezza. Quando un documento è sottoposto a scanner l'inchiostro reagisce alla determinata lunghezza d'onda del polimero, che viene misurata con esattezza e garantisce l'autenticità del documento. Tale tecnologia viene utilizzata nei documenti ufficiali, nelle carte di credito, negli imballaggi di plastica, etc. Figura 24 - Polimeri fluorescenti • Metodi Chimici I metodi chimici si basano sull’introduzione di un’elica di DNA o l’inserimento di microparticelle con memoria. I più utilizzati per combattere la contraffazione sono: • DNA • Codici chimici • Codifica tramite colle. • DNA Le tecnologie che si basano sul concetto di DNA possono identificare in modo univoco un prodotto, sfruttando il meccanismo di funzionamento del DNA biologico: la combinazione delle differenti basipermette di creareuna propria composizione chimica per ogni prodotto. Il DNA funziona come una chiave di criptaggio che mette in combinazione quattro elementi chimici di base e i suoi segmenti possono offrire un numero di combinazioni smisurato. La struttura a doppia elica (Figura 25) èformata da due segmenti complementari e il metodo di tracciabilità consiste nell'incorporare uno di questi due segmenti all'interno dell'oggetto da certificare, mentre l'altro servirà, successivamente, per la valutazione dell'autenticità in fase di verifica. Figura 25 - Esempi di DNA La sequenza DNA, unica e personalizzata, può, quindi, assumere diverse forme e può essere inserita miscelata con inchiostri o impasti, dispersa in vernici, liquidi, combustibili, oli, etc., stampati su una etichetta o applicati direttamente al prodotto. Per quanto riguarda i vantaggi, va sottolineato che i codici DNA sono: • totalmente sicuri e impossibili da contraffare, duplicare o rimuovere; • di rapida applicazione utilizzate in minuscole concentrazioni; • invisibili ad occhio nudo, permanenti e stabili; • sicuri, di basso impatto ambientale e atossici; • forniti in un numero illimitato di codici unici, che permettono l’identificazione inequivocabile degli elementi marcati. Questa tecnologia viene, tuttavia, utilizzata prevalentemente per prodotti caratterizzati da alto valore e bassi volumi poiché: • il DNA viene preparato su richiesta e per questo i costi di attivazione e di mantenimento risultano essere molto elevati • la decodifica non risulta né veloce né tantomeno economica (comparata agli altri metodi) dal momento che deve essere effettuata solo in un laboratorio specializzato ed appositamente attrezzato. Diverse imprese hanno sviluppato questo tipo di tecnologia anticontraffattivaed alcune di queste hanno messo a punto brevetti per identificare l’origine dei prodotti contrassegnati: TraceTag UK, CypherMark, ValiMark. • Dna trace Tag Dalla fusione della britannica CypherScience e della norvegese Chemtag AS, entrambe specializzate nelle tecnologie di marcatura visibili e invisibili, è nata la TraceTag UK che ha messo a punto e brevettato un sistema di marcatura esclusivo che permette di identificare l’origine dei prodotti contrassegnati. Il sistema TraceTag si basa sull’aggiunta di una sequenza di molecole di DNA ai singoli articoli o prodotti che può essere modificata creando un numero pressoché infinito di marcatori utilizzabili per contrassegnare in maniera univoca gli articoli. Le soluzioni che l’azienda propone vanno dai sistemi di sicurezza legali basati sulla tecnologia DNA brevettata (CypherMark) ai sistemi ottici visibili o semi-visibili di rilevamento sul campo (ValiMark), a seconda di quelle che sono le esigenze dei singoli clienti e che garantiscono un ottimo rapporto qualità-prezzo. Tra le industrie che utilizzano tale metodologia: tessile, alimentare, meccanica, petrolchimica, farmaceutica e negli Istituti di Credito. Maggiormente utilizzati per: • profumi e abbigliamento; • marcatura di bottiglie di alcolici ed etichette stampate (confezionamento); • fiscale e anti-contrabbando, tutela del marchio, tutela del profitto; • marcatura carburante (codici DNA possono essere utilizzati nei carburanti raffinati ai fini della tutela); • marcatura di proprietà (codici DNA per marcare singoli oggetti e collezioni di elevato valore con possibilità di identificare i pezzi rubati in caso di furto); • protezione di banconote (tintura con inchiostro e applicazioni smoke&dye per sportelli automatici e protezione del trasporto valori); • protezione ambientale (tutela dei nidi di volatili rari). • DNA Cyphermark Il DNA CypherMark, in Figura, è un marcatore legale totalmente sicuro, che può essere analizzato e il cui codice può essere identificato esclusivamente in un laboratorio autorizzato. Tale soluzione è realizzata progettando, producendo, applicando, reperendo ed identificando molecole di DNA unico (costituito da quattro distinti composti chimici, le cui notazioni abbreviate sono A, T, C e G) al suo interno include due sequenze ‘chiave’, la cui identità deve essere conosciuta prima che la sequenza di codice unica possa essere ‘rivelata’. Queste informazioni sono a disposizione solamente dell’azienda produttrice. Figura 26 - DNA CypherMark La tecnologia CypherMark può essere utilizzata in diversi e molteplici formati, in modo da rendere l’applicazione molto flessibile. Il DNA, infatti, può essere aggiunto ad altri componenti; nelle etichette, ad esempio, delle volte viene addizionato direttamente a uno degli inchiostri utilizzati nel processo di stampa, così da non rendere necessario modificare in alcun modo quest’ultimo. Visto che il volume fisico del DNA è molto ridotto, non viene apportata alcuna modifica alle caratteristiche dell’inchiostro o di qualsiasi altra sostanza portante. Per rilevare la presenza del DNA, il marcatore viene applicato insieme al sistema ValiMark, che ne segnalerà l’esistenza senza per questo eseguire l’analisi del DNA. • DNAValiMark Il DNA ValiMarkprevede l’uso di pigmenti fluorescenti con frequenze di eccitazione e di emissione all’interno dello spettro visibile (Figura). Figura 27 - DNA ValiMark La rilevazione dei pigmenti UV e IR non richiede particolari attrezzature di rilevazione, che possono essere acquistate liberamente in commercio, ma piuttosto dei filtri specifici per le proprietà ottiche del fluoroforoValiMark. • Codici chimici I codici chimici utilizzano una codifica per mezzo di micro-cristalli, micro-particelle o nano particelle, con memoria o con effetti codificati, e includono caratteristiche invisibili di sicurezza da autenticare solamente per mezzo di sofisticati strumenti di lettura o con analisi di laboratorio. La decodifica si ottiene attraverso l'uso di campioni di più cristalli che vengono paragonati con un campione inserito in apposita cultura di riferimento. L'informazione è letta mediante una tecnica di amplificazione grazie all'uso di un database computerizzato. Tali codici sono personalizzati con differenti codici colori, specifici per ogni cliente, che vengono mescolati tra loro in maniera tale da garantire un’identificazione univoca durante la loro applicazione al singolo prodotto. Vantaggi di questa tecnologia: • misura delle particelle con un diametro tra i 16 e i 19 micron fa sì che questi siano invisibili ad occhio nudo; • micro-particelle possono essere incorporate all'interno di qualsiasi superficie; • tecnica più rapida e più semplice che utilizza il deposito dei microcristalli tramite aerosol è in fase di studio. I codici chimici vengono utilizzati sul cartone e sulla carta a spessore. • Codifica tramite colle L’utilizzo delle colle come strumento di anticontraffazione viene dal fatto che il processo di identificazione fa riferimento a un fenomeno fisico complesso e incontrollabile che esclude qualsiasi forma di falsificazione e copiatura. Quando la colla si indurisce crea delle bolle con forme e dimensioni casuali: qualsiasi configurazione si viene a creare è unica, come lo è un'impronta digitale. Questa particolare carta d'identità può essere inserita in ogni tipo di supporto, prendendone un piccolo pezzo di dimensioni tra 1 e 10 mm. Al suo interno ci sono migliaia di minuscole bolle distribuite tridimensionalmente in maniera del tutto casuale, rappresentanti la firma dell'oggetto; la probabilità di produrre due carte identiche è, quindi, pari a una su diversi miliardi. La lettura, sia bidimensionale che tridimensionale, di queste firme e il confronto con quelle registrate nel database può avvenire solamente con un determinato strumento. L'origine del prodotto e la sua provenienza possono essere verificate da un rivenditore in ogni momento o anche durante un'ispezione doganale. Vantaggi: • Esclusione di qualsiasi forma di copiatura o falsificazione; • ottima identificazione e monitoraggio del prodotto durante la sua tracciatura. • Metodi Meccanici Esistono cinque tipologie di metodologie meccaniche: • Tecnica Laser di Incisione • Etichette termoretraibili • Tappi di Riempimento • Pellicole di sicurezza • Sigilli di sicurezza • Tecnica Laser di Incisione Questo tipo di protezione contro la contraffazione si realizza incidendo qualsiasi tipo di supporto o di forma mediante il laser. Tale tecnologia può marcare indelebilmente svariate tipologie di materiali e di oggetti o creare forme e scritte con differenti materiali ed è un processo che, tramite il rilascio di energia localizzata su un materiale, ne altera la superficie in modo permanente. Tale energia è trasportata mediante laser, un raggio di luce coerente ad alta intensità. L'incisione permette microscritture su diverse tipologie di materiali, garantendo la massima qualità a livello di anticontraffazione. Sui metalli trattati galvanicamente crea degli effetti di colore che impreziosiscono ed aumentano l'eleganza degli oggetti trattati. Inoltre, l'applicazione laser ha caratteristiche difficilmente imitabili da altre tecniche di stampa. L'eccezionale versatilità dei macchinari di nuova generazione permette anche, su alcuni tipi di plastiche, l'incisione a viraggio colore:la plastica viene sollecitata molecolarmente cambiando colore solo dove passa il laser, in modo indelebile e ad elevato impatto visivo. Esempi di rappresentazioni grafiche di tecniche di incisione radar su differenti materiali sono riportati in Figura 28. Figura 28 - Tecnica Laser di Incisione Le tecniche radar più utilizzate sono i codici stampati a laser e la LSA (Laser SurfaceAnalysis). I codici stampati a laser sono delle immagini o dei marchi che vengono affiancati al codice a barre o a quelli Dot-Matrix per garantire un livello di sicurezza più elevato, facilitando la verifica della presenza del marchio da partedel consumatore. La velocità di marchiatura dipende dal tipo di materiale su cui si va ad incidere e dalla quantità di informazioni da scrivere. Tali codici possono essere incisi su materie plastiche, bottiglie, bicchieri, fiale e carta stampata che, una volta codificati, possono essere tracciati, monitorati e verificati nell’autenticità grazie ad un sistema di backend interfacciato ad internet. LaLaserSurfaceAnalysis si basa su un processo di scansione radar che permette di analizzare l’oggetto a livello microscopico creandone un’impronta digitale, visto che ognuno è caratterizzato univocamente da imperfezioni superficiali impercettibili. Tale processo utilizza l’analisi del‘campospeckle’, che appare sulla superficie colpita dal laser a causa dell’elevato grado di coerenza della luce emessa. Il campo speckle è il risultato di fenomeni di interferenza costruttiva e distruttiva della luce diffusa dalla superficie illuminata. Possibili applicazioni di tale tecnologia vanno dall’autenticazione di oggetti fatti in carta, metallo o plastica a quella di prodotti con strati trasparenti (vedi cellophane). Questa tecnologia è ampiamente diffusa e offre alcuni vantaggi, rispetto ad altre tecniche tradizionali: • versatilità; • inalterabilità del risultato; • elevata definizione della marcatura laser; • assenza di contatto tra utensile e pezzo; • efficienza; • facilità di inserimento in linea; • elevata velocità e ripetibilità di processo; • flessibilità; • contenimento dei costi di esercizio. La tecnica laser possiede caratteristiche che la rendonoparticolarmente adatta all’applicazione in campo industriale, tra queste: rintracciabilità, certificazione, anticontraffazione, personalizzazione, decorazione e lavorazioni compiute. • Etichette termoretraibili Questa tecnica permette di ottenere un ‘certificato d’origine’ e la protezione dalla contraffazione per i prodotti ad alto valore; è spesso associata con altre tecnologie (come gli ologrammi). L’etichetta, o sleeve, è un tubolare termoretraibile in materiale plastico (PET, PVC o OPS), una soluzione moderna ed innovativa che permette di rivestirel’intera superficie di un prodotto, modellandosi su di esso (Figura). La pellicola plastica può essere stampata, tubolata e posizionata sul prodotto automaticamente o manualmente, sottoposta a calore nel passaggio in forni ad aria calda, a vapore o ad infrarossi e, successivamente, rivestire completamente il contenitore del prodotto, termoretraendosi sullo stesso come una seconda pelle. L’etichetta termoretraibile è, oggi, la più avanzata forma di packaging evolutivo rispetto alla classica etichettatura e consente di dare notevoli vantaggi nella funzione di ‘tamperevidence’ (cioè protezione dalle effrazioni al prodotto prima dell'acquisto), oltre a dare un'immagine grafica ‘total-body’ sul contenitore; sarebbe tecnicamente ed economicamente difficile arrivare allo stesso risultato con sistemi tradizionali. Figura 29 - Etichetta termoretraibile Questo prodotto ha una forte resistenza alla luce e all’acqua,in quanto stampato all’interno e quindi non direttamente esposto all’usura derivante dallo stoccaggio e dalla movimentazione dei prodotti. I materiali utilizzati cambiano secondo il tipo di utilizzo e del risultato che si vuole ottenere: • ilPVC è un buon compromesso tra economicità e risultato di stampa; • il PET consente di soddisfare le esigenze di rispetto dell’ambiente; • l’OPS è un materiale innovativo che unisce i vantaggi dei precedenti. Lo sleeve si propone anche come forma di sicurezza poiché può essere usato anche come sigillo di garanzia del tappo del contenitore, garantendo così l’inviolabilità del prodotto. L’etichetta termoretraibile è attualmente considerata una delle migliori tecniche di personalizzazione e comunicazione, per diverse ragioni: • il materiale è resistente, non si riga e non si strappa facilmente; • rende possibile comunicare attraverso tutta la superficie del prodotto. I brillanti colori che si ottengono con la rotocalcografia attirano immediatamente l’attenzione dei consumatori; • crea risparmio, anche notevole, grazie alla possibilità di rivestire contenitori già personalizzati in precedenza e giacenti inutilizzati in magazzino. Campi d’applicazione: cosmetici, alcolici, alimentari, farmaceutici,latticini e derivati, soft drinks e multipack. • Tappo Antiriempimento La tecnologia utilizzata nel tappo antiriempimento (in Figura 29) consiste in una serie di palline di vetro inserite nel collo diuna bottiglia che permette al liquido di uscire ma impedisce il successivo riempimento. Figura 30 - Tappo di Riempimento Tale sistema trova la sua più grande applicazione nel settore vitivinicolo ed ha come unico scopo quello di evitare la contraffazione dei vini e dei liquori; durante le operazioni di riciclo delle bottiglie vuote, infatti, queste possono essere riempite con imitazioni del prodotto pregiato piuttosto che con quello originale. • Pellicola di sicurezza La pellicola di sicurezza è una pellicola plastica applicata alla pagina dei dati anagrafici mediante pressione (pellicola fissata a freddo) e/o calore (pellicola fissata a caldo) per proteggere i dati dall'alterazione. Insieme ad essa possono essere incorporati specifici elementi di sicurezza normalmente non disponibili sul mercato. I trattamenti più utilizzati per rendere ancora più sicura tale pellicola sono: • Sovrastampa su pellicola di sicurezza • Goffratura della pellicola di sicurezza • Pellicola di sicurezza integrata mediante rilegatura. La sovrastampa consiste di elementi di sicurezza solitamente impressi sul retro (lato interno) della pellicola o tra lo strato di adesivo e la pellicola, in modo da essere protetti dall’usura e dalle manomissioni. Vengono di norma impresse mediante serigrafia, rotocalcografia o stampa flessografica. Figura 31 - Sovrastampa su Pellicola di Sicurezza La goffratura consiste di elementi della pellicola di sicurezza percettibili al tatto, come motivi complessi di linee sottili o microstampe. Figura 32 - Goffratura della Pellicola di Sicurezza La pellicola di sicurezza integrata mediante rilegatura protegge, in molti passaporti, la fotografia del titolare e i dati anagrafici. Al fine di prevenire manipolazioni, infatti, la pellicola è integrata nel libretto del passaporto mediante rilegatura; in tal modo rimane una striscia di pellicola che forma un piccolo margine sulla pagina adiacente, verso il retro del documento. Figura 33 - Pellicola di Sicurezza Integrata Mediante Rilegatura La pellicola iridescente ha un effetto brillante perlescente, con variazioni di colori quando cambia l’angolo di osservazione o l’illuminazione, mentre la pellicola retroriflettente è una pellicola che viene resa visibile mediante un apposito visore che utilizza una luce coassiale. • Sigilli di sicurezza Si definisce sigillo un qualsiasi strumento che garantisca l'integrità del contenuto di un involucro e cerchi di combatterne la manomissione o contraffazione rendendo facilmente verificabile un’eventuale manomissione. Le caratteristiche di un sigillo sono: • Identità • Non duplicabilità • Affidabilità Possono essere realizzati in materiali metallici o in plastica a seconda del campo di applicazione. Una possibile classificazione in base alla conformazione, suddivide i sigilli nelle seguenti tipologie: • a barra: consta di due barre metalliche parallele, bloccabili da un lato e fissate insieme dall’atro, che agiscono intorno alle barre centrali della porta del container. Si applica su rimorchi o container, in tutti quei casi ove c’è bisogno di un elevato grado di sicurezza. Per essere rimossohabisogno dell’utilizzo di una smerigliatrice angolare, non si può rimuovere neanche con un tagliabulloni, una sega od altri tipi d’utensili.I sigilli a barriera rappresentano un ottimo sistema di sicurezza. Figura 34 - Sigillo a Barra (http://www.leghornseals.com/IMAGESnew/security_seals_introduction_clip_image002.jpg) • a chiodo: si compone di due parti, un perno ed un bullone che svolge la funzione di chiusura. Il rivestimento esterno può contenere un numero identificativo univoco e un codice a barre in modo da consentire l’identificazione della merce trasportata. E’ realizzato in leghe metalliche resistenti ma che allo stesso tempo permettono l’individuazione di un’eventuale manomissione o apertura non autorizzata. E’ impiegato nei container, nei veicoli da trasporto e nei magazzini. Figura 35 - Sigillo a Chiodo (http://www.ratioform.it/static/content/catalog/director/live//ratioform_pack/catalogItem/282622/catalog_item_ima ge_ha_0_zoom.jpg?version=12) • a filo: è costituito da un filo o cavetto e da un meccanismo di bloccaggio. Il sigillo, che può essere in materiale plastico o metallico, contiene un codiceunivoco e/o un codice a barre identificativo. Alcuni modelli sono realizzati in materiale traslucido che permette di verificare l’integrità del meccanismo interno e quindi di individuare un’eventuale manomissione. Sono utilizzati su contatori, valvole, targhe dei veicoli. Figura 36 - Sigillo a Filo (http://www.securityseal.com/imagessigilli/twistseal.jpg) In base alla tecnologia utilizzata per l’identificazione, i sigilli possono essere: • numerati • non numerati • con codice a barre • elettronici o smartseals • Altri metodi • Banda magnetica Sottile striscia di materiale magnetico apposta su una carta di plastica e usata per la registrazione di dati. Le bande magnetiche possono essere realizzate in materiale termoplastico (ABS) o in polietilene (PETP), per aumentare la flessibilità; questa tipologia è utilizzata maggiormente in Giappone. Il problema principale risiede nell'elevato rischio di cancellazione o corruzione dei dati a causa del sottile strato di materiale magnetizzabile, ma questo problema è stato arginato con l'introduzione delle carte HiCo. Per avere un buon livello di sicurezza si possono applicare le seguenti tecnologie: • watermarktape: una sottile banda magnetica è applicata nella parte alta della carta dove viene inciso un codice di sicurezza univoco per ogni carta;tale codice è altresì contenuto nella banda magnetica. La validazione avviene controllando che il codice del watermark e quello della banda magnetica corrispondano. • holomagnetics: si applica un ologramma leggibile dalla macchina; • cordsignature: le più piccole variazioni nella qualità della registrazione o della lunghezza di ciascun bit sono misurati da particolari lettori. Per aumentare la sicurezza e impedire falsificazioni vengono applicati ologrammi, microstampe e scritture in inchiostro sensibile ai raggi ultravioletti. • Banda Ottica La banda ottica è un dispositivo di memoria a lettura laser con una capacità di memorizzazione relativamente elevata (fino a 4 MB). Può contenere molteplici file di dati ed immagini ad alta risoluzione. Tale banda rappresenta l'elemento centrale della sicurezza per il seguente motivo: la caratteristica di base della scrittura WORM (Write Once ReadMany) non permette alterazioni, realizzate mediante la cancellazione di dati e la loro sostituzione con altri. Infatti, le informazioni memorizzate non sono cancellabili e riscrivibili. Eventuali aggiornamenti consistono esclusivamente in aggiunte, proprio come avviene per un normale CD-ROM. Figura 37 - Banda Ottica Nella banda ottica possono essere inclusi anche elementi visivi, come microimmagini, motivi di sicurezza e OVD (elementi otticamente variabili), per una rapida verifica di autenticità. • Colori metamerici I colori metamerici sono coppie di colori, chimicamente diversi ma apparentemente uguali se esposti ad una determinata luce, che mostrano notevoli contrasti di colore se esposti ad una luce diversa o se osservati attraverso un filtro, normalmente di colore rosso. Figura 38 - Colori Metamerici I sistemi di riproduzione in quadricromia (stampa offset, fotocopiatrici a colori, stampa a getto d'inchiostro, etc.) non sono in grado di riprodurre gli effetti metamerici; quando non danno luogo a riproduzioni identiche in quadricromia (con perdita totale dell'effetto metamerico), i colori metamerici (che appaiono simili sotto luce normale) sono riprodotti in due colori diversi, il che rivela che si tratta di una riproduzione. • DNA digitale Ad ogni articolo viene abbinato un codice sotto forma di una stringa numerica, univoca e non sequenziale, una sorta di identità virtuale. Il DNA digitale, è un codice alfanumerico composto da 12 cifre, creato attraverso una serie di algoritmi proprietari e segreti (sviluppati e testati da un team di matematici e statistici) e impresso su un tag o su un codice a barre, per certificare l’autenticità del prodotto. Tale codice contiene un ampio numero di informazioni relative al prodotto, che ne identificano ad esempio i componenti, il luogo e la data di produzione, i mercati di destinazione e così via, rendendolo unico e originale, proprio come il DNA identifica ciascun essere vivente. Il consumatore che compra il prodotto così marchiato può verificarne immediatamente l'autenticità, inviando un Sms con il codice, con una telefonata o una video chiamata oppure attraverso Internet, grazie a una piattaforma tecnologica che integra tutti questi sistemi di comunicazione con una banca dati centralizzata. Ogni azienda può scegliere quante e che tipo di informazioni inserire, così come quale tecnologia usare per marcare i prodotti. Il codice può essere, infatti, applicato all'articolo con una comune etichetta di qualsiasi materiale e forma, attraverso il codice a barre oppure combinando altre tecnologie anticontraffazione, come ad esempio un bollino olografico o un TagRFId; etichetta normale o tagRFId non cambia nulla, così come non cambia se il certificato è visibile sul prodotto o nascosto. Rispetto ad altre tecniche di protezione, il DNA digitale può essere usato, oltre che come sistema anticontraffazione, anche come strumento di ‘business intelligence’ (può interfacciarsi con le soluzioni in commercio compresi i gestionali), ma soprattutto è utile alle aziende per monitorare gli spostamenti delle merci sui canali di vendita e combattere il mercato parallelo fiorente in settori come il farmaceutico, quello degli alcolici e del fashion. • Fibre Le fibre possono essere di tre tipi e ad ognuno di essi corrisponde un differente grado di sicurezza: • Fibre fluorescenti • Fibre colorate • Fibre sintetiche. Le fibre fluorescenti hanno proprietà fluorescenti, visibili ai raggi UV, che vengono mescolate nella pasta di carta durante il processo di produzione della carta per servire da elemento di sicurezza. Possono essere visibili o invisibili alla luce normale. Figura 39 - Fibre Fluorescenti Le fibre colorate sono fibre di sicurezza di vari colori che vengono mescolate nella pasta di carta durante il processo di produzione, in modo da essere integrate nella carta a diverse profondità ed in modo casuale. Il colore fa risaltare chiaramente le fibre sulla carta e sono facilmente visibili ad occhio nudo. Non vanno assolutamente confuse con le fibre sintetiche. Figura 40 - Fibre Colorate Le fibre sintetiche sono la componente principale di alcune carte speciali, rendono la carta molto durevole e resistente (per esempio la vecchia patente tedesca pieghevole, di colore rosa). Da non confondere con le fibre colorate, che non incidono sulle proprietà meccaniche della carta. Figura 41 - Fibre Sintetiche • Filigrana La filigrana è un’immagine, un testo o un motivo e viene incorporato durante il processo di produzione della carta, attraverso una deposizione differenziata delle fibre; comporta, quindi, uno spessore variabile della carta. Può essere osservata con luce trasmessa e, laddove la carta è più sottile, la luce è più intensa e l'immagine più chiara, mentre, dove la carta è più spessa, l'immagine è più scura. La filigrana non dovrebbe essere visibile ai raggi UV. Figura 42 - Filigrana Si distinguono vari tipi di filigrana: • Filigrana monotonale (lineare), che può essere chiara o scura • Filigrana bitonale, anch’essa chiara o scura • Filigrana multitonale, denominata anche filigrana in bassorilievo. Oggi è utilizzata per aumentare il pregio della carta ed anche come sistema di anticontraffazione nelle carte di sicurezza (banconote, carte valori, etc.). Una delle ultime scoperte in questo campo, che si affianca alla classica filigrana naturale, è la filigrana chimica o sintetica: un processo chimico ad altissima precisione che senza alterare le proprietà organolettiche della carta, è in grado di lavorare ad elevata profondità e • Fili Ne esistono di differenti tipologie, una delle quali è denominata filo, utilizzato per tenere insieme le pagine di un libretto. Reagisce in uno o più colori se esposto ai raggi UV. Figura 43 - Filo di Cucitura Fluorescente Il filo di sicurezza è una striscia sottile, di materiale plastico, metallico o di altro tipo, integrato nel supporto durante il processo di fabbricazione quale elemento di sicurezza aggiuntivo. Esistono molti tipi di fili di sicurezza: • strisce in laminato polimerico; • metallizzate; • colorate; • con microstampa a fili estremamente complessi con proprietà di lettura ottica. Figura 44 - Filo di Sicurezza con Microstampa Può essere completamente incorporato nel supporto o essere applicato parzialmente sopra il supporto stesso con effetto finestra; per questo motivo, è talvolta denominato filo finestrato. Il filo di sicurezza fluorescente è una sottile striscia di materiale plastico, metallico o di altro tipo, integrata o parzialmente integrata nel supporto durante il processo di produzione della carta. Se esposto ai raggi UV emette fluorescenza; tale reazione può essere anche policroma. Figura 45 – Filo di Sicurezza Fluorescente • “Glifo” Questa categoria comprende tutte quelle tecnologie che utilizzano: • i“glifi”, minuscole linee trasversali orientate di 45° utilizzate per la codifica dei dati binari; • la steganografia (scrittura nascosta),un insieme di metodologie e tecniche che esprime l’arte di nascondere un messaggio segreto all'interno di un'altro messaggio (pubblico) di diversa natura, con l’obiettivo di proteggerne il contenuto. • Le sottocategorie di glifo al momento più conosciute sono: • Dataglyph • Cryptoglyph • Stenocode • • Dataglyph Dataglyph è una codifica registrata di proprietà di PARC Incorporated(Palo Alto Research Center è il laboratorio di ricerca della Xerox), un metodo robusto utilizzato per incorporare dati digitaliin documenti stampati. La sua versatilità permette di sfruttarlo su una varietà di supporti di comunicazione cartacea. Figura 46 - Dataglyph Tale strumento è caratterizzato da un’alta resistenza all’errore e da una flessibilità grafica nella forma e nelle dimensioni che lo rende facilmente adattabile anche a superfici curve e capace di contenere una densità crescente di dati. Un timbro Dataglyph stampato appare come un’area grigia; poiché il contenuto informativo è legato all’inclinazione dei glifi e non al loro colore o intensità, è possibile utilizzare i glifi anche per creare un’immagine sul foglio stampato, come ad esempio un logo, oppure stampare il timbro come “sfondo” al documento cartaceo (effetto filigrana). • Cryptoglyph Il nome Cryptoglyph deriva dalla fusione di Crypto (criptazione) e glyph (contrassegno/marchio) ed è, infatti, un sistema in grado di creare un contrassegno invisibile, che si maschera nelle imperfezioni del materiale stampato utilizzando inchiostri standard e processi di stampa comuni (offset, flexo, laser, inkjet, etc). Tale codifica è di proprietà di AlpVision. A differenza dei prodotti anticontraffazione classici, che richiedono in fase di produzione l’utilizzo di elementi aggiuntivi e costosi (inchiostri, etichette speciali oppure ologrammi), Cryptoglyph viene stampato con gli inchiostri più comuni durante i processi standard di lavorazione e realizzazione del packaging. Questo processo aiuta a combattere la contraffazione attraversol’incorporazione di una firma invisibile e non replicabile in una parte dell’oggetto o su un'etichetta di confezionamento. Ciò viene fatto direttamente in fase di prestampa, in modo tale da non richiedere alcuna modifica del design e rivelandosi particolarmente vantaggioso su elevati volumi di produzione Il processo di Cryptoglyph si forma utilizzando una grande quantità di punti molto piccoli (circa 20-30 μm), invisibili a occhio nudo e, soprattutto, impossibili da leggere con apparecchiature magnetiche in quanto nascosti dalle imperfezioni del materiale stampato (grande novità della tecnologia). Questi ‘punti’ hanno delle performance sorprendenti: contengono informazioni racchiuse in chip da 128 bit e vengono stampati sull’intera superficie di packaging primari e secondari oppure sugli opuscoli e foglietti illustrativi posti all’interno della confezione. Il software di lettura delle informazioni si basa su sistemi di rilevazione avanzati e sofisticati, che possono però essere integrati ai supporti più svariati, da scanner flatbed standard a cellulari dotati di videocamera digitale. La rilevazione delle informazioni può avvenire sia in maniera direttache attraverso connessione remota sfruttando l’immagine digitale del packaging e inviando i dati a un sistema di processo. Un’altra qualità importante è la possibilità diessere utilizzato per effettuare operazioni di tracking e tracciabilità di interi lotti di prodottopoichè contiene informazioni cifrate. • Stenocode Gli stenocode sono dei codici che consentono di codificare un messaggio all’interno di un elemento grafico, come un logo o un simbolo. L’immagine originale viene modificata attraverso l’inserimento e la ripetizione di elementi grafici di base che non alterano la forma e i colori di partenza, e sono decodificabili solo attraverso la fotocamera di uno smartphone. Tale tecnologia agevola la tracciabilità del singolo oggetto utilizzabile per fini logistici e per sviluppare servizi rivolti al cliente ad alto valore aggiunto. • Piastrine Le piastrine sono piccoli dischi colorati incorporati (o sparsi) nella carta durante la fabbricazione. Sono incorporate in modo simile alle fibre colorate, possono essere anche metalliche o trasparenti, reagire ai raggi UV oppure essere costituite di una sostanza iridescente che comporta variazioni di colore. Figura 47 - Piastrine Fluorescenti Le piastrine fluorescenti hanno proprietà visibili ai raggi UV che vengono mescolate nella pasta di carta durante il processo di produzione della carta, per servire da elemento di sicurezza. • Watermark digitale Inclusione di informazioni all’interno di un file con lo scopo di attestarne l’originalità e la provenienza. Può essere visibile se di facile individuazione, latente se nascosto. E’ utilizzato per dimostrare l’originalità di un documento o di un file, evitare la distribuzione di copie non autorizzate e garantirne i diritti d’autore. Figura 48 – WatermarkDigitale
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