Wolfgang Laib (Metzigen, D, 1950). La sua ricerca ed il suo lavoro con materie della natura (riso, latte, marmo, cera d’api, polline) esprimono un orientamento minimalista e grande spiritualità. Nel 1979 espone alla galleria Sperone di New York tre Milkstones e un’icona, in polline, della bellezza universale accessibile solo partecipando all’azione della natura. Il 1982 segna l’anno del lancio internazionale con l’invito a Documenta ed alla Biennale di Venezia. Dal 1985 nasce un lungo sodalizio con Harald Szeemann. Nel 1992 prende avvio il progetto di una stanza in cera ricavata nella roccia per ricreare le suggestioni dei riti funerari egiziani sul ciclo della morte e della rinascita, realizzato poi, nel 2000, nei Pirenei. Molte le retrospettive, a Parigi, a Seattle, Dallas, Düsseldorf, Hannover e, dal 2003, anche nel teatro asiatico. Nel 2013 espone al MOMA un grande tappeto in polline. Comune di Ravenna Wolfgang Laib (Metzigen, D, 1950). His artistic research and his work with natural materials (rice, milk, marble, beeswax and pollen) are the expression of both a minimalist approach and a deep spirituality. In 1979, three Milkstones and a pollen icon of universal beauty - accessible only to those taking part in the action of nature - were exhibited at the Sperone Gallery in New York. The invitation to Documenta and the Venice Biennale marked his international launching in 1982. In 1985 began his long-term fellowship with Harald Szeemann. In 1992 he started the project of a wax room carved into the rock to recreate the charm of Egyptian funeral rites on the cycle of death and rebirth, later realized in the Pyrenees in 2000. Laib’s retrospective exhibitions have been held in Paris, Seattle, Dallas, Düsseldorf, Hannover and since 2003 even in Asian countries. In 2013 his big pollen carpet installation was displayed at MOMA. Archidiocesi di Ravenna e Cervia Si ringrazia per la sponsorizzazione tecnica Contemporanea Tecnologie Coordinate srl Thanks to our technical sponsor Contemporanea Tecnologie Coordinate srl 4 OTT. > 23 NOV. 2014 BASILICA DI S. APOLLINARE IN CLASSE Ravenna • ph. G. Banchelli ©2014 WOLFGANG LAIB WOLFGANG LAIB at SANT’APOLLINARE IN CLASSE WOLFGANG LAIB at SANT’APOLLINARE IN CLASSE L’installazione di Wolfgang Laib nella basilica di Classe nasce da un dialogo: il fuoco visivo della grande piramide in lastre di cera corre verso l’abside e la figura di Apollinare, con la sua veste dorata intessuta con 207 api. Api e cera: due simboli che collegano epoche tra loro molto lontane, trattenendo in sé il mistero di un messaggio mai del tutto svelato nelle sue sfaccettature. L’ape è segno visivo di eloquenza, è emblema di laboriosità e forza, protagonista di molte agiografie: depone miele direttamente in bocca ai santi, che lo ridistribuiscono con la dolcezza delle loro predicazioni. È dispensatrice di prodotti preziosi come la cera, materia prima di molte delle produzioni di Laib insieme al polline, al latte e alla pietra. Un’attività, quella di Laib, che si caratterizza anch’essa per laboriosità e attenzione alla natura, a certi suoi delicati e fragili elementi che ne caratterizzano la bellezza e ci parlano di tempo e costante rigenerazione. La grande piramide traccia con la sua verticalità un’idea d’infinito e di ascensione verso il mosaico absidale, dominando dolcemente lo spazio basilicale e imponendosi con la delicata materialità della sua cera, insieme caduca e atemporale. Wolfgang Laib’s installation inside the Basilica of Sant’Apollinare in Classe originates in the dialogue between the blazing shape of the big pyramid of wax slabs and the figure of Apollinaris in the apse, wearing a golden robe adorned with 207 woven bees. Bees and wax - two symbols that connect distant ages and hold the mystery of a complex message that is never fully revealed. The bee is the visual sign of eloquence and also a symbol of strength and industriousness. It is the protagonist of numerous hagiographies: it lays honey in the mouth of the saints who spread it through the sweetness of their preaching. Bees dispense valuable products such as wax, a raw material often employed by the artist in his works along with pollen, milk and stone. Laib’s activity is distinguished by the same industriousness and focus on nature and the delicate and frail elements of its beauty, reminding us of time and constant regeneration. The verticality of the big pyramid hints at the idea of infinity and ascent to the mosaics of the apse. It delicately dominates the space of the basilica and rises above it by means of the frail wax material, both fleeting and timeless.
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