1914-2014 - Quotidiano.net

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10 CAMPIONATO GIORNALISMO
MARTEDÌ 8 APRILE 2014
SCUOLA MEDIA
Giovanni XXIII
TERRANUOVA
TERRANUOVA
Cento anni dalla Grande Guerra
Il primo conflitto mondiale riletto nei suoi risvolti più tragici e emotivi
GRANDE GUERRA
Dal fronte
un reportage
sconvolgente
GIUSEPPE Capacci, autore del «Diario di guerra»,
era figlio di due contadini
mezzadri. Era nato a Monterchi nel 1895. Passò l’infanzia e la giovinezza a Palazzo del Pero, in località
Rubbiano dove vivevano allora in tutto tre famiglie di
coloni, tra cui quella di Maria Cardeti che nel 1917 divenne sua moglie.
Una volta congedato dalla
guerra, Capacci rimase a Palazzo del Pero, lavorando come boscaiolo e contadino;
nel 1964 si trasferì alla Traiana di Terranuova Bracciolini e successivamente proprio a Terranuova dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1974.
Un contadino-soldato il
quale, nonostante avesse
un’ istruzione limitata ai
primi tre anni della scuola
elementare, è riuscito a lasciarci una narrazione che
non scade mai a semplice
elencazione dei fatti, ma ha
una dignità e uno spessore
che va al di là di una pura e
semplice cronaca personale.
LA TESTIMONIANZA è
attualmente oggetto di lezioni saggio rivolte a noi alunni delle classi terze che, coordinati dall’esperto Michelini Lorenzo e dai nostri insegnanti, saremo impegnati
nel mese di maggio in alcuni interventi di lettura di
brani scelti. Nell’occasione
sarà presentata la nuova edizione del «Diario», le cui
vecchie copie sono purtroppo attualmente esaurite.
Un’iniziativa per ricordare
il centenario della Prima
Guerra Mondiale e per far
sì che la memoria e le buone pratiche educative-didattiche non cadano nell’oblio.
914-2014: è passato un secolo dall’inzio della Prima
Guerra Mondiale, un evento
senza precedenti che ha segnato
un vero e proprio spartiacque nella storia. Abbiamo letto e analizzato il conflitto nei libri di scuola,
poi ci siamo chiesti che cosa ha
rappresentato per noi giovani:
«morte, distruzione, odio profondo» sono le parole che la maggior
parte della classe ha usato per definirlo. Ed è da qui che abbiamo
poi approfondito lo studio, esaminando la Grande Guerra, non solo attraverso la successione di date e di battaglie, ma soprattutto a
partire da tre concetti chiave:
«Lutto, violenza, esperienza individuale e collettiva». Furono più
di 15 milioni i caduti, vittime di
una violenza senza eguali: mai come allora l’obiettivo dei soldati
era stato quello di annientare il nemico.
A tale scopo furono utilizzate nuove armi come carri armati e gas
asfissianti; altre, già esistenti, quali mitragliatrici, sottomarini, proiettili esplosivi, furono perfezionate. Per renderci conto di quanto i
combattimenti corpo a corpo fossero animati da crudeltà basti pensare all’uso delle mazze ferrate,
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ROVINE
DI GUERRA Un
disegno di Vittoria
Gaccione e Edy
Viticchi
uno strumento arcaico, ma molto
efficace tra le trincee, laddove lo
scopo era finire l’avversario.
FU APPUNTO quando si trasformò in guerra di posizione che
divenne un «micidiale conflitto
di logoramento» e come tale incise per sempre nella psicologia dei
soldati.
LA TRINCEA fu un’esperienza
individuale, vale a dire vissuta singolarmente da ogni combattente
che rischiava la propria vita e che
sentiva di portare con sé qualcosa
che lo avrebbe contrapposto per
sempre a chi tale situazione non
l’aveva provata. Ma fu anche
un’esperienza collettiva che contribuì a creare un forte legame fra
i soldati sottoposti allo stesso brutale destino. Una conferma di
quanto appena esposto la ritroviamo in un prezioso documento
che abbiamo riscoperto insieme
ai nostri insegnanti: «Il diario di
guerra di un contadino» terranuovese, Giuseppe Capacci, un nostro compaesano, uno dei tanti
che fu mandato a combattere una
guerra che non aveva voluto.
Indimenticabile la descrizione
della prima notte in trincea, nello
sfondo bianco, allucinante della
neve: «Mentre noi si entrava in
trincea gli altri facevano ritorno:
a vederli facevano pietà, avevano
la neve congelata nel cappotto, tutti sporchi e trementi dal gran freddo. Noi pure eravamo già condotti male; guardando alla trincea e
al brutto tenpo ci veniva il brivido più che mai, ci pareva irresistibile dovendoci la notte passare e
il seguente giorno; ci si guardava
fra noi intuntiti».
Più avanti racconta l’arrivo di un
nemico, un ragazzo come lui, al
quale non aveva il coraggio di sparare: «Teneva un fazzoletto in alto con tutte due le mani, veniva di
corsa, a bocca aperta. Che li volevi
fare? Il mio cuore non me lo permetteva di spararli».
GRANDE GUERRA DANTE PRIORE RACCONTA COME HA SCOPERTO IL DIARIO INEDITO DI GIUSEPPE CAPACCI
La trincea raccontata dal soldato-contadino
GRAZIE AD UN alunno dei primi anni Ottanta,
parente di Giuseppe Capacci, fu possibile rendere
di patrimonio comune una delle numerose scoperte effettuate nel corso di un lavoro didattico di ricerca con gli alunni del «Tempo prolungato» della
scuola media statale di Terranuova che veniva allora sperimentato. Fu così che nel 1982 venne pubblicato il «Diario» a cura del professor Dante Priore. A lui abbiamo rivolto alcune domande.
Come si presentava il documento?
«Il Diario di Giuseppe Capacci è composto di 241
pagine manoscritte, distribuite in sette quaderni,
relativi al periodo compreso tra il gennaio 1915 e il
dicembre 1916: in essi egli ricorda il servizio di leva prestato a Milano e la successiva esperienza di
guerra, prima sul fronte del Tonale, quindi dalle
parti di Gorizia».
IL DIARIO La copertina del
volume di Giuseppe Capacci
Perché ha deciso di pubblicarlo?
«Questo diario conserva, a mio parere, tutta la fre-
schezza, l’immediatezza, la libertà proprie della
espressività di tradizione orale; ci offre un racconto diretto, articolato e preciso di come il primo conflitto mondiale fu vissuto da centinaia di migliaia
di soldati-contadini, strappati alle loro famiglie, al
loro lavoro e mandati a combattere in nome di motivazioni assolutamente estranee al loro orizzonte
culturale. Non credo di esagerare affermando che
merita un posto di particolare rilievo nel contesto
delle testimonianze che possediamo sulla Prima
Guerra Mondiale».
In che modo consiglia a noi giovani di studiare la storia affinché possiamo comprenderla
meglio?
«La storia va studiata soprattutto attraverso le fonti e i documenti ma contano anche le emozioni, i
ricordi delle persone comuni che si sono trovate
coinvolte nei grandi eventi, al di là di quelle che
sono le ricostruzioni ufficiali».
i redattori in classe della III B...
STUDENTI
Sofia Becattini, Edoardo Brogi, Marta Bronzi,
Robert Bugeac, Francesca Corvino, Gabriele Di
Muccio, Riccardo Failli, Fabio Fucito, Vittoria
Gaccione, Andrea Galasso, Claudia Giannini,
Emanuele Guadagno, Ilaria Haruni, Simona
Ledda, Dea Llupa, Riccardo Malvisi, Rachele Milanesi, Jodi Mori, Matteo Mura, Dragos Nasui,
Alessia Nocentini, Martina Organelli, Mirko Pierozzi, Gioele Tellini, Lorenzo Valenzisi, Corin-
ne Vintrici, Edy Viticchi
INSEGNANTI
Simona Beni, Cinzia Secciani
PRESIDE
Alberto Riboletti.