01 Relazione - Comune di Barni

COMUNE DI BARNI Provincia di Como Via Bricchi, 3 ‐ 22030 Barni (CO) Tel. 031/965136 Fax 031/965465 Cod. fisc. 00609670138 E‐mail: [email protected] www.comune.barni.co.it P.G.T. Piano di governo del territorio ai sensi della Legge Regionale 12/05 – art. 10/bis DS 01 Documento di scoping Relazione ‐ Data Agg. Marzo 2014 Adozione Delibera C.C. n° …….. del ………… Parere di compatibilità Delibera G.P. n° …….. del ………… Approvazione Delibera C.C. n° …….. del ………… Pubblicazione B.U.R.L. …………… n° ……. del ………… Il Sindaco Il Segretario Comunale Mauro Caprani Dott. Fabio Acerboni ………………………… ………………………… Sommario PREMESSA .......................................................................................................................................... 2 1 METODOLOGIA E SCHEMA OPERATIVO .......................................................................................... 3 1.1 IL DOCUMENTO DI PIANO E LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA ....................... 3 1.1.1 IL QUADRO GENERALE ...................................................................................................... 3 1.1.2 I RIFERIMENTI NORMATIVI ................................................................................................ 6 1.2 IL PERCORSO METODOLOGICO E PROCEDURALE .................................................................... 7 1.2.1 LA FASE DI PREPARAZIONE ED ORIENTAMENTO .............................................................. 7 1.2.2 LA FASE DI ELABORAZIONE E REDAZIONE ......................................................................... 8 1.2.3 LE FASI DI ADOZIONE ED APPROVAZIONE ......................................................................... 9 2 OBIETTIVI PER LA FORMAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO ................................................. 11 2.1 GLI OBIETTIVI DEL DEL DOCUMENTO DI PIANO ..................................................................... 11 3 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E RAPPORTI CON LA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA ....... 11 3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CENNI SULL’ASSETTO AMBIENTALE ............................. 11 3.2 RAPPORTI CON IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ...................... 18 3.2.1 IL SISTEMA PAESISTICO‐AMBIENTALE E STORICO‐CULTURALE ....................................... 18 3.2.2 IL SISTEMA URBANISTICO TERRITORIALE ........................................................................ 25 4 AMBITO DI INFLUENZA DEL DOCUMENTO DI PIANO ................................................................... 27 5 VERIFICA DELLA PRESENZA DEI SITI DELLA RETE NATURA 2000 ................................................... 29 6 DEFINIZIONE DELLE INFORMAZIONI DA INCLUDERE NEL RAPPORTO AMBIENTALE .................... 30 6.1 PORTATA E LIVELLO DI DETTAGLIO DELLE INFORMAZIONI DA INCLUDERE NEL RAPPORTO AMBIENTALE ................................................................................................................................ 30 6.1.1 L’ANALISI DI COERENZA ESTERNA ................................................................................... 33 6.1.2 LE COMPONENTI AMBIENTALI ESAMINATE .................................................................... 33 1
PREMESSA Il Comune di Barni è dotato di Piano Regolatore Generale approvato Piano Regolatore con deliberazione della Giunta Regionale n. VII/3619 del 26 febbraio 2001 a sua volta rettificata con deliberazione G.R. n. VII/4508 del 4 maggio 2001. Nel corso degli anni sono state approvate n.° 4 varianti puntuali. Il Documento di Piano del PGT è soggetto, ai sensi della L.R. 12/2005, art. 4 comma 2 e del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 e s.m.i, a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). La presente relazione individua il percorso metodologico e procedurale funzionale allo svolgimento del processo di Valutazione Ambientale Strategica del Piano di Governo del Territorio del Comune di Barni. Viene definito con questo documento uno schema operativo sintetico, che definisce il contesto normativo, l’inquadramento territoriale dell’atto di pianificazione, il ruolo delle consultazioni pubbliche e le informazioni che dovranno essere riportate nel documento denominato “Rapporto Ambientale”. Le informazioni che verranno considerate nel rapporto ambientale saranno individuate in base alla relazione dello strumento di pianificazione, al suo ambito di influenza, alle particolarità ambientali del territorio oggetto di pianificazione con considerazioni circa l’area vasta di riferimento. La procedura di formazione del P.G.T. deve necessariamente comprendere l’elaborazione di un rapporto d’impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni, la formulazione di un parere motivato, la messa a disposizione delle informazioni sulla decisione ed il monitoraggio”. Il processo di partecipazione integrato nell’ambito della VAS del DdP deve sempre garantire l’informazione di tutti gli attori e i soggetti coinvolti presenti sul territorio, al fine di rendere trasparente il processo di pianificazione in corso ed avviare un iter consultivo finalizzato alla raccolta di osservazioni e pareri inerenti le decisioni che sono e saranno assunte dall’Amministrazione Comunale. Il presente Documento di Scoping, come indicato al punto 6.4 dell’allegato 1a della D.G.R. n.° VIII/10971 del 30.12.2009 avente per oggetto “Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi (VAS) ‐ Documento di Piano ‐ PGT ”, rappresenta il primo documento che deve essere predisposto nel corso di tutta la procedura di valutazione ambientale strategica riferita al P.G.T. ed ha lo scopo di: a) descrivere l’approccio metodologico scelto e le tappe procedurali fondamentali del percorso valutativo del P.G.T.; b) individuare i soggetti coinvolti nella procedura di VAS; 2
c) caratterizzare, in linea generale, l’assetto territoriale del comune; d) definire, in prima approssimazione, i rapporti tra territorio comunale e pianificazione sovraordinata (P.T.C.P. e P.T.R.); e) definire gli obiettivi del P.G.T. nel Documento di Piano (DdP) f) definire l’ambito d’influenza del DdP; g) identificare il tipo e il grado di approfondimento delle informazioni da inserire nel Rapporto Ambientale (R.A.); h) verificare la presenza di Siti Rete Natura 2000 (S.I.C. e/o Z.P.S.) potenzialmente soggetti ad interferenza per effetto delle previsioni al P.G.T. 1 METODOLOGIA E SCHEMA OPERATIVO 1.1 IL DOCUMENTO DI PIANO E LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 1.1.1 IL QUADRO GENERALE Le norme in materia ambientale, sono state concepite al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, le stesse norme prevedono che nell’ambito dei procedimenti di elaborazione ed approvazione dei piani e programmi si proceda alla stima e alla valutazione degli effetti ambientali derivanti dalla loro attuazione. In particolare, la Direttiva 2001/42/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente “la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente e successivi atti attuativi”, indica quale strumento permette di operare una protezione preventiva dell’ambiente e si integra nel processo decisionale che porta alla definizione della pianificazione del territorio, ovvero la Valutazione Ambientale Strategica (VAS). La citata direttiva prevede che la VAS trovi espressione nel Rapporto Ambientale (RA), che costituisce parte integrante degli atti di pianificazione. In tale elaborato, oltre ad essere indicate le modalità di integrazione delle tematiche e problematiche ambientali del piano e le alternative pianificatorie considerate, si individuano, descrivono e valutano gli effetti significativi che l’attuazione del Piano potrebbe avere sull’ambiente alla luce degli obiettivi prefissati. Dato che le azioni e le strategie individuate nell’ambito del Piano possono generare effetti sulle componenti ambientali, il processo di formulazione ed elaborazione dello stesso deve comprendere, già in fase iniziale, la valutazione di carattere ambientale delle potenziali proposte, anche in relazione alle preesistenti criticità e agli elementi di valore del territorio, in modo tale da 3
vagliare le alternative possibili e optare per quelle a impatto minore o nullo, comunque in accordo con gli obiettivi di sviluppo prefissati. La Direttiva 2001/42/CE è stata recepita dall’Italia con l’emanazione del D. Lgs. n.° 152/2006 “Norme in materia ambientale” e s.m.i. (D.Lgs. n. 284/2006; D.Lgs. n. 4/2008), che definisce i principi inerenti le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Valutazione d’Incidenza Comunitaria (VIC) e Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) (Parte Seconda). La Regione Lombardia, con la legge 11 marzo 2005, n. 12 “Legge per il governo del territorio”, anticipando il decreto nazionale ha previsto che, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, si provveda alla valutazione ambientale degli effetti sull’ambiente derivati dall’attuazione di piani e programmi di gestione del territorio. Con la successiva Deliberazione di Consiglio Regionale del 13 marzo 2007, n. VIII/351 “Indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi”, sono state definite le fasi metodologiche e procedurali inerenti la Valutazione Ambientale Strategica, successivamente riprese e meglio specificate nella Deliberazione di Giunta Regionale del 27 dicembre 2007, n. VIII/6420 modificata dalla Deliberazione di Giunta Regionale del 30 dicembre 2009, n. VIII/10971 (“Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi – VAS – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 16 gennaio 2008, n.4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli”) e dalla Deliberazione di Giunta Regionale del 10 novembre 2010, n. 9/761 (“Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi – VAS – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128 con modifica e integrazione della DGR 6420/2007 e della DGR 10971 del 2009”), in particolare l’allegato 1a (ripreso di seguito) costituisce il “Modello metodologico procedurale e organizzativo della valutazione ambientale di piani e programmi – Documento di Piano – PGT”. La redazione del Piano di Governo del Territorio del comune di Barni, in relazione a quanto sopra esposto, comprenderà pertanto lo svolgimento delle azioni e la redazione dei documenti previsti dalla procedura di VAS sintetizzate nella tabella di seguito riportata. 4
Schema generale – Valutazione Ambientale Strategica VAS FASE DEL DDP PROCESSO DEL DDP VALUTAZIONE AMBIENTALE VAS 1‐Pubblicazione avviso di avvio del procedimento 1‐Affidamento incarico per la redazione del 2‐Incarico per la stesura del DdP Rapporto Ambientale 3‐Esame delle proposte pervenute ed elaborazione 2‐ Individuazione Autorità competente per la VAS Fase Preparazione del documento programmatico della G.C. Fase di orientamento 1‐Definizione orientamenti iniziali del DdP (PGT) 1‐Integrazione della dimensione ambientale nel 2‐Definizione schema operativo del DdP (PGT) DdP (PGT) 3‐ Identificazione dei dati e delle informazioni a 2‐Definizione dello schema operativo per la VAS, e disposizione dell’ente su territorio e ambiente mappatura dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico coinvolto 3‐Verifica delle presenza di Siti Rete Natura 2000 (sic/zps) 1^ Conferenza di Valutazione avvio del confronto Elaborazione e redazione 1‐Determinazione obiettivi generali 1‐Definizione dell’ambito di influenza (scoping), 2‐Costruzione scenario di riferimento per DdP definizione della portata delle informazioni da 3‐Definizione di obiettivi specifici, costruzione di includere nel Rapporto Ambientale alternative/scenari di sviluppo e definizione delle 2‐Analisi di coerenza esterna azioni da mettere in campo per attuarli 3‐Stima degli effetti ambientali attesi 4‐Proposta del DdP (PGT) Messa a disposizione e 4‐Valutazione delle alternative di piano pubblicazione su web della proposta Notizia 5‐Analisi di coerenza interna all’Albo 6‐Progettazione del sistema di monitoraggio pretorio dell’avvenuta messa Comunicazione delle messa a disposizione ai 7‐Studio di Incidenza delle scelte del piano sui siti soggetti competenti. Invio dello Studio di Incidenza di Rete Natura 2000 (se previsto) all’Autorità 8‐Proposta di Rapporto Ambientale e Messa a disposizione e pubblicazione sul sito web comunale e sul sito Sivas della proposta del DdP, del Rapporto Ambientale, della Sintesi non Tecnica per 60 gg. Avviso all’albo pretorio online dell’avvenuta messa a disposizione Comunicazione ai soggetti competenti in materia ambientale e soggetti territorialmente interessati 2^ conferenza di valutazione della proposta DdP e del Rapporto Ambientale Decisione PARERE MOTIVATO predisposto dall’autorità competente per la VAS d’intesa con l’autorità procedente Adozione approvazione 1‐ADOZIONE il Consiglio Comunale adotta: 5
‐ (DdP, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) ‐Rapporto Ambientale corredato dalla Sintesi non Tecnica, Sistema di monitoraggio, parere Motivato ‐Dichiarazione di sintesi 2‐DEPOSITO / PUBBLICAZIONE / INVIO ALLA PROVINCIA ‐ deposito degli atti del PGT (DdP, Rapporto Ambientale, Dichiarazione di sintesi, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) nella segreteria comunale– ai sensi del comma 4 – art. 13, l.r. 12/2005 ‐trasmissione in Provincia – ai sensi del comma 5 – art. 13, l.r. 12/2005 ‐trasmissione ad ASL e ARPA – ai sensi del comma 6 – art. 13, l.r. 12/2005 3‐RACCOLTA OSSERVAZIONI – ai sensi comma 4 – art. 13, l.r. 12/2005 4‐Controdeduzioni alle osservazioni presentate a seguito di analisi di sostenibilità. Verifica di La provincia, garantendo il confronto con il comune interessato, valuta esclusivamente la compatibilità del compatibilità con Il DdP con il proprio piano territoriale di coordinamento entro centoventi giorni dal ricevimento della P.T.C.P. relativa documentazione, decorsi inutilmente i quali la valutazione si intende espressa favorevolmente ai sensi comma 5 – art. 13, l.r. 12/2005. 3^ conferenza di valutazione (eventuale) Parere Motivato Finale APPROVAZIONE (ai sensi del comma 7 – art. 13, l.r. 12/2005) il Consiglio Comunale: ‐decide sulle osservazioni apportando agli atti del PGT le modifiche conseguenti all’eventuale accoglimento delle osservazioni, predisponendo ed approvando la dichiarazione di sintesi finale; ‐provvede all’adeguamento del DdP adottato, nel caso in cui la Provincia abbia ravvisato elementi di incompatibilità con le previsioni prevalenti del proprio piano territoriale di coordinamento, o con i limiti di cui all’art. 15, comma 5, ovvero ad assumere le definitive determinazioni qualora le osservazioni provinciali riguardino previsioni di carattere orientativo; ‐deposito nella segreteria comunale ed invio alla Provincia e alla Regione (ai sensi del comma 10, art. 13, l.r. 12/2005);‐ ‐pubblicazione su web; ‐pubblicazione dell’avviso dell’approvazione definitiva sul BURL (ai sensi del comma 11, art. 13, l.r. 12/2005) ; Attuazione Gestione 1‐Monitoraggio dell’attuazione del piano 2‐Monitoraggio dell’andamento degli indicatori previsti Rapporti di monitoraggio e valutazione 3‐Attuazione di eventuali interventi correttivi periodica 1.1.2 I RIFERIMENTI NORMATIVI 9
Direttiva 2001/42/CEE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente "la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente e successivi atti attuativi". 9
D.lgs. n. 152/2006 "Norme in materia ambientale" e successive modifiche e integrazioni (D.Lgs. n. 284/2006; D.Lgs. n. 4/2008; L. n. 25/2010) – (Recepisce la Direttiva 2001/42/CE). 6
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L.R. 11 marzo 2005, n. 12 "Legge per il governo del territorio" (Prevede la VAS per i piani e programmi di gestione del territorio anticipando il decreto nazionale). 9
DCR del 13 marzo 2007, n. 8/351 "Indirizzi generali per la valutazione ambientale dei piani e programmi“. (Definisce le fasi metodologiche e procedurali della VAS specificate nei successivi atti regionali) 9
DGR 27 dicembre 2007, n. 8/6420 "Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi ‐ VAS" 9
DGR 18 aprile 2008, n. 8/7110 “Valutazione Ambientale di Piani e Programmi – VAS – Ulteriori adempimenti [ ... ]“ 9
DGR 11 febbraio 2009, n. 8/8950 “Modalità per la Valutazione Ambientale dei Piani comprensoriali di tutela del territorio rurale e di riordino irriguo (art. 4, l.r. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) 9
DGR 30 dicembre 2009, n. 8/10971 “Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi ‐ VAS (art. 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) ‐ Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli.” 9
DGR 30 dicembre 2009, n. 8/10971 “Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi ‐ VAS (art. 4, l.r. n. 12/2005; d.c.r. n. 351/2007) ‐ Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 modifica, integrazione e inclusione di nuovi modelli.” 9
DGR 10 novembre 2010, n. 9/761 “Determinazione della procedura per la Valutazione Ambientale di Piani e Programmi – VAS – Recepimento delle disposizioni di cui al d.lgs. 29 giugno 2010, n. 128 con modifica e integrazione della DGR 6420/2007 e della DGR 10971 del 2009”. 1.2 IL PERCORSO METODOLOGICO E PROCEDURALE Le fasi procedurali definite dalla normativa vigente rappresentano il riferimento assunto dal Comune di Barni per la definizione dello schema metodologico, di seguito illustrato, che costituisce il modello operativo da adottarsi nel corso dell’elaborazione del P.G.T. e dei documenti previsti nell’ambito della VAS. 1.2.1 LA FASE DI PREPARAZIONE ED ORIENTAMENTO Nell'ambito delle fasi di iniziali della procedura di elaborazione della proposta di PGT e della VAS è stato formalmente dato avvio all’iter previsto: 7
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con Deliberazione di Giunta Comunale n. 30 del 09.09.2009, il Comune di Barni ha dato avvio al procedimento per la redazione del Piano di Governo del Territorio; •
il responsabile dell’area tecnica edilizia privata ed urbanistica del Comune di Barni ha individuato i soggetti competenti: Regione Lombardia Direzione Generale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia – Milano ‐ Regione Lombardia Direzione Generale Territorio e Urbanistica Struttura Valutazione Ambientale Strategica ‐ Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Lombardia ‐ Soprintendenza dei Beni Archeologici ‐ Amministrazione Provinciale di Como Settore Valutazione Ambientale Strategica, Settore Viabilità e Trasporti, Settore Pianificazione Territoriale, Settore Ecologia e Ambiente,Settore Agricoltura e Foreste ‐ ARPA Lombardia Dipartimento di Como – Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Como ‐ Autorità di Bacino fiume PO ‐ Comune di MAGREGLIO, Comune di LASNIGO, Comune di SORMANO, Comune di OLIVETO LARIO ‐ ASIL spa ‐ Acsm Agam ‐ ENEL Distribuzione ‐ Telecom Italia ‐ VV.FF. Como ‐ Istituto Comprensivo Statale “G. Segantini” ‐ C.C.I.A.A. di Como ‐ Unione Industriali di Como ‐ A.P.I. Industrie ‐ Associazione Piccole e Medie Industrie della Provincia di Como ‐ C.N.A. di Como – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e delle Piccole e Medie Imprese ‐ Confartigianato Imprese di Como ‐ Confesercenti sede di Como ‐ Confcommercio – Unione Provinciale del Commercio,del Turismo, dei Servizi di Como ‐ C.I.A. – Confederazione Italiana Agricoltori ‐ sede interprovinciale di Como, Lecco, Sondrio ‐ Coldiretti Como ‐ Confagricoltura Como – Lecco ‐ U.P.A. (unione Prov. Agricoltori) – Collegio Imprese Edili ‐ Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Como ‐ Ordine degli Ingegneri Provincia di Como ‐ Ordine dei Geologi della Lombardia ‐ Ordine degli Agronomi di Como ‐ Collegio dei Periti Agrari di Como ‐ Collegio dei Geometri della Provincia di Como ‐ Collegio Periti Industriali della Provincia di Como ‐ C.I.S.L. Como ‐ C.G.I.L. Como ‐ U.I.L. Como – Legambiente Lombardia Onlus 1.2.2 LA FASE DI ELABORAZIONE E REDAZIONE Nel corso della fase di elaborazione e di redazione si provvederà alla stesura della proposta di DdP secondo quanto previsto dalla L.R. n.° 12/2005, nonché dei documenti relativi alla procedura di VAS, comprendendo anche l’approfondimento delle conoscenze dello stato ambientale del territorio in corrispondenza delle aree interessate dalle trasformazioni proposte. In questa fase l’Autorità competente per la VAS collaborerà con l’autorità procedente nell’elaborazione del Rapporto Ambientale e nella costruzione/progettazione del sistema di monitoraggio. 8
La normativa prevede che al termine della fase di elaborazione e redazione, si svolga una seconda conferenza di valutazione finalizzata alla formulazione del Parere motivato, nel corso della quale verrà presentato il progetto del Piano e la valutazione degli effetti sull’ambiente delle azioni individuate da tale proposta, nonché le modalità di monitoraggio previste durante la fase di gestione. 1.2.3 LE FASI DI ADOZIONE ED APPROVAZIONE Conseguentemente all’adozione e alla messa a disposizione della documentazione secondo le modalità previste dalla L.R. n.° 12/2005 e dalla D.G.R. n.° 10971/2009, gli atti del PGT, corredati da Rapporto Ambientale, Sintesi non tecnica, Parere motivato e Dichiarazione di sintesi, saranno depositati in segreteria comunale e pubblicati sul sito web al fine di raccogliere le eventuali osservazioni. Tutta la documentazione dovrà anche essere trasmessa alla Provincia di Como per la Verifica di compatibilità con il P.T.C.P. , all’A.S.L., all’A.R.P.A. per i provvedimenti di competenza. Al termine di questa fase, l’autorità procedente e l’autorità competente di concerto dovranno esaminare e controdedurre le eventuali osservazioni pervenute e formuleranno il Parere motivato finale e la Dichiarazione di sintesi finale. In presenza di nuovi contributi si dovrà provvedere all’aggiornamento del DdP e del Rapporto Ambientale e alla convocazione di una ulteriore Conferenza di Valutazione. In assenza di osservazioni, nella Dichiarazione di sintesi finale saranno confermate le dichiarazioni assunte precedentemente. Farà seguito infine l’approvazione del PGT. 1.2.4 LA FASE DI ATTUAZIONE E GESTIONE In queste fasi verranno monitorati i possibili effetti significativi sull’ambiente derivanti dalle azioni previste dal PGT nel suo complesso, individuando tempestivamente gli eventuali effetti negativi di tali azioni e adottando conseguentemente le opportune misure correttive. Quanto esposto è sinteticamente rappresentato nella successiva rappresentazione grafica. 9
SCHEMA GRAFICO DELLE FASI 10
2 OBIETTIVI PER LA FORMAZIONE DEL DOCUMENTO DI PIANO 2.1 GLI OBIETTIVI DEL DEL DOCUMENTO DI PIANO 1. La redazione del PGT si propone di salvaguardare lo stato attuale dei luoghi, mediante un’accurata analisi della sostenibilità economica ed ambientale delle singole. 2. Realizzare delle N.T.A. snelle e flessibili. 3. Consentire il recupero del patrimonio storico‐culturale del centro storico a fronte di prescrizioni troppo vincolanti anche laddove il tessuto urbano è ormai irrimediabilmente compromesso. 4. Sviluppare e valorizzare l’ambito di trasformazione per servizi “Golf Barni”, finalizzato alla valorizzazione delle aree pubbliche demaniali e del sistema turistico di livello sovra comunale. 5. Riqualificare i corsi d’acqua presenti sul territorio comunale e renderli maggiormente fruibili ai cittadini mediante la realizzazione di ulteriori tratti di percorsi ciclo‐pedonali. 6. Incentivare la cura degli Ambiti boschivi da parte dei privati. 7. Sostegno delle attività agricole esistenti. 3 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E RAPPORTI CON LA PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA 3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE E CENNI SULL’ASSETTO AMBIENTALE Il comune di Barni si estende su una superficie di 5,72 Kmq, a 627 m dal livello del mare ubicato nella parte sud‐orientale della Provincia di Como. Dista 30 Km da Como, 20 da Lecco e 60 Km da Milano. Barni si colloca nella porzione meridionale della Provincia di Como, nel Triangolo Lariano. La sua posizione risulta essere in un’area di particolare pregio ambientale, caratterizzata da emergenze naturalistiche di tutto rilievo e da una buona vocazione turistica sia storica, che attuale. Barni si colloca infine a cavallo di un trafficato itinerario ciclistico e motociclistico che collega la Valassina da Bellagio – Civenna – Magreglio lungo la strada provinciale n°. 41 della Vallassina che taglia in due l’abitato. L’urbanizzazione del territorio comunale è circoscritta al fondovalle, dove si trovano anche le poche superfici agricole. La densità abitativa piuttosto bassa, rapportata alla superficie urbanizzata indica una tipologia residenziale di elevata qualità o comunque sicuramente definibile come estensiva. L’assetto orografico sopra descritto orienta anche lo sviluppo delle principali infrastrutture viarie del territorio: Il quadro infrastrutturale vede Barni attraversata dalla strada provinciale n°. 41 della Valassina; come già evidenziato questa 11
strada rappresenta un’importante arteria turistica di forte transito ciclistico e motociclistico festivo. Sul piano paesaggistico Parte del territorio comunale risulta vincolato ai sensi del D.lgs. n. 42/2004 sotto la voce generica di “Fascia di rispetto 150 mt corsi d’acqua pubblici tutelati” (Allegato DS. 02 – Tavola dei Vincoli) Proposta P.I.F. Comunità Montana Triangolo Lariano 12
Proposta P.I.F. Comunità Montana Triangolo Lariano Sul piano all’assetto vegetazionale, La posizione geografica prossima al limite tra Prealpi, Pianura Padana ed al Lago di Como, insieme all’orografia, rendono Barni ricca di habitat vegetazionali particolarmente ricchi e diversificati. Le principali tipologie vegetazionali sono rappresentate dalle seguenti categorie: PECCETE Normalmente le peccete sono formazioni dominate dall’abete rosso (Picea excelsa) che ha il suo optimum climatico nell’orizzonte altimontano e sub alpino: a causa della sua “plasticità” ecologica scende anche nell’orizzonte montano e talvolta submontano, costituendo sia delle peccete secondarie o di sostituzione, ma anche mescolandosi al faggio (piceo faggeti) e/o all’abete bianco (abieteti). Nel territorio della Comunità Montana la caratteristica principale è che le formazioni altitudinali terminali sono prevalentemente costituite da faggete che trovano condizioni ottimali per lo sviluppo; l’abete, seppur presente, è stato indubbiamente introdotto dall’azione antropica e solo successivamente e su ambiti ristretti, si è diffuso spontaneamente. Attualmente le fustaie presentano ancora caratteristiche fisionomiche ben riconducibili alla loro origine, motivo per il quale tutte le formazioni a base di abete rosso sono state inquadrate nelle tipologie della pecceta secondaria montana e pecceta di sostituzione, quando la cenosi affermata si è sviluppata al di sotto del piano montano; laddove si è diffuso spontaneamente e 13
ha dato origine a formazioni più o meno naturaliformi, sono state assimilate e classificate come piceo‐faggeti. FAGGETA MONTANA DEI SUBSTRATI CARBONATICI I nuclei maggiori sono sviluppati tendenzialmente sull’alto versante del versante settentrionale del Monte San Primo, Monte Bolettone, Monte Boletto, Monte Preaola e sul versante orientale del Monte Ponciv. Complessivamente sono formazioni altimetricamente comprese tra i 1000 e 1400 m.s.l.m. originatesi su un substrato di natura calcarea. Le faggete montane occupano stazioni fresche in versanti esposti a nord‐nord‐ovest. La composizione specifica è dominata faggio (Fagus sylvatica) con il 81% della massa totale; seguono le conifere con il 9%, in ordine rappresentate in ordine dalll’abete rosso ( Picea excelsa), il larice (Larix decidua) e l’abete bianco ( Abies Alba) e altre latifoglie 10% tra le quali acero montano (Acer pseudoplatanus) e il frassino maggiore (Fraxinus excelsior) . La composizione floristica comprende molte specie calcofile come ad esempio Prenanthes Purpurea, Mercurialis perennis, Polygonatum verticillatum. Sono in maggior parte faggete sviluppate su suoli mesici nelle quali spesso è presente l’abete rosso da ritenersi un intruso trovandosi al limite della sua area ottimale di diffusione: spesso infatti presenta nelle condizioni stazionali più xeriche, fenomeni di deperimento e di precoce invecchiamento. La presenza del larice è invece imputabile all’azione antropica o alla ricolonizzazione di tagliate originatesi per cause accidentali. L’abete bianco è invece presente solo occasionalmente nei versnti più settentrionali dell’area verso Alpe Borgo. La presenza di aceri e frassini e solo marginale e relegata nelle aree più umide. La struttura predominante dei popolamenti è costituita da forme monoplane con copertura regolare e colma; Nella maggior parte dei casi le faggete sono costituite da cedui invecchiati e/o cedui con matricinatura intensiva: localmente assumono l’aspetto di una fustaia transitoria oltre ad avere produzioni provviginali analoghe alle fustaie. I cedui semplici invece sono relegati generalmente alle stazioni meno fertili e più accidentate. Le piante spesso sono di origine gamica e manifestano generalmente buon accrescimento e portamento. ORNO OSTRIETI L’orno‐ostrieti sono consorzi misti dominati dal carpino nero (Ostrya carpinifolia) generalmente affiancati dall’orniello (Fraxinus ornus), presente nelle condizioni più mesofile con frassino maggiore (Fraxinus excelsior), dall’acero montano (Acer pseudoplatanus) nelle varianti con il tiglio (Tilia cordata) e faggio (Fagus sylvatica). Sono formazioni che si ritrovano su substrati carbonatici e ordinariamente sono governati a ceduo semplice e ceduo semplice matricinato. Sono distribuiti prioritariamente lungo i versanti costieri, dando vita anche ad estese formazioni, e sulle propaggini montuose esposte a sud nella fascia di 14
raccordo tra l’area pedemontana e quella pre‐alpina ( Monte Pesora, Monte Barzaghino, Monte Panigas); in condizioni di elevata xericità si ritrovano anche nell’orizzonte montano. Gli orno ostrieti che rappresentano il 19,6 % della superficie forestale del Triangolo Lariano, sono diffusi mediamente tra i 200 m s.l.m. e i 800 m.slm con sporadiche risalite verso il piano montano. In queste formazioni il carpino nero è la specie più rappresenta (40% della massa totale) misto all’orniello (29%), frassino maggiore (16%) e altre latifoglie ( 15%) tra cui l’acero montano, il tiglio, il cilegio , l’acero campestre e le querce; il corredo floristico è completato a livello arbustivo dal Corylus avellana, Ligustrum vulgare, Coronilla emerus e Ruscus aculeatus. Sono formazioni che hanno una struttura tendenzialmente di tipo monoplano da copertura colma a rada nei tratti più impervi ; il ceduo ha altezze variabili da 8/10 m e diametri compresi tra i 10‐15 cm. CASTAGNETI I castagneti sono formazioni dominate dal castagno (Castanea sativa)) che ha il suo optimum climatico nell’orizzonte submontano: si distribuiscono preferenzialmente sui versanti ad esposizione più fresca, non disdegnando quelli delle esposizioni più meridionali dando vita ad una cenosi più xerofila. Dal punto di vista fisionomico sono caratterizzata dalla dominanza di castagno che garantisce una copertura al suolo continua; sporadicamente si accompagnano il faggio (Fagus sylvatica), il frassino maggiore ( Fraxinus excelsior), la betulla (Betula pendula) :nelle varianti più termofile compare il pino silvestre (Pinus sylvestris), il frassino orniello ( Fraxinus ornus) e la roverella ( Quercus pubescens). Queste condizioni non consentono uno sviluppo arbustivo rappresentativo, mentre quello erbaceo è tipicizzato da una bassa diversità floristica. Nell’area del Triangolo Lariano sono individuate principalmente 3 tipi di castagneti distribuiti su substrati cartonatici, nelle seguenti sottocategorie: castagneti dei suoli mesici, castagneti dei suoli mesoxerici e castagneti dei suoli serici.. I castagneti, che rappresentano il 25,3 % della superficie forestale del Triangolo Lariano, sono diffuse mediamente nelle posizioni di basso e medio versante tra i 500 m s.l.m. e i 1000 m.slm: Castagneto dei substrati carbonatici mesici e mesoxerici Nel territorio della Comunità Montana i castagneti sono distribuiti principalmente nella porzione centro meridionale; le località caratteristiche sono meglio rappresentate dalle selve castanili di Enco, Caglio , Rezzago e Barni In questa categoria rientrano le formazioni dominate dal castagno nonché i castagneti da frutto. Per quanto riguarda la composizione arborea le situazioni riscontrate sono molteplici; da soprassuoli monospecifici fino a consorzi misti nei quali il castagno, pur rimanendo la specie dominante, è affiancato in quote maggiori da numerose altre specie quali l’acero montano, il frassino maggiore e il faggio. 15
I castagneti mesici sono principalmente distribuiti nelle esposizioni più fresche, su suoli con buon disponibilità idrica ed in ambienti freschi con ricco sottobosco, mentre per i castagneti mesoxerici sono riservate le stazioni edaficamente meno dotate. RIMBOSCHIMENTI DI CONIFERE In questa categoria rientrano le formazioni di chiara origine artificiale, costituite a base di conifera principalmente abete rosso ( Picea excelsa) e in secondo luogo larice (Larix decidua) che sono state escluse dalla classificazione delle peccete, costituendo o per ampiezza o per collocazione altimetrica, dei popolamenti senza possibilità di sviluppo verso cenosi più naturaliformi. Le aree rilevate sono state nr.54 per una superficie complessiva di 148 ha e una superficie media che non raggiunge i 3 ha. I rimboschimenti rilevati sono caratterizzati da strati arborei con coperture nell’ordine del 80/90% costituiti da abete rosso (80%) e larice (20%.) I nuclei più consistenti sono localizzati un po’ in tutta la fascia pedemontana del territorio della Comunità Montana e dei bassi versanti e sono stati principalmente diffusi per il rimboschimenti di ex aree prative e/o pascolive incluse in vari orizzonti da sub‐montano al montano. Nello strato arboreo si ritrovano le specie di riferimento dell’orizzonte nel quale sono inseriti tipo principalmente il frassino maggiore ( Fraxinus excelsior), l’acero montano ( acer pseudoplatanus) il castagno (Castanea sativa) e il ciliegio (Prunus avium), e nelle situazioni più termofile il frassino orniello ( Fraxinus ornus) e il carpino nero (Ostrya carpinifolia). La provvigione stimata si aggira sui 145 mc/ha con una densità variabile tra il 80/90 % ed età media 60 anni ( incremento medio 2,1 mc/ha) con popolamenti che raggiungono altezze medie comprese tra i 18 m. ACERI‐ FRASSINETI E ACERI‐TIGLIETI Gli aceri frassineti sono consorzi misti diffusi negli ambienti montani temperato‐freschi, ben protetti dagli stress idrici anche durante il periodo estivo e sono dominati nella composizione dalla presenza dal frassino maggiore (Fraxinus excelsior) generalmente affiancato dall’acero di monte (Acer pseudoplatanus) e tiglio (Tilia cordata) più raramente dal carpino bianco (Carpinus betulus) . Pur riscontrando all’interno della tipologia specie caratteristiche sia dei carpineti che delle faggete, non rappresenta una fascia fitosociologica di transizione, ma una vegetazione azonale indipendente dalla natura del substrato. Sono formazioni che si sviluppano principalmente lungo gli impluvi e sui versanti interessati da correnti umide e suoli fertili, sia sui substrati carbonatici che silicatici mentre la loro fisionomia è molto variabile in ordine alla struttura, composizione specifica e sviluppo. Nello strato arbustivo si rinvengono, anche il nocciolo, l’acero campestre, l’evonimo, l’agrifolio e la lonicera . 16
Gli aceri frassineti che rappresentano il 22,4 % della superficie forestale nel Triangolo Lariano, sono diffuse mediamente tra i 400 m s.l.m. e i 800 m.slm con sporadiche risalite verso il piano montano: i nuclei più consistenti sono distribuiti lungo il reticolo idrografico principale e in Vallassina, Valle di Rezzago, Valle Lunga, mentre altrove è presente sui bassi e medi versanti di Caglio, Sormano principalmente come ricolonizzatore di ex aree agricole. Sono formazioni diffuse per lo più su depositi fluvio‐glaciali lungo le aste fluviali, su pendii ripidi con prevalente esposizione settentrionale e meno frequentemente in aree pianeggianti . In queste formazioni il frassino maggiore è la specie più rappresenta (46% della massa totale) mista all’acero montano (24%), e altre latifoglie (30%) tra le quali, il tiglio, il faggio, il ciliegio, il castagno. A tratti può presentarsi allo stato puro e non raramente oltre che associato alle altre latifoglie, con essenze pioniere come betulla e soprattutto pioppo tremolo. Sono formazioni che hanno una struttura tendenzialmente di tipo monoplano con una copertura colma. A tratti assumono l’aspetto di fustaie con altezze fino ai 15‐18 metri e diametri compresi tra i 35 /40 cm. . Gli aceri frassineti invece che derivano dalla ricolonizzazione di ex aree agricole sono limitati e per lo più collocati sul medio versante in forma assai disomogenea e costituiti da soprassuoli ad elevata densità e altezze medie comprese tra i 7‐8 metri. Sul piano dell’aspetto faunistico Barni presente un elevato valore faunistico sia per il numero di specie individuate che per la presenza di specie protette;si riscontra infatti un’elevata biodiversità connessa alla variabilità degli ambienti: nuclei abitati e coltivi, aree a bosco, prati e pascoli, ambienti rupestri, aree umide. Dei mammiferi, 7 specie risultano protette in riferimento alla L.11/02/1992 e alla Convenzione di Berna: Riccio europeo, Faina, Tasso comune, Moscardino, Donnola, Ghiro comune,Scoiattolo europeo. Le altre specie sono: Topo selvatico, Capriolo, Lepre comune, Arvicola campestre, Topolino delle case, Muflone, Ratto delle chiaviche, Ratto nero, Cinghiale, Talpa europea, Volpe comune. Degli uccelli, ben 71 specie risultano protette in riferimento alla L.11/02/1992, quasi tutti questi e le sono comunque tutelate dalla Convenzione di Berna, dalla direttiva 79/409/CEE e dalla Convenzione di Bonn. Per quanto riguarda gli anfibi e i rettili, tutti risultano tutelati dalla Convenzione di Berna, 10 lo sono anche rispetto la L.R. 33 del 27/07/2007: Orbettino, Ululone ventre giallo, Rospo comune, Rospo smeraldino, Biacco, Colubro liscio, Saettone, Raganella, Ramarro, Biscia dal collare, Lucertola muraiola, Rana verde, Rana agile, Salamandra nera, Salamandra pezzata, Tritone crestato, Tritone punteggiato, Vipera comune, Marasso. Le 6 specie di pesci rilevate risultano essere tutte autoctone o naturalizzate: Anguilla, Carpa, Cavedano, Trota lacustre, Vairone,Tinca. 17
Inquadramento territoriale 3.2 RAPPORTI CON IL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE 3.2.1 IL SISTEMA PAESISTICO‐AMBIENTALE E STORICO‐CULTURALE Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) costituisce elemento strategico del Piano del Paesaggio, istituito e definito dall’allora vigente Piano Paesistico Regionale (PPR) quale insieme degli atti a specifica valenza paesaggistica. In riferimento ai contenuti paesaggistici ed ambientali, il PTCP definisce e individua: •
la rete ecologica, quale strumento per l'analisi e la salvaguardia degli aspetti concernenti la biodiversità; •
le aree protette, quale individuazione di ambiti finalizzati alla conservazione e valorizzazione del territorio, 18
•
il paesaggio, quale strumento per l'analisi e la salvaguardia degli aspetti concernenti il valore intrinseco e relazionale del paesaggio; •
le aree assoggettate al vincolo di cui al D.Lgs 42/04 s.m.i., facendo propri i contenuti del Sistema Informativo Beni Ambientali (SIBA) della Regione Lombardia. 3.2.1.1 La Rete Ecologica La rete ecologica del PTCP è elemento strutturale del Sistema paesistico ambientale del PTCP e si compone di unità ecologiche la cui funzione è di consentire il flusso riproduttivo fra le popolazioni di organismi viventi che abitano il territorio, rallentando in tale modo i processi di estinzione locale, l’impoverimento degli ecomosaici e la riduzione della biodiversità. a) La rete ecologica è articolata in: ‐
elementi costitutivi fondamentali: ‐
aree sorgenti di biodiversità di primo livello (CAP) e di secondo livello (CAS) caratterizzate, rispettivamente da elevati e medi livelli di biodiversità; ‐
corridoi ecologici di primo livello (ECP) e di secondo livello (ECS) comprendenti aree con struttura genericamente lineare che connettono geograficamente e funzionalmente le aree sorgenti di biodiversità presenti nel territorio comunale e in quelli confinanti, consentendo il mantenimento dei flussi riproduttivi tra le popolazioni di organismi viventi; ‐
elementi areali di appoggio alla rete ecologica (“stepping stones”), aree di modeste dimensioni che costituiscono punto di appoggio alla rete ove mancano o sono scarsamente funzionali i corridoi ecologici; ‐
zone di riqualificazione ambientale (Z.R.A.), comprendenti aree ove è necessario attuare progetti di ricucitura della rete; ‐
ambiti di massima naturalità (M.N.A.), comprendenti le aree di più elevata integrità ambientale del territorio provinciale montano. b) zone tampone ‐
zone tampone di primo livello (B.Z.P.) e di secondo livello (B.Z.S.), con funzione di interposizione tra le aree naturali o seminaturali e le aree antropizzate. Con specifico riguardo al territorio comunale di Barni, la rete ecologica del P.T.C.P. si configura nel seguente modo: ‐
gran parte del territorio comunale non interessato dalla presenza di tessuto urbano consolidato è classificato nel contesto della grande Area Sorgente di Biodiversità di Primo Livello (CAP) e ambiti a massima naturalità (MNA); 19
La Rete Ecologica del PTCP 3.2.1.2 Il Paesaggio Il PTCP definisce le "Unità Tipologiche di Paesaggio" (U.T.P.) del P.T.P.R. individuando nei propri elaborati n.° 27 ambiti omogenei per caratteristiche fisico‐morfologiche, naturalistiche e culturali, delle quali definisce i relativi caratteri connotativi e detta le prescrizioni e gli indirizzi in ordine alla pianificazione, fatti salvi gli indirizzi di carattere generale individuati dal PTPR. In particolare il comune di Barni si colloca nella U.T.P. di seguito elencata dove sono descritti i connotati strutturali riferiti al contesto in esame (Fonte: PTCP, 2006). 20
Unità tipologica di paesaggio n. 20 — Alta Valle del Lambro Sintesi dei caratteri tipizzanti Il Fiume Lambro nasce nella porzione settentrionale del Triangolo Lariano e precisamente in corrispondenza della Sorgente Menaresta, al margine occidentale del Piano Rancio. Quest'ultimo si colloca su un ampio terrazzo con alternanza di boschi ed aree aperte posto alle pendici orientali dei monti Forcella (1322 m) e Ponciv (1456 m) e in posizione dominante sull'abitato di Magreglio. Nell'area è frequente la presenza di grotte e massi erratici, alcuni dei quali già riconosciuti da leggi regionali quali monumenti naturali (Pietra Luna, Pietra Lentina). Appena a valle della soglia della Madonna del Ghisallo il Lambro inizia la propria opera di escavazione dei calcari della Vallassina e per un lungo tratto mantiene buoni livelli di complessità morfologica e qualità delle acque, albergando anche un congruo popolamento ittico. Nel suo primo tratto, da Barili ad Asso, l'alta Valle del Lambro conserva anche pregevoli scorci paesaggistici ed alcune emergenze di pregio ambientale. Tra i primi vanno citati i dirupati versanti boscati che si inerpicano lungo la Sacca di Barni sino all'Alpe Spessola, nonché la verdeggiante Piana di Barni, in posizione marginale all'abitato; tra le seconde le interessanti zone umide della piana alluvionale di Crezzo, posta alla testata della graziosa valle incisa dal torrente Lambretto, che si incunea da Lasnigo alle spalle del Monte Oriolo (1108 m) e del Monte Colla (1097 m). In corrispondenza di Lasnigo, ma in direzione opposta, si inerpica invece la complessa Valle della Roncaglia, che ospita il nucleo di Sormano, posto lungo la carrozzabile che sale al Pian del Tivano, e gli insediamenti di Caglio e Rezzago. Tale contesto, che culmina a sud‐ovest nel Monte Palanzone, è ricco di alberi monumentali ed ospita i funghi o piramidi di terra di Rezzago, curiose forme prodotte dagli agenti erosivi, recentemente riconosciute quali monumenti naturali. In generale la tendenza in atto dal dopoguerra nell'unità di paesaggio, sebbene ancora contenuta, è stata quella dell'occupazione confusa e disarticolata delle superfici pianeggianti, con evidenti trasgressioni del paesaggio, come presso Lasnigo. Con evidenza appaiono inoltre le dinamiche di colonizzazione delle radure e delle residue aree aperte da parte del bosco. La zona è caratterizzata dalla presenza di significativi esempi di architettura romanica comasca, tra i quali occorre menzionare la chiesa di Sant'Alessandro a Lasnigo, che ben conserva il campanile e l'abside di origine romanica, la chiesa dei SS. Cosma e Damiano a Rezzago e l'antica parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo a Barni. Particolarmente noto è il Santuario della Madonna del Ghisallo, edificio di origine seicentesca con campanile romanico, sito in posizione panoramica e reso celebre da eventi ciclistici. L'assetto paesaggistico del comprensorio è ben riconoscibile nei suoi tratti essenziali percorrendo la S.P. 44 che da Asso sale in direzione del Pian del Tivano, oltre che lungo il percorso dorsale che ne borda il limite orografico superiore. Landmarks di livello provinciale 21
ƒ
Piano Rancio e Sorgente Menaresta Santuario della Madonna del Ghisallo Tratto del Lambro tra Lasnigo e Barni Laghetti di Crezzo ƒ
Chiesa di Sant'Alessandro a Lasnigo Funghi di terra di Rezzago Principali elementi di criticità ƒ
Semplificazione del paesaggio determinata dall'abbandono delle pratiche agricole e pastorali ƒ
Abbandono di percorsi e manufatti storici ƒ
Presenza di impianti forestali estranei al contesto ecologico Il PTCP individua altresì gli “elementi di rilevanza paesaggistica” nel senso di: “... beni irrinunciabili o soggetti a rischio, nonché di altri elementi di riferimento territoriale (landmarks) nel senso di beni necessari alla conoscenza e alla caratterizzazione delle unità tipologiche di paesaggio. Tali rilevanze sono state individuate sulla base di un’analisi della loro rilevanza quali elementi in grado di caratterizzare il paesaggio o di sue ripartizioni territoriali”. Nel caso specifico del territorio di Barni, il P.T.C.P. individua gli elementi di rilevanza paesaggistica di livello provinciale di seguito elencati. Tipologia Toponimo Comuni Area con fenomeni carsici Castel de Leves Barni Area con fenomeni carsici Fo di Magreglio Barni ‐ Magreglio Area con massi erratici Alpe di Torno Barni ‐ Sormano TAB 1. Elementi di rilevanza paesaggistica areali di carattere fisico, naturalistico e paesaggistico Punto panoramico Alpe Spessola Barni Punto panoramico Castel De Leves Barni Punto panoramico La Madonnina Barni Punto panoramico San Pietro Barni Il territorio del comune di Barni situato sopra gli 800 m s.l.m. è compreso tra gli “ambiti di elevata naturalità” del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale. Ai fini della tutela paesaggistica il P.T.P.R. definisce “di elevata naturalità” quei vasti ambiti nei quali la pressione antropica, intesa come insediamento stabile, prelievo di risorse o semplice presenza di edificazione, è storicamente limitata. Per queste aree l’art. 17 del P.T.P.R. individua specifici obiettivi di tutela finalizzati al recupero e al mantenimento dell’alto grado di naturalità, del sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall’uomo, degli elementi che in seguito a trasformazioni provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono, non impedendo comunque le azioni che attengono alla manutenzione, alla sicurezza e alla produttività del territorio. 22
Stralcio Carta del Paesaggio del P.T.C.P. 3.2.1.3 Le aree assoggettate a vincoli paesaggistici Il territorio di Barni è interessato dal vincolo di cui al D.Lgs 42/2004 e s.m.i., relativo alle fasce di rispetto dei Fiumi. Con riferimento alle aree della Rete Natura 2000, il territorio comunale non è interessato ne da SIC, ne da ZPS; inoltre il territorio comunale non confina con comuni che al loro interno sono interessati da siti protetti. 23
La carta dei vincoli paesaggistici 3.2.1.4 I beni di interesse storico e culturale Il P.T.C.P. si pone l’obiettivo di preservare nella loro integrità e di favorire la fruizione controllata dei beni di interesse storico e culturale che costituiscono parte integrante del patrimonio ambientale complessivo della Provincia. A tal fine individua le seguenti disposizioni per gli strumenti urbanistici comunali: •
delimitazione e classificazione dei beni territoriali di interesse storico‐culturale, prevedendo, ove necessario, specifiche norme di tutela integrative dei vincoli di legge gravanti su tali beni; •
individuazione di adeguate aree di rispetto attorno ai beni storico‐culturali in relazione al valore intrinseco di tali beni, al rapporto morfologico con il paesaggio circostante ed ai criteri di visibilità e fruibilità controllata, vietando nuove edificazioni all'interno di tali aree di rispetto; •
individuazione degli ambiti di interesse archeologico e archeologici e delle relative aree di rispetto compreso apposite normative delle stesse. E’ inoltre considerato di preminente interesse il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione del centro storico del territorio provinciale. Essi sono materialmente costituiti dal patrimonio edilizio, dalla rete viaria, dagli spazi in edificati e dagli altri manufatti storici. 24
3.2.2 IL SISTEMA URBANISTICO TERRITORIALE Il P.T.C.P. individua con apposita simbologia le aree urbanizzate, intese come nuclei che presentano identità storico‐culturale e caratteri di stabile organizzazione della vita umana anche per la presenza di servizi alla persona. In relazione agli ambiti insediativi il P.T.C.P. introduce direttive e prescrizioni giustificate dall’esigenza di salvaguardare interessi pubblici di livello sovra comunale, di migliorare l’efficienza delle reti e dei servizi pubblici e salvaguardare attivamente l’ambiente ed il territorio. Tali direttive sono riferite in particolare: ƒ
ai centri urbani di rilevanza sovra comunale ‐ poli attrattori; ƒ
all’area urbana comasca; ƒ
alla sostenibilità insediativa in relazione al consumo di suolo non urbanizzato; ƒ
alla rete viaria e ferroviaria, ai trasporti a fune, al trasporto pubblico su gomma, alla navigazione, agli aeroporti e avio superfici; ƒ
ai poli produttivi; ƒ
al sistema distributivo commerciale. Si riporta di seguito una trattazione dei temi urbanistici e territoriali del PTCP che interessano il territorio comunale di Barni. 3.2.2.1 Ambiti territoriali omogenei Il P.T.C.P. individua all’interno del territorio provinciale otto ambiti territoriali omogenei, connotati da elementi di omogeneità socio‐economica e geografica e di sviluppo urbanistico‐
territoriale. All’interno di ogni ambito sono individuati i centri urbani di rilevanza sovra comunale ‐
poli attrattori, corrispondenti a quei Comuni che per il loro ruolo di “centralità” storica, per condizioni di accessibilità e dotazione di funzioni e servizi esistenti e potenziali rappresentano una “polarità” rispetto ad un ambito territoriale di riferimento. Barni ricade nell’ambito territoriale n.° 4 “Triangolo Lariano” che comprende i comuni di Albavilla, Albese con Cassano, Asso, Barni, Blevio, Brunate, Caglio, Canzo, Caslino d’Erba, Castelmarte, Civenna, Eupilio, Faggeto Lario, Lasnigo, Lezzeno, Longone al Segrino, Magreglio, Nesso, Pognana Lario, Ponte Lambro, Proserpio, Pusiano, Rezzago, Sormano, Tavernerio, Torno, Valbrona, Veleso, Zelbio e con ruolo di comuni “polo attrattore” Erba e Bellagio. 3.2.2.2 La sostenibilità insediativa in relazione al consumo di suolo non urbanizzato Il P.T.C.P. evidenzia la necessità di dimensionare il peso insediativo delle scelte pianificatorie comunali e intercomunali riducendo al massimo il consumo di nuovo territorio e l’incremento del carico antropico, dovendosi favorire il recupero e la riqualificazione dell’aggregato già urbanizzato ed edificato. A tale proposito, l’art. 38 delle NTA del PTCP individua, come raffigurato nella 25
successiva tabella, le modalità per la valutazione della sostenibilità insediativa in relazione al consumo del suolo non urbanizzato basato sul calcolo dell’Indice di Consumo di Suolo = Area Urbanizzata (AU) / Superficie comune (ST) (rapporto percentuale tra la superficie urbanizzata A.U. e la superficie territoriale del Comune S.T. ) e della Superficie Ammissibile delle Espansioni (S.A.E.). Ambito territoriale A B C D E 0‐3% 3‐6% 6‐9% 9‐12% 12‐100% Alpi Lepontine 0‐2,5% 2,5‐5% 5‐7,5% 7,5‐10% 10‐100% Lario Intelvese 0‐6% 6‐9% 9‐12% 12‐18% 18‐100% Triangolo Lariano 0‐10% 10‐17,5% 17,5‐25% 25‐40% 40‐100% ComoArea Urbana 0‐30% 30‐35% 35‐40% 40‐45% 45‐100% Olgiatese 0‐20% 20‐25% 25‐30% 30‐40% 40‐100% Canturino e Marianese 0‐25% 25‐30% 30‐35% 35‐40% 40‐100% Brughera comasca 0‐25% 25‐30% 30‐35% 35‐40% 40‐100% Alto Lario Limiti ammissibili di espansione della superficie urbanizzata (L.A.E.) 6,00% 2,70% 1,70% 1,30% 1,00% + I.Ad. (previsto da criteri premilai: max1,00% di A.U.) Superficie ammissibile delle espansioni: S.A.E. = A.U. x (L.A.E. + I.Ad.) Calcolo dell’indice di consumo di suolo e della S.A.E. (Superficie Ammissibile delle Espansioni) per ogni ambito territoriale omogenee. Barni appartiene all’ambito territoriale Triangolo Lariano. Una prima indicazione dell’Amministrazione Comunale è quella di recuperare il patrimonio edilizio esistente, e sviluppare l’area connessa all’attivià del golf. 3.2.2.3 Le infrastrutture per la mobilità Il P.T.C.P. individua come quadro di riferimento programmatico delle infrastrutture di livello strategico e di riassetto funzionale della rete viaria locale le seguenti categorie di interventi: ƒ
di livello strategico e prioritario in grado di garantire adeguati collegamenti tra i principali poli provinciali, integrati con l’area Lombarda e la rete nazionale Transeuropea; ƒ
di adeguamento strutturale, a supporto delle relazioni tra le principali polarità interne e infraprovinciali; ƒ
di riqualificazione della rete provinciale. Ai sensi dell’art. 18 comma 2 lett. b) della L.R. n.° 12/2005, le previsioni del P.T.C.P. riguardanti il sistema della mobilità, hanno efficacia prescrittiva e prevalente sugli atti dei P.G.T. comunali. 26
Il territorio del Comune di Barni non è interessato da interventi previsti dal P.T.C.P relativi al sistema della mobilità. Il PTCP persegue l’obiettivo di potenziare il trasporto ferroviario e costituisce quadro di riferimento programmatico per il potenziamento di alcune tratte ferroviarie. Il territorio di Barni non è ovviamente interessato da interventi previsti dal P.T.C.P. relativi al collegamento ferroviario con Milano. 3.2.2.4 Il sistema distributivo commerciale Il P.T.C.P. riconosce la diversa vocazione commerciale del settore Nord e del settore Sud del territorio provinciale e distingue comuni con minima valenza commerciale, bassa valenza commerciale, valenza commerciale comunale, valenza commerciale sovralocale, nonché i comuni polo commerciale sovracomunale e polo commerciale. Per ogni comune, al fine di promuovere il giusto equilibrio del sistema distributivo e consentire la modernizzazione nel rispetto dell’equilibrio territoriale e paesistico, il P.T.C.P. detta norme relative all’insediamento delle differenti tipologie di strutture di vendita (art. 56 delle NTA). In particolare, nel comune Barni una prevalenza di una rete di vendita “tradizionale”, essenzialmente costituita da esercizi di vicinato. All’interno di tale contesto, Barni è classificato quale comune con “minima valenza commerciale” con una rete di vendita in cui sono completamente assenti medie o grandi strutture di vendita. 4 AMBITO DI INFLUENZA DEL DOCUMENTO DI PIANO Sulla base delle caratteristiche paesistico‐ambientali e urbanistico‐territoriali del comune di Barni stati definiti gli ambiti di influenza per ogni obiettivo, come riportato nella tabella sottostante, secondo una classificazione che distingue l’ambito di influenza in locale, comunale o sovracomunale. OBIETTIVO DEL P.G.T.
AMBITO D’INFLUENZA
TESSUTO URBANO CONSOLIDATO Garantire il mantenimento di un’edilizia rada e di tipologie edilizie consone Comunale alle caratteristiche dei luoghi, specialmente in alcuni ambiti residenziali del territorio comunale particolarmente sensibili da un punto di vista paesaggistico e storico‐simbolico. Predisporre una normativa (N.d.A.) del piano delle regole sintetica, ma nello stesso tempo esaustiva ed adeguata alla realtà locale. AMBITO DI TRASFORMAZIONE PER SERVIZI “GOLF BARNI”
L’area interessata è di proprietà comunale, e si localizza tra i 750 e 925 ml di Comunale/Sovraccomunale
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quota, inserita in un contesto urbanistico di pregio in relazione alla presenza di boschi. Gli obiettivi di sviluppo e valorizzazione che si pongono alla base della proposta per l’ambito in oggetto rafforzano gli obiettivi strategici che l’A.C. ha voluto inserire nel P.G.T. in tema di sviluppo del sistema turistico/sportivo/ricreativo montano con evidente attenzione ai caratteri ambientali/geologici/idrogeologici. Verrà quindi promosso lo sviluppo di un campo da golf di eccellenza finalizzato alla valorizzazione delle aree pubbliche demaniali e del sistema turistico di interesse sovraccomunale secondo una visione sinergica rispetto ai più generali obiettivi di valorizzazione del patrimonio boschivo e ambientale. Il progetto nel suo complesso intende configurarsi quale elemento attrattore su scala sovraccomunale. Nello specifico per il raggiungimento degli obiettivi i punti da verificare sono i seguenti: 1. verifica della fattibilità programmatica 2. riscontro con la pianificazione sovraccomunale 3. formulazione di un modello procedurale da condividere con gli enti sovraccomunali (accordo di programma) PATRIMONIO STORICO CULTURALE Consentire il recupero del patrimonio storico‐culturale anche laddove il Comunale tessuto urbano è ormai irrimediabilmente compromesso. PATRIMONIO NATURALISTICO E AMBIENTALE
Mantenere quale base di orientamento e di riferimento dello sviluppo Comunale attuale e futuro del territorio comunale la R.E.R. Provinciale. SISTEMA FOGNARIO Risolvere le ultime criticità connesse al sistema delle reti di fognatura con la Comunale realizzazione dei tratti mancanti laddove ve ne siano, e provvedere anche alla separazione tra acque bianche e nere ove ancora miste. AREE A RISCHIO IDROGEOLOGICO, DISSESTI E RISCHIO DI FRANE
Regolamentare gli interventi in aree montane incentivando sistemi di Comunale prevenzione. Incentivare la cura degli Ambiti boschivi da parte dei privati. La definizione degli ambiti di influenza verrà successivamente verificata a seguito della maggiore e più puntuale definizione degli obiettivi generali nel DdP . 28
5 VERIFICA DELLA PRESENZA DEI SITI DELLA RETE NATURA 2000 La Direttiva 92/43/CEE, il DPR 8 settembre 1997 n° 357 e s.m.i. e la DGR 8 agosto 2003 n° 7/14106 e s.m.i. prevedono che i piani e i programmi che possono avere effetti significativi sui siti della Rete Natura 2000 siano sottoposti a procedura di Valutazione d'Incidenza Comunitaria (V.I.C.). Una recente circolare della Regione Lombardia, Direzione Generale Sistemi Verdi e Paesaggio (1 luglio 2010), ha infatti precisato quanto segue: “[....] I Comuni interessati dai Siti Rete Natura 2000, cioè che hanno nel proprio territorio o confinano con SIC e ZPS, verificate le possibili interferenze con gli stessi in sede di scoping, dovranno avviare, parallelamente alla procedura di Vas, la predisposizone, unitamente agli atti di PGT, anche dello studio d’incidenza. Inoltre la L.R. 30 novembre 1983, n. 86, come modificata dalla L.R. 4 agosto 2011, n. 12, prevede quanto segue: “... Le province effettuano la valutazione di incidenza di tutti gli atti del piano di governo del territorio e sue varianti, anteriormente all’adozione del piano verificandola ed eventualmente aggiornandola in sede di parere motivato finale di valutazione ambientale strategica (VAS) la valutazione ambientale del PGT è estesa al piano delle regole e al piano dei servizi, limitatamente ai profili conseguenti alla valutazione di incidenza”. Il territorio del comune di Barni, così come i comuni confinanti, non sono interessati dalla presenza di Siti della Rete Natura 2000. I più vicini all’area in esame sono infatti i seguenti: ƒ
ZPS Triangolo Lariano (Comuni interessati: Canzo – Valmadrera – Valbrona ) ƒ
SIC Sasso Malascarpa (Comuni interessati: Canzo – Valmadrera) ƒ
SIC Lago del Segrino (Comuni interessati: Canzo – Eupilio – Longone ‐ Proserpio) Per quanto sinora evidenziato, si ritiene che la redazione del PGT del comune di Barni non necessiti di essere sottoposto a procedura di Valutazione d’Incidenza Comunitaria (V.I.C.). 29
Collocazione del territorio comunale in rapporto ai siti della Rete Natura 2000 6 DEFINIZIONE DELLE INFORMAZIONI DA INCLUDERE NEL RAPPORTO AMBIENTALE 6.1 PORTATA E LIVELLO DI DETTAGLIO DELLE INFORMAZIONI DA INCLUDERE NEL RAPPORTO AMBIENTALE Il procedimento di VAS prevede una specifica fase in cui elaborare il Rapporto Ambientale (RA), documento contenente sia l’analisi delle azioni e delle ricadute significative che le previsioni contenute nel Documento di Piano del PGT potrebbero avere sull’ambiente sia l’individuazione degli indicatori utilizzati nella fase di monitoraggio e gestione del PGT, entrambe in rapporto alle informazioni relative allo stato attuale dell’ambiente. 30
Coerentemente con le indicazioni contenute nell’allegato 1 b della D.G.R. n. VIII/6420/2007 punto 6.4, novellata dalla DGR VIII/10971/2009, nel RA: a)
verranno indicati gli obiettivi generali e specifici delineati nel DdP, riportata una descrizione sintetica degli scenari di sviluppo di Piano ed una descrizione degli ambiti di intervento/trasformazione, al fine di individuare gli elementi e i fattori che potrebbero comportare alterazioni o effetti sui comparti ambientali. Le previsioni pianificatorie saranno analizzate al fine di verificare la coerenza con altri strumenti pianificatori e programmatori e/o individuare la presenza di eventuali elementi di contrasto (punto 6.4 lettera a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del DdP e del rapporto con gli altri pertinenti P/P); b)
verranno utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati ed informazioni ottenute nell’ambito di altri livelli decisionali o altrimenti acquisiti in attuazione di altre disposizioni normative, al fine di evitare duplicazioni della valutazione; c)
verranno caratterizzate le componenti ambientali in corrispondenza delle aree potenzialmente interessate dalle azioni di Piano, con particolare (ma non esclusiva) attenzione ai luoghi che attualmente non sono inclusi nelle previsioni dello strumento urbanistico vigente nel caso in cui vengano previsti interventi di trasformazione. Si riporteranno inoltre le indicazioni riferite alla naturale evoluzione a cui andrebbe incontro l’ambiente nel caso in cui non fossero attuate le azioni previste nel DdP (punto 6.4 lettera b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza l’attuazione del Ddp e lettera c) caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate) d)
verranno ricercate le criticità ambientali che caratterizzano le aree di interesse (punto 6.4 lettera d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al DdP); e)
verranno individuati gli obiettivi di protezione e tutela ambientale definiti a livello internazionale attinenti i comparti ambientali e soggetti ad alterazione per effetto delle azioni di Piano, valutando in tal modo la compatibilità del DdP con i medesimi attraverso la verifica di interferenze degli obiettivi con i criteri di compatibilità ambientale (punto 6.4 lettera e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli stati membri, pertinenti al DdP e il modo in cui durante la sua preparazione si è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale); f)
verranno individuate le interferenze potenzialmente generate dai fattori perturbativi associati alle azioni contenute nel DdP e stimati gli effetti conseguenti. I comparti e le componenti ambientali oggetto di indagine saranno: biodiversità, popolazione, salute umana, flora e fauna, suolo, acqua, aria, fattori climatici, beni materiali, patrimonio 31
culturale, architettonico e archeologico e paesaggio, senza trascurare le possibili interrelazioni tra gli stessi (punto 6.4 lettera f) possibili effetti significativi sull’ambiente.. g)
verranno delineate le misure di mitigazione e/o compensazione degli eventuali impatti negativi individuati, ovvero gli interventi e le azioni che dovranno essere intrapresi durante la gestione del PGT allo scopo di ridurre o, se possibile, eliminare gli effetti generati dalla concretizzazione delle azioni previste dal DdP (punto 6.4 lettera g) misure previste per impedire, ridurre e compensare, nel modo più completo possibile gli eventuali effetti negativi significativi sull’ambiente dell’attuazione del DdP) h)
verranno riportate le motivazioni che hanno condotto alle scelte di pianificazione effettuate ed indicate la modalità con la quale si è proceduto all’esclusione di alternative considerate in fase di elaborazione del DdP (punto 6.4 lettera h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata effettuata la valutazione nonché le eventuali difficoltà incontrate); i)
verrà descritto il sistema di monitoraggio (che dovrà essere implementato nel corso della gestione del DdP) ed in base all’esito della stima degli impatti dovranno essere individuati gli indicatori finalizzati all’analisi di carattere ambientale in riferimento a specifici fattori o componenti ambientali (punto 5.4 lettera i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio). Il Rapporto Ambientale sarà corredato della “Sintesi non tecnica”, finalizzata alla divulgazione al pubblico non tecnico dei contenuti e degli esiti delle analisi effettuate. In relazione agli obiettivi di rilevanza ambientale dei piani territoriali sovraordinati (P.P.T.R. e P.T.C.P.), il RA dovrà inoltre evidenziare: a) le modalità di recepimento e di adeguamento delle relative prescrizioni e/o indicazioni alle peculiarità del territorio comunale; b) l’integrazione degli obiettivi sovraordinati con gli obiettivi specifici di interesse locale; c) la coerenza delle azioni e degli interventi di piano. Il Rapporto Ambientale dovrà inoltre dimostrare in quale modo, nella definizione degli obiettivi quantitativi di sviluppo (comma 2b dell’art. 8 della L.R. 12/2005 e s.m.i.), la redazione del PGT fornisca concrete risposte agli obiettivi prioritari di: ƒ
riqualificazione del territorio; ƒ
minimizzazione del consumo di suolo; ƒ
utilizzazione ottimale delle risorse territoriali ed energetiche; ƒ
ottimizzazione della mobilità e dei servizi. 32
6.1.1 L’ANALISI DI COERENZA ESTERNA Nel Rapporto Ambientale dovrà essere condotta un’analisi di compatibilità e coerenza, definita “analisi di coerenza esterna”, tra le previsioni contenute negli strumenti di pianificazione territoriale sovracomunali vigenti sul territorio e gli obiettivi e le azioni definite dal Documento di Piano. A tale riguardo, i piani sovracomunali interessanti il territorio di Barni sono i seguenti: 1. Piano Territoriale Regionale (Regione Lombardia); 2. Piano Regionale di Tutela ed Uso delle Acque (Regione Lombardia); 3. Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (Regione Lombardia); 4. Programma di Sviluppo Rurale (Regione Lombardia); 5. Piano Energetico Regionale (Regione Lombardia); 6. Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (Autorità di Bacino del fiume Po); 7. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Provincia di Como) e relativa pianificazione di settore adottata. 6.1.2 LE COMPONENTI AMBIENTALI ESAMINATE Nella sottostante tabella si riporta l’elenco delle componenti ambientali che saranno oggetto di indagine. COMPONENTE AMBIENTALE Aria PRINCIPALI ASPETTI ANALIZZATI Caratterizzazione meteo‐climatica e dello stato di qualità d
identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche e delle principali fonti di emissioni presenti (trasporti, industria, impianti di riscaldamento). Ambiente Idrico Acque sotterranee e acque superficiali, considerate quali componenti, ambienti e risorse; analisi dei dati di qualità delle acque; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. Suolo e sottosuolo Caratterizzazione geologica, geomorfologica e pedologica nel quadro dell’ambiente in esame e dell’utilizzo di risorse non rinnovabili; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività. Rumore e vibrazioni Aspetto considerato in rapporto all’ambiente naturale e
identificazione delle sorgenti di rumore e descrizione del clima acustico locale. Vegetazione flora e fauna Composizione e struttura delle formazioni vegetali e delle 33
comunità animali, emergenze significative, specie protette ed equilibri naturali; identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. Ecosistemi Complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, che formano un sistema unitario ed identificabile per una propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale, identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. Elementi di pregio e porzioni di territorio incluse in aree protette. Salute pubblica Indagini conoscitive relative ad indagini epidemiologiche locali Paesaggio Inteso negli aspetti morfologici e culturali, identità delle comunità umane interessate e relativi beni culturali, caratterizzazione degli elementi del paesaggio storico‐
culturali,morfologici, natutrali, identificazione delle pressioni esercitate dalle attività antropiche. Settore infrastrutturale Analisi delle direttrici di traffico (ferrovie, autostrade, strade di grande comunicazione) presenti sul territorio comunale. 34