Rassegna 14 febbraio 2014 Documento Adobe PDF 8 MB

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Presidenza del Consiglio dei Ministri
DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
RASSEGNA STAMPA
SETTIMANALE
M ON ITOR AGGIO E APP RO FO ND IMENT O
A cura di
Fernando FRACASSI
Resp. Comunicazione
Contact Center
D EI F ENO MENI DIS CRIMINAT O RI NEI MEDIA E SUL WEB
Anno IV - Roma, 10-14 Febbraio 2014
Collaborazione
Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it
Monica D’Arcangelis,
Alessandro Tudino
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STORMFRONT:
PERUGIA
(COM.
EBRAICA),
SODDISFAZIONE
PER
SENTENZA D'APPELLO
14 Febbraio 2014
Roma - - “La Comunità Ebraica di Roma esprime piena soddisfazione per la sentenza della Corte di
Appello di Roma nel processo Stormfront. La Corte ha decretato la conferma di tutto l’impianto
accusatorio nella sentenza di primo grado ivi compreso il reato associativo, con un lieve sconto sulla
pena inflitta ai quattro condannati. E’ stato così sancito il principio per cui la Rete non è il luogo
delle impunità ma è il luogo delle responsabilità. E’ il segno di una strada tracciata, dove i
propagatori di odio sono perseguiti dalla legge e lo saranno ancor di più quando il Parlamento
italiano compirà il decisivo passo nella direzione del reato di Negazionismo della Shoah e del
Cybercrime. Un ringraziamento particolare va alla Magistratura, alle forze dell’ordine e all’Avvocato
Roberto De Vita che in sede di processo ha difeso la Comunità Ebraica di Roma costituitasi parte
civile, nonché alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’Interno anch’essi parte
civile. In un momento in cui il pericolo della xenofobia, del razzismo e dell’antisemitismo
riaffiorano con becere manifestazioni di singoli o di gruppi, questa è la migliore risposta che l’Italia
può dare a un fenomeno che merita di essere debellato”. Lo dichiara la Comunità Ebraica di Roma
in una nota diramata dal Portavoce, Fabio Perugia.
(fonte AGENPARL) )
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Rivolta contro il prof accusato di omofobia
14 Febbraio 2014
OSIMO - Si è sollevato un caso sull’assemblea d’istituto del Corridoni Campana della
scorsa settimana, alla quale ha partecipato com e relatore il professor Matteo D'Amico,
lom bardo, osimano d’adozione, insegnante di storia e filosofia al liceo Rinaldini di
Ancona.
Una cinquantina di studenti, dopo l’assemblea, hanno consegnato alla preside
dell’Istituto di via Molino Mensa, una lettera dove manifestavano disagio per la
presenza del professor D’Amico, che secondo loro avendo scritto un articolo nell’aprile
2013 in cui prendeva posizione contro i gay, non sarebbe stato idoneo a fare lezioni
didattiche. La preside Fiorini ieri ha precisato che “il professor D'Amico è un
validissim o insegnante. Abbiam o scelto lui com e relatore assieme al com itato
studentesco per parlare di giovani e lavoro. E’ stato dirigente Fiat e ha illustrato i dati di
una ricerca di Oxford sul m ercato del lavoro futuro, alla fine ha ricevuto tanti applausi.
Il tema dell’om osessualità non è stato m inimamente affrontato dunque sono accuse
pretestuose. Ognuno in un m ondo dem ocratico ha le proprie opinioni ma in questo caso
non c’entrano nulla con l’assemblea”. E il professor D'Amico resta stupefatto della
protesta dei 50 studenti: “Se fosse stata reale - dice - potevano manifestare la
contrarietà sulla mia presenza durante l’assemblea, invece solo dopo hanno detto che
non andavo bene perché la penso diversam ente sui gay. In realtà ho parlato agli
studenti dell’incidenza che l’intelligenza artificiale e la robotica di ultima generazione
avranno sulla società occidentale e sul preventivato calo del 46 % dei posti lavoro e
dunque su com e affrontare il problema. Se poi ho scritto un articolo contro i
matrim onio om osessuali citando ricerche scientifiche non ci trov o nulla di censurabile”.
L’om ofobia ricorda il prof “non è reato, c’è un dibattito in corso e trovo che se una
comunità è dem ocratica e laica deve saper accettare opinioni diverse. Senza l’ok dei
genitori e un contradditorio non affronterei un tema così delicato”.
(fonte http://www.corriereadriatico.it )
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Stop ai nomadi: "murato" un argine a Ponte
di Brenta
Dieci sgomberi in 8 mesi, la Procura mett e i sigilli all’area per evitare
accampamenti. Recinzione di un metro e mezzo
14 Febbraio 2014
PONTE DI BRENTA. Dieci sgomberi in otto m esi. Sempre lì, sull’argine sotto la
stazione ferroviaria di Ponte di Brenta, nell’area golenale a ridosso di v ia San Marco.
Quindici nomadi avevano deciso che quella dov eva diventare la loro casa. I v igili urbani
li cacciavano ogni mese e loro regolarmente tornavano. Visto che il problema non
trovava soluzione, sulla base della documentazione presentata dalla polizia municipale,
il pubblico m inistero Sergio Dini ha chiesto e ottenuto dal gip il sequestro preventiv o
dell’area utilizzata per il bivacco. In altre parole è stato sequestrato un pezzo di argine
per evitare l’insorgere di accampam enti. Il provvedimento non ha precedenti in città.
La task force dei vigili urbani si è presentata sull’argine ieri mattina all’alba: c’erano 14
persone, avevano costruito la solita baraccopoli. Tutti sono stati denunciati per
occupazione abusiva di suolo pubblico ma questo decim o caso ha consentito di ottenere
il sequestro dell’area. Insieme alla polizia municipale c’erano anche gli operai di Aps. In
via provvisoria è stata installata una recinzione d’acciaio alta circa un metro e mezzo. La
segnalazione del provvedim ento adottato della Procura è stato inviato anche al
Demanio Difesa del suolo e foreste che sarà chiamato in seguito a recintare con opere
fisse lo spazio. Sarà quindi im pedito fisicam ente l’accesso. «Era l’unico m odo per
risolvere una situazione che altrimenti non sarebbe mai stata risolta» spiega Lorenzo
Panizzolo, comandante della polizia municipale. «In pochi mesi abbiam o fatto ben dieci
interventi ma i nomadi tornavano sempre. Gli accampamenti rischiano di prov ocare
m olto spesso inconvenienti igienico-sanitari perché gli spazi non sono attrezzati alle
esigenze della residenza e dopo poco tem po diventano ricolmi di rifiuti di ogni tipo,
abbandonati dagli occupanti».Il problema era ben noto in zona. Chi frequenta l’argine,
sportivi, appassionati di jogging e residenti a spasso con il cane, viveva con una certa
apprensione la presenza dei nom adi specie nelle ore del tardo pom eriggio e della sera.
Per ora il problema sembra essere risolto.
(fonte http://mattinopadova.gelocal.it)
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Offese razziste a uno studente, docente
rinviato a giudizio
14 Febbraio 2014
Il gup Massim o Cusatti ha rinviato a giudizio l’insegnante di un istituto scolastico
toscano accusata di maltrattamento psicologico aggravato dalla discriminazione
razziale e di ingiurie nei confronti di un minorenne di origine africana figlio di un
magistrato in servizio presso un tribunale toscano. Il processo è fissato per il 4 giugno
davanti al tribunale penale di Genova. Secondo l’accusa l’imputata, difesa dagli avvocati
Velle di Genova e Farnesi Lom bardi di Firenze, durante lo sv olgim ento delle lezioni e in
presenza di altri studenti avrebbe pronunciato frasi lesive dell’integrità psichica e
m orale e anche del decoro e dell’onore del ragazzo e lo avrebbe offeso chiamandolo
‘bifolco’. L’inchiesta è stata coordinata dal pm Federico Manotti. Gli episodi sarebbero
avvenuti nel 2011.
(fonte http://www.gonews.it)
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Spariscono da Varallo i cartelli anti burqa
Rimossi dall’amministrazione comunale nel giorno in cui in
tribunale a T orino veniva discussa la causa indetta da quattro
cittadini. Li aveva voluti nel 2009 l’allora sindaco Buonanno
13 Febbraio 2014
Uno dei cartelli anti burqa che da cinque anni comparivano a Varallo
Varallo - L’amministrazione comunale di Varallo ha rimosso i cartelli che dal 2009, per iniziativa
dell’allora sindaco Gianluca Buonanno (Lega Nord), vietavano di indossare in paese burqa, burqini
e niqab. Proprio oggi in tribunale a Torino è stata discussa la causa promossa da quattro cittadini
con il sostegno dell’Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione). «È una grande vittoria
contro un messaggio di discriminazione», commenta l’avvocato dei ricorrenti, Alberto Guariso. I
cartelli in questione vietavano l’ingresso ai mendicanti e di indossare burqa e niqab.
L’amministrazione, oggi, ha fatto rimuovere i più grandi e tra breve - è stato spiegato nel corso
dell’udienza - procederà anche per quelli più piccoli. Verrà anche revocata un’ordinanza sul «no»
all’uso del burqini (capo di abbigliamento che lascia scoperti viso, mani e piedi) nelle piscine e lungo
i torrenti, mentre ne sarà corretta una seconda, relativa al divieto di coprirsi il capo, con
l’integrazione «salvo giustificato motivo». Il Comune, oggi guidato dal sindaco Eraldo Botta, si è
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impegnato a provvedere entro la metà di marzo. «Siamo molto soddisfatti - commenta una delle
ricorrenti, Marianna Corte - perché siamo riusciti a ottenere un risultato che restituisce la dignità al
nostro paese. Quei cartelli non erano un gesto di benvenuto: al contrario, erano un biglietto da
visita dal quale non ci sentivamo rappresentati». Lo scorso 12 dicembre, in occasione dell’apertura
del processo, Buonanno (oggi deputato leghista) si era presentato ai cancelli del Palazzo di Giustizia
di Torino con un cappuccio nero che gli copriva il volto e le spalle. «Sono stato denunciato - aveva
spiegato al desk delle informazioni e ai carabinieri - perché ho fatto un cartello: dicono che
discrimino. Ma se io indosso un burqa non posso entrare in un luogo pubblico. E allora sono
discriminato». Oggi è avvenuta quella che i ricorrenti definiscono la «retromarcia» da parte del
Comune.
(Fonte http://lastampa.it/)
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Belgio, annuncio choc in treno: “Andiamo ad
Auschwitz, ebrei pronti per le docce”
13 Febbraio 2014
Annuncio razzista ed antisem ita in un treno belga lungo il tragitto Namur-Bruxelles:
“Signori e signore, stiam o andando ad Auschwitz. Tutti i viaggiatori ebrei sono pregati
di scendere e di andare alla docce”
Sconvolge l’episodio segnalato dalla
parlamentare
belga Viviane
Teitelbaum
(Mov imento riformatore), che denuncia un fatto gravissim o di antisemitism o
verificatosi circa 10 giorni fa in Belgio, in un treno che viaggiava tra Namur e Bruxelles.
Lungo il tragitto, infatti, la voce dell’altoparlante avrebbe rotto la m onotonia del viaggio
con questo annuncio:“Signori e signore, stiam o andando ad Auschwitz. Tutti i
viaggiatori ebrei sono pregati di scendere e di andare alla docce”. La notizia è stata
diffusa dalla televisione israeliana, e sta indignando l’opinione pubblica del Paese. A
quanto pare, stando a quanto riferito dalla parlam entare Teitelbaum, questo non è un
caso isolato, ma un altro incidente simile si è verificato negli ultimi due anni sempre a
bordo di un treno delle ferrovie belghe.
Si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto, l’iniziativa di un gruppo di giovani che, con
m odalità ancora da accertare, si sarebbero impossessati della chiave di accesso agli
altoparlanti. Ma la Teitelbaum non ci sta a far passare l’accadimento com e una bravata
adolescenziale di poco conto, e insiste nel rimarcare che le autorità del Belgio non
contrastano in maniera esem plare i fenom eni di antisemitism o.
(fonte http://urbanpost.it)
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PARIGI,
EASYJET
DISCRIMINAZIONE
10 - 14/02/2014
CONDANNATA
PER
AVER
PER
LASCIATO
A
TERRA UNA DISABILE
12 Febbraio 2014
La com pagnia aerea low cost Easyjet è stata condannata al pagamento di una multa di
50.000 euro per discriminazione dalla corte d'Appello di Parigi. I fatti risalgono al
marzo 2010. La com pagnia aveva sbarcato dall'aerom obile una donna disabile di 39
anni, prendendo a pretesto il fatto che la passeggera viaggiava senza accom pagnatore e
non avrebbe potuto accedere autonomam ente alle uscite di sicurezza. La corte ha
confermato anche una multa di 5.000 euro di danni m orali alla donna e di 1 euro
sim bolico all'A ssociazione dei paralizzati di Francia. Easyjet dovrà rispondere di un
caso analogo davanti al tribunale di Bobigny, presso Parigi, il 19 giugno prossim o.
(fonte http://www.ilmessaggero.it/)
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SOSPESA
QUELLA
PERICOLOSA
10 - 14/02/2014
NOTA
MINISTERIALE
12 Febbraio 2014
Accogliendo infatti la ferma protesta della FISH (Federazione Italiana per il
Superam ento dell’Handicap), il Dipartimento per l’Istruzione del Ministero ha sospeso
temporaneamente – in attesa di emanare una definitiva Nota di chiarimento – quel
documento che nei giorni scorsi aveva sostanzialmente stabilito la possibilità di
“parcheggiare” nella scuola dell’infanzia i bambini in difficoltà, anche oltre i termini di
età fissati dalle norm e vigenti
«Nella mia carriera m i è capitato di incontrare bam bini di 10 anni ancora all’asilo,
ragazzini di 15 ancora alle elem entari, e di 20 ancora alle m edie. Ci si augurava che
quella stagione fosse terminata, che la cultura e la tradizione dell’inclusione scolastica
basata sulla coeducazione di coetanei con e senza disabilità fossero oramai consolidate
in una visione condivisa. Così non è»: era stato questo l’amaro commento di Salvatore
Nocera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superam ento
dell’Handicap), alla Nota n. 338, prodotta il 4 febbraio scorso dal Dipartimento per
l’Istruzione
del Ministero per
l’Istruzione,
Università e
Ricerca, che aveva
sostanzialm ente stabilito com e i bimbi giunti in Italia prima dei sei anni, in forza di
un’adozione internazionale, potessero essere “parcheggiati” alla scuola d’infanzia,
evitando l’ingresso alla scuola primaria.
«Ma non è tutto», si era letto in una nota diffusa dalla FISH. «Il Ministero, infatti, che
ha assunto la decisione senza nemmeno consultare l’Osservatorio Scolastico
Ministeriale sull’Integrazione Scolastica, ha riesumato una vecchia Circolare del 1975
(n. 235), da lungo tem po priva di vigore, che ammetteva la possibilità per i bambini con
disabilità di rimanere alla scuola d’infanzia in deroga all’obbligo della frequenza
scolastica. Un documento, com e detto, am piam ente superato dalle disposizioni
successive, ad esem pio dalla Legge 53/03, la quale ha riaffermato l’obbligo scolastico a
partire dal com pim ento del sesto anno di età, rendendo ormai abrogate tutte le
precedenti Circolari che avevano consentito tale pratica».
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10 - 14/02/2014
«Di conseguenza – aveva concluso la nota della FISH – la nuova indicazione
amministrativa (che tale rimane) potrebbe essere estesa, a discrezione dei Collegi dei
Docenti, a qualsiasi condizione di bisogno educativo speciale, inclusa la disabilità».
«La FISH – aveva quindi voluto ribadire Nocera – riafferma con forza il principio che
l’ingresso alla scuola primaria debba essere uguale per tutti e che i casi eccezionali
vadano gestiti appunto con i crismi dell’eccezionalità e delle deroghe rarissim e che non
incidano sul principio della coeducazione dei coetanei. Consolidare prassi diverse
sarebbe infatti gravissim o e produrrebbe deleterie conseguenze sulla formazione delle
classi e sull’iter dei cicli scolastici, generando confusione e contenzioso sicuro e
immediato. Chiediam o dunque che quella Nota venga ritirata tempestivamente,
precisando anche la già avvenuta abrogazione della vecchia Circolare 235/75».
Ebbene, nel giro di qualche giorno, la ferma protesta della FISH è stata accolta dal
Dipartimento per l’Istruzione del Ministero, il cui responsabile Luciano Chiappetta ha
diffuso il 10 febbraio la successiva Nota n. 4 03, ove si scrive che «in considerazione dei
numerosi quesiti pervenuti allo scrivente che rendono necessario un ulteriore
approfondimento sulla delicata materia trattata, si invitano […] a sospendere
temporaneamente tutte le eventuali azioni intraprese o in corso di programmazione in
attuazione della nota anzidetta. Sarà cura dello scrivente emanare una ulteriore e
definitiva nota di chiarimento».
Un ulteriore chiarim ento che ci auguriam o possa anch’esso arrivare rapidam ente, nel
senso richiesto dalla FISH. (S.B.)
(fonte http://www.superando.it/)
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VIA MELO,
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CASSONETTO BLOCCA LO SCIVOLO
PER DISABILI : SEGNALAZIONE A BARI
12 Febbraio 2014
Ecco com e si presenta, all'a ltezza del civico 42, lo sciv olo per disabili: com pletamente
ostruito. Da questa mattina sono passati diversi mem bri della polizia municipale (a
coppia di due) ma nulla è cam biato. E se scendiam o verso C.So Vittorio Emanuele,
restando sem pre su via Melo, all'a ltezza del civico 23, troviam o una zona di carico e
scarico che ha la segnaletica verticale non corrispondente a quella orizzontale, che
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consente ai commercianti della zona di sostare senza pagare e, a qualche vigile zelante,
ogni tanto, di elevare una bella contravvenzione...una situazione più v olte segnalata ma
che è rimasta immutata da quando Via Melo ha invertito il senso di marcia (più di due
anni). Siam o in una città senza alcun senso civico e senza regole.“
(fonte http://www.baritoday.it)
MOBILITA’. ITALIA BOCCIATA: NON
GARANTISCE
I
DIRITTI
DEI
PASSEGGERI DISABILI
12 Febbraio 2014
L’Europa avvia le procedure d’infrazione per l’Italia, che non rispetta le norm e UE dei
passeggeri disabili che si spostano in bus
E brava Europa. Non ci stiam o a fare delle gran figure, ultimamente, nel vecchio
Continente, dove il Bel Paese si posiziona tra gli ultimi per corruzione nel sistema
pubblico e nella politica, tanto per citare una tra le più recenti classifiche. Ora un bel
pollice verso arriva anche sul fronte dei diritti dei cittadini – dopo la bocciatura sul
fronte del lavoro e disabilità - in particolare di coloro che viaggiano, e di quelli con
disabilità.
Secondo Bruxelles, infatti, in Italia i cittadini con disabilità non vedono rispettati i loro
diritti alla m obilità. In particolare, Bruxelles rim provera all'Italia di non rispettare i
diritti dei passeggeri disabili che si spostano in bus, violando così le norme Ue sui diritti
dei passeggeri disabili.
Bacchettata quindi per il nostro Paese, che ora dovrà correre ai ripari dopo che l’UE ha
avviato le procedure d’infrazione: due mesi di tem po per dare risposte adeguate e non
ritrovarsi davanti alla Corte di giustizia europea.
E quella degli spostamenti in bu s ch e diventan o v eri e propri via ggi della speran za è una
esperienza che praticamente tutte le persone con disabilità m otoria nel nostro Paese
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vive o ha vissuto almeno una v olta. Difficoltà che vanno dal reperire le
semplici inf orma zi oni su quali linee son o servite da m ezzi accessibili (quando presenti!),
su quali fermat e sono al livello com patibile con le pedane, fino allo scontrarsi
con gua sti o di sservi zivari. Non parliam o poi della distribuzione delle fermate accessibili
lungo le tratte.
E se andiam o a vedere altri mezzi pubblici? Stendiam o un velo pietoso sulle stazioni
della met ropolitana, solitam ente attrezzate con monta scale di qualche decennio fa, più
fu ori servi zi o ch e altro.
E la cronaca purtroppo non fa che confermare questa situazione: solo per citare tra i più
recenti, ricordiam o il caso eclatante del tu ri sta svedese in Italia ch e, impossibilitato a d
a ccedere con la sua ca rrozzina av eva bl occat o un t ren o in provincia di Belluno. Ok, si
penserà, ma lui è svedese: è abituato per forza all’efficienza nordica! Ed è qui
l’errore: Eu ropa come union e di Stati deve an ch e essere modell o e ga rant e che premia e
diffonde best practice che garantiscono non solo la migliore qualità della vita ai propri
cittadini, ma anche la basilare applicazione dei diritti fondam entali.
Mi torna quindi in mente la considerazione - che a questo punto ha un sapore
prem onitore - di un nostro lettore che, mandandoci il suo report di un viaggi o a Milan o,
tra le altre cose amaramente affermava:
La “st ra da da fa re” è quindi quella della città che è l ontana anni lu ce da gli stan da rd
eu ropei , ma anche quella che, in f in dei conti, debbono aff rontare un disabile in
carrozzina ed il suo accompagnatore, tra fondo stradale dissestato, grovigli di rotaie
dismesse di tram da scavalcare, marciapiedi non raccordati e segnalazioni carenti.
(fonte http://www.disabili.com /)
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ROMA,
RICORSO CONTRO LA SQUALIFICA
DELLE DUE CURVE PER DISCRIMINAZIONE
TERRITORIALE
12 Febbraio 2014
Entro m ercoledì la Roma presenterà ricorso alla Corte di giustizia federale contro la
chiusura per due turni delle curve dello stadioOlimpico per cori di discriminazione
territoriale (leggi qui).
Il club giallorosso prov erà a spingere sul fatto che la sanzione, predisposta dopo il
match di Coppa Italia contro il Napoli, debba essere scontata in campionato.
I tem pi del ricorso potrebbero essere abbastanza celeri, quindi la chiusura della Curva
Sud e della Curva Sud potrebbe non essere applicata per il prossim o match casalingo in
programma contro la Sampdoria (16 febbraio).
(http://www.europacalcio.it)
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TUNISINI ARRESTATI DOPO LA RAPINA IN CORSO
DEL POPOLO: «CARABINIERI RAZZISTI»
L’arresto dopo un’aggressione e una rapina in centro a Padova. A un trentenne di Lim ena
era stato portato via lo smartpone. Presi due fratelli che vivono in città
12 Febbraio 2014
PADOVA. Una rapina conclusa con l’arresto di due malviventi e gli insulti ai carabinieri,
accusati di «razzism o». È accaduto nella notte attorno all’1 quando al 112 arrivava la
chiamata di un trentenne di Limena che era appena stato rapinato da due individui in corso
del Popolo a Padova. Lo hanno strattonato e gettato a terra e gli hanno strappato dalle mani
lo smartphone. Due auto dei carabinieri sono subito arrivate sul posto e si sono m esse a
caccia dei rapinatori, individuati in pochi minuti.
Si tratta di Slim Rhimi, 24 anni, e Sami Rhimi 27 anni, due fratelli domiciliati a Padova.
Una volta arrestati uno dei due ha urlato ai militari: «Italiani di m er..., razzisti di mer...
Vengo con altri tunisini e vi ammazzo». Sono stati portati nel carcere Due Palazzi di Padova
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Brescia, senegalese insultato al ristorante: e i
clienti, invece di difenderlo, lo aggrediscono
La solita storia di razzismo, nel cuore della 'moderna' Brescia: una guardia
giurata di origini senegalesi viene insultata da due automobilisti. Anziché
difeso, viene aggredito anche dai clienti di un ristorante
12 Febbraio 2014
Sono passati ormai quasi quattro anni da quella sera, quando due uom ini a bordo di
un’autom obile avrebbero pesantemente aggredito, con insulti a sfondo razziale, una
guardia giurata di origini senegalesi che stava per cominciare il suo servizio in notturna
lungo Corso Martiri della Libertà.
Parole sentite troppo spesso, e troppe v olte: “Negro di m... torna al tuo paese”. La
reazione, indignata e condivisibile, di un uom o che da tanto tempo vive in Italia, lav ora
e paga le tasse: e, parrà strano ma in fondo siam o nel Belpaese, non è cosa da tutti.
I due razzisti della dom enica hanno poi parcheggiato la macchina, e si sono seduti ad
un tav olo di un vicino ristorante. L’uom o insultato si è allora avvicinato, e ha chiesto
loro spiegazioni. Nel Paese dei paradossi, è successo il contrario di quanto in m olti si
sarebbero aspettati.
Due clienti affezionati, ma pure il titolare del locale, avrebbero raggiunto l’immigrato
non per difenderlo, ma per aggredirlo di nuov o. Altre parole, sentite ancora troppo
spesso: “Ma torna al tuo Paese, a raccogliere le banane”.
(FONTE http://www.bresciatoday.it/)
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SEGNALARE I RAZZISTI
(SPERANDO CHE FUNZIONI)
SU
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FACEBOOK
Il social network più popolare permette agli utenti di segnalare i contenuti che incitano all’odio,
ecco come si fa. Stranieriinitalia.it ci ha provato, ma gruppi come “Sei un negro se…” sono ancora
online.
11 Febbraio 2014
Roma – 11 febbraio 2014 - “Facebook non consente i contenuti che incitano all'odio, ma attua
una distinzione tra contenuti seri e meno seri. Se da un lato incoraggiamo gli utenti a mettere in
discussione idee, eventi e linee di condotta, non consentiamo la discriminazione di persone in base a
razza, etnia, nazionalità, religione, sesso, orientamento sessuale, disabilità o malattia”.
Non c’è bisogno di malizia per sorridere mentre si leggono gli “Standard della comunità di
Facebook”. Chi ha un minimo di dimestichezza con il più frequentato dei social network sa che di
contenuti che incitano all’odio ne fa viaggiare tanti, tantissimi, come conferma anche l’ultimo
rapporto dell’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
Unar : “Razzismo sul web, frontiera difficilissima”
Sui 659 casi di discriminazione su base etnico razziale segnalati all’UNARnel 2012, la maggior parte
(19,6%) riguardava i mass media, e tra questi internet la faceva da padrone. “Offese e messaggi
stigmatizzanti nei confronti di specifiche comunità etniche o cittadini di origine straniera
sono sempre più veicolati attraverso i nuovi media e i social network, con una percentuale del
71,3%, contro il 19,4% provenienti dalla stampa e il 5,4% dalla televisione” spiega il rapporto.
“L’hate speech oline è una frontiera difficilissima” ammetteva qualche settimana fa il direttore
dell’UNAR Marco De Giorgi alla presentazione del libro “I giorni della vergogna, gli insulti a
Cècile Kyenge e all’Italia”. “Un manifesto lo fai rimuovere, un articolo di giornale esce un giorno e
poi non più. Ma quello che va su internet rimbalza e si moltiplica. Ottiene un’immensa visibilità,
con la garanzia di un sostanziale anonimato. Il web è la sfida futura dell’Unar”.
Quello che pochi avrebbero il coraggio di sussurrare in pubblico, tantissimi non si fanno problemi a
scriverlo su Facebook, sulle proprie bacheche o su quelle degli altri, magari segnalando e
commentando una notizia. Anche chi ha centinaia di “amici”, considera Facebook come una sorta
di diario segreto, dove dare sfogo ai suoi istinti più bassi, senza alcun freno.
Come segnalare i razzisti
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È una sorta di Far West senza leggi. Però forse non tutti sanno che, se vogliono, in questo Far West
possono indossare la stella dello sceriffo. Come?Segnalando a Facebook i contenuti razzisti,
nella speranza che vengano rimossi o che gli utenti che li hanno pubblicati vengano bloccati.
“Il modo migliore per segnalare contenuti offensivi su Facebook è l'uso del link Segnala visualizzato
accanto ai singoli contenuti” si legge nel Centro di assistenza online del social network, che
pubblica una guida abbastanza dettagliata con la procedura da seguire. Questa, spiegano, può
riguardare ogni tipo di contenuto: “Diari; Inserzioni; Eventi; Gruppi; Messaggi; Pagine; Foto e
video; Post; Post sul tuo diario; Domande…” La procedura varia, di poco, a seconda di cosa si
vuole segnalare.
Vediamo qualche esempio. “Diario. Accedi al diario che desideri segnalare; Clicca su
in alto
a destra; Seleziona Segnala/blocca per segnalare l'account a Facebook”. “Gruppi: Accedi al gruppo
che desideri segnalare; Clicca sull'icona a forma di ingranaggio in alto a destra; Seleziona Segnala
gruppo”. “Post: Posiziona il mouse sul post che desideri segnalare e clicca su
in alto a destra
Clicca su Segnala/Contrassegna come spam”. "Foto e video: Clicca sulla foto o sul video per
espanderlo; Clicca su Opzioni in fondo a destra; Seleziona Segnala per le foto o Segnala video per i
video".
Non è il caso di temere ritorsioni da parte dei razzisti. "Quando qualcosa viene segnalato - spiega
Facebook - la analizziamo e rimuoviamo tutto ciò che viola i nostri standard della comunità.
Quando contattiamo il responsabile, non includiamo alcuna informazione sulla persona che ha
compilato la segnalazione".
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Cosa
importante:
si
può seguire
l’iter
della
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segnalazione cliccando
su“Riepilogo
segnalazioni” nella sezione “impostazioni” del proprio diario. “Qui troverai lo stato del contenuto
che hai segnalato, delle richieste da te effettuate o del contenuto segnalato da un altro utente. Ti
contatteremo qualora dovessimo avere bisogno di ulteriori informazioni da te o quando avremo
preso una decisione” assicura Facebook.
“Sei un negro se..."?
Fin qui la teoria. La pratica, infatti, può riservare qualche brutta sorpresa. Nei giorni scorsi, per
esempio, la redazione di Stranieriinitalia.it ha segnalato a Facebook, utilizzando la procedura
descritta sopra, tre diari, due gruppi (“Tutti i crimini degli immigrati” e “Sei un negro se…”) e una
pagina (“Fuori tutti gli immigrati dall’Italia”) che ci sembrano zeppi di commenti razzisti.
Con i diari ancora non sappiamo come andrà a finire, per ora risultano attivi. Sui due gruppi e sulla
pagina, però, Facebook ci ha risposto. Ecco come: “Grazie per il tempo dedicato alla segnalazione
di un contenuto che secondo te potrebbe violare i nostri Standard della comunità. Le segnalazioni
come la tua sono fondamentali per rendere Facebook sicuro e accogliente. Abbiamo analizzato il
gruppo/la pagina che hai segnalato per la presenza di discorsi o simboli inneggianti all'odio e
abbiamo stabilito che non viola i nostri Standard della comunità”.
Se sono gli stessi standard che citiamo all’inizio di questo articolo, ci chiediamo come faccia a non
violarli un gruppo come “Sei un negro se…”Dove, scegliendo a caso, Selene Buscetta risponde:
“se stupri ragazze bianche“; Mariagrazia Callegari: “il tuo posto è nella giungla con i tuoi cugini:
le scimmie”; Monica Copes: “Allo zoo pensi che i tuoi figli sono stati ingabbiati”; Andrea Sonner:
“Se sei mentalmente inferiore a un mulo”...
A questo punto sarebbe interessante capire chi valuta le segnalazioni degli utenti e, soprattutto,
secondo quali linee guida. Il 22 gennaio lo abbiamo chiesto all’ufficio stampa italiano di
Facebook, ma non ci hanno ancora risposto. Aspettiamo, fiduciosi, che ci diano lumi. Intanto,
magari, controllino di nuovo e con più attenzione il gruppo “Sei un negro se..:”. Sicuri che rispetti il
loro fumoso galateo?
(FONTE http://www.stranieriinitalia.it/)
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(LZ) CULTURA. ROMA, A PALAZZO
BRASCHI
'RHOME,
SGUARDI
MIGRANTI'
DA
MERCOLEDÌ
RITRATTI
FOTOGRAFI A 34 PARTECIPANTI.
DODICI
11 Febbraio 2014
(DIRE) Roma, Trentaquattro migranti. Dodici fotografi.Sessantotto foto. Una citta'. Storie diverse
di donne e uomini che raccontano cosa porterebbero con se' di Roma. Questa e' 'Rhome - Sguardi e
memorie migranti', la mostra promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura, Creativita' e
Promozione artistica e dalla Sovrintendenza capitolina, ospitata al Museo di Palazzo Braschi da
mercoledi' al 30 marzo, con l'organizzazione e i servizi museali di Zetema progetto cultura.
Un'iniziativa di rilievo nell'ambito delle attivita' di prevenzione e contrasto delle discriminazioni
razziali, che ha ottenuto anche il riconoscimento Unar, l'ufficio nazionale antidiscriminazioni
razziali. Quello dei migranti e' un vero popolo, basti pensare che a Roma sono oltre 352mila, con
un'eta' media di circa 37 anni, single in oltre il 50% dei casi. Trentaquattro di loro raccontano la
propria storia raccontando la citta'. Lo scatto del fotografo ha fissato nell'obiettivo i loro tanti modi
di diventare parte di Roma. Tutto questo grazie alla collaborazione nata tra l'associazione 'E'
arrivato Godot', il Cnr e Officine fotografiche Roma con il museo di Palazzo Braschi. Il progetto
Rhome - che ha poi portato alla presentazione di questa originale e coinvolgente esposizione - da'
voce ai nuovi cittadini di Roma Capitale: i migranti provenienti da tutte le parti del mondo, che oggi
fanno parte del tessuto strutturale della citta'. "Questo progetto e' una piccola scossa per la societa'ha commentato uno degli intervistati- Ce ne vogliono tanti, ma sono queste le cose che faranno la
storia degli immigrati". I 34 partecipanti appartengono sia alle 14 comunita' straniere piu' numerose
sia ad altri Paesi e rappresentano 27 nazionalita': africani, americani, asiatici, europei. "Qual e' un
luogo di Roma che non dimenticherai mai e che porterai con te anche se dovessi andare a vivere
altrove?" E' intorno a questa domanda che ruota la mostra fotografica: ogni migrante, insieme a un
fotografo, e' andato nel posto scelto per costruire insieme l'immagine da esporre in mostra, ognuno
con il suo ruolo, in una sinergia dove le parole del mi grante diventano la regia che muove lo scatto
del fotografo. Sono state molte le domande a cui hanno risposto i 34 'cittadini romani' che, in una
specie di intervista a microfono spento, raccontano perche' hanno lasciato il loro paese, in quale
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luogo e per quale motivo - a Roma - si sono sentiti accolti o rifiutati. Un percorso che ha portato
alla realizzazione di questa mostra dove la sequenza di volti e luoghi rende ancora piu' netta
l'appartenenza ad una citta' che talvolta ha sostituito affettivamente quella di origine. "Anche
quando vado in vacanza, penso sempre a quando torno a Roma- racconta un migrante- È il punto
di partenza, sempre". Una riflessione che puo' anche essere il filo conduttore di 'Rhome - Sguardi e
memorie migranti' perche' questi sguardi, osservando le foto in mostra, appartengono gia' alla citta',
punto di arrivo e di ritorno per le loro nuove vite. (Com/Dip/ Dire)
IL TEATRO CHE DIVENTA ACCESSIBILE A TUTTI
11 Febbraio 2014
Per la prima volta il Teatro Stabile di Torino sta per proporre la resa accessibile al pubblico con
disabilità sensoriale di una sua produzione, aderendo al progetto denominato “Torino + Cultura
Accessibile”, ideato e realizzato dalla Fondazione Carlo Molo. Accadrà dal 12 al 16 febbraio, con
“Gl’innamorati” di Carlo Goldoni, portati in scena dalla Compagnia Il Mulino di Amleto
Presentato nell’ottobre scorso – come avevamo ampiamente riferito – il progetto denominato
Torino + Cultura Accessibile è stato ideato e realizzato dalla Fondazione Carlo Molo di Torino per
festeggiare i quindici anni della propria attività, e ha come obiettivo la resa accessibile della
programmazione culturale, e soprattutto degli spettacoli cinematografici e teatrali, rivolgendosi in
particolare al pubblico con disabilità sensoriali e, più in generale, con deficit uditivi e visivi.
Nei prossimi giorni all’iniziativa darà la sua piena adesione anche la Fondazione Teatro Stabile di
Torino, inserendo nella propria stagione 2013-2014 cinque repliche accessibili – con
sottotitolazione e audiodescrizione facilitata (il 12 febbraio anche con lingua italiana dei segni) –
dello spettacolo Gl’innamorati di Carlo Goldoni, portato in scena al Teatro Gobetti (Via Rossini, 8)
dalla Compagnia Il Mulino di Amleto, esattamente da martedì 12 a domenica 16 febbraio.
«Grazie alla collaborazione con Sub-ti limited (Londra), Sub-ti Access (Roma) e la Compagnia Il
Mulino di Amleto – spiegano dalla Fondazione Molo -, per la prima volta il Teatro Stabile di Torino
sta per proporre la resa accessibile al pubblico con disabilità sensoriale di una sua produzione,
segnando così una volontà di totale inclusione e una svolta nel concepire la propria
programmazione, riservando una particolare attenzione alle persone con deficit uditivi e visivi. La
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resa accessibile degli Innamorati di Goldoni, tra l’altro – tramite audiodescrizione e sottotitolazione
– verrà donata dalla nostra Fondazione al Teatro Stabile e alla Compagnia Il Mulino di Amleto, che
potrà così riproporla in tournée, perseguendo la diffusione della cultura come uno strumento reale
di miglioramento della vita, un bene comune cui tutti devono poter accedere».
Da ricordare, in conclusione, che l’iniziativa è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione di
una serie di organizzazioni partner di Torino + Cultura Accessibile, vale a dire l’ APIC
(Associazione Portatori Impianto Cocleare), l’APRI (Associazione Pro Retinopatici ed Ipovedenti),
la CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà), l’ENS Piemonte (Ente Nazionale dei Sordi), la
Fondazione Istituto dei Sordi di Torino, la FIADDA Piemonte (Famiglie Italiane Associate per la
Tutela dei Diritti degli Audiolesi) e l’UICI (Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti). (S.B.)
(FONTE http://www.superando.it)
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Dopo la gaffe del direttore Amadeo
A Seriate tanti infermieri stranieri
10 Febbraio 2014
«Qui non abbiamo infermiere marocchine né romene», la gaffe del direttore generale
dell’Azienda ospedaliera Bolognini di Seriate venerdì all’inaugurazione del nuovo blocco
medico ha fatto il giro d’Italia. Critiche come se piovesse, social network pieni di
commenti dall’acido allo stizzito.
Anche perché chi lavora all’Azienda ospedaliera di Seriate (compresi gli ospedali di
Alzano, Piario, Trescore, Sarnico, Lovere) sa benissimo che infermieri, operatori
sociosanitari (Oss) e ausiliari socio assistenziali (Asa) di origine non italiana ci sono,
eccome.
«Certo che ci sono. E il loro apporto è fondamentale: sono preparati, ma anche
importantissimi nella mediazione culturale - spiega Beatrice Mazzoleni, presidente di
Ipasvi (Federazione nazionale collegi infermieri) Bergamo -. La
battuta del direttore generale Amadeo non trova fondamento: in tutta la Bergamasca e in
tutta la Lombardia ci sono infermieri stranieri che fanno in modo ottimo il loro lavoro».
«E a Seriate, dopo una verifica che mi ha comunicato Adriana Alborghetti, la
responsabile del Sitra (Servizio infermieristico tecnico riabilitativo aziendale) dell’Azienda
Bolognini , ci sono almeno una decina di infermieri professionali di origine straniera:
polacchi, indiani, cinesi e marocchini, alcune infermiere lavorano al nido e anche in sala
operatoria. Va sottolineato che, essendo l’Azienda Bolognini ente pubblico, le assunzioni
del personale devono passare da regolari concorsi, e ai concorsi pubblici si può accedere
se si è cittadini italiani, anche se di origine straniera, provenienti da Paesi extraeuropei.
Senza dimenticare, oltretutto, che l’accesso ai concorsi pubblici è concesso anche a
cittadini europei, se in possesso di titoli omologhi a quelli italiani». Fonte:
www.ecodibergamo.it
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“Violenze contro gli stranieri reclusi”
10 Febbraio 2014
Le accuse del senatore Pd Luigi Manconi dopo una visita al Cie di corso Brunelleschi. La
Questura: “Mai nessuna segnalazione”.
In queste celle sono rinchiusi gli stranieri che soffrono di malattie infettive o che, per
ragioni religiose o personali, hanno chiesto di non condividere la prigionia con gli altri
ospiti, di etnie diverse, hanno un’assistenza medica continua e accesso a tutti i servizi.
Violenze contro i reclusi del Cie? Lo denuncia il senatore Pd Luigi Manconi, presidente
della Commissione diritti umani del Senato, ieri in visita nel centro che ospita 37 uomini e
11 donne. Gli replica Rosanna Lavezzaro, dirigente dell’Ufficio stranieri: «Non ci sono
state segnalazioni di violenze da parte delle forze dell’ordine. Ma approfondiremo quanto
denunciato dal senatore. Gli esiti dell’indagine saranno trasmessi alla procura, come è
stato sempre fatto in questi casi».
Moduli devastati
I «trattenuti» nel Cie di Torino sono quasi tutti maghrebini o centroafricani. Tutti (o
quasi) pregiudicati anche per gravi reati. I posti, nel complesso ristrutturato nel 2010
(costo 11 milioni di euro) sarebbero in teoria 200 ma le ultime devastazioni ne hanno
dimezzato la capienza. I fabbricati incendiati sono chiusi, porte e finestre sigillate.
«Sanzioni ingiuste»
Con Manconi, anche i senatori pd Stefano Esposito e Miguel Gotor. «Il dato
fondamentale è che i tempi di permanenza sono intorno ai 34 giorni. La legge prevede 18
mesi al massimo, mentre i tempi di espulsione nei Cie sono tra i 34 e i 45 giorni. Ci sono
almeno 16 mesi totalmente inutili rispetto allo scopo per il quale è stato realizzato il Cie,
sono una pena assolutamente superflua, totalmente inutile che nessun tribunale ha inflitto
e che viene comminata a persone che non sono responsabili di un reato per quella pena,
sarebbe una sanzione ingiusta, perchè alcuni ospiti i reati, tra l’altro, li hanno già scontati
con la detenzione in carcere». Ancora: «Il Cie è insensato, questi 16 mesi che richiedono
enormi energie di enormi spese e di enormi sofferenze imposte alle persone».
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10 - 14/02/2014
Manconi non parla di chiusura ma almeno di riduzione a due mesi, al massimo, di
permanenza dei «sans papiers » all’interno dei centri italiani. Su undici ne restano aperti
solo cinque. Le violenze sarebbero durante le rivolte del 2013. Manconi: «Naturalmente
noi riferiamo quel che ci dicono gli ospiti di questa struttura. Racconti che sono una parte
della verità, non necessariamente la verità. Un numero significativo di “trattenuti” ci ha
riferito come, in passato, si siano verificati atti di violenza nei loro confronti». Lo fa
davanti ai dirigenti dell’Ufficio stranieri della questura, ai funzionari della prefettura e
della Croce Rossa.
Un «non» carcere
Pietro Di Lorenzo, Siap: «Da chi ha un ruolo istituzionale ci aspetteremmo più senso di
responsabilità e più cautela nel farsi portavoce di denunce così pesanti e prive di qualsiasi
riscontro. Getta un marchio di infamia sulle forze dell’ordine che operano tra mille
difficoltà».
Il resto è un triste viaggio in una struttura che non è un carcere ma che di fatto lo è. Alte
recinzioni, forte presenza di militari, poliziotti, carabinieri e finanzieri. Secondo Manconi
non va bene. Alimenterebbero «la tensione a causa di un «militarizzazione soffocante».
Gli replica il Sap, altro sindacato di polizia: «Senza il presidio, il Cie di Torino sarebbe
stato già distrutto. Le posizioni di Manconi - dice il consigliere nazionale Sap Massimo
Montebove - non tengono conto della realtà».
Rabbia e disperazione
I «trattenuti» raccontano le loro storie, spesso drammatiche. Complicatissime e quasi
sempre senza speranza. Gente disperata, che stringe fra le mani fogli spiegazzati,
documenti di ogni Paese, foto di donne e bimbi. Grandi tragedie e piccoli problemi.
Come il cibo passato dalle mense di Settimo. «Arriva freddo e non è gradevole», dicono
molti. Osservano i responsabili della Cri: «Certo non sono ricette da Masterchef ma è
cibo di qualità e rispetta le usanze religiose. È anche sui nostri tavoli. Lo stesso». Fonte:
www.lastampa.it
CARTELLI RAZZISTI ALL’OSPEDALE VERSILIA
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10 - 14/02/2014
Apparsi “Kunta Kinte” e strisce rosse tipo sangue. Nel mirino forse il via alla sosta a
pagamento
10 Febbraio 2014
VIAREGGIO. Cartelli inquietanti, con un messaggio non ben chiaro, sono apparsi
all’ospedale Versilia. A notarli alcuni utenti che si sono trovati a passare di lì, e che
l’hanno segnalato immediatamente sia all’Asl che ai giornali.
Su questi cartelli, che scimmiottano i divieti di sosta con rimozione forzata, sono riportate
scritte che richiamano a Kunta Kinte e agli schiavi neri, con immagini che indicano la
rimozione di persone o di letti d’ospedale.
Nelle caselle dove si indicano gli autorizzati, invece, c’è scritto “Bianchi” con una croce.
Altro aspetto inquietante è la presenza di strisce rosse che ricordano in maniera sinistra il
sangue.
Alcuni utenti, notando il riferimento a Kunta Kinte, hanno temuto si trattasse di un
messaggio di stampo razzista contro gli ambulanti. L’intento, comunque, non è
chiarissimo. Mentre molto più chiaro appare l’oggetto del contendere: il via alla sosta a
pagamento.
Fonte: www.iltirreno.gelocal.it
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10 - 14/02/2014
PIEROTTI: «NEI CARTELLI LA MIA RABBIA CONTRO
IL RAZZISMO»
10 Febbraio 2014
È stato l’artista versiliese a piazzarli attorno all’ospedale per denunciare l’intolleranza
verso i venditori ambulanti
PIETRASANTA. Non cartelli razzisti, come equivocato quando sono comparsi
davanti all’ospedale. Ma l’esatto contrario: un grido contro la discriminazione e
l'indifferenza quei cartelli grondanti gocce di sangue con disegnate alcune figure umane
che, come deportate, vengono allontanate con un carro attrezzi. Otto cartelli che
mercoledì mattina Stefano Pierotti, dopo lo sberleffo artistico nei confronti di Schettino e
ancora i veleni del doping, riproposti in una scultura durante i recenti Mondiali di
ciclismo, ha installato dalle parti dell'ospedale Versilia, lungo l'Aurelia e all'ingresso del
nosocomio. Una segnaletica artistica, a margine del varo del parcheggio a pagamento
nell'area dello stesso ospedale, posizionata per «evidenziare le vere vittime di questa
scelta: quelle persone, senza denaro, senza una sicurezza, che chiedono qualche spicciolo
a chi reca al Versilia, una volta lasciata in sosta la propria auto .Quanta ipocrisia, pur di
cacciare queste persone, si ricorre ad uno stratagemma come il ticket per il parcheggio e
quanta indifferenza fra i politici: siamo arrivatiti a considerare questi extracomunitari
come del bestiame da spostare da un posto all'altro, senza alcun rispetto per la dignità
umana» attacca duro Pierotti che aggiunge: «Premessa l'insofferenza sollevata degli utenti
per l'ulteriore iniqua “tassa” dalla quale è nato un comitato “no parcheggio a pagamento”
che ha raccolto migliaia di firme di protesta, mi chiedevo che fine avesse fatto il tanto
auspicato Piano Nazionale della Kyenge contro il razzismo, la xenofobia e l'intolleranza.
Facendomi un giro nel parcheggio dell'ospedale, ho chiesto agli “abusivi” cosa ne
pensassero di questa iniziativa del balzello.
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10 - 14/02/2014
Mi hanno risposto che non possono andare a rubare o a spacciare droga e che tanto da lì
non se ne andranno (ignari però del fatto che tra qualche giorno, quando entrerà in
vigore il parcheggio a pagamento, verranno cacciati dai vigilantes come nel parcheggio
antistante dell’Esselunga). In questo modo, a mio avviso la direzione sanitaria- continua
Pierotti - sposta solamente il problema più in là mostrando palesemente la sua/loro (visto
che sono interessati anche i 7 comuni) intolleranza verso gli extracomunitari che saranno
costretti a trovarsi altri lidi, mostrando stavolta, ai clienti che si frugheranno nelle tasche
per cercare qualche centesimo da dare in cambio di qualche accendino, meno sorrisi.
Dopo che ho installato i cartelli, alcuni extracomunitari mi hanno chiesto cosa volesse
dire Kunta Kinte e rimozione (parole contenute nella grafica da me assemblata). Ho
spiegato che Kunta Kinte era il personaggio di un film che identificò il simbolo della
ribellione degli schiavi in America e l'affermazione dei diritti dell'essere umano e
rimozione significa invece “fuori dalle scatole”. È il messaggio che Asl e politica hanno
inteso dare a queste persone: messaggio da cui tutti coloro dotati di un minimo di
tolleranza e rispetto per chi ha meno degli altri, dovrebbero prendere le distanze».
Fonte: www.iltirreno.gelocal.it
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10 - 14/02/2014
"GIOVENTÙ STROOTMANIANA" SU FACEBOOK
LA ROMA SEGNALA LA PAGINA PER RAZZISMO
Il club giallorosso contro la pagina del social network in cui il giocatore olanedese
Kevin Strootman viene ritratto con la divisa da gercarca nazista.
10 Febbraio 2014
24 anni, nazionale olandese. Una pagina di Facebook dedicata al campione della
Roma Kevin Strootman, usata come pretesto per diffondere evidenti contenuti di stampo
neo nazista. La Roma ha segnalato ai gestori del popolarissimo social network la pagina
"Gioventù Strootmaniana". Una pagina che si autodefinisce "a scopo satirico", ma che, fin
dal primissimo impatto, mostra elementi di propaganda nazista e discriminazione razziale.
La pagina per la verità era già stata segnalata da altri utenti, ma Facebook, sempre solerte
quando c'è da intervenire per censurare contenuti erotici, non ha ancora preso
provvedimenti nei confronti dei gestori di questo profilo.
All'interno della pagina "Gioventù Strootmaniana" vengono pubblicate foto del giocatore
Strootman, modificate aggiungendogli cappello da gerarca nazista, svastica al braccio e il
classico "baffo" da Hitler. In più, in una inspiegabile analogia il campione olandese viene
fatto "parlare" con fumetti di chiaro stampo razzista e nazista in un tedesco da
Sturmtruppen. All'interno della pagina è possibile leggere anche chiari riferimenti
propagandistici come "Un unico Popolo, un unico Movimento, un unico Führer", o
almeno di pessimo gusto del tipo "Vi deporterò tutti quanti", oltre contenuti discriminatori
e violenti. Ciò nonostante, il gruppo ha raccolto oltre 13 mila "mi piace". Ma tantissime
sono anche le risposte indignate, di tifosi romanisti e semplici fruitori del social network.
Dopo l'ultima segnalazione, i gestori della pagina - in cui è possibile vedere anche foto di
Mussolini - spiegano che "qualsiasi richiamo a fatti, personaggi o simboli non è
assolutamente assimilabile a una nostra credenza politica" e "qualsiasi richiamo a
estremismi politici da noi individuato verrà prontamente eliminato, onde evitare
fraintendimenti". In effetti, il rischio di fraintendimenti non esiste: l'effetto propagandistico
di estrema destra condito da becero razzismo appare assolutamente evidente.
Fonte: www.roma.repubblica.it
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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
10 - 14/02/2014
VENEZIA, FIABE GAY BLOCCATE IN MAGAZZINO
Dopo l’altolà del sindaco Orsoni, provvedimento che congela la distribuzione dei libri
negli asili
10 Febbraio 2014
VENEZIA. I 1098 libri di favole che in 51 titoli diversi raccontano di ovetti adottati da due pinguini
maschi, di bambini malati-supereroi e di famiglie dove il "papà bis” è il nuovo compagno della madre,
restano per ora nei magazzini delle Municipalità di Venezia, che li hanno ricevuti dall'Ufficio della
delegata per i Diritti civili e contro la Discriminazione, Camilla Seibezzi, con l’indicazione di distriburli a
nidi, spazi cuccioli e materne. Dopo la sconfessione politica da parte dei sindaco Orsoni, infastidito dal
clamore - «Seibezzi ha la delega per difendere i diritti civili, non per fare propaganda» - l'altolà alla
distribuzione è arrivato dall'assessora alle Politiche educative Tiziana Agostini. «Ho semplicemente
ricordato che ci sono delle regole, che prevedono che tutto il materiale e i programmi didattici siano
vagliati dall'apposito Coordinamento politiche educative che riunisce insegnanti, psicologi, tecnici»,
commenta Agostini. Che aggiunge: «Non è possibile mettere in mano di bambini piccolissimi testi non
valutati. Le educatrici sono preparate per affrontare i problemi quando si pongono: ritengo inutile porre
problemi quando non ce ne sono. In ogni caso, sarà una valutazione autonoma di chi è preposto a
prendere decisioni così delicate».
Un caso politico che divide la maggioranza comunale di centrosinistra: lista In Comune e Federazione
della sinistra che serrano le fila in difesa di Camilla Seibezzi, il Pd difende il progetto nel merito se non
dei modi, l’Udc che chiede al sindaco di ritirarle la delega. «Il vero cuore dell'iniziativa di Camilla
Seibezzi è allargare i diritti, estendere le tutele e gli spazi a tutti e a tutte, garantire la libertà di scelta e di
approccio alla vita e all'amore. Senza togliere niente a nessuno», scandisce l'assessore Gianfranco Bettin,
«madri e padri restano tali, genitori si è comunque».
«Basta con la fiera delle ipocrisie della politica romana», dice il capogruppo In Comune Beppe Caccia, «il
sindaco di Venezia dovrebbe essere semplicemente grato a Camilla Seibezzi per il lavoro che sta
svolgendo, con grande impegno, per il riconoscimento di dignità e diritti uguali per tutte e tutti».
Solidarietà piena anche da Sebastiano Bonzio, Federazione della sinistra, che rilancia sulla crisi:
«L'iniziativa della collega Seibezzi apre una prospettiva ai bambini per vedere la complessità del mondo
quando violenze e le discriminazioni contro "i diversi" sono all'ordine del giorno».
Fonte: www.mattinopadova.gelocal.it
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10 - 14/02/2014
"Omofobia fuori da Treviso"
Arcilesbica contro il convegno del 22 febbraio di Forza Nuova
10 Febbraio 2014
TREVISO - Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, annuncia un convegno a Treviso per il
prossimo 22 febbraio, per discutere di come l’estensione della legge Mancino all’omofobia possa minare
la libertà e la famiglia.
Ad intervenire è ArciLesbica Queerquilia, che condanna duramente le parole di Fiore e questo tipo di
eventi «che alimentano l’omofobia».
«E’ fondamentale che l’Italia riconosca che l’omofobia è reale e va combattuta con leggi che condannino
efficacemente le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere» - spiega Elena
Toffolo, presidente ArciLesbica Queerquilia in un comunicato.
«Treviso sta cambiando, grazie anche ad un’amministrazione attenta e al fianco dei soggetti che
propongono la sensibilizzazione ed il confronto sui temi LGBT. Mi auguro che il Comune neghi gli
spazi ad iniziative che incoraggiano odio e discriminazione. Ed è nostra intenzione essere in prima linea
con tutti coloro che vogliono promuovere la parità di diritti, senza distinzione in base ad orientamento
sessuale ed identità di genere».
Fonte: www.oggitreviso.it
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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
10 - 14/02/2014
Discriminazione territoriale si cambia ancora:
curve chiuse solo se ad offendere è il 10, 15 per
cento dei tifosi presenti nel settore
Oltre alla percezione e dimensione, ecco la proporzionalità
10 Febbraio 2014
La chiusura delle due curve dell’Olimpico giallorosso per le gare di campionato Roma-Sampdoria e
Roma-Inter è l’ultima di una serie di sanzioni per i cori espressione di discriminazione territoriale.
Qualcosa nel cammino per arrivare alle pene del giudice sportivo sul tema, però, è cambiato e lo dimostra
come vengono compilati i referti del dopo-gara dagli uomini della procura federale presenti a bordo
campo: la parcezione e dimensione del fenomeno è rimasta, ma, dalla ripresa del campionato dopo la
sosta di Natale, si è aggiunto il parametro della proporzionalità. Di cosa si tratta? Perchè un coro
discriminatorio possa tradursi in una chiusura del settore dello stadio per la società occorre che ad urlare
contro gli avversari offendendone la provenienza territoriale sia una percentuale di tifosi di almeno il
10,15 per cento di quelli presenti in quel determinato punto dell’impianto da gioco. Un esempio arriva
dalla decisione alla base di chiudere (con la condizionale) la curva dello stadio Sant’Elia di Cagliari dopo i
“buu...” a Mario Balotelli il giorno dopo la sfida fra i sardi e il Milan del 26 gennaio: il giudice sportivo
Gianpaolo Tosel ha emesso la sua sentenza dopo che gli 007 della Figc avevano scritto, dettagliatamente,
nel loro rapporto come ad insultare l’attaccante rossonero fossero stati circa 200/250 tifosi della curva su
un totale di poco superiore ai 2000 presenti. In questo modo c’è la volontà di evitare di arrivare alla
chiusura dei settori se a ribellarsi in maniera becera è una minoranza. A fine stagione, comunque, verrà
messa ancora una volta mano al codice di giustizia sportiva: la discriminazione territoriale, così come è
stata concepita fino ad ora, non troverà più spazio.
Fonte: www.lastampa.it
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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web
UISP “CONTRO
10 - 14/02/2014
LE REGOLE” DELL’ OMOFOBIA
NELLO SPORT
I 37 pannelli approfondiscono i diritti di gay in concomitanza con le Olimpiadi di
Solchi
10 Febbraio 2014
“Contro le regole – lesbiche e gay nello sport” è il
titolo della mostra internazionale, inaugurata
nell’atrio del Municipio, per combattere la cattiva
tradizione omofoba che attanaglia il mondo
sportivo. La mostra, promossa da “European gay
and
lesbian federation” (Eglsf) e
realizzata
all’interno del progetto europeo “Football for
Equality”, è stata portata a Ferrara da Uisp, di cui è
partner insieme ad altre organizzazioni sportive di
Austria, Germania, Olanda, Slovenia e Slovacchia.
“È un percorso narrativo composto da 37 pannelli – spiega il presidente Uisp Ferrara Enrico Balestra,
affiancato dall’assessore comunale allo Sport Luciano Masieri e dall’assessore provinciale alle Pari
Opportunità Caterina Ferri.- Si tratta di una ricca raccolta sul tema della discriminazione contro le
minoranze sessuali nel mondo sportivo, realizzata partendo dai temi connessi alle discriminazioni di
genere nello sport e dalle idee concrete per rendere lo spazio sportivo un luogo tollerante”. L’esposizione
riporta anche svariate testimonianze biografiche di sportivi omosessuali tra cui il ciclista Judith Arndt, il
calciatore Marcus Urban, la tennista Amelie Mauresmo, il tuffatore Greg Louganis, il culturista Bob Paris,
il rugbista Ian Roberts, il giocatore di football americano David Kopay e l’arbitro di calcio John
Blankenstein.
Un caso a parte merita Billie Jean King, leggenda del tennis e paladina dei diritti gay, scelta da Barack
Obama come rappresentante degli Stati Uniti d’America durante la cerimonia inaugurale dei Giochi
Olimpici di Sochi 2014. King, oltre a essere considerata la “vincitrice della battaglia tra i sessi” per aver
battuto Bobby Riggs nel 1973, diventerà quindi ambasciatrice Usa ma anche portatrice di un messaggio di
uguaglianza in un Paese, la Russia, al centro delle polemiche per la legge antigay. Per questo la mostra,
che ha già fatto tappa a Genova e sarà visitabile a Ferrara fino al 21 febbraio, si tiene in concomitanza
con le Olimpiadi: un messaggio per cercare di abbattere la linea a dir poco intollerante intrapresa da
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10 - 14/02/2014
Putin. “Anche noi nel nostro piccolo cerchiamo di darci da fare per combattere le discriminazioni –
interviene l’assessore comunale alle Pari Opportunità Deanna Marescotti – e questa mostra riconferma
l’attenzione della città estense verso le problematiche di genere.
Per questo riconfermiamo anche il Protocollo Interistituzionale per il Contrasto all’Omofobia (Pico)
firmato dall’Unione Italiana Sport Per tutti assieme ad altre associazioni e istituzioni impegnate nella lotta
alla discriminazione”. Si inserisce in questo protocollo l’appuntamento di sabato 15 febbraio al bar
Tiffany, in cui Mauro Valeri presenterà il suo libro “Stare ai giochi. Olimpiadi tra
discriminazioni e inclusioni”.
A dialogare con il responsabile dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio, ci saranno
l’avvocatessa Stefania Guglielmi e il responsabile dell’area Uisp politiche internazionale Carlo Balestri. Un
approfondimento della storia dei diritti nel mondo dello sport è dovuto perché, come dichiara la Carta
Olimpica e come ricorda il doodle di Google nella schermata di oggi: “La pratica dello sport è un diritto
dell’uomo. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare lo sport senza discriminazioni di alcun
genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair-play”.
(fonte http://www.estense.com/)
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10 - 14/02/2014
STAMPA ESTERA
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