UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA Corso di laurea: Economia e Management Insegnamento: Economia Industriale Internazionale Prof. Franco Mosconi a.a. 2013/2014 Case study IL FUTURO DELL’AUTOMOTIVE IN EUROPA E IN ITALIA Dott. Davide Paini Parma, 28.2.2014 1 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia 1. Un settore tendente all’oligopolio 2. Il quadro giuridico 3. La crisi economica e settoriale 4. Le politiche industriali europee 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? 2 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia INTRODUZIONE: Il settore automotive europeo in cifre 12 milioni di occupati, 2 milioni nelle case automobilistiche, 10 milioni nell’indotto Incidenza sulla bilancia commerciale dell’Unione europea di circa 90 miliardi di euro Un grande oligopolio (Volkswagen AG , BMW, Daimler AG, Fiat Chrysler Automobiles, PSA- Peugeot- Citroën , Renault hanno circa 2/3 del mercato) Maggiore investitore privato in (R&S) con circa 30 miliardi di euro Un grande network per il manifatturiero: ferro, acciaio, vetro, plastica, elettronica, gomma, pelle e tessuti vari, carbonio, sono solo alcune forme di integrazione 3 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia 1. Un settore tendente all’oligopolio 4 1. Un settore tendente all’oligopolio Gruppo Altri marchi posseduti Quote di mercato (ACEA) Audi, Porsche, Bentley, Bugatti, Seat e Skoda, Scania, MAN 25,4% Peugeot, Citroën 11,7% Nissan, Infiniti, Renault Samsung Motors, Dacia, Lada-Vaz 9,2% Chrysler, Alfa Romeo, Lancia, Maserati, Ferrari 6,3% Mini, Rolls-Royce 5,9% Mercedes-Benz, Smart, Fuso, Freightliner Trucks, Western Star Trucks, Thomas Built Buses, Setra 5,2% 5 1. Un settore tendente all’oligopolio Il posizionamento a livello mondiale dei costruttori europei (2012) Rank 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Gruppo Toyota G.M. Volkswagen Hyundau Ford Nissan Fiat Chrysler Automobiles Honda PSA (Peugeot-Citroen) Suzuki Renault Daimler Bmw Totale 10.104.424 9.285.425 9.254.742 7.126.413 5.595.483 4.889.379 4.498.722 4.110.857 2.911.764 2.893.602 2.676.226 2.195.152 2.065.477 Fonte: OICA - Organisation Internationale des Constructeurs d’Automobiles Auto 8.381.968 6.608.567 8.576.964 6.761.074 3.123.340 3.830.954 2.158.871 4.078.376 2.554.059 2.483.721 2.302.769 1.455.650 2.065.216 6 1. Un settore tendente all’oligopolio: GLOBALIZZAZIONE Fonte: Il Sole 24 Ore, 3 gennaio 2014, p. 4 7 1. Un settore tendente all’oligopolio M.E. Porter [Competitive Strategy, 1980], individua, a livello generale, le seguenti barriere all’entrata in un settore economico: − economie di scala − differenziazione di prodotto − fabbisogno di capitali − costi di riconversione − accesso a canali di distribuzione − svantaggi indipendenti dal volume di produzione − politiche pubbliche Tali barriere, possono essere individuate anche nel settore automotive 8 1. Un settore tendente all’oligopolio ECONOMIE DI SCALA «Determinano la diminuzione dei costi unitari di prodotto […] quando aumenta il volume assoluto di produzione, relativo ad un intervallo temporale» [PORTER, Competitive Strategy, 1980, ed. it., 2004, p. 15] - Ford "Modello T" (La possono avere tutti, purché sia nera) - Piattaforme tecnologiche (es. Ford Ka e Fiat 500 e Fiat Panda) - Joint-venture fra produttori di componentistica (proiettori, portiere, motori, sistemi frenanti, elettronica, ecc.) N.B.: «Le economie di scala possono presentarsi in quasi tutte le funzioni svolte dall’impresa: produzione, acquisti, ricerca e progettazione, marketing, rete di assistenza, utilizzazione della forza di vendita e distribuzione» [PORTER, 1980] 9 1. Un settore tendente all’oligopolio Esempio della catena di valore di un’impresa Fonte: PORTER M.E., Il vantaggio competitivo, Giulio Einaudi editore, Torino, 2011 (tit. or., Competitive 10 Advantage – Creating and Sustaining Superior Performance, The Free Press, 1985) 1. Un settore tendente all’oligopolio DIFFERENZIAZIONE DI PRODOTTO «Per autovettura si intende un autoveicolo destinato al trasporto di passeggeri e dotato di non più di otto posti oltre a quello del conducente» (Normativa Monti 2002) Un prodotto omogeno per i produttori… Segmento A B C D E F J M S LCV Tipologia City Car Supermini Piccola Family Car Grande Family Car/Berlina Medio-Alta Gamma Berlina Luxury Car 4x4, Suv Coupé Mini Van, Van Sportiva, Supercar, Spider Pick-Up 11 1. Un settore tendente all’oligopolio − Dagli anni ’20 del Novecento, ma più compiutamente dagli anni ’70, General Motors (G.M.) ha attuato la strategia «car year» (ogni anno un aggiornamento del modello esistente) − Questa strategia manageriale è detta «sloanista», da Alfred Sloan (Ceo G.M. negli anni ‘20) − Tale pratica, prende il nome di «face lifting», ed è stata adottata da tutti i costruttori per allungare il ciclo di vita del prodotto 12 1. Un settore tendente all’oligopolio …ma differenziato per i consumatori Segmento Denominazione Esempio Vettura 1 A Utility/City car Fiat Panda 2 B Supermini Class Fiat Punto 3 C1 Lower Medium Class Volkswagen Golf 4 C2 Medium Class Audi A3 5 D1 Upper Medium Class Volkswagen Passat 6 D2 Executive Class BMW S 3 7 E1 Luxury Class BMW S 5 8 E2 High Luxury Class Mercedes S Class 9 F1 Prestige/Exotic Class Bentley Continental 10 F2 Ultra Prestige/Exotic Class Roll-Royce Phantom 11 Mpv-B Sub-Compact Multi Purpose Vehicle Ford Fusion 12 Mpv-C Compact Multi Purpose Vehicle Renault Scenic 13 1. Un settore tendente all’oligopolio 13 Mpv-D Standard Multi Purpose Vehicle Honda Odyssey 14 Mpv-E Luxury Multi Purpose Vehicle Mercedes R Class 15 Suv-B Sub-Compact Sport Utility Vehicle Mitsubishi Pajero 16 Suv-C Compact Sport Utility Vehicle Toyota Raw 4 17 Suv-D Standard Sport Utility Vehicle Hyundai Santa Fe 18 Suv-E Luxury Sport Utility Vehicle Range Rover 19 Cdv Car Derived Van Fiat Doblò 20 Mvan Medium Van Ford Transit 21 Pub-B Car Derived Pick-Up Fiat Palio Strada 22 Pub-C Compact Pick-Up Ford Ranger 23 Pub-D Standard Pick-Up Dodge Ram Fonte: VOLPATO G., Fiat Group Automobiles, p. 106, Il Mulino, 2011 14 1. Un settore tendente all’oligopolio - Differenziazione emotiva più che fisica: experience goods [LUGLI G.–VOLPATO G., La distribuzione di autoveicoli, in, LUGLI G. (a cura di), Marketing Channel, 2007, p. 21] - Moda, brand reputation, design, formano le preferenze del consumatore - Il rapporto qualità/prezzo (il c.d. money for value) è dato da «variabili razionali» (prezzo, consumi, ecc.) e «variabili irrazionali» (status symbol rappresentato ed interiorizzato fra varie auto) [LUGLI-VOLPATO, op. cit.] - Le case costruttrici stanno agendo su entrambe queste leve di comunicazione attraverso claim ben definiti: o Volkswagen (Das Auto) o Audi (All’avanguardia della tecnica) o Renault (Drive the Change) 15 1. Un settore tendente all’oligopolio FABBISOGNO DI CAPITALI: Utile d’esercizio € 21,884 miliardi Utile d’esercizio € 1,411 miliardi (senza Chrysler perdita di 1,041 miliardi di euro) Ricavi di vendita € 192,676 miliardi Ricavi di vendita € 83,957 miliardi Costo del venduto € 157,518 miliardi Costo del venduto € 71,474 miliardi Costi R&S € 8,851 miliardi Costi R&S € 1,835 miliardi Fonte: [1] VOLKSWAGEN, Financial Report 2012 [2] FIAT, Relazione Finanziaria Annuale al 31 dicembre 2012 16 1. Un settore tendente all’oligopolio FABBISOGNO DI CAPITALI: Dati in Milioni di euro Ricavi netti Utile (perdita) della gestione ordinaria Utile (perdita) dell'esercizio Indebitamento netto delle Attività Industriali Liquidità disponibile 2012 FIAT inclusa Chrysler 83.957 3.814 1.411 6.545 20.848 2012 2011 2011 FIAT FIAT FIAT esclusa inclusa esclusa Chrysler Chrysler Chrysler 35.566 59.559 37.382 355 2.392 1.047 (1.041) 1.651 1.006 5.048 5.529 2.449 11.060 20.680 12.255 Fonte: FIAT, Relazione Finanziaria Annuale al 31 dicembre 2012 17 1. Un settore tendente all’oligopolio ACCESSO A CANALI DI DISTRIBUZIONE «I beni [nel nostro caso le auto] non vengono venduti "ai" distributori, ma "tramite" i distributori» [LUGLI (a cura di), Marketing Channel, 2007] Concessionari: Monomarca o Plurimarca? USA Giappone Gran Bretagna Veri e propri Dealer, autosaloni plurimarca Concessionari monomarca di piccola dimensione Maggioranza di concessionari plurimarca. I monomarca sono di piccola dimensione o localizzati in posizioni strategiche (es. Centro città, vie con negozi di lusso) Maggioranza di concessionari monomarca rispetto ai plurimarca Modello Mediterraneo Modello tedesco Grandi dealer a livello regionale, sia plurimarca che di proprietà dei costruttori Fonte: Adattamento da: [1] CANDELO E., Il marketing nel settore automotive, Giappichelli Editore, Torino, 2009 [2] NIEUWENHUIS – WELLS P., The automotive industy and environment, Woodhead Publishing, Cambridge, 2003. 18 1. Un settore tendente all’oligopolio SVANTAGGI INDIPENDENTI DAL VOLUME DI PRODUZIONE − tecnologie di prodotto esclusive: copyright su determinate fasi della produzione (anche se di fatto le macchine sono costruite sulle stesse “piattaforme tecnologiche” e quindi per forza di cose “tutti conoscono tutto”); − accesso privilegiato alle materie prime: contratti di esclusiva spesso vengono siglati per determinati componenti e/o fasi di lavorazione (dal vetro, alla carrozzeria, componentistica, ecc.); − luoghi di produzione: la tassazione, il know how dei lavoratori locali e le reti di trasporto sono fattori di successo/insuccesso fondamentali per qualsiasi impresa, figuriamoci per un settore altamente globalizzato come quello automobilistico; − sovvenzioni pubbliche: i c.d. “incentivi fiscali” regolamentati secondo l’art. 107 Trattato Ue; − curve di esperienza e/o apprendimento: la produttività, grande problema europeo; 19 1. Un settore tendente all’oligopolio POLITICA PUBBLICA Andrebbe chiamata “politica industriale”, ma il nome sembra non piacere a molti… [1] MOSCONI F. (a cura di), Le nuove politiche industriali nell’Europa allargata, Monte Università Parma editore, Parma, 2005; La rondine e la piuma - Scegliere la traiettoria nel governo dell'economia, Monte Università Parma, 2010; The «Jacquemin-Rodrik» Synthesis and the Design of a new European Industrial Policy, Jean Monnet Interregional Centre of Excellence, University of Pavia, 2012; [2] RODRIK D., Industrial policy for the twenty-first century, 2004; Normalizing industrial policy, 2007; Industrial policy: don’t ask why, ask how; All'industria serve una mano (pubblica), Il Sole 24 Ore, 30.7.2010; [3] SORRENTINO R., Una nuova visione oltre gli incentivi, Il Sole 24 Ore, 3.9.2010; [4] GROS-PIETRO G.M., Se le politiche facilitano solo i concorrenti, Il Sole 24 Ore, 28.9.2012; [5] CASTRONOVO V., Politica industriale a fari spenti, Il Sole 24 Ore, 15.10.2012; [6] SQUINZI G., Una politica industriale per un Paese nuovo, Il Sole 24 Ore, p. 9, 8.1.2013; [7] SCARCI E., Squinzi: “Riportare la manifattura al centro”, Il Sole 24 Ore, p. 47, 26.2.2013; [8] CERRETELLI A., Solo l'industria salva l'Europa, Il Sole 24 Ore, 16.5.2013; [9] TAJANI A., Il rinascimento dell'industria, Il Sole 24 Ore, 6.6.2013; [10] IOTTI R., La politica industriale necessaria per crescere, Il Sole 24 Ore, 25.6.2013; [11] TOIA P., Una nuova europolitica industriale, Il Sole 24 Ore, p. 10, 20.7.2013. 20 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia 2. Il quadro giuridico 21 2. Il quadro giuridico Regolamentazione "restrizioni verticali": «Accordi o [...] pratiche concordate conclusi tra due o più imprese, operanti ciascuna, […] ad un livello differente della catena di produzione o di distribuzione, e che si riferiscono alle condizioni in base alle quali le parti possono acquistare, vendere o rivendere determinati beni o servizi» Orientamenti della Commissione europea [SEC(2010) 411] Sono vietate dall’art. 101 TFUE. Ammesse solo in caso di Regolamento di esenzione di categoria (Block Exemption Regulation). È il caso dell’automotive fino al 2010. 22 2. Il quadro giuridico Block Exemption Regulation (BER) del 2002 (ex normativa-Monti) – – – – Fine del "monomarca" e possibilità del "multi-brand" I costruttori devono scegliere fra distribuzione "esclusiva" o "selettiva" Abolizione della "location clause": i concessionari possono avere più sedi nell’Ue I costruttori possono indicare un prezzo "consigliato" (che però è non obbligatorio per i distributori) – I concessionari possono vedere anche solo veicoli nuovi – I concessionari possono non fornire direttamente assistenza post-vendita (indicando all’acquirente il riparatore autorizzato verso cui rivolgersi) – Limite quota di mercato per poter accedere alla "BER-2002" è del 40% (quota molto elevata) 23 2. Il quadro giuridico Il Regolamento n. 330/2010 (sales-market) Validità: dal 1° luglio 2013 al 31 maggio 2022 Fine della BER. L’automotive non avrà più una regolamentazione separata (per quel che riguarda la fase di vendita di nuove vetture) Riapre la strada al "mono-marca" in quanto è ripristinato l’obbligo di fornitura fino all’80% Non riproposto l’obbligo di motivazione (in capo al costruttore) nella risoluzione del contratto di concessione fra casa automobilistica e distributore Vietati gli obblighi di non concorrenza superiori a 5 anni 24 2. Il quadro giuridico Il Regolamento 461/2010 (after-sales market) – La Commissione ha ritenuto che il mercato post-vendita (assistenza, manutenzione, riparazione) non abbia ancora raggiunto livelli concorrenziali elevati – È stata creata una mini-BER escusivamente dedicata all’after-sales market – Validità: dal 1° luglio 2010 al 31 maggio 2023 – Divieto di discriminazione fra riparatori "autorizzati" ed "indipendenti" – I costruttori non possono impedire l’apposizione del marchio del fornitore di parti di ricambio 25 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia 3. La crisi economica e settoriale 26 3. La crisi economica e settoriale Fonte: COM(2010) 2020 27 3. La crisi economica e settoriale Fonte: Eurostat – 7.9.2013; Legenda: dati realtivi al 2013 da previsioni Commissione europea in “European Economic Forecast - Winter 2013” Note: Dal 1° luglio 2013 la Croazia è entrata a far parte dell’Unione europea, diventandone il ventottesimo Paese membro. I dati Eurostat qui citati comprendo nel calcolo la Croazia fin dal 2007. 28 3. La crisi economica e settoriale Trend debito pubblico/Pil (2007-2013) Fonte: BCE, Relazioni annuali dal 2007 al 2013 29 3. La crisi economica e settoriale Il deficit nell’area-Euro durante la crisi Fonte: BCE, Relazioni annuali dal 2007 al 2012 30 3. La crisi economica e settoriale Immatricolazioni auto in Europa (2002-2012) Anno Ue 27 Ue 15 Ue 10 2002 n.d. 16.109.156 n.d. 2003 16.866.442 15.893.346 973.096 2004 17.309.043 16.355.017 954.026 2005 17.300.661 16.420.243 880.418 2006 17.896.425 16.634.608 1.261.817 2007 18.206.299 16.739.093 1.467.206 2008 16.730.630 15.293.804 1.436.826 2009 15.793.939 14.804.292 989.647 2010 15.140.977 14.202.042 938.935 2011 15.094.222 14.146.543 947.679 2012 13.854.662 12.965.969 888.693 Fonte: Acea Legenda: Ue 15 = Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito; Ue 10 = Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia.31 3. La crisi economica e settoriale Fonte: ACEA 32 3. La crisi economica e settoriale Fonte: Il Sole 24 Ore, 19.2.2014, p. 32 33 3. La crisi economica e settoriale Produzione di automobili in Europa durante la crisi Anno Ue 27 Ue 15 2007 19.717.643 16.691.204 2008 15.946.887 12.844.151 2009 13.948.124 11.037.634 2010 15.238.627 12.138.971 2011 15.708.191 12.445.044 2012 17.381.627 11.330.678 Fonte: ACEA Legenda: Ue 15 = Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi 34 Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Regno Unito 3. La crisi economica e settoriale Fonte: OICA - Organisation Internationale des Constructeurs d’Automobiles TASSO DI MOTORIZZAZIONE (n° auto ogni 1000 abitanti), LUGLI G.–VOLPATO G., pp. 23-24, 2007 1° stadio – “elitaria” (20 auto ogni 1.000 abitanti); 2° stadio – “in fase di decollo” (da 20 a 200 auto ogni 1.000 abitanti); 3° stadio – “di massa” (da 200 a 400 auto ogni 1.000 abitanti); 4° stadio – “matura” (da 400 a 600 auto ogni 1.000 abitanti); 5° stadio – “satura” (oltre 600 auto ogni 1.000 abitanti) 35 3. La crisi economica e settoriale Fra delocalizzazione e deindustrializzazione: la ricerca di una "rinascita" 2003: delocalizzazione procedimento «inevitabile» ma che «ha interessato unicamente le attività a bassa intensità di tecnologia ed elevata intensità di manodopera». Era riconosciuto il rischio che «il trasferimento di attività di R&S» (ed altre) costituisce un pericolo reale per il futuro dell’Europa» Conclusione: «niente induce a ritenere che l’economia dell’Unione dia segni di deindustrializzazione» [COMMISSIONE EUROPEA, Alcune questioni fondamentali in competitività europea – Verso un approccio integrato, COM(2003) 704] tema 36 di 3. La crisi economica e settoriale Fra delocalizzazione e deindustrializzazione: la ricerca di una "rinascita" 2014: 11 anni dopo, la crisi cominciata nel 2007 sembra aver fatto cambiare opinione alla Commissione. C’è il concreto pericolo deindustrializzazione (vedi caso-Italia) La quota % del manifatturiero nel Pil europeo Obiettivo: Riportare il manifatturiero almeno al 20% del Pil europeo COMMISSIONE EUROPEA: [1] Per una rinascita industriale europea, COM(2014) 14 [2] Relazione sulla competitività 2013, MEMO/13/815 37 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia 4. Le politiche industriali europee 38 4. Le politiche industriali europee Alexis Jacquemin è stato fondamentale per l’instaurazione di una industrial policy realmente in senso europeo. Bisogna RIFIUTARE «il concetto che la politica industriale è semplicemente un altro nome del protezionismo», [La nuova economia industriale, p. 181, 1989]. 1992, Trattato di Maastricht, art. 130, due letture, due visioni: [comma 1] «La Comunità e gli Stati membri provvedono affinché siano assicurate le condizioni necessarie alla competitività dell'industria» (Competition Policy) [comma 2] «Gli Stati membri si consultano reciprocamente in collegamento con la Commissione e, per quanto è necessario, coordinano le loro azioni. La Commissione può prendere ogni iniziativa utile a promuovere detto coordinamento» (Industrial Policy) 39 4. Le politiche industriali europee 1990-2000: La competiton policy prevale nei dibattiti europei e nazionali Anni 2000: Ritorno della Politica industriale [1] La politica industriale in un’Europa allargata, COM(2002) 714; [2] Alcune questioni fondamentali in tema di competitività europea – Verso un approccio integrato, COM(2003) 704; [3] Accompagnare le trasformazioni strutturali: una politica industriale per l’Europa allargata, COM(2004) 274. 2010: «La politica industriale non è più un tabù» [MONTI M., Una nuova strategia per il mercato unico – Al servizio dell’economia e della società europea, Rapporto al Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, 9.5.2010, pp. 93-96] 40 4. Le politiche industriali europee La politica industriale europea si basa su due approcci: - Orizzontale (competitività dell’economia generale) - Verticale (interventi marcatamente settoriali) 41 4. Le politiche industriali europee APPROCCIO ORIZZONTALE Sviluppo dell’imprenditorialità (diminuzione di adempimenti burocratici, facilità di accesso alle pubbliche amministrazioni, flessibilità nel mercato del lavoro controbilanciata da efficienti ammortizzatori sociali, certezza nel far valere i pagamenti sia nel privato che nel pubblico settore) Incremento della formazione delle risorse umane (intesa come aggiornamento professionale continuo e come maggiore collegamento scuola-lavoro) Condizioni competitive interne ed esterne all’Unione (tassazione, costo del lavoro, standard tecnici di produzione) Effettivo funzionamento del mercato comune (progressiva eliminazione di ostacoli anticoncorrenziali quali pratiche scorrette, settori “privilegiati”, barriere non tariffarie) 42 4. Le politiche industriali europee APPROCCIO VERTICALE: Si tratta della Politica Industriale nella sua versione più classica Si riferisce a settori specifici (automotive, calzature-abbigliamento, elettrodomestici, prodotti e forniture industriali, arredamento, ecc.) Fondamentale per lo sviluppo delle economie emergenti (BRIC, "Next-Eleven", PECO, ex "Tigri Asiatiche", ecc.) Per essere efficace, deve agire su tre lati: - Politica concorrenziale - Politica commerciale - Politica tecnologica [ÉLIE COHEN JEAN-HERVÉ, Politiques industrielles pour l’Europe, CAE, 2000]: Spesso viene attuata con il c.d. policy-mix (approccio orizzontale e verticale) 43 4. Le politiche industriali europee Stati Uniti Unione Europea Allargamento del piano TARP Riduzione della dipendenza dal petrolio (originariamente studiato per il settore (approccio orizzontale e verticale) finanziario) all’industria automobilistica (approccio verticale) Nazionalizzazione di General Motors (approccio verticale) Normativa ambientale per riduzione emissioni gas serra (approccio orizzontale e verticale) Bancarotta pilotata per Chrysler e futura Incentivi fiscali per il rinnovo del parco vendita ad acquirente straniero (Fiat) auto verso vetture più “ecologiche” (approccio verticale) (approccio verticale) 44 4. Le politiche industriali europee: USA_Tarp Program Fonte: Dipartimento del Tesoro USA – “Monthly Report to Congress September 2013” 45 Il futuro dell’automotive in Europa e in Italia 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? 46 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Il mercato italiano e quello europeo (Ue+Efta) Fonte: UNRAE. Note: Tot Ue-27: -8,2; Tot Ue27+Efta: -7,8; (Efta: Svizzera, Norvegia, Irlanda) 47 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Fonte: UNRAE 48 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Top 10 vetture immatricolate in Italia (gennaio/novembre 2013) Fonte: Il Sole 24 Ore/Motori&Flotte Aziendali, 10.12.2013 49 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Bye bye “Fabbrica Italia” (30 miliardi, di cui 20 previsti per l’Italia) Progetto approvato nel 2010 e naufragato dopo soli due anni «Investo o non investo?»: Marchionne: «Investendo in Italia sarei fallito» (aprile 2012) Marchionne: «In Italia, senza aiuti» (settembre 2012) Marchionne: «In Italia investire è impossibile» (luglio 2013) Marchionne: «Mirafiori, riassorbiremo tutti» (settembre 2013) ? ? 50 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Rapporti sindacali: vs Nuovi modelli per nuove vendite Bravo (2006), 500 (2007), Lancia Delta (2008), Alfa Romeo MiTo (2009) e dopo solo face lifting = 51 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Una vera “Fiat Global”, ovvero di una casa automobilistica in cui: «non esiste una cultura dominante. Fiat Chrysler è un gruppo anche italiano, anche americano, anche brasiliano e anche cinese» [John Elkan, New York, 6.11.2013] Fonte: Il Sole 24 Ore, 19.1.2013 52 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Le tappe di Fiat verso la scalata di Chrysler 53 Fonte: Il Sole 24 Ore, 25.9.2013 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Fonte: Il Sole 24 Ore su dati aziendali, 7.1.2014 54 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Fonte: Il Sole 24 Ore, 4.1.2014 55 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? Vendite del gruppo Chrysler 1999-2013 Fonte: Il Sole 24 Ore, 4.1.2014 56 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? 57 5. C’è ancora spazio per l’automotive in Italia? 24 ottobre 2013: Nascita della “Consulta Permanente dell’Automotive” (Ministero dello Sviluppo Economico) Attori istituzionali: Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero Trasporti, Ministero Università e Ricerca, Conferenza Unificata StatoRegioni Attori settoriali: Fiat, ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), Federauto (Federazione Italiana Concessionari Auto), ACI (Automobile Club d’Italia) Compito: «Individuare possibili linee di intervento per la ripresa di un comparto duramente colpito dalla crisi e di particolare rilevanza per l’economia italiana» [press release MiSe] 58 Conclusioni Un pericolo: L’Italia vive una fase delicata: «experiencing a real de-industrialisation» [COMMISSIONE EUROPEA, Competitività industriale, 2013] Una Speranza: È forse giunto il grande momento del ritorno della politica industriale? «La prosperità di una nazione si crea, non si eredita. […] La competitività di una nazione dipende […] dalla capacità della sua industria di innovare e migliorare» [PORTER, Strategia e Competizione, 2007] La politica industriale? «Non chiediamoci perché farla, ma come farla» [RODRIK, Industrial policy: don’t ask why, ask how, 2007] 59 Riferimenti CARLTON D.W. – PERLONFF J.M., Organizzazione industriale, II edizione, McGraw-Hill, 2005 FRERY F., Un cas d’amnésie stratégique: l’éternelle émergence de la voiture électrique, IXème Confèrence Internationale del Management Stratégique, Mompellier, 24-26 maggio 2000 HIRSCHMAN A.O., Lealtà defezione protesta - Rimedi alla crisi delle imprese dei partiti e dello stato, Bompiani Fabbri, Milano, 1982 JACQUEMIN A., La nuova economia industriale – Meccanismi di mercato e comportamenti strategici, Il Mulino, 1989 LUGLI G. (a cura di), Marketing Channel – La creazione di valore nella distribuzione specializzata, UTET, 2007 MOSCONI F. 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