Premio Scolastico C.A.I. - Istituto Comprensivo Mantova 1

Premio Scolastico C.A.I.
Scuola Secondaria 1° L.B.Alberti
a.s. 2013 – 14
Classe 3D
Istituto Comprensivo Mantova 1 “Luisa Levi” – Scuola Secondaria di Primo Grado “L.B.Alberti”- Cl. 3D
COME LA MONTAGNA HA DATO
LUOGO, SPAZIO, ISPIRAZIONE, SUGGESTIONI
ALLE ESPRESSIONI CULTURALI
DELL’UOMO
COME L’UOMO HA DATO
NARRAZIONI, PAROLE, IMMAGINI, SUONI,
SEGNI DI APPASSIONATO TRIBUTO
ALLA MONTAGNA
Vorremmo trasmettere a tutti i lettori una convinzione:
la montagna per l’uomo è una grande fonte d’ispirazione …
(Giancarlo G., Nicolò T.)
We would transmit to all of readers a conviction: the mountain for the man is a big font of inspiration …
… è un varco, ed un confine, tra l’umano e il divino.
(Andrea P., Simone B.)
… it is an opening, and a border, between the human and the divine.
Il mito, la religione, la letteratura, la poesia, l’arte, la musica hanno da sempre trovato
nella montagna il luogo ideale d’espressione …
(Fabio G., Linda S.)
Myth, religion, literature, poetry, art, music have always found in the mountains their ideal place of
expression …,
… tale da affascinare la mente dell’uomo e dare spazio a idee e pensieri di artisti,
poeti, pensatori e filosofi, ammaliati dalla meravigliosa maestosità dei monti.
(Caterina T., Vittoria B., Giovanni M., Francesco R.)
… such as to fascinate the human mind and to give space to the artists’ ideas and thoughts, to thinkers and
philosophers amazed by the beautiful majesty of heights.
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Sommario
1. Il mito
2. La religione
3. La letteratura
4. L’arte
5. La musica
6. Noi: segni e disegni
7. Conclusione
8. Nota didattica
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1. LA MONTAGNA E IL MITO
 OLIMPO
 PARNASO
IL MONTE OLIMPO
IL monte Olimpo si trova nel nord della Grecia: altissimo e inaccessibile, sempre
avvolto dalle nuvole, fu ritenuto la dimora degli dei che, per questo motivo, furono
chiamati anche olimpici. E il termine olimpico che stava a indicare la vita beata delle
deità, è ancora oggi sinonimo di imperturbabile e calmo.
Omero per primo ha lasciato, nell’Odissea, una famosa descrizione della dimora
degli dei sull’Olimpo; “L’Olimpo, dov’è, dicono, la sede sempre serena dei numi:
non da venti è squassata, mai dalla pioggia è bagnata, non cade la neve, ma l’etere
sempre si stende privo di nubi, candida scorre la luce: là il giorno intero godono i
numi beati”.
Nei poemi omerici l’Olimpo è definito sempre “elevato” e “grande”, aggettivi che,
allegoricamente, rimandano ad un luogo proteso verso il cielo, che è già cielo,
inaccessibile agli uomini.
(Andrea P.)
IL MONTE PARNASO
Il monte Parnaso, (dal greco Parnassòs), è una montagna del centro della Grecia che
domina la città di Delfi.
Particolarmente venerato durante l’antichità, il Parnaso era consacrato al culto del dio
Apollo e alle nove Muse, delle quali era una delle due residenze.
Nella tradizione classica, i due gioghi in cui il monte si biforca sono chiamati Cirra
ed Elicona, rispettivamente sacri ad Apollo il primo e alle Muse il secondo.
(Letizia T.)
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2. LA MONTAGNA E LA RELIGIONE
 SINAI
 FUJI
 ARARAT
IL MONTE SINAI
Il monte Sinai è conosciuto con molti altri nomi, ad esempio Monte Oreb o Monte
Musa. Si trova in Egitto, nella penisola del Sinai, a sud.
Il Monte Sinai è alto 2.285 metri ed è il secondo monte egiziano. Ai piedi del monte
sorge il monastero di Santa Caterina, nel luogo dove si pensa che Dio si sia
manifestato a Mosè in un roveto ardente.
Sulla cima del monte c’è una cappella greco-ortodossa, costruita nel 1934, non aperta
al pubblico, dentro cui ci sarebbe la roccia da cui Dio trasse le Tavole della Legge.
Là vicino c’è anche la Grotta di Mosè, dove si crede che Mosè avesse aspettato di
ricevere le Tavole dei Dieci Comandamenti.
(Caterina T.)
IL MONTE FUJI
Il monte Fuji è un vulcano alto 3.776 metri ed è la montagna più alta del Giappone.
Gli shintoisti lo considerano sacro al punto da ritenere doveroso, nell’arco della vita,
almeno un pellegrinaggio sulle sue pendici. La letteratura e i racconti mitologici
narrano di un dio chiamato Miogino-Mikoto, il quale, avendo chiesto inutilmente
ospitalità per la notte al Monte Fuji, fu costretto a cercare un’altra sistemazione
presso il monte Tsukuba. In seguito il dio decise di vendicarsi, condannando il Fuji a
essere sempre ricoperto di neve e a passare la sua esistenza in isolamento. Il Fuji,
essendo stato un vulcano attivo fino al 1708, ha suscitato fin dall’antichità timore e
rispetto nei giapponesi, finendo per essere venerato come una vera e propria divinità.
I pellegrinaggi al monte divennero davvero popolari grazie soprattutto all’istituzione
di numerose confraternite a capo delle quali vi era la figura dei cosiddetti sendatsu,
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praticanti religiosi che facevano da tramite tra i santuari e il monte, e degli oshi,
figure semi-sacerdotali che fungevano da guida durante le scalate. Grazie a queste
figure i pellegrini potevano raggiungere la vetta sacra del vulcano, pregare presso i
templi dedicati alle divinità del Fuji e abbeverarsi presso le due sorgenti sacre.
(Matteo B.)
IL MONTE ARARAT
Il monte Ararat è il più alto monte della Turchia e si trova in un territorio che
anticamente faceva parte dell’Armenia; in armeno, infatti, significa “CREAZIONE
DI DIO” o “LUOGO CREATO DA DIO”; in turco invece significa “LUOGO DI
DOLORE”.
Secondo la Bibbia Noè vi approdò in cima dopo che le acque del diluvio universale si
ritirarono.
La leggenda narra che l’arca sia ancora sulla montagna, come riferito in passato
anche da Marco Polo. Molti avventurieri, anche dei giorni nostri, si sono cimentati
nella ricerca dell’arca scattando anche foto in cui è presente un oggetto non
identificato conosciuto come l’anomalia dell’Ararat; questa sagoma, infatti, appare
sul bordo di un precipizio ed ha una forma troppo lineare per essere naturale; si trova
inoltre sotto i ghiacci. Anche lo space shuttle nel ’94 riprese durante un viaggio
l’oggetto e confermò la presenza di materiale ligneo. La CIA ha esaminato le
immagini riprese da un satellite. La struttura sembrerebbe di legname pietrificato
lunga 150 metri, larga 25 e alta 15 che assomiglia ad una nave con un grande ponte e
inoltre vicino ad essa un esploratore russo, Poly Akov, dice di aver trovato anche
delle enormi pietre che potrebbero essere servite come ancore. Tocca naturalmente
agli studiosi accertarsi di cosa possa trattarsi per risolvere il mistero dell’arca di Noè.
(Giovanni M.)
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3. LA MONTAGNA E LA LETTERATURA
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DANTE, LA MONTAGNA DEL PURGATORIO
PETRARCA, IL MONTE VENTOSO
MANZONI, ADDIO MONTI
LEOPARDI, MONTE TABOR
D’ANNUNZIO, PASTORI
PASCOLI, LA PICOZZA
UNGARETTI, IL CARSO
BUZZATI, LE DOLOMITI ED ALTRO
LA MONTAGNA DEL PURGATORIO (DANTE)
Nella divina Commedia il Purgatorio è rappresentato come una montagna che si eleva
dalla parte opposta della voragine dell’Inferno.
Al contrario dell’Inferno e del Paradiso, dove le anime risiedono per l’eternità, il
Purgatorio è un regno di passaggio: percorrendo le cornici concentriche di questa
collina, le anime penitenti espiano i loro peccati sia fisicamente , sia moralmente, per
essere infine libere di ascendere al Paradiso. L’atmosfera, man mano che si sale,
diventa più serena, perché si avvicina il momento della salvezza.
L’ascesa della montagna del Purgatorio quindi è intesa, allegoricamente, come
strumento di salvezza.
(Andrea P. e Simone B.)
MONTE VENTOSO (PETRARCA)
L’ascesa al Monte Ventoso è una lettera scritta dal poeta Francesco Petrarca in latino,
raccolta nelle Familiares (IV,1). Narra l’ascesa del monte Ventoux compiuta dal
poeta e dal fratello Gherardo tra il 24 e il 26 aprile 1336.
Di seguito riportiamo alcune citazioni tratte dalla lettera:
Oggi […] sono salito sul più alto monte di questa ragione, chiamato Ventoso […]
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[…] questo monte, che a bell’agio si può ammirare da ogni parte, mi è stato quasi
sempre negli occhi […]
[…] La vita che noi chiamiamo beata è posta in alto e stretta, è la strada che vi
conduce. Inoltre vi si frappongono molti colli, e di virtù in virtù dobbiamo procedere
per nobili gradi; sulla cima è la fine di tutto, è quel termine verso il quale si dirige il
nostro pellegrinaggio […]
Ciò che spinge Petrarca a intraprendere la scalata è in primo luogo la curiosità di
scoprire il mondo e le sue bellezze, ma in secondo luogo vi è anche la volontà
“umanistica” di emulare l’esperienza di un antico.
L’ascesa, allegoricamente, è un esame di coscienza, un bilancio interiore che si
conclude con un’aspirazione alla purificazione dell’animo, che porti alla serenità e al
superamento dei conflitti.
(Ilaria B., Giovanna M., Francesco R.)
ADDIO MONTI (MANZONI)
L’Addio ai monti è un celebre brano del capitolo VIII de I promessi sposi di
Alessandro Manzoni. Esso parla della notte in cui Renzo e Lucia, su indicazione di
fra’ Cristoforo, abbandonano in barca il paese natale per sfuggire alle grinfie del
malvagio don Rodrigo, il quale mira alla mano della fanciulla; questa, rivedendo i
propri luoghi cari, che teme di perdere, e il tetro maniero del suo famigerato
pretendente, è vinta dallo sconforto e, posati il braccio e la fronte sul bordo della
piccola imbarcazione, piange. Manzoni riporta i pensieri della giovine che fanno
riferimento, appunto, ai luoghi che questa teme di non poter più rivedere. Il passo è il
momento più lirico di tutto il romanzo, tanto che viene considerato dai commentatori
poesia in prosa. Il tema centrale del passo, lirico ed elegiaco, è certamente quello del
difficile distacco dalla terra natia.
(Cecilia S. e Miriam P.)
MONTE TABOR (LEOPARDI)
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle”… Il monte Tabor ha dato a Leopardi
l’ispirazione per scrivere una delle sue poesie più belle, L’infinito. Da quel monte
Leopardi vede “interminati spazi”, sente una “profondissima quiete”, fino alla
conclusione: nella maestosità della natura, dell’infinito orizzonte “s’annega il
pensier mio”.
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Così la sommità di uno spazio concreto, il monte Tabor, conduce a vette di pensieri
profondissimi.
(Greta F., Linda S.)
PASTORI (D’ANNUNZIO)
“Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natìa
rimanga ne’ cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via”…
“E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente”…
Nella poesia Pastori Gabriele D’Annunzio descrive un’attività tipica della sua terra
d’origine: l’Abruzzo. Infatti questa poesia descrive le migrazioni stagionali dei
pastori dal monte al piano. E’ la descrizione di un paesaggio montano che specifica i
luoghi percorsi dalle pecore del gregge. Nostalgia, allontanamento, esilio: nel lasciare
i monti l’animo umano vive sentimenti di profonda malinconia
(Cecilia S., Miriam P.)
LA PICCOZZA (PASCOLI)
Ascesi senza mano che valida
mi sorreggesse…
Ascesi il monte senza lo strepito
delle compagne grida…
Da me, da solo, solo con l’anima,
con la piccozza…
La scalata è una metafora della vita, Pascoli rimpiange il fatto di non aver avuto una
madre che lo sostenesse e s’è dovuto far forza da solo nell’affrontare l’esistenza.
(Francesco R.)
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IL CARSO (UNGARETTI)
“Incomincio dal primo giorno della mia vita in trincea, e quel giorno era il giorno di
Natale del 1915, e io ero sul Carso, sul monte San Michele”.
“Come questa pietra del San Michele”… tratto da “Sono una creatura” Valloncello
di Cima Quattro il 5 agosto 1916.
Le poesie di Ungaretti sono state ispirate dalla sua vita in trincea durante la prima
Guerra Mondiale. In queste poesie Ungaretti narra la dura vita in trincea sul Carso.
Ungaretti in una sua poesia dice che le pietre dei monti sono fredde, dure,
prosciugate, refrattarie e totalmente disanimate paragonandole al suo pianto. In una
poesia, “San Martino del Carso”, viene descritto il tragico paesaggio di questi monti,
con brandelli di case e con croci ovunque e con trincee scavate dove vivere.
(Oliviero N., Matteo B.)
DOLOMITI e altro (BUZZATI)
Buzzati, appassionato alpinista, ha ambientato molti suoi romanzi e racconti in
montagna.
Barnabo delle montagne, Il segreto del Bosco Vecchio, altri racconti o lettere o scritti
vari hanno come nucleo tematico il paesaggio di montagna, paesaggio reale, calato in
una dimensione narrativa, che diventa paesaggio interiore e metaforico: metafora del
mistero, della solitudine, del passare del tempo, dell’attesa.
Il suo è uno stile raffinato, leggero, evocativo e a tratti persino surreale, capace di
ammantare ogni cosa narrata, che sia gioiosa, oppure triste, di una specie di aurea
fiabesca.
(Ilaria B.)
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4. LA MONTAGNA E L’ARTE
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DÜRER
CEZANNE
SEGANTINI
MUNCH
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ALBRECHT DÜRER
Albrecht Dürer, pittore e incisore (Norimberga 1471- ivi 1528), fu il più alto
rappresentante dell’arte e della cultura del Rinascimento tedesco.
Dürer intraprese un viaggio in Italia entrando a piedi attraverso il Passo del Brennero
e documentò il suo viaggio in Alto Adige con dodici splendidi acquerelli di cui
cinque dedicati proprio alla Val di Cembra dove ritrasse anche il Castello di
Segonzano in cui soggiornò.
(Letizia T. e Francesco R.)
Autore
Titolo
Data
Tecnica
Dimensioni
Ubicazione
Albercht Dürer
Paesaggio alpino
1495
Ad acquerello e guazzo su cartoncino
cm. 21 x 31,2
Ashmolean Museum, Oxford
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PAUL CÉZANNE (1839 – 1906)
Pittore francese e post-impressionista.
Paul Cézanne raffigurò su molte tele la montagna “Sainte – Victoire”, massiccio
calcareo nella valle vicina ad “AIX-EN-PROVENCE” luogo molto amato dall’autore.
(Giovanni M. e Letizia T.)
Autore
Titolo
Data
Tecnica
Dimensioni
Ubicazione
Paul Cèzanne
La montagna Sainte-Victoire
1905
Olio su tela
63cm x 83 cm
Kunsthaus, Zurigo
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Autore
Titolo
Data
Ubicazione
Autore
Titolo
Data
Ubicazione
Paul Cèzanne
Mont Sainte-Victoire
1885-1887
Courtauld Institute Galleries, London
Paul Cèzanne
Strada vicino alla montagna Sainte-Victoire
1898-1902
HERMITAGE Museum, San Pietroburgo, Russia
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GIOVANNI SEGANTINI (1858 – 1899)
I grandi paesaggi pastorali delle Alpi rappresentati da Segantini sono di una bellezza
stupefacente e rimandano a colui che li osserva la forza e al tempo stesso la pace del
silenzio delle alte vette.
(Giovanni M.)
Autore
Titolo
Data
Tecnica
Dimensioni
Ubicazione
Giovanni Segantini
Trittico delle Alpi - La Vita
1898-99
Olio su tela
190 x 320 cm
Segantini Museum
Autore
Titolo
Data
Tecnica
Dimensioni
Ubicazione
Giovanni Segantini
Trittico delle Alpi: La Natura
1898-99
Olio su tela
235 x 400 cm
Segantini Museum St. Moritz
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Autore
Titolo
Data
Tecnica
Dimensioni
Ubicazione
Giovanni Segantini
Trittico delle Alpi: La Morte
1898-99
Olio su tela
190 x 320 cm
Segantini Museum St. Moritz
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EDVARD MUNCH (1863 – 1944)
La natura, attraverso l’interiorizzazione dell’immagine è quasi un sogno irreale
dai contorni accennati, dissolti nel tempo, dalle forme indefinite, “nascoste” che
influiscono a livello inconscio.
(Letizia T.)
Autore
Titolo
Data
Tecnica
Dimensioni
Ubicazione
Edvard Munch
Crepuscolo in montagna
1900-1918
Olio su cartone
48 x 35 cm
Collezione Cini Art
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5. LA MONTAGNA E LA MUSICA (un piccolo database)
TITOLO
EINE
ALPENCINFONIE
UNA NOTTE SUL
MONTE CALVO
EDELWAISSE
SIGNORE DELLE
CIME
LA MONTANARA
QUEL MAZZOLIN
DI FIORI
VECCHIO
SCARPONE
LA VALSUGANA
BOMBARDANO
CORTINA
CAMPANE DI
MONTE NEVOSO
CHIESETTA
ALPINA
LA CANZONE DEL
GRAPPA
MONTE CANINO
IL TESTAMENTO
DEL CAPITANO
BELLA CIAO
LA LEGGENDA
DEL PIAVE
MONTE PASUBIO
VINASSA
VINASSA
TA PUM
LA MARMOTTE
OP.52 N.7
LA PASTORELLA
DELLA ALPI
MONTAGNE
VERDI
AUTORE
GENERE
DATA
ARGOMENTO
STRAUSS
CLASSICA
1915
MUSORGSKJI
CLASSICA
1867
Un giorno di scalata
sulle Alpi
Sabba delle streghe
PODGERS HAMMERSTEIN
GIUSEPPE DE
MARZI
TONI ORTELLI
POPOLARE
1959
La stella alpina
POPOLARE
1958
POPOLARE
1927
ANONIMO
POPOLARE
1904
Preghiera per un
amico morto
Ricordo di un amico
morto sul Monte
Rosa
Amore
CARLO DONIDA
CALIBI (testo)
ANONIMO
ANONIMO
Alpini 5°
Reggimento
CHERUBINI CONCINA
RODOLFO DE
MARTINO
GIACOMO
CAMOSSO (Testo)
EMILIO BONO
POPOLARE
1953
POPOLARE
POPOLARE
--XX SEC.
Ricordi della
gioventù
Guerra
Guerra (1° mondiale)
POPOLARE
1952
Guerra
POPOLARE
1940
Pastorale Naturalistico
POPOLARE
1918
Guerra
ANONIMO
ANONIMO
POPOLARE
POPOLARE
1916
1918
Guerra
Guerra
ANONIMO
ERMETE
GIOVANNI GAETA
BEPI DE MARZI
ANONIMO
POPOLARE
POPOLARE
1944
1918
Guerra
Guerra
POPOLARE
POPOLARE
1968
1945
Guerra
Divertimento
ANONIMO
L. VAN
BEETHOVEN
G. ROSSINI
POPOLARE
CLASSICA
1915
1790
Guerra
Divertimento
CLASSICA
1833
Divertimento
GIANNI BELLA
GIANCARLO
BIGAZZI (testo)
MODERNA
1972
Ricordi di montagna
(Ilaria B., Giovanna M., Giancarlo G., Linda S., Greta F., Andrea M., Cecilia S., Miriam P.,
Caterina T., Simone B.)
LA MONTANARA
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Il canto "La montanara" nasce nel luglio del 1927 nell’alta valle di Lanzo (TO), al Pian della
Mussa; l’alpinista Toni Ortelli sente levarsi dall’Alpe dell’Uia di Ciaramella un dolce canto: é forse
la voce di un pastorello. Ne trascrive testo e musica, in ricordo dell’amico Emilio Bich, guida
valdostana precipitata dalla Punta Zumstein del Monte Rosa il 4 agosto 1927. Il canto cominciò così
la sua diffusione in tutto il mondo e divenne talmente noto, per esempio, da dare il nome ad un coro
in Germania. Questo canto, a ragione considerato l’inno internazionale della montagna, è ispirato,
com’è noto, alla leggenda di Soreghina, figlia del Sole: la principessa Soreghina viveva solo quando
splendeva il sole; di notte s’immergeva in un sonno profondissimo. Accadde un giorno che
s’imbatté in Ey de Net (Occhio di Notte), glorioso guerriero dei Duranni che proveniva dal regno
dei Fanes. Questi era caduto da una rupe ed era rimasto privo di sensi. Se ne curò Soreghina, che
abitò con lui, una volta guarito, in una casetta di legno nella Valle di Fassa, al cospetto del gran
Vernel, felice di godere il sole dal quale traeva energia e vita. La bella storia dei due ebbe termine
un giorno che la bella Soreghina sentì, di nascosto, il suo guerriero raccontare ad un amico quanto
ancora era affascinato dalla bella Dolasilla, principessa guerriera dalla quale aveva dovuto
allontanarsi. La rivelazione stroncò l’animo di Soreghina che finì per morire tra le sue braccia.
(Eugenia S.)
UNA NOTTE SUL MONTE CALVO
Una notte sul Monte Calvo è un poema sinfonico di Modest Petrovič Musorgskij. Il Monte Calvo in
questione si trova in Ucraina: il suo nome è Lysa Hora. Ispirato da opere letterarie russe e leggende,
Musorgskj fece di un sabba di streghe il tema di un poema sinfonico che intitolò La notte di San
Giovanni sul Monte Calvo, completandolo il 23 giugno 1867, alla vigilia della festa di Ivan Kupala.
Una notte sul Monte Calvo e Sadko di Nikolaj Rimskij-Korsakov furono, nel 1867, i primi poemi
sinfonici di compositori russi. Sebbene Musorgskij fosse molto orgoglioso di questo lavoro, non
riuscì mai a farlo eseguire mentre era in vita.
SIGNORE DELLE CIME
Pochi canti sono entrati nell’immaginario collettivo come “Signore delle cime”. Al punto che sono in molti a
considerarlo un canto popolare di autore ignoto. «Sono contento che il mio canto-preghiera sia, spesso,
considerato come un’anonima storia popolare. Mi fa, invece, molto meno piacere quando qualche prete ne
nega l’esecuzione in chiesa perché non liturgico». Ad affermarlo, con un ironico sorriso, è il compositore
vicentino Giuseppe “Bepi” De Marzi che “Signore delle cime” ha composto giusto 50 anni fa. «Avevo 23
anni- racconta- ed ero fresco di diploma di Conservatorio e reduce dalla naja che avevo fatto prima alla
Scuola Militare Alpina di Aosta e poi, come sergente degli alpini paracadutisti, a Bressanone. Avevo messo
su un coro che sarebbe, poi, diventato “I Crodaioli” e, nell’ottobre 1958, era in programma la nostra prima
uscita nell’alta Valle del Chiampo in occasione di una cerimonia in cui il CAI di Arzignano avrebbe posto
una lapide nel posto dove, nel 1951, era stato travolto da una slavina Bepi Bertagnoli, un giovane studente di
Legge di Padova. Perché non fai un canto per Bepi?, mi chiese Ezio Ferrari, il primo tenore del coro. Così
una sera di settembre composi “Signore delle vette”- diventato, poi, “Signore delle cime”- tra il vociare
animato di giocatori di tressette e un vago profumo di vino nero della vecchia osteria di Arzignano che avevo
sotto casa». Il canto è divenuto, in seguito, un successo mondiale, tradotto in centotrentaquattro lingue e
adattato per le più diverse esecuzioni.
(Francesco G.)
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6. NOI: SEGNI E DISEGNI
LA MONTAGNA È…
di Ilaria Brognara
La montagna è un dipinto:
la si osserva,
la si riproduce,
si beneficia dei suoi colori e dei suoi profumi.
La montagna è una fabbrica:
la natura si trasforma
e l’uomo trasforma la natura.
La montagna è un sogno:
la si esplora,
vi si trova rifugio,
se ne ha paura.
La montagna è un libro:
la si vive scoprendola,
la si rivive narrandola …
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OLTRE LA MONTAGNA
di Giancarlo Guidi
Chi più in alto va
più orizzonte vede
Chi più orizzonte vede
più a lungo spera
In tutto ciò nascono
sogni speranze di tante persone
Minuscole rispetto all’immensità
e alla maestosità della montagna
LA RINASCITA
di Caterina Tedeschi
La leggiadra montagna
rinasce in primavera,
alzandosi serena
da una nebbia leggera.
Gli animali, timorosi,
il naso metton fuori
mentre gemme e petali
esplodon coraggiosi.
La montagna rivive,
dopo lunghi mesi
di ghiaccio e di neve
in una stagione lieve.
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CAMMINARE LEGGERO …
di Fabio Garabelli
Migliaia di foglie sulle testarde alture
giacciono prive di sensi sul freddo terreno …
E tristi rimangono le piante dure
per aver perso un amor leggero
Ricci silenziosi passano inosservati
sui lunghi, freschi e delicati prati
schiacciando appena le profumate more
avanzando lentamente con legger timore.
La pioggia rinfresca la piccola rosa
che cresce pian piano robusta e graziosa …
La giornata inizia con un sole crescente
per poi terminare con un sole calante
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7. CONCLUSIONE
Secondo me questo lavoro è stato molto utile perché abbiamo potuto lavorare assieme
… e le nostre idee non finivano mai!
Il lavoro ci ha fatto riflettere su tutte le ricchezze che ci ha dato la montagna.
(Vittoria B, Cecilia S., Nicolò B.)
La montagna è un luogo speciale, bellissimo; questo lavoro ha aiutato molti ad
avvicinarla per conoscerla e rispettarla.
(Caterina T.)
Se potessi, farei in modo che la montagna diventasse un luogo sacro … Il progetto
che abbiamo realizzato è stato interessante perché la montagna sembra una cosa
banale , ma invece è bella e perfetta così com’è.
(Sergio K., Vincenzo D.M.)
Il lavoro sulla montagna ci ha permesso di vedere questo ambiente sotto vari aspetti,
mostrandoci tutte le sue sfaccettature e la sua natura più profonda …
(Simone B.)
… abbiamo capito che la montagna è riuscita a cambiare la vita dell’uomo: è come un
cerchio in cui tutto è infinito e nuovo.
(Greta F.)
Io associo questo lavoro ad una scalata: in genere quando uno sale, ha lo zaino e le
attrezzature; io, con le ricerche che abbiamo fatto, mi sentivo come se stessi per
raggiungere la cima della montagna.
(Giovanna M.)
Mi è piaciuta la frase di un famoso pittore: ”praticare la passione della montagna
significa coltivare l’amore per il bello …”
(Giovanni M.)
Mi piacerebbe molto vincere questo concorso perché abbiamo lavorato tanto e ci
siamo divertiti.
Istituto Comprensivo Mantova 1 “Luisa Levi” – Scuola Secondaria di Primo Grado “L.B.Alberti”- Cl. 3D
(Letizia T.)
8. NOTA DIDATTICA
Il lavoro è frutto di un percorso didattico attuato nei mesi di febbraio-marzo dalla
classe 3D della Scuola secondaria di 1° Leon Battista Alberti.
Il percorso, iniziato con un attento esame del tema proposto dal Premio Scolastico
CAI, è stato presentato alla classe attraverso la modalità della didattica modulare,
così scandita:
 lancio-negoziazione: si è proposta la tematica, si sono offerti gli stimoli, si è
aperta una discussione guidata, si è suscitata la motivazione, si sono negoziate
le azioni.
 progettazione-pianificazione: si sono scelti, in modo condiviso, modalità,
materiali, ruoli.
 realizzazione: sono stati attivati lavori di gruppo, lavori individuali, riprese di
argomenti svolti, ricerche sul web.
 assemblaggio-rielaborazione: è stata data omogeneità, concettuale e grafica, ai
lavori raccolti, attraverso la ricerca di una formulazione unitaria e condivisa.
 autovalutazione: il lavoro finito è stato sottoposto ad analisi e critica per
sollecitare riflessioni valutative.
I criteri sottesi al lavoro sono stati i seguenti:




multi-interdisciplinarietà
apprendimento collaborativo (cooperative learning)
approccio costruttivista
flessibilità didattica
Istituto Comprensivo Mantova 1 “Luisa Levi” – Scuola Secondaria di Primo Grado “L.B.Alberti”- Cl. 3D
Istituto Comprensivo Mantova 1 “Luisa Levi” – Scuola Secondaria di Primo Grado “L.B.Alberti”- Cl. 3D