ANNO XXI Numero 44 21 NOVEMBRE 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA EURO 1,50 L’INCHIESTA L’INCHIESTA Cas mangiasoldi BLITZ BLITZ DELLA DELLA DIA DIA AL AL CONSORZIO CONSORZIO AUTOSTRADE: AUTOSTRADE: OTTO OTTO ARRESTI ARRESTI TRA TRA FUNZIONARI FUNZIONARI EE IMPRENDITORI. IMPRENDITORI. RADIOGRAFIA RADIOGRAFIA EE RETROSCENA RETROSCENA SU SU UNA UNA “GALLINA “GALLINA DALLE DALLE UOVA UOVA D’ORO” D’ORO” FRA FRA APPALTI, APPALTI, RELAZIONI RELAZIONI PERICOLOSE PERICOLOSE EE CONSULENZE CONSULENZE MILIONARIE MILIONARIE 21 Novembre 2014 il punto EDITORIALE Se Accorinti va oltre le mode IL CONSIGLIO DI giustizia amministrativa, come succede spesso per le cose di Messina, ha dichiarato parzialmente a posto l’elezione di Renato Accorinti. Secondo i giudici amministrativi, due dei quali sono scelti dalla politica, i ricorrenti non hanno detto chiaramente dove sarebbero spariti, tra i mille voti mancanti all’appello, le 54 preferenze mancate per l’elezione a Felice Calabrò, l’altro candidato sindaco. Ora c’è un altro pezzo di sentenza che si aspetta all’orizzonte, come lo sgocciolìo, a fine partita. Renato Accorinti, tra mille difficoltà, è comunque il sindaco di Messina. Alle dotte analisi post-elezione proposte dall’attuale assessore alla Cultura, il docente universitario Tonino Perna che ha studiato il fenomeno, è sfuggita però una speculare verità: non è stato Accorinti ad essere stato eletto sindaco, è stata la politica di Genovese & Company che è stata bocciata. Con una aggravante: il tam tam che ha preceduto le elezioni: ”Genovese sarà arrestato…”. La vera campagna elettorale si è giocata tutta su questo punto. E siccome i messinesi, soprattutto quelli di destra, ci tengono molto alla continuità amministrativa, hanno deciso così di votare “dal basso” Accorinti. Passata la moda, ora, Accorinti, per una abitudine speculare, viene attaccato da tutti. Anche dai suoi. Ma che ci può fare lui? Ce la mette tutta…Tenta di bloccare i Tir e poi i Tar bloccano l’Isola pedonale. Avete voluto il sindaco in bici? Ora pedalate. Scontri tra palestinesi e militari israeliani a Gerusalemme La lezione di Gerusalemme L’ennesima strage legata al fanatismo richiama ai tanti massacri col pretesto di religioni che incubano violenza. Se con si avvia un processo di riconoscimento il mondo non avrà speranza DI DOMENICO BARRILÀ Oggi tanto getto l’occhio tra i volumi variopinti della mia piccola biblioteca, di cui credo di avere letto solo il cinque per cento. Penso con nostalgia, e con qualche senso di colpa, alle decine di migliaia di pagine mai aperte e alla conoscenza non acquisita. Tuttavia, gli sguardi in quella direzione non sono mai vani, ogni tanto un folletto si diverte a indirizzare la mia attenzione verso un qualche “dorso”, il cui titolo si incastra perfettamente con i miei pensieri del momento. Così allungo la mano, estraggo delicatamente il volume interessato (il libri sono cosa preziosa) e comincio a sfogliarlo. Spesso, procedendo a casaccio, trovo stimoli decisivi per allineare quanto stavo cercando faticosamente di mettere a fuoco. Stavolta la questione aperta riguardava l’eccidio alla sinagoga di Gerusalemme. Ancora una volta la mia libreria mi è venuta in soccorso offrendo al mio sguardo un volume particolarmente spesso, dal titolo secco “Islam”, il terzo di una monumentale trilogia del teologo Hans Küng, sempre acuto e documentato nelle sue riflessioni. C’è una dedica in quel volume, “Con riconoscenza e affetto”, appostavi a penna da un uomo, che avevo seguito in un decennale processo di annullamento ecclesiastico del suo sfortunato matrimonio, passato attraverso vari gradi di giudizio. Un vero incubo dal sapore antico, con testimonianze rese in un clima iniziatico e un poco grottesco. Forse dovremmo far passare per la stessa strada quei religiosi che seminano ostacoli lungo le strade degli uomini, che molti di loro non conoscono se non per sentito dire. A leggere sui media della strage di Gerusalemme, l’ennesima legata al fanatismo, sorgono domande sul numero raggiunto nei secoli dai massacri a pretesto anche remotamente religioso, e su quello che potrebbe pensare un eventuale creatore su questa spaventosa eterogenesi dei fini, che vede le religioni Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. Redazione e ufficio abbonamenti: via San Camillo, 8 - 98122 (ME), CCP n. 90443839 Copie arretrate: euro 3,00. Progetto grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it. Internet: http://www.centonove.it email: [email protected] centonove SETTIMANALE REGIONALE DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA Direttore responsabile Enzo Basso Garante del lettore: Attilio Raimondi centonove pagina 2 incubare violenza. Penso all’assurdità di tutto questo e temo che purtroppo non ne verremo mai fuori. Troppa gente, di diversa confessione, discute presupponendo implicitamente che l’altro si stia sbagliando. Basta trasferire tale modalità nella testa una persona problematica, immatura o semplicemente ignorante, e la violenza diviene una conseguenza logica. Ho aperto il volume Hans Küng alla prima pagina. La dedica mi incoraggia, “Ai miei amici musulmani di tutto il mondo”, dunque procedo e mi imbatto in alcune affermazioni vicinissime alle mie corde, «Non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. Non c’è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. Non c’è dialogo tra le religioni senza ricerca sui fondamenti delle religioni». Tuttavia il concetto chiave espresso dal teologo tedesco, quello che mi pare colga il cuore del problema è «Non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni». Un rapporto causa-effetto che può non piacere ad alcuni, ma al quale personalmente aderisco con profonda convinzione. In questo Küng è in ottima compagnia. Infatti, il giorno dopo essermi imbattuto nel volume sull’Islam, leggo sul Corriere della Sera una bella intervista a Matteo Crimella, biblista della Chiesa Ambrosiana, che Carlo Maria Martini aveva mandato a studiare proprio nella Citta Santa, perché, afferma il teologo, “il cardinale pensava che quando ci sarà pace a Gerusalemme ci sarà pace in tutto il mondo”. Martini in anticipo sulle parole di Küng, in preventiva sintonia con esse. Matteo Crimella, che in Israele è rimasto sei anni, sostiene che “Senza riconoscimento, senza legittimazione reciproca non si va lontano. Si finisce per rimanere tutti impotenti davanti ad attacchi e rappresaglie”. Se non ce la faranno le religioni ad avviare tale processo di riconoscimento reciproco, contagiando in profondità le schiere dei loro seguaci, il mondo non avrà speranza. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. Tariffe pubblicitarie (1 modulo cm. 3,5 x 4,5); Manchette prima pagina euro 206,58; Finestrella prima pagina euro 438,99; commerciali a mod. euro 41,32; Finanziaria/Appalti/Gare a mod euro 129,11; Legali/Aste/Sentenze a mod. euro 129,11; redazionali euro 77,47; una pagina interna euro 1.446,08; ultima pagina euro 1.807,6 Posizione di rigore + 20%. Colore + euro 387,34. Certificato Ads n. 7367 del 14/12/2011 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 21 Novembre 2014 riservato MESSINA. L’imprenditore D’Amico contesta le modalità di cessione. Nel mirino anche i lavori di restyling Jolly Hotel, braccio di ferro sulla vendita MESSINA. Nuovo round nel braccio di ferro giudiziario sul Jolly Hotel di via Garibaldi a Messina. Da un mese sono partiti in sordina i lavori di ristrutturazione e adeguamento dell’edificio progettato dall’architetto razionalista Alberto Samonà: l'albergo è sottoposto alla tutela e al controllo architettonico della Soprintendenza di Messina. A dare il via all’operazione di restyling un gruppo di persone fisiche e società che si sono aggiudicati la struttura in una controversa asta giudiziaria, Jolly Hotel conclusasi con l’assegnazione del bene da parte del giudice delegato struttura, classificata come “D2”, “non Ugo Scavuzzo il sette aprile del 2014. Il può essere modificata né in altezza, né bando, partito con una base d’asta di sei nelle caratteristiche architettoniche di milioni di euro, si è concluso con una accoglienza, a pianterreno”. aggiudicazione più che dimezzata. Ora un I nuovi proprietari dell’edificio risultano esposto-denuncia dell’ex titolare, essere Agaton srl, con sede a Catania; l’imprenditore messinese Cesare D’Amico, l’oculista messinese Antonino D’Andrea; inviata il venti ottobre scorso al sindaco la B&B srl con sede a Messina; la Tride Renato Accorinti e al procuratore generale immobiliare, con sede a Messina; e di Messina, solleva pesanti dubbi sulle ancora, Domenico ed Emanuela Cento modalità di vendita del Jolly dello Stretto, per una “parte di nuda proprietà”. Un operata non già a una società, ma a un vero e proprio “spezzatino” urbanistico: gruppo di persone, rappresentate chi ha preso il pianterreno, chi un pezzo dall’avvocato messinese Bagnato. di secondo piano delle sessantaquattro Altra perplessità, l’avvio dei lavori, già camere. Due i punti sollevati da Cesare bocciati dal Comune di Messina all’azienda D’Amico nell’esposto-denuncia: al di D’Amico che ha fatto un ricorso al Tar, procuratore generale di Messina chiede ancora pendente, con la motivazione che la MESSINA Riserve naturali, Provincia denuncia il Wwf MESSINA. Il Wwf denuncia la Provincia sulla stampa e la Provincia di Messina denuncia il Wwf in Tribunale. Il commissario Filippo Romano ha dato incarico a tre legali, Guido Barbaro, Salvatore Giambò e Fabio Sfravara di fare causa civile, "per danni di immagine" al Wwf e all’associazione ambientalista Man, rei di avere contestato la “gestione scorretta" delle riserve naturali della Laguna di Capo Peloro e dei Laghetti di Marinello, "in una nota del 23 settembre 2014". Importo dell’incarico legale, firmato il 31 ottobre scorso, 2500 euro. Ma cosa c'è dietro questo braccio di ferro? In verità una "ipersensibilità" del commissario Romano. Che ritenendo forzate le denunce sulla stampa contro un abuso di presenze di appassionati di canottaggio sui laghi, l'eliminazione da parte dei molluschicultori dei pali che facilitano la sosta degli uccelli, nelle aree umide e il ricorso abituale di un ristoratore ai fuochi di artificio ha perso la pazienza. E dire ne ha avuta tanta: i fatti si sono svolti, infatti, un anno prima dalla denuncia. L'ufficio legale nazionale del Wwf sta valutando la segnalazione dei fatti alla Corte dei Conti della Regione Sicilia. venga verificata con urgenza la regolarità della procedura seguita dal giudice Ugo Scavuzzo, che, fatta propria una azione esecutiva di Interbanca ai danni della società che gestiva l’albergo, non ha tenuto in alcun conto il pronunciamento del Tribunale di Siracusa, che aveva ritenuto nullo il titolo avanzato dall’azienda di credito, vincolato a un contratto d’affitto d’azienda. E ancora i: l’albergo, secondo il bando, andava ceduto nella sua interezza: non poteva essere frazionato, come è stato, “in quote indivise millesimali” come risulta nelle planimetrie allegate all’atto di assegnazione. Il secondo quesito è posto al Comune: i lavori in corso sono mirati alla creazione e all’adeguamento di contenitori adeguati allo sfruttamento di una parte commerciale a pianterreno e alla creazione di aree dedicate a ristorazione e banchetti: lavori regolarmente autorizzati, chiede D’Amico, “o in attesa di future, complici sanatorie?”. SOMMARIO PRIMO PIANO 6/7. Autostrada col trucco Appalti pilotati al Cas: domiciliari per imprenditori, dirigenti e funzionari 8/9. Che storie del Cas La battaglia “personale” del governatore Crocetta. Ecco i soui bersagli 10. Il buco nero delle consulenze POLITICA 11. L’isola chghjè Il tar riportaghghjfgj 12/13. Cooperative sociali al bivio La disperazione dei lavoratori di Casa Serena riaccende i riflettori in un settore strategico 14. Accorinti fino alla fine Cga rigetta il ricorso per il riconteggio dei voti SICILIA 15. L’isola che (ancora) non c’è Il tar riporta le auto in via dei Mille. Ma il comune di Messina ha pronto il pian o B 16/17. Questa provincia è una frana Aree dissestate. Da Giampilieri a Naso 18. Quelle accuse? Le rifiuto A tu per tu con il sindaco di Mazzarà Sant’Andrea, Salvatore Bucolo 19. Dolce&Gabbana firmano il Comune Toponomastica a Capo d’Orlando 20/21. Suresh, campione di pizze Ritratto di uno srilankese di Sicilia 22. Oncologia, cura di bellezza La sesta conferenza internazionale sulle nuove frontiere contro i tumori ECONOMIA 23. Sibam, si cerca il concordato La storica azeinda dei Faranda tenta di evitare il fallimento. Ecco come 24. Tesoro-Bankitalia, divorzio d’interessi Le responsabilità dell’accordo tra l’ex presidente del consiglio Ciampi e l’ispiratore Andreatta 25. E io mi vendo il centro di ricerca L’amministrazione mette in vendita l’immobile finanziato dal Pit 22 POSTER 27. Il “nostro” Beniamino Ritratto di un grande intellettuale 28. «Cari politici, il rispetto va conquistato» Le parole del cardinal Bagnasco 36. Ficarra, il turismo che vorrei Viaggio nel comune dei Nebrodi RUBRICHE 4-5. Settegiorni 26. Qui Europa / Consumatori 26. Consulenti 30/31. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture 34. Teatro 35. Personaggi 38-39. Lettere & Commenti 38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia 39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo 39. Antibuddaci / Animal House centonove pagina 3 TOP SECRET MESSINA L’avvocato Lo Castro fideussore “rileva” la villa ad Asciano MESSINA. Non tutto il male viene per nuocere. Per non perdere la sua villa sul litorale di Messina, posta tra i beni a garanzia, se ne è ritrovata una ad Asciano, vicino Siena. L'avvocato Andrea Lo Castro, quale firmatario della fidejussione prestata come garante per una attività alberghiera, insieme al socio Francesco d'Amico, è stato chiamato a risponderne dall'istituto di credito. Lo Castro ha pagato 400mila euro e si è ritrovato proprietario. VITTIME DELLA MAFIA Danno morale a Sonia Alfano Si decide sul risarcimento BARCELLONA. Potrebbe andare presto in decisione la richiesta di risarcimento per danno morale alla famiglia di Beppe Alfano, il giornalista ucciso a Barcellona l'8 gennaio del 1993. In una prima, parziale sentenza del febbraio 2009 ha riconosciuto il danno morale, escludendo quello patrimoniale. Tre le perizie allegate nel procedimento, una del dottor Calabrò di Barcellona, una del dottor Franz Di Stefano di Messina, l'ultima del dottor Navarra di Palermo. Oltre i vitalizi già riconosciuti, la stima del danno morale si attesta su 4 milioni di euro. SULLA RAMPA Basicò, Marcello Greco si candida a sindaco BASICO’. Il presidente della Commissione lavoro dell’Ars, vicesindaco di Montalbano Elicona, e ora candidato a sindaco della città delle provole: Basicò. Non conosce tregua l’onorevole Marcello Greco, che tra Montalbano e Basicò gestisce una importante azienda agricola a cavallo tra i due comuni. Perchè allora non essere amministratore oltre che Montalbano anche di Basicò? 21 Novembre 2014 settegiorni SOCIETÀ CHI SALE Vincenzo Franza MESSINA. Il patron della Tourist è attentissimo a rispettare il “bon ton” aziendale: quando va al bar dell’Ancora, si mette in fila alla cassa, paga le consumazioni e conserva pure lo scontrino. Con soddisfazione dei dipendenti. E dei clienti. Renato Accorinti MESSINA. Una settimana carica di soddisfazioni per il sindaco di Messina. Oltre la notizia che rimarrà in carica (il Cga ha rigettato il primo dei due appelli presentati al in merito al ricorso alle elezioni amministrative) al circolo dei Lettori di Torino ricevere oggi (venerdì 21) il premio di “Ambasciatore del Perdono” istituito dalla My Life Design Foundation, al fine di celebrare i valori della pace e della cooperazione come esempi di vita. Maria Elena Mungiovino ENNA. È una donna giovane e determinata la nuova presidente del Circolo Legambiente degli Erei. Subentra a Gaetano Napoli, presidente uscente, nella guida del gruppo di ambientalisti ennesi. Accanto a Maria Elena, il vicepresidente Franz Scavuzzo, mentre il presidente uscente Gaetano Napoli è stato nominato segretario. Guido Carlino PALERMO. Deliberata dal consiglio di presidenza della Corte dei Conti la nomina del procuratore di Palermo a ricoprire la carica di presidente della sezione giurisdizionale del Veneto della Corte dei Conti. Nella tornata di nomine è stato promosso il nuovo presidente della sezione giurisdizionale d'Appello della Sicilia. Si tratta Agostino Basta che viene dalla sezione del Lazio. Nino Frassica MESSINA. Il comico messinese, che ha indossato con Arbore i panni di frate da Scasazza e con terence Hill quelli di Don Matteo, nella sua biografia "vera al 70% e falsa all'80%" ha previsto anche il giorno della sua morte: mezzogiorno in punto del 2200. Epitaffio: ha portato una testa sola su una sola spalla. Serro, terza edizione di Castagnando TRIVELLE IN SICILIA Crocetta: "Attività solo per aziende siciliane" PALERMO. l presidente della Regione Rosario Crocetta e il presidente del settore idrocarburi di Assomineraria, Pietro Cavanna, hanno firmato un "addendum" al protocollo di intesa sottoscritto lo scorso 4 giugno 2014. E’ stato stabilito che il Comitato sarà integrato dal dirigente generale del Dipartimento della pesca mediterranea e dal dirigente generale del Dipartimento dei beni culturali e dell’identità siciliana. «Oltre a questo — si legge in una nota del governatore — c’è l’impegno, relativamente a tutte le attività di estrazione di idrocarburi sul territorio della Regione siciliana (onshore) e nell’offshore ad esso adiacente, ad avviare l’iter affinchè tali attività siano svolte attraverso soggetti giuridici aventi la sede legale nel territorio della Regione». In pratica le aziende che effettueranno l'estrazione pagheranno le tasse in Sicilia. Intanto la protesta contro le trivelle in Sicilia vede il sindaco di Pantelleria in prima fila che in una lettera al presidente Crocetta che parla di "un mare di concessioni e di buchi con scarsi risultati e ingenti danni ambientali". Secondo Salvatore Gabriele e i giovanni dell'associazione Agorà, infatti, l'errore è pensare a royalty significative che entrerebbero nelle casse della Regione."In meno di due anni siamo passati da una Sicilia attenta alle energie da fonti rinnovabili a una Sicilia piena di trivelle". SERRO. Terza edizione di "Castagnando" sabato 22 novembre nel borgo villafranchese di Serro. Dalle 18 in piazzetta Campanella, organizzata dell'associazione ViviSerro, patrocinata da Amministrazione comunale e Pro Loco, si potranno gustare gratuitamente caldarroste, vino e panini con salame piacentino. Il pomeriggio sarà allietato anche da numerosi artisti che suoneranno dal vivo musica popolare folk. Premi, il Fam Giovani allo scultore palermitano Franzella PALERMO. E' lo scultore palermitano Daniele Franzella, con l'opera "Qualcuno non sia solo" (terracotta policroma, 2013), il vincitore della prima edizione del Premio Fam Giovani per le Arti Visive, iniziativa promossa alle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento dall'associazione Amici della Pittura Siciliana dell'Ottocento. Lo ha deciso la giuria di esperti ma anche il pubblico: Franzella è risultato infatti l'artista più votato dai visitatori. Villafranca, una bambola contro la violenza di genere VILLAFRANCA TIRRENA. Un muro di bambole, simbolo della femminilità troppo spesso violata. E' quello che verrà realizzato a Villafranca Tirrena il prossimo martedì 25 novembre, nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Chiunque potrà contribuire all'iniziativa portando una bambola. L'appuntamento di sensibilizzazione è curato dall'associazione "Una di noi Onlus" e si concretizzerà in Via Don Luigi Sturzo, all'esterno del Palazzo Municipale. Alle 18 sorteggio di una bambola realizzata artigianalmente da "Pezze&Bottoni" ed i contributi raccolti serviranno a sostenere le attività del centro anti-violenza. Arte contemporanea, convegno e mostra al Palacultura Antonello MESSINA. “Arte contemporanea: esercizio filosofico e non solo bellezza”. E’ il tema del convegno che si terrà domenica 23 novembre alle ore 16.30 presso il Palacultura "Antonello da Messina". In questa occasione sarà possibile visitare la mostra allestita presso la sala lettura della biblioteca comunale: “Uno Sguardo nell'arte di domani” (Opere degli studenti del liceo artistico Ernesto Basile di Messina) e di visitare la Galleria d'Arte Moderna. MESSINA. Catena umana contro la chiusura del centro per minori Camaro al fianco dei migranti MESSINA. Se a Roma i residenti di Tor Sapienza sono scesi in piazza per chiedere l'allontanamento degli immigrati che vivono nella loro stessa borgata, l'esatto opposto succede a Messina. Le famiglie del quartiere di Camaro hanno formato una catena umana lungo i cancelli dell'istituto delle suore Immacolatine per dire no alla chiusura di Casa Mosè, il centro di pronta accoglienza di Amici dei Bambini per i minori stranieri non accompagnati (Misna), che potrebbe chiudere per mancanza di fondi. VOLONTARIATO. L’iniziativa con un pullmino della ditta Puleo per aiutare «una crescita civile ed economica» “Stai con noi” porta a spasso i crocieristi a Messina MESSINSA. Un pulmino offerto dalla ditta Puleo accoglierà sabato mattina i turisti che sbarcheranno al terminal del Porto dalla nave “Fantasia” della compagnia Msc: qui una hostess poliglotta, si offrirà poi per accompagnare i croceristi in Piazza Cairoli per l’inziativa “Shopping Tour” ideata da Luca Blandina. Il pulmino farà la spola tra il Porto e Piazza Cairoli ogni quarto d’ora. “Un modo non solo per accogliere i croceristi-spiega il commercialista Fabio Puglisi, dell’associazione di volontariato “Stai con noi” che attua l’idea-progetto, ma anche di dare un supporto all’economia cittadina”. Solo dalla nave “fantasia” sabato sbarcheranno a Messina 3800 turisti, che spesso vanno allo sbaraglio: non trovano cartine, non trovano percorsi Fabio Puglisi centonove pagina 4 di visita: sono sguinzagliati per le vie del centro alla ricerca affannosa di una offerta, anche solo di rilassante shopping. Ora “Stai con Noi”, gruppo di volontariato presieduto da Cristina Puglisi Rossitto- propone un azione di supporto anche allo sviluppo economico della città: fare uscire i commercianti dal torpore della crisi e aiutarli nel percorso di crescita anche economica, che significa benessere diffuso. “La nostra vuole essere una azione di volontariato che sprigiona energie positive: non si può uscire dal letargo se non ci si sveglia. Se non si propongono azioni virtuose e utili per tutti: il nostro obiettivo è quella della crescita civile ed economica della città.” settegiorni CONFISCHE. Progetto pilota in Italia, coop formata da ex dipendenti TECNOLOGIE Centro Olimpo riapre sulle ceneri della mafia Internet gratis a Palermo PALERMO. Apre il "Centro Olimpo" di Partanna Mondello, uno dei primi superstore nati a Palermo, chiuso da oltre un anno e sottoposto a provvedimento di sequestro. La struttura commerciale rialzerà le saracinesche grazie ad un'operazione di workers buyout: ex dipendenti che hanno costituito la cooperativa "Progetto Olimpo" ed hanno ottenuto prima l'assegnazione dei locali sequestrati alla Romana Costruzioni, e poi l'affitto dell'azienda dalla curatela fallimentare della K&K (controllata di Aligrup) e anch'essa sottoposta a provvedimento di sequestro. Un progetto pilota in Italia, perché è il primo di questo tipo su un'azienda sottratta alla mafia nella grande distribuzione organizzata. Una pietra miliare, dunque, come è stata la Calcestruzzi Ericina nel settore delle costruzioni. L'operazione di workers buyout consente, così, di salvaguardare l'occupazione e riaffermare la legalità in un settore come quello della Gdo esposto al rischio di infiltrazioni criminalità. L'apertura al pubblico è fissata oggi, 21 novembre, mentre il 20 novembre, il centro commerciale è stato presentato in anteprima PALERMO. Il Comune di Palermo inaugura l'accensione della rete Wifi gratuita cittadina realizzata in collaborazione con Fastweb. Grazie alla nuova piattaforma i cittadini potranno collegarsi gratuitamente a Internet, navigando in banda larga in 14 aree pubbliche, attraverso tutti gli apparati mobili. Le antenne hotspot wi-fi sono state collocate presso le principali piazze e parchi di Palermo. Le aree coperte sono Piazza Verdi, Palazzo delle Aquile, Piazza Pretoria, Piazza Bellini, Villa Niscemi, Cantieri Culturali Zisa, Museo del Mare, Villa Garibaldi, Piazza Fonderia Oretea, Piazza Castelnuovo, Piazza Ruggero VII, Piazza S. Domenico, Piazza Caracciolo e Piazza Garaffello. alla presenza del vice Ministro agli Interni Filippo Bubbico. La riapertura del Centro è frutto della tenacia di trentaquattro ex dipendenti che nel progetto hanno investito la propria indennità di mobilità: oltre 550 mila euro. "Al nostro fianco - dice il presidente della cooperativa Gaetano Salpietro - abbiamo avuto Legacoop e i suoi strumenti finanziari. E ancora, Cfi, la struttura che gestisce fondi del ministero per la nascita e il sostegno di cooperative, e le istituzioni". Nel Centro, che conta una superficie di 6.000 metri quadri, apriranno: una media struttura di vendita alimentare, affiliata al gruppo Ergon sotto l'insegna Eurospar, ed una galleria di negozi, tra cui una boutique e una parafarmacia. MONTALBANO ELICONA. E’ morto Carmelo Belfiore ROSA E NERO Addio maestro della fotografia E’ nato Elio Pigneri MONTALBANO ELICONA. Il 3 novembre Montalbano Elicona ha perso un pezzo della sua storia, il maestro della Fotografia. Di lui rimane lo Studio, da lui fondato nel 1949 e oggi portato avanti dal figlio e dalla nipote, il Museo Fotografico “Eugenio Belfiore”, donato alla comunità dieci anni fa, contenente oltre 200 stampe che raffigurano cento anni di storia di Montalbano. Carmelo Belfiore scelse di vivere a Montalbano Elicona, amando profondamente questo paese e facendo parte integrante della vita della comunità. Scelse la fotografia in un momento storico in cui non era un hobby facile ed accessibile a tutti, ma un’attività complicata, nei mezzi di realizzazione e nei modi. Studiò fotografia, tecniche di realizzazione e di stampa, adeguandosi all’evolversi dei tempi. Il passo successivo fu far diventare la fotografia un’arte. Le sue stampe, non sono semplicemente scatti, colgono attimi, volti, personaggi, con una poesia che solo un artista può ritrovare e trasmettere. Le sue foto parlano di epoche lontane, di tradizioni scomparse, oggetti, abiti, ambienti che, solo attraverso quelle immagini, possono continuare a vivere. Ha, infatti, salvato, non solo dall’oblio ma anche dalla distruzione, centinaia di lastre di vetro, i così detti dagherrotipi, una tecnica fotografica utilizzata nel secolo scorso, che senza la sua lungimiranza sarebbero andati perduti, come è accaduto con molti altri. Alle parole del sindaco Filippo Taranto che ha, nel corso delle esequie, sottolineato il profondo valore della sua persona e dell’attività svolta per Montalbano, al personale ricordo di Monsignor Benedetto Rotella che lo ha definito “un’istituzione”, si aggiunge il cordoglio di una comunità intera che, in una chiesa gremita, ha voluto accompagnare, per l’ultima volta, il Maestro della Fotografia che, per decenni, ha accompagnato la vita di Carmelo Belfiore questo paese. MESSINA. Fiocco azzurro in casa Pigneri. E’ nato il piccolo Elio, figlio di Kate e dell’ingegnere messinese Attilio Pigneri, attualmente in Tasmania per un progetto che rivoluziona il sistema di illuminazione della città di Sidney. Ai genitori e ai nonni Rosalba e Camillo, l’abbraccio di tutta la redazione di Centonove. Al piccolo Elio l’augurio di una vita lunga, felice e prospera. 21 Novembre 2014 SCENDI Guido Signorino MESSINA. Il sindaco non trova cento euro per il cero della Madonna, il vicesindaco ne spende 500 per andare a Roma, dal 12 al 13 giugno, "all'Anniversario della proclamazione della Repubblica delle Filippine". Ma con una attenuante: ha restituito 150,60 euro, quale "somma eccedente la missione". I ceri che si sarebbero potuti comprare? Tre e mezzo... Carmelo Pino MILAZZO. Il sindaco di Milazzo di mettere su famiglia non ci pensa nemmeno. Eppure ha fatto da “testimonial” a “Dimmi di si”, fiera degli sposi di cui ha tagliato il nastro. Durante il giro negli stand dispensava battute sui “rischi” del matrimonio. Andrea Cusumano PALERMO. E’ proprio vero che con la Cultura non si mangia. L’assessore di Palermo è infatti risultato il più “poverello” del Comune con “soli” 4.614 euro. Il più ricco è il sindaco Leoluca Orlando, che nel 2013 dichiara al fisco 187.664 euro lordi. Al secondo posto, con 156.139 euro nella classifica dei redditi, Cesare Lapiana, con delega all'Ambiente e allo Sport. Al terzo, il collega al Bilancio, Luciano Abbonato: 151.526 euro. Don Paolo Turturro MESSINA. E’ morto, al culmine di una spietata e fulminante malattia, Fabio D’Urso, assessore al Bilancio del Comune di Taormina durante l’amministrazione di Mauro Passalacqua. Fratello di Daniela, moglie dell’ex primo cittadino di Messina, Giuseppe Buzzanca, D’Urso se ne è andato ad appena 42 anni, lasciando moglie e due bambini. Ai familiari le condoglianze della redazione di Centonove. PALERMO. Il tribunale di sorveglianza ha negato i servizi sociali all’ex sacerdote condannato in via definitiva per pedofilia. Così gli agenti della squadra mobile hanno portato Turturro nel carcere di Pagliarelli, dove dovrà scontare tre anni di reclusione, prelevandolo a Baucina (Palermo) dalla sede dell'associazione "Dipingi la pace", da lui fondata. Anniversari, a Racalmuto l'epistolario di Sciascia Paolo Garofalo RACALMUTO. Le lettere degli amici e quelle degli altri scrittori, da Pasolini a Calvino. Leonardo Sciascia le ha conservate tutte, migliaia, ma solo un ricco campionario sarà esposto in una mostra, "Lettere al centro del mondo", inaugurata a Racalmuto il 20 novembre alla fondazione intestata allo scrittore. L'iniziativa è stata organizzata in occasione dei 25 anni della scomparsa di Sciascia. Il 28 a Racalmuto lo scrittore sarà ricordato dal presidente del Senato Pietro Grasso. ENNA. Il sindaco di Enna, dipendente a Catania dell’ufficio del garante dei detenuti, è tra i primi trenta dipendenti trasferiti d’ufficio da Crocetta a Palermo nella bolgia della Formazione professionale. Se “a pensar mal a volte ci si azzecca”, all’origine del provvedimento la sua storica vicinanza all’onorevole Wladimiro Crisafulli. E’ morto l’ex assessore Fabio D’Urso Festa in piazza per i 180 anni dell’Antica Focacceria PALERMO. L'Antica Focacceria San Francesco, festeggia i suoi 180 anni invitando i Palermitani a una festa aperta a tutti con tanto cibo e musica. Un'occasione per assaggiare specialità di street food prodotte a vista: arancine, panelle, rascatura, crocché e focaccine "schiette" e "maritate" con la milza e che coinvolge tutta la piazza da cui prende il nome. L'appuntamento è per venerdì 21 novembre dalle 17 in poi in Via Alessandro Paternostro, presso piazza San Francesco. centonove pagina 5 21 Novembre 2014 primopiano Le baracche di fondo Fucile MESSINA. Appalti pilotati al Cas: domiciliari per imprenditori, dirigenti e funzionari Autostrada col trucco La Dia scopre la “combine” di due imprese per un bando sul servizio di sorveglianza lungo le autostrade. Svelato un sistema: mazzette, offerte concordate, e una gara che non va secondo i piani. Ecco perchè DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Una gara pilotata per un appalto “maledetto”, otto ai domiciliari, due imprese con la mannaia di un provvedimento (da discutere in separata sede) che le potrebbe escludere dalle commesse pubbliche, un intreccio di mazzette, funzionari compiacenti, imprenditori che fanno “ammuina”. Sullo sfondo, il Cas, quel consorzio autostrade siciliane che, negli anni, è diventato una mammella da spremere a più non posso. COME TI MANIPOLO L’APPALTO. “Buste concordate per eludere la normativa”. Così, in tre parole, il procuratore capo di Messina Guido Lo Forte, spiega la vicenda che, giuridicamente, si sostanzia nelle ipotesi di reato di “turbata libertà degli incanti”, “corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, “induzione indebita a dare o promettere utilità” e “istigazione alla corruzione” e che ha fatto finire ai domiciliari gli imprenditori Nino Giordano, Francesco Duca, Rossella Venuto, Giuseppe Iacolino e Giacomo Giordano, il dirigente del Cas Letterio Frisone, il funzionario dello stesso consorzio Filadelfio Scorza ed Ettore Filippi Filippi, leccese, ex poliziotto pluridecorato (catturò il brigatista Mario Moretti), quindi vicesindaco di Pavia e, nell’operazione Tekno, in veste di indagato in quanto consigliere d’amministrazione del policlinico san Matteo del capoluogo lombardo. Secondo le indagini condotte dalla Dia di Messina e dal centro operativo di Catania, e coordinate dall’aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto procuratore Fabrizio Monaco, gli imprenditori avrebbero fatto “cartello”, presentando offerte concordate per la gara d’appalto bandita dal Cas per il servizio di sorveglianza sulle autostrade siciliane: due milioni e mezzo per sei mesi. La “combine” sarebbe servita per far vincere uno di loro che poi avrebbe ricambiato il favore assumendo personale e acquistando mezzi e servizi dagli altri. Le offerte concordate servono a determinare il ribasso medio, parametro che ha soppiantato il massimo ribasso quale titolo per l’aggiudicazione delle gare. A vincere la gara è stata la Eurotel dell’agrigentino Giuseppe Iacolino. “FARGLI FARE QUALCHE COSA”. A concordare le offerte da presentare in gara, secondo gli inquirenti, erano Nino Giordano (gestore di fatto della Meridional Service) e Giuseppe Iacolino, per tramite del milazzese Francesco Duca. Questo accadeva perchè a vincere la gara sarebbe dovuta essere proprio la Meridional di Giordano, alla quale la Buildings di Rossella Venuto avrebbe poi fornito i mezzi da impiegare nell’appalto. Lelio Frisone, quale dirigente del cas e responsabile del procedimento, secondo gli inquirenti era a conoscenza dell’accordo e, da Duca e dalla Venuto, avrebbe ricevuto una tangente da centomila euro e una ristrutturazione gratuita alla sua villa di Acqualadroni, coon la promessa di “fargli fare qua qualche cosa”: lavori per il Cas. Ma le cose non vanno come previsto. EUROTEL SBANCA COL TRUCCO. Invece della Meridional, come concordato, la gara se l‘aggiudica la Eurotel. Ma i patti sono patti e, con la complicità di Scorza, gli inquirenti ipotizzano che Iacolino abbia assunto personale concordato con Duca e vicino alle imprese Ventura (titolare ZOOM Frisone, mister 100mila euro GLI IMPRENDITORI MILAZZESI DUCA E VENUTO E L’”ATTIVITÀ CORRUTTIVA” NEI CONFRONTI DEL DIRIGENTE: UNA VILLA RESTAURATA E QUEGLI EURO “CASH” Letterio Frisone MESSINA. Dirigente della Provincia regionale di Messina distaccato prima all’Ato idrico e poi al Cas, secondo i magistrati il coinvolgimento nell’inchiesta di Letterio Frisone ha due facce. Perchè se la Procura sostiene le “indebite pressioni” del dirigente nei confronti ella Eurotel (impresa vincitrice della gara), dall’altro si parla di “attività corruttiva” esercitata dagli imprenditori milazzesi (e compagni nella vita) Francesco Duca e Rossella Venuto verso di lui. In un colloquio tra i due, Duca racconta che “l'Architetto centonove pagina 6 (Frisone, ndr) mi ha detto se mi potevo fare anticipare qualche altri 10mila euro per darglieli a lui che gli bisognavano". Non erano i soli soldi che, ipotizzano gli inquirenti, i due avrebbero dato a Frisone. Rossella Venuto, in un’altra occasione afferma: “io trentamila euro li ho prelevati a dicembre per l'architetto cash a carte di 100 euro”. In totale, secondo i calcoli della donna, “l'architetto si è allippato sai quanto fino a oggi cento e passa mila euro”. Non solo: la venuto pare essere particolarmente incarognita nei primopiano 21 Novembre 2014 PROTAGONISTI dell’appalto poi revocato) ed Euroimpianti. A testimonianza del fatto che ci fosse “combine”, la Procura di Messina riporta un incontro a quattro tra Duca, Frisone, Giordano e Iacolino al capo Peloro Resort, albergo che è stato di Nino Giordano. Ma non tutto va per il verso giusto. QUALCOSA NON FUNZIONA. Vengono depositate le offerte, ma qualcosa non quadra, perchè Giordano non riesce più a mettersi in contatto con Frisone. Rassicurato poi da Duca sul fatto che Iacolino avrebbe chiesto indicazioni sui ribassi da concordare, Giordano si rilassa, nonostante la notizia che a partecipare alla gare sarebbero stati in tre: Eurotel, Meridional e un’Ati composta da Intergeos, Euroimpianti e coop Dora. Dalle buste, la Meridional dichiarava di avvalersi di prestazioni d’opera e mezzi da parte della Buildings di Rossella venuto e della Antonino Chillè srl. I numeri, però, non gli tornano: nella percentuale offerta c’è un ulteriore ribasso del quale non era al corrente (“ma chi cazzo l'ha autorizzato”, sbotta Giordano riferendosi a Duca). Il 26 giugno venivano aperte le buste, e la Eurotel veniva ammessa con riserva, sciolta solo nella seduta del 4 luglio dopo chiarimenti. A Giordano viene riferito che in sede di commissione le cose non sono andate lisce come avrebbero dovuto: “sai chi è il vero concorrente?, Iacolino, quello che ci doveva fare il compare”, spiega un suo dipendente. Giordano, a questo punto, perde la pazienza, e manda a Duca un sms abbastanza chiaro: “Il tuo amico è un pezzo di merda”. E infatti, la gara se la aggiudica la Eurotel. CHI DI TRUCCO COLPISCE... La “debacle” non fa perdere d’animo Francesco Duca, pronto a rivendicare quanto gli spetta in base agli >>> confronti di Frisone, arrivando a rinfacciare al compagno Francesco Duca che “più la casa gli ho fatto”. Ovvero, come scrivono i Pm, i due costruttori sostenevano gli oneri derivanti dalla ristrutturazione di un immobile ad Acqualadroni di proprietà del dirigente. La contropartita? Golosa, a sentire Duca, che con Frisone intrattiene fitti rapporti: “Com'è possibile ti faccio fare qua qualche cosa Francesco, 500, 600 milioni”, racconta il costruttore alla compagna riportando il dialogo. Come misura accessoria, il gip Maria Luisa Materia ha disposto, a carico di Lelio Frisone, il sequestro preventivo di conti e beni mobili e immobili fino a centomila euro. Esattamente la cifra che Francesco Duca e Rossella Venuto raccontano di aver dato, nel tempo, al dirigente del Cas. (A.C.) Premiata ditta f.lli Giordano Compagnie aeree, banche, mattoni e pulizie nel portafoglio, da Venezia a Roma. Ecco le attività MESSINA. Chi è Nino Giordano? Inizia con unʼimpresa di pulizie, la sua ascesa nel gotha messinese dellʼedilizia, coi supermercati e con qualche operazione immobiliare contestata. Giordano nasce a Fondachelli Fantina e si butta sul mattone prima con la Gio.Im Srl (società nata nel 2002,) e poi con la Gioma Srl. La prima operazione rilevante è quella che mette in piedi entrando nella Duomo Srl, società che ha tirato sù il palazzo accanto alla Provincia regionale di Messina. La Duomo Srl è costituita nel 1998 e, accanto a Giordano (che ne era presidente del consiglio dʼamministrazione), accoglieva Carlo Borella, il patron Demoter finito mesi fa ai domiciliari. Poi, Giordano si sposta in periferia, a Maregrosso, con un insediamento a carattere commerciale che, in area Zis, la Risanamento Messina avrebbe dovuto realizzare. Allʼinterno della compagine, si ritrovano Giordano, di nuovo Borella (in qualità di presidente) e Orazio De Gregorio. La Risanamento Spa è posseduta da Borella, Gio.im srl, e Gio.ma. srl. Giordano trova un nuovo partner, il commercialista ed ex consigliere comunale dellʼUdc Enrico Buda, quando decide di inserirsi nel mondo alberghiero. I due, con altri partner, realizzano il “capo Peloro Resort” a Faro. Accanto al mattone, Giordano non trascura altri settori. Nel tardo 2007, a Milazzo apre una struttura realizzata dalla "Grande distribuzione Russo" che appartiene a lui, con 700 posti auto e 32 negozi. Poi lʼavventura oltre Stretto: Giordano rileva la fallita compagnia aerea Alpieagles, la rimette in volo (come Eagles Airlines) ma le cose vanno male, poi la trasforma in Prima Airlines, dura appena qualche mese, poi l’oblio, ma la passione per i voli non si spegne: in un paio di settimane, con management tutto catanese fuoriuscito da WindJet, Giordano mette sù la Wikifly (oggi in fallimento). Il gruppo al quale Giordano fa capo tenta così di diversificare gli affari. Il mattone gli frutta il Nuovo Parnaso, dieci palazzi a otto piani, color blu puffo, sulla Panoramica dello Stretto, diventa poi azionista della Banca di Credito Peloritano (ospitata nel palazzo che Giordano ha contribuito a costruire accanto alla provincia). Il colpaccio, però, lo fa la Meridional Service (già Meridional e basta), l’impresa di pulizia con la quale Giordano ha iniziato a muoversi nel mondo degli affari): chiusa definitivamente la liaison con le compagnie aeree, lʼimprenditore messinese è rimasto “nei paraggi”. E a Roma, aeroporto di Fiumicino, ha piazzato la zampata, aggiudicandosi, con la Meridional Spa, il servizio di pulizia dello scalo internazionale, subentrando alla Snam Lazio Sud ed alla Linda, società del presidente della Lazio, Claudio Lotito. L’appalto termina a maggio del 2014, e in precedenza, la Meridional si era occupata, per tre anni, anche dei parcheggi e della pulizia dello scalo Cagliari Elmas. L’impresa ha lavorato anche dal giugno 2009 per la pulizia e la Nino Giordano sanificazione del Policlinico San Matteo di Pavia. Di pari passo con l’attività imprenditoriale, Giordano è incappato in guai con la giustizia: la Procura di Messina, per esempio, di Giordano riporta essere “gravato da procedure fallimentari, quali quelle in corso nei confronti della “Teknogest S.r.l.” e della “Wikifly S.p.A.” La compagnia aerea è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Messina in data 17 gennaio 2014 ed è seguita dal curatore fallimentare Filippo Di Stefano, mentre per la Teknogest, da indagini sulla quale è scaturita l’operazione che ha mandato i fratelli Giordano ai domiciliari, il giudice Ugo Scavuzzo l’ha dichiarata fallita a metà aprile del 2014, e l’ha affidata ai curatori fallimentari Marco Merenda e Corrado Taormina. La Teknogest aveva in gestione l’hotel Capo Peloro Resort di Faro, oggi passato di mano. centonove pagina 7 In piedi, Giordano ha una serie di processi: uno per evasione fiscale (col fratello Giacomo accusato di aver occultato e distrutto la documentazione) ed un secondo per avere usufruito di finanziamenti regionali per acquistare imbarcazioni destinati alla promozione turistica, ed averlo destinato invece all’acquisto di uno yacht privato, il “Cinzia”. Come conseguenza del primo procedimento, Giordano è comparso davanti alla commissione tributaria per otto milioni di euro che l’Agenzia delle Entrate ha chiesto a tre sue imprese. Nell’inchiesta Tekno è entrato, con l’accusa di istigazione alla corruzione, anche il fratello Giacomo Giordano. Da amministratore della Meridional, Il più piccolo dei fratelli Giordano avrebbe offerto una “mazzetta” da 500 euro in buoni benzina a Marco Sbrenni, responsabile dei servizi terminal della Aeroporti di Roma Spa, società presso la quale la Meridional aveva l’appalto di pulizia. I buoni benzina servivano per far avere alla Meridional riduzioni sulle penali contrattualmente previste in caso di inadempimenti nel servizio. Il funzionario, però, non solo non si è ammorbidito, ma rifiutando la tangente, ha informato superiori e collaboratori dell'accaduto, sigillando la busta e mettendola in cassaforte prima di restituirla allo stesso Giacomo Giordano in presenza di testimoni. In un colloquio con Giordano, lo stesso Sbrenni aveva dichiarato chiaro e tondo “scusa ma queste cose non mi piacciono”. A sua volta, però, Giacomo Giordano è stato “vittima”: Ettore Filippi Filippi, consigliere d’amministrazione del policlinico di Pavia, altro ente presso il quale la Meridional lavorava, lamentando carenze nel servizio, di fatto imponeva alla Meridional l’assunzione di Josef Attila Loch, spiegando a Giordano che “o lo assumete o vi faccio un culo così”. Giordano acconsente, la Meridional assume l’operaio romeno e, come contropartita, l’accusa ipotizza abbia ricevuto vantaggi in solleciti di pagamento. Ironia della sorte, anche il servizio di pulizia della questura di Messina è stato svolto dalla Meridional Service. (A.C.) 21 Novembre 2014 primopiano >>> accordi presi in precedenza. “Si, ma ora io lunedì mattina lo chiamo bello pulito gli dico di farsi da parte...”, afferma l’imprenditore milazzese, che poi alla compagna Rossella Venuto ribadisce “Giuseppe l'accordo con me ce l'ha lo stesso”. DUCA SGOMITA. Francesco Duca è così convinto del fatto che l’accordo con Iacolino sia ancora in piedi da beccarsi un sonoro cazziatone da parte della compagna Rossella Venuto: Quando afferma che “a Giuseppe (Iacolino, ndr) gli dico ... gestisco tutto io, vediamo quello che spendiamo e dividiamo a metà”, la donna sbotta: “non è che io vado ...(inc.)... e gli dico alle persone, minchia a questo ce l'ho al libro paga, questo passa da me, minchia questo”. Duca, comunque, continua a fare affari con Iacolino: secondo gli inquirenti, l’imprenditore milazzese potrebbe aver fatto da tramite per l’assunzione di sette operai. Parte del personale, tra l’altro, la Eurotel lo aveva ereditato sia dalla Ventura che dalla Euroimpianti di Francesco Buscemi: due imprese che svolgevano lo stesso servizio dell’appalto vinto da Eurotel. “COMPETENZE? IO?” Nonostante l’esito negativo, a Nino Giordano l’appalto di sorveglianza faceva gola da tempo, tanto è vero che in un’intercettazione telefonica, rivela all’interlocutore, l’intenzione di partecipare alla gara. Alla sorpresa del suo interlocutore dall’altro lato del telefono (“sorveglianza, e tu che competenze hai?”, esclama l’interlocutore), Giordano replicava sostenendo come, pur in assenza di competenze specifiche (“…competenza non ce n'ho” ), si sarebbe procurato i titoli per la partecipazione all’appalto, “citando - scrivono gli inquirenti - tale Gavio, indicato come figlio di Marcellino Gavio…, coloro che “…hanno le concessioni dell’autostrada” . Giordano, in quel momento, è gravato da due fallimenti, e infatti, nella Meridional non compare, pur essendone, spiegano ampiamente gli inquirenti, amministratore di fatto. Non solo: dal tenore delle intercettazioni, l’impresa sembra non essere dotata nemmeno di tutti i mezzi richiesti dai capitolati. Discutendo con Antonino Chillè, titolare dell’omonima impresa e indagato, Giordano parla di “bay bridge” (indicato come fonetico nel provvedimento firmato dal Gip Maria Luisa Materia, in realtà “by bridge”, un particolare tipo di piattaforma, ndr), lo stesso Chillè spiega “, ma chiddu non è “bay bridge” (fonetico) chiddu un cestello ...inc..., speriamo ch'unn'attaccano mai”. INCHIESTA. La battaglia personale del Governatore Rosario Crocetta. Ecco i suoi bersagli Che storie del Cas Lo stipendio-record del direttore generale Maurizio Trainiti e le progettazioni “eterne” di Technital DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. "Al Cas il malaffare non è stato l'eccezione che sfuggiva al controllo ma la regola, mentre le cose fatte bene rappresentavano eccezioni". ci va giù duro pesante, il presidente della Regione Rosario Crocetta, che sin dall’inizio del suo mandato contro il Cas ha condotto una personale e durissima crociata, puntando immediatamente il dito contro il “continuo ricorso ad appalti per affidare all'esterno lavori laddove non era necessario, mentre si creava una struttura di personale non sempre necessario alla gestione delle autostrade ma inserito in ambito amministrativo attraverso il sistema delle clientele e delle raccomandazioni", come ha dichiarato alla stampa all’indomani degli arresti nell’operazione Tekno. Chi è oggetto degli strali del Governatore? TRAINITI, L’ESTERNO. E’ il 31 luglio 2012, l’allora presidente della regione Raffaele Lombardo sta per dimettersi proprio mentre il suo assessore alle Infrastrutture, Andrea Vecchio, annuncia la nomina di Maurizio Trainiti a direttore generale del Cas. Catanese, e già assessore della giunta guidata da Raffaele Stancanelli, Trainiti entra subito nel mirino: Giovanni Ardizzone, oggi presidente dell’Ars ma allora solo deputato per l’Udc, ne contesta la nomina, domandando come mani non sia stato nominato un dirigente regionale invece di ricorrere ad un “esterno”, che la Regione tra l’altro non avrebbe potuto assumere. La difesa di Vecchio? “Trainiti è un dirigente competente, un grande lavoratore”, ha spiegato l’ex assessore. ZOOM La gara sVentura...ta REVOCATO UNA PRIMA VOLTA PER UN’INTERDITTIVA ANTIMAFIA, E POI RIAGGIUDICATO CON MODALITÀ, DICE LA PROCURA, “SOSPETTE” MESSINA. A gennaio del 2013, a seguito di un’informativa della prefettura di Milano, all’impresa Ventura di Furnari, che lavorava ai padiglioni dell’Expo 2015, viene affibiata l’interdittiva antimafia. Il presidente della regione Rosario Crocetta coglie la palla al balzo e, nello stesso periodo, revoca all’impresa l’appalto di sorveglianza e interventi urgenti sulle A18 e A20 (autostrade lungo le quali la Ventura aveva già avuto dal 2003 al 2008, appalti di scerbatura: due milioni il primo, un totale di otto milioni per il secondo). Dalla scrivania di Letterio Frisone, allora, parte un affidamento in somma urgenza per 90 giorni a tre ditte: la Drago di Tusa, la Isgrò di Barcellona e la Buscemi di Avola, al costo di 15 mila euro. Per cosa? “Per avere in cambio circa centonove pagina 8 5 furgoncini che in passato sono invece costati soltanto 3500 euro di affitto al mese, essendo gli stessi adoperati dal personale interno assunto per svolgere tale mansione”, ha puntato il dito Crocetta. Frisone imputa il tutto alla necessità di provvedere celermente alla sostituzione della ventura, pena la chiusura dell’autostrada, ma dopo qualche ora arriva lo stop da parte dell’allora commissario del Cas Nino Gazzara, che sospende l’incarico alle tre ditte per valutare la possibilità di gestire in house il servizio. Nel frattempo la Ventura ricorre al Tar contro il provvedimento da parte del Cas e, per bocca del presidente Raffaele Francesco Ventura dichiara di voler ricorrere anche contro l’interdittiva antimafia “guadagnata” in Lombardia (alla fine di maggio del 2013, il Tar rigetta però la richiesta). Il 23 ottobre 2013, il direttore generale del Cas Maurizio Trainiti, dichiarava definitivamente aggiudicataria dell’appalto la ditta Eurotel (la cui vittoria era stata già “stoppata” da Crocetta a gennaio). Quell’appalto, nato già male, sul quale oggi si sta scavando. (A.C.) primopiano Cambiata la “governance” alla Regione, Trainiti entra subito nel mirino di Crocetta per il suo stipendio, è più volte messo in discussione, ma il posto da direttore generale è ancora suo. VECCHIO MA FELICE. E il suo sponsor Vecchio? Si è consolato: la Cosedil, impresa di famiglia guidata dal figlio Gaetano Vecchio, si è aggiudicata, insieme a Condotte d’Acqua, il mega appalto per la realizzazione dei lotti 4 "Noto" e 5 "Rosolini" dell’autostrada Siracusa-Gela ed i lavori di impianti elettrici di illuminazione e telecontrollo degli svincoli di Rosolini, Noto e Avola. Una tratta non nuova alla Cosedil: dai meandri della storia, infatti, spunta un documento: la delibera n. 136 emanata dal consiglio direttivo del Consorzio Autostrade Siciliane, a luglio del 2008, avente ad oggetto “Presa atto dell’”Atto di Accordo Bonario” ex art.31 bis delle riserve iscritte dal R.T.I. “Baldassini Tognozzi Pontello, Locatelli, Pacifici, Cosedil e Sicula Costruzioni” per i lavori di costruzione del lotto 5 “Rosolini” dell’autostrada SiracusaGela. Sei anni dopo, l’impresa, consorziata con altre ditte, vince l’appalto. ETERNA TECHNITAL. Altro bersaglio piuttosto frequente degli strali di Crocetta è la Technital, impresa plenipotenziaria delle progettazioni del Cas dagli anni ‘70. Nel 2011, l’allora commissario Anna Rosa Corsello liquida all’impresa le fatture relative a ”competenze per prestazioni rese e spese inerenti l'attività di progettazione e direzione lavori”, riferite ai lotti di completamento dell'A20 e dell’A18 Siracusa-Gela. Nello stesso anno, qualche mese prima, il suo predecessore Calogero Beringheli, alla Technital aveva liquidato altre tre fatture: ancora interventi di completamento della Siracusa-Gela, progettazione e direzione lavori inerenti lo stato finale dei lotti 4 "Noto" e 5 "Rosolini" della stessa autostrada e “prestazioni e spese inerenti la liquidazione finale dei lotti 30 1° stralcio e 30 quater completamento dell'Autostrada Messina - Palermo A/20”. Nelle mani di Gaetano Sciacca, commissario ad acta nell’intervallo tra i due commissari straordinari, la Technital consegna poi il progetto esecutivo del lotto 9, quello di Scicli, della stessa travagliatissima Siracusa-Gela. E anche del viadotto Ritiro di Messina se ne è occupata la Technital. Un rapporto, quello tra Cas e impresa di progettazione, che va indietro nel tempo, se è vero che, tra gli obiettivi da attuare nel corso 2010, l’allora commissario Matteo Zapparata inseriva la “prosecuzione dell’attività conoscitiva relativa alla convenzione con la società di Ingegneria Technital”, sulla quale era stato chiesto anche un parere legale. Legata alla questione progettazioni, Crocetta aveva sollevato anche le parcelle pagate a Nino Bevilacqua, ingegnere che secondo il governatore avrebbe presentato fatture per venti milioni di euro per progettazioni (che tradizionalmente venivano affidate a technital). “Il Governatore è male informato”, aveva risposto chirurgicamente Bevilacqua, già presidente dell’autorità portuale di Palermo e braccio destro dell’ex sottosegretario Gianfranco Miccichè. “Non ho mai progettato Maurizio Trainiti 21 Novembre 2014 nulla per il Cas, sono stato l’ingegnere capo di alcuni lotti dell’ultimo tratto della Palermo-Messina, quello tra Castelbuono e Sant’Agata di Militello”. E LA PROCURA... Negli anni, e periodicamente, come accade oggi, le Procure accendono i riflettori sul Cas. E se a metà anni ‘90 una storia di tangenti portò ad un patteggiamento da parte di direttore generale, Eraldo Luxi, e direttore amministrativo Orazio Mazzeo, nel 2010, indagando su un ammanco di 12 milioni, la procura di Messina ha dovuto allargare le braccia: “non sussiste alcuna ipotesi di ammanco o di indebita distrazione di somme in danno del Cas penalmente rilevante”, e quindi “la notizia di reato è infondata". SOTTO LA LENTE Torta da 100 milioni BILANCI CHE SEGNANO PASSIVI DA 32 MILIONI E COMMISSARIAMENTI CHE DURANO SEI ANNI. ECCO COSA SUCCEDE IN CONTRADA SCOPPO... MESSINA. Risultati gestionali disastrosi, assenza di governance, susseguirsi di commissari (più stabili dei presidenti: Benedetto Dragotta ha occupato la poltrona ininterrottamente dal 2001 al 2007), sprechi ed inefficienze. Il Cas, consorzio autostrade siciliane, concessionario Anas per la gestione delle autostrade siciliane e sottoposto al controllo da parte della Regione Sicilia, è un colabrodo che fa acqua da tutti i lati. Iniziando dai numeri: poco meno di 24 milioni di passivo iscritti nel bilancio 2009, meno tre milioni nel 2010, “rosso” da diciassette nel 2011 sono numeri che dovrebbero far fischiare le orecchie, ma non sono nulla rispetto ai trentadue di passivo previsti nel 2012, ai quadi dieci milioni del 2013 ed ai sette e rotti del 2014. Anche perchè, a luglio del 2014, i consuntivi 2012 e 2013 non erano ancora stati approvati dall’assemblea dei soci. Cosa gestisce, in concreto, il Cas? I 182 chilometri dell’A20 Messina-Palermo, i 77 della Messina-Catania (la A18) e i circa 40 del primo tratto della Siracusa-Gela, l’autostrada a singhiozzo i cui lavori sono iniziati all’inizio degli anni ‘70 e della quale oggi ne è pronta solo un terzo. Solo da qualche mese è stata aggiudicata la gara che garantirà la realizzazione di nuovo tratto (da Rosolini a Modica) che porterà la lunghezza totale a poco meno di metà rispetto ai 131 km previsti (oggi di realizzati ce ne sono appena 41). Tre lotti, diciotto km il linea d’aria ma quasi venti previsti di tracciato, 339 milioni di euro finanziati da Stato, Regione ed Unione Europea (che ha contribuito con una somma di 165 milioni di euro), appalto a Condotte d’Acqua spa (capogruppo), e Cosedil Spa. Un’autostrada parecchio travagliata, quella che da Messina incornicia la parte orientale dell’isola e un giorno terminerà a Gela: da Messina a Catania è la A18, sotto giurisdizione del Cas, da Catania a Siracusa è gestita dall’Anas, poi da Siracusa, passando per Cassibile, Avola, e Noto, si ferma a Rosolini e torna sotto gestione Anas. Una volta terminati i lavori della Rosolini-Modica, resteranno da realizzare i tratti che da Scicli andranno fino a Ragusa, Camarina, Vittoria e Gela. In che condizioni è la tratta? Disastrose, spiegano Giancarlo Cancelleri, Valentina Zafarana e centonove pagina 9 Benedetto Dragotta Valentina Zafarana Francesco D’Uva, i primi due parlamentari regionali, il secondo deputato nazionale, tutti e tre del movimento 5 Stelle in un’interrogazione sulle inadempienze del Cas. Ad elencare le quali, ed arrivare alla spaventosa cifra di quasi cinquecento, ci aveva pensato l’Anas nel 2008, in una diffida inviata al consorzio in cui si citavano 473 “non conformità nelle infrastrutture autostradali siciliane”, tra buche, avvallamenti, gallerie non illuminate, guardrail da sostituire, che fanno il paio con le magagne “dalla manutenzione delle piste alla segnaletica sia orizzontale che verticale, dai guardrail agli impianti elettrici, dalle opere in verde agli impianti di esazione” segnalate dai tre politici. Le soluzioni? Non esattamente brillanti. “Una ricapitalizzazione dell'ente, mettendolo nelle condizioni di potere azzerare tutte le gravissime carenze infrastrutturali”, scrivono cinque deputati regionali (Bernadette Grasso, Michele Cimino, Salvatore Cordaro, Roberto Saverio Clemente e Annunziata Lucia lanteri) in una mozione, oppure “la cessione, tramite offerta pubblica, di parte delle proprie quote a nuovi e potenziali interessati soggetti, cercando di creare in tal modo sicure condizioni di afflusso di capitale e un più funzionale management”. Con quei numeri ci sarà di sicuro la fila. A.C. 21 Novembre 2014 primopiano CURIOSITÀ Come ti rimborso la missione MESSINA. Quanto costa ogni anno la gestione del consorzio autostradale siciliano Il buco nero delle consulenze Trecento “incidenti” ogni anno, quasi uno al giorno, arbitrati da cento e passa milioni, 380 dipendenti e un esercito di legali. Che spesso lavorano in tandem. Come Gazzara e Lo Castro DI TIZIANA CARUSO MESSINA. Il sospetto di un “buco” da 12 milioni di euro e a marzo di quest’anno i finanzieri hanno sigillato l’economato del Cas, mentre la Dia passava al setaccio le gare d’appalto di un ente che in media incassa circa 80 milioni di euro all’anno, di cui poco più di una decina servono a pagare la concessione all’Anas. Tutto il resto si divide. “SPATTEMU”. O almeno, si dovrebbe dividere. Tra i costi del personale che ad oggi conta poco più di 380 dipendenti, di cui 289 sono esattori, la scorsa estate sul piede di guerra a causa di una riduzione, anche retroattiva, dello stipendio ai parametri regionali, che, come se non bastassero le vertenze già in atto, ha portato a nuove cause davanti al giudice del lavoro. Il resto, invece, dovrebbe finire alle manutenzioni e alle opere. Settore in cui, però, si registra un “arretrato” pressoché inquantificabile, ma dalle conseguenze più che tangibili. Perché, nel frattempo, vista anche l’indecente condizione delle autostrade siciliane, i soldi si possono spendere anche in risarcimenti danni. Ma non solo, anche in arbitrati, perizie di variante e contenziosi. NON SOLO SPICCIOLI. A “guadagnarci” sono in tanti. Da chi si ritrova con un parabrezza danneggiato, nel solo 2013 sono stati oltre 300, quasi uno ogni giorno. A chi buca una ruota e può vedersi liquidare dal Giudice di pace anche più di 1600 euro, di cui una buona parte va, però, al legale difensore. Ogni tanto, poi, di qualche risarcimento danni è accaduto, addirittura, che venissero “duplicati” i decreti di liquidazione. Con cifre che potevano oscillare dai 400 agli oltre 1000 euro. Ma dalle questioni “spicciole” si passa anche a quelle più “sostanziose”. Come, ad esempio, gli arbitrati. Quello più noto, qualche anno fa, riguardava il Consorzio autostrade e il gruppo CariboniVersaci, valore totale oltre 100 milioni di euro. Ma ce ne sarebbero almeno quattro di cui è protagonista l’Ente che però rimangono top secret. E poi ci sono invece alcune controversie in Nino Gazzara Andrea Lo Castro cui il Cas punta alla transazione. Anche in materia d’appalti e quando le ditte aggiudicatici a causa di ritardi, disfunzioni o difetti progettuali imputate agli uffici di contrada Scoppo pretendono dal Consorzio una cifra molto superiore rispetto a quella bandita nella gara. Salvo poi accontentarsi di una somma anche di gran lunga inferiore rispetto ai soldi inizialmente richiesti. Uno schema, questo, in cui o la ditta, strada facendo, veniva spesso colta da improvvisi attacchi di generosità o aveva azzardato sin dall’inizio. Oppure… I SOLITI “IGNOTI”… In quanto a trasparenza degli atti amministrativi, il Cas, risulta fermo a qualche anno fa. Sono pochissimi i documenti recenti che è possibile rintracciare all’interno del sito istituzionale. Tra questi, ad esempio, non c’è praticamente traccia dei numerosi consulenti o legali di fiducia su cui può contare l’Ente. Se a nulla serve la consultazione del sito, a “parlare” sono però i movimenti economici a favore, ad esempio, dei legali Michele Allegra, Carmelo Matafù, Sergio Rizzo, Giancarlo Platania, Daniel Fortuna, Gaetano Urzì e Lorena Rotini. Tra gli avvocati della controparte, invece, risulta, ad esempio, anche il nome del legale d’affari Andrea Lo Castro e di suoi colleghi di studio, ad esempio Adalgisa Bartolo. Come nel caso del pignoramento da 9 milioni di euro alla tesoreria del Cas chiesto dalla Bonatti Spa, un’azienda di Parma che si era aggiudicata l’appalto della galleria Colonna della Messina-Palermo e di uno svincolo autostradale. STIAMO LAVORANDO PER VOI. “Questa Amministrazione intende continuare nel cammino intrapreso di risanamento dell’Ente e nel contempo vuole rispettare tempi e lavori programmati utilizzando appieno le risorse finanziarie disponibili”. Nonostante la bufera di questi giorni, ma anche di questi anni, il presidente Rosario faraci è fiducioso: “All’atto dell’insediamento è stato di fatto contratto un impegno per porre fine agli enormi ritardi con l’obiettivo di rivalutare la rete autostradale siciliana”. centonove pagina 10 40MILA EURO PER IL PRESIDENTE FARACI SOLO NEL 2014. MISTERO SU UNO SPOT DA 20MILA EURO MESSINA. Ma se le casse del Cas sono, e potrebbero continuare ad essere, praticamente “divorate” da cause di lavoro, risarcimenti danni, contenziosi e arbitrati, nel frattempo c’è spazio per i rimborsi e le missioni. Attualmente a battere tutti è il presidente del Cas Rosario Faraci che da gennaio a settembre del 2014 ha ricevuto rimborsi per quasi 40 mila euro. Nel solo mese di gennaio sono stati quasi 3.900 euro, più i rimborsi per una missione di due giorni a Roma il 16 e 17 gennaio costata 1.152,98 euro. Il vice presidente Antonino Gazzarra, nel 2013, ha ricevuto rimborsi per circa 30 mila euro, di cui quasi 17 mila euro solo di spese per costi chilometrici. Meno di 9 mila euro ha speso da gennaio ad aprile 2014 l’altra vice presidente Marina Marino. A godere dei rimborsi è stato però anche l’architetto Letterio Frisone: a saltare all’occhio sono ad esempio 10 euro richieste per una ricarica telefonica e 9,84 euro per l’acquisto di 30 custodie rigide per cd finite proprio nel suo ufficio. Vista la condizione delle autostrade il Cas, nel 2013, ha poi puntato sulla sicurezza. Come? Con uno spot televisivo da 20 mila euro e una campagna d’informazione costata 18 mila euro. (T.C.) Rosario Faraci politica Rosario Crocetta REGIONE. Il governatore riunisce la giunta per un primo rodaggio. Ma i nodi restano al pettine Crocetta-Ardizzone, il duello Dal bilancio che registra perdite che superano i cinque miliardi alla questione discariche, passando dalla scontro con M5Stelle. Ma la vera spina nel fianco resta lo scontro col presidente dell’Ars PALERMO. In attesa che il Csm dia il via libera all’assessore designata alla Energia, Vania Contraffatto, il presidente della Regione Rosario Crocetta ha riunito la giunta per un primo rodaggio della nuova compagine. L’agenda del governo è quanto mai fitta di problemi irrisolti. E in tanti casi, come quello della Formazione professionale, tendono pure ad aggravarsi: non è decollata la Riforma progettata dall’assessore Nelly Scilabra e le figurine dello “scandalo” del click-day hanno solo cambiato posizioni e casacche. NODI AL PETTINE. Il primo nodo che il presidente ha illustrato, alla presenza dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei è stato quello del bilancio: le perdite censite superano i cinque miliardi di euro. Occorre trovare i rimedi. Nel frattempo langue la spesa europea: la Regione, non si sa come, entro due mesi deve spendere più di mezzo miliardo di Fondi Fers. Vertenza Province. Mentre gli scandali non mancano mai ed esplode la bufera sul Cas, il consorzio delle autostrade siciliane, dove il presidente ha mandato come pilota il suo commercialista gelese Rosario Faraci, restano aperte tante altre vertenze: una su tutte, simbolo del fallimento legislativo della giunta: le Province. Non sono stati ancora costituiti i consorzi e si va avanti da commissariamento a commissariamento, senza una prospettiva rapida del nuovo assetto del territorio. CAOS RIFIUTI. A questo si aggiunge il problema spinoso e urgente dei rifiuti: due delle più grosse discariche della Sicilia orientale sono collassate, la Oikos di Motta Sant’Anastasia e quella di Tirrenoambeinte a Mazzarrà Sant’Andrea: il rischio di una nuova Napoli è dietro l’angolo. Ma a “ammorbare” il clima politico non ci sono solo i rifiuti, ma anche i petroli. Non si placa la polemica a proposito dell’accordo sottoscritto con Assomineraria, la società che coordina le aziende petrolifere, a svolgere ricerche in tutta la Sicilia. Contro l’accordo si sono scagliati sindaco, come Federico di Lampedusa, e gruppi politici come i 5Stelle, ma il governatore è irremovibile: per lui l’accordo con i petrolieri è strategico, vale 6500 posti di lavoro futuri e solo di royalty la Sicilia, secondo le previsioni della regione, dovrebbe incassare 350-400 milioni l’anno. Ne è tanto convinto Crocetta, che in mezzo al tourbillon delle polemiche ha firmato un “addendum” con Pietro Cavarra, presidente di Assomineraria, per specificare meglio i termini dell’intesa. IL NUOVO CLIMA POLITICO. Se l’accordo con il Pd , ha stemperato gli animi e la distribuzione delle incarichi di sottogoverno non ha procurato i mal di pancia degli ultimi mesi, ora il Crocetta- ter si trova come spine nel fianco solo il movimento 5 Stelle che è tornato alla carica per chiedere la “sfiducia” del segretario generale Patrizia Monterosso, condannata in primo Giovanni Ardizzone centonove pagina 11 21 Novembre 2014 grado dalla Corte dei Conti sui rimborsi accordati quando si ritrovava come dirigente alla Formazione professionale. IL DUALISMO CON ARDIZZONE. Un tema questo, che ha ancora riaperto i termini dello scontro istituzionale con il presidente dell’Ars Ardizzone. Che non perde occasione per bacchettare Crocetta: la mozione di sfiducia alla Monterosso-ha argomentato Ardizzone- andava accettata.” Crocetta dal canto suo non manca di lanciare strali contro l’alleato Udc, presente nel governo a Roma con Renzi, restìo all’accordo in Sicilia con il partito di Alfano, tanto da varare una nuova sigla, Udc Sicilia. Le accise petrolifere. Altro punto sul quale il presidente dell’Ars torna spesso a ribattere sono le accise petrolifere: le aziende di produzione, specie quelle che raffinano petrolio in Sicilia, regione nella quale si lavora il quaranta per cento del greggio nazionale, debbono pagare le Tasse nell’Isola…Una polemica mai adeguatamente risolta nei rapporti con lo Stato che torna drammaticamente d’attualità, in tempi di crisi, da quando la Consulta con una sentenza storica ha dichiarato che il controllo delle leggi in Sicilia non è più demandato in via preventiva al commissario dello Stato, ma sarà regolato come succede nelle altre regioni attraverso il controllo postumo, su segnalazione del ministro degli Affari regionali. Anche in questa circostanza la reazione tra Palazzo reale e Palazzo d’Orleans è improntata a due diversi stili. Mentre Crocetta parla di nuova responsabilità che si riversa sull’azione politica, Ardizzone pensa a creare un ufficio “audit”, affidandone la guida all’ex vicesegretario dell’Ars Salvatore Di Gregorio. Una sorta di ufficio di controllo preventivo-legislativo sui disegni di legge e sulle norme che regolano lo Statuto della Regione. 21 Novembre 2014 politica L’ANALISI. La disperazione dei lavoratori di Casa Serena riaccende i riflettori in un settore strategico. Che si cambia o si muore Cooperative sociali al bivio La riforma prevista dal governo Renzi ha il pregio di favorire le iniziative private. Ma chi vuole crescere deve fare il salto di qualità DI SANTINO MORABITO MESSINA. Il grido disperato lanciato da un lavoratore di Casa Serena dal cornicione di Palazzo Zanca è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di vicende, alcune delle quali di cronaca nera, che hanno fatto finire sotto i riflettori il settore delle cooperative sociali. Lo sgretolarsi della finanza pubblica ha portato la cooperazione sociale a perdere la spinta propulsiva del volontariato delle sue origini. E’ interessante notare che negli anni ‘80 era la componente principale delle proprie risorse umane (67%) mentre oggi è largamente minoritaria (12%). L’inizio della parabola discendente del terzo settore si colloca negli anni ‘90 quando i sindacati confederali riescono a conquistare un contratto collettivo nazionale ad hoc, a garanzia della diversità della categoria nel sistema dei servizi alla persona. Parimenti le forze politiche, in un clima di crescente spirito concertativo con i sindacati, si impadroniscono di un ruolo di controllo attraverso la produzione di leggi e normative di sostegno dei soci lavoratori e di favore negli appalti (L.142/01). La commistione concertativa tra partiti e sindacati ha generato una impropria cogestione di pezzi del settore cooperativo e una, sconveniente, spartizione delle commesse pubbliche. Questo modello di gestione ha frantumato le regole democratiche della vita interna delle cooperative sociali. La conduzione, in molti casi, è finita in mano ad una casta di presidenti “politicamente inseriti” e a tecnici “ specializzati negli appalti”. L’atrofizzazione dei processi democratici della vita interna ha favorito l’addensarsi di una nube tossica sulle relazioni di lavoro tra gli addetti della cooperazione. Il livello di precarietà e di sfruttamento è salito oltre ogni limite cagionando un’arbitraria diminuzione dei salari e un accentuato ricorso alla flessibilità. . La gestione finanziaria, poi, è divenuta un oggetto misterioso. Nei siti delle cooperative sociali della città non sono presentati bilanci né programmi d’investimento. In una situazione di mercato salubre la via di uscita non potrebbe che essere il fallimento. Il Governo Renzi ha presentato una bozza di riforma del settore che annuncia l’istituzione di un fondo ad hoc di 500milioni di euro e un ampliamento delle agevolazioni fiscali. Punto qualificante del progetto è quello di riconoscere e favorire l’iniziativa economica privata, svolta senza finalità lucrative, diretta a realizzare in via principale la produzione o lo scambio di beni o servizi di utilità sociale o d’interesse generale. In vista delle novità che si profilano le cooperative sociali, se vogliono continuare ad esistere, devono fare un doppio salto in avanti: culturale e di qualità. Devono, per cominciare, fare i conti con le compatibilità finanziarie. La voce “costi” del bilancio non può essere considerata una variabile indipendente Casa Serena rispetto ai ricavi. La realizzazione di servizi essenziali tesi a soddisfare i bisogni della comunità non può essere proiettata in una logica ristretta di “welfare state”, ma in un nuovo orizzonte di “ social welfare” nel quale la ricerca di risorse finanziarie aggiuntive a quelle pubbliche diventa un banco di prova della funzionalità dell’impresa sociale. Su questa linea si stanno muovendo molte cooperative sociali che operano nel paese. L’attenzione al tema del “fund raising” è, ormai, una obbligata strategia di sostenibilità della propria missione. La ricerca di finanziamenti consente, inoltre, di stringere nel territorio rapporti di partnership e collaborazione attiva con quei soggetti tradizionalmente distanti dall’azione filantropica. Negli statuti delle fondazioni bancarie, ad esempio, sono contemplati sostegni finanziari alle associazioni no-profit che si occupano di solidarietà. Le imprese cittadine sono anch’esse interessate ad OCCORRE SAPERE Piani di Zona, finanzia la Fondazione METÀ DELL’IMPORTO PER “SVILUPPO UMANO È COESIONE E LIBERTÀ” MESSO A DISPOSIZIONE DA COMUNITÀ DI ANTONINO MANTINEO* MESSINA. Con la presente intendo innanzitutto ringraziarLa per l'opera di informazione svolta con le pagine che avete dedicato alle problematiche dei servizi sociali nella città di Messina. Ho apprezzato l'equilibrio con cui sono state esposte le problematiche che caratterizzano il sistema di welfare della città di Messina, a cui stiamo cercando di porre rimedio attraverso un'azione di ricalibratura che certamente nel lungo periodo sarà in grado di dare i suoi risultati. Tra i contributi giornalistici, ho valutato molto positivamente la scelta di avere dato contezza in modo completo sulle progettualità del Pano di zona presentato e per il quale attendiamo l'approvazione da parte della Regione siciliana. Una operazione di trasparenza a cui anche l'assessorato ha contribuito pubblicando per intero la documentazione sul sito istituzionale, cosa mai avvenuta per le precedenti progettazioni. Abbiamo scelto di proporre con queste progettualità dei servizi innovativi che ci diano la possibilità di sperimentare un nuovo modello di welfare verso cui tendiamo, in una dimensione complessiva di riorganizzazione del sistema. Le risorse complessive del piano di zona rappresentano una percentuale minima rispetto a quelle comunali che annualmente vengono utilizzate per il mantenimento dei servizi sociali che non avrebbero contribuito in alcun modo a are sollievo alle problematiche odierne. Voglio solo sottolineare una parziale inesattezza contenuta nella scheda di presentazione dei progetti centonove pagina 12 del piano di zona. In riferimento al progetto "Sviluppo umano è coesione e libertà", che rappresenta un punto assai importante del piano di zona, si registra l'impegno della Fondazione di Comunità di Messina a cofinanziare quattro azioni fortemente innovative nell'ambito della cura ed assistenza alla prima infanzia, dell'educazione dei giovani, e del sostegno all'inserimento sociale e lavorativo delle persone fragili. Pertanto se da un lato è corretto segnalare che la progettualità specifica ha un costo complessivo di € 900.000,00, dall'altro va necessariamente segnalato che la metà dell'importo (450.000,00 €) è messo a disposizione dalla stessa fondazione. Resta inteso per questa azione come per tutte le altre, che che tutti i partner necessari per la implementazione delle singole progettualità saranno individuati mediante procedure di evidenza pubblica nel rispetto dei principi di trasparenza, efficacia, efficienza e qualità. * Assessore ai servizi sociali politica aprire un canale collaborativo con il mondo del sociale che con le sue attività può offrire soluzioni di assistenza e sostegno ai propri dipendenti. Analogo interesse risiede nei cittadini comuni, che possono essere interessati a servizi di tipo assistenziale per i propri familiari. In definitiva si tratta di imboccare la corsia del futuro senza guidare con la retromarcia innestata. Un canale decisivo per il buon fine delle attività sociali è quello della comunicazione attraverso il quale far circolare i valori della solidarietà e tra questi quello della “ cultura della donazione”. I lasciti di beni da parte di persone abbienti possono conferire quella stabilità patrimoniale che renderebbe più solide le associazioni e, di conseguenza, più incisive le loro attività di sostegno ai soggetti svantaggiati. La serietà e l’affidabilità di una nuova classe di operatori, da reclutare per curricula e non per motivi clientelari, possono suscitare nel mercato sociale una magnanima filiera da porre a presidio di garanzia per le attività poste in essere e future. C’è, infine, da lavorare nel settore della gestione e della valorizzazione dei beni confiscati alla mafia. La legge n. 109/96 prevede l'assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni - in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro. In questo campo occorre sviluppare un modello innovativo di gestione e valorizzazione dei beni confiscati, intendendoli come potenziali fattori di sviluppo economico e sociale per le comunità. Un grande spazio può esservi per una impresa sociale fondata sul lavoro di volontari con competenze bancarie, commerciali e tecniche. Una sorta di “ incubatore d’impresa” in grado di accelerare e rendere sistematico il processo di creazione di nuove imprese fornendo loro una vasta gamma di servizi di supporto integrati che includono gli spazi fisici dell’incubatore, i servizi di supporto allo sviluppo del business e le opportunità di integrazione e networking. La consulenza specializzata unitamente al contenimento delle spese derivante dalla condivisione dei costi e dalla realizzazione di economie di scala, fanno migliorare, in modo significativo, la sopravvivenza e le prospettive di crescita di nuove start up. Anche per il settore delle cooperative sociali la strada del futuro ha un nome e un cognome: ricerca e innovazione. Al di fuori di essa non vi è spazio di sopravvivenza alcuna. Per le cooperative sociali Il futuro è tutto da conquistare. * Presidente 5° Quartiere Messina 21 Novembre 2014 PUNTINI SULLE “I”. L’articolo su Cambiamo Messina è sbagliato. In quattro punti Manuale Cencelli? E’ lontano dalle nostre logiche GENTILE DIRETTORE, interveniamo in merito all’articolo uscito sul numero 42 del 7 novembre 2014, riguardante il movimento Cambiamo Messina dal Basso. Non possiamo nascondere il rammarico nel leggere un articolo così approssimativo e tendenzioso, colmo di dietrologia e nel quale vengono asseriti fatti sulla base di fantasiose ricostruzioni. Chiunque abbia partecipato, seppur occasionalmente, ad una qualunque delle numerose attività politiche di CMdB che settimanalmente hanno luogo (riunioni dei gruppi tematici, assemblee pubbliche, manifestazioni), ha ben chiaro che la realtà del nostro movimento è ben diversa da quella descritta nell'articolo di Daniele De Joannon. Sembra, quello apparso sull'ultimo numero della rivista da Lei diretta, uno di quegli articoli scritti dalla comoda poltrona di casa, spulciando qualche profilo Facebook o basati sul “sentito dire”. L’errore di fondo che commette il cronista è, a nostro avviso, molto semplice: tenta di applicare logiche di spartizione delle cariche, di “quote”, quei criteri da Manuale Cencelli, ad un movimento che è quanto di più lontano si possa immaginare, oggi, sulla scena nazionale, dalle esperienze della politica tradizionale. Un errore, questo, commesso sicuramente in buona fede – ne siamo certi – ma che sarebbe stato possibile evitare qualora il cronista avesse indagato realmente sulla natura e sulle caratteristiche del movimento. L’esperienza e il progetto di Cambiamo Messina dal Basso cominciano da molto prima delle elezioni che hanno visto la vittoria di Renato Accorinti, e sarebbero continuati in ogni caso, indipendentemente dall'esito delle elezioni in questione. Il documento politico approvato dall'ultima assemblea ribadisce chiaramente che questa “è la nostra amministrazione, frutto di una battaglia politico – elettorale comune, con cui abbiamo avviato un’interlocuzione sempre più frequente e nella quale riponiamo grandi speranze per poter realizzare il maggior numero possibile degli obiettivi che ci proponiamo”. Ma raccontare di un movimento che “continua a subire la componente che sta in giunta, monolitica e preponderante soprattutto sul sindaco, il cui ruolo, oggi, sembra soprattutto quello di motivare Cmb (sic) attraverso lettere e manifestazioni”, negandone l’autonomia e la dignità di soggetto politico a sé stante, è una inaccettabile mistificazione della realtà. Cambiamo Messina dal Basso è una promessa, un progetto a lungo termine con un orizzonte decisamente più ampio rispetto alle medie-corte scadenze quotidiane. Non è, né vuole essere, la mano operativa dell’Amministrazione Accorinti. E nemmeno potrebbe esserlo, considerata l’evidente differenza tra i tempi di un’amministrazione impegnata a risollevare una città disastrata e quelli di un movimento che si pone come primo obiettivo la partecipazione e la riappropriazione della politica da parte di tutti i cittadini, con un impegno diretto nella vita di tutti i giorni, contro la logica della delega. Quelle che nell'articolo vengono descritte come fazioni o correnti, altro non sono che la grande scommessa – vinta – di Cambiamo Messina dal Basso. Si tratta, infatti, della capacità di mettere insieme persone di estrazione sociale, culturale e politica completamente diverse tra loro; una scelta sicuramente non facile, che a volte sfocia in incomprensioni e critiche, ma che riusciamo a superare con una sintesi condivisa – dal basso, appunto – trovando in queste pratiche la nostra vera forza. Poi, sia chiaro, l’infallibilità non è di questo mondo, e quindi non è certo nemmeno di questo movimento. Abbiamo senza dubbio commesso errori, leggerezze ed imprecisioni ed è naturale che se ne verificheranno ancora. Così come potranno esserci divergenze di vedute su singoli temi al nostro interno (è la democrazia, bellezza!), ferma restando la condivisione della linea politica di fondo. Ma leggere, dietro a tutto questo, l’esistenza di chissà quali spaccature, centonove pagina 13 fazioni o giochi di potere è pura dietrologia. In chiusura, giusto per chiarire qualche aspetto: 1) Lucy Fenech è la capogruppo al Consiglio Comunale di Cambiamo Messina dal Basso e non certo la “sponda” di chicchessia; 2) Padre Felice Scalia – cui la città deve tanto in termini di spiritualità e cristianità genuina – ha in comune con CMdB soltanto l’affetto e la stima incommensurabile di tutti noi e non certo alcun ruolo di indirizzo politico; 3) sulla vicenda di Clelia Marano, la posizione del movimento è stata chiara, dicendo che “nessuno può e deve mettere in dubbio il lavoro straordinario svolto da Clelia Marano e, con lei, da decine di volontarie e volontari. Ma chi ne critica alcune uscite o non ne condivide le modalità, diventa d'un colpo nemico di Clelia, dei minori e dell'umanità intera?”; 4) non si capisce su quali basi Sturniolo e Lo Presti rappresentassero la “parte più autentica” di CMdB. Giusto a titolo esemplificativo,basti ricordare che la seconda, durante la sua permanenza nel movimento, pur invocando una continua partecipazione delle scelte da parte della giunta, mai si è degnata di condividere il suo percorso con il resto degli attivisti del movimento. “Parte più autentica” di cosa? Ben più dei nomi, per tutti noi hanno importanza le decine e decine di attiviste ed attivisti che ogni giorno si impegnano all'interno di CMdB per fornire il proprio contributo, silenzioso ma inesorabile, al bene di questa città. Anche se non si chiamano Sturniolo, Lo Presti o Marano. Grato per lo spazio che vorrà riservare a questa nostra lettera, la salutiamo cordialmente. Per il movimento Cambiamo Messina dal Basso, Federico Alagna, portavoce Giampiero Neri, responsabile organizzazione Sefora Adamovic, responsabile comunicazione 21 Novembre 2014 politica NOMINE Se Rizzo lascia il posto a Rizzo MESSINA. Il Cga rigetta il ricorso per il riconteggio dei voti. Ecco le motivazioni Accorinti fino alla fine “Genericità delle censure”, “assenza di un pur minimale principio di prova delle alterazioni” e “ragionamento di tipo probabilistico”, scrivono i magistrati amministrativi. Ma non è finita DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. “La segnalata genericità delle censure quanto al collegamento tra i vizi di verbalizzazione delle sezioni e, conseguentemente, dei voti assegnati all’ufficio elettorale centrale, e l’alterazione dell’effettivo risultato elettorale, l’assenza di un pur minimale principio di prova di tale alterazione ed il rilevante numero di sezioni coinvolte costituiscono altrettanti indici sintomatici della natura esplorativa del ricorso”. In un pugno di righe, il consiglio di giustizia amministrativa smonta il ricorso presentato da Alessia Currò, Giovanna Venuti e Giovanni Cocivera che già era stato fatto a pezzi dal Tar. A stabilirlo sono stati i giudici Raffaele Maria De Lipsis, Marco Lipari, Silvia La Guardia, Marco Baricelli, Alessandro Corbino e Giuseppe Mineo. Sull’esito del ricorso, dopo aver letto le motivazioni della sentenza di primo grado del tar, non nutriva grandi speranze nemmeno il legale Silvano Martella, che insieme a Giovanni Marchese patrocinavano le ragioni dei ricorrenti, che chiedevano il riconteggio dei voti iscritti nei registri di un numero di sezioni che il Cga ha ritenuto troppo grande. Sui 59 voti in ballo (tanti ne Renato Accorinti mancavano perchè Felice Calabrò vincesse al primo turno le amministrative del 2013), i ricorrenti ne “cercavano” quasi un migliaio. “I motivi dell’impugnativa elettorale - aggiungono i giudici nel dispositivo della sntenza sono congegnati nel loro complesso in modo tale da ricomprendere un numero assai elevato di sezioni e voti”. Tanto lascia chiaramente trasparire l’intento di verificare se fosse possibile rintracciare, tra le migliaia di schede coinvolte, quei pochi voti che avrebbero consentito a Calabrò di vincere. Sulla “vaghezza” delle motivazioni, i giudici tornano più volte. “Le censure - scrivono - restano in definitiva affidate ad un ragionamento di tipo probabilistico, ossia alla presunzione che facendosi questione di migliaia di voti se ne possano rinvenire, nel complesso delle sezioni, a sufficienza da produrre l’elezione al primo turno del candidato Calabrò”. resta in piedi un altro ricorso, l’esito del quale ancora non è noto, ma che non dovrebbe discostarsi di molto. SI RINNOVA LA SQUADRA DI ESPERTI. A COMINCIARE DAI SERVIZI SOCIALI MESSINA. Si “rinnova” la squadra di esperti del sindaco Accorinti e la “new entry” riguarda proprio il settore dei servizi sociali. Anche se non si può propriamente parlare di un volto nuovo perché Salvatore Rizzo, accolto con gioia dall’assessore Nino Mantineo, è il braccio destro di Gaetano Giunta che in qualità di presidente della Fondazione di Comunità è stato l’asso piglia tutto negli ultimi bandi della 328. Un “passaggio di testimone” a cui però fa da contraltare, l’amara ironia di Angela Rizzo che parecchi mesi fa si era dimessa dallo stesso incarico perché “nel settore dei servizi sociali, tutto era rimasto, rimaneva e rimane come prima – ha detto la Rizzo - mi sono resa conto della mia impotenza di fronte a decisioni ferree di non cambiamento, non mi restava altro, per la mia personale dignità, che rinunciare”. La nomina di Salvatore Rizzo si è dunque concretizzata dopo svariati mesi dalle dimissioni della ex esperta che, vicinissima alle posizioni del consigliere comunale Gino Sturniolo, non ha lesinato accuse al vetriolo all’indirizzo di Mantineo a cui, dopo la nomina del nuovo esperto, ha scritto: “Ringrazio l’assessore Nino Mantineo per l’autorizzazione concessami di effettuare i sopralluoghi a Casa Serena che hanno prodotto un verbale già in suo possesso e auguro a Salvatore Rizzo di riuscire ad essere più incisivo e fortunato di me”. ADESIONI Il fascino di Renzi conquista anche Pino e Dipasquale DI GIOVANNI FRAZZICA MESSINA. Tutte le strade portano a Damasco, strade pericolose, in cui i viandanti corrono continuamente il rischio di essere folgorati. Qualche anno fa era il fascino di Silvio Berlusconi che produceva la folgorazione, ora la fascinazione avviene ad opera di Matteo Renzi, segretario del Pd e presidente del Consiglio. Di tangibile, fino a questo momento, il buon Renzi ha fatto solo l’elargizione degli 80 euro per coloro che ne guadagnano meno di 1500 al mese. Poi ha operato due abolizioni di grande effetto mediatico, quella delle Provincie e quella del Senato, cioè, in pratica, ha abolito il voto dei cittadini per la elezione dei rispettivi organismi. Voto che rimarrebbe solo per la Camera, laddove, se l’Italiculum nella stesura definitiva dovesse uscire con le liste bloccate, sarebbe comunque quasi del tutto vano. Ma alla gente Matteo piace, continuano a piacere i suoi annunci, la sua grinta anti europea e anti-sindacale. C’è chi sgomita per entrare nella sua cerchia e qualcuno, pur di sembrare della “prima ora”, sbaglia anche l’anno di esordio della prima Leopolda. In questo straordinario intermezzo di pace, in cui può giovarsi del riflesso di quel 41% conseguito alle europee, la sua forza attrattiva si sviluppa anche nelle vicende di consolidamento di posizioni politiche di personaggi che vorrebbero trovare nuove certezze. E questo avviene anche alle nostre latitudini. Recentemente l’ex sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale, che era confluito nel Megafono di Crocetta, da deputato regionale, ha aderito al Pd. “Condivido ogni singola proposta di Matteo Renzi, ha un progetto chiaro e affidabile“ – ha detto il deputato ibleo - Di Renzi apprezzo anche lo stile deciso, che non si ferma troppo davanti alle proteste e agli ostruzionismi”. Riguardo alla scelta di Dipasquale di aderire al Pd, ai più non sfugge la militanza dell’ex sindaco in FI. Un passaggio che, alle passate elezioni amministrative, ha fatto storcere il naso a tanti, soprattutto nel centrosinistra. Dipasquale ricorda le sue origini di “democristiano gullottiano”, ossia della centonove pagina 14 sinistra Dc, poi l’uscita dal Pdl e la formazione del movimento “Territorio”, l’adesione al Megafono e, infine, la scelta del Pd. Scelte in linea coi tempi e che hanno sempre convinto il suo elettorato. Ora anche a Milazzo il Primo Cittadino, Carmelo Pino, ha deciso di aderire al Pd, dopo aver seguito con attenzione l'evolversi dell'impegno politico di Matteo Renzi. “Devo sottolineare- afferma Pino nell’annunciare la sua scelta- come la linea assunta dal Premier sia rispondente al mio agire politico, e gli inviti rivolti da Renzi agli amministratori locali nel perseguire una strada che ponga fine agli sprechi e tenga invece in grandissima considerazione i bisogni della gente rispecchia perfettamente quanto da me attuato nell'amministrare Milazzo. Condividendo il percorso intrapreso da Renzi ho deciso di aderire al Pd. Nel rinnovato impegno al servizio della mia città per il futuro metterò a disposizione la mia esperienza e la mia persona”. Certamente anche questa conversione solleverà polemiche e proteste. C’è un detto del poker che recita “piatto ricco mi ci ficco”, ma in politica c’è anche chi al piatto non ti fa avvicinare, soprattutto se lo ha costruito per se. 21 Novembre 2014 sicilia Il ritorno delle automobili in via dei Mille MESSINA. Il tar riporta le auto in via dei Mille, l’amministrazione ha pronto il piano B L’isola che (ancora) non c’è La giunta Accorinti non lascia, anzi raddoppia: ampliamento dell’area del Duomo, “rambla”, due macroaree intorno al viale san Martino. Ecco le proposte da discutere mercoledi in aula DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. L’isola pedonale è morta, viva l’isola pedonale. Chiuso definitivamente il caso della chiusura al traffico di via dei Mille dall’intervento del tar di una settimana fa, col ritorno delle auto, dei clacson e delle doppie file, la questione, inaspettatamente, si riapre in consiglio comunale. Là dove, in primavera scorsa, si era chiusa. L’ISOLA CHE NON C’E’. Mercoledi prossimo si discuterà di nuovo di cosa è pedonalizzabile e cosa no. Anche perchè, col Natale alle porte i tempi stringono. Di fatto, durante una seduta di commissione, i consiglieri comunali, che votando il piano urbano del traffico avevano cancellato la via dei Mille dalle zone da chiudere al traffico veicolare, attendono dall’amministrazione una nuova proposta. Da discutere e poi votare. La risposta dell’amministrazione sta tutta nella pazienza di Giobbe che l’assessore alla Mobilità Gaetano Cacciola è riuscito a mettere in campo. Perchè i piani dell’amministrazione non sono cambiati dalla primavera ad oggi. Da quando, cioè, il consiglio ha bocciato le proposte della giunta. Si sono semmai ampliati. E QUELLA CHE VERRA’. Nel piano urbano del traffico immaginato dalla giunta guidata da Renato Accorinti, le aree da pedonalizzare sono molte di più di quelle di oggi. E riguardano un ampliamento dell’attuale zona pedonale del Duomo, una “connessione” tra questa, quella cioè dell’area storica, con l’area commerciale di viale san Martino. Intorno al quale è prevista una grande area inibita al traffico e tagliata in due dalla via Maddalena (e che ovviamente include anche via dei Mille), e che a valle dela viale san martino prosegue con la “rambla”, invocata spesso da Pippo Trischitta, consigliere di Forza Italia dalla penna del quale è partito il ricorso sul quale il tar ha concesso sospensiva, riaprendo al traffico la via dei Mille. Come risponderà il consiglio comunale alla “provocazione”? La polarizzazione intorno alla via dei Mille, tra chi la voleva aperta alle auto a tutti i costi e chi a tutti i costi la voleva pedonale, pare essersi attenuata. Con la promessa che non tutto ciò che è contenuto nelle proposte dell’amministrazione sarà attuato insieme. nel frattempo, via dei Mille è stata riaperta alle auto. GLI ARREDI? IN GARAGE. Che fine hanno fatto gli arredi urbani che erano stati piazzati per abbellirla? Una fine infausta. perchè il dipartimento patrimonio del comune di Messina di acquisirli non ne ha voluto sapere. E quindi, la cura di conservarli, sperando di poterli ritirare fuori in breve tempo, è ricaduta sulle spalle dei commercianti. Che già si erano attivati ad acquistarli e piazzarli. la beffa, oltre al danno. L’INTERVENTO di Giuseppe Ruggeri Una via diventata piazza della città DI GIUSEPPE RUGGERI MESSINA. Una sentenza, con la fulmineità di un colpo di spugna, ha cancellato un’idea. Un’idea diventata realtà e promossa a pieni voti dalla cittadinanza, prova ne siano le ripetute manifestazioni che hanno inondato le vie del centro. Vie di solito annegate nella loro disarmante anonimia, chiara testimonianza di una comunità che fatica a sollevare la testa schiacciata da un piede oscuro al quale non si sa se dare il nome di apatia o rassegnazione. O di potere. Un potere occulto, al quale nessuno osa dare un nome perché, se lo fa, rischia di essere tacciato di visionarietà. Così, soggiogato dalle sue stesse allucinazioni, l’uomo della strada finisce per deporre le armi e chiudersi nel silenzio della sua casa dalla cui finestra continuerà a guardare fuori nella lontana speranza che qualcuno – la Provvidenza, o cos’altro – intervenga al suo posto. Non è stato così per l’isola. L’isola pedonale di via dei Mille della quale, dopo tanti anni di chiusura transitoria per le festività natalizie, si è “sperimentata” la permanenza. Con quel poco che la città si può permettere, ovvio, pochi arredi magari di dubbio gusto, qualche fioriera non sempre scerbata, il tutto montato su un asfalto a groviera. Ma di piccoli passi, si sa, è costellato il sentiero delle buone intenzioni. Sull’isola pedonale di via dei Mille si è scommessa la città. La città di quanti, stanchi di guardare dai vetri della finestra, sono usciti finalmente di casa per far quattro passi lungo il centinaio di metri che separano l’incrocio di via Bixio dalla via Tommaso Cannizzaro. Riscoprendo il piacere di esserci. Insieme. Con un occhio puntato sulla finestra di Porta Messina (che nel frattempo ha sostituito la finestra di casa) dalla quale è possibile ammirare il mare, simbolo per eccellenza di una città che al mare deve la sua storia e la sua gloria passata. Per guardare al futuro. E ci si tengono anche riunioni. Comizi, convegni, dibattiti. Basta un palco, un impianto di amplificazione e quattro sgabelli mentre, da parte loro, alcuni commercianti forniscono di buon grado centonove pagina 15 una ventina di sedie per il pubblico. E tanta buona volontà. E soprattutto il piacere di essere protagonisti e, al tempo stesso, strumenti di quel progresso civile dal quale è impossibile scindere la democrazia. La democrazia - ci hanno insegnato - è governo popolare. E perché dunque, in una democrazia non deve essere il popolo a esprimere il suo volere, ma le leggi che, pure approvate dal popolo, riescono - non si sa come - a sancire situazioni che rispecchiano tutto l’opposto di questo volere? Non è facile capire come andrà a finire questa vicenda. Chi scrive si limita a esprimere il proprio punto di vista, a quanto pare condiviso non solo dall’Associazione Millevetrine ma da una gran parte della cittadinanza che più di una volta è scesa in piazza (evento quanto mai raro a Messina) per sostenere l’iniziativa dell’isola pedonale. E questo parere è che gli spazi aggregativi sono fondamentali per qualsiasi comunità. La riapertura al traffico della via dei Mille, diventata in pochi mesi la “piazza” della città è un passo indietro nell’evoluzione della nostra storia. Vogliamo tutti, davvero, che i messinesi si rintanino nelle loro case? 21 Novembre 2014 sicilia Dissesti nei Nebrodi L’INCHIESTA. Da Giampilieri a Naso le aree a rischio. Complici piogge e mancata cura dei torrenti Questa provincia è una frana I dissesti idrogeologici colpiscono sempre di più i centri abitati dei comuni messinesi. Il Genio Civile scrive ai sindaci. L’assessore regionale Maurizio Croce batte cassa a Roma DI GIANFRANCO CUSUMANO MESSINA. Arriva la stagione delle piogge e i comuni del messinese cominciano a tremare. La provincia di Messina da anni si conferma il territorio siciliano con il maggior numero di dissesti idrogeologici gravi. Giampilieri, Scaletta Zanclea, Barcellona, Saponara, San Fratello, Naso. L’elenco è lungo. Proprio per questo le allerte meteo si fanno sempre più frequenti e fare una mappa delle criticità diventa complicato. L’unica certezza? «Se prima i problemi riguardavano le zone collinari ora i rischi riguardano i centri cittadini risponde Franco Roccaforte, geologo della Provincia regionale di Messina - il rischio non può far stare tranquilli nessuno, anche se storicamente le piogge più intense hanno riguardato la parte jonica del nostro territorio, da Scaletta a Giardini Naxos, infatti quando il fango invase Barcellona la perturbazione passò da Castroreale tramite il corridoio della Valle dell’Alcantara» . IL MUNICIPIO DI NASO. Sui Nebrodi ne sa qualcosa Daniele Letizia, sindaco di Naso. A gennaio ha dovuto lasciare d’urgenza il municipio e trasferire gli assessorati in altra sede poichè una frana ha colpito il centro storico e minato la stabilità dela casa comunale. «Le nostre piogge ormai sono caratterizzate dalle cosiddette “bombe d’acqua” - continua Roccaforte - quando queste colpiscono le zone di campagna in qualche modo vengono assorbite dal terreno e, nei casi più gravi, si verifica qualche frana. Quando colpiscono i centri cittadini cementificati l’acqua ruscella, la portata al suolo aumenta e accadono le tragedie. Bastano anche 20 centimetri di acqua». Il geologo fa riferimento ad uno studio dell’università di Napoli degli anni 90 che citava proprio Messina e registrava già allora un fenomeno che negli anni a venire sarebbe stato sempre più grave. L’esempio riguardava la centralissima via Tommaso Cannizzaro. «Nella Tommaso Cannizzaro - riprende Roccaforte - strada a forte pendenza, basta un flusso di 20 centimetri di acqua, da monte a valle, per raggiungere la velocità di 3 metri al secondo e spostare le auto parcheggiate». Per il momento la Provincia regionale di Messina ha aperto cantieri (o sta per appaltarli con decreti di finanziamento già firmati) per un totale di otto milioni di euro. Riguardano principalmente interventi di messa in sicurezza di aree vicino a strade provinciali e torrenti, questi ultimi delle vere e proprie bombe ad orologeria. TORRENTI AD OROLOGERIA. «I greti dei torrenti sono “sovralluvionati” - spiega Leonardo Santoro, capo del Genio Civile di Messina - si sono riempiti così tanto di materiali trascinati da monte che spesso sono più alti rispetto alle strade circostanti e quando piove straripano». Santoro ha scritto alle amministrazioni comunali del messinese invitandole ad attivarsi per pulire queste aree e ripristinarne la funzionalità idraulica. Il dirigente ha, inoltre, reintrodotto l’articolo 93 del testo unico sulle acque secondo cui la distanza minima dei nuovi fabbricati dai torrenti deve essere di almeno dieci metri. «Fino ad oggi - continua Santoro - la norma non veniva rispettata perchè ci si appellava ai dettami del piano regolatore generale che in molti casi consentiva una distanza minore». Il Genio Civile ha aperto cantieri per un totale di 4 milioni di euro di opere per completare ricostruzione di Giampilieri e Scaletta. CROCE VOLA A ROMA. L’assessorato regionale al Territorio ed Ambiente, invece, ha finanziato al Genio Civile circa 70 perizie su altrettanti tratti di torrenti, per metterli in sicurezza. Ad eseguire i lavori di pulizia saranno i mezzi dell’Esa, Ente sviluppo agricolo. «Stiamo lavorando alla programmazione 2014 -2020 -dice Maurizio Croce, neo assessore regionale al Territorio, già commissario per la mitigazione idrogeologica nelle regioni Puglia e Sicilia - il 4 dicembre prenderò parte ad un incontro a Roma per comunicare le esigenze della nostra isola nell’ambito del piano nazionale che ha 7 miliardi e mezzo di euro di dotazione. L’80% saranno destinati al Sud». Croce ritiene che uno dei primi interventi in Sicilia dovrà essere l’aggiornamento del Pai, Piano per l’assetto idrogeologico. «E’ fermo al 2005. Per programmare dobbiamo avere una fotografia aggiornata delle criticità. Di mezzo ci sono stati fenomeni come Giampilieri e Saponara». Il fenomeno che ormai si sta manifestando in tutta la sua drammaticità è il dissesto provocato dall’erosione e dalle relative mareggiate. «Se nei centri collinari il problema è legato agli smottamenti - continua Croce - per i comuni costieri gli “attacchi” LA SCHEDA Una valanga di cantieri DECINE I LAVORI APPALTATI DA PALAZZO DEI LEONI PER METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO. ECCO LA MAPPA MESSINA. Sono decine i cantieri della Provincia regionale di Messina per la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico. E - come assicura il dirigente dell’Ufficio tecnico, Benedetto Sidoti Pinto - altri sono in fase di partenza. Ecco la mappa: Amodernamento e messa in sicurezza strada provinciale 176 “Castelluzzese”, comuni di Pettineo, Castel di Lucio e Mistretta (3 milioni 500 mila euro); Lavori di sistemazione e messa in sicurezza strada provinciale Rodì Milici - Fondachelli Fantina (un milione 500 mila euro); Messa centonove pagina 16 in sicurezza dei massi pericolanti strada provinciale 161 Alcara Li Fusi (100 mila euro); Bonifica scarpate comune di Capizzi (150 mila euro); Bonifica scarpate comune di Caronia (200 mila euro); Ripristino viabilità Stada provinciale 168 tratto interessato da frane del marzo 2010 contrada Lineri di Caronia (2 milioni 280 mila euro); Ripristino viabilità e convogliamento delle acque, opere di contenimento frane statale 119 Montalbano (250 mila euro); Consolidamento con terre armate, Provinciale 110 Montalbano (380 mila euro); Regimentazione acque e bonifica scarpate statale di Sanguinera - Sant’Agata Militello (200 mila euro); Bonifica scarpate e canalizzazione acque Provinciale 136 Ucria; Rifacimento piano viabilità Boschitto - Mindozzo . Nasidi (40 mila euro); Manutenzione canale S. Lucia per salvaguardia Provinciale 148 della Piana di Capo d’Orlando (46 mila euro); Patti - San Piero Patti 2° Lotto (2 milioni 500 mila euro). sicilia 21 Novembre 2014 LA POLEMICA giungono dal mare». In realtà a livello locale gli amministratori comunali conoscono bene le criticità ma i fondi non bastano mai. Il responsabile della Protezione Civile di Giardini Naxos, Francesco Alfonso, ha detto che per il suo Comune «è importante ed urgente la manutenzione del tratto di torrente compreso tra il ponte ubicato sulla Statale 114 ed il ponte di via Stracina». Peppe Maimone, presidente dell’associazione Adasc, ha lanciato l’allarme denunciando la rottura in più punti degli argini del Torrente Mela. «Le acque vanno nuovamente convogliate nel torrente Mela per scongiurare il ripetersi del fenomeno alluvionale della contrada Fiumarella del 22 novembre 2011», ha detto. UN PAC DI FONDI. La Regione, tramite i fondi Pac (Piani di azione coesione), finanzierà due interventi per arginare il rischio di dissesto idrogeologico nel torrente Longano di Barcellona e nel torrente Patrì, nell'area che va da Fondachelli Fantina a Rodì Milici. I bacini del Longano e del Patrì sono stati interessati da smottamenti ed esondazioni. I progetti regionali si riferiscono, nello specifico, alla manutenzione delle opere di difesa degli alvei e della viabilità e regimentazione delle acque, rispettivamente per importi di 901 mila euro 857 mila. La giunta di Barcellona di Maria Teresa Collica ha aderito al "Contratto di fiume". Anche L’assessore regionale Maurizio Croce Il geologo Franco Roccaforte questo "contratto" riguarda il ridimensionamento del dissesto idrogeologico, allargandolo però anche alla prevenzione e riduzione dell'inquinamento e alla protezione delle risorse idriche. ALLE IMPRESE CI PENSA L’IRFIS. Le alluvioni, colpendo sempre di più i centri cittadini, hanno messo in ginocchio tante imprese. L’Irfis, società finanziaria specializzata nel credito agevolato e nella erogazione di Fondi regionali come spiega il vice presidente Ettore Sanfilippo, nell’ultimo biennio ha deliberato circa 280 finanziamenti per agevolare altrettante ditte messinesi danneggiate dal maltempo: 12 milioni nel 2013; 11,2 nel 2014. A Saponara, dove sabato 22 novembre verrà ricordato il terzo anniversario dell’alluvione con una messa in suffragio delle tre vittime, invece, i primi soldi per la messa in sicurezza delle aree stanno arrivando solo oggi. «Si tratta di due interventi per complessivi tre milioni di euro - anticipa il sindaco Nicola Venuto Per la progettazione esecutiva abbiamo chiesto aiuto all’ufficio tecnico del Genio Civile». Il collega di Naso Daniele Letizia, invece, è in attesa che la Corte dei conti dia il visto al decreto di finanziamento da 3 milioni 840 mila euro per avviare lavori. «Naturalmente si tratta di somme insufficenti - ammette Letizia che addirittura il 24 gennaio ha dovuto lasciare il municipio minacciato da una frana - ma almeno cominceremo a fare qualche intervento nella zona Santo Spirito da dove è partito il dissesto». Per la nuova casa comunale attende tempi migliori, i fondi potrebbero arrivare con il riconoscimento dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, così come richiesto dalla Protezione civile nazionale. SCALETTA ZANCLEA. Cinque anni fa il cardinale Angelo Bagnasco confermava l’assegnazione di un milione alla Curia Moschella alla ricerca dei fondi della Cei IL SINDACO CONTINUA A NON RICEVERE RISPOSTE SULL’UTILIZZO DELLE SOMME A DISPOSIZIONE DEGLI ALLUVIONATI SCALETTA ZANCLEA. A distanza di cinque anni nessuno riesce a dare una risposta certa. A confermare che la Cei avesse inviato un milione di euro per aiutare gli alluvionati di Scaletta Zanclea e Giampilieri era stato lo stesso presidente della Conferenza Italiana Episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco, durante la visita tra le macerie provocate dall’alluvione. La presidenza della Cei aveva stanziato le somme dai fondi dell’otto per mille, invitando «a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas Italiana per alleviare così le sofferenze di quelle popolazioni colpite da questa tragedia». Dal dicembre 2009 ad oggi di questi fondi non si riesce a sapere nulla. La domanda se la continua a porre anche il sindaco di Scaletta Zanclea, Gianfranco Moschella, che nelle settimane scorse ha ripresentato il quesito a padre Vincenzo D’Arrigo, parroco di Alì Terme e rappresentante della Curia di Messina sul territorio in qualità di foraneo della zona Jonica. «Mi ha risposto in modo vago - sostiene il sindaco aspettano che il comune proponga qualche progetto ma, anche in passato, tutto quello che avevamo suggerito, per un motivo o per un altro, non andava bene. A noi basta un segnale che dia speranza per il futuro. Si potrebbe ripristinare un’oratorio (quello delle suore è stato distrutto dal fango), un parco giochi, un campetto da calcio». Anche il direttore della Caritas diocesana, don Gaetano Tripodo in passato La visita del cardinale Bagnasco nelle aree alluvionate di Messina giustificava il mancato utilizzo in non meglio precisati problemi tecnici. Scaletta è ancora un cantiere. Sono stati portati avanti lavori per oltre dieci milioni di euro, in particolare sono stati messi in sicurezza i torrenti che esondarono: Racinazzi, Dievieto e Saponarà. Tanto c’è da fare. Ancora oggi rimane impraticabile la strada che conduce al cimitero. Specialmente i più anziani sono impossibilitati ad andare a trovare i propri defunti. «Ancora deve essere fatto tanto, specialmente dal punto di vista psicologico - conclude il sindaco Moschella - quando comincia a piovere c’è gente che lascia le case e si trasferisce altrove». centonove pagina 17 Comitato alluvionati Sfiduciato il presidente IL DIRETTIVO VOTA LA MOZIONE CONTRO LUCIANO. MA L’ULTIMA PAROLA TOCCA ALL’ASSEMBLEA SAPONARA. Si spacca il comitato degli alluvionati di Saponara. Sabato 22 novembre ricorrerà il terzo anniversario di quel tragico evento in cui persero la vita il piccolo Luca Vinci, 10 anni, Luigi e Giuseppe Valla, 50 e 25 anni. L’amministrazione comunale sabato 22 novembre, alle 18,30, ricorderà l’evento con una messa solenne nella chiesa di Scarcelli. Venerdì 21 novembre, alle 15, invece, verrà inaugurato un centro di aggregazione giovanile in località Cavaliere grazie a contributo del Banca Credito siciliano e al gruppo Anpas. Con i fondi è stata riconvertita parte di un edificio scolastico attualmente non utilizzato. A surriscaldare gli animi, però, è lo scontro interno al “Comitato per la ricostruzione di Saponara” costituito dagli alluvionati. Lo scorso 7 novembre il direttivo ha sfiduciato all’unanimità il presidente Nadia Luciano. Presenti quattro rappresentanti su sette. Il legale ha rappresentato gli alluvionati sin dalla costituzione. Il 29 novembre, alle 19, nella biblioteca comunale è prevista l’assemblea con all’ordine del giorno l’elezione del nuovo direttivo e la modifica dello statuto. «Ho già dato mandato allo studio legale Gazzara di Messina di diffidare queste persone - sostiene l’avvocato Luciano - ho intezione di portare a compimento il mio mandato triennale. A norma di statuto solo l’assemblea sovrana può destituirmi dall’incarico». A replicare il vice presidente Mariella Puglisi che, secondo il verbale del 7 novembre, guiderà il direttivo fino all’assemblea. «Il direttivo l’ha nominata e lo stesso direttivo l’ha sfiduciata - replica Puglisi - Per quanto ci riguarda non ricopre più nessun ruolo. Sarà poi l’assemblea a stabilire chi dovrà sostituirla o, perchè no, riconfermarla. A mio giudizio solo un alluvionato può capire il dramma che stiamo passando e può tutelare i nostri diritti, non un esterno». (Gia.C.) 21 Novembre 2014 sicilia MAZZARA’ SANT’ANDREA. A tu per tu con il sindaco Salvatore Bucolo Quelle accuse? Le “rifiuto” Si dice certo che il governatore non requisirà la discarica e punta il dito contro chi lancia l’allarme sui pericoli per la salute. E sui rapporti con Tirrenoambiente assicura: «Godo di amicizie e fiducia» MESSINA. “Ho così tanta fiducia in Rosario Crocetta che sono certo lui non requisirà mai la discarica Mazzarrà Sant’Andrea”. Salvatore Bucolo, 35 anni, docente di storia e filosofia al liceo di Capo d’Orlando, eletto con una lista civica, è sindaco del comune di Mazzarrà Sant’Andrea, un tempo la città dei vivai, oggi la città maggiormente a rischio della Sicilia per i rifiuti. Perché crede che Crocetta non requisirà la discarica? Perché è persona di grande sensibilità. Ha conosciuto lui stesso Mazzarrà S. Andrea nel corso della festa patronale di Maria Santissima delle Grazie, in presenza di sua Eminenza il signor Cardinale Giovanna Coppa: in quell'occasione ho manifestato quali erano i motivi per i quali avrei votato Crocetta, ex sindaco antimafia, che aveva liberato la città di Gela dal crimine organizzato e per questo andava preso ad esempio. Quanti voti ha preso Crocetta a Mazzarrà? Primo eletto. La discarica - secondo la Procura- è a forte rischio ambientale. Lei non ha mai avuto nessun “sentore” di queste difformità? Di questi abbancamenti selvaggi? Per due anni e mezzo ho avuto modo di frequentare la Regione in presenza dei miei tecnici, oltre che dei tecnici dell’Arpa e dei funzionari della Regione: nessuno ha mai rilevato situazione di allarme. C’era pure il funzionario Cannova? Sì, ho avuto modo di incontrarlo più volte. E tutto era a posto? Sì. Ma perché il sindaco Mario Foti ora denuncia tutti questi rischi per la incolumità non solo dei cittadini di Furnari, ma anche dei sui concittadini? Ho avuto modo di apprendere, ultimamente, che l’avvocato Mario Foti, sindaco di Furnari, ha sempre manifestato un grande interesse per la comunità mazzarese. Tanto che i suoi incarichi legali sono stati confermati dalla giunta Giambò a quella successiva di Navarra: ha avuto ben diciassette incarichi legali. E tutti ben pagati. Senta, si dice che lei abbia sottoscritto ben sedici mutui per Salvatore Bucolo fare andare avanti Mazzarrà Sant’Andrea. Ma con questi mutui che cosa avete fatto? I mutui li ho ereditati dalle precedenti amministrazioni. E ho continuato a pagare, garantendo gli stipendi ai dipendenti, agli articolisti e assicurando tutti i servizi essenziali del Comune. Ma a che titolo venivano sottoscritti questi finanziamenti, visto che non sono mutui con la Cassa depositi e prestiti ma con istituti di credito ordinari? Bisognerebbe chiederlo all’ex sindaco Carmelo Navarra. E specialmente all’ex assessore Carmelo Pietrafitta, proponente di un mutuo di tre milioni e mezzo di euro contratto con la filiale del Monte Paschi di Siena. Ma Tirrenoambiente, società della quale lei in qualità di sindaco è il maggiore azionista, non paga le somme dell’equo indennizzo? Tirrenoambiente dal 2002 al 2012 si era trattenuta somme importanti, quasi un milione e mezzo di euro. Somme che per mezzo dell’incarico che io ho affidato all’avvocatessa De Domenico abbiamo del tutto recuperato. Ma non ci sono altre somme che l’azienda dovrebbe riconoscere al comune capofila? Nel maggio del 2012 ho dato incarico all’amministrativista Salvatore Librizzi per chiarire la questione delle 430mila euro di dividendi che il Comune non ha mai incassato, giacchè Carmelo Navarra, l’ex sindaco, ha ceduto il 6% a una serie di comuni, ribaltando la “governace” interna alla società: le faccio notare solo che il comune di Sommatino, in provincia di Caltanissetta, detiene l’1,86% e non ha mai pagato la quota sociale, come del resto tutti gli altri comuni, fatta eccezione per Villafranca Tirrena. Ma non avete crediti, attraverso la società mista, per quasi cento milioni verso gli altri comuni? I crediti sono 75 milioni, maturati negli ultimi dieci anni. Di questi quelli da riconoscere a Mazzarrà sono solo le somme che da bilancio risultano come utili aziendali. Dicono che lei sia "il padre-padrone" della società e che la fa amministrare da suoi uomini: chi ha segnalato? Io godo dell’amicizia, oltre che della fiducia, dei sindaci che mi hanno lasciato nominare persone a me vicine: il presidente Antonella De Domenico, il ragioniere Carmelo Bisognano, Giuseppe Reale, commerciante, e il signor Antonino Lonardo, tutte persone di mia fiducia. E’ stato chiamato dal Prefetto o da qualche magistrato in merito alla gestione della discarica di Mazzarrà? Io dal prefetto vado spontaneamente per motivi istituzionali. Nessun magistrato mi ha finora chiamato in merito alla gestione della discarica. Qualcuno sostiene che lei abbia quote "schermate" della società Tirrenoambiente: solo infamità? Dicono anche altro… Ad esempio che lei spende 500 euro per un paio di jeans? E’ frutto di invidia. Gelosia. E attività finalizzate a delegittimarmi per il lavoro di trasparenza che sto portando avanti, soprattutto in difesa dei lavoratori. Una attività che dispiace a chi guadagnava tanto , anche attraverso consulenze "mirate". E.B. RITRATTI Un fervente cattolico amico della Cucinotta CINQUE LAUREE PONTIFICIE MA NON DISDEGNA LA VITA MONDANA. CON LA FIDANZATA DI BERLUSCONI AD ESEMPIO... MAZZARRA’ SANTANDREA. Di lui dicono che per il suo profumo "Bond New York" spenda trecento euro a confezione e lo fa arrivare direttamente dall’America. Ma Salvatore Bucolo, è presente nella vita mondana della politica. Tra le sue amiche più attive Francesca Pascale, l’ultima fidanzata di Berlusconi che è riuscita a far incontrare l’ex premier con Wladimir Luxoria. Fervente cattolico, appassionato di letteratura ispanoamericama, ha tra i suoi autori preferiti lo scrittore guatemalteco Asturias: vanta cinque lauree tra pontifice e centonove pagina 18 statali, e una specializzazione in bioetica e sessuologia. Tra i suoi amici, oltre che Mariagrazia Cucinotta, che incontra ogni qual volta lei torna a Messina, il cantautore Amedeo Minghi e Fausto Leali, che è venuto a Mazzarrà e ha intonato per tutti : "A chi...". Nel 2012 Salvatore Bucolo, appena diventato sindaco, con l'ausilio di un camion Tigrotto ha trasportato un albero di arancio da Mazzarrà ai Giardini Vaticani, per donarlo al Papa Benedetto. Che lo ringraziato, nominadolo: "il mio amico siciliano". 21 Novembre 2014 sicilia Il sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni CAPO D’ORLANDO. Il sindaco Sindoni “baratta” i nomi degli edifici pubblici in cambio di investimenti sul territorio Dolce & Gabbana firmano il Comune Oltre agli stilisti contattato l’emiro del Qatar per “offrirgli” il nome del porto in costruzione. A rivoluzionare la toponomastica anche Rometta e Acquedoci. Tra ex rettori e campioni dello sport DI GIANFRANCO CUSUMANO Messina. «Il municipio di Capo d’Orlando lo vorremmo intitolare a Dolce e Gabbana. Il nuovo porto, invece, all’emiro del Qatar. Tutto dipende dalla loro disponibilità ad investire sul territorio». La riscrittura della toponomastica a Capo d’Orlando passa dal....bancomat. Chi pensa che il sindaco Enzo Sindoni scherzi non lo conosce bene. Anche se a Sindoni piace provocare, con lui passare dalle parole ai fatti è questioni di attimi. L’ultima idea è quella di intitolare edifici pubblici e strutture comunali ai vip che hanno intenzione di investire sul territorio. Sindoni si sta muovendo per contattare gli stilisti Dolce e Gabbana e l’emiro del Qatar, uno degli uomini più ricchi del mondo con 2 miliardi di dollari di patrimonio personale. Il revisionismo topografico, comunque, negli ultimi tempi sta coinvolgendo tanti comuni del messinese dove sempre più amministrazioni stanno preferendo personaggi contemporanei ai vari Bixio, Garibaldi o Mille. Basta recarsi ad Acquedolci per passeggiare lungo la via Ferdinando Latteri, rettore dell’Università di Catania, scomparso qualche anno fa. A Rometta, invece, l’impianto sportivo è intitolato a Marco Simoncelli, campione di Moto Gp vittima di un tragico incidente di gara. Novità ci saranno ben presto anche a Barcellona dove l’amministrazione del sindaco Maria Teresa Collica ha nominato una nuova commissione che dovrà rendere più attuale la toponomastica cittadina. A Milazzo, invece, il sindaco Carmelo Pino ha dedicato strade a personaggi che hanno fatto la storia recente del comune, come il sindacalista Tindaro La Rosa, bandiera del Partito Comunista. Nel comune mamertino, però, vi sono resistenze nell’intitolare il campo sportivo Grotta Polifemo a Marco Salmeri, il calciatore ventenne, protagonista della storica promozione della squadra locale nella serie C. A chiederlo una petizione con 10 mila firme. L’apripista è stata Capo d’Orlando dove si è ultimata recentemente una lunga battaglia legale sul nome della vecchia Piazza Garibaldi oggi Piazza IV Luglio. Basta pensare che il lungomare è intitolato al cantante Ligabue e il palazzetto dello sport al giocatore di Basket Alessandro Fantozzi che militò nell’Orlandina, oggi in A1. «La scelta di cancellare dalla nostra toponomastica nomi come quello di Garibaldi, ma la stessa cosa riguarda anche Crispi o Bixio, è puramente identitaria - precisa Sindoni - bisogna smetterla di esaltare figure che hanno fatto male al nostro territorio. Al contrario, le operazioni che hanno portato a scegliere Fantozzi o Ligabue, è marketing territoriale puro. Si tratta da un lato di personaggi positivi che in qualche modo rispecchiano anche l’immagine che vuole dare Capo d’Orlando, ma dall’altra anche un modo per far parlare di noi. Naturalmente, in entrambi i casi, ho prima concordato con loro ed ottenuto il permesso». Nel comune orlandino la piazza Garibaldi ha cambiato nome e si chiama IV Luglio in ricordo di una sanguinosa battaglia che nel 1299 interessò il centro tirrenico. «Abbiamo superato ogni ostacolo posto dall’Associazione Garibaldi che in un prmo momento aveva ottenuto un primo successo per questioni di forma e non di sostanza». Ora si punta sull’emiro del Qatar. «Con la nascita del porto tramite project financing abbiamo bisogno di investitori - spiega il primo cittadino in cambio del suo aiuto gli intitoleremo il bacino. Stessa cosa con il municipio per Dolce e Gabbana. La mia è una proposta seria, chiamiamolo un baratto alla luce del sole». A rivoluzionare la toponomastica di Rometta saranno, invece, diciassette donne. Il sindaco Nicola Merlino ha deciso di affidare a loro il compito di riscrivere la storia del comune. Il 30 agosto, tra mille polemiche, fu intitolata la piazza stazione a Graziella Campagna, la sedicenne uccisa dalla mafia. L’amministrazione ha deliberato di recente di intitolare un tratto di strada nei pressi della ex pretura dove - fra l’altro - prestò servizio al giudice Cesare Terranova, anche lui ucciso dalla mafia. «Siamo in attesa dell’okay della prefettura per dedicare una via alla cantautrice siciliana Rosa Ballistreri anticipa il vice sindaco Giuseppe Laface - si tratta di scelte fatta dalla commissione toponomastica al femminile. Siamo dell’opinione che tocchi a loro riscrivere la storia in chiave moderna». MILAZZO Diecimila firme per Marco Salmeri PETIZIONE PER INTITOLARE LO STADIO AL CALCIATORE SCOMPARSO Milazzo. Diecimila firme per intitolare lo stadio Grotta Polifemo alla memoria di Marco Salmeri. A Milazzo c’è tensione sulle incertezze dell’amministrazione che ha opposto motivazioni burocratiche di fronte all’intitolazione della struttura al giovane calciatore morto in un incidente stradale nei mesi scorsi. Secondo l'assessore comunale allo Sport, Pippo Midili, al momento ciò non sarebbe possibile poiché "le leggi non ce lo consentono in quanto prevedono questo tipo di celebrazioni solo dopo il decimo anno dalla morte". Ma secondo la legge italiana per superare tale ostacolo basta l'ok del Prefetto. La legge (n.1188 del 1927) obbligherebbe ad aspettare un decennio. ma prevede anche deroghe. centonove pagina 19 Marco Salmeri 21 Novembre 2014 sicilia MESSINA. Ritratto di uno srilankese di Sicilia col sorriso che spiazza. Come la sua cucina Suresh, campione di pizze Novantotto coppe , l’ultima mondiale grazie a un mix di cipolla rossa, ananas, mango e uva passa. Ora che ha imparato l’arte pensa a regalare un futuro ai suoi giovani compaesani. La testimonianza DI RAFFAELLA SCHIRÒ MESSINA. Trentaquattro anni e un nome impronunciabile. Migliaia di pizze sfornate con passione e umiltà. Suren per tutti, srilankese col sorriso che spiazza, giubbotto bianco col tricolore indossato con orgoglio. E’ lui il primo straniero ad avercela fatta, nessuna spinta, nessuna ‘pedata’. Solo tanta voglia di farcela. E così, novantotto coppe dopo “tutte portate al Paese” racconta la sua avventura italiana mentre giocherella con l’iphone, controlla le notifiche, si liscia la giacca ricevuta in premio quando, insieme alla pala e alla coppa è stato incoronato miglior pizzaiolo a livello mondiale davanti ad un’esigente giuria che non ha più dimenticato il suo nome, anche se difficilissimo. Suresh Rajasingha, ridacchia indicando il cognome, così lungo e irripetibile che ci rinuncia pure lui. Suren per tutti, dunque. Cipolla rossa, ananas, mango, uva passa e salsiccia. Questa la pizza classica –se lo dice lui- che gli ha consegnato lo scettro di miglior pizzaiolo mondiale. Una bella soddisfazione per un allora trentenne che nemmeno capiva bene la nostra lingua ma non si è perso d’animo ed è andato avanti. Con la tenacia che solo una vera passione può infondere. ”Ero già cuoco quando sono arrivato in Italia “, racconta Suran, che l’italiano adesso lo mastica abbastanza bene. “Ma la tentazione di andare oltre era forte, e così il primo corso per pizzaiolo”. Un mondo dove un giovane ragazzo che ti sembra uguale ad altri mille viene comunemente additato e liquidato come “extracomunitario”. Fine. C’è voluto fegato per imporsi in una realtà dove un’arte che si tramanda di generazione in generazione viene “contaminata” da uno che a malapena comprende l’italiano, figuriamoci il dialetto e le infinite sfumature che si nascondono nell’antica tradizione della pizza . Ma se con la lingua arranca, Suren le mani in pasta dimostra subito di saperle mettere, e pure bene. La sfilza di premi e riconoscimenti che riesce a collezionare nel giro di pochi anni Alcune immagini di Suresh Rajasingha colmano le lacune linguistiche. Umiltà e dedizione presto diventano un distintivo che lo fa apprezzare ed ammirare dagli addetti ai lavori. “Mi hanno accolto come un figlio” sottolinea. Dopo l’esperienza di Patti, si racconta il ragazzo, arriva nel 2006 il primo concorso. Stupore e scetticismo tra pizzaioli e giurati si trasformano in ammirazione e rispetto. Suren incanta tutti e si conquista il terzo posto. E la stima e l’affetto di tutto lo staff. Inizia a IN CIFRE Se passa... lo straniero PALERMO - Aumentano i cittadini stranieri, che vivono in Sicilia: +13 mila circa rispetto l’anno precedente. Lo rileva uno studio pubblicato dall’Istat sulla popolazione straniera residente in Italia al 1° gennaio 2010. Sono 127.310 gli stranieri residenti nell’isola con un incremento dell’11,1% rispetto al 2008, addirittura più alto rispetto al dato nazionale, che segna +8,8%.Secondo l’istituto di statistica l’Isola si colloca al settimo posto nella graduatoria nazionale per numero di stranieri. Le principali nazionalità sono: Romania (26,9%), Tunisia (12,5%) e Marocco (9,0%). Andando, al dettaglio provinciale, la concentrazione maggiore di stranieri si registra a Caltanissetta con il 16,3% di stranieri. Seguono Catania (13,9%), Enna (13,7%) e Agrigento (13,4%), Ragusa ( 12,5%), Trapani (11,7%), Messina (11,5), Palermo (7,2%) e Siracusa (5,4%). Discorso a parte, invece, se si guarda alle aree di provenienza: nei comuni di Vittoria e Trapani risiedono rispettivamente 2. 043 e 1989 stranieri di nazionalità tunisina su un totale di oltre 103 mila stranieri presenti in Italia. Dati contenuti anche nel Dossier statistico immigrazione 2010 realizzato dalla Caritas Migrantes, che stima, però, circa 164.000 stranieri nell’isola, circa 37 mila in più rispetto ai dati Istat. centonove pagina 20 sicilia 21 Novembre 2014 OCCORRE SAPERE Spetta a loro risollevare il sistema pensionistico PALERMO - Nel 2050 un terzo della popolazione italiana sarà composta da immigrati. Stranieri sbarcati nel Belpaese per lavorare e figli e nipoti dei migranti che in questi mesi il Mediterraneo sta rovesciando sulle nostre coste. Nello studio «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?», redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che disegnano per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 di immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3). Se c’è chi chiede se per far fronte ad un declino economico e sociale inevitabile non sarebbe meglio promuovere politiche a favore delle famiglie per supportare chi vuole far figli, dall’altra le Nazioni Unite stanno studiando come “sostituire” ai lavoratori italiani, francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli quelli provenienti dal Terzo Mondo per non far crollare l’economia e il sistema pensionistico. Nel 2050, secondo il dossier, saremo in 41.197.000, solo 194mila in più di quanti eravano 64 anni fa. Il livello demografico più alto dal dopoguerra l’Italia l’ha toccato nel 1995, con 57.338.000 residenti registrati. Da allora una lenta e progressiva discesa, accompagnata dal calo della natalità e dal costante invecchiamento della popolazione. Fenomeno che condividiamo con quasi tutti i paesi europei. Ad esempio la Francia, che nel 1901 vedeva nascere per ogni matrimonio 7,8 figli. viaggiare e partecipare alle manifestazioni in giro per Italia, dove la sua arte viene presto riconosciuta e premiata. “Ogni volta che mi domandano il perché di questa scelta” racconta il campione mentre sfoglia foto delle premiazioni raccolte sul telefonino “spiego che è la professione che voglio portare nel mio Paese”, sorride entusiasta “desidero qualcosa di più”. Per se stesso. Per la sua famiglia. Per dare un riscatto alla sua terra. E controcorrente rispetto al “ti piace vincere facile” prosegue anno dopo anno abbattendo pregiudizi, scavalcando episodi di razzismo “molto rari” ammette evocando qualche caso isolato che liquida elegantemente con un “l’ottanta per cento dei siciliani sono accoglienti e calorosi”. E per chiarire le cose pontifica con sicurezza “la pizza non è tutta orgoglio italiano” riferendosi alle tavole egiziane dove già tremila anni fa era presente, seppur in versione minimal. Nel 2011 arriva il grande salto. Angelo Enzi, presidente Associazione Pizzaioli Italiani, propone a Suren di aprire una scuola per pizzaioli nello Srylanka. Nasce così il “Word Pizza Association of Lanka”, primo progetto per un competizione tutta asiatica riconosciuta e supervisionata da quella italiana, che ha lo scopo di diffondere dall’altra parte del globo la passione che noi italiani abbiamo da sempre per la pizza. Pizzaiolo a Cefalù, Messina nel cuore e piedi per terra. Una pizzeria in costruzione nel suo paese, una scuola per formare giovani pizzaioli asiatici in arrivo, Suren ce l’ha fatta, e la pizza, mai come oggi diventa sempre più cosmopolita. centonove pagina 21 21 Novembre 2014 sicilia IL CASO EVENTI. A Messina e Giardini la sesta conferenza internazionale sulle nuove frontiere contro i tumori Oncologia, cura di bellezza Presieduto dal professore del Papardo, Vincenzo Adamo, sono state approfondite le tematiche legate all’universo femminile. Presentati alcuni casi clinici. Il nodo prevenzione DI EMANUELA GIORGIANNI MESSINA. Un evento di enorme portata, una sala piena di gente, professionisti da tutte le parti del mondo, medici, chirurgi, radioterapisti e radiologi, tutti con un interesse comune: la cura della paziente oncologica nel suo essere donna. Nell’Aula Magna dell’Università di Messina, giovedì 13 novembre, si è tenuta l’inaugurazione della “6th International Conference on Integreted Therapies in Oncology: Women Project in Oncology: looking toward the future”. La Conferenza Internazionale è, poi, proseguita presso l’Hotel Hilton di Giardini Naxos nei giorni 14 e 15 novembre. L’evento, presieduto dal professore Vincenzo Adamo, direttore Oncologia Medica del Papardo, ha riunito questa equipe di alto livello per affrontare, non solo, il problema delle patologie oncologiche esclusivamente femminili, quali il tumore al seno o alle ovaie, ma anche le neoplasie che si presentano spesso, come il tumore del polmone e del colon retto. “Le cause di queste patologie – afferma Adamo - sono ormai da ricercare non solo nei fattori genetici ma anche in quelli ambientali. La vita della donna l’ha esposta maggiormente a tutti quegli elementi che contribuiscono all’incidenza dei tumori.” Moltissimi e di grande importanza sono gli argomenti trattati, spaziando dall’ereditarietà alla fertilità, soffermandosi, ancora di più, proprio, sulla qualità della vita e sul supporto psicologico durante il trattamento oncologico. Dopo la presentazione di Adamo, ad affrontare queste problematiche sono stati il Prof. Giuseppe Valle, Direttore di Anatomia Patologica dell’ Istituto Europeo di Milano, interessatosi dei cambiamenti e delle future direzioni del percorso molecolare nel cancro; Antonio Giordano, direttore dell’ Istituto per la ricerca del cancro di Philadelphia, con un’ analisi dell’evoluzione della biologia molecolare; Sabino De Placido, direttore Oncologia Medica Università Federico II di Napoli, affrontando lo studio dei fattori preventivi per le terapie mirate e Jalid Sehouli, direttore del Dipartimento Ginecologico Università di Berlino, il quale ha discusso del cancro alle ovaie, e dei suoi nuovi approcci. L’incontro si è, infine, concluso lasciando spazio alle domande del pubblico. Il dibattito è continuato nei due giorni successivi con Ma per una risonanza passano sei mesi CATANIA. "Sei mesi per una risonanza per sospetto tumore": E’ la denuncia del Codacons dopo la segnalazione di un 80enne affetto da una sospetta neoplasia pancreatica, che non potrà essere sottoposto a una risonanza magnetica all'addome superiore prima della primavera del 2015. L'esame, secondo quanto riportato dal Codacons, è stato chiesto dal suo medico curante, con priorità B, ovvero entro 10 giorni, dopo che un Tac aveva evidenziato una neoformazione del pancreas di circa 6 centimetri.“ Alla luce dell'accaduto e per eventuali altri casi il Codacons ha attivato una task force sanità: un pool di avvocati, medici e esperti al quale si potranno segnalare casi di presunta "malasanita" con una mail a [email protected] o telefonando al 342/7709628.“ SOLIDARIETA’ Musica per la Faps Un momento dell’incontro all’Università di Messina con Vullo, Adamo e Scribano la presentazione di casi clinici delle diverse patologie oncologiche e con delle “open questions”. Svariate sono state le nuove prospettive aperte dai loro discorsi, sottolineando sempre, però, l’importanza fondamentale della prevenzione. Grazie a questa ci si può davvero salvare dal cancro. Per esempio, il tumore alla mammella, se diagnosticato nella sua prima fase, guarisce nel 90% dei casi, rintracciato, invece, in una fase già inoltrata, le probabilità di guarigione scendono al 60%. Adamo ha,infatti, ricordato sin dall’inizio che: “La prevenzione resta il pilastro fondamentale nel problema cancro. Diversi passi in avanti sono stati compiuti in Italia, ma siamo ancora molto indietro rispetto ai Paesi del Nord Europa e del Nord America”. L’attenzione continua e la cura a 360 gradi, data alle pazienti, da parte di professionisti di questo livello, è di straordinaria importanza per sapere come affrontare meglio questa battaglia. L’obiettivo ultimo del loro lavoro e di questi incontri è, infatti, quello di poter creare, come ha più volte precisato il presidente, un network multidisciplinare per raggiungere un trattamento e un percorso migliore, che tenga conto non solo della paziente oncologica, ma della donna. Perché, in questo modo, sarà davvero possibile sconfiggere il cancro. PALERMO. La grande musica a Palermo nel nome della solidarietà. È questo lo spirito della prima edizione di ALive for Life, progetto benefico che si terrà sabato 29 novembre alle 21,15 al Teatro Politeama, nato dalla collaborazione fra il Comune di Palermo e l'Associazione Culturale FeRo Arts. ALive for Life presenta in prima nazionale “John Lennon Songbook”, spettacolo che ripercorre la vita del grande cantante dei Beatles, arrangiato dal compositore britannico Andrew Cottee per la prestigiosa Royal Liverpool Philarmonic Orchestra. L’incasso sarà devoluto a F.A.P.S. (Friends Against Pain & Suffering) Onlus, associazione presieduta onorificamente da Umberto Veronesi che opera, sotto la direzione scientifica del professore Sebastiano Mercadante, all’interno del Dipartimento Oncologico La Maddalena. CATANIA Modelle al Cannizzaro MAKE-UP E LA STILISTA FERRERA “PER CONTRASTARE GLI EFFETTI DELLA CHEMIO» CATANIA. Un laboratorio di make-up per donne in chemioterapia, la presentazione di un video con la stilista Marella Ferrera ed il make-up artist Maurizio Calcagno, un incontro sul cancro al polmone a un altro sulla prevenzione dei tumori attraverso l’alimentazione: sono i quattro momenti in cui si è articolata la giornata “Accanto al paziente oncologico Supporto è cura”, promossa dall’associazione Medicare Onlus, mercoledì 19 novembre nell’ospedale Cannizzaro di Catania. «È di fondamentale importanza porre la questione dell’adesione centonove pagina 22 alle cure, specie nell’oncologia, settore recente ma ormai trainante della nostra Azienda – ha detto il commissario straordinario Paolo Cantaro – e da questo punto di vista ogni forma di supporto al paziente diventa essa stessa una cura». Lo è il laboratorio di make-up per donne in chemioterapia “Come star meglio con un trucco”, che si è svolto al Day Hospital di Oncologia dell’ospedale Cannizzaro (edificio E): promosso da Walce Onlus (Associazione Donne contro il tumore del polmone), con tappe in varie città italiane, esso offre la possibilità a gruppi di donne con patologia tumorale di essere aiutate ad apprendere accorgimenti e strategie per affrontare le trasformazioni corporee legate al trattamento terapeutico. Il laboratorio quest’anno si avvarrà del contributo della stilista Marella Ferrera e del make-up artist Maurizio Calcagno, che dimostreranno come contrastare gli effetti negativi dalla chemio, attraverso trucco, painting e foulard. economia La famiglia Faranda. Al centro Francesco, amministratore delegato della Sibam MESSINA. La storica azienda della famiglia Faranda tenta di evitare il fallimento. Ecco come Sibam, si cerca il concordato Ramo d’azienda produttivo conferito alla Montalbano acque, new.co. che ha un patrimonio di sei milioni e mezzo. La garanzia per i creditori? Continuità di produzione e occupazione DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. La Sibam, storica azienda produttrice di bevande e acque minerali di proprietà della famiglia Faranda, dice stop. E va verso il concordato preventivo. A chiederlo è l’amministratore delegato dell’azienda, Francesco Faranda, a curarne gli interessi il legale Daniela Chillè. Ad accettarlo, il collegio di giudici della seconda sezione civile del tribunale di Messina: Adolfo Fiorentino (presidente), Antonino Orifici e Ugo Scavuzzo. IL CRAC EVITATO. E’ il 13 marzo del 2013 quando la Sibam presenta ricorso alla procedura di legge. Quasi un anno e mezzo dopo, il 2 luglio, la camera di consiglio accetta la richiesta ed apre la procedura di concordato preventivo, nominando Marco Merenda come commissario giudiziale, e convoca i creditori per l’udienza del 6 ottobre per la votazione sulla proposta di concordato. Come si è arrivati, per la storica azienda, ad un passo dal fallimento? AD UN PASSO DAL FALLIMENTO. Il 13 dicembre del 2012, l’assemblea straordinaria dei soci della Sibam, preso atto dell’impossibilità di perseguire azioni di natura stragiudiziale per il superamento dello stato di crisi, danno mandato all’amministratore delegato Francesco Faranda di accedere alla procedura concordataria, mettendo di fatto la parola fine alla storia dell’azienda nata nel lontanissimo 1968. Nella stessa seduta, la Sibam conferisce il ramo d’azienda che rappresenta il suo “core business” (produzione e commercializzazione di acque minerali, bibite e bevande) alla società 21 Novembre 2014 Montalbano Acque, alla quale fanno capo tutte le nuove attività ed i rapporti. Il capitale sociale della Montalbano ammonta a 510mila euro, interamente sottoscritto dalla Sibam stessa. E’ la soluzione “NewCo”. LA NEW.CO. A MONTALBANO. Alla nuova società sono trasferiti beni materiali, immateriali, contratti, immobili e cespiti per un valore totale di oltre sei milioni e mezzo. “La totale partecipazione della “Conferitaria” in capo alla conferente concordataria, è la miglior garanzia per il ceto creditorio per il soddisfo di ogni obbligazione presente e futura che verrà assunta dalla Sibam Spa”, scrive Daniela Chillè nella richiesta di concordato. Condizioni che il collegio di giudici ha ritenuto soddisfacenti, dando il via libera. I NUMERI IN ROSSO. Questo perchè l’indebitamento complessivo della Sibam era diventato incompatibile con la gestione organica dell’attività. La situazione patrimoniale ed economica dell’azienda, infatti, aveva evidenziato una perdita “di periodo” di un milione e mezzo, a fronte della quale, però, non era stato intaccato il capitale sociale ed il patrimonio netto risultava comunque positivo per due milioni e 300mila euro. A garanzia dell’esito di concordato, Daniela Chillè sottolineava l’intenzione di proseguire l’attività tramite la Montalbano acque, il mantenimento dei livelli occupazionali, la ristrutturazione finanziaria mediante concordato preventivo, per riportare la pressione del debito ad un livello sostenibile, e l’effettività della “par condicio creditorum”. Tutte condizioni che i giudici fallimentari hanno ritenuto meritevoli di accoglimento. Il voto sull’accoglimento della proposta spetta adesso ai creditori. L’udienza, che si sarebbe dovuta tenere a metà ottobre, è slittata a fine anno. In quella sede si conoscerà il futuro della Sibam. ZOOM Come ti diversifico gli affari DUE ANNI FA LA CHIUSURA DELLA TRISCELE, POI GLI AFFARI IMMOBILIARI MAI DECOLLATI NELL’EX STABILIMENTO. E L’ALBERGO A TAORMINA... MESSINA. La fine della Sibam non è il primo inciampo in cui è incorsa la famiglia Faranda. Il più doloroso, quello che più ha fatto discutere, è infatti la chiusura della Triscele, la società che dalla Heineken, nel 2007, aveva rilevato gli stabilimenti della ex birra Messina di via Bonino. Un’operazione “nostalgia”, quella che ha riportato in casa Faranda la fabbrica che gli era appartenuta fino alla vendita alla Dreher a fine anni ’80, e che sugli scaffali aveva fatto apparire, per qualche anno, la birra Del Sole e la Patruni e sutta. Poi la chiusura, con la centonove pagina 23 promessa di riaprire una volta venduto il vecchio stabilimento per farci palazzi, e trovato un nuovo sito produttivo. Non è accaduto niente di tutto questo, i lavoratori dopo la cassa integrazione sono rimasti senza lavoro, e una ventina di loro ha dato vita ad una coop che, col marchio Birrificio Messina, dovrebbe ritornare a produrre birra. Nel frattempo, i faranda hanno tentato di differenziare gli investimenti. Se il mattone in via Bonino non è mai partito, a Taormina hanno rilevato nel 2009 l’albergo El jabel. (A.C.) 21 Novembre 2014 economia DIBATTITI. Le responsabilità dell’accordo tra l’ex presidente del Consiglio Ciampi e l’«ispiratore» Andreatta Tesoro-Bankitalia, divorzio d’interessi La sciagurata decisione del 1981 all’origine della crescita senza freni del debito pubblico in Italia. Ecco come la politica di controllo del sistema monetario ha ceduto il passo a tassi crescenti DI MAURIZIO BALLISTRERI MESSINA. Il mainstream per giustificare il ruolo decisivo svolto dall’euro per impoverire gli italiani, diffonde la falsa idea che la moneta unica ha salvato l’Italia dalla bancarotta provocata dal debito pubblico, generato dalla politica. Non vi è dubbio che buona parte del nostro debito sovrano derivi dalle scellerate politiche clientelari e assistenziali tra gli anni Settanta e Ottanta del ‘900, che non furono frutto, però, solo dell’azione dei governi di quel periodo, ma in buona parte anche delle intese consociative con l’opposizione comunista: Dc, Psi e forze laiche da una parte, Pci dall’altra erano sempre d’accordo in nome della spesa pubblica senza freni. A tal proposito bisogna sfatare un primo luogo comune, derivante dalla dittatura, quasi di stampo orwelliano, Carlo Azeglio Ciampi imposta dal conformismo dei media nazionali: il debito pubblico negli anni ’80 era dell’84,5% sul prodotto interno lordo; oggi, dopo anni di tagli alle politiche sociali, di riduzione del potere d’acquisto delle fasce più deboli della società italiana, di ulteriore marginalizzazione del Mezzogiorno, di aumento esponenziale della tassazione (che sugli immobili è divenuta una vera e propria patrimoniale permanente!), in nome dell’Europa e dei banchieri, il debito sovrano è pari al 130%! E allora c’è bisogno di un’operazione verità sui conti pubblici, per spazzare via i luoghi comuni e ripristinare la verità storica. Nonostante le dissennate politiche economiche della prima Repubblica, sino al 1981 il debito pubblico era stato tenuto sotto controllo. Infatti, con la riforma del mercato dei Bot (titoli di durata fino ad un anno, emessi dal governo italiano) del 1975, la Banca Italia era costretta ad acquistare in prima emissione tutti i titoli che il Tesoro non collocava sul mercato, finanziando quindi lo stesso con nuova moneta emessa. In questa maniera, utilizzando la tipica sovranità di uno Stato in materia monetaria, il Tesoro riuscì a mantenere in quel periodo bassi tassi di interesse per finanziare il disavanzo pubblico e, al tempo stesso, di tenere la lira svalutata rispetto alle valute dei paesi più industrializzati, sostenendo le nostre esportazioni. Nel luglio del 1981 però, si verificò un evento molto importante nella storia dell’economia nazionale, quello che è stato definito il “divorzio” tra Bankitalia e il Ministero del Tesoro, retto all’epoca da Benianimo Andreatta, il cui “allievo” è oggi Enrico Letta. Illuminante, a tal proposito, è la “Relazione Annuale” per il 1980 dell’allora governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi all’inizio del suo mandato, che per contrastare l’alta inflazione dell’epoca (derivante in realtà dal continuo aumento dei prezzi petroliferi), sostenne la necessità di una politica monetaria restrittiva, funzionale agli accordi del Sistema Monetario Europeo, un sistema a cambi semifissi con le altre IL GRAFICO centonove pagina 24 valute europee che il nostro paese sottoscrisse nel 1979. A seguito della separazione tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro, il nostro istituto centrale di emissione (già da tempo privatizzato di fatto, visto che il suo capitale è partecipato tutt'oggi dalle principali banche come Unicredit, Banca Intesa e Montepaschi di Siena, mentre solo il 5% della proprietà appartiene ad enti pubblici) non fu più costretta ad acquistare in asta primaria i titoli invenduti e si sviluppò in forma esponenziale il debito pubblico, con la sistematica speculazione posta in essere dagli operatori finanziari che portò i rendimenti a tassi superiori al 12%, I protagonisti di tale scelta sbagliata furono in seguito coerenti: Ciampi da presidente del Consiglio e poi ministro del Tesoro del governo Prodi (prima di ascendere al Quirinale) nell’adesione entusiastica e incondizionata all’euro; Andreatta da esponente di spicco della corrente di De Mita ed economista, che suggerì la svolta tecnocratica e rigorista dello “statista” di Nusco, conclusasi con la disfatta nelle elezioni politiche del 26 giugno 1983 e l’avvento a Palazzo Chigi di Bettino Craxi. La sciagurata decisione del 1981 è senza dubbio la principale responsabile della crescita senza freni del debito pubblico in Italia, poiché dal quel momento, ad una politica di controllo del sistema monetario (con tassi sul debito inferiori al tasso d’inflazione in grado quindi di ridurre il debito complessivo) si sostituì una condizione strutturale di tassi d’interesse sul debito sempre crescenti, di molto superiori al tasso d’inflazione del periodo. L’euro si pone oggettivamente come il punto d’arrivo di quella visione economica monetarista, che ha minato la sovranità economica dello Stato italiano e con essa la stessa democrazia, distruggendo il benessere del Paese. 21 Novembre 2014 economia VILLAFRANCA. L’amministrazione mette in vendita l’immobile finanziato dal Pit 22 E io mi vendo il centro di ricerca Con il laboratorio di Venetico dedicato all’Argilla doveva essere il fiore all’occhiello dell’area artigianale. Ma i laboratori costati sei milioni di euro non sono mai stati aperti. Infatti.... DI GIANFRANCO CUSUMANO Villafranca. Nei sotterranei era stato realizzato un centro di ricerca per acceleratori di elettroni a bassa energia gestito con la collaborazione del dipartimento di Fisica dell'Università di Messina. Ai piani superiori dovevano nascere uffici a supporto di una riconversione dell'area promossa dal Pit 22 “La via dell’Argilla”, incentrata sulla ricerca e l'innovazione applicati al comparto manifatturiero laterizio ceramico. Progetti di gloria quelli che dovevano nascere in contrada Ponte Gallo tramontati definitivamente. Il Centro servizi alle imprese nel cuore dell’area artigianale di Villafranca Tirrena, quello che doveva rappresentare il fiore all’occhiello, è stato messo in vendita dal comune di Villafranca. Nel piano dei beni immobili da “alienare” votato dal consiglio comunale è stato inserito anche l’immobile costituita da tre sovraelevazioni e realizzata grazie a un 1 milione 290 mila euro nell'ambito dei fondi del Pit 22. In realtà il centro Il centro servizi di Villafranca si componeva di due laboratori tra di loro complementari. L’altro, quello ospitato nell’ex fornace Hoffman, nel comune di Venetico, doveva diventare un centro di ricerca dedicato al settore dei laterizi. Ambiziosi, anche in questo caso, i presupposti. Con lʼinaugurazione del Centro si intendeva contribuire alla realizzazione di prodotti dallʼargilla da utilizzare nel recupero edilizio e per contrastare la dispersione energetica. Il centro, oltre alle strutture principali, prevedeva la realizzazione di un corso di specializzazione post-laurea, un istituto dʼarte a Spadafora e un museo dellʼargilla. Tuttavia, malgrado le premesse e le spese onerose, il Centro ancora ha mai visto la luce: i vandali lo hanno devastato e i macchinari acquistati si trovano alla Facolta di Ingegneria dellʼUniversità di Messina. In questi giorni la giunta comunale guidata dal sindaco Francesco Rizzo ha consegnato i lavori ad una ditta che dovrebbe recuperare i locali (sulla nuova destinazione d’uso l’amministrazione del sindaco Francesco Rizzo non ha deciso). Sono stati investiti circa 6 milioni di euro per entrambi i laboratori. La maggior parte dei fondi sono serviti per le strutture e le attrezzature (grazie anche a un cofinanziamento da parte dellʼUniversità di Messina e del Comune di Venetico), il restante per le risorse umane. Le strutture sono rimaste chiuse poichè non si è mai costituito il consorzio di imprese che le dovevano gestire. Nessuno ha mai acquistato le quote. Nel frattempo dalla regione stanno arrivando nuovi fondi. Nelle scorse settimane è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione l'avviso per la presentazione delle istanze da parte dei Comuni per la selezione degli interventi di nuova realizzazione o completamento e riqualificazione di aree artigianali. L'iniziativa promuove il trasferimento di nuove imprese ed anche il completamento o la riqualificazione di aree per insediamenti già esistenti. LEGALMENTE I.P.A.B. CASA DI OSPITALITA’ COLLEREALE AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE DI PALERMO AVVISO ESITO DI GARA Avviso di gara – CIG 599002442D SEZIONE I: AMMINISTRAZIONE AGGIUDICATRICE, I.P.A.B. CASA DI OSPITALITA’ COLLEREALE. Denominazione; I.p.a.b. Casa di ospitalità Collereale; indirizzi;via Si da avviso che è stata aggiudicata definitivamente la procedura aperta per Catania is. 41 – 98124 messina l’affidamento della gestione del servizio di ristorazione per i degenti ospedalieri e gli punti di contatto; servizio gare (R.U.P. dott. Giuseppe Turrisi) tel. 090/696696 fax 090/692379 – email [email protected] SEZIONE II: AFFIDAMENTO DEL SERVIZIO DI TESORERIA E DI CASSA PER IL TRIENNIO 2015 - 2017. luogo di esecuzione; messina - vocabolario comune per gli appalti; 66600000-6 - quantitativo o entità dell'appalto; € 6.000,00 - termine di esecuzione; 28/02/2018 SEZIONE III: INFORMAZIONI DI CARATTERE GIURIDICO, ECONOMICO, FINANZIARIO assistiti dell’Azienda per un periodo pari a cinque anni. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Ditta aggiudicataria: ATI La Cascina Global Service Srl e Nuova Cucina Siciliana Soc. Coop. Valore complessivo dell’aggiudicazione: Euro 16.435.804,00 I.V.A. esclusa. Informazioni dettagliate sull’aggiudicazione sono disponibili sul sito http://www.asppalermo.org. Il Direttore U.O.C. Provveditorato Avv.to Fabio Damiani E TECNICO. condizioni di partecipazione; tutti i soggetti abilitati a svolgere il servizio oggetto dell’appalto che abbiano almeno uno sportello nel comune di Messina SEZIONE IV: PROCEDURA RISTRETTA AI SENSI DELL’ART. 3 COMMA 38 ED ART. 55 DEL D.L. N. 163/2006 E S.M.I. SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA Criteri di aggiudicazione; art. 83 del D.L. n. 163/2006 e s.m.i. Termine per il ricevimento delle domande di partecipazione: Entro dieci giorni dalla data di pubblicazione del bando su G.U.R.I. Qualifica sottoscrittore bando; R.U.P. Firma sottoscrittore bando; dott. Giuseppe Turrisi PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI: 090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211 RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected] centonove pagina 25 21 Novembre 2014 economia QUI EUROPA. Così il regolamento della Commissione. A parire dal secondo semestre del 2015 Medicinali sicuri, arriva il logo Ue DI SALVATORE CIFALÀ MESSINA. Com'è possibile sapere se una farmacia online è una farmacia vera e sicura? A tal proposito, la Commissione europea ha adottato un regolamento di attuazione che stabilisce un logo comune per le farmacie online e i requisiti tecnici per assicurarne l'autenticità. Tale regolamento, adottato nell'ambito della direttiva sui medicinali falsificati, stabilisce che il logo sarà pienamente disponibile nel secondo semestre del 2015. Al momento dell'acquisto di medicinali online, i consumatori devono rendersi conto che, se non fanno i loro acquisti da fornitori di medicinali online legali, corrono il rischio di acquistare medicinali falsificati. I medicinali falsificati potrebbero contenere ingredienti e principi attivi, che sono di cattiva qualità o in una dose troppo alta o troppo bassa; siccome le falsificazioni sono sempre più sofisticate, il rischio che i medicinali falsificati raggiungano i pazienti in UE aumenta ogni anno. I medicinali falsificati non solo sono illegali – poiché non sottoposti alle rigorose procedure di CONSUMATORI autorizzazione UE - ma nella maggior parte dei casi si rivelano inefficaci, nocivi e anche mortali. Il logo comune per le farmacie online garantirà una volta per tutte la sicurezza dei consumatori. Il logo dovrà recare la bandiera del paese in cui è situata la farmacia online e il testo dovrà essere tradotto nella lingua o nelle lingue ufficiali di tale paese. Cercando e cliccando il logo sul sito web attraverso il quale acquistare medicinali, si verrà indirizzati al sito web dell'autorità nazionale di regolamentazione che elenca tutte le farmacie online legali. Il regolamento di attuazione dovrebbe entrare in vigore entro le prossime settimane. La Commissione europea fornirà alle autorità nazionali un pacchetto di strumenti per la comunicazione per aiutarli nei preparativi AGRIOALIMENTARE UNICREDIT Mingoia segretario Uilca TRAPANI. Rosario Mingoia trentottenne sindacalista originario di Mussomeli è stato eletto segretario responsabile della Uilca in Unicredit al Congresso delle società del Gruppo Unicredit svoltosi a Riccione. In segreteria di Unicredit Banca, con Mingoia, è stato eletto l' agrigentino Giuseppe Pezzino; nella Segreteria del Coordinamento della società Ubis il bagherese Ignazio Galioto; ed infine altri due siciliani sono stati eletti nella segreteria di gruppo: il palermitano Salvatore Li Castri ed il trapanese Giacomo Di Marco. SIRACUSA delle campagne nazionali di sensibilizzazione prescritte dalla direttiva. La direttiva contro i medicinali falsificati ha introdotto regole più severe per migliorare la tutela della salute pubblica con nuove misure armonizzate paneuropee per garantire che i medicinali siano sicuri e che il commercio di medicinali sia rigorosamente controllato. Oltre al logo, le altre misure della direttiva comprendono: un contrassegno di autenticità obbligatorio sull'imballaggio esterno dei medicinali, regole più severe per i controlli dei produttori di principi attivi farmaceutici e il rafforzamento dei requisiti di registrazione per i distributori. Autorità portuale, Puija lascia SIRACUSA. Avvicendamento alla guida dell' Autorità portuale che rimane ancora commissariata. E’ però presieduta dal nuovo commissario straordinario Alberto Cozzo, avvocato quarantenne, originario di Catania con un'esperienza in diritto della navigazione e tematiche portuali, nominato con un decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e che durerà in carica sei mesi. La nomina dopo che l'ormai ex commissario straordinario, Enrico Maria Puija, ha ottenuto l'incarico di direttore generale di vigilanza delle autorità portuali, incompatibile con quello di commissario di un' autorità portuale. NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO La selezione della carta Tredici siciliane a Tokio La carta ha un peso importante alla causa ambientale e, un dato superiore agli standard imposti a livello comunitario fa dell'Italia un'eccellenza in Europa. Nonostante, nella raccolta della carta gli errori sono troppi : c'è chi butta nel cassonetto le riviste incellophanate, i fazzolettini sporchi o gli scontrini (che sono fatti di carta chimica e vanno quindi gettati nel cassonetto della raccolta indifferenziata, così come tutte le carte che sono state a contatto con i grassi, comprese quelle oleate). Il cartone va recuperato solo se pulito quindi quello delle pizze va strappata solo la parte integra. Lo stesso vale per le stoviglie di cartoncino usate generalmente per le feste. Bisogna non commettere errori perchè questi comportano costi di selezione in piattaforma. La separazione dei materiali è necessaria anche quando si riciclano i sacchetti di carta dei negozi di abbigliamento. Le shopper hanno manici di materiali diversi dalla carta. E' importante poi ricordarsi di pressare sempre le confezioni per ridurre i volumi. Piccole attenzioni che possono contribuire in maniera rilevante al miglioramento della raccolta della carta. Francesco Sabatino - Adoc Uil Messina UOMINI6BUSINESS PALERMO. Stanno partendo per Tokio per partecipare al Biofach Japan, una delle fiere internazionali di settore più prestigiose, tredici aziende siciliane selezionate dall'Assessorato regionale alle attività produttive per rappresentare il meglio della produzione biologica siciliana di qualità. Saranno così esposti vino ed olio, conserve e miele, farine integrali e di tumminia, marmellate e cioccolato, succhi di frutta e, ancora, frutta ed ortaggi. Sono l'Azienda agricola cosentino e succhi di frutta concentrati la Citroglobe, entrambe di Palermo; conserve vegetali, formaggi e sott'olio la Gamag di Ispica; vino l'Azienda Vito Lauria di Alcamo; farina, pasta e pane la Molino San Giuseppe di Caltanissetta; miele l'apicoltura Leonardi di Zafferana Etnea; cioccolato e dolciumi Il Modicana di Modica; marmellate e confetture Gioielli di frutta di Ribera; prodotti senza glutine La Sicilia in Tavola di Favara; confetture e conserve l'Azienda agricola Deliella di Agrigento; farine e pani della tradizione la Molini del Ponte ed olio e marmellate , entrambe di Castelvetrano. Tutte partecipano grazie all'intervento della Regione Siciliana, attraverso l'azione del Po-Fesr 20132017 gestito dall'assessorato alle attività produttive. Infortunio in itinere, utilizzo dell’auto solo se giustificato La Corte di Cassazione conferma le linee guida dell’Inail per la valutazione giuridica degli incidenti ai lavoratori durante il tragitto casa-lavoro e viceversa. Per definire l’indennizzabilità di un infortunio in itinere, subito dal lavoratore nel percorrere, con mezzo proprio la distanza fra la sua abitazione e il luogo di lavoro, devono sussistere contemporaneamente tre condizioni: 1) la sussistenza di un nesso tra il percorso seguito e l'evento, nel senso che tale percorso costituisca per l'infortunato quello normale per recarsi al lavoro e per tornare alla propria abitazione; 2) la sussistenza di un nesso, almeno occasionale, tra itinerario seguito ed attività lavorativa, nel senso che il primo non sia percorso per ragioni personali o in orari non collegabili alla seconda; 3) la necessità dell'uso del veicolo privato, utilizzato dal lavoratore, per il collegamento tra abitazione e luogo di lavoro, considerati i suoi orari di lavoro e quelli dei pubblici servizi di trasporto. La Cassazione, con la sentenza n.22154/14, ha stabilito la non indennizzabilità dell’infortunio che si era verificato poco prima delle 8.00, orario di inizio della prestazione lavorativa, quando il lavoratore si trovava alla guida dell’autovettura lungo il tragitto per raggiungere il posto di lavoro dalla propria abitazione. Tramite rilievo dei luoghi mediante consulenza tecnica d’ufficio, inoltre, era stato accertato che la distanza tra la dimora e l’ingresso della ditta era di poco meno di un chilometro e anche che tale distanza era coperta da un servizio di linea di trasporto pubblico con partenze alle 7.05 ed alle 7.55, con percorrenze del tragitto in circa tre minuti. Nell’esaminare i fatti, inoltre, la Corte aveva anche considerato che, data la media età lavorativa e la mancata allegazione di problemi fisici o di salute, il tragitto non superiore al chilometro era comodamente percorribile anche a piedi senza eccessivo dispendio di energie fisiche. L’uso del mezzo proprio, con l’assunzione degli ingenti rischi connessi alla circolazione stradale, deve essere valutato, dunque, con adeguato rigore, tenuto conto che il mezzo di trasporto pubblico costituisce lo strumento normale per la mobilità delle persone e comporta il grado minimo di esposizione al rischio di incidenti. Il costo dell’incidente stradale può essere trasferito sulla collettività solo quando l’utilizzo del mezzo privato diventa una necessità stringente. Tutte le info dai Consulenti del lavoro. centonove pagina 26 poster 21 Novembre 2014 MURALES DI UMANITÀ VARIA PROTAGONISTI. Ritratto di un grande intellettuale, letterato e pittore che ha reso celebre Messina nel mondo Il “nostro” Beniamino Eclettico e libero, il pattese Joppolo fu protagonista di primissimo piano nella realtà culturale del primo Novecento. Ecco la sua “arte”. Dal teatro alla tela DI BENITO BISAGNI PATTI. Nell’ampio orizzonte del teatro italiano del Novecento ed in particolare negli spazi occupati dalle correnti surrealiste, sperimentaliste ed avanguardiste v’è un autore siciliano, pattese di nascita, che in tali contesti si pone con i gradi di assoluto protagonista e, a dispetto di ciò, a volte non adeguatamente ricordato come invece meriterebbe. Si sta parlando di Beniamino Joppolo, poliedrico intellettuale, letterato ed anche pittore che rivestì un ruolo di primissimo piano nella realtà culturale e letteraria italiana del primo Novecento, autore assai prolifico (decine sono le sue composizioni teatrali, oltre ai racconti ed ai romanzi), dalle accentuate peculiarità sperimentali e dallo spirito controcorrente sempre manifestati nella sua produzione artistica. Joppolo nacque nel 1903, quindi visse un’epoca in cui si formarono le premesse dei grandi stravolgimenti politico-sociali italiani ed europei frutto – ma non solo – delle due guerre mondiali ed affrontò il suo tempo in prima linea: non accettò i canoni imposti dal regime fascista e ciò gli costò l’arresto per due volte, durante gli anni trenta, a causa dell’esercizio di propaganda avversa al regime. Prima di questi avvenimenti travagliati e turbolenti, nel 1929 aveva conseguito la laurea in Scienze politiche a Firenze, dopo la quale tornò a Messina, dove dimorò per alcuni anni seguenti, gettando le basi per la futura attività letteraria, che troverà sbocchi ulteriori dopo il trasferimento presso Parigi nel 1954. Quali sono i tratti che consentono di parlare di Beniamino Joppolo come di un autore di alto calibro e di importante spessore nonostante la carenza di riconoscimenti che negli anni ha reso non molto nota la sua opera? Questa domanda non può trovare un’agevole risposta, non ha anzi una soluzione univoca e netta in virtù del fatto che non ci si trova al cospetto di un autore convenzionale, ascrivibile ad una corrente letteraria e filosofica cui scelse di aderire, piuttosto di fronte ad un intellettuale dal pensiero eclettico e variegato che ricusò i canoni preponderanti del suo tempo. Ecco perché Joppolo riassunse in sé tanti caratteri non necessariamente omogenei, spaziando dal surrealismo all’”espressionismo mediterraneo” di cui parla Natale Tedesco, dalle Beniamino Joppolo rappresentazioni di contrastanti “realtà dell’assurdo” alla formulazione del concetto filosofico di “abumanesimo”. Questo moltiplicarsi di generi non espressi in maniera totale, bensì “impura”, trovò sbocco principalmente nella sua copiosissima produzione teatrale e nei meno diffusi racconti e romanzi dai quali tentare una catalogazione ed una omologazione in un determinato filone sarebbe una impresa non consigliabile. Altrettanto arduo è il compito di risalire alle cause di tanta eterogeneità, di una tale miscellanea che non assume però i toni dell’indistinto; probabilmente va imputata sia all’indole inquieta dell’autore sia al periodo ed alle esperienze storiche con cui interagì, traboccanti di stravolgimenti non di poco conto, caratterizzati dal transito dalle avanguardie futuriste alle successive correnti post belliche del realismo e neorealismo. Proprio riguardo a quest’ultime si coglie la tendenza controcorrente di Joppolo: nel suo lavoro teatrale più celebre, “I carabinieri” (riadattamento del precedente titolo “I soldati conquistatori”), un testo dalle sfumature grottesche e “comicamente ironico”, la riflessione verte, con strisciante amarezza, sulle illusioni della guerra, della conquista, del potere, conferendo un’atmosfera quasi burlesca, contorni inverosimili e situazioni paradossali alla visita che i Carabinieri compiono a casa La Penna per notificare ai due ragazzi della famiglia di doversi arruolare per la guerra e a ciò che ne conseguirà. L’opera sarà sottoposta a dure critiche che si inaspriranno ulteriormente dopo che il regista JeanLuc Godard deciderà di basare il suo film “Les carabiniers” sulla pièce teatrale joppoliana, disprezzato fin dalle prime proiezioni e poi ampiamente riconsiderato in epoche successive. Ottenne ancora minor fortuna la rappresentazione teatrale: Roberto Rossellini ne curò la regia e la portò in scena a fine anni cinquanta a Spoleto, riscuotendo un clamoroso insuccesso. Il pubblico e la critica non erano ancora pronti ad accogliere riflessioni così spiazzanti sulle vicende belliche; superato lo “shock”, l’opera fu rivalutata divenendo, come prima ricordato, il caposaldo del teatro di Joppolo. Anche la narrativa occupò un ruolo di primo piano nella produzione dell’autore siciliano. Romanzi come, tra gli altri, “La giostra di Michele Civa”, “Un cane ucciso” e “Tutto a vuoto” confermano la sua irriducibilità ad uno schema fisso e preconfezionato. L’eclettico Joppolo, assieme all’autore francese Jacques Audiberti, costruì anche uno strutturato pensiero filosofico basato sulla imperfetta dimensione umana. Così si esprime nel saggio “L’abumanesimo”: “La nostra possibilità centonove pagina 27 di diventare abuomini è moltiplicata dalla eliminazione del male dai nostri gesti così come per la bestia è accelerata la possibilità di diventare uomo quanto più si libera dall’inconsulto. Cos’è infatti il male se non una permanenza di inconsulto bestiale nell’uomo?”. Dunque, una fuga dall’umanesimo ed un tuffo nell’abuomo come status per mondarsi dai mali tipici dell’uomo, da una evoluzione ancora non perfezionatasi, in un’ottica non di staticità ma di continuo ed incessante divenire. Da queste brevi ma intense parole, gravide di profonde indagini sul lato oscuro dello stato umano, si coglie la evidente complessità del pensiero di Joppolo, la spiccata tendenza alla ricerca introspettiva nelle pieghe di ciò che non è apprendibile rapidamente, ictu oculi. Infine l’autore, non pago della copiosità letteraria di cui fu fonte, si cimentò nella pittura. Trovò una valida spalla direttamente nella moglie, la pittrice Carla Rossi, e sposò lo Spazialismo di Lucio Fontana proponendosi come uno dei sostenitori del movimento artistico e siglando i manifesti che vi diedero vita. I suoi lavori pittorici, pertanto, furono inizialmente ispirati ai canoni spazialisti ma nel prosieguo della produzione i toni si avvicinarono molto all’espressionismo, in corrispondenza all’interesse crescente per la già richiamata dottrina dell’Abumanesimo. Ebbe modo di esporre le proprie opere pittoriche e di continuare a dipingere anche dopo il trasferimento a Parigi, scrivendo contemporaneamente articoli di critica artistica su varie riviste del tempo. In conclusione, quali peculiarità riconoscere a Beniamino Joppolo ed al suo pensiero, alla sua letteratura? Sarebbe banale affermare che siano state l’originalità e l’eclettismo. Quel che è certo è che Joppolo ebbe il coraggio di emanciparsi da schemi precostituiti ed accettò e vinse la sfida dell’autenticità. Beniamino Joppolo, autoritratto 21 Novembre 2014 posterpersonaggi Cardinale Angelo Bagnasco L’INTERVISTA. Il cardinal Bagnasco sprona partiti, dirigenti e manager, senza fare sconti: è l’ora delle responsabilità «Cari politici, il rispetto va conquistato» La testimonianza sul volume curato da Fabris e Villa per la Federmanager. Una categoria in forte crisi «che potrà trovare nuovi stimoli se tornerà a concentrarsi sul valore della persona, alla ricerca di un profitto equo e solidale» DI MASSIMILIANO CANNATA ROMA. Una "fotografia" in movimento. È questa la percezione che si ricava leggendo "Risorse sovrumane: autoritratto dei manager italiani di oggi", la ricerca realizzata da Federmanager e condotta dall'Istituto Episteme di Milano, presentata alla Università LUISS di Roma. "L'indagine che abbiamo condotto - ha spiegato nel corso del dibattito, Giorgio Ambrogioni Presidente di Federmanager e autore della prefazione del volume curato da Monica Fabris e da Emma Villa, (editore Franco Angeli) - intende evidenziare come i dirigenti italiani intendono il loro ruolo e la loro funzione sociale. Dopo la coscienza della crisi crediamo che sia venuto il tempo del fare. La società nelle sue varie articolazioni se ne sta accorgendo in ritardo, soprattutto tardi se ne è accorta la politica troppo presa da una ritualità che non trova più risposte nella contemporaneità. Per manager e imprenditori abituati ad essere misurati sulla produttività, sui risultati, ad essere valutati sul merito e non sulla base delle "amicizie influenti" potrebbe aprirsi un momento finalmente favorevole a patto, però, di non lasciarselo scappare, di non cedere alla tentazione "pilatesca" che troppo spesso nel passato ci ha fatto assumere atteggiamenti "riluttanti", giustificati dalla delega facile, e dall'idea che dovesse toccare sempre alla politica occuparsi del progetto Paese". Tra le righe della ricerca è facile scorgere un messaggio molto preciso: tutto il sistema paese deve dare una risposta al declino se si vogliono ottenere risultati apprezzabili. La testimonianza di certo più autorevole contenuta nel volume è quella del cardinale Bagnasco, che parla da una città come Genova messa in ginocchio centonove pagina 28 da una terribile alluvione, che rischia di assumere le sembianze di una metafora: quella di un'Italia "irredimibile" per usare una celebre immagine che Sciascia attribuiva alla nostra Sicilia. Cardinale Bagnasco partirei dalle responsabilità della classe dirigente. Non le pare che al Nord come al Sud, il bilancio sia fallimentare? Il lavoro di ricerca promosso da Federmanager potrà tramutarsi in uno strumento molto utile se contriburà a far crescere, nella classe dirigente, la consapevolezza di una precisa responsabilità sociale, che non 21 Novembre 2014 posterpersonaggi può essere sottaciuta o delegata. Mai come in questo periodo di profondissima crisi, infatti, la competenza, la determinazione, il coraggio di chi ricopre ruoli di guida all’interno delle aziende possono riverberarsi sulla qualità della vita e sul benessere di migliaia di famiglie con una incidenza senza precedenti. Una decisione presa ad un certo livello, può significare una ricaduta di futuro o di disperazione per un numero sempre più alto di persone. Il manager nella società complessa vive una condizione “sfuggente”. Lo studio denuncia il profondo disagio esistenziale e professionale di un'intera categoria. Questo disagio può avere dei riflessi sulle nostre imprese? Più l’orizzonte di chi è chiamato a guidare un’impresa è equilibrato e centrato sulla dignità della persona, più saprà trovare soluzioni ispirate alla ricerca del bene comune e di un profitto equo e solidale. Più, al contrario, è forte il senso di confusione e di inadeguatezza, più sarà probabile che le decisioni prese siano poco orientate al bene di tutti. Con una efficace metafora, Gesù stesso ha ben delineato, riferendosi ai farisei del suo tempo, uno scenario del genere: “Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!” Con quali armi si può combattere tale disagio ridando fiato all’ottimismo e alla fiducia, che sono le armi migliori per superare quellaequilibrar, specie nel nostro Mezzogiorno, da troppo tempo sta frenando qualsiasi iniziativa imprenditoriale e mandando in fumo le flebili chance di ripresa? Dalla recessione si esce facendosi carico dei problemi degli ultimi, e non facendo finta di non vederli; scommettendo sulle risorse umane, innanzitutto, e coinvolgendo tutti nella sfida che questa scommessa rappresenta. Dalla ricerca emerge chiaramente come “la capacità di fare squadra diventa predominante: si afferma un’idea di managerialità diffusa in cui il manager si autopercepisce sempre più come un attivatore di processi”. Nella misura in cui a questa autopercezione seguiranno comportamenti conseguenti di ricerca delle sinergie, di valorizzazione delle potenzialità inespresse o mortificate, di scommessa sugli uomini prima ancora che sui soldi, sono certo che la fine del tunnel sarà sempre più vicina. Molti studi ci dicono che l’etica aiuta il business, anche se per molto tempo abbiamo erroneamente creduto il contrario. Qual è il suo parere in merito? L’etica può allearsi col business? A quali condizioni? I fatti stanno dimostrando ogni giorno di più che uno sviluppo iniquo, Emma Villa Monica Fabbri non rispettoso dell’ambiente, disarmonico, non può avere futuro. Il nostro Paese, per fare un esempio di cui tutti abbiamo immediata percezione, ha vissuto per molti anni al di sopra delle proprie possibilità, ed oggi si ritrova a dover fare i conti con una situazione non più sostenibile. Proprio le categorie di sostenibilità, trasparenza, equità, si sono affacciate prepotentemente nel panorama dell’economia e della finanza e si stanno imponendo con forza, alla luce delle conseguenze nefaste, che dalla loro assenza sono state generate. O nel futuro il business sarà etico, o non ci sarà futuro per nessun business! Il Cardinale Scola ha insistito, in un recente libro-intervista curato da Aldo Cazzullo, su un’espressione che delinea un’immagine profonda e allo steso tempo rivoluzionaria che deve far riflettere: “La vita buona”. Altri aggettivi siamo abituati ad attribuire alla vita: bella, dolce, spericolata, tranquilla, dimenticando quel profondo radicamento del bene, che deve guidare l’azione di ogni uomo, e in particolare l’impegno dei manager e degli imprenditori che vivono le sollecitazioni, le pressioni e le contraddizioni che la storia propone. Tenuto conto del profondo mutamento del quadro di riferimento, le associazioni di rappresentanza, con in testa il sindacato oggi messo sotto scacco, che funzione dovranno assolvere nel futuro? Categorie come la vita buona o l’etica delle virtù sono al centro del pensiero filosofico almeno dai tempi di Aristotele, e lungo la storia il pensiero cristiano non ha mai cessato di coltivarne il valore e di approfondirne il senso. Quello che i sindacati e le associazioni di rappresentanza oggi possono fare è paragonabile, mi sembra, a quello che fa un navigatore accanto ad un pilota di rally: indicare il giusto percorso, alla luce di un quadro di valori autentico e sano; suggerire come affrontare le curve più ardue e i falsipiani più insidiosi, quelli che nascondono avvallamenti a prima vista poco visibili. Non si può trascurare, inoltre, anche il supplemento di coraggio che può scaturire dal non sentirsi soli ad affrontare i problemi: le difficoltà che potrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile per una sola persona, possono rivelarsi invece occasioni di crescita se fronteggiate insieme ed opportunamente accompagnati. La leadership come si conquista e soprattutto come va esercitata per essere legittima? Già Papa Paolo VI nell’enciclica "Evangelii nuntiandi" aveva affermato che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Direi che ai politici e ai manager, si può applicare benissimo il medesimo principio. Il rispetto si conquista sul campo, sporcandosi le mani, evitando scorciatoie, dimostrando di essere pronti a mettersi in gioco per primi e a pagare di persona. Credo che se la nostra classe politica avesse compreso a fondo questo messaggio, il nostro Paese vivrebbe in ben altre condizioni e la crisi avrebbe avuto certamente un impatto meno devastante. Selezione e formazione dei ceti manageriali, un grande tema del nostro tempo. Quale strada bisogna percorrere per formare una classe dirigente adeguata alle sfide che ci si pongono davanti? La scommessa da vincere è quella della riscoperta della dimensione politica, intesa nel senso più alto e nobile del termine. Se saremo capaci di educare le nuove generazioni al senso civico, alla passione politica e alla ricerca del bene comune, contestualmente avremo risolto anche il problema di una classe dirigente adeguata, che emergerà naturalmente in uno scenario in cui si torni a premiare il merito, offrendo a tutti condizioni di partenza non discriminanti e chiedendo di più a chi di più può dare. Università e cultura manageriale in che rapporto devono stare? La Chiesa nella dialettica che riguarda il sistema capitalistico e le prospettive di cambiamento dei paradigmi dello sviluppo, che posto deve occupare? Nel nostro Paese l’Università, come del resto l’intero sistema formativo, in questi anni si è progressivamente allontanata dal mondo del lavoro e dell’impresa ed è pertanto chiamata a ricostruire una rinnovata continuità, che permetta ai giovani un naturale passaggio dalla fase scolastica ed accademica della loro formazione a quella dell’impiego lavorativo dei talenti maturati. Certo, l’Università italiana deve liberarsi dai lacci delle baronie che ancora, in troppi casi, ne appesantiscono il cammino e rappresentano una delle prime cause del nefasto fenomeno della “fuga dei cervelli”. Per quanto riguarda la Chiesa il suo pensiero sociale dalla Populorum Progressio di Paolo VI fino alla Caritas in veritate di Benedetto XVI appare avanzato perché mette in guardia da una falsa idea di progresso, come si trattasse di un avanzamento automatico. Per questo al termine progresso preferisce quello di sviluppo che include indicatori molteplici: non solo la crescita del PIl, ma anche la crescita culturale, il livello dei servizi sanitari, la sostenibilità sociale, e quant’altro. Non ci si deve accontentare di un aumento solo quantitativo delle risorse ma affrontare il tema della loro distribuzione e della qualità della vita non solo di alcuni, ma di tutti. LA SCHEDA Il “peso massimo” tra gli intellettuali ANGELO BAGNASCO (Pontevico, 14 gennaio 1943) è un cardinale e arcivescovo cattolico italiano, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e vice presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee. È arcivescovo metropolita di Genova e cardinale presbitero della Gran Madre di Dio. Era accreditato presso la stampa internazionale quale possibile successore di papa Benedetto XVI al soglio pontificio tra i cardinali italiani nel conclave del 2013. Lo studioso e storico americano del cattolicesimo Matthew Bunson lo ha definito "peso massimo tra gli intellettuali" per via del suo austero profilo in materia di dottrina ed etica e inoltre per il poliglottismo. È considerato in linea con il conservatorismo del cardinale Siri, suo predecessore alla cattedra genovese. Attualmente è membro della Congregazione per le Chiese Orientali, della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. centonove pagina 29 21 Novembre 2014 posterlibri PALERMO RITRATTI. Un volumetto del vescovo di Caserta per ricordare il parroco ucciso dalla camorra Don Peppino, martire del lavoro Edito da Il Pozzo di Giacobbe di Trapani, racconta il coraggio anticonformistico di un giovane prete. Una storia che richiama a quella di tanti altri prelati forse ancora in vita se la loro strategia pastorale fosse la più comune DI AUGUSTO CAVADI PALERMO. Il 2014 volge a conclusione e sarebbe davvero triste se passasse sotto silenzio, il ventesimo anniversario dell’assassinio di don Peppino Diana (caduto sotto il fuoco della camorra il 19 marzo del 1994). Grazie al vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, chi vuole ha adesso l’opportunità di leggere un breve ma denso volumetto (R. Nogaro, Peppino Diana. Il martire di Lavoro, Introduzione di Sergio Tanzarella, ll pozzo di Giacobbe, Trapani 2014, pp. 75, euro 7,00) che ne richiama il profilo biografico e, soprattutto, il significato civile e cristiano della testimonianza. L’autore, con poche ma efficaci pennellate, rappresenta il contesto in cui il delitto si è consumato: “A Casal di Principe, come in vaste zone della Campania, tanti interessi brutali fanno contrasto con le opere della carità. E’ la Don Peppino Diana LACERTI DI LETTURE camorra. Non tanto un deperimento organico della società locale quanto una serpe che succhia il sangue della gente e mette il veleno nelle coscienze”. Don Nogaro, tiene a sottolineare il coraggio anticonformistico del suo giovane prete (e di quella minoranza di preti che lo sostennero in vita): “La camorra sa bene come misurarsi con le forze dell’ordine e con le pattuglie armate, sa bene come incantare la magistratura e le ambizioni politiche dei rampanti locali. Rimane svigorita di fronte all’emergenza dello spirito e alla sollevazione delle coscienze. E non valgono tanto le denuncie piazzaiole e le manifestazioni scenografiche. Sono anzi applaudite queste forme di vistosità dagli stessi interessati, che sviluppano su di esse i loro punti di onore e le loro leggende memorabili”. Ma che significa, in concreto, per un prete “sollevare le coscienze”? Significa abbandonare la logica introversa della cura dell’ovile per aprirsi alla logica estroversa del servizio alle pecore smarrite; deporre la mentalità del funzionario del tempio per convertirsi alla mentalità del diacono del territorio; lavorare per “la Chiesa del popolo, la Chiesa dei poveri, la Chiesa di tutti che considera peccati contro lo Spirito gli attentati contro la giustizia: evasione fiscale, assenze ingiustificate dal lavoro, disimpegno professionale, cultura della corruzione, raccomandazioni, interessi di lucro negli operatori socialisanitari-assistenziali, dispotismo politico piuttosto che professionalità del bene comune”. Se questa strategia pastorale fosse perseguita da tutti i preti, o per lo meno dalla maggioranza dei preti, don Peppino Diana sarebbe ancora vivo. Ma le chiese del Sud, nel loro insieme, non hanno voluto combattere il male della criminalità organizzata: “si sono rassegnate a forme di convivenza e di opportunismo”. L’eccezione dunque andava punita per evitare che la testimonianza diventasse contagiosa: “Giuseppe Diana, al fianco di Giuseppe Puglisi, è il riscatto delle nostre terre sempre oppresse, è l’anima pulita della nostra chiesa meridionale”. Come tutti i libri sinceri, anche questo suscita interrogativi impegnativi. Uno fra tutti: mafiosi e camorristi vanno scomunicati? Don Nogaro sostiene di no perché “la scomunica definisce la distruzione della persona, il fallimento totale della speranza. E la Chiesa delude profondamente quando scomunica”. Altri, come don Cosimo Scordato, autore del recente Dalla mafia liberaci o Signore! (Di Girolamo, Trapani 2014), sono di parere opposto: la scomunica rimarca l’inconciliabilità della fedeltà al messaggio cristiano con la fedeltà ai dettami mafiosi. Forse esiste, anche se più faticosa, una LA CLASSIFICA Oltre la Nazione secondo Burgio PALERMO. Perché il nazionalismo sembra ancora, forse più che in passato, diffuso in un mondo globalizzato? Possiamo ancora chiamare “migrazioni” i fenomeni di diaspora che stanno trasformando le nostre società? Come possiamo discutere di intercultura in presenza del terrorismo internazionale? Se ne è parlato giovedì scorso alla Bottega dei Saperi e dei Sapori della Legalità di Palermo per la presentazione del volume a cura di Giuseppe Burgio “Oltre la Nazione. Conflitti postcoloniali e pratiche interculturali”. Il libro cerca di rispondere a queste domande a partire dal caso dei Tamil dello Sri Lanka, per analizzare il complesso rapporto tra termini che sembrano antitetici (identità, nazionalismo, differenze, intercultura) e inquadrare il nesso tra il nazionalismo, le differenze e la violenza. terza via: rendere le comunità cristiane talmente fraterne, talmente libere dal potere e dal denaro, da indurre i mafiosi ad auto-scomunicarsi. Sarà un giorno meraviglioso, se mai verrà, il giorno in cui camorristi e ‘dranghetisti si diranno: ma che ci andiamo a fare in chiesa? Là non c’è trippa per i gatti.… www.augustocavdi.com DI FELICE IRRERA Una docente precaria di lettere già nota al pubblico per altre sue prove, si pone in questo romanzo, attraverso i cinque protagonisti, le cui esistenze s’intrecciano, il problema di matrice pirandelliana relativo all’esistenza di una realtà univoca o di tante verità quanti sono i punti di vista di chi narra. Eliana Camaioni, L’amoretiepido, Pungitopo, pp. 208, € 15,00 Casati Modigliani Dan Brown 1Sveva La moglie magica - Sperling & Kupfer 4 Inferno - Mondadori Markus Zusak Stefano Benni 2Storia di una ladra di libri - Frassinelli 5 Pantera - Feltrinelli Tiziano Tersani Massimo Gramellini - La magia di Un' idea di destino. Diari di una vita un buongiorno - Longanesi 3straordinaria 6 Longaneri www.wuz.it FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) Ingenui assoluti Alcuni esponenti delle nuove generazioni sono fanaticamente fieri della loro ignoranza; come fieri vanno i buoi al macello. “Ridete, ridete. Ne parleremo quando boccheggerete in un call center o dovete inchinarvi in giacca bianca nel ristorante di un coreano con tre lauree.” L’umanità non si divide solo in uomini e caporali, ma anche in combattenti e disertori. “Bompiani senior non si sarebbe mai lasciato licenziare, era un combattente. Lui, un disertore.” Vi sono personalità apparentemente mansuete che nascondono un cieco e oscuro cinismo che emerge solo quando si toccano i loro egoismi. Sono momenti rari poiché per natura non nutrono alcun interesse e hanno indifferenza per quasi tutto ciò che li circonda compreso gli affetti più intimi. “In ciascuno di noi è in agguato una belva, più o meno addomesticata. Gli occhi di dafne erano senza sbarre. Nel suo sguardo convivevano la ferocia e l’arrendevolezza. La purezza e l’inganno.” Non bisogna mai togliere lo spiraglio della speranza ai malati terminali. E’ l’unico caso in cui la speranza è una strategia. “«Dio non voglia abbia quello!»«Non essere sciocca, mamma. Non si scherza con le malattie. Non hai il cancro!»«Va bene, non ti arrabbiare». Gli crede anche se quella determinazione assoluta sta per farle risorgere il dubbio, poi si arrende alla speranza.” Scelgono il ruolo gregario per non avere problemi, sopportano i maltrattamenti di chi e peggio di loro per non vivere l’ansia e la fatica di esser fabbri del proprio destino e di quello altrui. “Ogni uomo ha la sua ombra, la tua è di un Re. Ma non è facile accettare il ruolo di Re, più comodo fingersi sudditi.” Un male che toglie la dignità è un male degno di un dio? “Era tornata in sé. Il tumore la trattava centonove pagina 30 come il mare con la spiaggia, la copriva e la scopriva. Presto l’avrebbe sommersa.” La vigliaccheria dei mediocri rende i geni degli sprovveduti. Non arrivano a concepire la loro meschinità. Non riescono a pensare che altri hanno come unica pretesa esistenziale quella di soddisfare solo i loro bisogni. “Gli scrittori da pensieri più profondi, quei pochi che fanno scervellare il mondo, nella vita si svelano sempre degli ingenui assoluti.” Quel silenzio come difesa relazionale. Arma con la quale, taluni, difendono la parte oscura ed inconfessabile del loro animo. “Si nutriva di silenzi come un bosco nordico difeso da crepacci di ghiaccio e aguzzi abeti di vetro. Il suo io non ammetteva testimoni.” Il piacere più sublime è quello che ispirato dalla tenerezza. Non subisce stanchezza biologica o d’età. “Ho fatto sesso tante volte, ma non mi è mai capitato di eccitarmi con tenerezza.” Lacerti tratti da: “24 Nero ” parte I- 2009 - Diego Cugia posterlibri Il cortile dell’Università dopo la morte di Marta Russo NOVITA’. Il medico scrittore ci regala “L’ovale perfetto” suggestivo e quasi teatrale Ruggeri, giallo ma non troppo Una postilla conduce a un vecchio fatto di cronaca: l’omicidio della giovane studentessa Marta Russo, nel 1997 lungo un vialetto dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ma lo scrittore è meno crudele della realtà DI GERARDO RIZZO MESSINA. Molto spesso, in letteratura, la scelta del genere giallo o poliziesco diventa un pretesto per parlare di qualcos’altro. La narrativa italiana vanta una serie di precedenti illustri, a partire da Gadda e Sciascia, che utilizzarono questo mezzo in tempi piuttosto vicini tra loro ma ormai lontani da noi. Il rapido diffondersi di questo strumento tra gli scrittori è dovuto probabilmente al fatto che raccontare un delitto e scandagliarne motivazioni, effetti e reazioni consente di mettere in luce meccanismi mentali e psicologici che altrimenti sarebbe difficile analizzare. L’utilizzo di questo genere letterario fa sì che oggi Giuseppe Ruggeri ci regali L’ovale perfetto, un giallo appunto, ma che nasce da suggestioni molto particolari e che, probabilmente proprio per questa ragione, assume connotazioni altrettanto peculiari. A cominciare dalla mancanza di uno scenario delineato, vero o immaginato che sia. Come nelle fiabe classiche, fatti e dialoghi si dipanano su uno sfondo non precisato, ma poi un po’ lo scirocco insistente che increspa la superficie del mare e scompiglia capelli e ragionamenti, un po’ anche il perfetto ovale della Annunciata antonelliana in copertina, lasciano pensare alla città di Messina. Ma il luogo, lo ripetiamo, è davvero secondario. Uno dei personaggi pensa frequentemente a una città astratta e senza confini: «Paradossalmente, quella città ha finito per essere assai più reale dell'altra, della quale egli percepisce sempre meno i suoni, i gesti, i movimenti». Gli stessi nomi dei personaggi, peraltro, sembrano volutamente inseriti dall’autore per ingarbugliare ancora di più le carte: Geno o Febo, Vanni o Iginio starebbero più a loro agio in Toscana che in Sicilia. E poi, a differenza dei gialli tout court, manca l’eroe positivo – o l’antieroe, come più spesso succede di recente. C’è, sì, un investigatore che alla fine incastrerà il colpevole, ma Ruggeri decide di non farlo risaltare più di altri dal palinsesto in cui tutti i personaggi si muovono. O forse, sarebbe il caso di dire, in cui i personaggi stanno immobili, quasi in mostra, e il loro entrare in scena, da soli o in gruppo, dà l’impressione di quando in teatro, nel buio, un occhio di bue illumina un attore che recita la sua parte. Così, in seguito alla misteriosa uccisione di una ragazza mentre fa jogging nella pista perfettamente ovale immersa nel verde di un parco cittadino, si vedono sfilare i personaggi, persone apparentemente ordinarie eppure così singolari: la gemella della vittima, che rivive con angoscia le stesse emozioni della sorella, come - dicono – solo i gemelli sono in grado di fare. Un 21 Novembre 2014 ispettore di polizia scrupoloso e coscienzioso, mal sopportato dal commissario, arruffone e superficiale. Un primo sospettato, vecchio amico dell’ispettore, e un romantico custode di museo. Un prestigioso professore di filosofia che tiene la sua ultima lezione prima della pensione, e un giovane autistico, che magari – spera il commissario – ha ripreso la scena con il suo cellulare, ma non ha alcuna intenzione di mollare il telefonino. E una domanda che aleggia sulle teste e nelle teste dei personaggi e del lettore: perché? Questa domanda fa sì che l’istanza morale diventi predominante lungo tutta la storia, via via che la narrazione va avanti. Lo scirocco che tormenta la città, increspa il mare e piega gli alberi, diventa metafora di una morale smarrita. Alla fine, una postilla dello stesso Ruggeri lo dice chiaramente, ma già durante la lettura alcuni elementi ci conducono a pensare a un vecchio fatto di cronaca, l’omicidio della giovane studentessa Marta Russo, uccisa nel 1997 lungo un vialetto dell’Università “La Sapienza” di Roma. Allora si mise in campo uno schieramento di forze – mediatiche e investigative - che raramente si era visto prima e si sarebbe visto dopo; furono condannati i due giovani ricercatori Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, furono tirate in ballo molte figure con i ruoli più disparati, ma non si riuscì mai (oltre che a trovare l’arma del delitto) a dire una parola definitiva sul movente che aveva portato all’uccisione della ragazza. Rimase però, sospesa a mezz’aria, l’idea che fin da subito aveva cominciato a emergere dalla ridda di ipotesi avanzate: il tentativo di dimostrare la possibilità di esistenza del delitto perfetto. Giuseppe Ruggeri è meno crudele della realtà: alla fine ce lo dice chi è stato, e come e perché, e lo fa con la sua scrittura dalla sintassi misurata, lineare, con le frasi secche e dirette che sono una sua caratteristica, unendo all’aggettivo sostantivato “giallo” un altro aggettivo, “civile”, che risuona come un messaggio di speranza. APPUNTAMENTI Ruggeri e Barrilà su identità e Messina MESSINA. Tre sono le presentazioni in programma per il nuovo romanzo di Giuseppe Ruggeri. La prima sarà martedì 25 novembre alle ore 17 nei locali dell’Istituto dei Padri Rogazionisti a Cristo Re, curato dalla sezione messinese dell’associazione culturale “Antonello da Messina”. In quest’occasione, l’autore dialogherà sul libro con Milena Romeo. Il 28 alle 10.30 al centro diurno Camelot. Venerdì 5 dicembre sarà la volta di Sergio Di Giacomo, che presenterà il volume nei locali del Gabinetto di Lettura (via E. Sacchi a Messina), sempre alle ore 17. Giuseppe Ruggeri parlarà invece di un altro tema a lui caro, l’identità e Messina in un incontro che si terrà il prossimo 26 novembre alle 17 per la rassegna “Il Cortile dei Gentili”, nei locali della Biblioteca Regionale, a cura del direttore Sergio Todesco. A relazionare, con interventi destinati a sollecitare l’intervento del pubblico, oltre il medico-scrittore anche lo psicoterapeuta Domenico Barrilà. centonove pagina 31 21 Novembre 2014 posterstoria UN PO’ DI STORIA. Dal primo circolo Cipriani ai giovani combattenti dei primi anni Quaranta. Ecco le storie Messina, città degli anarchici Cerrito e Mazzone figure simbolo di un periodo di grande fermento, rappresentano la città dello Stretto al primo congresso anarchico del postfascismo, che si svolge a Carrara. Vi arrivano con mezzi di fortuna, perché la guerra aveva distrutto. Ma non la voglia di ricostruire DI GIUSEPPE LOTETA MESSINA. Chi, nel 1947, si fosse affacciato dalla nave-traghetto proveniente da Villa San Giovanni in prossimità della costa messinese, avrebbe visto in primo piano – al posto di un edificio della splendida palazzata distrutta dal terremoto del 1908 – una brutta costruzione di inequivocabile stile fascista. E si sarebbe sorpreso scorgendo sulla facciata dell’edificio prospiciente al mare un enorme striscione con la dicitura: “Federazione anarchica italiana”. Il brutto palazzo era stato la “Casa Littoria” del regime fascista, inaugurata da Mussolini nel 1937 durante una sua visita in Sicilia e ripetutamente colpita dai bombardamenti aerei. Ma era ancora in piedi. E, dopo l’arrivo a Messina delle truppe anglo-americane, nell’agosto del 1943, se ne erano impossessati le formazioni politiche antifasciste, appena costituite o ricostituite. Agli anarchici era toccato un intero piano con vista sul mare. Ed avevano Casa Littoria piazzato il loro striscione. IN PRINCIPIO FU CIPRIANI. A Messina l’anarchismo non era una novità. Gruppi anarchici consistenti esistevano prima del terremoto del 1908. Nel 1886 si era costituito il circolo anarchico “Amilcare Cipriani”, molto frequentato, al quale aveva aderito anche Giovanni Noè, l’esponente libertario poi passato al socialismo ed eletto deputato. E piccole formazioni erano rimaste negli anni tra le due guerre mondiali. Anarchico era stato Tommaso De Francesco, un tipografo che stampava clandestinamente opuscoli di propaganda libertaria, con l’inevitabile appendice di arresti e di condanne. E che, durante il fascismo, anziano e innocuo, era sbattuto in cella ad ogni passaggio in città di un gerarca del regime, perché “anarchico pericoloso”. NASCE LA FEDERAZIONE. Ma nella seconda metà degli anni Quaranta del secolo scorso gli anarchici sono giovani e decisi. Sorgono inizialmente due gruppi, “Michele Bakunin” e “Pietro Gori”, poi unificati nella FAI (Federazione anarchica italiana). A Vincenzo Mazzone, un antifascista ritornato nel 1945 a Messina dopo venti anni di esilio. Nato a Scordia (Catania) nel 1906, Mazzone aderisce da ragazzo al partito comunista. Se ne distacca nel 1929 per entrare nelle fila anarchiche. Giusto in tempo per ricevere l’anno successivo una condanna a quattordici anni di carcere dal tribunale speciale fascista. In contumacia, perché Mazzone è riuscito in tempo a rifugiarsi a Marsiglia. Da quel momento cominciano le peregrinazioni in Europa e in Africa. Espulso dalla Francia nel 1931, va in Spagna dove, a Barcellona, è arrestato per aver partecipato a uno sciopero generale proclamato dalla Cnt, la confederazione del lavoro anarchica. Espulso anche dalla Spagna, si stabilisce a Tunisi, dove continua a svolgere un’intensa attività politica, ha frequenti e violenti scontri con i fascisti locali, è più volte arrestato, fonda un settimanale anarchico in lingua italiana, il “Domani”, diventa un dirigente del locale sindacato edili della Cgt (Confédération générale du travail). POI È LA GRANDE SVOLTA. Nel luglio del 1936 il generale Francisco Franco sbarca in Spagna con le sue truppe indigene dal Marocco e attacca le truppe repubblicane. E’ l’inizio della guerra civile che insanguinerà la Spagna per tre anni e si concluderà con la dittatura franchista. Mazzone è tra i primi fuorusciti italiani ad accorrere in difesa della repubblica. In ottobre si centonove pagina 32 arruola nella colonna “BerneriRosselli”, prende parte a numerosi scontri a fuoco ed è ferito al braccio destro nella battaglia di Almudèvar. E in Spagna la sua storia s’intreccia con quella di un altro anarchico, il filosofo Camillo Berneri, allievo prediletto di Gaetano Salvemini, fraterno amico di Carlo e Nello Rosselli. Fin dallo scoppio della guerra civile Berneri è in Catalogna, a Barcellona, con la sua compagna Giovanna. BARBIERI E IL GIORNALE. Pubblica un giornale, “Guerra di classe”, e divide un appartamento con un altro anarchico italiano, Francesco Barbieri. Ed è in questo alloggio che la sera del 5 maggio 1937 un gruppo di miliziani comunisti della sezione spagnola dei servizi segreti sovietici, pistola alla mano, prelevano lui e Barbieri. Guerra civile nella guerra civile, in Catalogna i comunisti posterstoria procedono sistematicamente alla repressione degli anarchici e dei troschisti. E sarà Mazzone, legato da profonda amicizia con Berneri, a trovare in un vicolo di Barcellona i corpi dei due uomini crivellati da proiettili. L’anarchico messinese é tra gli ultimi a lasciare il suolo spagnolo poco prima della vittoria franchista e a ritornare in Tunisia, dove partecipa alla Resistenza nelle fila del Maquis.. E poi, nel 1945, il ritorno a Messina. CERRITO, IL CAPO. Ma il cervello del gruppo anarchico messinese è Gino Cerrito. E’ molto più giovane di Mazzone. Ha ventitré anni nel 1945, quando, dopo un anno di militanza nel partito comunista, spedisce alla federazione messinese del Pci una lettera di dimissioni che contiene una critica durissima e motivata all’autoritarismo e al superstatalismo comunista, alle degenerazioni staliniste e ai vizi d’origine del leninismo. La lettera si conclude con un roboante “Viva Bakunin! Viva l’anarchia!. Cerrito si iscrive nel 1944 nella facoltà di magistero dell’università di Messina, dove si laurea nel 1951 con una tesi sulla storia del movimento operaio e socialista in Sicilia tra il 1860 e il 1900. Sarà poi professore di storia moderna nell’ateneo messinese e successivamente a Firenze, dove si trasferirà nel 1964. Fra le sue pubblicazioni figurano “I fasci dei lavoratori nella provincia di Messina”, “Radicalismo e socialismo in Sicilia (1860-1882)”, “I periodici di Messina. Bibliografia e storia”, “Il movimento anarchico internazionale”, “L’antimilitarismo anarchico in Italia”, “Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa”. LE PRIME ELEZIONI. Ma in quegli ultimi anni Quaranta è prevalente l’impegno politico. Fino a quel momento gli anarchici non avevano mai partecipato ad elezioni politiche. Con l’unica eccezione della Spagna nella guerra civile, dove erano entrati addirittura con tre ministri in un governo di unità popolare. In Italia è stato indetto per il 2 giugno del 1946 il referendum istituzionale. Gli elettori debbono scegliere tra repubblica e monarchia. Gli anarchici si asterranno dal voto anche questa volta? Cerrito non ha dubbi. Il referendum – sostiene – non è una qualsiasi consultazione elettorale, ma lo spartiacque tra una vecchia e una nuova Italia. Lui e Mazzone rappresentano gli anarchici messinesi al primo congresso anarchico del postfascismo, che si svolge a Carrara nel 1945. Vi arrivano con mezzi di fortuna, perché la guerra aveva distrutto gran parte delle strade ferrate. E sostengono che al referendum si debba votare per la repubblica. E’ una tesi che divide il congresso, ma gli anarchici messinesi non mollano. E nel maggio del 1946 si battono, insieme con i comunisti, i socialisti e i repubblicani, nella più turbolenta campagna elettorale del dopoguerra. Sono in piazza della prefettura il 29 maggio, due giorni prima del referendum, a contestare Umberto di Savoia, da poche settimane re, venuto a Messina per salutare i sudditi dall’alto del balcone prefettizio, invitandoli implicitamente a votare per la monarchia. PLACIDO LA TORRE. Terzo pilastro della comunità anarchica messinese nell’immediato dopoguerra è Placido la Torre. E’ avvocato. Della razza degli avvocati anarchici che, a cominciare da Pietro Gori, hanno dedicato interamente l’attività professionale alla difesa gratuita dei militanti libertari, dei poveri, degli sconfitti. In anni successivi La Torre farà parte del collegio difensivo di Pietro Valpreda, l’anarchico accusato della strage di Piazza Fontana, e del “soccorso rosso” che si occuperà della difesa di imputati socialisti, comunisti, radicali, di Potere Operaio, di Lotta Continua. Ma in quegli ultimi anni Quaranta è appena laureato. E’ stato in guerra con il grado di sottotenente e, dopo l’otto settembre del 1943, ha partecipato a Roma alla Resistenza, A Messina, in tribunale e in città, imparano a conoscerlo presto. Alto, un paio di baffoni ottocenteschi, cappello e bastone, crea un circolo anticlericale intitolato a Giordano Bruno, si dedica ad un’intensa attività politica, partecipa a Palermo alla costituzione della Federazione Anarchica Siciliana ed è tra i fondatori del settimanale anarchico “L’agitazione del Sud”, al quale collaborerà assiduamente. RIFUGIO A NIZZA. Intorno a Mazzone, Cerrito e La Torre si crea un folto gruppo di anarchici convinti e Gino Cerrito 21 Novembre 2014 Placido La Torre combattivi. Qualche nome: Marco Parolini, Fifì Romanengo, Nino Crimi, Salvatore Cutuli, Carmelo Timpanaro, Tullio Procaccianti, Michela Bicchieri, Antonio Fradà, Sandro Zappalà. Saranno attivi per lungo tempo sulla scena politica cittadina. Le sorti di Mazzone subiscono un doppio tracollo nella seconda metà degli anni Cinquanta. Anzitutto il fallimento della piccola impresa edile della famiglia dell’anarchico. Il secondo, per lui il peggiore, l’accusa da parte di numerosi compagni di non essersi astenuto nelle elezioni politiche, favorendo la lista repubblicana di Randolfo Pacciardi, l’ex comandante delle brigate Garibaldi durante la guerra civile spagnola. Amareggiato e in ristrette condizioni finanziarie, Mazzoni emigra per l’ultima volta. Si stabilisce a Nizza, dove morirà il 12 dicembre 1984. Cerrito, a Firenze, frequenta le comunità anarchiche toscane, soprattutto quella, antica e combattiva, di Carrara. Insegna storia e scrive. L’orizzonte delle sue ricerche storiche si allarga. La contestazione studentesca del 1968 gli fornisce uno spunto. Molti giovani si professano anarchici, ma non sempre il nuovo anarchismo dei contestatori si identifica con quello della tradizione. Anche da qui il bisogno di occuparsi quasi esclusivamente di storia dell’anarchismo italiano e internazionale, alternando lavori d’insieme a indagini su momenti particolari. Negli anni Settanta è colpito da una serie d’infarti che lo costringono a ridurre notevolmente la sua attività. E tuttavia, nel primo biennio degli anni Ottanta, pubblica due volumi. Il primo è: “Andrea Costa nel socialismo italiano”, un ampio centonove pagina 33 trattato in cui rivaluta il periodo anarchico e rivoluzionario dell’agitatore romagnolo a scapito del secondo periodo, socialista e legalitario. Il secondo è un’antologia di scritti di Errico Malatesta. Ma uscirà postumo, perché il 4 settembre 1982 Cerrito è stroncato da un infarto, questa volta fulminante. Placido La Torre diventa, negli ultimi decenni del secolo scorso, uno dei personaggi più in vista dell’anarchismo italiano. La sua preparazione, il suo attivismo, la sua dedizione alla causa libertaria sono riconosciute e apprezzate a livello nazionale. Tiene conferenze in tutta Italia, collabora intensamente a “Umanità Nova”, il foglio anarchico diretto da Armando Borghi, e con la “Biblioteca di studi sociali Pietro Gori”, alla quale donerà la sua fornita emeroteca. Nelle scissioni e le ricomposizioni del movimento anarchico degli anni Sessanta, diviso tra tradizionalisti e innovatori, esorta all’unità e alla piena comprensione dell’ideologia libertaria, da Bakunin a Malatesta. “L’attentato e il terrorismo”, scrive, “non hanno nulla a che fare con l’ideologia anarchica”. E nel 1974, spiazzando i sostenitori dell’astensionismo in tutte le elezioni, vota e fa votare per il divorzio. Nel luglio del 1982 è il principale relatore alla manifestazione commemorativa del cinquantenario della morte di Errico Malatesta, organizzata ad Ancona dalla FAI, riunificata dopo le scissioni degli anni Sessanta. Il suo ultimo intervento pubblico è del 24 novembre 2007, a Messina, durante un convegno organizzato in suo onore dagli anarchici nella sede dell’Istituto Salvemini. Muore due mesi dopo, all’età di 87 anni. 21 Novembre 2014 posterteatro Una immagine della prima guerra mondiale Lucilla Galeazzi PALERMO. Debutta al Biondo “Doppio Fronte”, lo spettacolo di Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi Prima guerra, spettacolo mondiale Teatro politico e civile, al di lè della bellezza di canti e narrazioni, fa parlare i n umeri. A dicembre tornerà di nuovo in Sicilia DI PAOLO RANDAZZO PALERMO. È passato un secolo da quando è scoppiata la Prima Guerra Mondiale: tradizionalmente, infatti, l’episodio che ne segna l’inizio è rappresentato dall’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono dell’Impero Austriaco, a Sarajevo nel giugno del 1914. Probabilmente non c’è più alcuno in vita dei combattenti di questa guerra ma, a parte la copiosa storiografia e la letteratura (Ungaretti, su tutti), molti italiani ne ricordano ancora oggi i racconti vivi e dolorosi fatti dai nonni, dai bisnonni, dagli anziani dei paesi e delle città. Una guerra di confini e lunghe e profonde trincee fangose, di cecchini e fanterie (povera gente, soprattutto, contadini e ragazzi di ogni parte d’Europa e d’Italia), una guerra di lunghe attese, al freddo dei ghiacciai o lasciati i soldati a marcire nel fango e sotto la pioggia. Una guerra di assalti improvvisi, assalti in cui gli uomini, solo carne da macello, venivano spinti da dietro e costretti ad avanzare dagli ufficiali (che, armi in pugno, spesso nascondevano la loro disumana ferocia e la loro vigliaccheria nelle menzogne del più bieco militarismo e della più assurda disciplina), e falciati a migliaia dalle mitragliatrici e dalle artiglierie. Una guerra di potere e menzogne, un’infame avventura pensata e voluta da minoranze fanatiche e guerrafondaie (basti pensare al turpe motto del futurista Marinetti: «la guerra sola igiene del mondo») che ben presto si rivelerà in tutta la sua tragica, miserrima, realtà. Una guerra di miseria infine, vissuta anzitutto dalle donne e dalle famiglie che restavano senza mezzi di sostentamento e poi dai reduci che, tornati alle terre d’origine, spesso storpi e sfigurati, faticavano a reinserirsi o non ci riuscivano affatto, magari col vergognoso e miserabile ben servito mensile di una pensione di “una lira e 58”. Un evento di così straordinaria e disumana violenza insomma che davvero sembra incredibile che, dopo di esso, dopo la ferita che esso ha impresso nella cultura europea, possano esserci state altre guerre, e ancora ce ne siano, che abbiano visto, e vedano, protagonisti i paesi dell’ Occidente, proprio i nostri paesi (Francia, Inghilterra, AustriaUngheria, Serbia, Russia, Italia, Belgio e Stati Uniti). Solo “una disumana carneficina”: è giusto che questo evento oggi sia rammemorato e che, lasciata cadere ogni vuota maschera retorica e nazionalistica, sia chiamato col suo nome. A ricordarci, doverosamente, tutto questo uno spettacolo di narrazione e canti, co-prodotto dal “Biondo” di Palermo e da Promo Music (in collaborazione col Ravenna Teatro Festival) che ha debuttato in prima nazionale venerdì scorso e sarà in scena a Palermo fino a domenica 23 novembre, per iniziare subito dopo una lunga tournee (altre date siciliane: il 20 dicembre a Enna, il 21 al teatro Colonna di Vittoria in provincia di Ragusa). Teatro politico e civile, nella migliore delle accezioni, teatro popolare e, in qualche modo, anche “epico” (ovvero teatro che costringe a pensare) proprio nel senso brechtiano del termine: in scena Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi che spendono la loro energia d’interpreti coi giovani del coro del Conservatorio “Bellini” di Palermo e con quattro musicisti che suonano live (Paolo Rocca, Massimo Marcer, Alberto Florian Mihai, Luca Garlaschelli). Uno spettacolo che, al di là della commovente bellezza dei canti (tra tutti, la bellissima canzone “Gorizia”), al di là della potenza della narrazione, fa giustamente parlare i numeri prima di tutto: «tra il 1914 e il 1918 morirono ogni giorno sul campo di battaglia più di 2000 uomini, fino a portare il totale delle vittime a circa 8 milioni e mezzo di caduti, ai quali poi si devono aggiungere i soldati morti in seguito e le vittime civili. Si arriva perciò a scoprire che più del 50% degli uomini impegnati nel conflitto furono fatti prigionieri, feriti o uccisi. Per quanto riguarda il quadro delle perdite per classi di età, il 12& circa del totale degli uomini caduti in combattimento aveva meno di 20 anni, mentre il 60& del totale degli uccisi aveva tra i 20 e i 30 anni. Se si applicano queste stime al totale delle perdite subite dalle potenze centrali e alleate, si ottiene un totale spaventoso di quasi 4 milioni e 750.000 morti di età inferiore ai 20 anni». MESSINA Rassegna Atto unico, il debutto di Raptus Moni Ovadia MESSINA. Debutta a Messina domenica 23 novembre “Ratpus”, secondo appuntamento della rassegna “Atto Unico” 2014-2015 di QAProduzioni. Lo spettacolo andrà in scena alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, in doppia replica (alle ore 18 e alle ore 21). Tratto da un racconto della raccolta "Viaggio all'alba del millennio" (Perdisa Pop, 2011, vincitore del Premio Internazionale Sebastiano Addamo) del catanese Massimo Maugeri, “Ratpus” va in scena con riduzione, adattamento e regia di Manuel Giliberti. A interpretare la protagonista, Cetti Curfino, sarà Carmelinda Gentile, conosciutissima dal grande pubblico anche grazie al ruolo di Beba del “Commissario Montalbano” televisivo. Al suo fianco, a eseguire dal vivo le musiche originali che ha composto per lo spettacolo, Antonio Di Pofi, autore delle musiche per l'”Agamennone” di De Fusco in scena la stagione del 2014 al Teatro Greco di Siracusa. Completa il cast tecnico Lidia Agricola, che firma scene e costumi. centonove pagina 34 21 Novembre 2014 posterpersonaggi L’INTERVISTA. A tu per tu con l’attore messinese Antonio Alveario Io, agrario del teatro Una carriera nata per caso e cresciuta al fianco di grandi maestri come De Berardinis e Santagata. «E’ un lavoro duro che dà il potere di sperimentare altre ipotesi di vita» Antonio Alveario in Piscistoccu a ghiotta DI GIGI GIACOBBE MESSINA. «Il Teatro? E’ l’attore con lo spettatore che riunendosi in un’ideale assemblea, in economia di spazio e tempo, cercano di approfondire la vita. Il Teatro è tecnica di conoscenza per eccellenza che mette in ballo i grandi sentimenti: amore, odio, gelosia, passione». A parlare è l’attore Antonio Alveario, messinese classe ‘63. Quando cominci a far Teatro negli anni ’80 in Italia spiccano i Magazzini Criminali di Lombardi-Tiezzi, la Gaia Scienza di Barberio Corsetti, il Falso Movimento di Martone ed eccelle il grande texano Bob Wilson con le sue magiche luci. Come ti sei posto nei confronti di queste gruppi ? «In questo tipo di Teatro la parola era poco contemplata all’epoca, utilissimo per la presenza scenica e il lavoro sul corpo, ma incompleto riguardo la parola agita». E allora cosa fai? «Decido di fare un corso di dizione a Reggio Calabria con Gianni Diotaiuti e poi con Maurizio Marchetti a Messina il quale mi prepara per un provino onde poter entrare alla scuola dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa». Qual era il pezzo o il brano che hai scelto? «Un monologo di Karl Valentin titolato “Il Teatro dell’obbligo” che andò molto bene tanto che fui preso come allievo e ricevetti pure i complimenti da uno dei docenti che era Pupetto Castellanneta che poi ho rivisto negli anni successivi. Contemporaneamente partecipo a due film di Francesco Calogero, “La gentilezza del tocco” e “Visioni private” (sarà pure presente nel film “Seconda primavera” che ancora deve uscire, ndr) e allo spettacolo “Cappiddazzu paga tutto” di Pirandello-Martoglio con la regia di Alvaro Piccardi per conto della Compagnia del Teatro Libero di Messina diretta da Pippo Luciano, e nella stagione 1988/89 ha inizio la mia prima grande tournée con Daniela Conti e Nino Frassica protagonisti de “L’aria del Continente” di Martoglio con la regia di Calenda». Quando hai capito che recitare sarebbe stato il tuo vero lavoro? «A Palermo, dopo aver visto gli spettacoli più belli in vita mia. Mi riferisco a “Palermo Palermo” di Pina Bausch e in particolare a “Totò principe di Danimarca” di Leo De Berardinis, verso cui rimasi folgorato tanto da inseguirlo fino a Bologna e fare di tutto per entrare nella sua Compagnia, riuscendo a lavorare con lui per quasi tutti gli anni ’90, prendendo parte ai suoi più importanti spettacoli ». Cosa ti ha insegnato De Berardinis? «Per lui il Teatro è l’attore. E mi ha insegnato l’importanza d’essere oltre che attore anche autore, intendendo che l’attore non deve messianicamente scriversi i testi ma che in modo responsabile e cosciente deve andare in scena senza eseguire pedissequamente i compiti dettatigli dal regista di turno. Deve avere dunque una grande libertà scenica ed esprimere idealmente la propria autobiografia profonda e possedere una concezione nel montaggio degli spettacoli che sia simile a ciò che avviene nelle improvvisazioni di Jazz». Oltre al grande Leo chi incontri a Bologna? «In quegli anni incontro uomini straordinari come Claudio Meldolesi, Antonio Neiwiller, il mago delle luci Maurizio Viani, Alfonso Santagata e Claudio Morgante ». Come ti sei trovato a lavorare per otto anni con Santagata? «Santagata è un grande visionario, con lui ci si spinge verso una totale autorialità dell’attore, dove ognuno attraverso l’improvvisazione costruisce la propria partitura teatrale che lui poi utilizza in fase di montaggio dello spettacolo. Le sue peculiarità sono gli allestimenti all’aperto, in esterni, dove lui costruisce dei veri e propri set cinematografici itineranti per il pubblico, per tutti valga l’esempio di “Tragedia a Gibellina” sul mito dei Labdacidi ». Cosa accade dopo? «Mi trasferisco a Imola e comincio a lavorare con Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Elena Bucci e Marco Sgrosso. Contemporaneamente, e siamo nella fase della mia maturità, ritorno a fare teatro a Messina col mio amico Bruschetta realizzando degli spettacoli belli, divertenti e anche comici come “Piscistoccu ‘a ghiotta” di Gianni Clemente ». Per ciò che riguarda il Cinema come ti sei mosso? «Dopo i film con Calogero ho un felice incontro con Roberto Bonaventura e Umberto Vivaldi nelle inedite vesti di produttore e insieme produciamo “61 a 0” da cui nasce il personaggio che ha avuto un grande successo, “L’onorevole P.” Poi faccio un cameo nel film di Cristian Bisceglie, “Agente matrimoniale” e arriviamo all’inaspettato provino con Pier Francesco Diliberto ovvero PIF per il film “La mafia uccide solo d’estate” dove interpreto il ruolo di Totò Riina. Da questo film poi prendo parte ad alcune fiction televisive ». Che tipo di attore credi di essere? «Certo non un attore accademico. Per dirla con Carlo Cecchi il mio corpo d’attore si rifà alla grande tradizione del Teatro dialettale siciliano e napoletano e pure veneto, che predilige i paradossi e la comicità ». Hai fatto mai la regia di qualche spettacolo? «In modo sporadico e casuale. Ricordo la regia di “Una visita” di Beniamino Joppolo che ho fatto a Racalmuto assieme ad Alessandro Garzella e un’altra a Montalbano Elicona con Giovanni Boncoddo appena uscito dal coma, titolata “La vita di un amico” ispirata all’atto unico di Eduardo De Filippo “Amicizia” ». Cosa ti piace dell’essere attore? « Il piacere di mostrarsi e il potere sperimentare altre ipotesi di vita » L’APPUNTAMENTO In scena con l’Assunzione Antonio Alveario MESSINA. Antonio Alveario è nato a Messina il 27 luglio 1963, anche se ha la residenza nel paesino collinare di Gesso verso cui nutre un grande amore e dopo aver preso la licenza scientifica si iscrive in Agraria prima all’Università di Pisa poi a Catania. A 20 anni un amico lo mette in contatto con Ninni Bruschetta, che lo mette alla “prova”: trainer Maurizio Puglisi (attuale presidente del Teatro Vittorio Emanuele), il quale utilizzava le metodologie di Ugo Pitozzi molto vicine al Teatro-Danza. Poi entra nella scuola dell’Inda. La passione per il teatro cresce insieme alla compagnia di Leo De Berardinis. Dopo varie parentesi cinematografiche torna in scena, sabato 22 ore 21 e domenica 23 novembre ore 17, all’Auditorium comunale di Pace del Mela con un testo scritto e diretto da Laura Giacobbe titolato “L’Assunzione” dove tra i vari temi trattati c’è La Vara. Interpreta un professore sui generis, il quale alla vigilia della festa di mezzo agosto innesca uno scontro dialettico con un disoccupato dello stesso palazzo dove abita lui che condurrà ad un imprevisto che è meglio non rivelare. Al suo fianco: Mario Incudine, Paolo Molonia e Francesco Natoli. centonove pagina 35 21 Novembre 2014 posterpaesechevai DA TENERE PRESENTI Feste e... rosolio Statue bronzee di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Lucio Piccolo ITINERARI. Viaggio nel comune dei Nebrodi tra arte e tradizione. Valorizzato dal Comune Ficarra, il turismo che vorrei Una attenta amministrazione “garantisce” lunga vita al patrimonio artistico che sa intrecciarsi con artigianato e gastronomia DI FELICE IRRERA FICARRA. Percorrendo una strada provinciale tutta curve che da Brolo s’inerpica sino a 450 metri, si giunge abbastanza in breve a Ficarra, paesino di meno di duemila abitanti che risale, almeno quanto alle fonti documentarie, all’XI secolo. Se del Castello, di probabile origine saracena, restano soltanto i ruderi, Ficarra, oltre a consentire una vita tranquilla, immersa nel verde della campagna circostante, racchiude in sé opere d’arte non comuni. La chiesa madre è il Santuario della SS. Annunziata, risalente al XV secolo, con un bel portale in pietra arenaria. La sacra statua della Madonna sarebbe giunta per caso nel Cinquecento su una nave approdata a causa di una tempesta a Brolo, ma diretta a Siracusa. La tradizione narra che, una volta tornato il sereno, non si poté riprendere la navigazione in quanto una forza misteriosa lo impediva, per cui i marinai decisero di alleggerire la nave, fra l’altro abbandonando sulla Antico telaio spiaggia quel pesante simulacro: tra i presenti, solo alcuni ficarresi riuscirono a caricarsela sulle spalle, portandola così nel loro paese. La facciata della chiesa fu rifatta nel Settecento, ma il suo interno è una sequela di meraviglie. Colpisce sulla destra, al quarto altare, in una nicchia con bassorilievi di Francesco del Piccolo (1564) una statua dell’Immacolata di scuola gaginiana e nel transetto destro un grande polittico di marmo del sec. XVI rappresentante la Madonna col Bambino, Gesù e i santi. Nella cappella a destra della maggiore, che presenta una ricchezza straordinaria di stucchi e una cancellata in ferro battuto, c’è, appunto, la stupenda statua marmorea dell’Annunziata di Antonio Gagini (1544); più in là un ciborio marmoreo del 1536. Al quarto altare sinistro ancora una statua gaginesca: la Madonna della Neve. Si esce dalla chiesa con gli occhi pieni di tanta bellezza e da lì una strada sale al colle che presenta i ruderi del cinquecentesco Convento dei Minori Osservanti, di cui resta solo il portale: fu utilizzato come biblioteca, ma poi, caduto in rovina, abbandonato a fine Ottocento; del chiostro rimane intatto un arco a pieno sesto. Oggi è usato come Auditorium e museo dell’arenaria a cielo aperto. Più in là troviamo la chiesa benedettina del Sacro Cuore, detta Badia, anch’essa con una statua gaginesca in marmo: la Madonna delle Grazie. Percorrendo il paese, dove i vicoli medievali si alternano a tanti Palazzi di nobili famiglie (Lancia, PiccoloCupani, Busacca, Piccolo-Ferraloro, Milio-Ficarra, che esibiscono balconi Il palazzo baronale barocchi e portali con gli stemmi di famiglia), si rendono visibili piccoli spazi museali, che presentano al turista squarci del passato con la visione di antichi telai o del ciclo della produzione della seta a partire dal baco. • La festa dell’Annunziata, che si celebra il 25 marzo e dal 3 al 5 agosto • La sagra del vino e dell’olio a Matini a metà agosto • Il libro di Giuseppe Cavallaro e Franco Tumeo, “Ficarra, storia, arte e religiosità”, Aracne Editrice, Palermo 1991 • La gastronomia locale con “pasti ’i mennula” (dolci di mandorla), ’nzuddi, biscotti duri ad esse, nuciddi 'ngnazzati (dal caratteristico colore rosso), rosolio, vino di Matini, olio e miele. Ma Ficarra non è solo arte. A Palazzo Milio si trova infatti allocato il Centro letterario Lucio Piccolo (inaugurato nel 2007), al cui interno si trova il Museo Lucio Piccolo, voluto dal figlio Giuseppe (morto a Palermo nel 2012 a 52 anni) che ha dato all’Amministrazione la biblioteca del padre, ricca di 1700 volumi, tanti suoi carteggi, componimenti anche inediti, autografi e corrispondenze con protagonisti della letteratura italiana e straniera, fotografie di famiglia, arredi e oggetti personal: nei saloni del Centro sono periodicamente allestite delle mostre itineranti di artigianato locale. Prende anche vita in questo tranquillo e accogliente paese (ed è un merito delle ultime amministrazioni) quel turismo integrato che potrebbe fare la fortuna un po’ di tutti i paesi nebroidei: qui l’aria salubre s’intreccia con il patrimonio artistico e con un artigianato quanto mai vivo (manufatti in legno, lavorazione della pietra arenaria, dei vimini e del ferro, ricamo, persino l’allevamento del baco da seta), mentre non mancano le aziende agroturistiche con la loro tipica gastronomia. UN PO’ DI STORIA Tutto merito dei Fenici. E dei Greci Sarebbero stati i Fenici a fondare il paese, poi riedificato dai Greci (nelle località di "Pallisa" e "Strummo" non è difficile imbattersi in piccoli frammenti di terracotta affioranti dal terreno). Secondo altri, la nascita di Ficarra si dovrebbe ai Saraceni, come dimostrerebbe lo stesso nome “Fakhàr”, cioè “glorioso” (ma il toponimo potrebbe anche derivare dalla semplice pianta di fico così presente sul territorio). In epoca normanna, Ficarra fu possedimento del regio demanio e governata da Alchiero di Ficarra in qualità di stratigò e sotto gli Angioini fu possedimento di Macalda Scaletta, moglie di Alaimo da Lentini In seguito, la baronia di Ficarra passò ai Lauria, ai quali succedette l'illustre famiglia dei Lancia, che vi dominò a lungo. Nel 1737, Ficarra passa sotto il dominio di Pietro Napoli, Principe di Resuttana e nel 1738 è acquistata da Ignazio Vincenzo Abate, marchese di Longarino. Infine, nel 1823 Ficarra diviene Comune e viene incluso nel distretto di Patti e aggregato alla stessa Diocesi. centonove pagina 36 posterrubriche NUOVE VISIONI DI MARCO OLIVIERI Il ritorno del Cinema Paradiso “Nuovo Cinema Paradiso” continua a emozionare gli spettatori. L’occasione, per ritornare a celebrare il film rivelazione del siciliano Giuseppe Tornatore, è il restauro digitale (grazie a Istituto Luce Cinecittà e a Dolce & Gabbana), presentato a Los Angeles come anteprima della rassegna “Cinema Italian Style”. Per l’occasione, l’associazione culturale “La Zattera dell’Arte” ha curato una mostra dedicata al film, ricca di elementi inediti (disegni, opere di Guttuso e un articolo di Sciascia scritto poche settimane prima di morire), in esposizione all’Istituto italiano di cultura. Come non pensare, di conseguenza, al meraviglioso episodio messinese, che vide il gestore dell’Aurora Gianni Parlagreco insistere su “Nuovo Cinema Paradiso”, nonostante in tutta Italia, inizialmente, l’opera sembrasse destinata a un insuccesso senza appello. Parlagreco propose agli spettatori di pagare il biglietto solo se la visione fosse piaciuta. In pochi giorni, il film incassò una cifra considerevole. Quando il regista, sbalordito, venne a Messina, nel gennaio 1989, i trionfi di Cannes e dell’Oscar erano impossibili da prevedere. MESSINA Progetto Suono, giovani musicisti crescono MESSINA. Organizzati da “Progetto Suono”, in collaborazione con “Scuola di musica Percorsi Sonori” e con il Feltrinelli Point Messina, al via i pomeriggi musicali in libreria. Giovani musicisti si confrontano con il pubblico, guidati dai loro insegnanti. Dopo l’incontro del 19 novembre (al piano solo e piano quattro mani Sofia Colonna, Giosuè Sottile, Valeria Pracanica, Paola Calatozzolo, Fortunato Marchetti, Mariapia Bruschetta, Riccardo De Pasquale, Sofia Milone, maestro Giovanni Santangelo)) si continua il 27 (ore 18:30) con Alessandro Ariosto alla chitarra. Il 4 dicembre (ore 18:30) giovani chitarristi in sestetto (maestro Paolo Aragona): Alessandro Bonanno, Giulio Galletta, Chiara Natoli, Davide Pagano, Maggie Ragonese, Giulia Zanghì. E, stesso giorno, Andrea Di Sarcina, sempre alla chitarra (maestro Paolo Aragona). Giorno 11 dicembre (ore 18:30) concluderà la serie di pomeriggi musicali Francesco Allegra, piano solo (maestro Dario Nicoletti). 21 Novembre 2014 MUSICA CATANIA DI CESARE NATOLI Se Nourredine brucia Per la rassegna “Altre scene”, nuovo spettacolo di Giuseppe Massa PAOLO RANDAZZO CATANIA. Continua la ricerca teatrale di Peppe Massa e della compagnia Sutta scupa dentro la condizione umana dei migranti in Italia. Dopo “Chi ha paura delle badanti?”, il giustamente fortunato spettacolo dedicato al mondo dell’immigrazione rumena, è la volta oggi di “Nel fuoco. Omaggio a Nourredine Adnane, un martire a Palermo”, in scena domenica 23 novembre nello spazio di Zo a Catania. Il contesto organizzativo è l’apertura della rassegna “Altre scene”, giunta alla nona edizione e organizzata da Zo e dalle compagnie Statale 114 e Motomimetico. Così il drammaturgo palermitano racconta il suo lavoro: «L’11 Febbraio del 2011, il venditore ambulante Noureddine Adnane di 27 anni, vessato ripetutamente dai controlli di alcuni vigili urbani, decide di togliersi la vita dandosi fuoco in pieno giorno a Palermo. Lo incontriamo un secondo prima dell’ultimo gesto, quando la tanica di benzina è già vuota. La foto di Noureddine è proiettata nel fondo scena, l’attore è già completamente inzuppato. Un secondo che si dilata all’infinito. Attraverso un flusso di parole prendono luce alcuni frammenti della realtà vissuta dal giovane migrante. Un mix di italiano, siciliano, arabo e francese è la lingua che esplica la condizione emotiva del venditore ambulante. I vigili, presenti durante gli ultimi istanti della sua vita, vengono evocati attraverso una rigida partitura gestuale e diventano eterni e colpevoli testimoni, così come tutta la città». Ed ecco gli altri appuntamenti della rassegna: 7 dicembre “Sex machine”, coreografia di Luca Bruni con Luca Bruni e Mario Ferrari; 8 gennaio 2015 “Senza titolo – performance #4” di Fabrizio Puglisi e Barbara Toma; 15 febbraio “La pazzia di orlando” di e con Mimmo Cuticchio; 1 marzo “Toto e vicé” di Scaldati, regia ed interpretazione di Enzo Vetrano e Stefano Randisi; 10, 11 e 12 marzo, “Battuage” scritto e diretto da Joele Anastasi, con Joele Anastasi, Enrico Sortino, Federica Carrubba Toscano e Simone Leonardi; 15 marzo, “Body moods: which one is yours?”, coreografia di Claudio Malangone con Marta Cinicolo, Adriana Cristiano, Natalia Cristofaro, Vincenzo Capasso, Alessandro De Santis; 12 aprile, “Openig night scratch#1 - preludi notturni in danza e poesia” video/sound dj/concept Claudio Fausti, coreografie di Emma Scialfa; 19 e 20 aprile, “Stanze”, testo e regia di Salvo Gennuso, con Elaine Bonsangue, Elisa Marchese, Laura Rapicavoli, Alice Sgroi. Duemila euro per un disco Si susseguono senza sosta le notizie sul nuovo boom del vinile. Pur rappresentando solo il 3% circa del mercato discografico, infatti, il vecchio 33 giri continua ad entusiasmare una folta schiera di appassionati, innamorati a tal punto da essere pronti a spendere cifre anche molto alte per aggiudicarsi i dischi più rari. L’ultimo esempio viene da “The Vinyl Factory” – un gruppo con sede a Londra che comprende una etichetta discografica, una fabbrica di dischi in vinile, una galleria utilizzata per mostre e eventi, un negozio di dischi e una rivista di musica – che ha recentemente rivelato le cifre spese da alcuni collezionisti per accaparrarsi registrazioni “du Discogs”, uno dei più forniti siti online di supporti in vinile con oltre 5 milioni di titoli. I primi dieci classificati tra i dischi più costosi del 2014 sono in linea di massima incisioni degli anni '70 e '80 e di vari generi. Nove di essi sono stati venduti esattamente per 1875 dollari e sono più che altro dischi degli anni '70 e '80 di artisti poco conosciuti. Al primo posto “Coil” un gruppo di musica sperimentale inglese, con “Gold is the Metal” del 1987, venduto a 1.889 dollari; segue Bernard Purdie, batterista funk americano, il cui disco “Lialeh”, del 1974, è stato acquistato per 1875 dollari. Stessa cifra per l'album “Sex Drive” (1981) dei Necros, gruppo Hardcore punk Usa, per “Mammut” (1971) del gruppo omonimo e per “Three Parts to My Soul” (1971) dei Dr. Z, un trio progressive, mentre si parla di psychedelic progressive rock per Nicholas Greenwood con il suo “Cold Cuts” (1972). La lista si completa con Lee More – Free and Eas (1981), Vicious Visions – I Beat You / No No’s (1983) e con un disco realizzato da artisti vari dal titolo “Sonatas for Violins”, del 1964. DE GUSTIBUS Il successo del Merano WineFestival Si è appena conclusa la 23° edizione del Merano Wine Festival e per Helmuth Köcher, ideatore della manifestazione è il momento di tirare qualche somma: "Quest'anno sfioriamo le 10.000 presenze, per un indotto stimato in circa 6 milioni di euro”. A fronte di circa 6800 paganti si può parlare di un vero successo per la manifestazione di Helmut e per la piccola cittadina in riva al Passirio che così ha riposto nel cassetto un'edizione che si è svolta all'insegna dei grandi numeri. Un grandissimo risultato per nulla scontato, visto il periodo di crisi che attanaglia famiglie ed aziende, il successo del Merano WineFestival sta a dimostrare che la forza magnetica di questo evento ha davvero qualcosa di speciale. Kurhaus e Gourmet Arena sono stati il cuore di una tre giorni che ha portato il meglio dell'enogastronomia italiana ed centonove pagina 37 internazionale a Merano. Tantissimi partecipanti tanto che gli organizzatori che sono costretti per alcuni momenti a chiudere le porte per limitare gli accessi e consentire il ricambio dei visitatori, a dimostrazione che siamo di fronte ad un evento che ha consolidato nel pubblico degli appassionati del vino e del cibo di qualità la sua fama indiscussa. Oltre alle frequentatissime sezioni classiche del festival - bio&dynamica, Culinary, Chef's Challenge, BeerPassion, Club Excellence, Wine MasterClasses e i due eventi speciali: CULT2014, uno spazio che ha raccolto i 41 pionieri del vino italiano selezionati con cura da Helmuth Köcher, e il WineWorld Economic Forum, un workshop - tavola rotonda con grandi nomi dell'enologia italiana - che ha definito le linee del comparto dal punto di vista della sostenibilità e dell'export. E tanto pubblico anche nella sala Goethe che ospitava i produttori siciliani, in certi momenti così piena da dover regolare l'afflusso dei tanti appassionati venuti da ogni dove ad assaggiare il meglio della produzione isolana. 21 Novembre 2014 posterlettere QUI SCUOLA GUI HERITAGE DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Compensi Fis, non sono pubblici Che cambiamento! In base alla disciplina di protezione dei dati personali ed in coerenza con indicazioni già fornite, le informazioni concernenti i compensi accessori corrisposti al personale per i progetti finalizzati con il Fondo d’Istituto potranno essere oggetto di comunicazione sindacale solo in forma aggregata, indicandone l’importo complessivo, eventualmente “per fasce” o “qualifiche”; non potranno invece essere oggetto di comunicazione gli importi dei compensi riferibili a singoli lavoratori. A precisarlo è il Garante per la protezione dei dati personali con il parere del 13 ottobre, inviato all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e all’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (ANP) che nel giugno scorso aveva posto il quesito sulla legittimità o meno della richiesta di alcune organizzazioni sindacali volta ad ottenere anche i compensi erogati individualmente. Con riferimento al caso specifico, il garante osserva come, se da un lato il CCNL Scuola, nell'individuare le materie di informazione successiva alle organizzazioni sindacali, a livello della singola istituzione scolastica, consente che l'informativa sindacale venga effettuata in forma nominativa con specifico riguardo al personale coinvolto nelle attività finanziate con il fondo d'Istituto, dal quadro normativo di riferimento non emerge alcuna specifica fonte normativa o negoziale che preveda espressamente la comunicazione dei compensi accessori erogati individualmente. Né, a tal fine, può essere invocata la facoltà prevista dal CCNL per le Organizzazioni sindacali di verificare l’attuazione della contrattazione collettiva sull’utilizzo delle risorse perché questa non presuppone la conoscenza dei dati di dettaglio delle voci di spesa o dei mandati di pagamento. In una riunione per “tornare alla politica” più d’uno cita Torino che da città-fabbrica - con rumorose linee di produzione d’auto – s’è trasformata in città-culturale. Ma non solo. Se ci fosse tempo aggiungerei che si sono rivitalizzati i quartieri storici, come il popolare Borgo Dora, abitato per metà da vecchi torinesi e l’altra metà da immigrati stranieri. Il suo nucleo è pedonale e ospita il Balôn, cioè il mercato delle pulci. Nel borgo si sono riguadagnati il cinquecentesco Arsenale di Artiglieria destinandolo ad opere assistenziali e la spettrale area dell’ex-Caserma Cavalli (lo stesso Cavalli cui è intitolato un nostro Forte collinare). Il passo preliminare è stato il trasferimento della proprietà della Caserma, dall’Agenzia del Demanio al Comune. Quindi è seguita la “concessione di valorizzazione”. Primo bando di gara aggiudicato in Italia; primo esempio innovativo di assegnazione, che senza oneri a carico della Città coinvolge il dinamismo dei privati nella riqualificazione degli immobili. La Caserma ospita da quest’anno la scuola Holden: quella fondata da Alessandro Baricco nel 1994 e che ora vuole diventare il migliore centro europeo per l’insegnamento della scrittura creativa e delle performing arts: «Acting, Crossmedia, Filmmaking, Real World, Scrivere e Series: perché le storie cambiano continuamente forma, aspetto e dimensioni». E loro le catturano tutte. Ma il recupero, delle fabbriche e dei giardini, non avviene solo a terra, ma anche dal cielo. Lo sguardo spazia, infatti, a vista d’occhio. Perché a Torino si gonfia un bel pallone aerostatico. A Messina la bocca dei Buddaci. [email protected] ECOLOGIA&AMBIENTE MESSINADRASTICA di Fabio Amato W le autostrade MESSINA. E finalmente abbiamo risolto il problema delle file e degli ingorghi delle vie adiacenti al Viale San Martino. Infatti penso e spero che toglieranno l'isola pedonale! Ma c'e' una novità! Trasformeranno Piazza Cairoli, nell'agognato aeroporto che tanto manca a questa Città. La scelta è oculata e non è lasciata né al caso né all'improvvisazione. Infatti se osservate la conformazione di Via Garibaldi, nella zona Nord e di Viale San Martino, nella zona Sud, sembrano, e sono fatte apposta, due piste di atterraggio, per gli aerei che provengono da Palermo e da Catania. Piazza Cairoli, chiaramente diventerebbe, un enorme Terminal, con parcheggi, negozi, free-shop, e quant'altro ed e forse l'isola Pedonale avrebbe un senso. Ma c'è di più. Potenzieranno e spero sistemeranno le corsie autostradali che vengono e vanno a Catania e Palermo. Ma vi rendete conto che chiamano autostrade la Messina-Catania, la Messina-Palermo e la Catania-Palermo, oltre ai vari raccordi e tangenziali che le uniscono. La cosa incredibile è che ci fanno pure pagare!!!! Più che autostrade sembrano mulattiere, invase da sterpaglie, il manto stradale è pieno di fossi ed avvallamenti. Quando piove si trasformano in enormi vasche da bagno, dove le macchine, per fortuna, si immergono e si puliscono. Tutto automatico e gratis. Ma la cosa più drammatica è la viabilità. Oltre al fatto che ci sono "lavori in corso" 24hs/24hs , si cammina ad un senso, cioè in una corsia unica, perché ci sono, appunto, continui lavori. E ci fanno pure pagare il pedaggio! Ma questi soldi dove vanno a finire, se non li usano neanche per migliorare le strade!?! Siamo sempre più lontano dal progresso e dallo sviluppo. I treni non arrivano e non partono più, i traghetti diminuiscono, gli aerei spariscono e noi che facciamo? Niente , niccattamo 1 kg di focaccia e na' manciamo a 'casa! Divertimento assicurato e grande colpo di vita!!!!! DI ANNA GIORDANO Il gioco delle accuse E’ ARRIVATO IL MOMENTO delle accuse reciproche. Quando piove e tutto crolla e i fiumi esondano e si riprendono percorsi antichi, è un’accusa alle colpe altrui, senza mai, neanche per sbaglio, capire che la colpa è di tutti. Di chi tace, di chi approfitta dell’andazzo generale e vuoi mettere? una casetta, cosa vuoi che sia, in fondo l’ingegneria supera ogni ostacolo, si deve lavorare, godere la pace, vendere, monetizzare inutili suoli. E’ colpa di chi se ne frega dei vincoli, di chi fa finta che non ci siano e se ci sono basta richiedere qualche prescrizione (che nessuno verificherà mai se ottemperata), basta leggere documenti che dicono che nulla accade all’ambiente, e via libera a cemento su cemento, mare incluso. E’ colpa di chi non rigetta progetti in aree a rischio, di chi lascia che si spezzino pendii un tempo integri, per farne strade nuove, senza porsi la domanda fatidica: reggerà alle piogge, nel tempo? gli antichi sapevano vivere, non vi è dubbio. La loro memoria, senza quella internettiana di oggi, gli consentiva di sapere che non era salutare costruire nelle aree vicino ai fiumi, apparentemente asciutte, fertili, pianeggianti, che diventavano ogni tanto immense distese di acqua che tutto portava via. Da decenni se lo sono dimenticati tutti, comprese le fiumare che abbiamo noi. Asciutte, apparentemente innocue, diventano percorsi inarrestabili quando arriva la pioggia, e nessuno può dire quando, e quanta e per quanti giorni. Logica vorrebbe che si cominciasse a de localizzare ovunque possibile, a dire no a qualsiasi progetto, piccolo o grande che sia, che occupi le zone alluvionali, gli antichi percorsi idrici, quelli che quando arriva la piena, se li riprende tutti, compreso ciò che c’è lungo il percorso. Qui avevamo un funzionario che centonove pagina 38 diceva di no, ma in quel di Palermo ci si è dimenticati del dolore delle alluvioni, dello scempio edilizio di una città fragile, quale è Messina. Non importano gli appelli, le lettere, no. Dovevano toglierlo e forse vendicarsi di qualche presunta offesa, chissà quale. Un pugno nello stomaco le gru sul torrente Trapani, nessuna smentita, nessuna reazione, nessuno a porsi la domanda di cosa sia successo e perché, andato via Sciacca, risorgano i cantieri dove non è salutare per nessuno. Tutto tace, ma magari si muove silenzioso per rendere la vita di chi si ostina a chiedere logica e rispetto delle leggi, quelle ambientali almeno, un terno al lotto. Mi spiace per voi, io continuo, certo, stanca morta, stufa, disgustata dalle leggi del dio denaro, quelle si, sempre rispettate. Ma per favore, smettetela di pensare di vincere le leggi di natura. Oggi le beffate, domani le paghiamo care, carissime. Quanta arroganza, quanta ipocrisia che genereranno solo dolore collettivo e denaro per pochi. postercommenti DIBATTITI IN CORSO ELIODORO DI PASQUALE RUSSO Britanny, suicidio assistito tra le polemiche BMESSINA. ritanny, una giovane americana ha annunciato al mondo il suicidio assistito, perché affetta da un tumore al cervello inguaribile ed ha rivendicato la sua scelta di dignità. La polemica feroce scoppiata al tempo della triste vicenda di Emanuela Englaro, è di nuovo avvampata. Teologi, bioetici, credenti, laici, l’un contro l’altro armati. Certo tra Emanuela e Britanny ci sono delle differenze: la prima era in stato vegetativo persistente da molti anni e la battaglia giudiziaria condotta dal padre è stata, comunque si voglia interpretare, una scelta d’amore. Si tratta di eutanasia passiva (“staccare la spina”). La seconda ha scelto di chiudere con l’esistenza, tramite dosi massicce di barbiturici, legalmente prescritti, per non dover morire tra sofferenze atroci, poiché il tumore inoperabile al cervello non le avrebbe lasciato scampo. Credo che nessuno, cattolico o laico, credente o meno, possa ergersi a Giudice, il dolore e la sofferenza chiedono rispetto, non assoluzioni o condanne. Ognuno è libero di avere le convinzioni che vuole e nessuna fede e nessun principio possono coartare la libertà dell’uomo. Mi piace richiamare in questo l’art. 32 della Costituzione Italiana. Per la legge Italiana né il suicidio né il tentato suicidio costituiscono reato, è reato (art.580 c.p.) l’istigazione al suicidio. Non posso certo addentrarmi in problematiche che da Hegel a Schopenhauer, i filosofi continuano a dibattere. Non sono un né teologo né un bioetico ma so come medico e, purtroppo ho sperimentato, come malato, cosa sia la sofferenza. Forse esalta e santifica i mistici ma distrugge la 150 PAROLE DA PALERMO P come... DI MARIA D’ASARO A Palermo i neo-patentati appongono spesso una grossa P nell’auto, a significare: Principiante al volante. Condivido l’utilitaria con un figlio fresco di patente, che ha ritenuto opportuno apporre la P nel finestrino posteriore. Ma l’auto spesso è guidata anche da me, che ho la patente da decenni e in città al volante me la cavo discretamente. Però, la sola presenza della P, mi fa subire dei "clacson" impazienti non appena spunta il verde al semaforo, pur se riparto con rapidità; e commenti del tipo “arriminati” (vai più veloce) se non pigio l’acceleratore, persino in una trafficata via urbana. L’effetto Pigmalione – è così chiamata la ricerca, nota in ambito scolastico, secondo cui le aspettative dei docenti influenzano il rendimento degli alunni - si manifesta in modo diverso anche in presenza della P sull’auto. Che, invece di suscitare la Pazienza degli autisti, almeno a Palermo ne esalta il Pregiudizio e la Prepotenza. 21 Novembre 2014 dignità. Giacere in un letto d’ospedale, tra tubi, flebo, monitor etc, non è il massimo per un uomo. La dimensione del coma è ancora sconosciuta, solo chi ne è tornato indietro forse può capire quanto somigli al viaggio di Dante tra gli inferi. Se ha un limite e una possibile fine, è sopportabile; se coscientemente e scientemente porta solo alla morte o ad altro dolore, diventa intollerabile . La nostra legislazioni è diversa da altri Stati Europei. Umberto Veronesi, che certo ha passato tanti lustri in mezzo a chi soffre, cita il modello olandese. In Olanda il suicidio assistito è un reato ma c’è una deroga: il paziente affetto da una malattia incurabile ed in condizioni terminale sottoscrive almeno due volte la dichiarazione scritta di volere il suicidio assistito. La richiesta viene attentamente valutata da un comitato di esperti e quindi il Magistrato autorizzerà l’autorizzazione a procedere. L’Europa, purtroppo, mentre disperatamente rincorre l’unione monetaria, è estremamente varia in campo giuridico. Nel rispetto di ogni idea, perché chi voleva la fecondazione eterologa fino a pochissimo tempo fa, doveva andare all’estero? Perché illustri personaggi e personalità hanno dovuto chiedere alla Svizzera la eutanasia (la dolce morte)? Il Vaticano ha preso posizioni ma sulla scia di Papa Francesco non solo comei condanna del peccato ma di tentativo di comprensione di una scelta “sbagliata”, per la morale cristiana. Il dogma cattolico riafferma la sacralità della vita ma in un ottica esistenziale ed etica. Ovviamente non credo che qualcuno possa pensare che l’eutanasia od il suicidio assistito possano diventare una sorta di self service della fine ma non credo che sia carità giudicare chi all’angoscia di una vita che non è più tale, preferisce la dignità di una fine umana. Una legge che consenta, con seri ed opportuni limiti, lo spegnersi di una vita che è solo dolore, non obbliga nessuno a percorrere la strada dell’eutanasia ma non mette catene di spine alla libertà dell’uomo. La fede di uno non può diventare la prigione di un altro. * Neuropsichiatra ANIMAL HOUSE Criminali maldestri ma decisi ADRANO. Sale la tensione nella città etnea. Nella notte un assalto in piena regola all'autoparco comunale per bruciare e danneggiare gli autocompattatori della nettezza urbana. Un danno di centinaia di migliaia di euro che mette in difficoltà la società e il servizio di raccolta dei rifiuti, operai terrorizzati. E uno dei due autori del blitz rischia di morire bruciato dalle fiamme che lui stesso aveva provocato. Un'altra società, dopo aver vinto la gara per la pulizia dei binari della Circumetnea, rinuncia all'appalto. Strano, stranissimo in questo periodo di crisi nera le risorse pubbliche sono le poche opportunità per andare avanti. Episodi di intimidazione probabilmente collegati. L'allarme criminalità suona di nuovo forte e chiaro. ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE Fra politica, sindacato e bene comune MESSINA. Le parole pronunciate recentemente da Donatella Sindoni, Presidente della Commissione consiliare sui servizi sociali, se liberate dalla polemica contingente che le ha alimentate (Casa Serena) contengono aspetti interessanti che andrebbero ripresi e discussi. In poche frasi infatti, sono stati riassunti alcuni dei problemi di cui soffre da decenni la nostra città (non solo). “Dietro le proteste sindacali, si chiede Sindoni, ci sono al primo posto i diritti e le esigenze degli utenti o non piuttosto solo la difesa dei lavoratori”? Una domanda giusta, che andrebbe però rivolta soprattutto alla politica. E' la politica, infatti, che dovrebbe tendere al bene comune, valutare le istanze dei lavoratori e integrarle in una visione più complessiva, che mette al primo posto la persona destinataria di quel particolare servizio (sociale, sanitario, formativo, etc). In fondo, il sindacato fa più o meno bene il proprio mestiere, che consiste nel tutelare i lavoratori (si può immaginare un sindacato che proponga licenziamenti?), mentre è la politica che deve avere una visione globale della società, a partire dai diritti dei cittadini. Insomma, non si può chiedere ai sindacati di sostituirsi alla politica. Altro problema toccato da Sindoni riguarda il clientelismo e il consociativismo, che hanno prodotto guasti gravissimi, non solo sul piano dell'etica pubblica. Chi ha governato si è preoccupato, innanzitutto, di come fare crescere il proprio consenso elettorale, e, si sa, fare raccomandazioni è molto più “efficace” che provare a elaborare programmi politici (ammesso che si sia capaci di realizzarli). Chi doveva controllare, dall'opposizione, ha spesso condiviso queste pratiche deteriori e, quando si è opposto, non di rado lo ha fatto per cercare spazi di spartizione clientelare. Il caso della Formazione professionale in Sicilia è il più eclatante, ma i settori che si salvano in questo letamaio generale sono pochissimi. Il sindacato ha colpe, comprese quelle clientelare, ma le responsabilità della politica sono enormi. Aveva gli strumenti per rendere le richieste sindacali più armonizzabili con il bene comune, ma non lo ha fatto. “Bene comune” che, come si sa, è un principio della Dottrina Sociale della Chiesa, apparentemente astratto, come ogni principio, ma decisivo per capire perchè siamo precipitati così in basso, non solo a Messina. [email protected] DI ROBERTO SALZANO Combattimenti, un crimine in crescita Non si parlava da moltissimo tempo dei combattimenti che vedono coinvolti gli animali, ma si tratta di un fenomeno criminale in ripresa. A rimetterci sono, come sempre, gli esemplari usati per dare vita a questo discutibilissimo genere di spettacoli, a guadagnarci sono, come sempre, alcuni uomini, che organizzano senza porsi scrupoli tali “incontri” ed insegnano ai loro simili che al peggio non c’è mai fine. Si creano giri di affari che toccano scenari mai sospettati prima. La necessità di vigilare con rinnovato vigore è stata dimostrata da una recente operazione del Corpo forestale dello Stato: allevatori di Dogo Argentino residenti in Lombardia, Umbria e Marche, che all'interno di un'azienda agricola in provincia di Pesaro Urbino addestravano cani a centonove pagina 39 combattere contro i cinghiali, incitandoli ad attaccare la preda sfinita e sanguinante che veniva bloccata e sorretta da uno degli addestratori, mentre i cani proseguivano gli attacchi. Scontri addirittura tra cani ed altre specie, quindi. Sei mesi di indagini culminati nella scoperta di uno spietato business. È stato sequestrato materiale audiovisivo, sono stati requisiti cellulari, computer, telecamere, supporti digitali potenzialmente utilizzati per riprendere gli addestramenti. Per immortalare violenze di ogni genere. Per registrare la sofferenza di esseri viventi usati per il perverso divertimento e il delirio degli uomini. L'azione delle autorità competenti ha fatto scattare la denuncia per maltrattamento di animali a carico di sette persone, confermando la complessità di un fenomeno con parecchi ambiti non del tutto esplorati e noti. Situazioni simili non devono tornare ai livelli di pericolosità sociale e potenziale criminale di qualche anno fa. Va impedito che degli esseri viventi siano ancora spietatamente torturati in nome degli interessi della peggiore razza umana.
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