BUG DATA Che cosa dicono i dati europei del settimo programma quadro sul sistema della ricerca e come intervenire in Europa e in Italia. Alberto Anfossi, Arianna Montorsi e Riccardo Zecchina 1. Il successo dei ricercatori italiani e i 7 miliardi di finanziamenti da recuperare. Negli ultimi 7 anni l'UE ha distribuito ai ricercatori d'Europa attraverso il programma fp7 (2007-2013) 48 miliardi di euro. Di questi, quasi 6 miliardi arrivano dall’Italia; a conti fatti però ne sono rientrati meno di 4 a ricercatori che lavorano nel paese1. In pratica abbiamo perso oltre 2 miliardi: un'enormità. A fronte di un contributo nazionale di quasi il 14% al fondo europeo per la ricerca, i ricercatori italiani partecipano poco alle domande di finanziamento (solo il 12% del totale), con un successo finanziario (finanziamento ricevuto) ancora minore. Come mostrato nell’ultima colonna della Tabella 1, se si guarda al rapporto fra finanziamenti ricevuti e contribuiti, siamo ultimi fra i grandi paesi europei. Anche nei settori in cui i nostri ricercatori vanno meglio (comunicazione, nanotecnologie, energia), su questo parametro rimangono comunque sotto alla media europea. Tabella 1: Finanziamento contribuito (fc), partecipanti (numero applicanti) e finanziamento ricevuto (fr) in fp72 (KEuro) fc part fr fr/fc UK3: DE: ES: FR: IT: 10.2% 19.6% 9.5% 17.9% 13.9% 14% 16.7% 10.7% 9.1% 12% 16.2% 21.6% 7.8% 12.3% 9.4% 1.59 1.10 0.82 0.69 0.68 EU27: 100% 100% 100% 1.00 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1!A.!Anfossi,!S.!Fantoni,!“La!capacità!di!accesso!della!ricerca!italiana!ai!finanziamenti!europei”,!presentazione!ANVUR! reperibile!al!link!http://www.scienzainrete.it/files/fantoni.pdf! 2!I!dati!si!riferiscono!ai!primi!6!anni!di!fp7! 3!Il! dato! della! Gran! Bretagna! è! particolarmente! favorevole! perché! il! finanziamento! contribuito! è! inferiore! a! quello! dovuto,!in!seguito!ad!accordi!specifici.! Una possibile conclusione è che abbiamo perso la sfida della ricerca competitiva, e forse varrebbe la pena di rinunciarvi. Sembra plausibile, ma è sbagliata. I dati precedenti nascondono in realtà la storia di un successo. Proviamo a chiederci quanti ricercatori operano in Italia, e quanti nei maggiori paesi europei. La situazione riassunta dall’EUROSTAT è mostrata in Tabella 2, e vede in Italia circa centocinquantamila dei due milioni e mezzo di ricercatori attivi in Europa. Tabella 2: Totale ricercatori 2011 (fonte EUROSTAT4); e normalizzati ai finanziamenti contribuiti in fp7: ricercatori % %ric/%fc UK: DE: ES: FR: IT: 429009 520561 220254 338761 151597 16.9% 20.5% 8.7% 13.4% 6.0% 1.66 1.05 0.92 0.75 0.43 EU27: 2533892 100.0% 1.00 Cioè, come mostrato nelle ultime due colonne della tabella, l’Italia, pur avendo contribuito con il 14% ai finanziamenti per la ricerca in Europa, ha una percentuale di ricercatori attivi (intorno al 6%) che non raggiunge nemmeno la metà di questo numero (6/14=0.43). La situazione è complementare a quella del Regno Unito, che, pur contribuendo con il 10%, ha una percentuale di ricercatori oltre una volta e mezzo. E’ evidente che il successo di ciascun paese va valutato in rapporto al numero di ricercatori che in esso operano; non al numero totale dei cittadini, che non possono chiedere finanziamenti per la ricerca perché non hanno le competenze necessarie. Tuttavia, è sul prodotto interno lordo (grossomodo proporzionale al numero di cittadini) che viene stabilito il finanziamento con cui ogni paese contribuisce al fondo europeo. Così nascono i costi per i singoli paesi nel non rispettare i parametri europei. Non adeguare il numero di ricercatori alla media europea è un errore che l’Italia avrebbe dovuto pagare oltre 3 miliardi. Il fatto che a posteriori ne sia costati soltanto 2 è un merito che va ascritto ai ricercatori italiani. Questi infatti hanno avuto un successo di oltre il 9% (terza colonna Tabella 1) pur essendo solo il 6% del totale. Da notare che il prossimo programma quadro europeo di finanziamenti alla ricerca (Horizon 2020) ha aumentato del 60% il budget: il contributo italiano supererà i 10 miliardi. Con i numeri attuali di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4!E’! possibile! che! più! nazioni! non! abbiano! conteggiato! fra! il! personale! ricercatore! i! dottorandi! titolari! di! borsa! di! studio,!come!invece!prevede!il!Manuale!di!Frascati!di!riferimento!per!la!raccolta!dati.!Nel!caso!dell’Italia!ad!esempio! questi! sono! esclusi.! Il! loro! numero! (circa! 20000)! non! influisce! in! maniera! significativa! sulle! considerazioni! presentate:!anche!se!solamente!l’Italia!non!avesse!conteggiato!i!dottorandi,!includendoli!la!percentuale!di!ricercatori! sarebbe!ancora!inferiore!al!7%!del!totale,!e!il!parametro!in!ultima!colonna!si!fermerebbe!a!0.5.! ricercatori, l’Italia è destinata a priori a perdere oltre 5 di questi 10 miliardi. Senza contare che il blocco del turn-over ora in atto diminuirà ulteriormente la percentuale di ricercatori attivi. Possiamo sperare che questi continuino ad avere una buona performance, riducendo la perdita a 3 o 4 miliardi. Oppure possiamo impostare una politica di reclutamento che miri a ridurre strutturalmente l’handicap. Reclutando in maniera mirata c’è la concreta possibilità di fare un’operazione a costo nullo. Tornando alla valutazione dei risultati ottenuti, la tabella 1 può essere riletta correttamente alla luce della percentuale di ricercatori che lavorano nel paese (prima colonna tabella 2). In questo caso, il risultato pro-capite dei ricercatori italiani nel settimo programma quadro è il migliore fra quelli dei grandi paesi, sia in termini di partecipazione che di successo finanziario. Questo è mostrato nella tabella 3. Tabella 3: Partecipazione (numero applicanti) e successo finanziario (finanziamenti ricevuti) in fp7, normalizzati alla percentuale dei ricercatori attivi nei paesi. %part/%ric %fr/%ric IT: DE: UK: FR: ES: 2.00 0.81 0.83 0.68 1.23 1.57 1.05 0.96 0.92 0.89 EU27 1.00 1.00 I ricercatori italiani si piazzano in entrambi i casi in prima posizione e ben oltre la media europea, raddoppiando le domande e ottenendo oltre una volta e mezzo i finanziamenti rispetto ai colleghi inglesi e tedeschi. Questi dati descrivono una realtà in cui i nostri ricercatori sono molto presenti, in controtendenza rispetto al common feeling che vuole una ricerca nazionale poco competitiva e assente sul piano internazionale. Identificano un’area di efficienza in crescita (come si evince dal confronto con i dati del programma europeo precedente fp6) rispetto alle altre realtà europee in ogni ambito di ricerca, seppure con gradazioni diverse. Da notare che la performance migliore è ottenuta proprio nei settori strategici indicati in precedenza. L’Europa ci restituisce la fotografia di una ricerca italiana in salute ma molto sottodimensionata. E l’urgenza di ragionare politicamente anche con l’Europa su come recuperare per questa ricerca i 5 miliardi di euro di finanziamenti che, con un numero di ricercatori sotto la metà della media europea e in costante diminuzione, siamo destinati a perdere nei prossimi 7 anni su Horizon 2020. 2. Le eccellenze disperse Nel panorama di buona performance italiana in ambito europeo appena delineato, e’ necessario prestare attenzione in particolare al dato relativo alla presenza di ricercatori e centri di ricerca di eccellenza sul territorio nazionale. La situazione e’ ben descritta per esempio da un indicatore che raccoglie la percentuale di ERC grant (finanziamenti di eccellenza ad personam) vinti in fp7 da ciascuna nazione. In questo caso e’ importante l’avere ricevuto il finanziamento premiale piu’ che l’entita’ elevata del finanziamento (ciascun finanziamento si aggira sui 2 milioni di euro). Tabella 4: Numero di ERC vinti per nazionalita’ della host institution (prima colonna, fra parentesi la percentuale sul totale) e per nazionalita’ dei vincitori (seconda colonna) Nazione ospite UK DE FR NL CH IT ES 960 (23.0%) 615 (14.7%) 570 (13.7%) 358 (8.6%) 322 (7.7%) 251 (6.0%) 237 (5.7%) Nazionalita vincitore5 574 (14.9) 652 (16.9) 463 (12.0) 359 (9.3) 205 (5.3) Deve far riflettere che in questo caso la performance dei ricercatori italiani (prima colonna) sia in media con il basso numero di ricercatori nel paese, e quindi di fatto si collochi ad un quarto per esempio della prestazione inglese (particolarmente buona), e comunque a meno della meta’ di quella francese e tedesca. E’ attraverso l’eccellenza che passa l’innovazione, e la conseguente tenuta competitiva del sistema paese. Anche in questo ambito, avremmo ampi margini di miglioramento. Come mostrato dall’ultima colonna, tenendo conto della nazionalita’ dei vincitori di ERC, l’Italia aumenta la propria prestazione di oltre il 50%: questo significa che oltre 1/3 dei vincitori italiani di ERC appoggia il proprio grant su una istituzione straniera. L’Italia risulta il primo paese come esportatore di vincitori ERC, e l’ultimo come attrattore. Abbiamo pochi ricercatori che lavorano nel nostro paese, ma gia’ adesso ne potremmo avere molti di piu’, e altamente competitivi, semplicemente offrendo ai vincitori la possibilita’ di restare. Uno sguardo piu’ dettagliato alla distribuzione dei vincitori presso i singoli centri di ricerca (host institutions) mostra nuovamente la peculiarita’ del sistema di ricerca italiano nel suo complesso. In tabella 5 e’ riportata per ogni paese l’istituzione che ha vinto il maggior numero di ERC: !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 5!In!questo!caso,!il!dato!non!e’!aggiornato!ai!vincitori!ERC!consolidator!2013! Tabella 5: host institution che ha vinto il maggior numero di ERC in fp7 per paese di appartenenza FR: CNRS UK: Oxford DE: Max Planck Society CH: EPFL IL: Hebrew University of Gerusalem BE: University of Leuven NL: University of Amsterdam FI: University of Helsinki … ITA: CNR ITA: LA Sapienza (Roma), Trento 189 111 108 79 70 40 34 30 16 14 L’Italia risulta nelle ultime posizioni a livello europeo da questo punto di vista: in particolare, nonostante sia sesta come nazione a livello assoluto in termini di ERC vinti (quarta come nazionalita’ dei vincitori), tutte le universita’ e centro di ricerca italiani rimangono ben al di sotto della soglia di 30 vincitori in 7 anni, utilizzata a livello europeo per distinguere le top 50 istituzioni di ricerca. L’analisi ripropone in questo caso quanto gia’ emerso da altri ranking internazionali 6 . L’Italia ha un sistema universitario di tradizione, che nel suo complesso continua a posizionarsi bene7. Questo sistema pero’ non si e’ rinnovato, e non vede la formazione di poli di eccellenza della ricerca ad elevata concentrazione di conoscenze avanzate, presupposto per rimanere competitivi nell’innovazione. Come efficacemente riassume la presentazione ERC, “excellence attracts excellence”: ad oggi il 50% dei finanziamenti ERC finisce alle top 50 istituzioni di ricerca (su oltre 600). !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6!Cfr.!per!esempio!ranking!top!universities!ARWU!2014! 7!Nella!classifica!ARWU,!sono!italiane!ben!21!delle!prime!500!universita’!al!mondo;!benche’!nessuna!di!esse!si!piazzi! nelle!prime!50!posizioni.!
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