Il palcoscenio come aula - Rudolf Steiner Schulen der Schweiz

Il periodico delle Scuole Rudolf Steiner
in Svizzera
Forum delle ex allieve e degli ex allievi
delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera
Edito dalla Comunità di
lavoro delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera
www.schulkreis.ch
www.steinerschule.ch
Lezione concreta
Il palcoscenio come aula
Schulkreis 2/14
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Estate 2014
Sommer 2014
Waldorf One World: WOW
Per una formazione degna
dell’uomo! Voi ci siete?
Negli ultimi 20 anni Waldorf One World, grazie all’impegno
enorme da parte di bambini e giovani di quasi 400 scuole
in 35 Paesi, ha raccolto in totale 2,8 milioni di Euro. Da
allora più di 110 iniziative, Waldorf e sociali, hanno potuto
essere sostenute.
Cosa è il WOW-Day?
Idee per le vostre iniziative
Partecipate!
Un giorno all’anno di impegno totale: vi impegnate affinché bambini e giovani abbiano
un’infanzia sana e una formazione pedagogica Waldorf. Grazie al vostro impegno, persone
disabili dispongono di una bella casa e vengono stimolate nelle loro capacità individuali.
Trovate un’idea originale per una sottoscrizione
e destate entusiasmo in altre persone.
Siate creativi e originali! Vi sono così tante
possibilità di dar forma al vostro WOW-Day:
iniziative quali teatro, circo e musica, bricolage,
cottura al forno e vendita, correre per un buono scopo o lavorare in un’azienda – un modo
semplice per rendere fruttuosa la giornata. Informazioni sul WOW-Day e sui progetti sparsi in tutto il mondo, numerosissime idee per
le vostre iniziative, come pure tutto ciò di cui
avete bisogno: materiale fotografico e articoli
di stampa per i giornali locali, informazioni di
carattere giuridico, modelli di contratti di lavoro per il datore di lavoro, ecc., tutto questo lo
trovate su www.freunde-waldorf.de
Un’iniziativa mondiale e ci siete anche tutti voi:
bambini, allievi delle scuole Waldorf dalla prima alla tredicesima classe, ed anche persone
che si trovano in istituzioni di pedagogia terapeutica e di socio-terapia. Per iscriversi basta
semplicemente riempire il formulario-online
con il nome della persona della vostra scuola/
istituzione alla quale rivolgersi. Il ricavato dalle attività viene versato all’ Associazione Amici
dell’arte dell’educazione (Freunde der Erziehungskunst) e per il 100% inoltrato a favore di
progetti la cui realizzazione necessita di aiuti.
Gli esempi sono tratti dal programma attuale
dell’Associazione Freund der Erziehungskunst
Rudolf Steiners.
Quando comincia?
Le iniziative hanno luogo dal 29 settembre al
29 novembre! Voi stessi stabilite il giorno del
vostro WOW-Day; in tal modo, sull’arco di più
settimane, ovunque nel mondo vengono svolte attività che ci collegano gli uni con gli altri.
Un mondo per tutti: partecipa.
Vietnam:
Asili Waldorf
Filippine: Scuola
Gamot Cogon
Georgia
Scuola Michael
Brasile
Salva Dor
Nella città di Ho-Chi-Minh e nei
dintorni vi sono tre asili a indirizzo
pedagogico Waldorf. L’asilo Dieu
Giac cominciò per primo il proprio
lavoro nel 2002, con 30 bambini;
seguì, un anno più tardi, l’asilo
Thanh Lan e nel 2006, ultimo per
il momento, aprì le proprie porte il
Centro Tho Trang Childcare.
Gamot significa radici, oppure
medicina; Cogon è una specie di
erba, nota per l’intreccio delle sue
radici e per il suo effetto terapeutico. Vi si recano a lezione, ogni
giorno. più di cento allievi, provenienti per lo più dall’ambiente
rurale circostante, economicamente debole.
In Georgia la Scuola Michael è una
scuola di pedagogia terapeutica,
con un concetto chiaro di educazione, formazione e integrazione
sociale per bambini con problemi
di sviluppo intellettuale e fisico.
Molti giovani brasiliani vivono in
un mondo violento, pieno di furti,
spaccio di droga e prostituzione.
Nell’iniziativa Salva Dor si cerca
di sostenere i giovani con la formazione.
Più informazioni:
www.freunde-waldorf.de/wow-day.html oppure [email protected]
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Schulkreis 2/14
Indice
Il palcoscenico come aula
Una delle esperienze pregnanti nel percorso di studi in una scuola Steiner
è talvolta il progetto teatrale che conclude il periodo scolastico. Resoconto
sui processi che hanno luogo nell’interiorità umana e sugli effetti che in
essa si producono quando ci si cala nella parte di un altro.
4
Recitiamo all’aperto?
L’insegnante di euritmia, Regula Werren, illustra il percorso che va dalle
prove fino alla rappresentazione della recita d’estate alla Scuola Rudolf
Steiner di Ittigen.
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Pedagogia
innovatia
L’euritmia muove i giovani
Tre insegnanti di 12a della Scuola Rudolf Steiner Zürcher Oberland si fanno
arguti pensieri sulla materia che senza dubbio è per lo più la più discussa,
l’euritmia.
8
Incontro culturale
La 7a classe della Scuola Rudolf Steiner di Ginevra e Losanna assiste a uno
spettacolo di danze rumene; ciò ha come conseguenza la realizzazione di
un proprio progetto, basato su musica e danze della Romania.
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Conoscenza della vita
Ancora una volta alla conclusione del periodo scolastico il palcoscenico
diventa il recipiente per conoscere la vita. Un progetto teatrale della 12a
classe della Scuola Rudolf Steiner di Ittigen.
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Bilancio statistico
La Fondazione per la promozione della pedagogia Rudolf Steiner (Stiftung
zur Förderung der Rudolf Steiner Pädagogik) presenta le nuove cifre delle
Scuole Rudolf Steiner svizzere e accerta: il numero di allievi e allieve cresce.
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Impressum
SCHULKREIS Zeitschrift der Rudolf Steiner Schulen von: Adliswil, Avrona, Basel, Bern/
Ittigen/Langnau, Biel, Birseck, Genève, Ins, Kreuzlingen, Langenthal, Lausanne, Luzern,
Münchenstein, Muttenz, Pratteln, St. Gallen, Schaan, Schaffhausen, Schafisheim, Scuol,
Solothurn, Steffisburg, Wetzikon, Wil, Winterthur und Zürich
Redaktion:
– Robert Thomas, Carmenstr. 49, 8032 Zürich,
Tel. 044 262 25 01, Fax 044 262 25 02, [email protected]
– Julia Voegelin, [email protected]
Abos: Marianne Thomas, Carmenstr. 49, 8032 Zürich,
Tel. 044 262 25 01, Fax 044 262 25 02, [email protected]
Einzelabos: Inland Fr. 36.–, Ausland 30 Euro
Produktion/inserate: PUBLIFORM Text & Gestaltung Hp. Buholzer, Postfach 630,
3550 Langnau, 079 263 14 18, [email protected]
erscheint
Redaktionsschluss
www.schulkreis.ch
Frühling
Ende März
10. Februar www.steinerschule.ch
Sommer
Ende Juni
10. Mai
Auflage: 6000 Ex.
Herbst Ende September
10. August
Winter
Ende Dezember
10. November
Schulkreis 2/14
Care Lettrici e cari Lettori di «Schulkreis»,
Care ex Allieve e cari ex Allievi,
il «Forum», quale piattaforma che coltiva la relazione con le ex allieve e gli ex allievi, esce una volta all’anno e, fatto nuovo, uscirà insieme
all’edizione estiva di «Schulkreis».
Il tema «Il palcoscenico come aula» unisce le ex allieve e gli ex allievi
all’attuale comunità scolastica; i ricordi di allestimenti realizzati dagli stessi
allievi e l’esperienza di rappresentazioni teatrali appartengono all’identità
del periodo scolastico. Le rappresentazioni sono sempre momenti speciali:
esse danno forza all’intera classe di una scuola, mediante un’intensa esperienza individuale e comunitaria; danno forza al pubblico di quella
stessa scuola, grazie a una naturale apertura e una sollecita attenzione
da parte dello stesso. In quel fugace istante vi è molto di più di ciò che è
propriamente visibile e udibile; nel ricordo delle persone – allievi, allieve,
genitori, insegnanti – tali istanti perdurano, quali punti di orientamento
per la vita, e donano fiducia, momenti di sollievo e coraggio per la vita
stessa. I diversi contributi mostrano, sotto molte sfaccettature, tale particolare processo sociale del piano di studi Waldorf. Le 35 Scuole Rudolf
Steiner in Svizzera – in Ticino, Vallese, Engadina e nell’area di lingua tedesca – sono frequentate da circa 6600 allieve/i e la tendenza è al rialzo;
la statistica annuale (pag. 13) sta a testimoniare lo sviluppo complessivo.
Le scuole sono incaricate di sviluppare qualità pedagogiche: a tal fine gli
insegnanti devono sempre di nuovo percorrere nuove vie e praticare una
pedagogia innovativa. Le prossime giornate di formazione continua, che
avranno luogo il 16 e 17 gennaio 2015, hanno come motto «Pedagogia
innovativa»; genitori, ex allieve ed ex allievi, studenti e studentesse, nonché insegnanti, sono cordialmente invitati a cooperarvi e ad esprimersi
scambievolmente sul modo in cui la pedagogia Waldorf può venire sviluppata in maniera innovativa e vivente.
Lo stimato redattore del Forum, Roland Muff, che per 14 anni si è occupato del contatto con le ex allieve e gli ex allievi, con la presente edizione si congeda dalla redazione. A nome del Movimento per la scuola e a
nome di tutte le ex allieve e di tutti gli ex allievi desidero ringraziarlo di
tutto cuore per il suo pregiato contributo.
Robert Thomas
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Bambini e giovani imparano soltanto ciò che appare loro importante e significativo
Roland Muff
Il palcoscenio
come aula
Se ad adulti si chiede quali siano i loro ricordi di scuola più durevoli, spesso, accanto alle uscite di classe con
campeggio, viene menzionata la recita portata in scena con la propria classe. Una recita siffatta, spesso saldamente ancorata nel piano di studi quale coronamento al concludersi del periodo scolastico, crea un interagire
di discipline, le più diverse fra loro, ma anche e soprattutto un interagire di incontri e iniziative personali, a cui si
aggiunge il carattere pubblico dell’evento, che richiede un confronto con se stessi.
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Schulkreis 2/14
U
na rappresentazione scenica, spesso saldamente
ancorata nel piano di studi
quale coronamento al concludersi del periodo scolastico, crea un interagire
di discipline, le più diverse fra loro, ma anche, e
soprattutto, un interagire di incontri e iniziative
personali, cui si aggiunge il carattere pubblico
dell’evento, che in molti casi fa da specchio per
un confronto con se stessi.
Nella pedagogia di Rudolf Steiner in ogni caso un
siffatto punto culminante non viene portato sulla
scena soltanto al termine di un periodo scolastico
trascorso insieme e durato anni. Il fatto che, già a
partire dall’inizio, quando i bambini della prima
classe vengono accolti sul palco, e poi dopo, con
i regolari saggi trimestrali, con le recite di Natale
e di altri periodi dell’anno, con l’orchestra delle
classi e con gli spettacoli di euritmia, il palcoscenico si aggiunga sempre all’aula di classe come
un’ulteriore dimensione, deve dare a pensare. Ciò
che dall’esterno si può liquidare come «eterna teSchulkreis 2/14
atreria», ha eminenti fondamenti antropologici.
co consisteva nel guardare (in greco teatron) e
Di seguito riportiamo alcuni aspetti generalmente nei suoi effetti sul pubblico; la tragedia e catarsi
validi, ma dapprima vogliamo anche far notare del singolo diventavano la tragedia e la catarsi
come, nello sviluppo del bambino, fino a quan- di tutti. Ivi non era la comunità al servizio del sindo egli ha conseguito un modo adulto di rappre- golo, bensì il singolo al servizio della comunità.
sentare sulla scena, la valutazione di tale modo
di rappresentare cambi ovviamente in maniera Calarsi nella parte di un altro
sensibile. Ciò che il bambino nei primi anni di Il calarsi nella parte di un altro presuppone tempo.
scuola porta ad espressione quasi senza riflettere, Senza questo spazio di libertà non è dato modo
ha avuto origine dall’imitazione ed è collegato a alle esperienze estetiche di esplicarsi. Il calarsi
una recitazione corale, poco individuale. Poi, con nella parte di un altro si contrappone quindi ad
la pubertà, la visibilità esteriore diventa sempre ogni uso diretto della didattica e della pedagogia.
più importante; il pubblico diventa specchio, come Provare, tastando, come si muove il protagolo è lo specchio della stanza da bagno, davanti nista che io impersono, come parla, quali gesti
al quale ci si trattiene così volentieri. E in misura gli corrispondono, come mangia, come beve…;
crescente si è indirizzati, dalla rappresentazione trasformarsi, uscire da se stesso. Ciò significa abdi sé, all’interesse per altri ruoli, nonché alle in- bandonare le proprie abitudini, superare se stesso.
tenzioni dell’autore o del compositore, cosicché L’esercizio in tale tentativo prosegue fino a che si
gli allievi della 12.a non interpretano più se stessi, acquista sicurezza e la trasformazione agisce in
ma sono incentivati a cooperare a un’intenzione modo credibile: compagne e compagni di scuola
di ordine superiore. Non da ultimo nel progetto sono un pubblico molto critico! Quando l’uomo è
pedagogico anche al pubblico è riservato un ruolo attivo nella parola o nella musica accadono conimportante, poiché un palcoscenico implica an- tinuamente piccoli miracoli! Nell’interpretazione
che un auditorio. Il pubblico non consiste di
anonimi frequentatori
Quando l’uomo è attivo nella parola o nella mudi teatri, ma consiste
sica, accadono continuamente piccoli miracoli!
anzitutto di responNell’interpretazione vengono sviluppate facoltà
sabili dell’educazione,
che
nessuno mai si aspettava. Esse sorprendono e
di genitori, di amici e
insorgono spesso durante la notte.
spesso anche di fratelli e sorelle che frequentano altre classi, come pure di insegnanti della scuola, che in vengono sviluppate qualità che nessuno mai si
questo modo possono avere dei loro “allievi” una aspettava. Esse sorprendono e insorgono spesso
esperienza del tutto diversa da quella che hanno durante la notte. Conoscenze provenienti dalla
quando sono seduti dietro il banco. Tutti insieme neurobiologia confermano come attraverso tale
appartengono al “giardino” nel quale il bambi- calarsi nella parte di un altro vengano stimolati
no deve crescere bene. E tutti costoro prendono nuovi collegamenti tra i neuroni e vengano destati
parte a questo processo sommamente mirabile! potenziali che non erano disponibili prima. Con
Ogni rappresentazione scolastica deve essere un il calarsi nella parte di un altro veniamo inoltre
atto di cooperazione, per dare all’uomo in divenire stimolati continuamente a lavorare in modo plapiù sicurezza, intimità e autocoscienza. Beate per- stico allo sviluppo della nostra struttura cerebrale;
ciò alcune scuole le quali, prima di costruire belle il movimento e la partecipazione animica ampliaaule di classe, hanno allestito una sala di teatro. no il nostro spettro di competenze. Il nostro pensare, il nostro sentire e il nostro volere agiscono
Punto focale della socializzazione
direttamente in modo plastico sul nostro cervello!
Al centro delle arti sceniche sta il campo di tensione tra individualità e società. Le qualità immagi- Superare se stessi nella comunità
native di una rappresentazione sono legate alla Chi voglia contribuire a che bambini e giovani
presenza di interpreti e spettatori nel medesimo sviluppino il proprio potenziale, deve procurare
spazio. Qui l’uomo osserva se stesso, imperso- loro sempre nuove opportunità di potersi idennato dall’attore. Ciò rende possibile ad entrambi tificare con un compito. Se qualcosa è per loro
un’esperienza della soglia. L’incontro di interpre- personalmente importante, allora nessuno sforti e spettatori nel medesimo spazio è un evento zo sarà evitato e si lavorerà con entusiasmo. Essi
eccezionale e irripetibile! L’uomo, quale essere imparano soltanto ciò che a loro appare imporsociale, ha bisogno di essere “guardato da altri”. tante e significativo. Secondo le moderne ricerche
Con tutto il suo pensare, il suo sentire e il suo sul cervello, l’entusiasmo passa sotto la cute in
volere e con tutti i suoi sensi egli è orientato in modo tale da portare alla stimolazione di grupmodo particolare alla convivenza sociale. Nell’arte pi di neuroni nel mesencefalo, i quali secernono
scenica l’esperienza del singolo diviene esperien- neurotrasmettitori, quali adrenalina, dopamina e
za di tutti, e ciò si rende percettibile nel sociale altri peptici. Questi contribuiscono a che la perquale forza particolare; la tragedia nel teatro gre- sona in questione realizzi ciò che le sta a cuore.
Quanto più entusiasmo viene sviluppato, tanto
ROLANDO MUFF è collaboratore del Centro meglio vengono sviluppati e rinforzati tutte quei
di coordinamento delle Scuole Rudolf Steiner reticoli di neuroni che l’uomo utilizza in tale condizione. Pensiamo soltanto a quanto spesso un
in Svizzera
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bambino piccolo sperimenti in un solo giorno siffatti impeti di entusiasmo. Purtroppo
lo sviluppo infantile non si esplica affatto in
modo tale che l’onda dell’entusiasmo perduri; troppo spesso essa viene invece sostituita
da noia e delusione. Sul palcoscenico viene
offerta a bambini e giovani l’opportunità di
superare se stessi in comunità con altri. Chi
ha l’opportunità di svilupparsi personalmente
in unione con altri, sperimenta un senso di felicità, che richiama alla memoria quegli impeti
di entusiasmo della prima infanzia. Quando
le allieve e gli allievi di una classe, con tutte
le loro specificità, le loro debolezze, le loro
mancanze, i loro impedimenti e le loro unilateralità, si riuniscono per la realizzazione di
una rappresentazione e insieme si impegnano
per la riuscita – anche con sacrifici personali
– allora hanno successo.
Educazione estetica
L’arte si basa su esperienze estetiche, che vengono acquisite già da bambino, alle prese con
i più diversi ruoli e le esperienze più diverse,
nel gioco e nella quotidianità. Nell’arte scenica però, diversamente dal gioco del bambino
piccolo, si lavora con il cambio cosciente delle posizioni; si tratta di un’esperienza di posizione intermedia. L’arte scenica lavora con
vuoti, che devono essere riempiti dalla fantasia dello spettatore. Esperienze, percezioni,
speranze, paure vengono messe in gioco; si
fanno le prove di progetti immaginativi del
mondo e li si rifiuta; vengono sperimentate
sofferenze comuni, viene condivisa la gioia
e scoperto ciò che non si conosceva. Le arti
sceniche trasmettono esperienze estetiche
che rendono possibile il durevole processo di
apprendimento nel senso di una relazione libera con il mondo, con sé e con gli altri. Totalmente nel senso di Friedrich Schiller: “L’uomo
gioca unicamente quando è uomo nel senso
pieno della parola ed è pienamente uomo
unicamente quando gioca” (Sull’educazione
estetica dell’uomo).
Magico accadimento in un modo incantato
Recitiamo all’aperto?
Anche nella libera natura si può allestire una scena. Che sia
all’interno o all’esterno, una scena nasce quando è recitata e
allestita coscientemente e in fondo quando un pubblico crea la
risonanza. E a cosa potrebbe meglio prestarsi una siffatta scena
all’aria aperta, se non alla «recita d’estate» animata dalla natura?
Questa sarà di nuovo un’estate da recita estiva!
Con una numerosa 4a classe (32 allievi), che a
questo solo pensiero si colma di entusiasmo, di
gioia e di zelo. La recita d’estate, una composizione di Marguerite Lobeck, che da decenni rientra
fra le più belle tradizioni della Scuola Steiner della Svizzera, viene rappresentata anche a Ittigen,
a scadenze più o meno regolari. Già quattro
anni fa del resto ci fu il problema che nel mese
di giugno il progetto conclusivo della 12a classe bloccò per settimane il palcoscenico; per la
recita estiva non potemmo fare alcuna prova in
scena. Perché mai trascinare sul palco un intero
bosco, quando fuori, davanti alla porta di casa,
abbiamo tutto «life»? Dopo una passeggiata nei
dintorni dell’edificio scolastico, il luogo è presto
trovato: dietro l’edificio vi è un campo da gioco,
fiancheggiato da una pianta di sambuco, da abeti, da cespugli e siepi, da una «Chäshüsli» e da
una struttura per arrampicare, a forma di nave.
Vicino all’ingresso possono venire collocati i musicisti insieme al pianoforte e il prato offre spazio a sufficienza per gli attori e per gli spettatori.
Coreografia difficoltosa
In questa primavera il sole si fa attendere; il terreno è bagnato e fa freddo, sicché soltanto dopo
le vacanze primaverili si è nello stato d’animo per
lavorare a una recita estiva. I gruppi sono suddivisi ed è splendido il modo in cui le fiammeggianti salamandre si muovono come furie nell’aula
di euritmia; come le ninfe, quiete e trasognate,
esercitino le loro forme; come le silfidi, aeree e
svelte, padroneggino la loro difficile coreografia;
come gli gnomi, seri e grevi, con le loro verghe
scandiscano le sillabe. I fauni sono così entusiasti
della danza dei fauni, che la riprendono subito
di nuovo davanti al maestro di classe. Quasi ogni
mattina mi inserisco nella lezione principale ed
esercitiamo il punto in cui Pan parla agli esseri
elementari. 32 alunni di 4a classe, che in piedi
scandiscono le sillabe; sembra un campo di grano, fatto di braccia di bambini, che si muove al
vento, si piega e si increspa.
I nostri nervi sono messi alla prova
Soltanto una settimana prima della rappresentazione torna il sole, il terreno si asciuga e finalmente possiamo fare sul nostro prato le prove
di ciò che abbiamo esercitato. Il sole non si risparmia, c’è una luce abbagliante e i bambini se
ne devono proteggere mettendosi un copricapo.
È sempre come se accadesse un miracolo quando, lavorando a vasti progetti con diversi gruppi,
dal caos iniziale, giorno dopo giorno, si va configurando qualcosa di più ordinato: si aggiungono molte zanzare e rospi (2a e 3a classe); per il
prologo e l’epilogo c’è una bella famiglia di contadini (allievi di 8a e 1a classe) e il nostro Pan,
un allievo di 11a, tiene sempre meglio insieme il
tutto ed è adorato da tutti gli allievi di 2a, 3a e
4a… Il venerdì mattina ci deve essere una rappresentazione per gli allievi e la sera, davanti al
fuoco di San Giovanni, la grande rappresentazione. Alla vigilia della rappresentazione piove a catinelle. I nostri nervi sono un po’ messi alla prova
(1) Gerald Hüther, «Was wir sind und was wir sein könnten», S.Fischer Verlag 2013 – non traduit
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Schulkreis 2/14
. La mattina del giorno della rappresentazione
siamo salutati ancora da dense nubi, dal terreno bagnato e da alberi e cespugli gocciolanti. Un’allieva è già sul posto molto presto
per vedere, come me, se il temporale notturno non abbia spezzato l’intero canneto che
il giorno prima abbiamo piantato nella pavimentazione, per le ondine. La recita inizia con
la famiglia di contadini davanti alla pizzeria,
che si presenta come una grande montagna
di balle di fieno, provvista di tutti gli utensili
e attrezzi. Chi scorge lo gnomo che siede sul
tetto? Mentre il contadino, seduto sul ceppo,
riflette sui segreti della vita, si ode il suono di
un flauto; silfidi e gnomi gli fanno cenno, e
così anche al pubblico, di unirsi a loro. Allora
il pubblico – costituito dalle classi dalla 1a
alla 12a – lentamente e con molta calma fluisce dentro un mondo incantato: sull’albero e
sulla struttura per arrampicare vi sono, appesi
e sdraiati, fauni dormienti; dietro la «Käshüsli» arde un piccolo fuoco delle salamandre;
sulla struttura a forma di nave danzano le
silfidi; l’intero prato è disseminato di rospi e
di zanzare e da dietro il canneto rilucono le
vesti blu delle ninfe.
Effetto speciale
Spettatrici e spettatori si lasciano incantare da
tale accadimento e in maniera insolita prendono posto su teloni e panchine. L’orchestra
dà avvio alla musica e la moltitudine di
zanzare comincia a ronzare tutt’intorno. Il
gracidio delle rane si fa più forte e, destando
piena sorpresa, Pan esce dal suo nascondiglio nel cespuglio di sambuco. Alla fine tutti
gli esseri elementari e i fauni sono radunati
sul prato, da cui emana vapore; Pan inizia:
«L’arco dorato del sole ha scalato lo zenit…».
In quell’istante le nubi si aprono e il sole immerge l’intero accadimento nella luce abbagliante – un grido di stupore pervade il pubblico! Dopo la rappresentazione i compagni
di classe di Pan parlano con entusiasmo dell’
«effetto speciale» e di come, in quanto Pan,
egli possieda forze magiche. La sera il cielo è
di nuovo coperto, ma la magia tiene ancora.
Poco prima della rappresentazione un fauno
comincia a vomitare; è impossibile che entri
in scena. Ancora durante il prologo gli altri
fauni nel loro nascondiglio discutono su come
distribuirsi al meglio il testo del fauno indisposto. Uno striscia tra i cespugli fino al Pan
dormiente e gli dice, sussurrando, chi avrebbe a quel punto assunto la parte mancante.
Chi non avesse visto il pezzo la mattina, non
si sarebbe accorto di nulla e il cambiamento
avvenuto nella rappresentazione serale non
sarebbe stato notato. Gli interpreti avevano
talmente interiorizzato la recita, che non aveva più alcuna importanza chi dice, cosa! Una
esperienza particolare per tutti i partecipanti.
Regula Werren
Insegnamento dell’euritmia in tutte le classi
Scuola Rudolf Steiner di Ittigen
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Immagini e personaggi archetipici
Il flauto magico
Non occorre alcun Teatro d’opera quando l’opera ha
una tale forza espressiva di validità generale. Non
sono neppure necessarie voci educate, per infervo rare le parti archetipiche de Il flauto magico. E tutti
i bambini di una 6a classe lo capiscono molto bene.
Novanta minuti prima, 24 protagonisti, con incedere dignitoso, avevano mosso i loro passi attraverso la sala, fino a raggiungere il palcoscenico,
abbigliati in costumi festosi, tali da sortire quasi
un effetto magico nella loro semplicità. E un anno
prima, ancora in 5a classe, avevano avuto inizio le
innumerevoli prove. Tale era il periodo di tempo
entro il quale si sarebbe potuta realizzare la trasformazione: la metamorfosi di un mucchio di ragazzine ridacchianti e di maschietti che si azzuffano, nelle degne e nei degni interpreti del grande
dramma operistico «Il flauto magico» di W.A.
Mozart, dalla cui prima rappresentazione, come
ebbe a dire nella sua introduzione l’insegnante
di classe Ute Brang in riferimento al modo di Papagena di determinare il tempo, erano trascorsi
piena dedizione e in modo innocente, sulla metà
destra del palcoscenico. Dopo aver recitato, senza farsi notare, essi ritornano nel coro, per dare
spazio ad altri interpreti.
esattamente 222 anni, 3 giorni e 15 minuti.
Non è una rappresentazione operistica in senso
classico, quella che ogni anno viene mostrata a
Wetzikon, bensì una rappresentazione corale delle
scene chiave più centrali e più archetipiche, necessarie alla comprensione dell’opera. Tuttavia,
tutti i personaggi dell’opera vi sono rappresentati, accompagnando il canto comune con interpretazione scenica. Si staccano silenziosamente
dal gruppo del coro, costantemente presente
sul lato sinistro della scena, in modo che si nota
come ciascun cantante e ciascuna cantante, per
gli interi 90 minuti, rimanga concentrato/a in permanente serietà e senza distrarsi, andando così,
in quell’arco di tempo in un altro mondo, oltre
se stesso/a e oltre l’età della prepubertà. Grazie al magnifico lavoro dell’insegnante di musica, Thomas Gmelin, riesce loro di familiarizzare
con le grandi immagini archetipiche dell’essere
uomo. In modo meraviglioso questo appare invece naturale, come se neppure una volta la lontana idea di un conflitto o di qualcosa di simile
avesse attraversato le anime giovanili. Mentre il
canto commovente risuona puro da tutte le ugole
degli allievi, la drammaturgia scenica si dispiega
attraverso i singoli protagonisti, interpretata con
sidui della loro innocenza infantile gli spettatori
vengono portati dai giovani interpreti e dalle giovani interpreti dentro le grandi immagini delle possibilità di evoluzione umana da un lato, e
nell’esperienza della giovanile trasformazione dei
giovani artisti, dall’altro. O, in altre parole, i giovani sono afferrati profondamente, in maniera
del tutto non sentimentale e con ciò, unitamente
all’archetipicità delle scene e alla musica sublime
dell’accompagnamento virtuosistico del pianista
Konstantin Dyulgeroff, afferrano le anime degli
spettatori. Questi hanno altresì bisogno del proprio incessante applauso per tornare nuovamente
nel presente.
Afferrati in maniera non sentimentale
Ma questo basta a descrivere l’incanto che muove
gli spettatori a un siffatto incessante applauso?
Può in genere essere descritto in alcune righe di
testo? Forse, con parole, mi ci posso avvicinare.
Per quanto riguarda tali rappresentazioni annuali, non siamo davanti a una rappresentazione
fatta da allievi; non si tratta neppure di una recita della classe; si tratta piuttosto di una recita
misteriosofica. In tale interpretazione di immagini e di personaggi archetipici, con gli ultimi re-
Lì dentro c’è l’intera vita
Chiedo a Thomas Gmelin perché Il flauto magico
venga rappresentato, anno dopo anno, da così
lungo tempo, dagli allievi della 6a classe di turno
e chiedo anche se non ci sia, a causa del cambiamento della classe, un altro pezzo adatto, appunto, ad allievi di 6a. Egli spiega di avere cercato a
lungo nella letteratura musicale, ma di non aver
trovato nulla che avesse, anche solo approssimativamente, un uguale valore formativo per i giovani.
«Lì dentro c’è l’intera vita, con tutte le sfaccet7
tature.» egli dice. «Non c’è nulla di così formativo per allievi di 6a, che sia paragonabile
a questa opera.» Me ne rendo conto dopo la
rappresentazione, e trovo «l’intero ventaglio
della vita» sia nei personaggi di Tamino e Tamina, di Papageno e Papagena, della Regina
della notte, del Gran Sacerdote Sarastro come
anche nella figura di Monostato.
Gli interpreti e gli spettatori vengono comunemente afferrati dai grandi motivi delle
prove dell’anima e delle dualità quali paura/
coraggio, vita/pericolo di morte, il bisogno irrefrenabile della chiacchiera/la riservatezza,
la menzogna, rispettivamente – un po’ più
innocentemente – imbroglio/verità, gioia/tristezza, e infine l’iniziazione nella conoscenza
spirituale/piacere della vita sensibile… Alla
fine gli dei e i sacerdoti sono clementi e cantano la «vittoria della forza, della saggezza
e della bellezza.»
«Effetto della farfalla che esce
dalla crisalide»
La maestra di classe Ute Brang, che con mano
calma e amorevole ha accompagnato e sostenuto l’intero lavoro e che sul palcoscenico
ha letto i passaggi narrativi, descrive l’effetto
fortemente unificatore e persino terapeutico
del lavoro nella vita sociale della classe. Esso
ha reso possibile per taluni allievi e per talune
allieve un «effetto di metamorfosi da crisalide
in farfalla»; così si erano espressi i colleghi
nella discussione che ne seguì.
Quando il giorno dopo vedo gli allievi e le
allieve nel cortile della scuola, avverto ancora un residuo della sublimità della rappresentazione, ma mi rallegro anche dei segni,
già riconoscibili nei giovani, del «ritorno alla
normalità». Ciò che è stato vissuto con Il
flauto magico e ne Il flauto magico li potrà
accompagnare nei temporanei disordini della pubertà e in certo modo anche guidare.
Un progetto per la 7a classe con danze e musica della Romania
Incontro culturale
Culture diverse possono e debbono incontrarsi ovunque. Tuttavia anche in questo caso il palcoscenico offre una sede ideale di incontro, di maggiore percezione e maggiore esplicazione. Ciò che è intrinseco e sostanziale può svilupparsi
fino a diventare esperienza vissuta. Il palcoscenico richiede un entrare in relazione, cosa che in qualità di semplici osservatori o di turisti spesso evitiamo.
Dal 1986 i progetti con musica e danza sono componente stabile del piano di studi annuale per la
7a classe della Scuola Rudolf Steiner di GinevraLosanna. Grazie ad Arno Reichert, nostro collega,
Rebecca Romano prese in esame una siffatta possibilità per la nostra 7a classe. Ella si appassionò
all’idea e si mise in contatto con me, quale futuro insegnante, appunto in settima. In primavera
facemmo insieme una gita a Ginevra, per assistere
a una analoga rappresentazione della 7a classe
con un gruppo ucraino. Dopo tale esperienza fummo certi: «Vogliamo farlo anche noi!» Cominciò
allora la pianificazione del nostro progetto, che
fu assunta principalmente da Rebecca Romano
in collaborazione con Hélène Bott, la conduttrice
vera e propria del progetto e anche traduttrice.
Si rivelò che avremmo lavorato con un gruppo
rumeno e ciò sarebbe avvenuto nelle prime settimane successive alle vacanze d’autunno. Come
nelle lezioni di geografia dell’Europa in 6a classe,
cercai con la settima classe, attraverso lavori di
gruppo, di ottenere un quadro del paesaggio e
della vita in Romania.
Accoglienza
Dopo aver introdotto genitori e colleghi al progetto e aver percepito il favore di tutte le parti,
la gioia e l’attesa crebbero. La domenica antecedente la settimana dedicata al progetto, le sei
persone provenienti dalla Romania furono attese, con grande eccitazione e gioia anticipata, nel
cortile della scuola. Genitori dinamici provvidero
a un gustoso e differenziato aperitivo. Circa la
metà degli allievi e delle allieve della classe erano
lì convenuti/e e anche un certo numero di genitori. Gli attesi entrarono dal cancello d’ingresso
del giardino, quattro adulti e due giovani, Silvio,
un ragazzo di 14 anni e Irina, una ragazza di 13
anni. Il saluto fu cordiale e disinvolto; la cena
insieme fu un comunicare l’uno con l’altro. Ora
si trattava di condurre gli ospiti ai luoghi dove
avrebbero risieduto per una settimana: gli adulti furono accompagnati in un appartamento di
vacanze preso in affitto a Goldiwil; i due giovani
furono accolti da genitori della classe.
Nel primo incontro venimmo a sapere anche
come era possibile comunicare con loro, vale a
dire in francese.
con 11 giovani da entrambe le parti. Poiché pure
Silvio e Irina partecipavano alle danze, una gran
parte di inibizioni scomparve e ci si poté avvicinare l’uno all’altro. Nella maggior parte dei casi
il ballo si svolgeva in aula. I colleghi e le colleghe
ebbero riguardo per questo e gliene siamo debitori. Infine, dopo aver lavorato alla danza, si lavorò all’accompagnamento musicale, con Florin,
un clarinettista dotato. Venne esercitata una suite
di tre arie rumene. La particolarità di questi pezzi
erano il mutarsi dell’uno nell’altro, che prevedeva
quantomeno un cambiamento di tempo, quando
non addirittura un cambiamento di ritmo. Vennero subito individuati suonatori di flauto in do non
motivati e li si munì di uno strumento a percussione. Nel pomeriggio, per la prima volta, venne
annunciato il canto. I giovani ricevettero i testi
delle canzoni su fogli, con trascrizione fonetica.
Adesso si trattava anzitutto di familiarizzarsi con
il suono inconsueto della lingua rumena. Poi vi si
aggiunse la melodia. Ci volle molta fatica, prima
che si creasse un suono realmente pieno. Ci si
esercitò dal lunedì al giovedì, dalle otto del mattino fino alle tre e mezza del pomeriggio. C’era
una pausa di circa un’ora per il pranzo, portato
dalla mensa della scuola o consumato in un picnic preparato dai genitori.
Effetto dell’ «ancora una volta»
La parola magica di tutta l’impresa fu la ripetizione. Essa entrò come mezzo stilistico nei pezzi
orchestrali, nei canti con più strofe e nei passi e
nelle figure di danza, che si ripetevano. Ma anche nel processo dell’esercitare risuonava sempre di nuovo ai nostri orecchi quell’ «ancora una
Comune creare
Vera Hoffmann, insegnante di classe
Scuola Rudolf Steiner Zürcher Oberland
8
Il giorno seguente ebbe inizio il lavoro comune. Iniziò Florin, che con abilità mostrò i passi di
danza di tre danze in cerchio. Dapprima a ogni
ragazzo venne assegnata una ragazza, la cui altezza corrispondesse alla sua; un’impresa facile,
Schulkreis 2/14
volta». Potemmo sperimentare l’effetto salutare dell’elemento della ripetizione. Metteva
in tensione la nostra postura, incentivava la
nostra attenzione e in breve tempo ci portò
ad acquisire enormi abilità.
Prova dei costumi
Il giorno della rappresentazione si avvicinava e con esso la prova dei costumi. Trepidavo
un poco dentro di me davanti a questa cosa
che si doveva fare e fui del tutto stupita nel
constatare come il mio timore di una eccitata confusione non fosse affatto giustificato.
I giovani indossarono gli abiti rumeni quasi
con devozione. I ragazzi indossavano calzoni di lana bianchi, sopra di essi una camicia
con una larga cintura con ricami variopinti;
le ragazze una gonna di lana nera, di taglio
dritto, e una blusa chiara, meravigliosamente ricamata.
Rappresentazione
Il giorno della rappresentazione era già arrivato. Il nostro palcoscenico piuttosto piccolo
fu ampliato con un grande proscenio, grazie
al lavoro di ore del nostro custode della casa.
La mattina di venerdì ci fu una rappresentazione per le allieve e gli allievi della scuola e
la sera quella pubblica. Prima dello spettacolo avevamo potuto gustare un menu rumeno
di tre portate, preparato da genitori, sotto la
guida dei nostri amici rumeni. Alle otto i nostri
ospiti furono allietati da un meraviglioso programma diversificato. Una parte fu occupata
dal Gruppo artistico rumeno con Cosmin, un
dotato fisarmonicista, che durante il tempo in
cui furono esercitate le danze, accompagnò
le stesse insieme a Dorin. Anche i due giovani, Silvio e Irina, diedero il loro aiuto con
grande impegno. Unitamente a ciò, a rallegrare il pubblico si aggiunsero gli allievi e le
allieve della 7a classe, con sei diverse danze
in due serie, due suite orchestrali su tre pezzi, tre canti, due canzoni d’amore e alla fine
un canto augurale di tipo corale.
Tutti ricevettero un cordiale applauso, espressione della gioia e della riconoscenza,
immaginando la fatica che ne era preceduta. Sollevati/e e orgogliosi/e del fatto che ciò
fosse stato possibile, gli allievi e le allieve tornarono a casa. Per loro si trattò del più bel
genere di esperienza di comunità.
Allievi e allieve superano se stessi/e
Cosa il muove
L’euritmia è certamente la materia scolastica più misteriosa e più discussa, che dall’inizio alla fine accompagna i nostri allievi e le nostre
allieve. Tuttavia soltanto in una rappresentazione scenica si rivela il
suo potenziale per la formazione della competenza di sé e della competenza sociale ; potenziale che nessuna altra disciplina può offrire.
La rappresentazione euritmica finale delle classi
9a-12a inizia in una sala completamente oscurata. Gli ascoltatori attendono ansiosi e in grande silenzio. Ed ecco che risuonano delle note, di musica
moderna e dall’amplificatore, non dall’abituale pianoforte. Nel buio appare all’improvviso una luce
lineare arancio-rosso, subito dopo una seconda;
si muovono al ritmo staccato della musica, perpendicolari verso l’alto, verso il basso, ad archi,
dirette, in volo… Gradatamente, nell’oscurità, le
asticelle luminose diventano sempre di più, finché l’occhio euritmico allenato riconosce che si
tratta della rappresentazione coreografica degli
esercizi di euritmia della 9a classe con l’uso delle
verghe. L’oscurità vela abilmente le inibizioni degli allievi e delle allieve di 9a classe, chiaramente
visibili nella loro successiva rappresentazione di
una stella a cinque punte messa in movimento.
Cosa è l’euritmia pedagogica? E perché portiamo in scena, in una simile serata ufficiale, gli
allievi e le allieve con tali rappresentazioni? Ho
chiesto ad alcuni allievi e ad alcune allieve della
nona classe cosa pensano del perché nella scuola Waldorf essi/e facciano euritmia. Nelle risposte
esitanti si avvertiva una certa perplessità. Erano
concordi sul fatto che imparano la collaborazione all’interno del gruppo, che gli esercizi con le
verghe funzionano soltanto se possono fare affidamento l’uno sull’altro. (Tra l’altro le verghe venivano anche passate e gettate dall’uno all’altro
e l’impressionante effetto della coreografia che
faceva rilucere le verghe nell’oscurità, sarebbe
stato molto sminuito se una di esse fosse caduta.) L’insegnante, Sybil Hartmeier, chiarisce inoltre che gli allievi e le allieve hanno bisogno della
tensione data dalla rappresentazione per sfruttare
completamente il loro potenziale. Nella prima parte della serata entrò in scena anche la 10a classe,
con l’Ave Maria di Charles Gounod. L’11a classe
mostrò dapprima A Hard Day’s Night, dei Beatles
e in seguito, in abiti e con movimenti da Rock’n
Roll, continuò a volteggiare sulla scena alle note
della musica di Franz Schubert; tale contrasto fu
per gli spettatori un’esperienza stupefacente e acclamata. A questo punto vorrei introdurre in forma aneddotica la storia di una ex allieva. Lasciò
la nostra scuola già alcuni anni fa, alla fine della
10a classe e iniziò lo studio da muratore. Le fu
chiesto cosa l’avesse aiutata di più nello studio.
Ella menzionò l’euritmia, quale elemento scolastico che l’ha aiutata di più ad affermarsi nel ruvido
mondo maschile dei muratori. Ciò che lei disse mi
rese curiosa di approfondire cosa in verità i nostri
allievi e le nostre allieve apprendono per mezzo
dell’euritmia. Pregai quindi tre allievi/e della 12a
classe, poco prima della loro entrata in scena, di
concedermi un’intervista. Ivi trovai alcune risposte
alla domanda; risposte che mi colpirono e che mi
resero un poco invidiosa di ciò che i nostri allievi
e le nostre allieve nel corso degli anni sperimentano come sviluppo nell’euritmia stessa.
Intervista con allievi/e della 12a classe
Carla, Govinda e Neela sono sorprendentemente
rilassate prima della loro grande rappresentazione
e si immergono completamente nella risposta alle
mie domande, che vertono intorno a due punti
centrali. In 14 anni di euritmia (compreso l’asilo),
cosa hanno imparato per la vita? E cosa è necessario perché la rappresentazione abbia riuscita?
Magdalena Reinhard, insegnante di classe
Scuola Rudolf Steiner di Steffisburg
Schulkreis 2/14
9
Euritmia attraverso gli anni di scuola
Le tre protagoniste menzionano l’avvincente decorso nel tempo dell’insegnamento di euritmia,
che va dal «si fa, semplicemente» dell’infanzia,
al totale disagio della pubertà, fino all’imminente
lavoro finale di 12a classe, per la cui riuscita è necessaria «piena fiducia in se stessi e che si mantenga pienamente la fiducia negli altri e nella loro
concentrazione e nei coadiutori».
Concentrazione e ritrovare se stessi
Secondo la loro dichiarazione, l’euritmia, più di
ogni altra materia o di ogni altro impegno quotidiano, è stato il luogo dove esse hanno imparato a «ritrovare se stesse». Carla: «Quando
nell’euritmia io mi concentro realmente, si mette in moto qualcosa che in passato, di fronte
alla nostra insegnante, io avevo sempre negato:
nell’euritmia si può semplicemente ritrovare del
tutto se stessi.» Questo – così viene descritto
– è un sentimento molto buono, anche perché,
paragonato agli altri insegnamenti, rappresenta
un’eccezione.
Autoeducazione e autosuperamento
Non ci sono affatto nell’euritmia contenuti di insegnamento con i quali ad esempio Carla non sia
d’accordo. «Nella vita io ci metto anche il punto di superamento. Nell’euritmia si mostra qualcosa di animico, qualcosa di se stessi. Mostrarlo anche quando, ad esempio, una poesia non
mi piace, e mostrarlo con espressività e con
qualcosa di me stessa! Questo apprendimento
dell’autosuperamento, già, non lo si ha in alcuna altra materia.»
Accresciuta coscienza del proprio
corpo
In nessun altro insegnamento si impara in modo
così cosciente ad «addestrare il sentimento del
proprio corpo fin nei piccolissimi dettagli», fin
nella punta delle dita delle mani e dei piedi. Che
tale addestramento porti frutti, è quel che poterono sperimentare gli spettatori nel corso della
10
rappresentazione, nell’effettivo meraviglioso fluire
dei movimenti afferrati fin nella punta delle dita
delle mani e dei piedi.
Sentimento del gruppo
Un prezioso arricchimento della loro vita di allievi
e in special modo di allievi delle classi superiori
è l’euritmia, poiché essa «è l’unico insegnamento nel quale ci muoviamo insieme e ci possiamo
sperimentare come gruppo, come comunità. Altrimenti fino alla 12a classe siamo diventati piuttosto dei combattenti isolati. Esse descrivono la
difficoltà di arrivare, in un gruppo così grande, al
punto in cui tutti contemporaneamente si concentrano sui movimenti comuni, senza divergere,
nonchè l’ «energia incredibilmente intensa» che
si sperimenta poi, come pure il sentimento che
va inoltre sorgendo, che è quasi un sentimento di
felicità. Neela: «Quando un gruppo si muove in
una concentrazione che è di tutti allo stesso tempo, è qualcosa che ha dell’estremo. Davvero non
si può descrivere l’effetto che produce. Quando
questo qualcosa «c’è», allora è «QUALCOSA» di
realmente super.»
rimossi tutti gli elementi disturbatori. Da questa
descrizione diventa chiaro come un’esperienza di
flusso si accompagni anche a un profondo sentimento di soddisfazione personale o addirittura
di felicità. Le due euritmiste, dietro mia preghiera, cercano alcune parole per descrivere tale esperienza. «In quei momenti gli allievi e le allieve
superano se stessi/e.» «Si tratta di un attaccarsi
all’elemento spirituale», dice l’altra insegnante
di euritmia e prosegue: «Il cielo per un momento si apre …». Che sia così, lo sperimentarono
anche gli spettatori di quella straordinaria serata.
Il godimento artistico e una sorta di vissuto che
sempre di nuovo balenava negli spettatori, fecero
della comparsa in scena degli allievi e delle allieve
della 12a classe, nelle parti solistiche e in quelle
d’insieme, una rappresentazione scolastica «eccellente» nel senso più vero del termine. La rappresentazione di «I sette io», di Khalil Gibran e
una composizione di J.S.Bach, nella versione per
pianoforte (interpretata virtuosamente dal pianista Konstantin Dyulgerov) furono ripagate alla
fine con un applauso che non voleva terminare
e con grida di «bravo».
Esperienza del flusso (Flow)
La prestazione di tutti gli allievi e di tutte le allieve
e delle loro insegnanti, Sybil Hartmaier e Sabine
Schaer, nel lungo e non sempre facile processo che
alla fine porta a siffatte esperienze e conoscenze, che culmina poi nella rappresentazione euritmica finale, è notevole. Ciò che Carla, Govinda e
Neela descrivono, mi fanno pensare al concetto
di «flusso» («flow»), un concetto della Scienza
sociale. Sviluppato da M. Csikszentmihàlyi, tale
concetto viene spiegato come condizione nella
quale l’attenzione, la motivazione e l’ambiente
confluiscono in armonia. Nel «flusso», lavoro e
movimento sono svolti in armonica unità di corpo, spirito e anima. C. sottolinea come nel flusso
l’uomo «operi in modo creativo e artistico, come
in esso egli si apra e trovi la propria libera espressione.» Il flusso può anche essere vissuto in
comune. Perché ciò accada però devono essere
Vera Hoffmann, insegnante di classe
Scuola Rudolf Steiner Zürcher Oberland
Schulkreis 2/14
Un progetto teatrale della 12a classe di Ittigen
Gilgamesh
Ancora una volta a conclusione del periodo scolastico il palcoscenico diventa il recipiente
per la conoscenza della vita. Questa volta lo è come punto focale per la riflessione e per
l’esperienza del limite. Adesso viene fatta coscientemente l’esperienza di ciò che Shakespeare
già sapeva: il mondo è un palcoscenico sul quale noi recitiamo. Quale parte io interpreto?
Il progetto qui di seguito descritto è un esempio
particolarmente riuscito di un siffatto processo. Ha
impiegato, per nascere, soltanto cinque settimane, un periodo intensissimo di prove alla scuola
Rudolf Steiner di Ittigen, nella primavera 2013.
Le due 12me classi si esercitarono in una versione estremamente estrosa delle possenti immagini
dell’epopea di Gilgamesh.
Colui che vide le profondità
Il pubblico ebbe in dono immagini messe in movimento, declamate e cantate in modo possente,
sul tema del divenire dell’uomo, su tutti i grandi
compiti di tutta la vita: il potere, l’amore, la sessualità, il trovare se stesso, e la morte. Gli undici
quadri, che Richard Begbie ha sapientemente e
ammirevolmente concentrato in brevi testi, traendoli dalla copiosità del poema epico tradotto
da Raoul Schrott, e che lui ha anche studiato
dal punto di vista sia linguistico che interpretativo, facevano l’effetto di un percorso attraverso
l’intero zodiaco, concludendosi nel punto culminante costituito dalla storia della Creazione,
quale è narrata nella Genesi. La declamazione
era particolarmente convincente nei grandi cori
recitati, la forma ideale per la molteplicità del
linguaggio immaginativo. Allitterazioni, accumulo di consonanti o anche di vocali, davano come
risultato un prorompere vigoroso e differenziato
del discorso. Con naturalezza, in modo genuino,
con autenticità e non disturbati dal razionalismo
tipico della nostra epoca, i giovani dispiegarono
nei balli e nelle sequenze di movimento una imponente sensualità e una percettibile gioia. Al di
là dell’importanza pedagogica del pezzo per gli
allievi e le allieve, lì si poteva sperimentare come
l’arte possa essere un atto rituale. C’erano danze
di combattimento, lamenti funebri, rappresentazioni del diluvio universale. C’erano ritmi, strofe,
motivi. C’era il silenzio e c’erano i toni alti, la luce
e il buio, entrate in scena e uscite di scena fantasiosissime. La coppia Martin Wanzenried/Lena
Ashkenazi ha gestito le idee di movimento dei giovani e le ha trasformate abilmente in coreografie,
convincenti nella loro semplicità. Inoltre si riuscì a
«La storia ci stimola a riflettere, in quanto uomini, sulla responsabilità. Istinti sovrumani e bestiali determinano la nostra esistenza. Soltanto se
l’uomo li porta in un equilibrio può dare compimento, in dignità, alla propria vita. Soltanto se
accetta la propria mortalità, soltanto allora egli
riconosce il giusto vivere».
Richard Begbie, direttore del progetto
Schulkreis 2/14
non dare eccessivamente forma al pezzo in alcunché, e neppure ad «abbellirlo» inutilmente. Una
grande arte in un mondo nel quale permanentemente abbiamo il compito del design. Tutto era
sorretto da forza e da una lucentezza che soltanto a persone giovani riesce in quella naturalezza.
Grandi congratulazioni per il coraggio di mettere
in scena l’opera in frammenti, che per me significa
fascino dell’incompiuto e dell’ancora innominato,
e che addirittura sembra rappresentare il pezzo in
tutta la sua ricchezza. A volta intensi, a volta lirici,
ma sempre apparentemente agevoli erano i canti, interpretati da cast diversi, che Stefan Werren
ha composto espressamente per il pezzo. Come
gli altri ambiti (linguaggio, rappresentazione teatrale, danza), anche la musica oscilla tra l’essere
senza tempo e la moderna drammaticità. Essa
ha dunque contribuito a creare l’atmosfera delle
scene e ha conferito loro lo splendore sonoro. La
potenza dei profondi aneliti umani, l’esigenza di
sogni, la gioia del qui e ora ed anche il bisogno
di speranza: tutto ciò e ancora di più venne ad
espressione nell’allestimento musicale. Quella
musica dava ali all’anima!
Domande che riguardano l’umanità
Un palcoscenico vuoto ha creato la cornice e il luogo adatti per la rappresentazione. Al posto delle
quinte, messe lì a riprodurre la realtà, come materiale da costruzione e come scenario furono usate
varietà di legni cuneiformi. Nel corso del pezzo
teatrale, davanti agli stupefatti spettatori, essi si
trasformavano in innumerevoli luoghi, in quadri
e in paesaggi. Un lavoro da artista. Grazie, Urs
Matter! Non da ultimo, in questa narrazione fatta
di immagini portentose molti segreti rimangono
celati. La domanda: cosa significa essere uomo.
Proprio per questo la materia si adatta a uomini
e donne che sono all’inizio del proprio indipendente cammino di vita. Il sipario si apre per un
breve sguardo nelle profondità: colui che vide le
profondità. Tale è il titolo del poema nella sua
complessiva composizione, documentato già a
partire dal secondo millennio a.C.
Il palcoscenico come luogo di apprendimento? Il palcoscenico come luogo di
apprendimento!
Nella sceneggiatura sopra descritta mi si è rivelata la particolare importanza del palcoscenico
come luogo dell’apprendere. Il poema-mistero
rappresentato passa in rassegna, nella sua vastità, tutte le domande di cui l’uomo moderno
deve venire a capo. Si rivela in esso il tentativo
faustiano dell’uomo di comprendere il proprio
destino. Il palcoscenico quindi, attraverso le regole dell’interpretazione e attraverso la scoperta interpretativa di una materia universalmente
umana, diventa lo spazio di cui l’allievo ha bisogno (e in verità ogni uomo!) per crearsi la propria identità, tra io e mondo, verità e invenzione,
realtà e anelito.
Regula Stettler
Master of Arts per l’Euritmia in dialogo
«Incominciammo completamente liberi e senza
definizioni chiare. Si lasciò fare a noi e alle nostre idee. Il lavoro procedette rapidamente. Poi,
nella terza settimana, subentrarono le prime incertezze e i primi cambiamenti. E fu evidente che
c’erano centinaia di possibilità riguardo al modo
in cui rappresentare qualcosa sulla scena. CI SI
DEVE SOLTANTO DECIDERE. E adesso, per concludere: in questa rappresentazione teatrale vi è
qualcosa in cui le nostre classi si rispecchiano. E
questo è proprio ciò che fa buona la rappresentazione teatrale.»
Luzia Brutschy, allieva
11
RESOCONTO STATISTICO DELLA FONDAZIONE PER LA PROMOZIONE DELLA PEDAGOGIA RUDOLF STEINER
Leggera crescita in ambiti importanti
Da molti anni la Fondazione per la promozione
della pedagogia Rudolf Steiner in Svizzera (Stiftung zur Förderung der Rudolf Steiner Pädagogik in der Schweiz) rileva una statistica per anno
scolastico sulle più importanti cifre indicative,
d’impresa e finanziarie, delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera e Liechtenstein. Unitamente alla
Comunità di lavoro delle Scuole Rudolf Steiner e
del Gruppo di consulenza finanziaria, essa pubblica un resoconto statistico annuale. Questo strumento serve sia alla Fondazione e alla Comunità
di lavoro, che alle singole scuole, in quanto vengono mostrati sviluppi sostanziali e viene richiamata
l’attenzione su forze e debolezze. Sulla base di
questo lavoro preliminare può essere rapidamente
accertata dalle persone competenti all’interno
delle singole scuole un’eventuale necessità di
agire. Nella cornice del presente contributo va
richiamata l’attenzione soltanto su un numero
esiguo di punti dell’esteso resoconto statistico:
Puntando lo sguardo sul Movimento per la scuola
svizzero, nel suo complesso, si osserva un leggero aumento del numero di allievi, dei contributi
dei genitori e del numero di collaboratori. Questo fenomeno positivo però non deve illudere sul
fatto che soltanto scuole con grande crescita e
corrispondente sforzo per una convincente qualità di insegnamento, nonché un clima scolastico
gradevole, ottengano costantemente buoni valori.
In questo contesto è importante anche il rafforzamento della collaborazione regionale.
Vi sono anche scuole che cercano ancora un terreno sicuro. Nell’anno scolastico 12/13, tre scuole
venutesi a trovare in situazioni che minacciavano la loro stessa esistenza furono affiancate dal
Centro di coordinamento e dal Gruppo di consulenza finanziaria, che hanno prestato loro il corrispondente aiuto.
Il costo medio complessivo per allievo non è
affatto mutato e corrisponde nuovamente a
Fr. 10.397. La stessa cifra indicativa, comparata alle famiglie, corrisponde attualmente a Fr.
16.312. Il costo medio per il collegio e per incarico
a tempo pieno, rispetto all’anno precedente è leggermente aumentato e corrisponde a Fr. 68.602
o Fr. 5.716 al mese. Il contributo medio dei genitori ammonta per famiglia a Fr. 12.239 e copre
per il 107,9% il costo per il collegio. L’indicazione
che prevede che ai costi del collegio si debba far
fronte per il 100% con i contributi dei genitori,
da parecchi anni viene fortunatamente oltrepassata. Il contributo medio dei genitori delle singole
scuole differisce considerevolmente a seconda del
tipo di scuola (scuola media, scuola con tutte le
classi o scuola con classi 1a-9a/1a-10a) e a seconda del luogo/regione/cantone.
Per la Fondazione per la promozione della Pedagogia
Rudolf Steiner in Svizzera:
René Aebersold, Consigliere della Fondazione
Eva Maria Fahrni, Amministratrice
SVILUPPO DEL NUMERO DI SCUOLE, CLASSI, ALLIEVI, GENITORI E INCARICHI, RICAVI E COSTI
Anno
Anno
Anno
Anno
Anno
scolastico scolastico scolastico scolastico scolastico
2009/2010 2010/2011 2011/2012 2012/2013 2013/2014
Budget
Numero di scuole
30
30
28
29
29
Numero di offerte pre-scuola e classi
– Numero di offerte pre-scuola compreso asilo
93
99
107
102
105
– Numero di classi (1a fino 12a/13a classe)
281
285
271
272
279
Numero di bambini e allievi
– Numero di bambini nell’offerta pre-scuola
1281
1350
1462
1523
1492
– Numero di allievi
5549
5520
5434
5542
5556
Numero di genitori paganti (o famiglie di insegnanti) 4445
4341
4412
4503
4434
Numero di insegnanti e incarichi
– Numero di insegnanti (persone fisiche)
1078
1210
1168
1187
1204
– Numero di incarichi (calcolato al 100%)
725
726
722
745
756
Indici sul lato dei costi
Costo complessivo
per allievo
9'621.–
9'606.–
10'465.–
10'397.–
9'723.–
Costo complessivo
per famiglia
14'783.–
15'202.–
16'357.–
16'312.–
15'455.–
Costo del collegio
per allievo
7'063.–
7'136.–
7'081.–
7'259.–
7'476.–
Costo del collegio
per impegno
66'535.–
67'571.–
67'618.–
68'602.–
69'693.–
Indice dei contributi dei genitori
Costo del collegio
per impegno
11'541.–
12'096.–
12'058.–
12'239.–
13'324.–
Grado di copertura dei contributi dei genitori rispetto
al costo del collegio
per famiglia
106.4%
107.1%
108.7%
107.9%
105.9%
DIMENSIONI DELLE SCUOLE
OFFERTA DELLE SCUOLE
3 scuole hanno tra 400 e 650 allieve e allievi.
8 scuole hanno tra 200 e 300 allieve e allievi.
8 scuole hanno tra 100 e 200 allieve e allievi.
7 scuole hanno tra 50 e 100 allieve e allievi.
3 scuole hanno meno di 50 allieve e allievi
16 scuole conducono classi dal Gruppo giochi fino alla 9a o 10a classe.
8 scuole conducono classi dal Gruppo giochi fino alla 12a o 13a classe.
3 scuole conducono solo classi medie (dalla 10a fino alla 12a o 13a classe).
2 scuole conducono due classi ciascuna come scuola complessiva.
12
Schulkreis 2/14