Il periodico delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera Forum delle ex allieve e degli ex allievi delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera Edito dalla Comunità di lavoro delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera www.schulkreis.ch www.steinerschule.ch Lezione concreta Il palcoscenio come aula Schulkreis 2/14 1 Estate 2014 Sommer 2014 Waldorf One World: WOW Per una formazione degna dell’uomo! Voi ci siete? Negli ultimi 20 anni Waldorf One World, grazie all’impegno enorme da parte di bambini e giovani di quasi 400 scuole in 35 Paesi, ha raccolto in totale 2,8 milioni di Euro. Da allora più di 110 iniziative, Waldorf e sociali, hanno potuto essere sostenute. Cosa è il WOW-Day? Idee per le vostre iniziative Partecipate! Un giorno all’anno di impegno totale: vi impegnate affinché bambini e giovani abbiano un’infanzia sana e una formazione pedagogica Waldorf. Grazie al vostro impegno, persone disabili dispongono di una bella casa e vengono stimolate nelle loro capacità individuali. Trovate un’idea originale per una sottoscrizione e destate entusiasmo in altre persone. Siate creativi e originali! Vi sono così tante possibilità di dar forma al vostro WOW-Day: iniziative quali teatro, circo e musica, bricolage, cottura al forno e vendita, correre per un buono scopo o lavorare in un’azienda – un modo semplice per rendere fruttuosa la giornata. Informazioni sul WOW-Day e sui progetti sparsi in tutto il mondo, numerosissime idee per le vostre iniziative, come pure tutto ciò di cui avete bisogno: materiale fotografico e articoli di stampa per i giornali locali, informazioni di carattere giuridico, modelli di contratti di lavoro per il datore di lavoro, ecc., tutto questo lo trovate su www.freunde-waldorf.de Un’iniziativa mondiale e ci siete anche tutti voi: bambini, allievi delle scuole Waldorf dalla prima alla tredicesima classe, ed anche persone che si trovano in istituzioni di pedagogia terapeutica e di socio-terapia. Per iscriversi basta semplicemente riempire il formulario-online con il nome della persona della vostra scuola/ istituzione alla quale rivolgersi. Il ricavato dalle attività viene versato all’ Associazione Amici dell’arte dell’educazione (Freunde der Erziehungskunst) e per il 100% inoltrato a favore di progetti la cui realizzazione necessita di aiuti. Gli esempi sono tratti dal programma attuale dell’Associazione Freund der Erziehungskunst Rudolf Steiners. Quando comincia? Le iniziative hanno luogo dal 29 settembre al 29 novembre! Voi stessi stabilite il giorno del vostro WOW-Day; in tal modo, sull’arco di più settimane, ovunque nel mondo vengono svolte attività che ci collegano gli uni con gli altri. Un mondo per tutti: partecipa. Vietnam: Asili Waldorf Filippine: Scuola Gamot Cogon Georgia Scuola Michael Brasile Salva Dor Nella città di Ho-Chi-Minh e nei dintorni vi sono tre asili a indirizzo pedagogico Waldorf. L’asilo Dieu Giac cominciò per primo il proprio lavoro nel 2002, con 30 bambini; seguì, un anno più tardi, l’asilo Thanh Lan e nel 2006, ultimo per il momento, aprì le proprie porte il Centro Tho Trang Childcare. Gamot significa radici, oppure medicina; Cogon è una specie di erba, nota per l’intreccio delle sue radici e per il suo effetto terapeutico. Vi si recano a lezione, ogni giorno. più di cento allievi, provenienti per lo più dall’ambiente rurale circostante, economicamente debole. In Georgia la Scuola Michael è una scuola di pedagogia terapeutica, con un concetto chiaro di educazione, formazione e integrazione sociale per bambini con problemi di sviluppo intellettuale e fisico. Molti giovani brasiliani vivono in un mondo violento, pieno di furti, spaccio di droga e prostituzione. Nell’iniziativa Salva Dor si cerca di sostenere i giovani con la formazione. Più informazioni: www.freunde-waldorf.de/wow-day.html oppure [email protected] 2 Schulkreis 2/14 Indice Il palcoscenico come aula Una delle esperienze pregnanti nel percorso di studi in una scuola Steiner è talvolta il progetto teatrale che conclude il periodo scolastico. Resoconto sui processi che hanno luogo nell’interiorità umana e sugli effetti che in essa si producono quando ci si cala nella parte di un altro. 4 Recitiamo all’aperto? L’insegnante di euritmia, Regula Werren, illustra il percorso che va dalle prove fino alla rappresentazione della recita d’estate alla Scuola Rudolf Steiner di Ittigen. 6 Pedagogia innovatia L’euritmia muove i giovani Tre insegnanti di 12a della Scuola Rudolf Steiner Zürcher Oberland si fanno arguti pensieri sulla materia che senza dubbio è per lo più la più discussa, l’euritmia. 8 Incontro culturale La 7a classe della Scuola Rudolf Steiner di Ginevra e Losanna assiste a uno spettacolo di danze rumene; ciò ha come conseguenza la realizzazione di un proprio progetto, basato su musica e danze della Romania. 8 Conoscenza della vita Ancora una volta alla conclusione del periodo scolastico il palcoscenico diventa il recipiente per conoscere la vita. Un progetto teatrale della 12a classe della Scuola Rudolf Steiner di Ittigen. 11 Bilancio statistico La Fondazione per la promozione della pedagogia Rudolf Steiner (Stiftung zur Förderung der Rudolf Steiner Pädagogik) presenta le nuove cifre delle Scuole Rudolf Steiner svizzere e accerta: il numero di allievi e allieve cresce. 13 Impressum SCHULKREIS Zeitschrift der Rudolf Steiner Schulen von: Adliswil, Avrona, Basel, Bern/ Ittigen/Langnau, Biel, Birseck, Genève, Ins, Kreuzlingen, Langenthal, Lausanne, Luzern, Münchenstein, Muttenz, Pratteln, St. Gallen, Schaan, Schaffhausen, Schafisheim, Scuol, Solothurn, Steffisburg, Wetzikon, Wil, Winterthur und Zürich Redaktion: – Robert Thomas, Carmenstr. 49, 8032 Zürich, Tel. 044 262 25 01, Fax 044 262 25 02, [email protected] – Julia Voegelin, [email protected] Abos: Marianne Thomas, Carmenstr. 49, 8032 Zürich, Tel. 044 262 25 01, Fax 044 262 25 02, [email protected] Einzelabos: Inland Fr. 36.–, Ausland 30 Euro Produktion/inserate: PUBLIFORM Text & Gestaltung Hp. Buholzer, Postfach 630, 3550 Langnau, 079 263 14 18, [email protected] erscheint Redaktionsschluss www.schulkreis.ch Frühling Ende März 10. Februar www.steinerschule.ch Sommer Ende Juni 10. Mai Auflage: 6000 Ex. Herbst Ende September 10. August Winter Ende Dezember 10. November Schulkreis 2/14 Care Lettrici e cari Lettori di «Schulkreis», Care ex Allieve e cari ex Allievi, il «Forum», quale piattaforma che coltiva la relazione con le ex allieve e gli ex allievi, esce una volta all’anno e, fatto nuovo, uscirà insieme all’edizione estiva di «Schulkreis». Il tema «Il palcoscenico come aula» unisce le ex allieve e gli ex allievi all’attuale comunità scolastica; i ricordi di allestimenti realizzati dagli stessi allievi e l’esperienza di rappresentazioni teatrali appartengono all’identità del periodo scolastico. Le rappresentazioni sono sempre momenti speciali: esse danno forza all’intera classe di una scuola, mediante un’intensa esperienza individuale e comunitaria; danno forza al pubblico di quella stessa scuola, grazie a una naturale apertura e una sollecita attenzione da parte dello stesso. In quel fugace istante vi è molto di più di ciò che è propriamente visibile e udibile; nel ricordo delle persone – allievi, allieve, genitori, insegnanti – tali istanti perdurano, quali punti di orientamento per la vita, e donano fiducia, momenti di sollievo e coraggio per la vita stessa. I diversi contributi mostrano, sotto molte sfaccettature, tale particolare processo sociale del piano di studi Waldorf. Le 35 Scuole Rudolf Steiner in Svizzera – in Ticino, Vallese, Engadina e nell’area di lingua tedesca – sono frequentate da circa 6600 allieve/i e la tendenza è al rialzo; la statistica annuale (pag. 13) sta a testimoniare lo sviluppo complessivo. Le scuole sono incaricate di sviluppare qualità pedagogiche: a tal fine gli insegnanti devono sempre di nuovo percorrere nuove vie e praticare una pedagogia innovativa. Le prossime giornate di formazione continua, che avranno luogo il 16 e 17 gennaio 2015, hanno come motto «Pedagogia innovativa»; genitori, ex allieve ed ex allievi, studenti e studentesse, nonché insegnanti, sono cordialmente invitati a cooperarvi e ad esprimersi scambievolmente sul modo in cui la pedagogia Waldorf può venire sviluppata in maniera innovativa e vivente. Lo stimato redattore del Forum, Roland Muff, che per 14 anni si è occupato del contatto con le ex allieve e gli ex allievi, con la presente edizione si congeda dalla redazione. A nome del Movimento per la scuola e a nome di tutte le ex allieve e di tutti gli ex allievi desidero ringraziarlo di tutto cuore per il suo pregiato contributo. Robert Thomas 3 Bambini e giovani imparano soltanto ciò che appare loro importante e significativo Roland Muff Il palcoscenio come aula Se ad adulti si chiede quali siano i loro ricordi di scuola più durevoli, spesso, accanto alle uscite di classe con campeggio, viene menzionata la recita portata in scena con la propria classe. Una recita siffatta, spesso saldamente ancorata nel piano di studi quale coronamento al concludersi del periodo scolastico, crea un interagire di discipline, le più diverse fra loro, ma anche e soprattutto un interagire di incontri e iniziative personali, a cui si aggiunge il carattere pubblico dell’evento, che richiede un confronto con se stessi. 4 Schulkreis 2/14 U na rappresentazione scenica, spesso saldamente ancorata nel piano di studi quale coronamento al concludersi del periodo scolastico, crea un interagire di discipline, le più diverse fra loro, ma anche, e soprattutto, un interagire di incontri e iniziative personali, cui si aggiunge il carattere pubblico dell’evento, che in molti casi fa da specchio per un confronto con se stessi. Nella pedagogia di Rudolf Steiner in ogni caso un siffatto punto culminante non viene portato sulla scena soltanto al termine di un periodo scolastico trascorso insieme e durato anni. Il fatto che, già a partire dall’inizio, quando i bambini della prima classe vengono accolti sul palco, e poi dopo, con i regolari saggi trimestrali, con le recite di Natale e di altri periodi dell’anno, con l’orchestra delle classi e con gli spettacoli di euritmia, il palcoscenico si aggiunga sempre all’aula di classe come un’ulteriore dimensione, deve dare a pensare. Ciò che dall’esterno si può liquidare come «eterna teSchulkreis 2/14 atreria», ha eminenti fondamenti antropologici. co consisteva nel guardare (in greco teatron) e Di seguito riportiamo alcuni aspetti generalmente nei suoi effetti sul pubblico; la tragedia e catarsi validi, ma dapprima vogliamo anche far notare del singolo diventavano la tragedia e la catarsi come, nello sviluppo del bambino, fino a quan- di tutti. Ivi non era la comunità al servizio del sindo egli ha conseguito un modo adulto di rappre- golo, bensì il singolo al servizio della comunità. sentare sulla scena, la valutazione di tale modo di rappresentare cambi ovviamente in maniera Calarsi nella parte di un altro sensibile. Ciò che il bambino nei primi anni di Il calarsi nella parte di un altro presuppone tempo. scuola porta ad espressione quasi senza riflettere, Senza questo spazio di libertà non è dato modo ha avuto origine dall’imitazione ed è collegato a alle esperienze estetiche di esplicarsi. Il calarsi una recitazione corale, poco individuale. Poi, con nella parte di un altro si contrappone quindi ad la pubertà, la visibilità esteriore diventa sempre ogni uso diretto della didattica e della pedagogia. più importante; il pubblico diventa specchio, come Provare, tastando, come si muove il protagolo è lo specchio della stanza da bagno, davanti nista che io impersono, come parla, quali gesti al quale ci si trattiene così volentieri. E in misura gli corrispondono, come mangia, come beve…; crescente si è indirizzati, dalla rappresentazione trasformarsi, uscire da se stesso. Ciò significa abdi sé, all’interesse per altri ruoli, nonché alle in- bandonare le proprie abitudini, superare se stesso. tenzioni dell’autore o del compositore, cosicché L’esercizio in tale tentativo prosegue fino a che si gli allievi della 12.a non interpretano più se stessi, acquista sicurezza e la trasformazione agisce in ma sono incentivati a cooperare a un’intenzione modo credibile: compagne e compagni di scuola di ordine superiore. Non da ultimo nel progetto sono un pubblico molto critico! Quando l’uomo è pedagogico anche al pubblico è riservato un ruolo attivo nella parola o nella musica accadono conimportante, poiché un palcoscenico implica an- tinuamente piccoli miracoli! Nell’interpretazione che un auditorio. Il pubblico non consiste di anonimi frequentatori Quando l’uomo è attivo nella parola o nella mudi teatri, ma consiste sica, accadono continuamente piccoli miracoli! anzitutto di responNell’interpretazione vengono sviluppate facoltà sabili dell’educazione, che nessuno mai si aspettava. Esse sorprendono e di genitori, di amici e insorgono spesso durante la notte. spesso anche di fratelli e sorelle che frequentano altre classi, come pure di insegnanti della scuola, che in vengono sviluppate qualità che nessuno mai si questo modo possono avere dei loro “allievi” una aspettava. Esse sorprendono e insorgono spesso esperienza del tutto diversa da quella che hanno durante la notte. Conoscenze provenienti dalla quando sono seduti dietro il banco. Tutti insieme neurobiologia confermano come attraverso tale appartengono al “giardino” nel quale il bambi- calarsi nella parte di un altro vengano stimolati no deve crescere bene. E tutti costoro prendono nuovi collegamenti tra i neuroni e vengano destati parte a questo processo sommamente mirabile! potenziali che non erano disponibili prima. Con Ogni rappresentazione scolastica deve essere un il calarsi nella parte di un altro veniamo inoltre atto di cooperazione, per dare all’uomo in divenire stimolati continuamente a lavorare in modo plapiù sicurezza, intimità e autocoscienza. Beate per- stico allo sviluppo della nostra struttura cerebrale; ciò alcune scuole le quali, prima di costruire belle il movimento e la partecipazione animica ampliaaule di classe, hanno allestito una sala di teatro. no il nostro spettro di competenze. Il nostro pensare, il nostro sentire e il nostro volere agiscono Punto focale della socializzazione direttamente in modo plastico sul nostro cervello! Al centro delle arti sceniche sta il campo di tensione tra individualità e società. Le qualità immagi- Superare se stessi nella comunità native di una rappresentazione sono legate alla Chi voglia contribuire a che bambini e giovani presenza di interpreti e spettatori nel medesimo sviluppino il proprio potenziale, deve procurare spazio. Qui l’uomo osserva se stesso, imperso- loro sempre nuove opportunità di potersi idennato dall’attore. Ciò rende possibile ad entrambi tificare con un compito. Se qualcosa è per loro un’esperienza della soglia. L’incontro di interpre- personalmente importante, allora nessuno sforti e spettatori nel medesimo spazio è un evento zo sarà evitato e si lavorerà con entusiasmo. Essi eccezionale e irripetibile! L’uomo, quale essere imparano soltanto ciò che a loro appare imporsociale, ha bisogno di essere “guardato da altri”. tante e significativo. Secondo le moderne ricerche Con tutto il suo pensare, il suo sentire e il suo sul cervello, l’entusiasmo passa sotto la cute in volere e con tutti i suoi sensi egli è orientato in modo tale da portare alla stimolazione di grupmodo particolare alla convivenza sociale. Nell’arte pi di neuroni nel mesencefalo, i quali secernono scenica l’esperienza del singolo diviene esperien- neurotrasmettitori, quali adrenalina, dopamina e za di tutti, e ciò si rende percettibile nel sociale altri peptici. Questi contribuiscono a che la perquale forza particolare; la tragedia nel teatro gre- sona in questione realizzi ciò che le sta a cuore. Quanto più entusiasmo viene sviluppato, tanto ROLANDO MUFF è collaboratore del Centro meglio vengono sviluppati e rinforzati tutte quei di coordinamento delle Scuole Rudolf Steiner reticoli di neuroni che l’uomo utilizza in tale condizione. Pensiamo soltanto a quanto spesso un in Svizzera 5 bambino piccolo sperimenti in un solo giorno siffatti impeti di entusiasmo. Purtroppo lo sviluppo infantile non si esplica affatto in modo tale che l’onda dell’entusiasmo perduri; troppo spesso essa viene invece sostituita da noia e delusione. Sul palcoscenico viene offerta a bambini e giovani l’opportunità di superare se stessi in comunità con altri. Chi ha l’opportunità di svilupparsi personalmente in unione con altri, sperimenta un senso di felicità, che richiama alla memoria quegli impeti di entusiasmo della prima infanzia. Quando le allieve e gli allievi di una classe, con tutte le loro specificità, le loro debolezze, le loro mancanze, i loro impedimenti e le loro unilateralità, si riuniscono per la realizzazione di una rappresentazione e insieme si impegnano per la riuscita – anche con sacrifici personali – allora hanno successo. Educazione estetica L’arte si basa su esperienze estetiche, che vengono acquisite già da bambino, alle prese con i più diversi ruoli e le esperienze più diverse, nel gioco e nella quotidianità. Nell’arte scenica però, diversamente dal gioco del bambino piccolo, si lavora con il cambio cosciente delle posizioni; si tratta di un’esperienza di posizione intermedia. L’arte scenica lavora con vuoti, che devono essere riempiti dalla fantasia dello spettatore. Esperienze, percezioni, speranze, paure vengono messe in gioco; si fanno le prove di progetti immaginativi del mondo e li si rifiuta; vengono sperimentate sofferenze comuni, viene condivisa la gioia e scoperto ciò che non si conosceva. Le arti sceniche trasmettono esperienze estetiche che rendono possibile il durevole processo di apprendimento nel senso di una relazione libera con il mondo, con sé e con gli altri. Totalmente nel senso di Friedrich Schiller: “L’uomo gioca unicamente quando è uomo nel senso pieno della parola ed è pienamente uomo unicamente quando gioca” (Sull’educazione estetica dell’uomo). Magico accadimento in un modo incantato Recitiamo all’aperto? Anche nella libera natura si può allestire una scena. Che sia all’interno o all’esterno, una scena nasce quando è recitata e allestita coscientemente e in fondo quando un pubblico crea la risonanza. E a cosa potrebbe meglio prestarsi una siffatta scena all’aria aperta, se non alla «recita d’estate» animata dalla natura? Questa sarà di nuovo un’estate da recita estiva! Con una numerosa 4a classe (32 allievi), che a questo solo pensiero si colma di entusiasmo, di gioia e di zelo. La recita d’estate, una composizione di Marguerite Lobeck, che da decenni rientra fra le più belle tradizioni della Scuola Steiner della Svizzera, viene rappresentata anche a Ittigen, a scadenze più o meno regolari. Già quattro anni fa del resto ci fu il problema che nel mese di giugno il progetto conclusivo della 12a classe bloccò per settimane il palcoscenico; per la recita estiva non potemmo fare alcuna prova in scena. Perché mai trascinare sul palco un intero bosco, quando fuori, davanti alla porta di casa, abbiamo tutto «life»? Dopo una passeggiata nei dintorni dell’edificio scolastico, il luogo è presto trovato: dietro l’edificio vi è un campo da gioco, fiancheggiato da una pianta di sambuco, da abeti, da cespugli e siepi, da una «Chäshüsli» e da una struttura per arrampicare, a forma di nave. Vicino all’ingresso possono venire collocati i musicisti insieme al pianoforte e il prato offre spazio a sufficienza per gli attori e per gli spettatori. Coreografia difficoltosa In questa primavera il sole si fa attendere; il terreno è bagnato e fa freddo, sicché soltanto dopo le vacanze primaverili si è nello stato d’animo per lavorare a una recita estiva. I gruppi sono suddivisi ed è splendido il modo in cui le fiammeggianti salamandre si muovono come furie nell’aula di euritmia; come le ninfe, quiete e trasognate, esercitino le loro forme; come le silfidi, aeree e svelte, padroneggino la loro difficile coreografia; come gli gnomi, seri e grevi, con le loro verghe scandiscano le sillabe. I fauni sono così entusiasti della danza dei fauni, che la riprendono subito di nuovo davanti al maestro di classe. Quasi ogni mattina mi inserisco nella lezione principale ed esercitiamo il punto in cui Pan parla agli esseri elementari. 32 alunni di 4a classe, che in piedi scandiscono le sillabe; sembra un campo di grano, fatto di braccia di bambini, che si muove al vento, si piega e si increspa. I nostri nervi sono messi alla prova Soltanto una settimana prima della rappresentazione torna il sole, il terreno si asciuga e finalmente possiamo fare sul nostro prato le prove di ciò che abbiamo esercitato. Il sole non si risparmia, c’è una luce abbagliante e i bambini se ne devono proteggere mettendosi un copricapo. È sempre come se accadesse un miracolo quando, lavorando a vasti progetti con diversi gruppi, dal caos iniziale, giorno dopo giorno, si va configurando qualcosa di più ordinato: si aggiungono molte zanzare e rospi (2a e 3a classe); per il prologo e l’epilogo c’è una bella famiglia di contadini (allievi di 8a e 1a classe) e il nostro Pan, un allievo di 11a, tiene sempre meglio insieme il tutto ed è adorato da tutti gli allievi di 2a, 3a e 4a… Il venerdì mattina ci deve essere una rappresentazione per gli allievi e la sera, davanti al fuoco di San Giovanni, la grande rappresentazione. Alla vigilia della rappresentazione piove a catinelle. I nostri nervi sono un po’ messi alla prova (1) Gerald Hüther, «Was wir sind und was wir sein könnten», S.Fischer Verlag 2013 – non traduit 6 Schulkreis 2/14 . La mattina del giorno della rappresentazione siamo salutati ancora da dense nubi, dal terreno bagnato e da alberi e cespugli gocciolanti. Un’allieva è già sul posto molto presto per vedere, come me, se il temporale notturno non abbia spezzato l’intero canneto che il giorno prima abbiamo piantato nella pavimentazione, per le ondine. La recita inizia con la famiglia di contadini davanti alla pizzeria, che si presenta come una grande montagna di balle di fieno, provvista di tutti gli utensili e attrezzi. Chi scorge lo gnomo che siede sul tetto? Mentre il contadino, seduto sul ceppo, riflette sui segreti della vita, si ode il suono di un flauto; silfidi e gnomi gli fanno cenno, e così anche al pubblico, di unirsi a loro. Allora il pubblico – costituito dalle classi dalla 1a alla 12a – lentamente e con molta calma fluisce dentro un mondo incantato: sull’albero e sulla struttura per arrampicare vi sono, appesi e sdraiati, fauni dormienti; dietro la «Käshüsli» arde un piccolo fuoco delle salamandre; sulla struttura a forma di nave danzano le silfidi; l’intero prato è disseminato di rospi e di zanzare e da dietro il canneto rilucono le vesti blu delle ninfe. Effetto speciale Spettatrici e spettatori si lasciano incantare da tale accadimento e in maniera insolita prendono posto su teloni e panchine. L’orchestra dà avvio alla musica e la moltitudine di zanzare comincia a ronzare tutt’intorno. Il gracidio delle rane si fa più forte e, destando piena sorpresa, Pan esce dal suo nascondiglio nel cespuglio di sambuco. Alla fine tutti gli esseri elementari e i fauni sono radunati sul prato, da cui emana vapore; Pan inizia: «L’arco dorato del sole ha scalato lo zenit…». In quell’istante le nubi si aprono e il sole immerge l’intero accadimento nella luce abbagliante – un grido di stupore pervade il pubblico! Dopo la rappresentazione i compagni di classe di Pan parlano con entusiasmo dell’ «effetto speciale» e di come, in quanto Pan, egli possieda forze magiche. La sera il cielo è di nuovo coperto, ma la magia tiene ancora. Poco prima della rappresentazione un fauno comincia a vomitare; è impossibile che entri in scena. Ancora durante il prologo gli altri fauni nel loro nascondiglio discutono su come distribuirsi al meglio il testo del fauno indisposto. Uno striscia tra i cespugli fino al Pan dormiente e gli dice, sussurrando, chi avrebbe a quel punto assunto la parte mancante. Chi non avesse visto il pezzo la mattina, non si sarebbe accorto di nulla e il cambiamento avvenuto nella rappresentazione serale non sarebbe stato notato. Gli interpreti avevano talmente interiorizzato la recita, che non aveva più alcuna importanza chi dice, cosa! Una esperienza particolare per tutti i partecipanti. Regula Werren Insegnamento dell’euritmia in tutte le classi Scuola Rudolf Steiner di Ittigen Schulkreis 2/14 Immagini e personaggi archetipici Il flauto magico Non occorre alcun Teatro d’opera quando l’opera ha una tale forza espressiva di validità generale. Non sono neppure necessarie voci educate, per infervo rare le parti archetipiche de Il flauto magico. E tutti i bambini di una 6a classe lo capiscono molto bene. Novanta minuti prima, 24 protagonisti, con incedere dignitoso, avevano mosso i loro passi attraverso la sala, fino a raggiungere il palcoscenico, abbigliati in costumi festosi, tali da sortire quasi un effetto magico nella loro semplicità. E un anno prima, ancora in 5a classe, avevano avuto inizio le innumerevoli prove. Tale era il periodo di tempo entro il quale si sarebbe potuta realizzare la trasformazione: la metamorfosi di un mucchio di ragazzine ridacchianti e di maschietti che si azzuffano, nelle degne e nei degni interpreti del grande dramma operistico «Il flauto magico» di W.A. Mozart, dalla cui prima rappresentazione, come ebbe a dire nella sua introduzione l’insegnante di classe Ute Brang in riferimento al modo di Papagena di determinare il tempo, erano trascorsi piena dedizione e in modo innocente, sulla metà destra del palcoscenico. Dopo aver recitato, senza farsi notare, essi ritornano nel coro, per dare spazio ad altri interpreti. esattamente 222 anni, 3 giorni e 15 minuti. Non è una rappresentazione operistica in senso classico, quella che ogni anno viene mostrata a Wetzikon, bensì una rappresentazione corale delle scene chiave più centrali e più archetipiche, necessarie alla comprensione dell’opera. Tuttavia, tutti i personaggi dell’opera vi sono rappresentati, accompagnando il canto comune con interpretazione scenica. Si staccano silenziosamente dal gruppo del coro, costantemente presente sul lato sinistro della scena, in modo che si nota come ciascun cantante e ciascuna cantante, per gli interi 90 minuti, rimanga concentrato/a in permanente serietà e senza distrarsi, andando così, in quell’arco di tempo in un altro mondo, oltre se stesso/a e oltre l’età della prepubertà. Grazie al magnifico lavoro dell’insegnante di musica, Thomas Gmelin, riesce loro di familiarizzare con le grandi immagini archetipiche dell’essere uomo. In modo meraviglioso questo appare invece naturale, come se neppure una volta la lontana idea di un conflitto o di qualcosa di simile avesse attraversato le anime giovanili. Mentre il canto commovente risuona puro da tutte le ugole degli allievi, la drammaturgia scenica si dispiega attraverso i singoli protagonisti, interpretata con sidui della loro innocenza infantile gli spettatori vengono portati dai giovani interpreti e dalle giovani interpreti dentro le grandi immagini delle possibilità di evoluzione umana da un lato, e nell’esperienza della giovanile trasformazione dei giovani artisti, dall’altro. O, in altre parole, i giovani sono afferrati profondamente, in maniera del tutto non sentimentale e con ciò, unitamente all’archetipicità delle scene e alla musica sublime dell’accompagnamento virtuosistico del pianista Konstantin Dyulgeroff, afferrano le anime degli spettatori. Questi hanno altresì bisogno del proprio incessante applauso per tornare nuovamente nel presente. Afferrati in maniera non sentimentale Ma questo basta a descrivere l’incanto che muove gli spettatori a un siffatto incessante applauso? Può in genere essere descritto in alcune righe di testo? Forse, con parole, mi ci posso avvicinare. Per quanto riguarda tali rappresentazioni annuali, non siamo davanti a una rappresentazione fatta da allievi; non si tratta neppure di una recita della classe; si tratta piuttosto di una recita misteriosofica. In tale interpretazione di immagini e di personaggi archetipici, con gli ultimi re- Lì dentro c’è l’intera vita Chiedo a Thomas Gmelin perché Il flauto magico venga rappresentato, anno dopo anno, da così lungo tempo, dagli allievi della 6a classe di turno e chiedo anche se non ci sia, a causa del cambiamento della classe, un altro pezzo adatto, appunto, ad allievi di 6a. Egli spiega di avere cercato a lungo nella letteratura musicale, ma di non aver trovato nulla che avesse, anche solo approssimativamente, un uguale valore formativo per i giovani. «Lì dentro c’è l’intera vita, con tutte le sfaccet7 tature.» egli dice. «Non c’è nulla di così formativo per allievi di 6a, che sia paragonabile a questa opera.» Me ne rendo conto dopo la rappresentazione, e trovo «l’intero ventaglio della vita» sia nei personaggi di Tamino e Tamina, di Papageno e Papagena, della Regina della notte, del Gran Sacerdote Sarastro come anche nella figura di Monostato. Gli interpreti e gli spettatori vengono comunemente afferrati dai grandi motivi delle prove dell’anima e delle dualità quali paura/ coraggio, vita/pericolo di morte, il bisogno irrefrenabile della chiacchiera/la riservatezza, la menzogna, rispettivamente – un po’ più innocentemente – imbroglio/verità, gioia/tristezza, e infine l’iniziazione nella conoscenza spirituale/piacere della vita sensibile… Alla fine gli dei e i sacerdoti sono clementi e cantano la «vittoria della forza, della saggezza e della bellezza.» «Effetto della farfalla che esce dalla crisalide» La maestra di classe Ute Brang, che con mano calma e amorevole ha accompagnato e sostenuto l’intero lavoro e che sul palcoscenico ha letto i passaggi narrativi, descrive l’effetto fortemente unificatore e persino terapeutico del lavoro nella vita sociale della classe. Esso ha reso possibile per taluni allievi e per talune allieve un «effetto di metamorfosi da crisalide in farfalla»; così si erano espressi i colleghi nella discussione che ne seguì. Quando il giorno dopo vedo gli allievi e le allieve nel cortile della scuola, avverto ancora un residuo della sublimità della rappresentazione, ma mi rallegro anche dei segni, già riconoscibili nei giovani, del «ritorno alla normalità». Ciò che è stato vissuto con Il flauto magico e ne Il flauto magico li potrà accompagnare nei temporanei disordini della pubertà e in certo modo anche guidare. Un progetto per la 7a classe con danze e musica della Romania Incontro culturale Culture diverse possono e debbono incontrarsi ovunque. Tuttavia anche in questo caso il palcoscenico offre una sede ideale di incontro, di maggiore percezione e maggiore esplicazione. Ciò che è intrinseco e sostanziale può svilupparsi fino a diventare esperienza vissuta. Il palcoscenico richiede un entrare in relazione, cosa che in qualità di semplici osservatori o di turisti spesso evitiamo. Dal 1986 i progetti con musica e danza sono componente stabile del piano di studi annuale per la 7a classe della Scuola Rudolf Steiner di GinevraLosanna. Grazie ad Arno Reichert, nostro collega, Rebecca Romano prese in esame una siffatta possibilità per la nostra 7a classe. Ella si appassionò all’idea e si mise in contatto con me, quale futuro insegnante, appunto in settima. In primavera facemmo insieme una gita a Ginevra, per assistere a una analoga rappresentazione della 7a classe con un gruppo ucraino. Dopo tale esperienza fummo certi: «Vogliamo farlo anche noi!» Cominciò allora la pianificazione del nostro progetto, che fu assunta principalmente da Rebecca Romano in collaborazione con Hélène Bott, la conduttrice vera e propria del progetto e anche traduttrice. Si rivelò che avremmo lavorato con un gruppo rumeno e ciò sarebbe avvenuto nelle prime settimane successive alle vacanze d’autunno. Come nelle lezioni di geografia dell’Europa in 6a classe, cercai con la settima classe, attraverso lavori di gruppo, di ottenere un quadro del paesaggio e della vita in Romania. Accoglienza Dopo aver introdotto genitori e colleghi al progetto e aver percepito il favore di tutte le parti, la gioia e l’attesa crebbero. La domenica antecedente la settimana dedicata al progetto, le sei persone provenienti dalla Romania furono attese, con grande eccitazione e gioia anticipata, nel cortile della scuola. Genitori dinamici provvidero a un gustoso e differenziato aperitivo. Circa la metà degli allievi e delle allieve della classe erano lì convenuti/e e anche un certo numero di genitori. Gli attesi entrarono dal cancello d’ingresso del giardino, quattro adulti e due giovani, Silvio, un ragazzo di 14 anni e Irina, una ragazza di 13 anni. Il saluto fu cordiale e disinvolto; la cena insieme fu un comunicare l’uno con l’altro. Ora si trattava di condurre gli ospiti ai luoghi dove avrebbero risieduto per una settimana: gli adulti furono accompagnati in un appartamento di vacanze preso in affitto a Goldiwil; i due giovani furono accolti da genitori della classe. Nel primo incontro venimmo a sapere anche come era possibile comunicare con loro, vale a dire in francese. con 11 giovani da entrambe le parti. Poiché pure Silvio e Irina partecipavano alle danze, una gran parte di inibizioni scomparve e ci si poté avvicinare l’uno all’altro. Nella maggior parte dei casi il ballo si svolgeva in aula. I colleghi e le colleghe ebbero riguardo per questo e gliene siamo debitori. Infine, dopo aver lavorato alla danza, si lavorò all’accompagnamento musicale, con Florin, un clarinettista dotato. Venne esercitata una suite di tre arie rumene. La particolarità di questi pezzi erano il mutarsi dell’uno nell’altro, che prevedeva quantomeno un cambiamento di tempo, quando non addirittura un cambiamento di ritmo. Vennero subito individuati suonatori di flauto in do non motivati e li si munì di uno strumento a percussione. Nel pomeriggio, per la prima volta, venne annunciato il canto. I giovani ricevettero i testi delle canzoni su fogli, con trascrizione fonetica. Adesso si trattava anzitutto di familiarizzarsi con il suono inconsueto della lingua rumena. Poi vi si aggiunse la melodia. Ci volle molta fatica, prima che si creasse un suono realmente pieno. Ci si esercitò dal lunedì al giovedì, dalle otto del mattino fino alle tre e mezza del pomeriggio. C’era una pausa di circa un’ora per il pranzo, portato dalla mensa della scuola o consumato in un picnic preparato dai genitori. Effetto dell’ «ancora una volta» La parola magica di tutta l’impresa fu la ripetizione. Essa entrò come mezzo stilistico nei pezzi orchestrali, nei canti con più strofe e nei passi e nelle figure di danza, che si ripetevano. Ma anche nel processo dell’esercitare risuonava sempre di nuovo ai nostri orecchi quell’ «ancora una Comune creare Vera Hoffmann, insegnante di classe Scuola Rudolf Steiner Zürcher Oberland 8 Il giorno seguente ebbe inizio il lavoro comune. Iniziò Florin, che con abilità mostrò i passi di danza di tre danze in cerchio. Dapprima a ogni ragazzo venne assegnata una ragazza, la cui altezza corrispondesse alla sua; un’impresa facile, Schulkreis 2/14 volta». Potemmo sperimentare l’effetto salutare dell’elemento della ripetizione. Metteva in tensione la nostra postura, incentivava la nostra attenzione e in breve tempo ci portò ad acquisire enormi abilità. Prova dei costumi Il giorno della rappresentazione si avvicinava e con esso la prova dei costumi. Trepidavo un poco dentro di me davanti a questa cosa che si doveva fare e fui del tutto stupita nel constatare come il mio timore di una eccitata confusione non fosse affatto giustificato. I giovani indossarono gli abiti rumeni quasi con devozione. I ragazzi indossavano calzoni di lana bianchi, sopra di essi una camicia con una larga cintura con ricami variopinti; le ragazze una gonna di lana nera, di taglio dritto, e una blusa chiara, meravigliosamente ricamata. Rappresentazione Il giorno della rappresentazione era già arrivato. Il nostro palcoscenico piuttosto piccolo fu ampliato con un grande proscenio, grazie al lavoro di ore del nostro custode della casa. La mattina di venerdì ci fu una rappresentazione per le allieve e gli allievi della scuola e la sera quella pubblica. Prima dello spettacolo avevamo potuto gustare un menu rumeno di tre portate, preparato da genitori, sotto la guida dei nostri amici rumeni. Alle otto i nostri ospiti furono allietati da un meraviglioso programma diversificato. Una parte fu occupata dal Gruppo artistico rumeno con Cosmin, un dotato fisarmonicista, che durante il tempo in cui furono esercitate le danze, accompagnò le stesse insieme a Dorin. Anche i due giovani, Silvio e Irina, diedero il loro aiuto con grande impegno. Unitamente a ciò, a rallegrare il pubblico si aggiunsero gli allievi e le allieve della 7a classe, con sei diverse danze in due serie, due suite orchestrali su tre pezzi, tre canti, due canzoni d’amore e alla fine un canto augurale di tipo corale. Tutti ricevettero un cordiale applauso, espressione della gioia e della riconoscenza, immaginando la fatica che ne era preceduta. Sollevati/e e orgogliosi/e del fatto che ciò fosse stato possibile, gli allievi e le allieve tornarono a casa. Per loro si trattò del più bel genere di esperienza di comunità. Allievi e allieve superano se stessi/e Cosa il muove L’euritmia è certamente la materia scolastica più misteriosa e più discussa, che dall’inizio alla fine accompagna i nostri allievi e le nostre allieve. Tuttavia soltanto in una rappresentazione scenica si rivela il suo potenziale per la formazione della competenza di sé e della competenza sociale ; potenziale che nessuna altra disciplina può offrire. La rappresentazione euritmica finale delle classi 9a-12a inizia in una sala completamente oscurata. Gli ascoltatori attendono ansiosi e in grande silenzio. Ed ecco che risuonano delle note, di musica moderna e dall’amplificatore, non dall’abituale pianoforte. Nel buio appare all’improvviso una luce lineare arancio-rosso, subito dopo una seconda; si muovono al ritmo staccato della musica, perpendicolari verso l’alto, verso il basso, ad archi, dirette, in volo… Gradatamente, nell’oscurità, le asticelle luminose diventano sempre di più, finché l’occhio euritmico allenato riconosce che si tratta della rappresentazione coreografica degli esercizi di euritmia della 9a classe con l’uso delle verghe. L’oscurità vela abilmente le inibizioni degli allievi e delle allieve di 9a classe, chiaramente visibili nella loro successiva rappresentazione di una stella a cinque punte messa in movimento. Cosa è l’euritmia pedagogica? E perché portiamo in scena, in una simile serata ufficiale, gli allievi e le allieve con tali rappresentazioni? Ho chiesto ad alcuni allievi e ad alcune allieve della nona classe cosa pensano del perché nella scuola Waldorf essi/e facciano euritmia. Nelle risposte esitanti si avvertiva una certa perplessità. Erano concordi sul fatto che imparano la collaborazione all’interno del gruppo, che gli esercizi con le verghe funzionano soltanto se possono fare affidamento l’uno sull’altro. (Tra l’altro le verghe venivano anche passate e gettate dall’uno all’altro e l’impressionante effetto della coreografia che faceva rilucere le verghe nell’oscurità, sarebbe stato molto sminuito se una di esse fosse caduta.) L’insegnante, Sybil Hartmeier, chiarisce inoltre che gli allievi e le allieve hanno bisogno della tensione data dalla rappresentazione per sfruttare completamente il loro potenziale. Nella prima parte della serata entrò in scena anche la 10a classe, con l’Ave Maria di Charles Gounod. L’11a classe mostrò dapprima A Hard Day’s Night, dei Beatles e in seguito, in abiti e con movimenti da Rock’n Roll, continuò a volteggiare sulla scena alle note della musica di Franz Schubert; tale contrasto fu per gli spettatori un’esperienza stupefacente e acclamata. A questo punto vorrei introdurre in forma aneddotica la storia di una ex allieva. Lasciò la nostra scuola già alcuni anni fa, alla fine della 10a classe e iniziò lo studio da muratore. Le fu chiesto cosa l’avesse aiutata di più nello studio. Ella menzionò l’euritmia, quale elemento scolastico che l’ha aiutata di più ad affermarsi nel ruvido mondo maschile dei muratori. Ciò che lei disse mi rese curiosa di approfondire cosa in verità i nostri allievi e le nostre allieve apprendono per mezzo dell’euritmia. Pregai quindi tre allievi/e della 12a classe, poco prima della loro entrata in scena, di concedermi un’intervista. Ivi trovai alcune risposte alla domanda; risposte che mi colpirono e che mi resero un poco invidiosa di ciò che i nostri allievi e le nostre allieve nel corso degli anni sperimentano come sviluppo nell’euritmia stessa. Intervista con allievi/e della 12a classe Carla, Govinda e Neela sono sorprendentemente rilassate prima della loro grande rappresentazione e si immergono completamente nella risposta alle mie domande, che vertono intorno a due punti centrali. In 14 anni di euritmia (compreso l’asilo), cosa hanno imparato per la vita? E cosa è necessario perché la rappresentazione abbia riuscita? Magdalena Reinhard, insegnante di classe Scuola Rudolf Steiner di Steffisburg Schulkreis 2/14 9 Euritmia attraverso gli anni di scuola Le tre protagoniste menzionano l’avvincente decorso nel tempo dell’insegnamento di euritmia, che va dal «si fa, semplicemente» dell’infanzia, al totale disagio della pubertà, fino all’imminente lavoro finale di 12a classe, per la cui riuscita è necessaria «piena fiducia in se stessi e che si mantenga pienamente la fiducia negli altri e nella loro concentrazione e nei coadiutori». Concentrazione e ritrovare se stessi Secondo la loro dichiarazione, l’euritmia, più di ogni altra materia o di ogni altro impegno quotidiano, è stato il luogo dove esse hanno imparato a «ritrovare se stesse». Carla: «Quando nell’euritmia io mi concentro realmente, si mette in moto qualcosa che in passato, di fronte alla nostra insegnante, io avevo sempre negato: nell’euritmia si può semplicemente ritrovare del tutto se stessi.» Questo – così viene descritto – è un sentimento molto buono, anche perché, paragonato agli altri insegnamenti, rappresenta un’eccezione. Autoeducazione e autosuperamento Non ci sono affatto nell’euritmia contenuti di insegnamento con i quali ad esempio Carla non sia d’accordo. «Nella vita io ci metto anche il punto di superamento. Nell’euritmia si mostra qualcosa di animico, qualcosa di se stessi. Mostrarlo anche quando, ad esempio, una poesia non mi piace, e mostrarlo con espressività e con qualcosa di me stessa! Questo apprendimento dell’autosuperamento, già, non lo si ha in alcuna altra materia.» Accresciuta coscienza del proprio corpo In nessun altro insegnamento si impara in modo così cosciente ad «addestrare il sentimento del proprio corpo fin nei piccolissimi dettagli», fin nella punta delle dita delle mani e dei piedi. Che tale addestramento porti frutti, è quel che poterono sperimentare gli spettatori nel corso della 10 rappresentazione, nell’effettivo meraviglioso fluire dei movimenti afferrati fin nella punta delle dita delle mani e dei piedi. Sentimento del gruppo Un prezioso arricchimento della loro vita di allievi e in special modo di allievi delle classi superiori è l’euritmia, poiché essa «è l’unico insegnamento nel quale ci muoviamo insieme e ci possiamo sperimentare come gruppo, come comunità. Altrimenti fino alla 12a classe siamo diventati piuttosto dei combattenti isolati. Esse descrivono la difficoltà di arrivare, in un gruppo così grande, al punto in cui tutti contemporaneamente si concentrano sui movimenti comuni, senza divergere, nonchè l’ «energia incredibilmente intensa» che si sperimenta poi, come pure il sentimento che va inoltre sorgendo, che è quasi un sentimento di felicità. Neela: «Quando un gruppo si muove in una concentrazione che è di tutti allo stesso tempo, è qualcosa che ha dell’estremo. Davvero non si può descrivere l’effetto che produce. Quando questo qualcosa «c’è», allora è «QUALCOSA» di realmente super.» rimossi tutti gli elementi disturbatori. Da questa descrizione diventa chiaro come un’esperienza di flusso si accompagni anche a un profondo sentimento di soddisfazione personale o addirittura di felicità. Le due euritmiste, dietro mia preghiera, cercano alcune parole per descrivere tale esperienza. «In quei momenti gli allievi e le allieve superano se stessi/e.» «Si tratta di un attaccarsi all’elemento spirituale», dice l’altra insegnante di euritmia e prosegue: «Il cielo per un momento si apre …». Che sia così, lo sperimentarono anche gli spettatori di quella straordinaria serata. Il godimento artistico e una sorta di vissuto che sempre di nuovo balenava negli spettatori, fecero della comparsa in scena degli allievi e delle allieve della 12a classe, nelle parti solistiche e in quelle d’insieme, una rappresentazione scolastica «eccellente» nel senso più vero del termine. La rappresentazione di «I sette io», di Khalil Gibran e una composizione di J.S.Bach, nella versione per pianoforte (interpretata virtuosamente dal pianista Konstantin Dyulgerov) furono ripagate alla fine con un applauso che non voleva terminare e con grida di «bravo». Esperienza del flusso (Flow) La prestazione di tutti gli allievi e di tutte le allieve e delle loro insegnanti, Sybil Hartmaier e Sabine Schaer, nel lungo e non sempre facile processo che alla fine porta a siffatte esperienze e conoscenze, che culmina poi nella rappresentazione euritmica finale, è notevole. Ciò che Carla, Govinda e Neela descrivono, mi fanno pensare al concetto di «flusso» («flow»), un concetto della Scienza sociale. Sviluppato da M. Csikszentmihàlyi, tale concetto viene spiegato come condizione nella quale l’attenzione, la motivazione e l’ambiente confluiscono in armonia. Nel «flusso», lavoro e movimento sono svolti in armonica unità di corpo, spirito e anima. C. sottolinea come nel flusso l’uomo «operi in modo creativo e artistico, come in esso egli si apra e trovi la propria libera espressione.» Il flusso può anche essere vissuto in comune. Perché ciò accada però devono essere Vera Hoffmann, insegnante di classe Scuola Rudolf Steiner Zürcher Oberland Schulkreis 2/14 Un progetto teatrale della 12a classe di Ittigen Gilgamesh Ancora una volta a conclusione del periodo scolastico il palcoscenico diventa il recipiente per la conoscenza della vita. Questa volta lo è come punto focale per la riflessione e per l’esperienza del limite. Adesso viene fatta coscientemente l’esperienza di ciò che Shakespeare già sapeva: il mondo è un palcoscenico sul quale noi recitiamo. Quale parte io interpreto? Il progetto qui di seguito descritto è un esempio particolarmente riuscito di un siffatto processo. Ha impiegato, per nascere, soltanto cinque settimane, un periodo intensissimo di prove alla scuola Rudolf Steiner di Ittigen, nella primavera 2013. Le due 12me classi si esercitarono in una versione estremamente estrosa delle possenti immagini dell’epopea di Gilgamesh. Colui che vide le profondità Il pubblico ebbe in dono immagini messe in movimento, declamate e cantate in modo possente, sul tema del divenire dell’uomo, su tutti i grandi compiti di tutta la vita: il potere, l’amore, la sessualità, il trovare se stesso, e la morte. Gli undici quadri, che Richard Begbie ha sapientemente e ammirevolmente concentrato in brevi testi, traendoli dalla copiosità del poema epico tradotto da Raoul Schrott, e che lui ha anche studiato dal punto di vista sia linguistico che interpretativo, facevano l’effetto di un percorso attraverso l’intero zodiaco, concludendosi nel punto culminante costituito dalla storia della Creazione, quale è narrata nella Genesi. La declamazione era particolarmente convincente nei grandi cori recitati, la forma ideale per la molteplicità del linguaggio immaginativo. Allitterazioni, accumulo di consonanti o anche di vocali, davano come risultato un prorompere vigoroso e differenziato del discorso. Con naturalezza, in modo genuino, con autenticità e non disturbati dal razionalismo tipico della nostra epoca, i giovani dispiegarono nei balli e nelle sequenze di movimento una imponente sensualità e una percettibile gioia. Al di là dell’importanza pedagogica del pezzo per gli allievi e le allieve, lì si poteva sperimentare come l’arte possa essere un atto rituale. C’erano danze di combattimento, lamenti funebri, rappresentazioni del diluvio universale. C’erano ritmi, strofe, motivi. C’era il silenzio e c’erano i toni alti, la luce e il buio, entrate in scena e uscite di scena fantasiosissime. La coppia Martin Wanzenried/Lena Ashkenazi ha gestito le idee di movimento dei giovani e le ha trasformate abilmente in coreografie, convincenti nella loro semplicità. Inoltre si riuscì a «La storia ci stimola a riflettere, in quanto uomini, sulla responsabilità. Istinti sovrumani e bestiali determinano la nostra esistenza. Soltanto se l’uomo li porta in un equilibrio può dare compimento, in dignità, alla propria vita. Soltanto se accetta la propria mortalità, soltanto allora egli riconosce il giusto vivere». Richard Begbie, direttore del progetto Schulkreis 2/14 non dare eccessivamente forma al pezzo in alcunché, e neppure ad «abbellirlo» inutilmente. Una grande arte in un mondo nel quale permanentemente abbiamo il compito del design. Tutto era sorretto da forza e da una lucentezza che soltanto a persone giovani riesce in quella naturalezza. Grandi congratulazioni per il coraggio di mettere in scena l’opera in frammenti, che per me significa fascino dell’incompiuto e dell’ancora innominato, e che addirittura sembra rappresentare il pezzo in tutta la sua ricchezza. A volta intensi, a volta lirici, ma sempre apparentemente agevoli erano i canti, interpretati da cast diversi, che Stefan Werren ha composto espressamente per il pezzo. Come gli altri ambiti (linguaggio, rappresentazione teatrale, danza), anche la musica oscilla tra l’essere senza tempo e la moderna drammaticità. Essa ha dunque contribuito a creare l’atmosfera delle scene e ha conferito loro lo splendore sonoro. La potenza dei profondi aneliti umani, l’esigenza di sogni, la gioia del qui e ora ed anche il bisogno di speranza: tutto ciò e ancora di più venne ad espressione nell’allestimento musicale. Quella musica dava ali all’anima! Domande che riguardano l’umanità Un palcoscenico vuoto ha creato la cornice e il luogo adatti per la rappresentazione. Al posto delle quinte, messe lì a riprodurre la realtà, come materiale da costruzione e come scenario furono usate varietà di legni cuneiformi. Nel corso del pezzo teatrale, davanti agli stupefatti spettatori, essi si trasformavano in innumerevoli luoghi, in quadri e in paesaggi. Un lavoro da artista. Grazie, Urs Matter! Non da ultimo, in questa narrazione fatta di immagini portentose molti segreti rimangono celati. La domanda: cosa significa essere uomo. Proprio per questo la materia si adatta a uomini e donne che sono all’inizio del proprio indipendente cammino di vita. Il sipario si apre per un breve sguardo nelle profondità: colui che vide le profondità. Tale è il titolo del poema nella sua complessiva composizione, documentato già a partire dal secondo millennio a.C. Il palcoscenico come luogo di apprendimento? Il palcoscenico come luogo di apprendimento! Nella sceneggiatura sopra descritta mi si è rivelata la particolare importanza del palcoscenico come luogo dell’apprendere. Il poema-mistero rappresentato passa in rassegna, nella sua vastità, tutte le domande di cui l’uomo moderno deve venire a capo. Si rivela in esso il tentativo faustiano dell’uomo di comprendere il proprio destino. Il palcoscenico quindi, attraverso le regole dell’interpretazione e attraverso la scoperta interpretativa di una materia universalmente umana, diventa lo spazio di cui l’allievo ha bisogno (e in verità ogni uomo!) per crearsi la propria identità, tra io e mondo, verità e invenzione, realtà e anelito. Regula Stettler Master of Arts per l’Euritmia in dialogo «Incominciammo completamente liberi e senza definizioni chiare. Si lasciò fare a noi e alle nostre idee. Il lavoro procedette rapidamente. Poi, nella terza settimana, subentrarono le prime incertezze e i primi cambiamenti. E fu evidente che c’erano centinaia di possibilità riguardo al modo in cui rappresentare qualcosa sulla scena. CI SI DEVE SOLTANTO DECIDERE. E adesso, per concludere: in questa rappresentazione teatrale vi è qualcosa in cui le nostre classi si rispecchiano. E questo è proprio ciò che fa buona la rappresentazione teatrale.» Luzia Brutschy, allieva 11 RESOCONTO STATISTICO DELLA FONDAZIONE PER LA PROMOZIONE DELLA PEDAGOGIA RUDOLF STEINER Leggera crescita in ambiti importanti Da molti anni la Fondazione per la promozione della pedagogia Rudolf Steiner in Svizzera (Stiftung zur Förderung der Rudolf Steiner Pädagogik in der Schweiz) rileva una statistica per anno scolastico sulle più importanti cifre indicative, d’impresa e finanziarie, delle Scuole Rudolf Steiner in Svizzera e Liechtenstein. Unitamente alla Comunità di lavoro delle Scuole Rudolf Steiner e del Gruppo di consulenza finanziaria, essa pubblica un resoconto statistico annuale. Questo strumento serve sia alla Fondazione e alla Comunità di lavoro, che alle singole scuole, in quanto vengono mostrati sviluppi sostanziali e viene richiamata l’attenzione su forze e debolezze. Sulla base di questo lavoro preliminare può essere rapidamente accertata dalle persone competenti all’interno delle singole scuole un’eventuale necessità di agire. Nella cornice del presente contributo va richiamata l’attenzione soltanto su un numero esiguo di punti dell’esteso resoconto statistico: Puntando lo sguardo sul Movimento per la scuola svizzero, nel suo complesso, si osserva un leggero aumento del numero di allievi, dei contributi dei genitori e del numero di collaboratori. Questo fenomeno positivo però non deve illudere sul fatto che soltanto scuole con grande crescita e corrispondente sforzo per una convincente qualità di insegnamento, nonché un clima scolastico gradevole, ottengano costantemente buoni valori. In questo contesto è importante anche il rafforzamento della collaborazione regionale. Vi sono anche scuole che cercano ancora un terreno sicuro. Nell’anno scolastico 12/13, tre scuole venutesi a trovare in situazioni che minacciavano la loro stessa esistenza furono affiancate dal Centro di coordinamento e dal Gruppo di consulenza finanziaria, che hanno prestato loro il corrispondente aiuto. Il costo medio complessivo per allievo non è affatto mutato e corrisponde nuovamente a Fr. 10.397. La stessa cifra indicativa, comparata alle famiglie, corrisponde attualmente a Fr. 16.312. Il costo medio per il collegio e per incarico a tempo pieno, rispetto all’anno precedente è leggermente aumentato e corrisponde a Fr. 68.602 o Fr. 5.716 al mese. Il contributo medio dei genitori ammonta per famiglia a Fr. 12.239 e copre per il 107,9% il costo per il collegio. L’indicazione che prevede che ai costi del collegio si debba far fronte per il 100% con i contributi dei genitori, da parecchi anni viene fortunatamente oltrepassata. Il contributo medio dei genitori delle singole scuole differisce considerevolmente a seconda del tipo di scuola (scuola media, scuola con tutte le classi o scuola con classi 1a-9a/1a-10a) e a seconda del luogo/regione/cantone. Per la Fondazione per la promozione della Pedagogia Rudolf Steiner in Svizzera: René Aebersold, Consigliere della Fondazione Eva Maria Fahrni, Amministratrice SVILUPPO DEL NUMERO DI SCUOLE, CLASSI, ALLIEVI, GENITORI E INCARICHI, RICAVI E COSTI Anno Anno Anno Anno Anno scolastico scolastico scolastico scolastico scolastico 2009/2010 2010/2011 2011/2012 2012/2013 2013/2014 Budget Numero di scuole 30 30 28 29 29 Numero di offerte pre-scuola e classi – Numero di offerte pre-scuola compreso asilo 93 99 107 102 105 – Numero di classi (1a fino 12a/13a classe) 281 285 271 272 279 Numero di bambini e allievi – Numero di bambini nell’offerta pre-scuola 1281 1350 1462 1523 1492 – Numero di allievi 5549 5520 5434 5542 5556 Numero di genitori paganti (o famiglie di insegnanti) 4445 4341 4412 4503 4434 Numero di insegnanti e incarichi – Numero di insegnanti (persone fisiche) 1078 1210 1168 1187 1204 – Numero di incarichi (calcolato al 100%) 725 726 722 745 756 Indici sul lato dei costi Costo complessivo per allievo 9'621.– 9'606.– 10'465.– 10'397.– 9'723.– Costo complessivo per famiglia 14'783.– 15'202.– 16'357.– 16'312.– 15'455.– Costo del collegio per allievo 7'063.– 7'136.– 7'081.– 7'259.– 7'476.– Costo del collegio per impegno 66'535.– 67'571.– 67'618.– 68'602.– 69'693.– Indice dei contributi dei genitori Costo del collegio per impegno 11'541.– 12'096.– 12'058.– 12'239.– 13'324.– Grado di copertura dei contributi dei genitori rispetto al costo del collegio per famiglia 106.4% 107.1% 108.7% 107.9% 105.9% DIMENSIONI DELLE SCUOLE OFFERTA DELLE SCUOLE 3 scuole hanno tra 400 e 650 allieve e allievi. 8 scuole hanno tra 200 e 300 allieve e allievi. 8 scuole hanno tra 100 e 200 allieve e allievi. 7 scuole hanno tra 50 e 100 allieve e allievi. 3 scuole hanno meno di 50 allieve e allievi 16 scuole conducono classi dal Gruppo giochi fino alla 9a o 10a classe. 8 scuole conducono classi dal Gruppo giochi fino alla 12a o 13a classe. 3 scuole conducono solo classi medie (dalla 10a fino alla 12a o 13a classe). 2 scuole conducono due classi ciascuna come scuola complessiva. 12 Schulkreis 2/14
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