IL MONDO DI EMILIO

17 - Trieste Artecultura - maggio 2014
Una mostra al Revoltella narra di Emilio Mario Dolfi
il mondo di emilio
di Silva Bon
Si è aperta il 15 maggio 2014, al Museo Revoltella, la mostra che illustra la
vita, l’attività culturale, le intense relazioni di un intellettuale triestino, Emilio
Mario Dolfi, finora poco valorizzato nel
quadro del Novecento artistico giuliano.
In realtà di Emilio Mario Dolfi si è
parlato nelle precedenti rassegne sul Futurismo, che hanno visto protagonista il
giovane Giorgio Carmelich; e ancora nella
recente mostra e nel catalogo presentati
al Magazzino delle Idee, dalla Provincia
di Trieste, che illustrano la personalità
complessa di Manlio Malabotta; e poi nelle ricostruzioni della parabola di vita reale e letteraria di Giotti: l’amicizia intensa e leale tra questi uomini ha prodotto
azioni propositive innovative nel mondo
culturale triestino e nazionale.
Così, ad esempio, le opere futuriste
dei giovani Dolfi e Carmelich trovano
spazio in interventi creativi che restano come segno forte della presenza
del movimento d’avanguardia futurista
nell’area del Nord Est italiano, nelle lettere personali, nei libri costruiti artigianalmente, nelle opere pittoriche, nelle
poesie che trovano spazio anche su antologie nazionali, curate da Marinetti in
prima persona.
Con Malabotta la relazione si è arricchita di scambi anche familiari, allargati alle figure femminili del contesto
privato, scambi epistolari, discussioni
sulla poesia, su eventi artistici contemporanei, mostre d’arte, films, pubblicazioni di opere letterarie, questioni di
attualità; nella produzione di raffinate
opere poetiche, le Armoniche, il libretto
in memoria di Nerina Dolfi.
Giotti è stato una presenza costante
nella accogliente villa casa di Dolfi, in via
Redi, l’ampio giardino confinante con il
Sanatorio Triestino. Il rito degli incontri
della domenica mattina vedeva le pacate
conversazioni, le riflessioni, il confronto
di idee su svariate problematiche dei due
raffinati intellettuali.
Ma anche Anita Pittoni è stata assidua frequentatrice della villa, nelle cene
conviviali del sabato sera, nei pranzi delle festività, e il suo riconoscimento per i
consigli editoriali di Emilio Mario Dolfi,
per le attenzioni, per l’ascolto, ricevuti
dalla famiglia Dolfi tutta, dalla moglie
Nerina, dalla figlia Giuliana, dagli altri
parenti, il nonno, le zie, si rifletteva nel
dono di preziosi manufatti, del tutto
esemplari di uno stile personale e eccentrico: mantelli, maglie, sciarpe, cinture, tessute o lavorate artigianalmente,
diventati oggi documenti preziosi della
sua complessa produttività artistica.
Dolfi è stato un poeta, legato al
movimento futurista degli anni Venti,
che non ha perso mai i contatti con le
maggiori figure culturali del Novecento
italiano e si è inserito anche nei primi
anni Settanta nel movimento della rivista Futurismo Oggi con una serie di
produzioni poetiche di notevole valore.
È stato la figura centrale di una rete di
frequentazioni, di contatti, di rapporti
più o meno intensi con eminenti esponenti, riconosciuti ormai da anni, non
solo triestini: Diego de Castro, Oscar de
Mejo, Gillo Dorfles, Leonor Fini, Pier
Paolo Pasolini, Eugenio Montale, Vanni
Scheiwiller, Marcello Mascherini, Fulvio
Tomizza, Arrigo Bugiani, Karolus Cergolj, Emilio Vedova, Righi, Ossi Czinner,
Roberto Damiani, Ugo Pierri, Ilo De
Franceschi, Lucio Saffaro, Livio Corsi,
Claudio Grisancich. Sono gli amici assieme a cui ha percorso un tratto di strada,
ha costruito progetti, ha scambiato idee,
opinioni, impressioni, sempre curioso di
conoscere, di capire, di accogliere e di
aprirsi agli altri e al mondo.
La mostra illustra bene la personalità complessa, a volte graffiante e “vera”
in maniera anticonformista di Dolfi: illustra i testi poetici, le produzioni editoriali, le idee originali realizzate anche
con il gruppo di sodali a lui cari. Come
ad esempio il dono augurale dei cartoncini natalizi che racchiudono inediti di
artisti triestini, segno di profondo legame con la città natale, di conoscenze,
saperi e contatti proficui con il mondo
intellettuale triestino.
Alla mostra si sovrappone un libro,
Emilio, scritto dalla figlia Giuliana: non
propriamente un catalogo, perché ha
17 - Trieste Artecultura - maggio 2014
vita propria e spero abbia anche la “fortuna” che merita, di andare sulle proprie gambe, anche dopo la conclusione
dell’evento espositivo.
In realtà dall’idea di Giuliana Dolfi di
raccontare la storia del padre, allargata
alla saga familiare, al giro di amici e amiche che hanno negli anni frequentato il
salotto letterario di Casa Dolfi, sia in via
Redi, che più tardi nell’appartamento di
via Udine, si è collegata la realizzazione
della mostra sostenuta e voluta dalla direzione del Museo Revoltella di Trieste.
Il libro ha la freschezza di una narrazione che corre sul filo della rivisitazione, del ricordo velato di commozione
e nostalgia amorevole, senza mai essere
pesante, inopportuno o frastornante.
È un’opera che rivela anche la personalità dell’autrice, figlia d’arte, la sua
vena umorale, la distanza dello sguardo critico, mai severo, mai sdolcinato:
pertanto ha un carattere di originalità
nell’approccio e nella scrittura disinvolte e disincantate, sorridenti.
Sembra rispondere in pieno alle
parole del padre diletto: “Ovunque tu
vada, ci sarà sempre qualcuno migliore
di te, più buono, più bravo, più bello,
più importante, più ricco, più potente,
ma ricordati tu sei sempre e comunque
più chic”.