Lezione 15 ottobre 2014_2 - e

Il secondo dopoguerra e l’attuazione del piano del 31
Alla fine della Guerra, Roma si trova ad affrontare il problema della ricostruzione, della necessità di nuovi
alloggi per la massa di immigrati, profughi, diseredati, ma anche dipendenti statali e comunali o del ceto
medio impiegatizio che dopo la Guerra si é trasferita o é ritornata nella capitale. Sono questi gli anni della
grande crescita demografica e della grande espansione.
Roma dal 1951 al 1961 passa da 1.650.000 abitanti a circa 2.000.000 abitanti e nello stesso decennio si
realizzano 250.000 abitazioni.
Di queste, il 35% é il risultato dell'intervento pubblico diretto o agevolato attraverso l'INA CASA e le
cooperative o attraverso l'ICP, l'INCIS, il Comune. Il resto é affidato alle imprese private. Alla fine degli
anni '50, inoltre circa 50.000 persone vivono nelle borgate ed il fenomeno dell'abusivismo é rilevante fuori
dal perimetro del PR del '31 nelle zone dell'Agro vivono circa 400.000 persone.
abitanti
vani
Roma nel 1949
1949:
l’ambito Flaminio/Acqua Acetosa
Dopo la guerra a fianco di costruzioni intensive
degli anni '30 e '40, nella zona compresa tra via
Guido Reni e Ponte Milvio, si assiste a un
proliferare di fabbricati residenziali di alto livello
a firma di ingegneri e architetti molto noti (Gra,
Moretti, Monaco, Luccichenti, Vitellozzi, Nervi).
Dall'altra parte della Flaminia invece, sui ruderi
dell'ippodromo di Villa Glori sorge un villaggio di
sfollati, il Campo Parioli, e un enorme deposito di
materiale bellico fuori uso.
Sono in corso di completamento 3 opere
pubbliche interrotte nel 1943 con la guerra: lo
stadio dei centomila, il ponte Flaminio e (al Foro
Mussolini ormai nominato Italico), l’edificio
dell’ex Palazzo Littorio. Rimangono senza
soluzione le due piazze fronte Tevere (Mancini e
Gentile da Fabriano).
anni ’40/’50: il Flaminio set
per il cinema neo realista
Il Deposito
tram a via
Flaminia
Umberto D. (1952)
Il tram a
via
Flaminia
La periferia nel 1950: borgate e nuclei fuori piano
A cinque anni dalla fine della Guerra (1950) la
periferia esterna di Roma è caratterizzata da
insediamenti parzialmente fuori piano (le borgate
ufficiali di iniziativa pubblica) e da molteplici
Insediamenti fuori piano:
•lottizzazioni private e insediamenti irregolari
corrispondenti ai nuclei edilizi della Delibera del
1935
•nuove edificazioni verso il mare (Fregene,
Maccarese, Ostia antica e Fiumicino)
•baracche e i borghetti costituiti da un proliferare
di gruppi di costruzioni precarie o in muratura
(Borghetto Appio-Latino, Acquedotto Felice,
Circonvallazione
Salaria,
Borghetto
Prenestino,…)
•alloggiamenti provvisori sistemati generalmente
su campi sportivi (Campo Artiglio, Campo
Parioli).
Tra la fine della Guerra (1945) e la scadenza del
PR del ’31 (prolungata al 1957) l’ANAS inizia ad
appaltare tratti dell’anello viario a 2 corsie per
collegare la viabilità radiale esternamente alla
città.
Alcune immagini del Quartiere Flaminio negli
anni ‘50 quando il legale convive con il precario
Il quartiere Flaminio visto da
Monte Mario negli anni ‘50
Veduta del campo Parioli. Sullo
sfondo Ponte Flaminio.
Anni ’50:
il legale convive con il precario
Roma è pronta per un nuovo piano
Roma 1957: 2 milioni ab.
Nel maggio del 1954 il Consiglio
Comunale approva all'unanimità un
ordine del giorno con il quale vengono
fissati i criteri per la redazione del
nuovo Piano:
• preservare il centro storico da
demolizioni e sventramenti;
• evitare la crescita «a macchia
d'olio»;
• attuare la legge del 1941 sugli
insediamenti industriali e prevederne
di nuovi;
• fissare la densità massima dei nuovi
quartieri in 750 abitanti per ettaro;
• prevedere un sistema di zone verdi,
• realizzare parcheggi sotterranei,
gallerie
e
sottopassaggi
(per
risolvere i problemi del traffico) .
Si suggerisce di procedere ad accordi
per regolarizzare, le lottizzazioni
esistenti non in contrasto con il Piano.
Nel giugno 1954 fu deliberata l'istituzione di una «Grande Commissione» incaricata di redigere il Piano
(un'ottantina di membri in rappresentanza di tutti gli organismi e le istituzioni interessate) e di un Comitato di
Elaborazione Tecnica (CET) che comprendeva i più accreditati tecnici dell’epoca. I compiti erano chiari.
La «Grande Commissione» doveva enunciare criteri generali e fornire direttive, il CET tradurre in elaborati
queste indicazioni e l'Ufficio Speciale per il Nuovo Piano Regolatore (USNPR), costituito nel marzo del 1953,
predisporre gli studi e le ricerche di base.
Gli anni ’50:
il Giubileo e le Olimpiadi,
ovvero come attuare il Piano
del 1931 e la variante del ‘42
Roma a fine anni’50: 2 milioni di abitanti
Due avvenimenti straordinari caratterizzano l'inizio e la
fine degli anni '50, il Giubileo e le Olimpiadi, e
costituiscono il volano per realizzare le opere e gli
interventi ipotizzati nel piano del '31 o nella variante
dell'E42.
Con l’Anno Santo (1950) c'é il completamento di via della
Conciliazione (iniziata negli anni '30), l'ultimazione dei lavori
di sistemazione della Stazione Termini e di piazza dei
Cinquecento con gli accessi alla metropolitana per l'Eur
(non ancora ultimata). Si realizzano i sottopassi pedonali al
Tritone (di fronte al Messaggero) a Largo Chigi (di fronte alla
Rinascente e a Galleria Colonna) e a Porta Pia (per
attraversare Corso Italia). Intorno a piazza San Giovanni,
Porta Maggiore, piazza Augusto Imperatore si attua la
nuova sistemazione degli scavi archeologici.
Nel 1950 la via Cristoforo Colombo viene prolungata fino
all'Eur, viene spostata la Fiera di Roma da Piazzale Clodio
all'Eur. Negli anni successivi la Cristoforo Colombo verrà
prolungata fino ad Ostia. Nel 1955 si inaugura la
metropolitana che collega Termini all'Eur (e, tramite il nodo
di Piramide ad Ostia). All'Eur si trasferiscono uffici comunali,
enti parastatali ed alcuni ministeri e prosegue la costruzione
dei comprensori residenziali).
Nel 1955 Roma viene selezionata per ospitare i Giochi
Olimpici del 1960: da questo momento iniziano 5 anni di
intensa attività edilizia con programmi di opere
pubbliche miste a operazioni private più o meno
speculative che vanno a sovrapporsi alla pianificazione
ordinaria in corso per il nuovo PRG.
Opere concluse e opere da fare in vista del Giubileo e delle Olimpiadi
La nuova sistemazione della stazione Termini
La capitale che voleva muoversi più veloce, certificò la
decadenza - già iniziata negli anni precedenti - del
tram: alla fine degli anni ‘50 viene istituito il senso di
marcia unico sul lungotevere e sono soppressi i binari
sul Muro Torto e, con loro, delle circolari Cd e Cs.
L´anno successivo sono eliminate le linee 3 e 4 che
passavano per i Parioli e la 1, da piazzale Flaminio a
Ponte Milvio. Sul Muro Torto viene ridotto il servizio
degli ascensori a pagamento dal Pincio: resterà attivo sempre a pagamento, con cadenze ogni cinque minuti soltanto nei weekend per essere definitivamente
soppresso nel 1960. Più avanti lungo la stessa arteria
viene realizzato il sottovia di Corso d´Italia.
Piazzale Flaminio in una foto degli anni ‘50
Incrocio filoviario-tranviario di piazzale Porta Pia
prima dei lavori per i sottovia
(http://temi.repubblica.it/repubblicaroma-olimpiadi-roma-1960/2010/08/24/titolo-articolo-2/)
Rotaie perdute
Da piazza del Popolo a Ponte Milvio, 1877-1960
1886 Ponte Milvio con il binario del 1904 L'intersezione
tram a cavalli; il deposito di via del binario del tram
Flaminia
quando
ancora
era con la linea TFE
per Civitacastellana
destinato ai soli omnibus a cavalli.
1924 Linea 34 a p.le
Flaminio e a via Flaminia
diretta a Belle Arti
1905 il
tram 15
primo
linea 1P ai Due Ponti
1933 e 1959 la
linea 1 transita in
via Flaminia per
l’ultimo anno
Il piano delle Olimpiadi e gli interventi nell’Ambito
Flaminio/Acqua Acetosa
•
Il peso maggiore di tutte le iniziative progettuali degli anni ‘50 é legato al cosiddetto Piano
delle Olimpiadi, quando fra l'Eur e il Flaminio viene dislocata la gran parte delle
attrezzature occorrenti. Il piano delle Olimpiadi stravolge le indicazioni del piano del '31 e
di quelli precedenti che avevano interessato la direttrice est come direttrice principale di
espansione e crescita della città.
•
Le Olimpiadi, con la via Olimpica (asse di scorrimento ovest di collegamento fra l'Eur e i
quartieri del nord-ovest) ribaltano l'interesse urbano verso nord (Stadio Olimpico, Villaggio
Olimpico, Palazzetto dello Sport,....) e verso sud-ovest (Palazzo dello sport, Laghetto
dell'Eur,...). Tutti i piani, fino a quello del '31 compreso, propongono un sistema continuo di
verde, mentre la via Olimpica spezza in due Villa Doria Pamphili. Ugualmente ribaltate le
proposte fatte (per sgravare il centro dal traffico) di ipotizzare assi esterni o luoghi di
concentrazione di funzioni lontane dalla città compatta. Con le proposte delle Olimpiadi, la
realizzazione di Corso Francia, asse principale di collegamento del nuovo quartiere di
Vigna Clara, convoglia tutto il traffico da nord (dalla Cassia e dalla Flaminia) su piazza del
Popolo e sul Corso, congestionando ulteriormente il centro storico.
•
Molte altre le proposte realizzate con le Olimpiadi, su cui i tecnici che stavano nel
contempo preparando il futuro PRG della città si sono trovati a confronto, fra queste la
strada veloce per Monte Mario (collegamento RAI via Asiago/RAI via Teulada/Hotel Hilton,
Aeroporto di Fiumicino, Stadio Olimpico, Villaggio Olimpico,...).
•
Questa serie di iniziative "contro", spiega perché il PRG del '62 ha avuto, poi, tante
difficoltà a governare i cambiamenti.
Una nuova direttrice
che tiene insieme
vecchi
e
nuovi
impianti
«Dal punto di vista urbanistico gli
impianti sono studiati e costruiti su
due direttrici principali, e cioè:
Centro Olimpico Nord comprendente il Foro Italico, situato in uno dei
luoghi più caratteristici della Città,
che si estende tra le verdi pendici di
Monte Mario e le colline della
Farnesina; e Centro Olimpico Sud
sorto nel comprensorio dell’EUR,
preferito per l’ampiezza delle sue
zone verdi in considerazione dell’accrescimento edilizio qualificato»
(dalla relazione di Presentazione del
CONI)
Ancora a nord, il Villaggio Olimpico
che sorge nell’area del Campo
Parioli grazie a un’apposita convenzione con il CONI: l’INCIS
costruirà gli alloggi per ospitare gli
atleti partecipanti alle manifestazioni olimpiche, destinandoli poi agli
impiegati dello Stato.
Le Olimpiadi del 1960, ovvero come realizzare le opere
fuori e contro il piano allo studio
(dalla relazione di Presentazione del CONI)
Le opere già pronte perché realizzate “prima”
Nel 1947 si ri-avvia il cantiere per il completamento
del ponte Flaminio. I lavori si concludono nel 1951.
(un cedimento successivo al 1960, costringerà alla
sua chiusura e sostituzione temporanea con un
ponte Bailey fino al 1964 ).
L’immagine è di una cartolina dell’inizio anni ‘50.
A dicembre del 1950 si ri-avvia il cantiere per il
completamento di quello che doveva essere lo
Stadio dei Centomila.
L’immagine è di una cartolina dell’inizio anni ‘50.
Come nasce il Villaggio Olimpico
Fine anni ‘50 (1958), demolizioni nel campo Parioli
1948, Progetto di C. Longo per la sistemazione dell’ex ippodromo di Villa Glori
Un articolo di stampa sui costi di realizzazione
Fine anni ’50, si impianta il cantiere
Il progetto e la
realizzazione
Il viadotto di Corso Francia
in costruzione
Il viadotto di Corso Francia
sul villaggio olimpico
Le immagini durante la realizzazione,
il vecchio e il nuovo convivono
1957, pecore al pascolo dietro il Palazzetto
dello Sport ancora da completare
1959, gli impianti sportivi dell’Acqua
Acetosa e la via Olimpica in costruzione
1958: l’area del futuro villaggio olimpico
Immagini dei cantieri
e delle realizzazioni
L’ambito Flaminio/Acqua Acetosa alla fine degli anni ‘50
Il centro e la zona nord di Roma dopo le opere delle Olimpiadi
Il sistema nord interessato dalle trasformazioni
Corso
Francia
Un ponte provvisorio di
tipo Bailey, costruito
durante il periodo di
chiusura
del
ponte
Flaminio a causa di
cedimenti strutturali.
Distributore Esso tra Via Tiziano e Via Flaminia.
Immagini del quartiere
legale e abusivo
Il borghetto flaminio
Le opere per le olimpiadi a Roma nord
Corso Francia 1957
Il Quartiere Flaminio dopo le opere per le Olimpiadi
Il Villaggio Olimpico
Le opere per le olimpiadi a
Roma nord
1960, Inaugurazione della via olimpica
Le opere per le olimpiadi a Roma sud
L’EUR dopo i lavori delle Olimpiadi
Viale della Civiltà del Lavoro in costruzione
Piazza Italia in una cartolina del 1959
Il quartiere residenziale Eur nel 1959
La produzione residenziale del decennio ‘50/’60
il 35% delle 250.000 nuove abitazioni sono d’intervento pubblico (INCIS, INACasa, Genio Civile, ICP, Comune,
UNRAcasas)
La produzione residenziale del decennio ‘50-’ 60
il 65% delle 250.000 nuove abitazioni sono di intervento privato (IMPRESE, COOPERATIVE, AUTOPROMOTORI)
La produzione residenziale pubblica e privata si innesta
e/o si affianca ai vecchi tessuti urbani
Viale Parioli
Vigna Clara fra via Flaminia e corso Francia
Vigna Clara via
Stefano Jacini
Quartiere
Flaminio
Nuovi grandi spazi pubblici, vecchi spazi di uso semiprivato
Via Celentano nella piccola Londra
Giochi per bambini e verde nel Villaggio Olimpico
I cortili degli intensivi sul lungotevere
Il lungo cammino del PRG del 1962
Sul progetto del CET si
sviluppa nella «Grande
Commissione»
una
discussione molto aspra
che si conclude, nell'aprile
del 1958, con un ordine
del giorno che dichiara
concluso il lavoro del CET
e
della
Commissione
stessa che, incapace di
esprimersi, rimette gli
elaborati
al
Consiglio
Comunale.
Il Consiglio, nella seduta
del
26
giugno
1958
respinge il Piano elaborato
dal CET e dà mandato alla
Giunta di predisporne una
nuova e definitiva stesura,
insieme all’ USNPR.
Nel novembre del 1957 il Comitato
degli esperti (CET)
presenta alla
«Grande Commissione» lo schema del
nuovo Piano regolatore che, malgrado
le difficoltà e le pressioni, é un buon
Piano che mette in pratica, le
indicazioni/criteri che erano stati posti
alla base del lavoro.
Il «Piano della Giunta» é
presentato in Consiglio
Comunale nel gennaio del
1959 e approvato, dopo un
dibattito durato cinque
mesi, il 24 giugno dello
stesso anno.
Le modifiche rispetto al «Piano del CET»,
poco appariscenti dal punto di vista
grafico, sono invece significative nella
sostanza e tendono tutte a snaturarne il
carattere di Piano aperto e asimmetrico,
introducendo soluzioni che tendono a
confermare il carattere concentrico della
città.
Il PRG del 1962
Subito dopo l'adozione Comunale (1959), per i
Giochi Olimpici, si dà inizio alla costruzione di
alcune infrastrutture indicate dal Piano, realizzando
interventi che, ribaltando il naturale ordine delle
priorità, tendono a privilegiare lo sviluppo della
città nel settore nord-occidentale.
L'adozione del Piano comporta l'entrata in vigore
delle «misure di salvaguardia» cioè della facoltà di
non rilasciare licenze in contrasto con le previsioni
del Piano, per un periodo di tre anni, in attesa della
definitiva approvazione.
La scadenza di queste norme é fissata per il 24
giugno 1962.
Nel frattempo il Comune viene
commissariato.
Il «Piano della Giunta» é circondato da una
generale disapprovazione, così quando nel 1961 il
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici conclude
l'esame del piano con un parere sfavorevole si ha
l’opportunità di proporre modifiche a molte
proposte.
Il Ministro nomina una commissione per modificare
il Piano sulla base delle osservazioni del Consiglio
Superiore
e dà l'incarico di sovraintendere
all'elaborazione del progetto ad un subcommissario
all'Urbanistica del Comune di Roma, affiancato da
un comitato di consulenza formato da Fiorentino,
Lugli, Piccinato, Valori e Passarelli. Il 9 giugno del
1962 il nuovo Piano é pronto, ma é necessario,
emanare un decreto legge per aggirare il no del
Commissario/sindaco ed arrivare alla pubblicazione
Schema delle scelte del PRG1962
Il PRG del 1962 è il primo a copertura totale, prevede un
dimensionamento sui 5.000.000 di abitanti.
Luigi Piccinato schematizzava le scelte del piano su
pochi punti:
• lo schema è quello di un organismo aperto, poggiato
su un centro a sistema lineare dove si organizzano le
attività commerciali e direzionali, servito da un asse
attrezzato est che serve a sottrarre al centro storico i
pesi del traffico e gli interessi del direzionale per fargli
riacquistare il valore di luogo testimoniale da vivere e
dove realizzare solo interventi di risanamento
conservativo;
• il sistema della mobilità è disposto su una serie di
tangenziali nord-sud che permettono lo scorrimento e
la penetrazione e ribaltano il precedente sistema radiocentrico delle consolari;
• gli ampliamenti residenziali e le espansioni si
sviluppano prevalentemente ad est (30%) e a sud (40%)
per comprensori convenzionati con perimetro,
dimensioni e servizi stabiliti dal PRG;
• grandi cunei verdi si interpongono agli insediamenti e
costituiscono il sistema dei parchi urbani (Appia antica,
Valle del Tevere, Valle della Giustiniana fino a Veio,
Valle dell’Aniene);
• entro i vecchi e i nuovi quartieri vengono inseriti una
serie di servizi per una utenza di livello urbano e di
livello locale del quartiere.
Per ribadire il concetto della rottura della macchia d’olio e privilegiare la crescita urbana ad est, il piano propone, poi:
• il blocco delle trasformazioni terziarie nelle aree centrali e semicentrali
• Il trasferimento di alcune attività e la riqualificazione della periferia storica costituita dalle aree industriali
dismesse (Gazometro, Mattatoio,…)
• la proposta di una 2° università a Tor Vergata a ridosso di una linea metropolitana nuova e dell’autostrada per
Napoli.
1965: la variante generale al PRG del 1962 recepita nel 1971
1° PEEP (Piano per
l’Edilizia Economica e
Popolare)
Nel 1962, a Piano appena
adottato, l’approvazione della
legge 167 obbliga Roma a
dotarsi di un piano di edilizia
economica e popolare da
considerarsi variante generale
al PRG, (adottata nel 1964)
Il 1° PEEP del ‘64 utilizza parte
dei comprensori convenzionati
del PRG destinati a espansione
edilizia residenziale prevedendo 674.000 stanze per i Piani di
Zona (PdZ).
Nel 1971 viene approvata la
variante di recepimento del
Peep,
il
PRG
risulta
dimensionato per una città di 5
milioni di abitanti e prevede la
realizzazione di circa 3 milioni .
di nuove stanze (di cui 712.000
nel Peep, 2,3 milioni nei
comprensori
di
iniziativa
privata)
ROMA - 1° PEEP (1964)
Il Piano del 1962, inserisce
per la prima volta tra le
previsioni del PRG
una
specifica
zona
di
espansione da destinare a
edilizia pubblica (zona E3).
Nel 1964, il Comune adotta
il 1 PEEP ed individua in
conformità con il PRG, 72
ambiti nei quali realizzare
alloggi per circa 712.000
abitanti. Nell’arco di circa 5
anni la città si dota di due
strumenti di programmazione e pianificazione urbanistica,
che
potrebbero
cambiare radicalmente la
cultura e le pratiche che fino
ad allora avevano caratterizzato la crescita urbana.
Ma alcune logiche legate soprattutto agli interessi speculativi sopravvivono ancora.
Le previsioni dl 1° PEEP
Le aree inserite nel I PEEP si trovano
ancora una volta all’esterno della
città
esistente
(per
favorire
successivi saldamenti), sono servite
da grandi autostrade urbane (che
non verranno mai realizzate) e si
dispongono intorno alla città nella
logica dell’espansione a macchia
d’olio. L’intenzione dei progettisti è
quella di creare grandi insediamenti
residenziali autonomi, dotati di tutti i
servizi necessari alle funzioni
residenziali e connessi tra loro e con
la città attraverso una fitta rete
stradale
ad
alto
scorrimento.
Purtroppo la crisi che investe il
Paese nella seconda metà degli anni
’60
penalizza
la
capacità
di
investimento delle amministrazioni
pubbliche e la attuazione degli
interventi
viene
rallentata
per
mancanza
di
fondi
necessari
all’esproprio delle aree e alla
costruzione
degli
edifici.
La distribuzione delle previsioni per quadranti mostra che il
PEEP mira al mantenimento dell'impostazione tradizionale
piuttosto che a quella riformatrice: nel quadrante sud è
localizzato il 44% delle previsioni, in quello est il 28%, in
quelli nord e ovest rispettivamente il 19% e il 9%. Anche il
Peep guarda alla crescita verso il mare.
I molti quartieri costruiti
negli anni ‘60
Per tutti gli anni '60 l'industria edilizia
romana, assestata su una organizzazione
tradizionale dei processi produttivi, su un
forte intreccio tra rendita immobiliare e
profitto di impresa, su tipologie edilizie
ereditate dal piano del '31 (palazzine e
intensivi) non è interessata a forme
innovative di “produzione di città” e
preferisce operare attraverso i piani
particolareggiati, la cui validità viene
prorogata.
Solo all'inizio degli anni '70, esaurita la
riserva delle zone del PR del ‘31,
permanendo alta la domanda abitativa, si
verifica una complessiva riorganizzazione
del settore delle costruzioni romana e
decollano i nuovi quartieri periferici della
167.
Il PRG 1962: una vita travagliata:
• prima variante generale del 1964 (con
1° PEEP)
• adottata nel 1965,
• approvata nel 1967,
• recepita nel 1971,
• seconda variante generale viene
adottata nel 1974, per colmare il
fabbisogno di servizi ed adeguarsi al
DM 1444/’68.
La Variante Generale del 1974 prevede
anche di :
• tagliare il 65% della previsione degli
insediamenti direzionali,
• ridurre la previsione di zone industriali a
sud
• ampliare la tutela
ai complessi
monumentali esterni al centro storico,
• tutelare il parco litoraneo di Capocotta,
• inserire una terza zona H (H1 Agro, H2
Agro romano vincolato, H3 zona
agricola) per la tutela delle falde idriche
(vincolo di protezione).