Il secondo dopoguerra e l’attuazione del piano del 31 Alla fine della Guerra, Roma si trova ad affrontare il problema della ricostruzione, della necessità di nuovi alloggi per la massa di immigrati, profughi, diseredati, ma anche dipendenti statali e comunali o del ceto medio impiegatizio che dopo la Guerra si é trasferita o é ritornata nella capitale. Sono questi gli anni della grande crescita demografica e della grande espansione. Roma dal 1951 al 1961 passa da 1.650.000 abitanti a circa 2.000.000 abitanti e nello stesso decennio si realizzano 250.000 abitazioni. Di queste, il 35% é il risultato dell'intervento pubblico diretto o agevolato attraverso l'INA CASA e le cooperative o attraverso l'ICP, l'INCIS, il Comune. Il resto é affidato alle imprese private. Alla fine degli anni '50, inoltre circa 50.000 persone vivono nelle borgate ed il fenomeno dell'abusivismo é rilevante fuori dal perimetro del PR del '31 nelle zone dell'Agro vivono circa 400.000 persone. abitanti vani Roma nel 1949 1949: l’ambito Flaminio/Acqua Acetosa Dopo la guerra a fianco di costruzioni intensive degli anni '30 e '40, nella zona compresa tra via Guido Reni e Ponte Milvio, si assiste a un proliferare di fabbricati residenziali di alto livello a firma di ingegneri e architetti molto noti (Gra, Moretti, Monaco, Luccichenti, Vitellozzi, Nervi). Dall'altra parte della Flaminia invece, sui ruderi dell'ippodromo di Villa Glori sorge un villaggio di sfollati, il Campo Parioli, e un enorme deposito di materiale bellico fuori uso. Sono in corso di completamento 3 opere pubbliche interrotte nel 1943 con la guerra: lo stadio dei centomila, il ponte Flaminio e (al Foro Mussolini ormai nominato Italico), l’edificio dell’ex Palazzo Littorio. Rimangono senza soluzione le due piazze fronte Tevere (Mancini e Gentile da Fabriano). anni ’40/’50: il Flaminio set per il cinema neo realista Il Deposito tram a via Flaminia Umberto D. (1952) Il tram a via Flaminia La periferia nel 1950: borgate e nuclei fuori piano A cinque anni dalla fine della Guerra (1950) la periferia esterna di Roma è caratterizzata da insediamenti parzialmente fuori piano (le borgate ufficiali di iniziativa pubblica) e da molteplici Insediamenti fuori piano: •lottizzazioni private e insediamenti irregolari corrispondenti ai nuclei edilizi della Delibera del 1935 •nuove edificazioni verso il mare (Fregene, Maccarese, Ostia antica e Fiumicino) •baracche e i borghetti costituiti da un proliferare di gruppi di costruzioni precarie o in muratura (Borghetto Appio-Latino, Acquedotto Felice, Circonvallazione Salaria, Borghetto Prenestino,…) •alloggiamenti provvisori sistemati generalmente su campi sportivi (Campo Artiglio, Campo Parioli). Tra la fine della Guerra (1945) e la scadenza del PR del ’31 (prolungata al 1957) l’ANAS inizia ad appaltare tratti dell’anello viario a 2 corsie per collegare la viabilità radiale esternamente alla città. Alcune immagini del Quartiere Flaminio negli anni ‘50 quando il legale convive con il precario Il quartiere Flaminio visto da Monte Mario negli anni ‘50 Veduta del campo Parioli. Sullo sfondo Ponte Flaminio. Anni ’50: il legale convive con il precario Roma è pronta per un nuovo piano Roma 1957: 2 milioni ab. Nel maggio del 1954 il Consiglio Comunale approva all'unanimità un ordine del giorno con il quale vengono fissati i criteri per la redazione del nuovo Piano: • preservare il centro storico da demolizioni e sventramenti; • evitare la crescita «a macchia d'olio»; • attuare la legge del 1941 sugli insediamenti industriali e prevederne di nuovi; • fissare la densità massima dei nuovi quartieri in 750 abitanti per ettaro; • prevedere un sistema di zone verdi, • realizzare parcheggi sotterranei, gallerie e sottopassaggi (per risolvere i problemi del traffico) . Si suggerisce di procedere ad accordi per regolarizzare, le lottizzazioni esistenti non in contrasto con il Piano. Nel giugno 1954 fu deliberata l'istituzione di una «Grande Commissione» incaricata di redigere il Piano (un'ottantina di membri in rappresentanza di tutti gli organismi e le istituzioni interessate) e di un Comitato di Elaborazione Tecnica (CET) che comprendeva i più accreditati tecnici dell’epoca. I compiti erano chiari. La «Grande Commissione» doveva enunciare criteri generali e fornire direttive, il CET tradurre in elaborati queste indicazioni e l'Ufficio Speciale per il Nuovo Piano Regolatore (USNPR), costituito nel marzo del 1953, predisporre gli studi e le ricerche di base. Gli anni ’50: il Giubileo e le Olimpiadi, ovvero come attuare il Piano del 1931 e la variante del ‘42 Roma a fine anni’50: 2 milioni di abitanti Due avvenimenti straordinari caratterizzano l'inizio e la fine degli anni '50, il Giubileo e le Olimpiadi, e costituiscono il volano per realizzare le opere e gli interventi ipotizzati nel piano del '31 o nella variante dell'E42. Con l’Anno Santo (1950) c'é il completamento di via della Conciliazione (iniziata negli anni '30), l'ultimazione dei lavori di sistemazione della Stazione Termini e di piazza dei Cinquecento con gli accessi alla metropolitana per l'Eur (non ancora ultimata). Si realizzano i sottopassi pedonali al Tritone (di fronte al Messaggero) a Largo Chigi (di fronte alla Rinascente e a Galleria Colonna) e a Porta Pia (per attraversare Corso Italia). Intorno a piazza San Giovanni, Porta Maggiore, piazza Augusto Imperatore si attua la nuova sistemazione degli scavi archeologici. Nel 1950 la via Cristoforo Colombo viene prolungata fino all'Eur, viene spostata la Fiera di Roma da Piazzale Clodio all'Eur. Negli anni successivi la Cristoforo Colombo verrà prolungata fino ad Ostia. Nel 1955 si inaugura la metropolitana che collega Termini all'Eur (e, tramite il nodo di Piramide ad Ostia). All'Eur si trasferiscono uffici comunali, enti parastatali ed alcuni ministeri e prosegue la costruzione dei comprensori residenziali). Nel 1955 Roma viene selezionata per ospitare i Giochi Olimpici del 1960: da questo momento iniziano 5 anni di intensa attività edilizia con programmi di opere pubbliche miste a operazioni private più o meno speculative che vanno a sovrapporsi alla pianificazione ordinaria in corso per il nuovo PRG. Opere concluse e opere da fare in vista del Giubileo e delle Olimpiadi La nuova sistemazione della stazione Termini La capitale che voleva muoversi più veloce, certificò la decadenza - già iniziata negli anni precedenti - del tram: alla fine degli anni ‘50 viene istituito il senso di marcia unico sul lungotevere e sono soppressi i binari sul Muro Torto e, con loro, delle circolari Cd e Cs. L´anno successivo sono eliminate le linee 3 e 4 che passavano per i Parioli e la 1, da piazzale Flaminio a Ponte Milvio. Sul Muro Torto viene ridotto il servizio degli ascensori a pagamento dal Pincio: resterà attivo sempre a pagamento, con cadenze ogni cinque minuti soltanto nei weekend per essere definitivamente soppresso nel 1960. Più avanti lungo la stessa arteria viene realizzato il sottovia di Corso d´Italia. Piazzale Flaminio in una foto degli anni ‘50 Incrocio filoviario-tranviario di piazzale Porta Pia prima dei lavori per i sottovia (http://temi.repubblica.it/repubblicaroma-olimpiadi-roma-1960/2010/08/24/titolo-articolo-2/) Rotaie perdute Da piazza del Popolo a Ponte Milvio, 1877-1960 1886 Ponte Milvio con il binario del 1904 L'intersezione tram a cavalli; il deposito di via del binario del tram Flaminia quando ancora era con la linea TFE per Civitacastellana destinato ai soli omnibus a cavalli. 1924 Linea 34 a p.le Flaminio e a via Flaminia diretta a Belle Arti 1905 il tram 15 primo linea 1P ai Due Ponti 1933 e 1959 la linea 1 transita in via Flaminia per l’ultimo anno Il piano delle Olimpiadi e gli interventi nell’Ambito Flaminio/Acqua Acetosa • Il peso maggiore di tutte le iniziative progettuali degli anni ‘50 é legato al cosiddetto Piano delle Olimpiadi, quando fra l'Eur e il Flaminio viene dislocata la gran parte delle attrezzature occorrenti. Il piano delle Olimpiadi stravolge le indicazioni del piano del '31 e di quelli precedenti che avevano interessato la direttrice est come direttrice principale di espansione e crescita della città. • Le Olimpiadi, con la via Olimpica (asse di scorrimento ovest di collegamento fra l'Eur e i quartieri del nord-ovest) ribaltano l'interesse urbano verso nord (Stadio Olimpico, Villaggio Olimpico, Palazzetto dello Sport,....) e verso sud-ovest (Palazzo dello sport, Laghetto dell'Eur,...). Tutti i piani, fino a quello del '31 compreso, propongono un sistema continuo di verde, mentre la via Olimpica spezza in due Villa Doria Pamphili. Ugualmente ribaltate le proposte fatte (per sgravare il centro dal traffico) di ipotizzare assi esterni o luoghi di concentrazione di funzioni lontane dalla città compatta. Con le proposte delle Olimpiadi, la realizzazione di Corso Francia, asse principale di collegamento del nuovo quartiere di Vigna Clara, convoglia tutto il traffico da nord (dalla Cassia e dalla Flaminia) su piazza del Popolo e sul Corso, congestionando ulteriormente il centro storico. • Molte altre le proposte realizzate con le Olimpiadi, su cui i tecnici che stavano nel contempo preparando il futuro PRG della città si sono trovati a confronto, fra queste la strada veloce per Monte Mario (collegamento RAI via Asiago/RAI via Teulada/Hotel Hilton, Aeroporto di Fiumicino, Stadio Olimpico, Villaggio Olimpico,...). • Questa serie di iniziative "contro", spiega perché il PRG del '62 ha avuto, poi, tante difficoltà a governare i cambiamenti. Una nuova direttrice che tiene insieme vecchi e nuovi impianti «Dal punto di vista urbanistico gli impianti sono studiati e costruiti su due direttrici principali, e cioè: Centro Olimpico Nord comprendente il Foro Italico, situato in uno dei luoghi più caratteristici della Città, che si estende tra le verdi pendici di Monte Mario e le colline della Farnesina; e Centro Olimpico Sud sorto nel comprensorio dell’EUR, preferito per l’ampiezza delle sue zone verdi in considerazione dell’accrescimento edilizio qualificato» (dalla relazione di Presentazione del CONI) Ancora a nord, il Villaggio Olimpico che sorge nell’area del Campo Parioli grazie a un’apposita convenzione con il CONI: l’INCIS costruirà gli alloggi per ospitare gli atleti partecipanti alle manifestazioni olimpiche, destinandoli poi agli impiegati dello Stato. Le Olimpiadi del 1960, ovvero come realizzare le opere fuori e contro il piano allo studio (dalla relazione di Presentazione del CONI) Le opere già pronte perché realizzate “prima” Nel 1947 si ri-avvia il cantiere per il completamento del ponte Flaminio. I lavori si concludono nel 1951. (un cedimento successivo al 1960, costringerà alla sua chiusura e sostituzione temporanea con un ponte Bailey fino al 1964 ). L’immagine è di una cartolina dell’inizio anni ‘50. A dicembre del 1950 si ri-avvia il cantiere per il completamento di quello che doveva essere lo Stadio dei Centomila. L’immagine è di una cartolina dell’inizio anni ‘50. Come nasce il Villaggio Olimpico Fine anni ‘50 (1958), demolizioni nel campo Parioli 1948, Progetto di C. Longo per la sistemazione dell’ex ippodromo di Villa Glori Un articolo di stampa sui costi di realizzazione Fine anni ’50, si impianta il cantiere Il progetto e la realizzazione Il viadotto di Corso Francia in costruzione Il viadotto di Corso Francia sul villaggio olimpico Le immagini durante la realizzazione, il vecchio e il nuovo convivono 1957, pecore al pascolo dietro il Palazzetto dello Sport ancora da completare 1959, gli impianti sportivi dell’Acqua Acetosa e la via Olimpica in costruzione 1958: l’area del futuro villaggio olimpico Immagini dei cantieri e delle realizzazioni L’ambito Flaminio/Acqua Acetosa alla fine degli anni ‘50 Il centro e la zona nord di Roma dopo le opere delle Olimpiadi Il sistema nord interessato dalle trasformazioni Corso Francia Un ponte provvisorio di tipo Bailey, costruito durante il periodo di chiusura del ponte Flaminio a causa di cedimenti strutturali. Distributore Esso tra Via Tiziano e Via Flaminia. Immagini del quartiere legale e abusivo Il borghetto flaminio Le opere per le olimpiadi a Roma nord Corso Francia 1957 Il Quartiere Flaminio dopo le opere per le Olimpiadi Il Villaggio Olimpico Le opere per le olimpiadi a Roma nord 1960, Inaugurazione della via olimpica Le opere per le olimpiadi a Roma sud L’EUR dopo i lavori delle Olimpiadi Viale della Civiltà del Lavoro in costruzione Piazza Italia in una cartolina del 1959 Il quartiere residenziale Eur nel 1959 La produzione residenziale del decennio ‘50/’60 il 35% delle 250.000 nuove abitazioni sono d’intervento pubblico (INCIS, INACasa, Genio Civile, ICP, Comune, UNRAcasas) La produzione residenziale del decennio ‘50-’ 60 il 65% delle 250.000 nuove abitazioni sono di intervento privato (IMPRESE, COOPERATIVE, AUTOPROMOTORI) La produzione residenziale pubblica e privata si innesta e/o si affianca ai vecchi tessuti urbani Viale Parioli Vigna Clara fra via Flaminia e corso Francia Vigna Clara via Stefano Jacini Quartiere Flaminio Nuovi grandi spazi pubblici, vecchi spazi di uso semiprivato Via Celentano nella piccola Londra Giochi per bambini e verde nel Villaggio Olimpico I cortili degli intensivi sul lungotevere Il lungo cammino del PRG del 1962 Sul progetto del CET si sviluppa nella «Grande Commissione» una discussione molto aspra che si conclude, nell'aprile del 1958, con un ordine del giorno che dichiara concluso il lavoro del CET e della Commissione stessa che, incapace di esprimersi, rimette gli elaborati al Consiglio Comunale. Il Consiglio, nella seduta del 26 giugno 1958 respinge il Piano elaborato dal CET e dà mandato alla Giunta di predisporne una nuova e definitiva stesura, insieme all’ USNPR. Nel novembre del 1957 il Comitato degli esperti (CET) presenta alla «Grande Commissione» lo schema del nuovo Piano regolatore che, malgrado le difficoltà e le pressioni, é un buon Piano che mette in pratica, le indicazioni/criteri che erano stati posti alla base del lavoro. Il «Piano della Giunta» é presentato in Consiglio Comunale nel gennaio del 1959 e approvato, dopo un dibattito durato cinque mesi, il 24 giugno dello stesso anno. Le modifiche rispetto al «Piano del CET», poco appariscenti dal punto di vista grafico, sono invece significative nella sostanza e tendono tutte a snaturarne il carattere di Piano aperto e asimmetrico, introducendo soluzioni che tendono a confermare il carattere concentrico della città. Il PRG del 1962 Subito dopo l'adozione Comunale (1959), per i Giochi Olimpici, si dà inizio alla costruzione di alcune infrastrutture indicate dal Piano, realizzando interventi che, ribaltando il naturale ordine delle priorità, tendono a privilegiare lo sviluppo della città nel settore nord-occidentale. L'adozione del Piano comporta l'entrata in vigore delle «misure di salvaguardia» cioè della facoltà di non rilasciare licenze in contrasto con le previsioni del Piano, per un periodo di tre anni, in attesa della definitiva approvazione. La scadenza di queste norme é fissata per il 24 giugno 1962. Nel frattempo il Comune viene commissariato. Il «Piano della Giunta» é circondato da una generale disapprovazione, così quando nel 1961 il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici conclude l'esame del piano con un parere sfavorevole si ha l’opportunità di proporre modifiche a molte proposte. Il Ministro nomina una commissione per modificare il Piano sulla base delle osservazioni del Consiglio Superiore e dà l'incarico di sovraintendere all'elaborazione del progetto ad un subcommissario all'Urbanistica del Comune di Roma, affiancato da un comitato di consulenza formato da Fiorentino, Lugli, Piccinato, Valori e Passarelli. Il 9 giugno del 1962 il nuovo Piano é pronto, ma é necessario, emanare un decreto legge per aggirare il no del Commissario/sindaco ed arrivare alla pubblicazione Schema delle scelte del PRG1962 Il PRG del 1962 è il primo a copertura totale, prevede un dimensionamento sui 5.000.000 di abitanti. Luigi Piccinato schematizzava le scelte del piano su pochi punti: • lo schema è quello di un organismo aperto, poggiato su un centro a sistema lineare dove si organizzano le attività commerciali e direzionali, servito da un asse attrezzato est che serve a sottrarre al centro storico i pesi del traffico e gli interessi del direzionale per fargli riacquistare il valore di luogo testimoniale da vivere e dove realizzare solo interventi di risanamento conservativo; • il sistema della mobilità è disposto su una serie di tangenziali nord-sud che permettono lo scorrimento e la penetrazione e ribaltano il precedente sistema radiocentrico delle consolari; • gli ampliamenti residenziali e le espansioni si sviluppano prevalentemente ad est (30%) e a sud (40%) per comprensori convenzionati con perimetro, dimensioni e servizi stabiliti dal PRG; • grandi cunei verdi si interpongono agli insediamenti e costituiscono il sistema dei parchi urbani (Appia antica, Valle del Tevere, Valle della Giustiniana fino a Veio, Valle dell’Aniene); • entro i vecchi e i nuovi quartieri vengono inseriti una serie di servizi per una utenza di livello urbano e di livello locale del quartiere. Per ribadire il concetto della rottura della macchia d’olio e privilegiare la crescita urbana ad est, il piano propone, poi: • il blocco delle trasformazioni terziarie nelle aree centrali e semicentrali • Il trasferimento di alcune attività e la riqualificazione della periferia storica costituita dalle aree industriali dismesse (Gazometro, Mattatoio,…) • la proposta di una 2° università a Tor Vergata a ridosso di una linea metropolitana nuova e dell’autostrada per Napoli. 1965: la variante generale al PRG del 1962 recepita nel 1971 1° PEEP (Piano per l’Edilizia Economica e Popolare) Nel 1962, a Piano appena adottato, l’approvazione della legge 167 obbliga Roma a dotarsi di un piano di edilizia economica e popolare da considerarsi variante generale al PRG, (adottata nel 1964) Il 1° PEEP del ‘64 utilizza parte dei comprensori convenzionati del PRG destinati a espansione edilizia residenziale prevedendo 674.000 stanze per i Piani di Zona (PdZ). Nel 1971 viene approvata la variante di recepimento del Peep, il PRG risulta dimensionato per una città di 5 milioni di abitanti e prevede la realizzazione di circa 3 milioni . di nuove stanze (di cui 712.000 nel Peep, 2,3 milioni nei comprensori di iniziativa privata) ROMA - 1° PEEP (1964) Il Piano del 1962, inserisce per la prima volta tra le previsioni del PRG una specifica zona di espansione da destinare a edilizia pubblica (zona E3). Nel 1964, il Comune adotta il 1 PEEP ed individua in conformità con il PRG, 72 ambiti nei quali realizzare alloggi per circa 712.000 abitanti. Nell’arco di circa 5 anni la città si dota di due strumenti di programmazione e pianificazione urbanistica, che potrebbero cambiare radicalmente la cultura e le pratiche che fino ad allora avevano caratterizzato la crescita urbana. Ma alcune logiche legate soprattutto agli interessi speculativi sopravvivono ancora. Le previsioni dl 1° PEEP Le aree inserite nel I PEEP si trovano ancora una volta all’esterno della città esistente (per favorire successivi saldamenti), sono servite da grandi autostrade urbane (che non verranno mai realizzate) e si dispongono intorno alla città nella logica dell’espansione a macchia d’olio. L’intenzione dei progettisti è quella di creare grandi insediamenti residenziali autonomi, dotati di tutti i servizi necessari alle funzioni residenziali e connessi tra loro e con la città attraverso una fitta rete stradale ad alto scorrimento. Purtroppo la crisi che investe il Paese nella seconda metà degli anni ’60 penalizza la capacità di investimento delle amministrazioni pubbliche e la attuazione degli interventi viene rallentata per mancanza di fondi necessari all’esproprio delle aree e alla costruzione degli edifici. La distribuzione delle previsioni per quadranti mostra che il PEEP mira al mantenimento dell'impostazione tradizionale piuttosto che a quella riformatrice: nel quadrante sud è localizzato il 44% delle previsioni, in quello est il 28%, in quelli nord e ovest rispettivamente il 19% e il 9%. Anche il Peep guarda alla crescita verso il mare. I molti quartieri costruiti negli anni ‘60 Per tutti gli anni '60 l'industria edilizia romana, assestata su una organizzazione tradizionale dei processi produttivi, su un forte intreccio tra rendita immobiliare e profitto di impresa, su tipologie edilizie ereditate dal piano del '31 (palazzine e intensivi) non è interessata a forme innovative di “produzione di città” e preferisce operare attraverso i piani particolareggiati, la cui validità viene prorogata. Solo all'inizio degli anni '70, esaurita la riserva delle zone del PR del ‘31, permanendo alta la domanda abitativa, si verifica una complessiva riorganizzazione del settore delle costruzioni romana e decollano i nuovi quartieri periferici della 167. Il PRG 1962: una vita travagliata: • prima variante generale del 1964 (con 1° PEEP) • adottata nel 1965, • approvata nel 1967, • recepita nel 1971, • seconda variante generale viene adottata nel 1974, per colmare il fabbisogno di servizi ed adeguarsi al DM 1444/’68. La Variante Generale del 1974 prevede anche di : • tagliare il 65% della previsione degli insediamenti direzionali, • ridurre la previsione di zone industriali a sud • ampliare la tutela ai complessi monumentali esterni al centro storico, • tutelare il parco litoraneo di Capocotta, • inserire una terza zona H (H1 Agro, H2 Agro romano vincolato, H3 zona agricola) per la tutela delle falde idriche (vincolo di protezione).
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