Il ruolo del controllo in una corretta gestione delle risorse forestali.

Il ruolo del controllo in una corretta gestione delle risorse
forestali.
Il controllo della gestione del patrimonio forestale è un’attività
che, fin dai tempi più remoti, ha rivestito la massima importanza
sia per il territorio montano che per le pianure sottostanti. Il
legno per secoli è stato materia prima fondamentale. E'
sufficiente pensare che veniva utilizzato per molteplici utilizzi a
cominciare naturalmente dalla costruzione delle case. Antiche
civiltà come quella etrusca utilizzavano i materiali lapidei
unicamente per la realizzazione delle necropoli ma abitazioni e
templi erano realizzati in terracotta e legno. Esempio classico di
controllo gestionale particolarmente puntuale e rigoroso, può
essere considerato senz'altro quello effettuato dalla Repubblica
di Venezia sul suo patrimonio forestale. Questa risorsa, cioè il
legno, aveva importanza ancor maggiore, in quanto col legno
venivano realizzate le molteplici imbarcazioni della vitale flotta
della Serenissima Repubblica Veneta, per secoli dominatrice del
mar mediterraneo orientale . Considerato infatti che i traffici e il
commercio l’oriente costituivano la maggiore fonte di reddito per
la repubblica veneta, ne consegue lo scrupolo con cui veniva
trattata la materia. A tal proposito possono essere consultate le
precise norme relative al “Gran Bosco da Remi del Cansiglio” che
ebbero la prima stesura nel 1592 .
In tempi a noi più vicini il Corpo Forestale , prima dell’istituzione
delle Regioni (anni 70 del XX secolo), era in pratica l’unico
organismo con il compito di controllare le utilizzazioni dei boschi
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sul territorio nazionale. Con l’avvento delle Regioni e con la
conseguente produzione di normativa regionale in materia
forestale, si è cominciato ad osservare l’inizio di una
frammentazione nella gestione del patrimonio in questione.
Infatti, tali gestioni, sul territorio nazionale hanno assunto
notevoli differenze e caratteri diversi.
Il "materiale legno" che prima poteva considerarsi il valore più
importante delle foreste, almeno fino alla seconda guerra
mondiale , progressivamente ha perso il suo valore economico in
quanto sostituito, più o meno velocemente con materiali di
produzione più a buon mercato. Il bosco, quindi, mentre perdeva
la sua importanza economica, per gradi acquisiva valenze di
carattere ecologico turistico/ambientale. Pertanto, alla fine del
secolo scorso e all’inizio dell'attuale, complice anche l’enorme
sviluppo dei trasporti globalizzati che hanno permesso la
commercializzazione di legname proveniente da ogni parte del
mondo, si è potuto assistere ad un ulteriore calo di interesse nei
riguardi delle foreste nostrane. Le utilizzazioni di tali foreste sono
diventate antieconomiche per la maggior parte delle realtà
forestali ad eccezione , ovviamente, di situazioni privilegiate che
si possono rilevare nel Trentino o in altre zone alpine. La infatti si
è continuato ad operare così come si era sempre fatto .
Contestualmente, moltiplicandosi e diversificandosi sempre più
continuava ad aumentare l’importanza delle altre funzioni del
bosco e logicamente anche le varie normative si evolvevano
secondo quest’ottica polivalente. La conseguenza di questa
situazione è che la limitazione delle utilizzazioni precedenti
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sminuiva progressivamente l’importanza del controllo classico
delle foreste a favore di un nuovo tipo di controllo finalizzato, più
che altro alle attività turistico ricreative e di difesa del suolo.
Queste affermazioni, ovviamente, non possono estendersi
appieno a tutto il territorio italiano ma rispecchiano
perfettamente la situazione dei boschi nell’estremo Ponente
Ligure. Un ripensamento a questo trend si è venuto a creare con
il drammatico affermarsi della crisi economica che, grosso modo,
si può far iniziare dal 2009 (crack Lehman Brothers) .
Sempre prendendo come modello la realtà del Ponente Ligure, i
comuni montani hanno pertanto incominciato a considerare con
rinnovato interesse il loro patrimonio forestale, intravedendo in
questa risorsa una possibile fonte di reddito inaspettata. Penso
sufficiente evidenziare il disinteresse precedente che ha fatto si
che, a tutt’oggi, in provincia di Imperia non risultino Piani di
Assestamento in vigore. Si osserva che, caso particolare
nell'Imperiese, l’unico prodotto del bosco che non ha mai perso
di interesse, è il cosiddetto “verde”. Questo è costituito dai rami
delle specie della macchia mediterranea utilizzati per
composizioni floreali destinate più che altro al Nord-Europa. Là
tali composizioni vengono apprezzate e pagate profumatamente
per la loro origine naturale o come si definisce attualmente
“biologica”. Quindi come già si è esposto in precedenza il ritorno
di interesse per il bosco vero e proprio, crea delle problematiche
nuove e logicamente più complesse. In provincia di Imperia le
imprese boschive specializzate, in pratica non esistono più con la
conseguenza che le maestranze interessate all’utilizzo del bosco a
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denotano una competenza molto bassa . Anche il CFS nel corso
degli anni ha parzialmente perduto esperienza in materia, questo
anche in seguito al cambiamento degli obiettivi che gli
competono. Tali obiettivi sono più orientati agli attentati
all’ambiente (incendi, inquinamenti, edilizia abusiva) piuttosto
che alla gestione dello stesso bosco. Ciò nonostante il CSF
rimane, comunque, depositario di un bagaglio di esperienza che
deriva dalla sua stessa ragione di essere. La situazione attuale si
presenta, quindi, con un rinnovato interesse verso il patrimonio
boschivo anche sotto il punto di vista economico. Tutto ciò,
sebbene valutato positivamente, va considerato e ponderato in
modo di non passare da un forma di cristallizzazione del bene
bosco, ad un utilizzo per come dire “industriale”. In sintesi
l’attenzione va posta su alcuni aspetti particolarmente strategici.
Professionalità degli operatori. La tradizionale professionalità
degli operatori, nella nostra realtà è andata scemando causa
l’invecchiamento progressivo degli stessi, che non sono stati
sostituiti da giovani leve. Frequentemente, per utilizzazioni
forestali, partecipano agli appalti imprese che, non trovando
lavoro in altri settori tipo l’edilizia, si dedicano a questi lavori e
attività di cui spesso non hanno formazione sufficiente. I controlli
frequenti del CFS hanno permesso di constatare, con certezza,
quanto affermato.
Realizzazione viabilità. Argomento particolarmente complesso, è
la auspicabile e prevedibile realizzazione di una rete viaria che
consenta l’effettivo realizzo delle utilizzazioni localizzate dove
tale rete non era presente in precedenza. Purtroppo, proprio dai
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controlli del CFS spesso emerge che i fenomeni erosivi nelle zone
dell’entroterra iniziano proprio da strade/piste che o per
realizzazione errata o per carenze progettuali, predispongono al
dissesto idrogeologico.
Queste considerazioni assumono importanza fondamentale
nell’entroterra del Ponente Ligure a causa della morfologia
particolarmente impervia delle aree montane dove è presente il
bosco . Se si prendono a confronto i boschi dell’Europa centro
settentrionale dove questi si trovano o in pianura o comunque in
pendii poco accidentati , si comprende che, in quella situazione,
la realizzazione della viabilità non comporta le problematiche che
possono verificarsi nelle nostre zone. In Liguria il ripetersi di
fenomeni di dissesto idrogeologico, in pratica ogni anno, è
diventata una costante particolarmente preoccupante, sia per
l’incolumità pubblica sia per i danni all’ambiente sia per gli
elevatissimi costi conseguenti .
Le utilizzazioni poste in essere nell’area di confine con la Francia,
rappresentano poi una problematica a se stante che connota la
provincia di Imperia. Basti pensare alla foresta demaniale di Testa
d’Alpe che è ubicata a cavallo delle 2 nazioni. Queste hanno
conseguenti normative molto diverse e imprese boschive che
operano, a volte, su entrambe le nazioni. Così ci si trova di fronte
ad una pista forestale che in Francia è larga 8 metri mentre in
Italia è larga 2 metri e magari l’impresa si è aggiudicata l’appalto
in tutti e due gli Stati.
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Per ovviare alle problematiche relative al controllo della zona
transfrontaliera, da tempo le Prefetture di Imperia e Nizza stanno
instaurando accordi finalizzati alla messa a punto di procedure
che coinvolgano le due nazioni in svariati settori: dalla protezione
civile, alla lotta alla criminalità. Fra questi c’è anche la proposta
di far svolgere servizi congiunti fra il personale del CFS italiano e
quello dell’ ONF o dell’ ONFCFS francesi allo scopo di controllare il
territorio montano di confine . Per arrivare a questo obiettivo
sarà necessario risolvere le problematiche relative all’uso delle
armi all’estero .
Riassumendo, si auspica che gli aspetti operativi dei futuri
controlli tengano conto delle riflessioni riportate in precedenza,
che si reputano importanti per mantenersi al passo coi tempi,
senza condurre al depauperamento di un patrimonio ambientale
di importanza fondamentale per il benessere delle popolazioni
presenti e future.
Giovanni Vetrone
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