CdA 1 dicembre 2014 - San Marco Evangelista

Catechesi su Atti 15,1-35
Scheda per partecipante
1° - “Gerusalemme: come si discute”
OBIETTIVO:
Far scoprire come la fedeltà al Vangelo richiede di superare continuamente quegli
aspetti storici e culturali nei quali la parola di Dio si è calata.
Preghiera iniziale
Il salmo 23 è una vibrante e commossa professione di fede nella felicità
purificata dalla prova, nell’esperienza della premura di Dio per il giusto. La
pienezza e l’intensità della gioia è espressa come armonia e come pace cui
partecipa tutta la natura. L’armonia e la bellezza, la felicità e la Grazia non
fanno però dimenticare la realtà che è sempre lì con il suo carico di tensione
e di aggressività (si parla di “nemici” di “valle oscura”) ma chiamano il
credente ad una speranza che sfida il limite del tempo.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;
su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male,
perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. (salmo 23)
ENTRIAMO IN
ARGOMENTO
(fase proiettiva)
Nella comunità di Antiochia sorge una disputa dai toni accesi, ma la
comunità non si lascia spaccare in due; quando ci vengono offerti cammini di
rinnovamento e di progresso come reagiamo?
Quali ostacoli incontriamo?
Qual è il livello della nostra discussione?
Atti 15,1-35
IN ASCOLTO
DELLA PAROLA
(fase di
approfondimento)
Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: "Se non vi fate
circoncidere secondo l'usanza di Mosè, non potete essere salvati".
2
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro
costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a
Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3Essi dunque,
provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenicia e la
Samaria, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in
tutti i fratelli. 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli
apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto
per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano
diventati credenti, affermando: "È necessario circonciderli e ordinare loro di
osservare la legge di Mosè". 6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per
1
esaminare questo problema.
7
Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: "Fratelli, voi sapete
che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le
nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. 8E Dio, che
conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a
loro lo Spirito Santo, come a noi; 9e non ha fatto alcuna discriminazione tra
noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. 10Ora dunque, perché tentate
Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi
siamo stati in grado di portare? 11Noi invece crediamo che per la grazia del
Signore Gesù siamo salvati, così come loro".
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Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che
riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per
mezzo loro.
13
Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse:
"Fratelli, ascoltatemi. 14Simone ha riferito come fin da principio Dio ha
voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. 15Con questo si
accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
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Dopo queste cose ritornerò
e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta;
ne riedificherò le rovine e la rialzerò,
17
perché cerchino il Signore anche gli altri uomini
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome,
dice il Signore, che fa queste cose,
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note da sempre .
19
Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle
nazioni si convertono a Dio, 20ma solo che si ordini loro di astenersi dalla
contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati
e dal sangue. 21Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni
città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
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Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di
scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba:
Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. 23E
inviarono tramite loro questo scritto: "Gli apostoli e gli anziani, vostri
fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai
pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo
dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto
i vostri animi. 25Ci è parso bene perciò, tutti d'accordo, di scegliere alcune
persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26uomini
che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo.
27
Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi, a
voce, queste stesse cose. 28È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di
non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenersi
dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni
illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!".
30
Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l'assemblea,
consegnarono la lettera. 31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per
l'incoraggiamento che infondeva. 32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti,
con un lungo discorso incoraggiarono i fratelli e li fortificarono. 33Dopo un
certo tempo i fratelli li congedarono con il saluto di pace, perché tornassero
da quelli che li avevano inviati. [ 34] 35Paolo e Bàrnaba invece rimasero ad
Antiòchia, insegnando e annunciando, insieme a molti altri, la parola del
Signore.
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Commento (a cura prof. Dalla Vecchia don Flavio)
APPROFONDIAMO
IL TEMA
Con At 15, in cui si narra la vicenda dell’assemblea di Gerusalemme, giungiamo al
centro narrativo e teologico del libro, che a sua volta costituisce un punto di svolta
negli Atti. Nella prima parte del libro, si narra come la comunità cristiana appena
sorta dovette fronteggiare l’opposizione alla diffusione del messaggio cristiano che
a più riprese si manifestava in ambito giudaico, sia nella base sia specialmente per
iniziativa delle autorità, ma dal c. 10 si incontra la conversione del primo pagano, e
nel seguito ormai la missione paolina privilegia come ambito specifico il mondo
pagano. L’accoglienza di pagani non era inusuale neppure nel giudaismo del tempo,
dato che, soprattutto le comunità della diaspora, rappresentavano in molti casi un
significativo polo di attrazione religiosa nei confronti dell'ambiente circostante, così
che non pochi pagani si accostavano con simpatia alla religione e alla dottrina
giudaiche. La conversione al giudaismo comportava ovviamente l'assunzione di
tutto il patrimonio di fede e in particolare la sottomissione alla torah, cioè alla legge
di Mosè con tutti i suoi precetti e le sue prescrizioni - tra questi la circoncisione e la
purità. In modo sorprendente tuttavia, la prassi di conversione dei primi missionari
cristiani in ambito ellenistico tralascia questa esigenza di sottomettersi alla Torah e
ciò non per tatticismo, ma per corrispondere in pienezza alla nuova situazione
inaugurata dal Cristo risorto.
Il brano di cui ci occupiamo è una chiara testimonianza del dibattito suscitato
all'interno della comunità cristiana da questa prassi missionaria.
Dal punto di vista letterario il discorso di Giacomo si trova al centro della
composizione, e la complessa citazione dell’Antico Testamento (vv.16-18) che è al
centro ne costituisce la svolta: prima di essa l’attenzione è rivolta al passato; dopo la
citazione si guarda al futuro.
La missione ai pagani è stata inaugurata da Pietro e ciò è affermato sia da lui
(v. 7) sia da Giacomo (v. 13): ciò è avvenuto non per un'iniziativa umana, ma per
«scelta» divina, la quale si è manifestata nel dono dello Spirito santo (v. 8)
attraverso il quale essi sono passati dall'impurità del paganesimo alla fede che
purifica, così che il pagano e il giudeo agli occhi di Dio non sono più discriminati
(v. 10). Tutto ciò è avvenuto senza l'imposizione di alcun giogo ai pagani. Ciò che è
avvenuto a Pietro di fronte a Cornelio e ciò che ora attestano Paolo e Barnaba (v.
12) è che la salvezza dei pagani - e degli ebrei - non deriva dall'osservanza della
legge, ma dalla grazia del Cristo risorto, accolta per fede.
Alla presa di posizione di Pietro, fondata sulla manifestazione della volontà
di Dio attraverso i segni, Giacomo aggiunge la testimonianza della Scrittura che ha
predetto la conversione dei pagani e termina proponendo un minimo di osservanze
da richiedersi da tutti, in vista della buona intesa e convivenza con i giudei venuti
alla fede. Chiaramente i due interventi possono essere visti come un completamento
reciproco, anche se il compromesso di Giacomo rappresenta un evidente correttivo:
si tratta di comporre un dissidio all'interno della comunità, dissidio che potrebbe
provocare ferite laceranti. Giacomo accetta il principio petrino (la salvezza non
dipende dalla legge, ma dalla grazia del Risorto ed è aperta ai pagani) e nello stesso
tempo invita gli etnico-cristiani a tener conto del sentimento religioso dei giudeocristiani, a loro ben noto per il fatto che le sinagoghe (v. 21) erano diffuse in tutte le
città toccate dalla predicazione cristiana.
Il discorso di Giacomo si conclude con il decreto, in cui l’apostolo chiede agli
etnico-cristiani di astenersi dalle contaminazioni degli idoli, dalla porneia, dal
soffocato e dal sangue. Le quattro regole si basano sulle esigenze del «codice di
santità» (cf. Lv 17-18), richieste per l’ebreo come per «lo straniero che abita nel
paese»: «Non si tratta quindi di esigenze morali universali, ma di precetti positivi
della legge mosaica, di natura rituale e legale di cui si chiede, per motivi di unità e
di carità, l’osservanza anche dai pagani. Queste proibizioni non hanno valore
puramente legale, non sono la pura accettazione di un rito. Esse significavano [...] la
volontà di evitare ogni contatto con l’idolatria, di rifuggire da ogni lesione del
prossimo e da ogni comportamento sessuale disordinato» (C.M. Martini). Si chiede
ai cristiani venuti dal paganesimo un compromesso minimo con la Legge per
3
rispetto di quegli ebrei che sono diventati cristiani, la cui vita era ancora regolata
dalla Torah; la comunione di vita, in particolare la mensa comune, non sarebbe stata
infatti possibile senza queste attenzioni reciproche.
Ai due interventi segue la deliberazione dell'assemblea che si traduce in uno
scritto - una lettera circolare - il cui contenuto riproduce i termini del dibattito (v.
24) e le deliberazioni dell'assemblea, cioè l'invio di emissari (vv. 25-27) e le
disposizioni da attuare nelle varie comunità (vv. 28-29). Risalta in particolare la
formula che introduce le disposizioni al v. 27: «È parso bene allo Spirito santo e a
noi», dove chiaramente si evince che la comunità ecclesiale è certa che lo Spirito
l'ha guidata nelle sue decisioni, sia perché lo Spirito stesso aveva già mostrato qual
era la scelta di Dio nei confronti degli etnico-cristiani (cf. 10,44-47; 11,15-17; 15,8),
sia perché anche nella scelta delle clausole di Giacomo essi hanno ravvisato una
ispirazione che aiuta a ricomporre i dissidi e può fornire nuovo slancio all'impresa
missionaria intrapresa da Paolo e Barnaba nel mondo ellenistico, la quale non è più
soltanto il frutto dell'iniziativa di singoli membri (i quali devono giustificare il loro
operato), o di una singola chiesa (quella di Antiochia che li aveva inviati e la cui
prassi essi probabilmente riflettevano), ma la risposta che la chiesa nel suo insieme
è tenuta a dare al comando del suo Signore.
Il racconto si conclude con il resoconto dell’effetto del decreto ad Antiochia,
la prima destinataria delle decisioni di Gerusalemme - anche perché da lì era partita
la missione di Paolo e Barnaba. La comunicazione del decreto produce gioia,
consolazione, conforto; si mette in tal modo ancora una volta in risalto l’unità tra le
diverse comunità cristiane.
RITORNIAMO
ALLA NOSTRA
VITA
(fase di
riappropriazione)
CONCLUDIAMO
INSIEME
Paolo apprende dai conservatori intransigenti che anche le loro posizioni
esprimono qualcosa di vero: la libertà cristiana non può essere motivo di
scandalo per i giudeo-cristiani.
Siamo capaci di assumere uno stile di vita dove le contrapposizioni cedono il
passo al dialogo e le nostre convinzioni si accordano con le esigenze delle
diverse culture, situazioni, mentalità?
Quali “novità” siamo capaci di esprimere oggi?
Intercessione (Bose)
r) Tu sei la nostra via, o Signore
Signore del mondo, tu rivolgi la chiamata a tutti: ogni uomo, schiavo
degli idoli del suo ambiente e prigioniero dei suoi sogni, può partire
come Abramo per una terra sconosciuta.
Signore del mondo, sii benedetto per l’avventura della fede:
all’inizio, strada piena di prove e tuttavia luce ai nostri passi, ogni
giorno di vita.
Signore del mondo, tu vuoi che noi cerchiamo la verità e quando
ignoriamo ciò che cerchiamo tu ci fai scoprire, nel tuo amore, ciò che
non conosciamo ancora.
Signore del mondo, sii benedetto per la tua presenza sulla nostra
terra, fatta carne in Gesù che ha camminato, mangiato e bevuto con
noi, rivelandoci che la vita è nient’altro che un viaggio verso di te.
Preghiera (Turoldo)
Quando ci assale la prova e il dubbio vieni subito in nostro soccorso,
Signore, perché da soli non possiamo far nulla: ti commuova la selva di
mani innalzate a te ogni giorno da tutta la terra: che almeno i giusti non ti
preghino invano, ma per essi scendi e disperdi corruttori e malvagi d’ogni
specie, e salva noi dal soccombere alle loro seduzioni. Amen.
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