Catechesi su Atti 15,1-35 Scheda per partecipante 1° - “Gerusalemme: come si discute” OBIETTIVO: Far scoprire come la fedeltà al Vangelo richiede di superare continuamente quegli aspetti storici e culturali nei quali la parola di Dio si è calata. Preghiera iniziale Il salmo 23 è una vibrante e commossa professione di fede nella felicità purificata dalla prova, nell’esperienza della premura di Dio per il giusto. La pienezza e l’intensità della gioia è espressa come armonia e come pace cui partecipa tutta la natura. L’armonia e la bellezza, la felicità e la Grazia non fanno però dimenticare la realtà che è sempre lì con il suo carico di tensione e di aggressività (si parla di “nemici” di “valle oscura”) ma chiamano il credente ad una speranza che sfida il limite del tempo. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. (salmo 23) ENTRIAMO IN ARGOMENTO (fase proiettiva) Nella comunità di Antiochia sorge una disputa dai toni accesi, ma la comunità non si lascia spaccare in due; quando ci vengono offerti cammini di rinnovamento e di progresso come reagiamo? Quali ostacoli incontriamo? Qual è il livello della nostra discussione? Atti 15,1-35 IN ASCOLTO DELLA PAROLA (fase di approfondimento) Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: "Se non vi fate circoncidere secondo l'usanza di Mosè, non potete essere salvati". 2 Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: "È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè". 6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per 1 esaminare questo problema. 7 Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: "Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. 8E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. 10Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? 11Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro". 12 Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro. 13 Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: "Fratelli, ascoltatemi. 14Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. 15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto: 16 Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, 17 perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che fa queste cose, 18 note da sempre . 19 Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, 20ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. 21Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe". 22 Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. 23E inviarono tramite loro questo scritto: "Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. 25Ci è parso bene perciò, tutti d'accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27 Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi, a voce, queste stesse cose. 28È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!". 30 Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l'assemblea, consegnarono la lettera. 31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva. 32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, con un lungo discorso incoraggiarono i fratelli e li fortificarono. 33Dopo un certo tempo i fratelli li congedarono con il saluto di pace, perché tornassero da quelli che li avevano inviati. [ 34] 35Paolo e Bàrnaba invece rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunciando, insieme a molti altri, la parola del Signore. 2 Commento (a cura prof. Dalla Vecchia don Flavio) APPROFONDIAMO IL TEMA Con At 15, in cui si narra la vicenda dell’assemblea di Gerusalemme, giungiamo al centro narrativo e teologico del libro, che a sua volta costituisce un punto di svolta negli Atti. Nella prima parte del libro, si narra come la comunità cristiana appena sorta dovette fronteggiare l’opposizione alla diffusione del messaggio cristiano che a più riprese si manifestava in ambito giudaico, sia nella base sia specialmente per iniziativa delle autorità, ma dal c. 10 si incontra la conversione del primo pagano, e nel seguito ormai la missione paolina privilegia come ambito specifico il mondo pagano. L’accoglienza di pagani non era inusuale neppure nel giudaismo del tempo, dato che, soprattutto le comunità della diaspora, rappresentavano in molti casi un significativo polo di attrazione religiosa nei confronti dell'ambiente circostante, così che non pochi pagani si accostavano con simpatia alla religione e alla dottrina giudaiche. La conversione al giudaismo comportava ovviamente l'assunzione di tutto il patrimonio di fede e in particolare la sottomissione alla torah, cioè alla legge di Mosè con tutti i suoi precetti e le sue prescrizioni - tra questi la circoncisione e la purità. In modo sorprendente tuttavia, la prassi di conversione dei primi missionari cristiani in ambito ellenistico tralascia questa esigenza di sottomettersi alla Torah e ciò non per tatticismo, ma per corrispondere in pienezza alla nuova situazione inaugurata dal Cristo risorto. Il brano di cui ci occupiamo è una chiara testimonianza del dibattito suscitato all'interno della comunità cristiana da questa prassi missionaria. Dal punto di vista letterario il discorso di Giacomo si trova al centro della composizione, e la complessa citazione dell’Antico Testamento (vv.16-18) che è al centro ne costituisce la svolta: prima di essa l’attenzione è rivolta al passato; dopo la citazione si guarda al futuro. La missione ai pagani è stata inaugurata da Pietro e ciò è affermato sia da lui (v. 7) sia da Giacomo (v. 13): ciò è avvenuto non per un'iniziativa umana, ma per «scelta» divina, la quale si è manifestata nel dono dello Spirito santo (v. 8) attraverso il quale essi sono passati dall'impurità del paganesimo alla fede che purifica, così che il pagano e il giudeo agli occhi di Dio non sono più discriminati (v. 10). Tutto ciò è avvenuto senza l'imposizione di alcun giogo ai pagani. Ciò che è avvenuto a Pietro di fronte a Cornelio e ciò che ora attestano Paolo e Barnaba (v. 12) è che la salvezza dei pagani - e degli ebrei - non deriva dall'osservanza della legge, ma dalla grazia del Cristo risorto, accolta per fede. Alla presa di posizione di Pietro, fondata sulla manifestazione della volontà di Dio attraverso i segni, Giacomo aggiunge la testimonianza della Scrittura che ha predetto la conversione dei pagani e termina proponendo un minimo di osservanze da richiedersi da tutti, in vista della buona intesa e convivenza con i giudei venuti alla fede. Chiaramente i due interventi possono essere visti come un completamento reciproco, anche se il compromesso di Giacomo rappresenta un evidente correttivo: si tratta di comporre un dissidio all'interno della comunità, dissidio che potrebbe provocare ferite laceranti. Giacomo accetta il principio petrino (la salvezza non dipende dalla legge, ma dalla grazia del Risorto ed è aperta ai pagani) e nello stesso tempo invita gli etnico-cristiani a tener conto del sentimento religioso dei giudeocristiani, a loro ben noto per il fatto che le sinagoghe (v. 21) erano diffuse in tutte le città toccate dalla predicazione cristiana. Il discorso di Giacomo si conclude con il decreto, in cui l’apostolo chiede agli etnico-cristiani di astenersi dalle contaminazioni degli idoli, dalla porneia, dal soffocato e dal sangue. Le quattro regole si basano sulle esigenze del «codice di santità» (cf. Lv 17-18), richieste per l’ebreo come per «lo straniero che abita nel paese»: «Non si tratta quindi di esigenze morali universali, ma di precetti positivi della legge mosaica, di natura rituale e legale di cui si chiede, per motivi di unità e di carità, l’osservanza anche dai pagani. Queste proibizioni non hanno valore puramente legale, non sono la pura accettazione di un rito. Esse significavano [...] la volontà di evitare ogni contatto con l’idolatria, di rifuggire da ogni lesione del prossimo e da ogni comportamento sessuale disordinato» (C.M. Martini). Si chiede ai cristiani venuti dal paganesimo un compromesso minimo con la Legge per 3 rispetto di quegli ebrei che sono diventati cristiani, la cui vita era ancora regolata dalla Torah; la comunione di vita, in particolare la mensa comune, non sarebbe stata infatti possibile senza queste attenzioni reciproche. Ai due interventi segue la deliberazione dell'assemblea che si traduce in uno scritto - una lettera circolare - il cui contenuto riproduce i termini del dibattito (v. 24) e le deliberazioni dell'assemblea, cioè l'invio di emissari (vv. 25-27) e le disposizioni da attuare nelle varie comunità (vv. 28-29). Risalta in particolare la formula che introduce le disposizioni al v. 27: «È parso bene allo Spirito santo e a noi», dove chiaramente si evince che la comunità ecclesiale è certa che lo Spirito l'ha guidata nelle sue decisioni, sia perché lo Spirito stesso aveva già mostrato qual era la scelta di Dio nei confronti degli etnico-cristiani (cf. 10,44-47; 11,15-17; 15,8), sia perché anche nella scelta delle clausole di Giacomo essi hanno ravvisato una ispirazione che aiuta a ricomporre i dissidi e può fornire nuovo slancio all'impresa missionaria intrapresa da Paolo e Barnaba nel mondo ellenistico, la quale non è più soltanto il frutto dell'iniziativa di singoli membri (i quali devono giustificare il loro operato), o di una singola chiesa (quella di Antiochia che li aveva inviati e la cui prassi essi probabilmente riflettevano), ma la risposta che la chiesa nel suo insieme è tenuta a dare al comando del suo Signore. Il racconto si conclude con il resoconto dell’effetto del decreto ad Antiochia, la prima destinataria delle decisioni di Gerusalemme - anche perché da lì era partita la missione di Paolo e Barnaba. La comunicazione del decreto produce gioia, consolazione, conforto; si mette in tal modo ancora una volta in risalto l’unità tra le diverse comunità cristiane. RITORNIAMO ALLA NOSTRA VITA (fase di riappropriazione) CONCLUDIAMO INSIEME Paolo apprende dai conservatori intransigenti che anche le loro posizioni esprimono qualcosa di vero: la libertà cristiana non può essere motivo di scandalo per i giudeo-cristiani. Siamo capaci di assumere uno stile di vita dove le contrapposizioni cedono il passo al dialogo e le nostre convinzioni si accordano con le esigenze delle diverse culture, situazioni, mentalità? Quali “novità” siamo capaci di esprimere oggi? Intercessione (Bose) r) Tu sei la nostra via, o Signore Signore del mondo, tu rivolgi la chiamata a tutti: ogni uomo, schiavo degli idoli del suo ambiente e prigioniero dei suoi sogni, può partire come Abramo per una terra sconosciuta. Signore del mondo, sii benedetto per l’avventura della fede: all’inizio, strada piena di prove e tuttavia luce ai nostri passi, ogni giorno di vita. Signore del mondo, tu vuoi che noi cerchiamo la verità e quando ignoriamo ciò che cerchiamo tu ci fai scoprire, nel tuo amore, ciò che non conosciamo ancora. Signore del mondo, sii benedetto per la tua presenza sulla nostra terra, fatta carne in Gesù che ha camminato, mangiato e bevuto con noi, rivelandoci che la vita è nient’altro che un viaggio verso di te. Preghiera (Turoldo) Quando ci assale la prova e il dubbio vieni subito in nostro soccorso, Signore, perché da soli non possiamo far nulla: ti commuova la selva di mani innalzate a te ogni giorno da tutta la terra: che almeno i giusti non ti preghino invano, ma per essi scendi e disperdi corruttori e malvagi d’ogni specie, e salva noi dal soccombere alle loro seduzioni. Amen. 4
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