Festival della narrativa francese

Service
de presse et communication 28/02/2014
Revue de presse FFF – sélection* janvier-février-mars
2014
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*Ne disposant pas d’un service d’agence recueillant les coupures de presse, il est impossible de récupérer l’ensemble des
parutions. D’autre part, les nombreuses reprises des agences de presse notamment n’ont pas été toutes insérées, de même que
les blogs ont été sélectionnés selon leur importance.
AGENCES DE PRESS
http://torino.repubblica.it/dettaglio-news/09:47/4457869
Letteratura: Torino, torna il festival della narrativa francese
Torino, 3 feb. - (Adnkronos) - Torna domani a Torino il Festival della narrativa francese organizzato
dall'Alliance française e in programma fino al 19 febbraio. Anche quest'anno ospiti quattro tra i
migliori esponenti del panorama letterario francese di oggi, sia giovani talenti che autori più
affermati, tutti tradotti in italiano, che presenteranno le loro ultime opere in incontri ad ingresso
libero. Il primo incontro, domani, avrà come protagonista Maylis de Kerangal. La scrittrice, nata nel
1967 e autrice di sette romanzi, presenterà alle 18 alla Libreria Feltrinelli di piazza Cln il nuovo
libro 'Nascita di un ponte', vincitore del Premio Medicis 2010 e finalista ai premi Goncourt, Femina
e Flore.
http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cultura/2014/02/03/Libri-23-autori-13-cittaFestival-narrativa-francese_10007394.html
Festival narrativa francese, 23 autori incontrano l'Italia
Tournee in 14 città per giovani scrittori d'Oltralpe
04 FEBBRAIO, 11:22
(ANSAmed) - ROMA - Al via oggi la 5/a edizione del Festival della narrativa francese, che portera'
fino al primo marzo 23 narratori di lingua francese (di cui 8 donne) in 14 città italiane da Milano a
Bari,
da
Torino
a
Venezia,
da
Roma
a
Palermo.
Dopo aver puntato su nomi popolari, questa volta l'Ambasciata di Francia e l'Institut Francais in
Italia, organizzatori del festival, hanno scelto di privilegiare novità, creatività e sperimentazione,
puntando su una generazione di scrittori abbastanza giovani, molti non hanno ancora 40 anni e non
sono molto noti nemmeno in Francia, ma hanno tutti trovato nel nostro paese editori pronti a
pubblicarli ''con coraggio, in un momento di crisi, puntando tutto sulla qualità letteraria'', come
sottolinea il direttore del Festival, Julien Donadille, ricordando che l'Italia è il Paese che più d'ogni
altro traduce opere francesi.
Tra i nomi c'è anche quello Jean-Noel Schifano, noto come italianista e traduttore di scrittori
italiani, che presenta ''E.M. o la divina barbara'' (E/O), un lungo monologo-racconto-ricordo del suo
rapporto con Elsa Morante, il 12, 13 e 14 febbraio a Torino, Roma e Napoli. C'è l'ultimo premio
Goncourt, Pierre Lemaitre, con un romanzo di cui si è parlato molto, ''Ci vediamo lassù''
(Mondadori) che parla della prima guerra mondiale e dei suoi reduci, di quest'anno cade il
centenario. Considerando che si tratta della nuova narrativa, ci sono anche prove più o meno
sperimentali e, tra queste, si segnala Emmanuelle Pireyre, premio Médicis con ''Incantesimo
generale'' (Gremese) fantastico e paradossale romanzo-collage sul mondo d'oggi, con incredibili
personaggi tratti da Forum e Social network e una scorrevole scrittura moderna, derivata dal Web
come dallo stile di Sms, il 10 e l'11 febbraio a Roma e a Palermo. C'è Bernard Quiriny col suo ''La
biblioteca di Gould'' (L'Orma), un insieme di racconti molto borgesiani e un po' imparentati con
Perec nel gioco letterario e fantastico tra biblioteche e città, che sarà a Firenze, Roma, Padova,
Mantova,
Milano
dal
16
al
20
febbraio.
Il festival si propone di far conoscere una generazione di autori che sta rinnovando il paesaggio
della narrativa in lingua francese, cui contribuiscono quindi anche autori originari di altri Paesi,
come Scholastique Mukasonga del Ruanda, Nahal Tajadod dell'Iran, Jean-Philippe Toussaint e la
Quiriny che sono belgi. Un'attenzione non casuale è rivolta anche alla produzione per ragazzi con
due romanzieri, Marie Desplechin e Yves Grevet, e dal noto disegnatore BlexBolex. Il tutto in
collaborazione con gli editori italiani, con il gruppo delle Librerie Feltrinelli, le Biblioteche di
Roma, varie Università italiane, Festival letterari come quelli di Mantova e di Pisa, ma soprattutto
con sedi di scuole e istituzioni culturali francesi nelle varie città per renderle vive e farle meglio
conoscere. Il Festival, è stato sottolineato, è solo la prima di una serie di manifestazioni francesi in
Italia dedicate alle varie arti nel 2014 in relazione alla presidenza italiana della Ue, nella
convinzione che cultura e condivisione siano alla base del futuro dell'Europa. (ANSAmed).
QUOTIDIENS
http://www.lorientlejour.com/article/853741/breve.html
Brève
OLJ
08/02/2014
La littérature française, jeune et féminine, à l'honneur en Italie
Vingt-trois écrivains français, dont huit femmes, parmi lesquelles Marie Desplechin,
Maylis de Kerangal, Scholastique Mukasonga, Joy Sorman et Emmanuelle Pireyre,
seront à l'honneur du Festival de la fiction française (FFF) en Italie, jusqu'au 1er
mars.
Cette cinquième édition sera l'occasion de promouvoir «le renouveau de la fiction
française, notamment féminine, en mettant en valeur ces étrangers qui écrivent en
français», a expliqué le directeur du FFF, Julien Donadille, lors d'une conférence de
presse
jeudi
à
Rome.
«Nouveauté, créativité, expérimentation»: tels sont les mots d'ordre de cette nouvelle
fiction française, dont les femmes portent de plus en plus haut les couleurs, a-t-il
ajouté.
Parmi les auteurs invités, figure notamment Vassilis Alexakis, d'origine grecque, prix
Médicis en 1995 pour La Langue maternelle, et dont L'Enfant grec, sorti en 2012 en
France,
est
le
premier
roman
traduit
en
italien.
Seront également présents pour des dédicaces et des rencontres avec leurs lecteurs
italiens, dans 14 villes, les écrivains «reconnus par la critique» Didier Decoin, le
Belge Jean-Philippe Toussaint, Pierre Lemaître (prix Goncourt 2013), mais aussi les
romancières Scholastique Mukasonga (prix Renaudot 2012) d'origine rwandaise,
Maylis de Kerangal (prix Médicis 2010), Emmanuelle Pireyre (prix Médicis 2012) et
Nahal
Tajadod,
d'origine
iranienne.
«L'inventivité exceptionnelle» de la littérature française pour enfants sera également
représentée par Marie Desplechin et Yves Grevet, ainsi que par le célèbre illustrateur
Blex
Bolex.
En cette année de centenaire du début de la Première Guerre mondiale, le FFF a
décidé de réfléchir «aux liens entre la littérature française, la guerre et les conflits»,
lors
d'une
table
ronde
organisée
le
27
février
à
Rome.
Intitulée «Le conflit dans la littérature française contemporaine», elle réunira Patrick
Deville, prix Fémina 2012 pour Peste et choléra, Jean Hatzfeld (Robert Mitchum ne
revient pas) et Pierre Lemaître, prix Goncourt 2013 pour Au revoir là-haut.
http://www.repubblica.it/cultura/2014/02/08/news/julia_deck_ho_ucciso_il_mio_analista_un_noir_
per_sfatare_l_ultimo_tab-78004340/
Julia Deck: "Ho ucciso il mio analista. Un noir per sfatare
l'ultimo tabù"
Intervista all'autrice esordiente di un romanzo che sta avendo grande successo in Francia.
Le nevrosi di oggi spiegate attraverso
la crime story
di ANAIS GINORI
PARIGI - "Non sei del tutto certa, ma hai l'impressione di aver fatto, quattro o cinque
ore fa, qualcosa che non avresti dovuto fare". Una donna uccide l'analista con il
coltello offertole dalla madre il giorno del suo matrimonio. È lei ma non è lei, depista
gli altri e se stessa in un vertiginoso gioco di depersonalizzazione.
Viviane Élisabeth Fauvilleè il primo romanzo di Julia Deck. Un esordio apprezzato
da gran parte della critica francese, ora pubblicato da Adelphi con una traduzione (di
Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco) che riesce ad adattare il particolare
stile di Deck, con repentini cambi della voce narrante.
Il racconto comincia alla seconda persona plurale, quel "voi" ancora in uso nelle
conversazioni formali, tradotto nell'edizione italiana con un più empatico "tu". "La
scelta del Voi è un modo di mettere una distanza tra me e il personaggio" spiega
Deck, 39 anni, che ha studiato letteratura e psicologia, e scrive nel tempo libero dal
lavoro da segretaria di redazione per diversi editori. Insieme a Viviane Élisabeth
Fauville, brillante dirigente della comunicazione per un'azienda, da poco madre
separata, il lettore precipita in un dramma psicologico intorno a una delle ultime
religioni dellaborghesia: la psicoanalisi.
Perché immaginare l'assassinio di un analista?
"Sono da tempo interessata al dibattito sulla presunta efficacia della psicoanalisi. In
Francia, sono stati pubblicati saggi per demonizzare Freud e i suoi discepoli. Mi
piaceva giocare intorno ad alcuni clichésui pazienti che sentono sempre parlare
dell'uccisione simbolica del padre o della madre. Mi sono domandata: e perché non
uccidere direttamente l'analista? Era una fantasia letteraria. A sorpresa, pochi giorni
prima della pubblicazione del romanzo, sui giornali è stata pubblicata la notizia di un
analista uccisoda un paziente".
Come fa Viviane a sfuggire alla polizia?
"Volevo scrivere la storia di un crimine impunito, senza che ci fosse mai un giudizio
moralista, ispirandomi da lontano aDelitto e Castigo. Ancor prima di iniziare il
manoscritto sapevo che Viviane non sarebbe mai finita in prigione. La trama riflette il
problema dell'invisibilità. È una donna che non fa nulla per nascondersi. Ha lasciato
molti indizi eppure non è davvero sospettata dalla polizia. Riesce a seminare, senza
volerlo, i potenti mezzi tecnologici usati nelle inchieste criminali. È metafora di una
solitudine contemporanea. Viviane è tagliata fuori dalla società perché è ancora in
congedo parentale, non va al lavoro, suo marito l'ha ap-pena lasciata. Si ritrovain una
forma di isolamento totale".
La maternità è il detonatore della follia?
"L'unica persona con cui Viviane ha una relazione è la sua bambina. Un rapporto non
verbale visto che è una neonata di soli tre mesi. Ma prima che madre, Viviane è una
figlia. Gli analisti dimenticano troppo spesso questa doppia dimensione della
maternità. L'arma del crimine è un coltello donato dalla mamma di Viviane".
È un noir psicologico?
"Ho tentato di creare una certa suspense per inchiodare il lettore più che alla trama
criminale, che in fondo è sottile, al percorso di follia del personaggio. Nella sua
ricerca di identità, Viviane comincia a pedinare le persone sospettate dalla polizia per
l'omicidio dell'analista. Spia gli altri per ritrovare se stessa".
Ha voluto descrivere una patologia precisa?
"La scrittura del romanzo ha coinciso con la ripresa dei miei studi di psicologia. Ho
letto diversi manuali clinici che descrivono i vari sintomi delle patologie dissociative,
con personalità multiple. A un certo punto, mi sono accorta che il testo era
appesantito da troppi termini scientifici. Ho lasciato da parte i manuali e mi è bastato
rileggere Samuel Beckett".
In epigrafe c'è una citazione de L'innominabile.
"La sua meravigliosa prosa riesce a restituire in modo coerente il delirio interiore. Un
soliloquio logico in mezzo al nulla. Non posso certo paragonarmi a Beckett ma
L'innominabile e altri testi mi hanno ispirato maggiore libertà per l'ultima versione
del romanzo. Ho capito che era inutile tentare di spiegare. Bisognava solo seguire
Viviane nel suo assurdo girovagare, rendendola anche simpatica e talvolta grottesca".
Perché i movimenti di Viviane dentro Parigi sono così dettagliati?
"Ogni spostamento è stato calcolato con precisione. Avevo bisogno che le descrizioni
di strade, fermate delmétro, corrispondessero esattamente alla realtà. Una forma
maniacale, probabilmente dovuta al fatto che sono una scrittrice debuttante. Alla fine,
ho scoperto che era anche un modo di ancorare la follia degenerativa del personaggio
in una dimensione di spazio e tempo, come un'argine fisico contro l'insanità mentale".
E perché trasformare continuamente la voce narrante?
"Anche se non giudico mai Viviane, mi è sembrato un espediente per mettere una
certa distanza tra noi due. Durante la scrittura, mi sono resa conto che questo
sdoppiamento non poteva reggere per tutto il romanzo. Tra l'altro, esiste già un
celebre romanzo con il Voi narrante: èLa Modificazione di Michel Butor. Così ho
cambiato più volte il pronome personale durante la stesura. Ero convinta che alla fine
avrei uniformato tutto, facendo una scelta chiara. E invece mi sono accorta che questo
racconto a più voci rappresenta esattamente l'inafferrabilità del personaggio".
Aveva già in mente il titolo mentre scriveva?
"Pensavo aMobile, con un gioco di parole su mobilità e movente. Ho scoperto poi che
era un titolo già usato da Michel Butor, tra gli autori della mia casa editrice, Les
Editions de Minuit. Il nome della protagonista invece, Viviane Élisabeth Fauville, è
arrivato subito, sin dalle prime righe. Volevo un nome composto, borghese, desueto.
Potrebbe essere un personaggio di Maupassant ".
http://d.repubblica.it/attualita/2013/10/05/news/nahal_tajadod_lattrice_di_teheran-1833653/
Ogni donna recita a Teheran
In coppia, in famiglia, di fronte al potere. Per necessità e per difesa. Fino a fare
della simulazione un’arte di vivere. Najal Tajadod lo racconta, attraverso la vita di
un’attrice famosa
DI FRANCO MARCOALDI
Sheyda - il nome d’arte con cui la star del cinema Golshifteh Farahani impersona se
stessa in L’attrice di Teheran della connazionale Nahal Tajadod - a un certo punto
della storia si chiede: e se fosse che il cinema iraniano è così bello e coinvolgente
perché nel nostro paese tutti, ma proprio tutti, abbiamo introiettato alla perfezione la
costante necessità di recitare e mentire? Lo fa quotidianamente ogni figlia con la
madre, la madre col marito e il marito con tutte le forme di un potere occulto e sadico
che impedisce le azioni più naturali e quotidiane: danzare, suonare, esprimere
opinioni e desideri, stringersi affettuosamente la mano bersi tranquillamente un
bicchiere in compagnia di amici. Proprio questa colossale recita collettiva sta alla
base del romanzo di Nahal Tajadod. Anche se la parola romanzo, forse, non è la più
consona. Meglio sarebbe parlare di un ritratto a specchio, assieme fantastico e
realissimo, che Nahal cuce addosso a Farahani, attrice di cinema e teatro,
popolarissima in Iran e costretta a un certo punto all’esilio, così come in precedenza
era accaduto all’autrice. Che se ne è dovuta andare all’avvento di Khomeini, mentre
Sheyda/Golshifteh è figlia giust’appunto della repubblica islamica, essendo nata nel
1983, in piena guerra tra Iran e Irak. Ed è questa la molla che spinge Nahal a indagare
nella sua vita burrascosa, quasi che cogliendo il suo segreto possa illuminare
finalmente anche il cuore di tenebra di quel nuovo Iran, a lei sconosciuto. Perciò
ripercorre passo passo le infinite angherie patite dalla famiglia dell’attrice, formata da
artisti e intellettuali laici invisi agli ayatollah. Poi le tiene idealmente la mano mentre,
bambina dotata di orecchio assoluto, varca le porte del Conservatorio per dedicarsi al
pianoforte. Ne ascolta i terrificanti resoconti sulle brutalità sessuali cono.sciute dentro
e fuori casa. Registra tutte le sue fantasie e tutte le sue menzogne, necessarie a
sfuggire alla morsa di una realtà asfissiante e penosa. Sino alla rivolta di Sheyda
adolescente, che si taglia i capelli a zero e si traveste da uomo per vedere il mondo da
una prospettiva finalmente diversa rispetto a quella insopportabile che le è stata
assegnata.
Da consumata attrice nella vita, Sheyda non farà alcuna fatica a imporsi sui set e i
palcoscenici: la sua popolarità ora varca i confini, la vogliono addirittura ad
Hollywood. Ma i Guardiani della Rivoluzione colpiscono quando meno te lo aspetti e
la tengono sotto torchio per sette lunghi mesi, addebitandole addirittura di essere in
combutta con la Cia. Eppure, quando Sheyda trova finalmente la possibilità di
scappare, qualcosa si rompe dentro di lei. Sente mancare il terreno sotto i piedi. E si
ritrova
«sull’orlo
di
un
baratro,
alla
fine
del
mondo».
-
Nahal
Tajadod,
L’attrice
di
Teheran,
e/o,
19
euro
VOCI PROIBITE
Per capire quanto per anni il regime iraniano abbia odiato l’arte in ogni forma, sentite
cosa si racconta nel libro, tradotto da Federica Alba. In omaggio a una fatwa «che
paragona la musica al veleno», in Conservatorio non si fa più musica, ma si eseguono
«inni e melodie della Rivoluzione». Le cantanti di talento non possono valorizzare la
loro voce, che deve disperdersi
in un coro, o al massimo in un duetto, comunque sovrastata dalla voce maschile.
Quanto alla danza, è diventata impronunciabile perfino la parola, dato che allude in
modo evidente al peccato sessuale. Così i danzatori di professione devono
accontentarsi di esibizioni in feste private: matrimoni, circoncisioni, passaggi di
stagione. F.M.
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/02/15/il-francese.html?ref=search
IL FRANCESE
Due scrittori, quattro padri e la Sicilia. Lei Elsa Morante, figlia di un siciliano biondo
con gli occhi azzurri, un impiegato delle Poste, tale Ciccio Lo Monaco (il padre
Augusto, legittimo ma impotente, per non perdere la faccia aveva preteso che sua
moglie si facesse fecondare da un altro). Lui Jean-Noël Schifano, figlio di Salvatore
da Serradifalco e — con rispetto parlando — di Leonardo Sciascia. «Padre putativo,
quest’ultimo, ma pur sempre padre», racconta al telefono lo stesso Schifano, classe
1947, intellettuale francese e traduttore di vaglia, impegnato in questi giorni nel tour
di presenta- zioni del suo “E. M. o la divina Barbara” (Elliot), narrazione che
ricostruisce sotto forma di dialogata dichiarazione d’amore il rapporto confidenziale
che lo ha legato alla selvaggia Elsa: la Elisa del romanzo, che sul letto di morte
decide di mostrare le angolature più nascoste della sua vita di donna, sullo sfondo
della Roma anni Sessanta, l’Urbe pasoliniana, la città dell’ex marito Moravia e
compagnia bella.
Al centro — tra finzione e realtà, silenziosamente — sta l’Isola: non quella di Arturo,
ma quella dei rispettivi genitori, dei padri e dei finti padri, delle mandorle e dello
zolfo. Ed è proprio la Sicilia la molla del racconto, la spinta all’impudico abbandono,
la sostanza remota e sensuale di una relazione nata realmente trent’anni fa nella
stanza 127 della clinica Villa Margherita di Roma, dove la scrittrice tentava invano di
riprendersi dai postumi di un tentato suicidio (coincidenza: il padre naturale si era
tolto la vita nel 1943). Così, per un anno intero, fino alla morte della Morante,
avvenuta nel 1985, tra il giovane traduttore e quel mostro sacro e malato fu tutto un
lungo viaggio di racconti. Anche proibiti.
«Forse perché anche io avevo un padre siciliano ed ero un bastardo come lei —
continua Schifano — Elsa ha sentito che poteva andare oltre il dicibile. Con una
fiducia estrema. Del resto, anche per me la Sicilia costituisce una nostalgia continua e
un ricordo. Un ricordo reale se penso a Palermo, a Racalmuto e ad altri posti che ho
visitato, ma anche un luogo immaginario. La Sicilia non mi abbandona mai».
Così lo scrittore francese innamorato del Meridione (ha scritto molto su Napoli, alla
cui civiltà millenaria è visceralmente attaccato, e ha diretto per anni l’Istituto francese
della città partenopea) torna alle origini e parla del padre, nato nel Nisseno: «Sono
stato laggiù, a Serradifalco, e ho provato una grande emozione. Ho visitato i luoghi in
cui è cresciuto mio padre, ho visto tra le altre cose il lago Cuba, uno sputo di cielo nel
cuore dell’Isola. Eppure, quand’ero piccolo, mio padre non mi ha mai portato in
Sicilia. Ogni tanto, da Lione, ritornava al paese natale. Ma sempre da solo». Perché?
«Quello in Sicilia era un viaggio intimo per lui, un ritorno alle origini, una ricerca
delle proprie radici. Penso che desiderasse rimanere a tu per tu con se stesso e con la
sua storia. Oggi comprendo bene quell’atteggiamento ».
Ancora amarcord. «Quando tornava a Lione, io sentivo l’odore delle mandorle, dei
pistacchi e delle pere. La mia Sicilia è tutta lì, in quegli odori. Era un bravo sarto, mio
padre, confezionava soprattutto gilè. Da lui ho imparato l’attaccamento al lavoro e al
sacrificio. Nella mia famiglia — continua lo scrittore - c’erano anche i carusi che
andavano a sgobbare in miniera, prendendo lo zolfo e perdendo la luce degli occhi.
Devo dire che la parte paterna di zolfo e sofferenza ha segnato la mia sensibilità e la
mia formazione umana. E a proposito di carusi, il pensiero ritorna a Elsa».
Già, perché al gatto che visse con lei per vent’anni, quello che amò più degli altri, la
scrittrice mise il nome di Caruso. Un modo, forse, per accarezzare l’Isola e il suo
mistero (è noto che nell’universo morantiano gli animali, soprattutto i felini, si
caricano di significati inconsci). «La Sicilia — aggiunge Schifano — è fondamentale
nella sua opera e anche nella mia. Non solo. Tra noi due, l’Isola è sempre stata
presente».
E Sciascia? «Un secondo padre. Davvero il mio rapporto con lui è stato filiale. Mi
portava con sé a Roma quando era deputato. È stato un gran maestro di scrittura e di
integrità morale, di ribellione contro le menzogne storiche, contro le trappole del
potere. Senza nulla togliere alla popolarità di Camil-leri, ho l’impressione che gli
scrittori venuti dopo di lui abbiano annacquato il vino». Cioè? «La vera letteratura,
che riesce a specchiarsi nella so- cietà attuale, è quella dello scrittore di Racalmuto.
Anche perché nella sua opera non c’è soltanto la Sicilia, ma l’Italia e l’Europa. Del
resto, Sicilia significa cultura europea e insieme araba. Insomma, non è un caso che
l’Isola abbia partorito i più grandi scrittori». E, tra questi, un po’ anche Elsa Morante,
grazie a quel padre biologico siciliano che le trasmise il colore degli occhi: «Un misto
— conclude Schifano - tra il violetta di Parma e il blu del mare siciliano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salvatore Falzone 10 sez. Palermo
http://ilmanifesto.it/buone-cristiane-in-africa/
Buone cristiane in Africa
—Francesca Giommi,
Narrativa. Scholastique Mukasonga approda in Italia, presso l'Institut Français di
Roma il 25 febbraio, con l'ultimo romanzo «Nostra Signora del Nilo», appena uscito
per 66thand2nd
Ospite del Festival de la Fiction Francais il prossimo 25 febbraio (presso l’Institut
français, Centre Saint-Louis, largo Toniolo 20/22, Roma, ore 19.00), Scholastique
Mukasonga approda in Italia per la prima volta con il suo terzo romanzo, Nostra
Signora del Nilo (Gallimard 2012) già vincitore del Prix Renaudot e del Prix
Ahmadou Kourouma, appena uscito nel nostro paese per la casa editrice 66thand2nd,
in traduzione dal francese di Stefania Ricciardi.
A vent’anni dall’orribile massacro del popolo tutsi avvenuto in Ruanda tra il 6 aprile
e il 19 luglio del 1994 – perpetrato dagli hutu in 100 giorni di follia sterminatrice
durante i quali un milione di individui persero la vita e altrettanti furono messi in fuga
– l’autrice ruandese parlerà del genocidio che colpì pesantemente anche la sua
famiglia, uccidendone trentasette membri, ma anche di riconciliazione, di
responsabilità e del futuro del suo paese, da cui riuscì a fuggire in giovane età
riparando prima in Burundi e poi in Francia, dove vive dal 1992 e dove sopratutto
scrive «per dar degna sepoltura ai morti e dignità ai vivi».
La vicenda si svolge negli anni Settanta in un liceo femminile a 2500 metri di altezza,
nei pressi di una presunta sorgente del Nilo a cui le studentesse vanno in
pellegrinaggio ogni anno a maggio, nel mese di Maria, per venerare la Nostra Signora
del Nilo, vergine nera dai tratti troppo tutsi e per questo foriera di grandi sventure e
odi separatisti.
Prescelte per rappresentare l’avanguardia del progresso femminile, figlie di ministri,
militari d’alto rango, uomini d’affari e ricchi commercianti, le ragazze vanno fiere del
loro valore come merce di scambio per matrimoni politici nei quali dovranno essere
buone mogli e buone madri, ma anche buone cittadine e buone cristiane: «in dote, le
famiglie non avranno solo mucche o boccali di birra tradizionali, ma anche valigie
traboccanti di banconote, un cospicuo conto in banca alla Belgolaise di Nairobi o di
Bruxelles. Grazie a loro, la famiglia si arricchirà, il clan consoliderà la sua potenza, la
dinastia espanderà il suo dominio».
Ritratto vivido di un’Africa coloniale cristianizzata, le giovani studentesse
rappresentano quella nuova élite femminile destinata a diventare un modello per tutte
le donne del Ruanda della prima repubblica hutu e a giocare un ruolo importante
nell’emancipazione del popolo ruandese. Il francese è l’unica lingua autorizzata,
poiché, soprattutto in un liceo dedicato alla Vergine Maria, bisognava bandire ogni
parola di swahili, la lingua deplorevole parlata dai seguaci di Maometto, ma anche i
costumi devono essere rigorosamente quelli dei bianchi, ritenuti emblema di civiltà
e unica via di accesso allo sviluppo democratico del paese.
Eppure, sotto una superficie di apparente candore e stretti codici morali, si annida lo
spettro sovversivo della devianza e il retaggio separatista dell’antropologia razzista di
stampo ottocentesco, che porteranno nefaste conseguenze nel microcosmo del liceo,
anticipazione della devastazione nazionale che di lì a vent’anni avrebbe sconvolto
l’intero paese.
Su questi stessi fatti, in maniera più direttamente autobiografica, si costruiscono le
prime due opere della Mukasonga: La femme aux pieds nus (La donna dai piedi
nudi, Gallimard 2012), dedicato alla madre dell’autrice stessa, e l’autobiografia
Inyenzi ou les cafards(Inyenzi o gli scarafaggi – come venivano chiamati i tutsi,
Gallimard 2006).
http://www.lastampa.it/2014/02/04/cronaca/appuntamenti/narrativa-francese-e-altrestorie-RGbs7Ju92MFwMXITxg0gyH/pagina.html
Narrativa francese e altre storie
04 febbraio 2014
Inaugurazione del «Festival della narrativa francese» a cura dell’Alliance Française:
alle 18 alla Feltrinelli (piazza Cln 56) è ospite la scrittrice Maylis De Kerangal,
autrice del libro «Nascita di un ponte», pubblicato da Feltrinelli.
Introdurrà il romanzo, in cui si racconta che la realizzazione dei sogni nasce sempre
dalle storie individuali.
http://torino.repubblica.it/dettaglio-news/09:47/4457869
Letteratura : Torino, torna il Festival della letteratura
francese
03 febbraio 2014
Torino, 3 feb. - (Adnkronos) - Torna domani a Torino il Festival della narrativa
francese organizzato dall'Alliance française e in programma fino al 19 febbraio.
Anche quest'anno ospiti quattro tra i migliori esponenti del panorama letterario
francese di oggi, sia giovani talenti che autori più affermati, tutti tradotti in italiano,
che presenteranno le loro ultime opere in incontri ad ingresso libero. Il primo
incontro, domani, avrà come protagonista Maylis de Kerangal. La scrittrice, nata nel
1967 e autrice di sette romanzi, presenterà alle 18 alla Libreria Feltrinelli di piazza
Cln il nuovo libro 'Nascita di un ponte', vincitore del Premio Medicis 2010 e finalista
ai premi Goncourt, Femina e Flore.
HEBDOMADAIRES/MENSUELS
http://www.livreshebdo.fr/article/23-auteurs-francophones-en-italie
Par Souen Léger, le 03.02.2014 à 16h41 (mis à jour le 03.02.2014 à 17h00)FESTIVAL
23 auteurs francophones en Italie
Pierre Lemaitre participera à la 5e édition du Festival de la fiction française
avec 22 autres écrivains. - OLIVIER DION
A l’occasion de la 5e édition du Festival de la fiction française organisé en Italie
du 4 février au 1er mars, 23 auteurs francophones feront le déplacement.
Rencontres et lectures sont au programme.
Pierre Lemaitre, Maylis de Kerangal, Didier Decoin, Jean-Philippe Toussaint… Ils
sont 23 écrivains de langue française à participer à la 5e édition du Festival de la
fiction française – Festival della narrativa francese - qui se déroule en Italie du 4
février au 1ermars 2014. Organisée par l’Institut français d’Italie, cette manifestation
a pour but de promouvoir les auteurs francophones publiés... Lire la suite (1 160
caractères)
http://www.livreshebdo.fr/article/hubert-mingarelli-et-anna-lisbeth-marek-prix-landerneau-2014
Par Clarisse Normand, le 12.02.2014 à 18h33 (mis à jour le 12.02.2014 à 19h00)LECLERC
Hubert Mingarelli et Anna Lisbeth Marek prix Landerneau
2014
L'homme qui avait soif et Les conversations ont été distingués par les espaces
culturels Leclerc.
Les prix Landerneau 2014 ont été décernés par les Espaces culturels Leclerc,
mercredi 12 février, dans la catégorie romans à Hubert Mingarelli pour L'homme qui
avait soif (Stock) et, dans la catégorie découvertes à Anna Lisbeth Marek pour Les
conversations (Phébus).
Tandis que le premier titre emmène le lecteur au Japon en 1946, pendant l'occupation
américaine, sur les traces d'un soldat démobilisé, le second le plonge dans une
histoire
de
famille
en
France.
Parrainés cette anné par Sorj Chalandon, les deux prix qui récompensent des
ouvrages publiés dans le cadre de la rentrée littéraire de janvier s'accompagnent d'une
dotation de 6 000 euros pour chacun des auteurs.
http://bookfool.vanityfair.it/2014/02/19/viale-dei-giganti-il-nuovo-romanzo-di-marc-dugain-sulserial-killer-ed-kemper/
Marc Dugain, nella mente del serial killer
Laura Pezzino 19 febbraio 2014
Viale dei Giganti è bello e appassionante come una puntata della serie tv Criminal
Minds.
L’operazione di Marc Dugain, incontrato a Milano nell’ambito del Festival de la
Fiction Française (che fino al 1 marzoporterà 23 scrittori francesi in giro per 14
città italiane), è molto simile a quella dei profiler dell’Fbi che viaggiano, con aereo
privato e dispensando perle di saggezza firmate, per dare la caccia ai serial killer più
pericolosi da un capo all’altro degli Stati Uniti (il mio agente preferito era Gideon,
interpretato da Mandy Patinkin, comparso nelle prime stagioni).
Pur presentandosi come romanzo, pubblicato da Isbn (pagg. 320, 22,50 euro;
traduzione Chiara Manfrinato), Viale Dei Giganti ripercorre le vicende reali
dell’assassino seriale americano Ed Kemper (nel libro, il nome è stato modificato
in Al Kenner), gigantesco (più di due metri) e con un QI superiore a quello di
Einstein, che iniziò la propria carriera con l’uccisione dei nonni (lo stesso giorno
dell’assassinio di JFK a Dallas), proseguì con delle studentesse e terminò con la
madre e una sua amica. Poi, la consegna spontanea alle autorità.
Dugain, che alterna la prima persona (che corrisponde al tempo del racconto) alla
terza (il presente), riesce a entrare nella mente criminale, a capirne le motivazioni
reali e a farci credere che, in fondo, chi uccide è una persona normale alla quale è
stata inflitta un’infazia di violenze e disfunzionalità.
E anche se il finale lo conosciamo fin dalle prime righe (ormai Ed/Al è un prigione e
ci resterà per tutta la sua vita), Viale dei Gigantisi legge come un thriller.
Visto l’argomento, mi è venuto in mente l’Avversario di Carrère, ma lui mi dice di
non averlo letto e di essersi invece ispirato al Truman Capote di A sangue freddo.
«È un libro straordinario, e anche un bel film con quell’attore straordinario che era
Philip Seymour Hoffman, scomparso di recente e che io consideravo il più bravo
attore vivente. Anche Capote nel suo libro usò la prima persona, che però non era
quella dell’assassino ma di se stesso.
Come è venuto a conoscenza della vicenda di Ed Kemper?
«Qualche tempo fa un network televisivo mi chiese di scrivere un film e mi consigliò
di guardare alcuni programmi per ispirarmi. Fu allora che mi imbattei in un
documentario sul serial killer americano . Mi affascinò immediatamente: la sua
intelligenza, la sua analisi, lucidissima, dei fatti. Interruppi il libro che stavo
scrivendo allora e mi dedicai alla sua storia».
Come si è documentato?
«Ho letto tutto quello che era stato scritto su di lui, poi ho studiato il percorso dei suoi
omicidi e, dopo avere discusso del suo profilo psicologico con il mio migliore amico
psichiatra, sono partito per gli Stati Uniti. E ho scritto il libro sul posto in 45 giorni.
Sono stato nei posti in cui è stato lui, ho dormito in hotel vicino alle case in cui ha
abitato. Ho visitato il luogo in cui ha ucciso sua madre. Il resto, l’ho inventato. Anche
il nome: Kenner è il cognome di un ramo lontano della mia famiglia. Non ho usato il
suo vero nome: anche se è un assassino seriale non sentivo di avere il diritto di usare
il suo nome».
Lo ha mai incontrato di persona?
«No. Rifiuta di incontrare chiunque. Negli anni ’90 era stato sovraesposto sui media.
Poi ha riscoperto la religione cattolica e ha deciso che non voleva più vedere
nessuno».
Lei ha studiato psichiatria?
«Psichiatria, psicologia e psicanalisi mi hanno sempre interessato, anche se ho fatto
studi di finanza. Forse perché nella mia famiglia ci sono stati alcuni casi di problemi
di quel tipo».
Si è fatto un’idea di quale fosse la malattia di Kemper? Nel libro scrive
«schizofrenia paranoide».
«Non penso che la sua sia una malattia genetica. È stato un bambino molto
intelligente cresciuto in un ambiente difficile, senza affetto, con una madre che
odiava gli uomini e che lo faceva dormire in una cantina alla quale si accedeva
attraverso una botola sopra cui metteva una sedia. Si può parlare di “negazione”, di
“omicidio simbolico”. Persino in natura è difficile trovare una madre che uccide i
propri figli. In quella situazione un bambino per sopravvivere cerca di evadere con la
mente, creandosi dei fantasmi criminali, che poi realizza. È questo che mi interessava
nel suo cammino: un essere umano che viene negato e per vivere deve uccidere a sua
volta. L’alternativa è il suicidio, e infatti la maggior parte dei serial killer, quando gli
viene impedito di uccidere, si tolgono la vita».
Il protagonista, Al, chiede ossessivamente alla madre «parlami». Se lei gli avesse
finalmente parlato, cioè se gli avesse dato quell’attenzione che lui le chiedeva,
l’avrebbe uccisa comunque?
«Penso che la vera folle fosse la madre. E lui stesso lo dice: “Se avessi ucciso mia
madre prima, non avrei ucciso tutte le altre donne”».
Dugain, qual è stata la sua formazione letteraria?
«Principalmente americana. Tra gli scrittori a cui mi ispiro, per la loro scrittura
minimalista, ci sono Cechov e Carver, poi Kafka, Hemingway, ma amo anche Balzac,
Proust, Céline, che detesto come uomo ma che trovo uno scrittore geniale».
Che libro consiglia di leggere?
«Canada di Richard Ford».
http://bookfool.vanityfair.it/2014/02/24/hanno-ucciso-lanalista-lesordio-di-julia-deck/
Hanno ucciso l’analista: l’esordio di Julia Deck
Laura Pezzino 24 Febbraio 2014
Carrère, Dugain e ora Deck. Ad accomunarli, la lingua, il francese, e una passione
per gli episodi di uccisioni violente, le menti labili degli assassini o presunti tali, le
motivazioni che stanno in fondo e che, con la loro scrittura, si ripropongono di
dissotterrare.
Ho incontrato Julia Deck, 39 anni, parigina e gentile, al Festival de la Fiction
Françaisedove ha presentato il suo romanzo di esordio, Viviane Élisabeth
Fauville(Adelphi, pagg. 131, 15 euro; traduzione Lorenza Di Lella e Giuseppe
Girimonti Greco). Snello noir psicanalitico, segue per le vie e i sotterranei del metro
parigino la Viviane del titolo, rea di avere accoltellato il proprio psicanalista in un
momento di confusione mentale dovuta, probabilmente, al cosiddetto baby blues. da
qualche mese, infatti, la donna ha dato alla luce una bambina e, quasi in
contemporanea, è stata lasciata dal marito. Tutto qui? No, perché, trattandosi di un
noir, le cose non sono mai esattamente quelle che appaiono.
Deck, nel suo libro traccia una mappa molto precisa del metro di Parigi. Perché
ha deciso di ambientare gran parte della sua storia sottoterra?
«Vivian vive in una situazione di estremo isolamento, per cui i soli rapporti che ha
sono con la figlia neonata e con la città. Inoltre, poiché molti hanno di Parigi
un’immagine estremamente turistica e romanzesca, volevo creare una specie di
contrappunto a questo cliché e fare vedere la vera vita quotidiana dei parigini. Che si
svolge, appunto, nel metro».
Viviane è sempre in movimento: a parte i momenti in cui sta seduta sulla sedia a
dondolo con la sua bambina, cammina incessantemente, sopra e sotto terra. Che
significato ha?
«Si tratta di una specie di angoscia dell’immobilità, che è poi un’angoscia della
morte. C’è una leggenda sugli squali per cui si dice che possano respirare solo mentre
si muovono. Forse è solo una leggenda, ma mi è rimasta in mente. Mi sono accorta
che effettivamente i miei personaggi si muovono costantemente quando, a un certo
punto, mi son trovata a corto di sinonimi: cammina, avanza, raggiunge, eccetera».
Anche a lei piace camminare?
«Quando ero studentessa camminavo moltissimo. E anche quando scrivo ho bisogno
di andare sempre avanti: scrivo, scrivo, non riesco a stare seduta e pensare a cosa
scrivere, preferisco andare avanti con la storia. Poi, dopo, correggerò».
Nel romanzo c’è un altro movimento: punto di vista e voce narrante cambiano
spesso. Lei ha utilizzato la prima persona singolare, la seconda, la terza, e anche
il noi, e il voi. Questi cambiamenti corrispondono a cambiamenti di stati
mentali? E in quale punto di vista si è sentita più a suo agio?
«Non è stata una scelta preventiva. Avanzando nella scrittura, ho sentito che la
classica terza persona non andava bene per ogni situazione. Quando Viviane viene
interrogata dalla polizia il lei va bene, ma quando riflette è meglio il voi. In realtà, il
momento di massima goduria per me è stato quando ho detto “io” al posto di un’altra
persona».
È una fan del genere noir?
«I noir mi piacciono, come a tutti piacciono le storie misteriose. In realtà, io sapevo
l’inizio e la fine del mio romanzo. Non quello che ci sarebbe stato in mezzo. Ho
optato per il noir perché ha dei punti di riferimento molto precisi, i poliziotti, gli
interrogatori, eccetera, e perché non volevo annoiarmi né annoiare i lettori».
Descrive molto bene il rapporto tra il paziente e lo psicanalista. Ha studiato
psicologia o ha avuto un’esperienza personale di analisi?
«Da anni sono un’ottima cliente degli psicanalisti parigini, ma da qualche tempo lo
faccio più per superstizione, come vado a fare ginnastica vado a fare l’analisi.
Quando ho iniziato il libro avevo incominciato a studiare psicologia, e questo è stato
molto utile come base per la storia».
Quali sono i suoi numi letterari?
«Ho studiato alla Sorbona dove la letteratura si “ferma” agli anni ’30 del Novecento.
Mentre scrivevo questo libro, sentendomi molto sola, ho sentito il bisogno di
circondarmi di una serie di scrittori che mi venissero in aiuto. Così ho scoperto gli
scrittori pubblicati dal mio editore, Les éditions de minuit, tra cui Jean Echenoz e
Jean-Philippe Toussaint. Quando mi bloccavo, mi chiedevo come avrebbero fatto
loro».
Ci consiglia un libro che le è piaciuto di recente?
«Amo leggere libri che trovo difficili. In questo periodo sto facendo soprattutto
letture funzionali alle cose a cui sto lavorando, perciò ho trovato molto bello un libro
di Jean Rolin che si intitola Ormuz, uscite alla fine dell’anno scorso in Francia, dove
l’autore non fa che descrivere i movimenti delle navi che transitano nel porto di
Hormuz nella penisola arabica. Ora sto leggendo Claude Simon, premio Nobel, che
ha una scrittura molto prustiana. Quando sono stanca, invece, leggo dei noir in
inglese».
INTERNET
http://www.lepetitjournal.com/milan/a-voir-a-faire/culture/176592-festival-de-la-fiction-francaisemarc-dugain-du-roman-au-cinema?
utm_source=Oempro&utm_medium=Email&utm_content=Subscriber
%233028&utm_campaign=NL+Milan
FESTIVAL DE LA FICTION FRANÇAISE – Marc Dugain,
du roman au cinéma (video)
Dans le cadre du Festival de la Fiction Française organisé par l’Institut français Italia, l’écrivain
Marc Dugain était de passage à Milan pour présenter son dernier ouvrage Avenue des
géants (Gallimard), tout juste traduit en italien sous le titre Viale dei giganti (Isbn edizioni). Connu
du public grâce à son premier roman La chambre des officiers, objet d’une adaptation au cinéma,
l’écrivain a poursuivi dans cette voix en mettant à l’écran lui-même d’autres de ses romans. Dans
son dernier ouvrage, il s’est inspiré de l’histoire d’Edmund Kemper, qu’il a renommé Al Kenner.
C’est le parcours de ce tueur en série américain dont il est question, sur fond d’Amérique des
années 60 et 70.
http://www.lepetitjournal.com/rome/accueil/breves/176201-litterature-le-festival-de-la-fictionfrancaise-fait-son-grand-retour
LITTERATURE – Le festival de la Fiction Française fait son
grand retour
Mardi 4 février s’ouvrira la nouvelle édition du Festival de la Fiction Française. Jusqu’au 1er mars,
23 auteurs francophones seront accueillis dans 14 villes italiennes, parmi lesquelles Rome, Milan,
Naples, Palerme ou encore Turin.
Le festival porte cette année son attention sur une nouvelle génération d’auteurs, dans laquelle
l’écriture féminine prend de plus en plus d’importance. Parmi les 23 auteurs, 8 femmes seront en
effet présentes.
Alors qu’une première rencontre a déjà eu lieu à Palerme le 23 janvier dernier, la première
rencontre romaine se déroulera mardi 4 février à 19h, avec la venue de Vassilis Alexakis à l’Institut
Français –Centre Saint Louis.
Ce festival, organisé par l’Institut français Italia, fait venir à Rome des auteurs renommés, comme
Marc Dugain le 5 février, ou encore Emmanuelle Pireyre (prix Médicis en 2012), le 10 février
prochain. Vous pouvez retrouver le programme complet du festival ici, et les évènements propres à
Rome ici.
R.D (Lepetitjournal.com de Rome) – vendredi 31 janvier 2014
http://www.sololibri.net/Intervista-a-Didier-Decoin-autore.html
Alessandra Stoppini – 08-02-2014
Intervista a Didier Decoin, autore di "Un'inglese in biciceltta"
Didier Decoin, sceneggiatore e scrittore, è membro dell’Académie Goncourt e autore tra l’altro
de La cameriera del Titanic(pubblicato in Italia nel 1998). Scrisse altri romanzi come John
l’Enfer (1977), Henry ou Henry, le roman de mon père (2006) ed Est-ce ainsi que les femmes
meurent? (2009) da cui è stato recentemente tratto il film 38 témoins, realizzato da Lucas Belvaux.
Nel 2013 le Edizioni Clichy hanno pubblicatoUn’inglese in bicicletta, originale romanzo che
racconta la storia di una piccola appartenente ai Lakota Sioux, tribù del popolo Sioux, nata nelle
Grandi Pianure del Sud Dakota, portata a vivere di là dall’Oceano Atlantico e cresciuta nel Regno
della Regina Vittoria. Ma Ehawee (“giovane donna che ride”) non avrebbe mai dimenticato il
proprio retaggio, la sua anima appartenente ai Lakota Sioux.
Il romanzo è stato presentato lo scorso 6 febbraio a Roma presso la Biblioteca Flaminia in via
Cesare Fracassini. La presentazione è avvenuta nell’ambito della rassegna di letteratura FFF
festival de la fiction française,Festival della narrativa francese giunta alla quinta edizione
organizzata dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, tra il 23 gennaio e il 1
marzo 2014. Il Festival sta facendo tappa in 14 città italiane da nord a sud della penisola. Chi scrive
ha avuto il piacere di presentare l’incontro e di rivolgere alcune domande al simpatico e arguto
autore francese.
“L’autore deve essere straordinariamente modesto. Non è il suo libro, il libro appartiene ai
protagonisti e ai lettori”.
• Monsieur Decoin, per quale motivo ha posto come esergo del volume la frase di John B. Frogg
“Dietro la verità esiste un’altra verità, ma qual è la verità?”
Un poeta che a me piace molto, Jacques Prévert diceva “ci sono cose dietro le cose”. A me sembra
che il pericolo per l’essere umano sia non avere la prima immagine, invece bisogna voltare la
pagina e vedere quello che c’è dietro. Pensate a questa storia: quando il fotografo inglese Jayson
Flannery recupera questa piccola aliena, la trova assolutamente sudicia, ricoperta anche dal sangue
del campo di battaglia. Emily non assomiglia alle bambine bionde inglesi, ha un linguaggio strano.
E fino a quando il fotografo rimane a questa prima immagine della bambina, la lascia in un
orfanotrofio a New York per prendere la nave e tornare in Inghilterra. Ma quando Flannery si trova
sulla nave, si domanda: “Ma cosa ho fatto?” E così torna a prendere Emily. Portando via con sé
questa bambina egli porta la più grande storia d’amore della sua vita, anche se Flannery ancora non
può sapere che tra lui ed Emily scoppierà una storia d’amore incredibile. C’era dunque una verità
che si celava dietro la prima verità di questa bambina sporca che diceva cose incomprensibili. Tutti i
libri che scrivo sono basati su questo principio: voltare la pagina per andare a vedere quello che c’è
dietro.
• Come si è sviluppata l’idea della trama?
Io sono partito dalla bambina e dal fotografo... poi c’erano giorni che non sapevo cosa potesse
capitare... altri giorni arrivavano moltissime cose... Io credo davvero che i personaggi dei romanzi
abbiano una vita a sé, una vera vita. Sono tre le fasi quando scrivo un libro: incontro l’idea, poi le
do da mangiare, infine inizio a scrivere. Sono una tartaruga perché scrivo lentamente e non so mai
quando è finito perché non sono mai soddisfatto. Per questo romanzo ho cercato di capire cosa
volevano i personaggi, per questo mi piace che essi siano diversi da quello che siamo nella vita
ordinaria. Non ricordo se sia stato Mark Twain o Oscar Wilde a dire “La mia storia è assolutamente
vera perché è totalmente inventata”. Questo per me è un romanzo cioè una storia totalmente
inventata però nel momento nel quale la leggete, vi sembra assolutamente vera. Allora significa che
il romanzo ne vale la pena.
• Dalla lettura delle Sue opere sembra che il tema dell’usurpazione dell’identità sia uno dei Suoi
preferiti.
Sì, perché alla fine questa usurpazione di identità è l’unico modo per salvare se stessi. Direi che è
più un gioco di illusioni. Quando Flannery torna con Emily nel villaggio dello Yorkshire nel quale
vive, dice che la bambina è irlandese ma Emily ha le sembianze indiane, però questo è l’unico
modo per salvare la piccola. Se il fotografo dicesse la verità, lei sarebbe mandata via. Qui si tratta di
un’usurpazione di identità per salvare una piccola vita.
• I Lakota sostengono che la vita di un uomo è un cerchio in cui tutto finisce per ricollegarsi. È
d’accordo?
Penso che la figura geometrica perfetta sia in effetti il cerchio, una figura rassicurante. Credo che la
morte sia una nuova nascita, anche questo è il cerchio. È quello che credono i Sioux Lakota e trovo
la loro filosofia veramente bella e consolatoria.
• Che cosa rappresenta la bicicletta per Emily?
Un cavallo! Quando arriva in Inghilterra Emily ha solo 4 anni, non ha una memoria precisa dei suoi
primi anni di vita però dentro di lei sono impresse immagini e sensazioni, magari un cavallo che
corre... Emily nel vento percorrendo incessantemente le vallate dello Yorkshire in sella alla sua
bicicletta senza saperlo si riallaccia al suo passato che a malapena ricorda. Lì è un cerchio che si
chiude...
• La figura di Conan Doyle è importante nel romanzo?
È importante perché se noi pensiamo allo scrittore solo come l’inventore di Sherlock Holmes
immaginiamo una persona rigorosa, pragmatica. Invece no, anche qui bisogna voltare la pagina e
vedere quello che c’è dietro il Conan Doyle che noi crediamo di conoscere. C’è un Conan Doyle
appassionato di spiritismo, di mistero. Lo scrittore aveva perso un figlio durante la I Guerra
Mondiale, quindi per lui era importante sapere che il figlio vivesse da un’altra parte, che esistesse in
qualche modo un’altra realtà. Lo scrittore ha dedicato quindi una parte della sua vita a cercare di
dimostrare l’esistenza di un altro mondo, di un’altra realtà. Un atteggiamento completamente
diverso da quello di Holmes, per il quale conta solo l’apparenza. A un certo punto lo scrittore si è
imbattuto in cinque foto di fate nelle quale lui ha creduto, non solo ha scritto un libro
sull’argomento ma ha comprato un’immensa libreria che vendeva esclusivamente volumi dedicati
allo spiritismo. Sono rimasto affascinato da questo lato meno conosciuto di Conan Doyle, del resto
anche i Sioux Lakota hanno una visione simile dell’aldilà.
•
Che cosa la affascina della letteratura inglese?
Le donne! Perché le protagoniste dei libri inglesi sono formidabili! Eleganti, profondamente
romanzesche, al limite dell’impossibile.
http://ilpostodelleparole.typepad.com/blog/2014/02/julien-donadille.html
PAOLA GALLETTO – VANESSA CHIZZINI
JULIEN DONADILLE
Conversazione di Livio Partiti con Julien Donadille
FESTIVAL DE LA FICTION FRANCAISE
JULIEN DONADILLE
DIRETTORE DEL FESTIVAL
http://institutfrancais-italia.com/it/libri-e-letteratura/arriva-il-festival-della-narrativafrancese-2014
ascolta la conversazione
JULIEN DONADILLE
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
http://www.gliamantideilibri.it/archives/36190
A tu per tu con… Julien Donadille
10 febbraio 2014
By Sara Bauducco
Una carrellata di presentazioni di libri di autori francofoni in tutta Italia caratterizza
il Festival de la Fiction Française organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e
dall’Institut Français. La rassegna letteraria, iniziata il 23 gennaio, coinvolge
ventiquattro scrittori terminando il 1 marzo. Julien Donadille,responsabile per il
libro e le biblioteche dell’Institut e impegnato nella promozione dell’editoria
francese in Italia, ci racconta genesi e programma del festival che vuole far
conoscere ai lettori italiani l’eccellenza della letteratura francese contemporanea così
come giovani autori che hanno scritto romanzi sperimentali.
Quanto è vasta e coesa la comunità francese in Italia?
Ci sono circa 15.000 persone iscritte al consolato di Francia a Roma, quindi per tutto
il centro-italia. Tuttavia questo è solo un dato indicativo in quanto ci sono molte
persone che non sono iscritte, fra le quali per esempio molti di coloro che hanno la
doppia nazionalità e gli studenti Erasmus che rimangono solo per un anno o sei mesi.
Ciononostante, considerando questa cifra, possiamo valutare tra 50.000 e 100.000 i
francesi che vivono in Italia. È una cifra importante, non tanto però se la
paragoniamo a quella dei francesi nel Regno Unito per esempio (circa 400.000 solo a
Londra). All’interno di questa comunità, ci sono realtà molto diverse, tra lo
studente di cui parlavo e che passa solo sei mesi in Italia, e le persone con doppia
nazionalità che, vivendo in Italia da sempre, conservano solo un legame sentimentale
e familiare con la Francia. Forse è questo l’aspetto più significativo della comunità
francese in Italia: questo numero importante di doppie nazionalità è il segno della
prossimità tra i due popoli.
Quando e come è nata l’idea di organizzare il Festival de la Fiction Francaise?
All’inizio, il Festival è nato all’Institut français di Milano nel 2010: innanzitutto,
l’idea era quella di animare e far vivere l’allora “Centro culturale francese” di
Milano, invitando in Italia gli autori della letteratura francese contemporanea. Poi,
per sfruttare al meglio la presenza degli autori in Italia, si è deciso di estendere il
Festival ai centri culturali di Roma e Napoli. Adesso lo spirito del Festival è un po’
cambiato: in effetti, abbiamo deciso di uscire dai soli Instituts français per lavorare
in partenariato con tutta la catena del libro italiano (case editrice, librai,
bibliotecari) ed essere presenti sull’intero territorio italiano, in 14 città dal nord al
sud della penisola, fino in Sicilia. Abbiamo anche scelto di lavorare più strettamente
con gli editori italiani, invitando autori che hanno un’attualità immediata in Italia,
essendo pubblicati nei sei mesi che precedono il festival. Così garantiamo al nostro
pubblico italiano un accesso diretto, in italiano, alle opere degli autori presenti.
Come avviene la scelta dei testi e degli eventi da mettere in programma?
Ci sono diversi livelli di scelta. Prima di tutto, verso il mese di Maggio dell’anno
precedente, chiediamo agli editori italiani di narrativa chi sono gli autori che hanno
intenzione di pubblicare nei mesi successivi. A partire da questi progetti di
pubblicazione (che sono generalmente intorno a 50), facciamo una scelta
completamente soggettiva (non si potrebbe fare altrimenti, trattandosi di letteratura)
condivisa da un comitato letterario composto dai direttori degli Instituts français e
delle Alliances françaises e da me. Ovviamente, proviamo a raggiungere un
equilibrio tra uomini e donne, scrittori popolari e scrittori più letterari, scrittori
francesi e scrittori stranieri di lingua francese. Poi la scelta dei luoghi si decide,
oltre alle nostre sedi francesi, in collaborazione con i nostri partner: gli editori, le
librerie Feltrinelli e le biblioteche di Roma.
Quale è il tema che domina l’edizione 2014?
Per i motivi che ho appena indicato, non c’è veramente un tema principale, in quanto
non è cosi che concepiamo il programma. Tuttavia, ci sono sempre delle tematiche
che emergono, e che ci illuminano sullo stato della letteratura francese
contemporanea, ma sopratutto sulla visione che l’Italia ha di questa letteratura.
L’anno scorso avevamo cosi puntato sul Mediterraneo e sulla scrittura intima.
Quest’anno direi che siamo su delle tematiche più strettamente letterarie, con
una nouvelle vague di scrittori francesi giovani (molti hanno meno di 40 anni),
includendo più donne (8, contro 4 dell’anno scorso), scrittori che rinnovano il
paesaggio della scrittura francese con romanzi molto creativi, a volte anche
sperimentali. Questi autori hanno ricevuto premi prestigiosi in Francia sia
recentemente sia da qualche anno (Goncourt, Renaudot, Médicis, Fémina, Grand prix
de l’Académie française).
Quali sono le caratteristiche della cultura francese che si vuole far emergere dalla
manifestazione e quali i pregiudizi (se ci sono) da scalzare?
Oltre l’aspetto nuovo e sperimentale che ho appena evocato, e che comunque
costituisce una dimensione paradossalmente “tradizionale” della letteratura francese,
almeno dalla fine del ’800, l’elemento che vogliamo sempre mostrare, anche
quest’anno, è che la letteratura francese non si limita a questa dimensione
sperimentale. A volte, in effetti, il contemporaneo francese è percepito in un modo
formale ed elitario, mentre può essere anche molto narrativo (invito i lettori a leggere,
per esempio, tra i nostri autori; Didier Decoin, Marc Dugain, Christian Garcin, Pierre
Lemaitre), ludico (in questo caso e in modi diversi, per esempio Vassilis Alexakis,
Pierric Bailly, Julia Deck, Bernard Quiriny, Jean-Philippe Toussaint). C’è anche
un’eccellenza francese riconosciuta nell’ambito della letteratura per ragazzi, che sarà
rappresentata quest’anno da Marie Desplechin, Blex Bolex e Yves Grevet.
Qual è un testo classico della letteratura francese che lei ama e perché, se possibile
saperlo?
Trattandosi di un festival di letteratura contemporanea, sceglierò un classico, però
abbastanza recente: penso allaRiva delle Sirti, di Julien Gracq, pubblicato in Francia
in 1951, e in Italia, da Mondadori, l’anno successivo (è stato ripubblicato da Guida
nel 1990). Abbiamo celebrato nel 2013 il centenario dell’autore, che è scomparso nel
2007. Si parlava giustamente di Julien Gracq, anche prima della sua morte, come
“dell’ultimo dei classici”. Lui non ha mai avuto molto successo in Italia, anche
perché si tratta di un autore molto difficile da tradurre, essendo la sua opera fondata
sulla lingua. Di Riva delle Sirti, si potrebbe dire che è una sorta di incrocio
impossibile tra Proust, per la cura portata alla lingua, con periodi molto lunghi e
rotture di sintassi, Tolkien, in rapporto all’invenzione, al mito e al tempo lungo e
Dino Buzzati per la storia stessa, che è più o meno la stessa del Deserto dei Tartari.
Si tratta di un personaggio, Aldo, mandato in una fortezza sulla riva di un mare oltre
il quale si trova l’avversario storico del principato a cui lui appartiene. Si vive in una
pace armata da secoli, nella quale si sta sempre aspettando un risveglio della
bellicosità tra questi due popoli tanto diversi. Il romanzo, molto onirico, è la storia di
quest’attesa. È ambientato in un mondo inventato, che deve molto, però, al fascino di
Venezia ed è, in definitiva, molto italiano.
http://www.intoscana.it/site/it/arte-e-cultura/articolo/Narrativa-francese-in-festabrScrittorifrancofoni-a-Firenze/
NARRATIVA FRANCESE IN FESTA
SCRITTORI FRANCOFONI A FIRENZE
di Elisabetta Vagaggini
Dal 5 al 26 febbraio quattro autori d'Oltralpe ospiti al Festival del Fiction Française
La quinta edizione del Festival de la Fiction Française - Festival della narrativa
francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français
Italia, vedrà la presenza in Italia di importanti scrittori francofoni. Il festival farà
tappa in 14 città, da nord a sud della penisola: a Bari, Bergamo, Bologna, Firenze,
Genova, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia.
Ancora più ricco per numero di autori quest'anno: il festival accoglierà infatti 23
romanzieri.
Sono quattro gli appuntamenti fiorentini, che iniziano il 5 febbraio alle 18.00,
all'Institut français Firenze, (Piazza Ognissanti, 2, info tel. 055 2718801) con Didier
Decoin, sceneggiatore e scrittore, membro dell'Académie Française e autore tra l'altro
di La cameriera del Titanic (pubblicato in Italia nel 1998) e di altri romanzi
come John l'Enfer (1977), Henry ou Henry, le roman de mon père (2006) e Est-ce
ainsi que les femmes meurent?. A Firenze lo scrittore presenta il suo ultimo libro, Un
inglese in bicicletta, Clichy, 2013.
Il 16 febbraio, alle ore 12.00 al Caffè letterario le Murate, (Piazza delle Murate,
info www.lemurate.it)sarà la volta di Bernard Quiriny, critico letterario e scrittore
belga che è già al suo secondo libro pubblicato in Italia, che a Firenze presenta La
biblioteca di Gould (Orma editore, 2013)
Il 20 febbraio, alle ore 18.00, all'Istituto francese, Pierric Bailly, giovanissimo,
presenta il suo L’amore ha tre dimensioni (ed. Clichy, 2013), un romanzo di
formazione, tra Truffaut e Iggi Pop, con tanto sesso e troppo alcool, come è stato
definito dalla critica.
Il 26 febbraio, alle 18.00, sempre all'Istituto francese, Scholastique
Mukasonga, scrittrice rwandese, vincitrice dell'edizione 2012 del Prix Renaudot, uno
dei più importanti premi letterari francesi, presenta il romanzo Notre-Dame du
Nil (Nostra Signora del Nilo), pubblicato da Gallimard.
Info: www.institutfrancais-firenze.com.
24/01/2014
http://www.booksblog.it/post/95653/yasmine-ghata-tour-italiano-del-concerto-per-mio-padre-per-ilfestival-della-narrativa-francese-2014
Yasmine Ghata, tour italiano del Concerto per mio padre per
il Festival della Narrativa Francese 2014
Un'altra storia di famiglia, da approfondire con la sua autrice tra Venezia, Bergamo e
Roma.
C’è un romanzo che sta facendo parecchio parlare il mondo letterario d’oltralpe. Si
tratta di“Concerto per mio padre”, opera della scrittrice francese di origine
libanese Yasmine Ghata. Figlia d’arte di un’altra virtuosa della penna come Vénus
Khoury-Ghata, e dotata di una solida formazione artistica sviluppata tra la Sorbona e
l’École du Louvre, Yasmine, che ha già accattivato il pubblico con “La notte dei
calligrafi”, ispirato alla vita di un’altra importante figura familiare, la nonna paterna,
ritorna a quel padre la cui scomparsa resta incisa come una frattura dolorosa, parte di
un insieme di incontri di questo tour italiano di presentazione:
Il 12 febbraio - ore 16,00
Auditorium Santa Margherita
Dorsoduro 3689, Campo Santa Margherita, 30123 Venezia
Con la scrittrice Nahal Tajadod, e il Prof. Gabrielle Gamberini, vice direttrice
dell’Alliance française
Modera: Prof. Marie-Christine Jamet - direttrice Alliance française.
Il 13 febbraio - ore 16,00
Università di Bergamo - Piazza Rosate, Sala 2, Bergamo (Città Alta)
Con prof. Cécile Desoutter e il Prof. Fabio Scotto.
Il 14 febbraio – ore 17,30
Biblioteca Caffè Letterario
Via Ostiense, 95, Roma
Con il traduttore Angelo Molica Franco e lo scrittore e giornalista Paolo di Paolo.
Inseriti in una “bell’enciclopedia contemporanea” di autori. C’è la “Ballata” di Blex
Bolex che vi abbiamo presentato qualche tempo fa e l’ultima fatica del Prix Goncourt
2014 Pierre Lemaitre, ma anche un testo di Jean-Noël Schifano, “il più napoletano
degli scrittori francesi” tra i 24 scrittori francofoni invitati a relazionare sui propri
testi dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, in 14 città
da nord a sud della penisola: Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova,
Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia e fino al 1 marzo
prossimo. Ecco i numeri principali della quinta edizione del Festival de la Fiction
Française - Festival della Narrativa Francese 2014, un’ottima occasione per gettare
uno sguardo al fertile terreno della creazione letteraria dei nostri cugini figli di un
altro tricolore.
Via | institutfrancais-italia.com
http://milano.zero.eu/2014/02/12/festival-de-la-fiction-francaise-festival-della-narrativa-francese/
Festival de la Fiction Française – Festival della narrativa
francese
Institut Français Milano
Corso Magenta, 63 - Milano | mappa
18:30 | http://institutfrancais-italia.com
Se la grandeur francese è capace di trasformare della ferraglia in un simbolo
universale, chissà cosa riesce a fare con un materiale sofisticato come la letteratura.
Provare per credere con il Festival de la Fiction Française, alla sua quarta edizione,
che quest’anno conta ben 24 autori, impegnati in incontri e presentazioni in tutto lo
Stivale. Tanti appuntamenti con romanzi che hanno solo un paio di punti in comune:
la lingua francese e una madrepatria capace di trasformare un pugno di scrittori in un
festival itinerante, degno competitor della torre di monsieur Gustave.
Enrica Murru
http://mestierelibro.wordpress.com/2014/01/29/festival-della-narrativa-francese-2014/
Festival della narrativa francese 2014
Dal 23 gennaio al 1 marzo 22 autori francofoni in 14 città d’Italia
È partito giovedì 23 gennaio 2014 a Palermo, con lo scrittore Jean-Philippe
Toussaint, il tour della quarta edizione delFestival de la Fiction Française –
Festival della narrativa francese.
Organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français Italia, il
festival farà tappa in 14 città, da nord a sud della penisola: Bari, Bergamo, Bologna,
Firenze, Genova, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma,
Torino, Venezia e accoglierà 24 romanzieri.
Tra i 22 autori francofoni saranno presenti: Vassilis Alexakis, Didier Decoin, Marc
Dugain, Jean-Noël Schifano, Jean-Philippe Toussaint. I più attesi sono i recenti
premi letterari Emmanuelle Pireyre premio Médicis 2012 con il libroFéerie
générale, e Pierre Lemaître premio Goncourt 2013 con Au revoir là-haut (Ci
rivediamo lassù edito in Italia da Mondadori)
In questa nuova edizione del festival aumenta il numero delle scrittrici, passate dalle
quattro del 2013 alle otto di quest’anno. Tra queste, Yasmine Ghata, ma
anche Maylis de Kerangal, Emmanuelle Pireyre, Joy Sorman o le esperienze
originali di Julia Deck.
Pierric Bailly e Michael Uras completano questa nuova generazione di autori
chiamati a testimoniare nel corso del festival la nuova creatività letteraria francese.
Il programma
programma per autori.pdf programma per città.pdf
Vi proponiamo la traduzione dell’incipit di Corniche Kennedy uno dei romanzi
di Maylis de Kerangal
Panoramica Kennedy
Si danno appuntamento all’uscita della curva, dopo la Malmousque, quando la
scogliera riappare sopra il litorale, via rapida tracciata fra terra e mare, bordo
d’asfalto. Aderisce alla costa così come circonda la città, stringendo le eccedenze,
congestionata alle ora di punta, fluida di notte – e luminosa allora, la sua traccia
fluorescente serpeggia nelle focali dei satelliti piazzati in orbita ad anni luce dalla
terra. Gioca come una soglia magnetica al margine del continente, zona di contatto e
non frontiera, dal momento che la si sa porosa, attraversata da passaggi e scalinate
che salgono verso i vecchi quartieri, o scendono sulle rocce. Fissandola si pensa a un
fronte disteso che la vita riveste da ogni lato, una linea di fuga, planetaria, senza
estremità: si è sempre a metà di qualcosa, in pieno interno. È là che quella passa ed è
là che noi siamo.
Traduzione di Giusi R.
http://www.insideart.eu/2014/01/30/la-narrativa-francese-in-italia/
LA NARRATIVA FRANCESE IN ITALIA
Fabrizia Carabelli
V edizione del Festival de la fiction française 23 autori e proposte sempre più creative
L’FFF, il Festival de la fiction française – festival della narrativa francese,
organizzato dall’Ambiasciata di Francia in Italia e dall’Institut français italia,
riparte quest’anno con la sua quinta edizione. Nel corso della conferenza stampa
tenutasi questa mattina nella principesca sede di Palazzo Farnese, il direttore del
festival Julien Donadille ha utilizzato tre aggettivi per caratterizzare l’edizione 2014
della manifestazione: creatività, novità e sperimentazione.
Non accenna quindi a perdere colpi il sodalizio ormai consolidato tra territorio
francese e italiano, in nome di una cultura condivisa a livello europeo. Grazie al
successo degli anni precedenti, il festival quest’anno conta su una partecipazione di
scrittori ancora più corposa: 23 presenze, contro le 19 del 2013. Ma questa non è
l’unica buona notizia. Se l’anno scorso avevano aderito solamente quattro autrici,
quest’anno se ne contano otto, pari a un terzo delle presenze, e tutte s’impongono
quali portavoci di una generazione che sta rinvigorendo il genere letterario in
territorio francese, e non solo. Difatti la manifestazione è aperta anche ad autori
stranieri che scrivono in lingua francese, come Jean- Philippe Toussaint, di origine
belga, con Monsieur, o Marc Dugain, nato in Senegal, con Il viale dei giganti o il
greco Vassilis Alexakis, con Il ragazzo greco. Tutti gli autori inoltre hanno meno di
quarant’anni e il più giovane ne ha 32, ma nonostante questo, Eric Tallon, direttore
dell’IFI, tiene a precisare che tra di essi vi sono un premio Goncourt, Pierre
Lemaitre e un Premio Médicis, Emmanuelle Pireyrema. Tuttavia nessuno dei testi
è un best seller, al contrario, si tratta di testi alcuni dei quali sconosciuti anche al
pubblico francese, che riflettono su realtà diverse filtrate dagli occhi di diverse
personalità del giovane panorama letterario.
Come ha affermato Donadille, utilizzando con soddisfazione il termine
francese remarcable, si deve sottolineare quest’anno l’importanza che ha
l’estensione geografica del festival, che toccherà 14 città italiane, coinvolgendo in
parte anche le isole: «Purtroppo la Sardegna ancora no, ma ci stiamo lavorando»,
aggiunge sorridente. Ciò è stato possibile grazie all’ampio contributo dei partner (tra
cui Zetema, La Feltrinelli, Biblioteche di Roma), partner tecnici (tra cui Italo eAir
France) media-partner (tra cui Zero e Rai Edu) sia francesi che italiani e delle
numerose case editrici (tra le qualiAdelphi, Feltrinelli, Gremese), per i quali non
sono mancati i ringraziamenti da parte degli organizzatori. Non vi è un filo comune
né una precisa tematica scelta per la quinta edizione, ma tutti i testi affrontano temi di
attualità, alcuni di essi si concentrano in particolare sul conflitto e le guerre e tutti
sono stati tradotti in italiano entro i sei mesi precedenti alla manifestazione.
Qualcuno nella sala Anna Magnani accenna un rimprovero alle istituzioni francesi,
come già avvenuto in altre occasioni, di limitare la visibilità di queste manifestazioni
al pubblico francese, prediligendo talvolta sedi francesi piuttosto che italiane, ma,
risponde rassicurante Donadille, il target a cui si rivolge il festival non è
assolutamente il pubblico francese ma quello italiano. Nonostante le difficoltà che vi
sono spesso nell’essere accolti in differenti sedi italiane, lo scopo che si propone
questo evento è quello di esportare la cultura francese, rendendola appetibile a un
pubblico sempre più vasto.
http://www.finzionimagazine.it/news/interviste-news/intervista-marc-dugain/
INTERVISTA A MARC DUGAIN
11 dicembre 2013, In Le interviste di Finzioni | Autore Jacopo Cirillo
Bentornati alle Interviste di Finzioni! Oggi abbiamo con noi Marc Dugain, noto scrittore
francese che ha sbancato il botteghino in patria con il libro Avenue des Géants, tradotto
in italiano da Chiara Manfrinatoper ISBN Edizioni con il titolo Viale dei Giganti.
Dugain ha scritto le memorie immaginarie di Edmund Kemper, un vero serial killer
americano alto due metri e venti e con un QI superiore a quello di Einstein, che ha
ucciso i nonni, la madre e numerose autostoppiste tra il 1972 e il 1973. Il libro, che è
molto bello, è scritto in prima persona come se fosse proprio Kemper a raccontarsi. Ma,
come dice Tom Waits, "da quando in qua la verità rende migliore una storia?”
Iniziamo? Iniziamo.
La prima domanda non può essere che questa: perché ha scelto di raccontare la
storia di Edmund Kemper?
Sinceramente, avevo in mente un’idea per un altro libro. Ma in quel periodo ero a
Casablanca, stavo guardando la tv e mi sono imbattuto per caso in un documentario su
Kemper. Non sapevo nulla di lui. L’ho ascoltato parlare della sua vita e sono stato molto
colpito dalla sua intelligenza, così come dalla sua abilità nell’analizzare le cause del suo
comportamento criminale. Così ho deciso di raccontare la sua storia, molto significativa
per capire le cause che portano una persona a diventare un serial killer. Non avevo
nessuna empatia per lui, solo la sensazione che sua madre l’avesse portato a essere un
assassino.
Il suo libro è molto dettagliato. Come faceva a sapere tutte quelle cose? Immagino
che sia molto difficile pensare con la testa di un assassino, soprattutto se ha un QI
così alto!
Ho studiato brevemente la sua vita per decidere cosa fosse interessante per me e cosa
no. Ho deciso di entrare nella sua mente come un attore entra nella parte. È
stata dura perché sono andato in molti dei luoghi in cui ha vissuto, in California,
specialmente dove ha ucciso sua madre. Ero interessato dal fatto che, dopo aver ucciso i
suoi nonni, lui fosse perfettamente a suo agio con l’idea di non uccidere più nessuno. Ma
le sue pulsioni erano più forti di lui. Inconsciamente, uccidere era il suo unico modo per
rimanere vivo. E la cosa più interessante è quando Kemper dice: “se avessi ucciso mia
madre per prima, le altre vittime sarebbero state salvate”. Sono sicuro che sarebbe andata
così.
Kemper è molto famoso in America e in tutto il mondo. La sua storia è conosciuta e
internet è pieno di sue biografie e informazioni, anche dettagliate. Lei ha costruito il
suo libro attorno a queste informazioni o ha trovato qualcosa di inedito?
La finzione è finzione, anche quando si basa su una storia vera. Non volevo diventare
prigioniero della sua vita reale e obbligarmi a seguirla accuratamente. Non ho trovato
nulla di inedito, ho solo vissuto nei luoghi in cui ha vissuto lui e la mia immaginazione
ha iniziato a lavorare. È un libro molto diverso da A sangue freddo di Truman Capote.
Lui mi ha ispirato ma questa non è una biografia. È solo un adattamento della sua vita
per scopi artistici e sociali.
Il problema di Kemper era il rapporto con il suo corpo e la sua mente. Entrambi
sono troppo grandi per lui. È come se Kemper fosse qualcosa di slegato dal suo
corpo e dalla sua mente. Ma quindi chi è Edmund Kemper? Come potrebbe
definirlo? Qual è la sua identità, se dobbiamo pensarla slegata dal corpo e dalla
mente?
Kemper era “troppo” intelligente. Il suo QI era più alto di quello di Einstein. Inoltre era
anche due metri e venti! Sapeva che, intelligente com’era, avrebbe meritato l’ingresso in
classi sociali alte e privilegiate. Ecco perché si è vendicato solo con ragazze di buona
famiglia e non ha mai torto un capello a nessun hippie.
Kemper era anche malato. Fu traumatizzato da sua madre che lo estraniava a causa del
suo profondo odio verso gli uomini. Lo ha ucciso socialmente e affettivamente. Non gli
ha dato la possibilità di diventare una persona onesta e sana. E la cosa interessante è che
Kemper era così intelligente da analizzare i meccanismi che l’hanno portato a diventare
un serial killer. Ma questa capacità non gli ha impedito di ricominciare a uccidere. E io
sono molto interessato a questo aspetto dal punto di vista psicologico. In altri termini,
non sono convinto che l’essere cattivi abbia cause genetiche.
Lei ha scelto un modo diverso per descrivere un killer rispetto a, per esempio, un
altro famoso scrittore francese che preferisce fare reportage e raccontare il suo
protagonista attraverso i propri occhi e con una presenza molto forte nelle pagine
dei suoi libri, come Carrère. Lei invece ha scelto di scrivere un’autobiografia
immaginaria. Qual è il modo migliore per descrivere una vita?
Ogni scrittore ha i suoi metodi. Il mio metodo è quello di considerare ogni personaggio
come un essere umano. Provo con tutti i miei mezzi a comprendere più profondamente
possibile qualcuno che in qualche modo è un esempio rappresentativo della parte
peggiore dell’umanità. Certamente, venire maltrattato nell’infanzia non significa
automaticamente diventare un serial killer. Credo però che essere così intelligente abbia
portato Kemper a reagire violentemente alle ingiustizie di cui è stato vittima. Io non sarei
mai in grado di fare un reportage su di lui, io voglio capirlo.
Ha mai incontrato Kemper? E lui sa dell’esistenza di questo libro?
Non ho mai voluto incontrarlo per mantenere la mia libertà e la mia obiettività. Il libro
sarà tradotto in America per la fine dell’anno e credo che gli manderò un messaggio
dicendogli che il mio lavoro è una finzione basata su di lui senza nessuna intenzione di
raccontare la sua vera storia. Sto anche preparando un film basato su questo libro e
Kemper avrà la possibilità di vederlo, quando sarà uscito.
Questa è una domanda che facciamo sempre. Con quale personaggio letterario
andrebbe volentieri a cena?
Beh, forse proprio Kemper, visto che il libro è finito! Se non fosse possibile, porterei
fuori Roskolnikov.
http://www.libreriamo.it/a/6360/festival-della-narrativa-francese-2014-irrompe-in-italia-lanouvelle-vague-di-autoridi-li-ngua-francese.aspx
Festival della Narrativa Francese 2014, irrompe in Italia la
nouvelle vague di autori di lingua francese
Tags: Festival de la Fiction Française, Institut français Italia, Julia Deck, Maylis de
Kerangal, Emmanuelle Pireyre,Bernard Quiriny, Joy Sorman, Julien Donadille
Dal 4 febbraio al 1 marzo l'Institut français Italia invita 23 autori francofoni in
14 città d’Italia
MILANO - Novità, creatività, sperimentazioni: la nouvelle vague di autori di lingua
francese irrompe in Italia. Arriva la quinta edizione del Festival de la Fiction
Française - Festival della narrativa francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia
in Italia e dall’Institut français Italia, tra il 4 febbraio e il 1 marzo 2014 (dopo
l’anterpima palermitana il 23/01). Farà tappa in 14 città, da nord a sud della penisola:
Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova, Milano, Napoli, Padova,
Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia. Ancora più ricco per numero di autori, il
festival accoglierà 23 romanzieri. Si parte il 4 febbraio a Roma con Vassilis Alexakis
e a Milano con Marc Dugain.
NUOVA GENERAZIONE DI AUTORI - La nuova edizione del Festival della
Narrativa Francese pone al centro dell'attenzione una nuova generazione di autori
nella quale la scrittura femminile assume una parte sempre più rilevante - 8 scrittrici
hanno risposto all'appello quest'anno. È anche sintomatico della comparsa di una
generazione d'autori che sta rinnovando il paesaggio della narrativa in lingua
francese. Le originali esperienze di Julia Deck, Maylis de Kerangal, Emmanuelle
Pireyre, Bernard Quiriny, o ancora di Joy Sorman, testimonieranno nel corso del
festival la nuova creatività letteraria francese.
SCRITTORI CONOSCIUTI - Sono in programma anche autori riconosciuti dalla
critica già da molto tempo: Vassilis Alexakis, Didier Decoin (membro dell'Académie
Goncourt), Patrick Deville, Marc Dugain, Jean Hatzfeld, Jean-Noël Schifano e JeanPhilippe Toussaint. La letteratura straniera di lingua francese sarà come sempre
celebrata con, tra gli altri, Scholastique Mukasonga (Ruanda), Bernard Quiriny
(Belgio), Nahal Tajadod (Iran) e Jean-Philippe Toussaint (Belgio). L'inventività
eccezionale dell'editoria francese per ragazzi sarà rappresentata dai romanzieri Marie
Desplechin e Yves Grevet, e dal celebre illustratore BlexBolex.
GRANDI GRUPPI E NUOVE REALTA’ - Il direttore del Festival, Julien
Donadille, sottolinea la partecipazione di tutti i grandi gruppi editoriali ma anche di
tanti piccoli editori italiani, editori già noti in Francia ma anche nuove realtà, che
fanno il successo di FFF.
http://www.romamultietnica.it/news/biblioteche-di-roma/item/11072-festival-della-narrativafrancese/11072-festival-della-narrativa-francese.html
Festival della narrativa francese
Per il quinto anno consecutivo, l’Institut Français d’Italie con l’Alliance française et
la Villa Médicis e con la collaborazione di numerose altre istituzioni, organizza fino
al 1 marzo, il Festival della narrativa francese (FFF). Un tour in 14 città italiane
con oltre 40 incontri per presentare la letteratura contemporanea di autori in lingua
francese
pubblicati
da
editori
italiani.
Partner del Festival, le Biblioteche di Roma Capitale che dal 6 al 21 febbraio
parleranno la lingua della Letteratura francese contemporanea ospitando sette incontri
organizzati in sei biblioteche del Sistema. Quest’anno la collaborazione con
l’Ambasciata di Francia ed in particolar modo con l’Istitut Français d’Italie si
rafforza, simbolicamente: palazzo Farnese sarà circondato, infatti, dalle biblioteche
Appia (Appio –Latino), Casa delle Traduzioni (Trevi), BiblioCaffèletterario
(Ostiense), Casa della Memoria e della Storia (Trastevere), Flaminia (Flaminio),
Rispoli
(Pigna).
Insieme narreranno la Francia di oggi e quella di chi immigrato ne ha adottato
l’idioma.
Fra i numerosi autori in programma al Festival, le biblioteche di Roma propongono
una rappresentazione delle diverse forme letterarie, da quella più intimista o storica a
quella sociale o di fantasia con gli autori: Didier Decoin, Hubert Mingarelli, JeanNoël Schifano, Yasmine Ghata, Bernard Quiriny, Joy Sorman, Michaël Uras.
Nelle biblioteche verranno allestite, inoltre, vetrine tematiche dove, accanto al testo
originale, apparirà quello della traduzione italiana. Bibliografie di tutti i titoli proposti
a Roma saranno consultabili sul sito www.Bibliotu.it. Un’occasione da non perdere
per la cittadinanza che ama la lingua di Flaubert.
http://www.obarrao.com/intervista-a-christian-garcin.html
INTERVISTA A
CHRISTIAN
GARCIN
Di Daniela Pizzagalli
Grazie al Festival della narrativa francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia e
dall’Institut Français Italia e giunto alla quinta edizione, un nutrito stormo di
ventiquattro scrittori ha sorvolato le Alpi per planare su quattordici città italiane. La
metafora si adatta particolarmente a uno scrittore-viaggiatore come Christian Garcin,
che sarà a Genova, alla Feltrinelli Libri e Musica, il 6 febbraio alle 18.00, per
presentare il suo romanzo “Le notti di Vladivostok” (O barra O).
Cinquantaquattrenne, romanziere consacrato nel 2012 dal Prix Roger Caillois per il
complesso delle sue opere, ha al suo attivo anche reportages di viaggi, soprattutto
sull’Estremo Oriente russo, e saggi critici su Kafka e Borges. La spinta all’avventura,
la passione per la geografia e la letteratura caratterizzano anche i suoi romanzi, come
quest’ultimo, vorticoso, in cui s’incontrano un detective privato cinese alla caccia di
un killer russo implicato nella tratta delle prostitute, uno scrittore cinese che ha
scritto un romanzo su quel detective (ed è il precedente romanzo di Garcin, “Des
femmes disparaissent”), un francese che è capitato a Vladivostok perché ha sbagliato
treno, e la compagna di lui che lo raggiunge mettendo in moto, a sua insaputa, la resa
dei conti finale.
D: Nel suo romanzo, Vladivostok assume la connotazione mitica del “topos”
letterario,
che
cosa
rappresenta
per
lei?
R: Ci sono stato nell’estate 2010, durante un viaggio nell’Estremo Oriente russo da
cui ho tratto due reportages. Mi sono detto che in un modo o nell’altro avrei dovuto
mettere in un romanzo questa città, il cui solo nome mi faceva sognare (si sa che
prima di viaggiare nei luoghi, si viaggia nei nomi): la sua realtà è senz’altro al di qua
di quello che l’immaginazione lascia supporre, come spesso succede con le città dai
nomi tanto evocatori, per esempio Samarcanda. Era grigia, rumorosa, austera, poco
seducente, e si dà il caso che io ami le città poco seducenti.
D: Storia, geografia, economia dell’Estremo Oriente russo non hanno segreti per lei,
che ne fa lo sfondo del romanzo. Da dove nasce il suo interesse?
R: Il concetto di “in capo al mondo”, benché soggettivo perché la Terra è rotonda e
non ha un “capo”, è per me un formidabile richiamo. La Cina, la Patagonia, l’Artico
e l’Estremo Oriente russo sono i luoghi del pianeta che mi attirano come un amante.
E così la Russia, che ha il vantaggio di aprirsi sulla Yakuzia, la Kamchatka e tutte le
altre propaggini dell’Estremo Oriente che potrei raggiungere, se ne avessi voglia (e
se il fisico me lo permettesse), a piedi da casa mia, perché per noi europei l’immenso
spazio russo si apre direttamente, senza mai lasciare il continente, verso l’Est e il
Pacifico, regioni poco conosciute: il Far East russo è molto più misterioso, nella sua
immensità, del Far West americano. E’ questo mistero dell’immensità che mi attira
verso la Russia, oltre alla storia dolorosa di questo paese e di questi popoli,
soprattutto nel XX secolo. Sono stato più volte in quelle regioni, ho disceso il fiume
Lena, il fiume Ienissei, sono stato sul bordo dell’Artico. Questo interesse è stato
supportato naturalmente da una documentazione geografica, storica e geopolitica,
benché io sia lontano dal possedere una conoscenza esaustiva sull’argomento.
D: Inesauribili richiami letterari si susseguono nel romanzo, dichiarati oppure da
scoprire, in un gioco molto sofisticato: potremmo rintracciarci una mappa delle sue
letture
e
dei
suoi
autori?
R: Leggo tanto, e non solo di letteratura, ma di storia, geografia, storia dell’arte,
astrofisica. Quanto ai miei autori preferiti, da Kafka a Faulkner, da Thomas Bernhard
a Borges, non è detto che se ne trovino tracce nei miei libri, forse i loro fantasmi. A
Borges devo senz’altro una costante che si trova nei miei romanzi, cioè una struttura
in forma di camera degli echi, o di labirinto narrativo. I miei romanzi sono legati
sotterraneamente fra loro, come un arcipelago, in cui ogni romanzo è un'isola
collegata alle altre con passerelle, quasi come una proliferazione vegetale di indizi
disseminati dall’uno all’altro romanzo, che però possono essere letti
indipendentemente uno dall’altro.
D: Infatti i due cinesi di “Le notti di Vladivostok” compaiono nel romanzo
precedente, mentre la coppia francese in “L’Embarquement”, e quasi tutti i
personaggi minori sono a loro volta comparsi in altri libri. I momenti più
emozionanti di questo romanzo peraltro ricco di colpi di scena, sono le rivelazioni
che anche gli incontri più fortuiti, gli eventi più insignificanti, riconducono a un
disegno sovrastante. Secondo lei il tessuto dell’universo è fatto di casualità o
causalità?
R: La risposta, se ce n’è una, oltrepassa le mie capacità, ma posso andare per
intuizione: la realtà è senza dubbio più complessa di come è percepita dai sensi.
Come dice Ingmar Bergman in “Sonata d’autunno”: “Tutto esiste fianco a fianco e
s’interseca.. ci dev’essere un tumulto di realtà che si avvolgono e si srotolano, senza
limiti…solo la paura e il buon senso pongono degli ostacoli.” Quello che
m’interessa, insomma, è il mistero che guida le nostre vite, mistero che forse è la
fonte di ogni attività artistica. Sono queste passerelle, questi punti d’incrocio fra gli
individui, le situazioni, i sistemi di pensiero, questi legami invisibili che organizzano
le nostre vite senza che noi ce ne rendiamo pienamente conto.
D: Ed è questo mistero che costituisce la struttura della sua narrativa?
R: Sì, nell’ambito della fiction si traduce in una rete di passerelle tra personaggi e
situazioni all’interno di uno stesso romanzo e anche tra un romanzo e l’altro, e
perché no. anche tra i miei romanzi quelli di altri scrittori: pensare i libri come un
sistema di echi, di simmetrie, di legami sotterranei, come dicevo, nutre il
meccanismo della fiction, spesso all’insaputa dei personaggi. Per spiegarlo, mi piace
usare l’immagine di una nuvola di storni, che in francese si descrive con il bel nome
di “murmuration”. Immaginiamo il loro volo fluido e compatto insieme, all’interno
di una gabbia di vetro. La nuvola di uccelli in movimento costituisce i motivi della
narrativa. La sua direzione, mobile e imprevedibile, è il linguaggio che sostiene
l’insieme. La gabbia invisibile è la struttura.
D: I suoi personaggi vengono da culture diverse: generalizzando, possiamo dire che
rappresentano la mentalità orientale e quella occidentale, ad esempio
nell’atteggiamento di abbandono o di dominio nei confronti della realtà?
R: La questione è ovviamente più ampia e complessa, comunque diciamo che esiste
nel pensiero taoista il concetto di “wu-wei”, cioè il “non agire”. Questo non significa
essere passivi o amorfi, ma evitare di affrontare troppo brutalmente il principio di
realtà, contro il quale potremmo romperci la testa, perché è molto più duro di noi. In
effetti spesso l’approccio occidentale consiste in un braccio di ferro con la realtà, per
combatterla e tentare di piegarla. Secondo il “wu wei” è meglio lasciare che la realtà
ci attraversi, per padroneggiarla meglio. E’ il principio di certe arti marziali, che
utilizzano la forza dell’avversario per batterlo. Si tratta insomma di diventare
“porosi”, per acuire la percezione delle sfumature. E’ un po’ come la differenza tra il
turista e il viaggiatore: il turista attraversa i luoghi, mentre il viaggiatore si lascia
attraversare da loro, accrescendo la sua ricettività e scoprendo a volte orizzonti
inaspettati. Questo vale anche per il romanziere, penso alla frase di Maurice
Blanchot: “È sempre necessario ricordare al romanziere che non è lui che scrive la
sua opera, ma l'opera si va cercando attraverso di lui, e che può essere lucido quanto
voglia, ma sarà sempre soggetto a un'esperienza che lo soverchia”. Forse è una frase
un po’ troppo mistica, ma rende bene la necessità della disponibilità, della porosità di
fronte al mondo, per lasciar che, come diceva Borges, “a un certo momento, qualcosa
succeda”.
http://www.allinfo.it/wp/2014/02/07/roma-festival-della-narrativa-francese-lunedi-17-febbraiobernard-quiriny-con-edoardo-camurri-alla-biblioteca-rispoli-la-biblioteca-di-gould-una-collezionemolto-particolare-lorma-editore/
Roma, Festival della Narrativa Francese | Lunedì 17 febbraio |
Bernard Quiriny con Edoardo Camurri alla Biblioteca Rispoli
| La biblioteca di Gould. Una collezione molto particolare
(L’orma editore)
F J, Y BY ADMIN
Una
fuga
di
eccentricità
[Stefano Bartezzaghi, La Repubblica]
infilate
una
dietro
l’altra.
A soli 34 anni, Bernard Quiriny è considerato tra i maggiori autori francesi
contemporanei. In Francia i giornali più importanti (Le Figaro Litteraire e Lire, su
tutti) lo considerano uno scrittore con l’inventiva rivoluzionaria di Alfred Jarry, la
potenza narrativa di Roberto Bolano, l’umorimo di Will Selfe la comicità di
Borat. Gian Paolo Serino, Satisfiction
Lunedì 17 febbraio ore 19: Biblioteca Rispoli , piazza Grazioli 4 – ROMA Il Festival
de la Fiction Française e L’orma editorepresentano “Strane presenze di libri
probabili: La biblioteca di Gould, una collezione molto particolare di Bernard
Quiriny ”
La biblioteca di Gould. Una collezione molto particolare: un libro che non è né un
romanzo né una silloge di racconti e che nonostante questo ti tiene legato storia dopo
storia, come succede quando si entra per caso nella biblioteca di qualcuno di molto,
molto affascinante: e affascinante lo è, Monsieur Gould, il misterioso protagonista
che affianca il narratore nella sua passeggiata di volume in volume, di città
immaginaria in città immaginaria, regalandoci un mondo parallelo e incredibilmente
spassoso dove convivono i peggiori difetti di “certi umani”, quelli da sempre a caccia
di una storia, insieme al loro compagno fedele di sempre: il libro.
Un omaggio ludico e sconfinato a Italo Calvino e alle sue Città invisibili, ai più
dissacranti e irraggiungibili tra i maestri, da Borges a Queneau, senza rinunciare a
mettere alla berlina i tanti tic intellettualistici di una società che delega agli “esperti”
la propria opinione, anche di fronte agli eventi più sconcertanti. Resurrezioni di
massa, città assurdamente e pedantescamente votate al silenzio, uomini che dopo il
sesso si ritrovano nel corpo della partner e viceversa: queste e altre storie fuori
dall’ordinario rendono davvero “particolare” la collezione di libri e città inanellate
nella mirabolante Biblioteca di Gould, che con voce ironicamente autorevole ci
descrive la sua variegata e originalissima selezione di testi così immaginaria da essere
vera, formata da libri-matrioska, manuali di cucina dalle ricette impossibili e persino
volumi responsabili della morte del loro autore.
BERNARD QUIRINY (1978) è nato a Bastogne in Belgio e vive in Francia, dove
insegna filosofia del diritto all’Università della Borgogna. Critico letterario e
musicale per «Chronic’Art» e «Le Magazine Litteraire», ha esordito con la raccolta
L’angoisse de la première phrase (Phebus, 2005), vincitrice del prestigioso «Prix de la
Vocation» come migliore opera prima. Con Contes carnivores (Seuil, 2008, in Italia
Racconti carnivori, Omero Editore, 2009) ha conquistato il «Prix Rossel», il più
importante premio per la letteratura belga. La biblioteca di Gould (titolo originale
Une collection très particulière, Seuil 2012) è il suo terzo libro pubblicato in Italia.
http://editoriaraba.wordpress.com/2014/02/10/yasmine-ghata-a-venezia-bergamo-e-roma-ospitedel-festival-della-narrativa-francese-2014/
Yasmine Ghata a Venezia, Bergamo e Roma ospite del Festival della
narrativa francese 2014
Forse ve ne sarete già accorti, voi lettori attenti: è tornato in Italia il Festival della
narrativa francese, con il suo carico di scrittori francesi e francofoni (23 in totale per
14 città) che stanno girando lo stivale tra incontri e presentazioni, organizzati
dall’Institut Français, ente promotore del Festival che è giunto alla sua quinta
edizione.
Ho scritto letteratura francofona per distinguerla dalla letteratura francese ma il
confine è allo stesso tempo stretto e sfumato, come sempre quando si tratta di
categorizzare le arti. E non so se definire Yasmine Ghata come un’esponente della
letteratura francofona e parlarne su un blog che si occupa di letteratura araba sia a
tutti gli effetti corretto.
Ma dato che questo è un blog che fondamentalmente parla di autori arabi, ho deciso
di farla rientrare nella categoria degli scrittori di cui vi parlo, e dunque ecco: Yasmine
Ghata, nata in Francia nel 1975, studi alla Sorbonne e all’ École du Louvre, una
specializzazione in arte islamica, figlia della poetessa libanese Venus Khoury-Ghata,
nonché nipote di una degli ultimi esponenti dell’arte calligrafica.
La nonna paterna dell’autrice infatti, vissuta nella Istanbul di inizio Novecento,
pare sia stata l’ultima discendente della grande scuola della calligrafia araboottomana.
E proprio a questa donna-nonna d’eccezione Yasmine Ghata ha dedicato il suo primo
romanzo, La notte dei calligrafi (trad. dal francese di Yasmina Melaouah), pubblicato
in italiano da Feltrinelli nel 2005, tradotto in 13 lingue, con cui l’autrice ha vinto nel
2007 il Premio Grinzane Cavour – autore esordiente, il premio libanese Kadmos e il
premio Prince Pierre de Monaco.
Il filone esplorato da Ghata è quello dell’elaborazione del lutto, personale e
collettivo, che l’autrice affronta con una scrittura elegante e immaginifica. E
d’altronde in un’intervista pubblicata sul blog della casa editrice Del Vecchio la
scrittrice ha affermato:
“Vorrei vivere in un paese tra Oriente e Occidente, tra il reale e l’immaginario”.
Il tema del lutto, riferito alla figura paterna, lo troviamo nel secondo libro pubblicato
in italiano proprio da Del Vecchio, La bambina che imparò a non parlare(trad. dal
francese di Angelo Molica Franco). Il padre assente, scomparso, ricordato,
ritorna nell’ultimo romanzo, che Ghata presenterà al pubblico italiano in questi
giorni: Concerto per mio padre (trad. dal francese di Angelo Molica Franco), in cui la
scrittrice si immerge in un mondo fatto di strumenti musicali, arabeschi e perdite
dolorose:
“Ma cambiare le corde di un târ equivale a cambiare la sua stessa anima e quella del
musicista che lo possiede. E adesso che sono qui, rinchiuso con mio fratello Nur in
questa cella di polvere e silenzio a scontare una condanna inclemente e sconosciuta,
adesso che la vista mi sta abbandonando e che non riesco più a distinguere il giorno
dalla notte, adesso che questo buio diventa sempre più mio senza voce e senza
sguardi, ho paura. Ho paura di non tornare mai più.”
Il tour italiano prevede tre tappe:
•12
febbraio, ore 16.00 @ Venezia
Incontro insieme alla scrittrice Nahal Tajadod – Università Cà Foscari, Auditorium
Santa Margherita
•13
febbraio, ore 16.00 @Bergamo (città alta)
Università di Bergamo, piazza Rosate, sala 2
•
14 febbraio, ore 17.30 @Roma
Bibliocaffè letterario, via Ostiense 95
* Piccola nota sulle copertine: pollice verso per quella di Feltrinelli, grandi applausi
invece per Del Vecchio e la copertina di Concerto per mio padre, che è una piccola
opera d’arte e che tra colori, immagini e ghirigori, trova spazio per inserire il nome
del traduttore.
http://www.internazionale.it/news/cultura/2014/02/10/la-piccola-invasione-degli-scrittori-francesi/
La piccola invasione degli scrittori francesi
•
10 febbraio 2014
•
14.19
La scrittrice Emmanuelle Pireyre a Parigi, il 6 novembre 2012. (Etienne Laurent,
Epa/Corbis)
Tra i tanti legami che uniscono Italia e Francia ce n’è uno che può risultare
sorprendente. L’Italia infatti è il primo “importatore” al mondo di letteratura francese:
in nessun altro paese al mondo si traduce e si legge così tanta letteratura francese.
Comincia la quinta edizione del Festival della narrativa francese, organizzato
dall’Institut français Italia e dall’ambasciata di Francia in Italia, durante il quale una
ventina di scrittori francesi presenterà la propria opera al pubblico italiano in una
serie di incontri aperti a tutti.
La piccola invasione di scrittori francesi o francofoni, 23 in tutto (accomunati dal
fatto di avere dei libri appena usciti nelle librerie italiane), è già cominciata la
settimana scorsa, con Marc Dugain, Vassilis Alexakis, Didier Decoin, Hubert
Mingarelli e altri. Ma continuerà per tutto il mese di febbraio e toccherà quattordici
città italiane (da Bari a Bergamo, da Palermo a Venezia). Lodevole in questo senso
l’impegno dell’Institut français, che non si è fermato ai soliti grandi centri (Roma,
Milano, Torino) ma ha voluto portare gli autori invitati in tutta Italia.
Tra gli altri autori che parteciperanno al festival ci saranno Pierre Lemaitre (premio
Goncourt 2013), Marie Desplechin, Jean-Philippe Toussaint, la scrittrice ruandese
Scholastique Mukasonga, Emmanuelle Pireyre e il belga Bernard Quiriny, autore
di La biblioteca di Gould (L’Orma) di cui Internazionale pubblicherà un piccolo
estratto nel numero in edicola il 14 febbraio.
Sul sito dell’Insitut français si può scaricare il programma della manifestazione.
http://www.minimaetmoralia.it/wp/bernard-quiriny-la-biblioteca-di-gould/
BERNARD QUIRINY E IL BIBLIOTECARIO DEI LIBRI
CHE CONTINUANO A SCRIVERSI DA SOLI
di Carlo Mazza Galanti pubblicato domenica, 16 febbraio 2014 ·
A dare ascolto a Enrique Vila Matas, un tale Pierre Gould avrebbe redatto nel 1788
la Storia generale della noia,seguito da un Catalogo degli assenti, dove l’autore si
cimenta nell’impresa “insieme significativa e demenziale” di raccogliere i nomi di
tutti i morti della storia umana. Questo Pierre Gould sarebbe l’antenato dell’omonimo
personaggio feticcio di Bernard Quiriny, belga trentacinquenne che l’autore
di Bathelby e compagnia dichiara essere « tra i suoi scrittori preferiti ». Di Quiriny
sono stati tradotti in italiano tre libri. Il primo, dall’editore Omero, s’intitolaRacconti
carnivori, Pierre Gould vi appare in diverse delle notevoli novelle qui
comprese e dalla prefazione del libro, firmata appunto Vila Matas, sono stati tratte le
piccole «soperchierie letterarie» (per dirla con Charles Nodier) di cui
sopra. Transeuropa si è poi preoccupata di tradurre e divulgare Le assetate, romanzo
fantapolitico su una dittatura femminista ambientata un immaginario Belgio postsessantottino. Qui Gould figurava nella delegazione di intellettuali francesi destinati a
visitare il regime femminista. Il romanzo ha suscitato prevedibili polemiche ma era
solo in parte riuscito.
È senza dubbio nella forma breve che Quiriny dà il meglio di sé, come conferma La
biblioteca di Gould (L’orma editore, traduzione di Lorenza di Lella e Giuseppe
Girimonti Greco, pp. 180, E. 16,5), libro gustosissimo, raffinato, pieno di estro e
passione per il paradosso e la letteratura al quadrato. Manipolati ad arte, i libri
(soprattutto quelli che non sono mai stati scritti) possono diventare metafore assai
duttili per parlare del mondo sfuggendo all’assillo del realismo e confessando
l’origine cartacea della propria intelligenza: Borges, Calvino, Bolaño, sono i nomi
citati nella quarta di copertina ma si potrebbero aggiungere almeno quelli di Perec, di
Roussel, di Aymé e Poe.
Gould è qui un amico del narratore, bibliomane (o meglio, come dice lui stesso,
«bibliolatra») possessore di una vasta biblioteca tra i cui scaffali sono racchiuse scelte
curiose e bizzarre. Come spiegava uno dei Racconti carnivori «Pierre ha sempre
avuto un’inclinazione particolare per gli autori di secondo rango, i discreti, gli
eccentrici, i piccoli maestri, i dimenticati, i discepoli di un altro, gli eredi di una
scuola passata di moda, i provinciali, gli esiliati, i dilettanti illuminati, quelli che si
sono arenati da tempo e quelli che si sono proprio persi, gli inattuali, gli strambi, i
modesti e tutti quelli che si trovano solo spostando i monumenti letterari che li
nascondono nelle biblioteche.» Eccoci dunque di fronte ai suoi preziosi cimeli: molte
delle storie qui raccolte sono tra le pagine della collezione di Gould, accanto ad altre
riferibili a esperienze, finzioni, mistificazioni uscite direttamente dalla bocca
dell’eclettico personaggio.
Cronache bislacche da un presente immaginario descrivono scenari solo in parte
assurdi, dove il problema dell’invecchiamento è stato (parzialmente) risolto, dove la
copula provoca una scambio di corpi (una specie di “scambismo metafisico”) o dove
le distanze geografiche, improvvisamente, aumentano, come una nemesi della
globalizzazione. Nuove città invisibili fioriscono con la freschezza delle originali:
Kumorsk, in Russia, il cui sviluppo urbanistico allude alla proliferazione
incontrollabile del rimosso; Morno, in Cile, città speculare dove tutto accade due
volte, o port Lafar, in Egitto, che un ex tassista in pensione ha trasformato in città
matrioska. Tra volumi uniti da esigenze che apparentemente nulla hanno a che vedere
con l’ordinaria amministrazione della lettura, spiccano libri che continuano a scriversi
da soli, uno scaffale di testi «rinnegati» (a volte disperatamente) dai loro autori,
volumi che uccidono o salvano la vita e infine, a chiudere il cerchio, libri noiosi o che
parlano di noia, prosecuzione ideale di quella Storia generale dell’omonimo antenato.
All’occorrenza, la casa di Gould può trasformarsi in un novello «locus solus», e
custodire invenzioni mirabolanti come la macchina da scrivere che può scrivere un
solo e unico libro o quadri capaci di reagire misteriosamente a stimoli particolari.
A cavallo tra la satira sociale, il fantastico nelle sue diverse declinazioni e la
metaletteratura come chiave alchemica del mondo, Quiriny ci mostra una
sorprendente capacità d’invenzione e si conferma tra i più brillanti scrittori in lingua
francese dell’ultima generazione, certamente il più svelto nell’imbastire brevi e
fulminanti ipotesi di mondi (im)possibili.
http://www.trapaniok.it/4308/cultura-trapani/il-noto-scrittore-francese-yves-grevet-domani-alteatro--garibaldi--di-mazara#.UwIhJ1KdCeZ
Inserita in Cultura il 16/02/2014 da Michele Caltagirone
Il noto scrittore francese Yves Grevet domani al teatro
´Garibaldi´ di Mazara
Sarà presentata domani mattina alle 11, presso il Teatro Garibaldi di Mazara del
Vallo, la trilogia "M´to: la casa-l´isola-il mondo" dell´autore francese Yves Grevet. La
presentazione organizzata da OliverLab in collaborazione con l´Institut Français di
Palermo, l´Ambasciata Francese di Roma e l´editore Sonda, rientra nel progetto
Autori in Città #3 e si innesta nella programmazione di FFF 2014, festival della
narrativa francese. Il teatro Garibaldi, messo a disposizione dal Comune, farà da
cornice all´incontro tra l´autore e alcune classi della scuola media Boscarino.
Sarà l´occasione per conoscere la storia di M´to, il protagonista di una trilogia
osannata dall´esigente critica francese, in Francia vincitrice di ben 8 premi letterari
Un´opera che ha appassionato i giovani lettori di diversi paesi europei, MÉTO è una
strepitosa trilogia che coniuga colpi di scena, fantasia sfrenata, realismo dettagliato,
mistero
e
azione.
La scrittura di Grevet è un´architettura perfetta, un susseguirsi di scene ad incastro
che scorrono ad un ritmo incalzante, la definizione dei personaggi è dettagliata e
presto cominciamo a comprendere dove stanno i buoni e dove i cattivi, soprattutto
conosciamo la natura pura e coraggiosa di M´to, il protagonista, capace di vedere
altre il buio la luce. Mèto ci condurrà di pagina in pagina lungo la storia di una
rivoluzione al sistema, con lui lotteremo, soffriremo, ameremo e soprattutto
impareremo a credere nelle nostre forze, nella purezza dei giovani e nella loro
capacità di intraprendere imprese considerate impossibili all´unico scopo di creare un
mondo diverso, finalmente vivibile, libero da oppressioni di sistema e da regimi celati
e non. Il viaggio non sarà indolore ma saremo felici di averlo iniziato.
M´to mescola con originalità e sapienza molti ingredienti intriganti: la letteratura
carceraria e la descrizione di un ambiente dove la libertà dell’uomo in grado di
pensare autonomamente fa paura al potere, le suggestioni di un mondo antico,
spartano e le regole di un’avventura tutta al maschile, in un mondo senza donne, e
senza suoni. E ancora, i colpi di scena del romanzo di investigazione che procede per
misteri
ed
enigmi
da
risolvere.
Yves Grevet ha la straordinaria capacità di plasmare un’atmosfera suggestiva e
claustrofobica, dove crea situazioni complesse e a volte drammatiche, mantenendo
però uno stile freddo, oggettivo, distaccato. Quello di M´to non è un mondo allegro,
ma concentrazionario e incerto nella sua soluzione finale: ribellarsi è indispensabile,
ma come finirà la battaglia tra i costruttori di una società condizionatrice, da una
parte, e i ragazzi, in definitiva i loro figli, dall’altra? E, una volta abbattuta la
mostruosità, che mondo alternativo saranno in grado di costruire questi giovani
ribelli?
http://www.criticaletteraria.org/2014/02/Intervista-direttore-festival-della-narrativa-francese.html
Il Salotto - Intervista a Julien Donadille, Direttore del Festival
de la Fiction Française
di Gloria Ghioni
20.2.14
Su Twitter in questi ultimi mesi impazza l'hashtag #2014FFF, lanciato
da @Fe_fi_fra e ricondiviso con molto entusiasmo dai principali account di editori e
lettori forti: di cosa si tratta? Del Festival della Narrativa Francese, che dal 4 febbraio
al 1 marzo sta portando ben ventitré autori francofoni in quattordici città italiane. Sul
finire di questa splendida esperienza, abbiamo pensato di chiedere qualcosa di più al
Direttore del Festival, Julien Donadille.
Direttore, innanzitutto La ringraziamo per la disponibilità e per l’interesse dimostrato
per CriticaLetteraria. Questa è la quinta edizione di un festival che sta facendo
sempre più parlare di sé: quali sono i cambiamenti più rilevanti rispetto alle altre
edizioni, e quali gli aspetti inalterati?
Direi che abbiamo lavorato in continuità con l'edizione precedente, con l'idea di
collocare il festival all'interno del paesaggio letterario ed editoriale italiano. Di
conseguenza, non ci sono vere novità, a parte forse il numero degli autori (23, un
record per il festival) e la percentuale delle scrittrici, più ampia del solito. Per il resto,
le linee direttrici sono le stesse: attualità editoriale (tutti gli scrittori sono appena stati
pubblicati da case editrici italiane), sviluppo sul territorio italiano (14 città) e
collaborazione con tutta la catena del libro (editori, librai, bibliotecari).
Gli autori, pluripremiati e acclamatissimi, hanno tutti loro peculiarità smaccate.
Anche quest’anno, accanto a grandi editori, troviamo realtà più piccole e, talvolta, di
nicchia. Quali sono stati i vostri criteri per scegliere chi accogliere? Si può trovare
un trait d’union in questanouvelle vague?
Come ho detto, il criterio più importante è la recente pubblicazione. Poi, tra le
proposte fatte dagli editori, la scelta viene fatta insieme ai direttori degli Instituts e
delle Alliances française in Italia. Sono quindi, come diciamo in francese, dei coups
de coeur: sono i nostri gusti personali a guidare la scelta degli autori. Direi che
quest'anno, uno dei fili conduttori è quello della creatività, dell'inventiva letteraria,
con dei libri molto originali (la vita di un macellaio appassionato di carne, in Come
una bestia di Joy Sorman), giocosi (La biblioteca di Gould di Bernard Quiriny) o
ancora quasi sperimentali (Incantesimo generale, di Emmanuelle Pireyre).
Gli autori ospitati viaggiano e scoprono molte città italiane: qual è in generale la
reazione, e cosa pensano dell’accoglienza dei lettori del nostro Paese?
La reazione è sempre favorevole. Gli autori sono generalmente contenti di essere
invitati in Italia: riceviamo poche risposte negative. La cosa che più li sorprende è che
l'Italia sia il secondo paese a tradurre libri dal francese (dopo la Cina) e che quindi
l'attenzione verso la letteratura francese va ben al di là dei soli best-sellers.
Il lettore che partecipa al vostro festival non è necessariamente un addetto ai lavori,
ma lo immaginiamo colto e molto selettivo. È così? E quale pubblico sperate di
raggiungere in futuro?
C'è di tutto e, dato che il programma del festival è molto eclettico, ci sono libri per
tutti i gusti. Sicuramente, un libro come Incantesimo generale di Emmanuelle Pireyre
sedurrà soprattutto lettori forti che hanno un interesse molto profondo per la
letteratura e il lavoro sulla lingua. Ci sono, invece, libri più mainstream come l'ultimo
premio Goncourt Ci rivediamo lassù di Pierre Lemaitre oppure Viale dei Giganti di
Marc Dugain che possono piacere sia ai lettori forti che a quelli più occasionali.
È vero che tra le nostre missioni, in quanto Institut français, c'è quella di indirizzarci
particolarmente verso i giovani ed è per questo motivo che puntiamo molto sui social
media, con discreto successo devo dire. A loro, un libro generazionale come quello di
Pierric Bailly,L'amore ha tre dimensioni, potrà piacere di più.
Infine, ma questa è una tendenza generale che si può constatare non solo in Italia,
abbiamo moltissime donne tra il nostro pubbblico.
Proprio a tal proposito, vi vediamo molto attivi sui social network: a vostro
parere, quanto conta portare un festival sui principali social network oggigiorno?
Come Le dicevo prima, i social media ci permettono soprattutto di dialogare con il
pubblico giovane che è uno degli obiettivi della nostra azione in quanto Institut
français. È anche un modo semplice e poco costoso di comunicare. Inoltre, dà
un'immagine più moderna all'Institut.
Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati per quest’edizione del Festival? Anche
se mancano ancora molti incontri alla conclusione, vi ritenete soddisfatti?
Il doppio obiettivo era quello di migliorare in termini di pubblico e nella diffusione
dei libri in libreria. Il primo obiettivo sarà difficilmente raggiungibile dato che, l'anno
scorso, avevamo autori molto conosciuti (Amin Maalouf, Jean-Christophe Rufin,
Philippe Djian, Yasmina Khadra) che, spesso, hanno riempito sale con più di 200
persone. Quest'anno, gli autori che abbiamo invitato, anche se molto noti in Francia
(come Vassilis Alexakis, Didier Decoin, Marc Dugain) non sono altrettanto
conosciuti in Italia. Nonstante ciò, pensiamo di riuscire a raggiungere la cifra
dell'anno scorso, senza però superarla.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, il nostro partenariato con le librerie
Feltrinelli è ancora più forte quest'anno: i nostri libri sono molto più visibili dell'anno
scorso, per esempio, tramite la vetrina del negozio Feltrinelli a Largo Argentina a
Roma. Lo stesso discorso vale per le librerie francesi di Roma, associate alla
rassegna, e con le biblioteche di Roma, nelle quali i libri del Festival si possono
prendere in prestito molto facilmente.
Vuole ricordare un incontro che Le è stato particolarmente caro in questa edizione
(non ancora conclusa, vedasi il programma fittissimo per autori o per città) e per
quale ragione?
La mia risposta mancherà di modestia, ma Le dirò la presentazione di Bernard
Quiriny alla biblioteca Rispoli di Roma, che ho curato personalmente. Non la
menziono certamente solo per questo motivo, ma anche perché ho anche avuto
un coup de coeur per l'opera di Quiriny e per il suo modo di rispondere alle domande,
esattamente nello stesso spirito dei suoi libri. La presentazione, affiancata da letture
preparate dalla compagnia Barone / Chieli / Ferrari, è andata benissimo, molta gente
si è presentata all'appuntamento con questo autore. Un bel momento.
Se dovesse pensare a tre elementi da cambiare o introdurre per la sesta edizione, cosa
segnalerebbe?
Essendo questa la mia ultima edizione del Festival, preferirei non rispondere a questa
domanda e lasciare curare al mio successore la prossima edizione secondo la sua
visione. Di sicuro, si dovrà tenere conto di condizioni di budget sempre più difficili.
Forse ci si dovrà limitare a un numero più ridotto di autori per mantenere alti gli
standard della comunicazione e della diffusione dei libri.
La ringraziamo nuovamente per la generosità delle risposte e per il tempo che ci ha
dedicato!
Intervista a cura di GMGhioni
http://portalegiovani.comune.fi.it/pogio/jsp/webzine_publish/libri_dettaglio.jsp?ID_REC=15216
Pierric Bailly presenta ''L’amore
all'Institut Français di Firenze
ha
tre
dimensioni''
[ 20-02-2014 ]
Giovedì 20 febbraio 2014, alle ore 18.00, presso Institut Français Firenze (Palazzo
Lenzi - Piazza Ognissanti, 2), l'autore francese Pierric Bailly presenta il suo libro
edito anche in Italia "L’amore ha tre dimensioni" (Edizioni Clichy - Collana Gare Du
Nord). Questo libro racconta la storia di Maud e Luc. In effetti, per dire la verità, ci
sono tre Maud, e Luc è innamorato di tutte e tre. E d’altra parte ci sono anche tre
Luc. Questa è una storia d’amore a tre dimensioni. Una storia di ragazzi, una
storia d’amore, una storia di personalità da costruire. Un romanzo diretto, forte,
immediato, ironico, ma anche profondamente dolente e complesso, e con dentro una
ricchezza
lirica
che
lo
rende
indimenticabile.
L'autore
verrà
intervistato
da Fulvio
Paloscia,
la
Repubblica.
Per informazioni: www.institutfrancais-firenze.com
SM
http://www.internationalpost.org/contents/FFF_%E2%80%93_Festival_de_la_fiction_fran
%C3%A7aise_413.html#.Uwxvq1KdCeZ
FFF – Festival de la fiction française
Le scrittrici Yasmine Ghata e Nahal Tajadod a Venezia
VENEZIA- In occasione delFestival de la fiction française, in collaborazione con
l’Institut français d’Italie, l’Università Cà Foscari e l’Alliance française, due grandi
scrittrici francesi Yasmine Ghata e Nahal Tajadod sono state accolte presso
l’Auditorium Cà Foscari Santa Margherita di Venezia.Il festival rappresenta la più
grande rassegna di letteratura francese in Italia, si svolge dal 23 gennaio al 1 marzo in
contemporanea in tredici città italiane e presenta venti autori francesi che si sono
distinti per il loro rapporto particolarmente audace con la creazione letteraria.
Come ogni anno, tutti questi autori sono appena stati pubblicati da un editore italiano
e presentano quindi in Italia il loro ultimo romanzo tradotto.Yasmine Ghata e Nahal
Tajadod hanno dialogato con Marie-Christine Jamet (professoressa di lingua francese
presso l’Università Cà Foscari) e Gabrielle Gamberini (traduttrice).
Yasmine Ghata, figlia della poetessa di origine libanese Vénus Khoury Ghata, è nata
in Francia nel 1975. Ha studiato alla Sorbona e all’Ecole du Louvre, specializzandosi
in arte islamica. Il suo ultimo libroLe târ de mon père (" Concerto per mio padre,
Ed.Del Vecchio, trad. a cura di Angelo Molina Franco) racconta di una tradizione
iraniana che consiste nel tramandare di generazione in generazione lo strumento del
târ e della conseguente volontà di difendere le proprie tradizioni in una società priva
di valori.
La capacità di Yasmine Ghata sta nel raccontare una storia lontana “lentamente, con
delicatezza e con la sapienza di un cesellatore esperto incorniciando ogni figura di
arabeschi che si intrecciano alle note di un târ. Pian piano si forma, davanti ai nostri
occhi la nitida immagine di un tempo indefinito, eterno perché universale”.
Nahal Tajadod, nata a Teheran nel 1960, proviene da una famiglia di eruditi iraniani.
Studia cinese all’Istituto nazionale delle lingue e delle civiltà orientali di Parigi,
pratica i tre sistemi di scrittura (francese, cinese e persiano) che le permettono di
lavorare sui rapporti storici tra la Persia e la Cina.
Il romanzo presentato Elle joue(“L’attrice di Teheran”, Edizioni E/O, trad. a cura di
Francesca Alba) racconta la storia di Sheyda, il nome d’arte con cui la star del cinema
Golshifteh Farahani impersona se stessa nel romanzo. Le protagoniste del romanzo
sono due donne iraniane, Sheyda e la stessa autrice, quest’ultima è costretta all’esilio
quando l’ayatollah Khomeini sale al potere. Sheyda / Farahani, popolarissima in Iran
e costretta ad un certo punto all’esilio, è figlia della repubblica islamica, essendo nata
nel 1983, in piena guerra tra l’Iran e l’Iraq.
Due storie parallele che esprimono, seppur in due condizioni temporali diverse, la
difficile condizione della donna sotto il regime fondamentalista islamico,
l’interrogarsi sulla propria condizione sociale e la lotta, attraverso la scrittura, per
concedere la possibilità naturale a tutte le donne di esprimersi e di vivere liberamente.
Domenico Moramarco
http://www.huffingtonpost.it/giuseppe-fantasia/pierre-lemaitre-quando-il-prix-goncourt-ti-cambia-lavita_b_4879154.html
Pierre Lemaître: quando il Prix Goncourt ti cambia la vita
di Giuseppe Fantasia
Dipende sempre dal premio, ma in generale, vincerne uno può cambiare la vita. Ne sa
qualcosa lo scrittore francese Pierre Lemaitre che lo scorso novembre ha vinto il
Prix Goncourt, il più importante riconoscimento letterario francese, paragonabile,
per intenderci, al nostro Premio Strega.
Fino a quel giorno è stato sempre guardato con sospetto dal mondo letterario,
scioccamente snob il più delle volte, perché lui - che fino a cinquantasei anni ha
insegnato letteratura - si è fatto conoscere come autore di romanzi polar(polizieschi e
noir) come se scrivere libri del genere fosse da considerare 'una cosa di serie B'.
Con essi si è fatto conoscere al grande pubblico e quei libri hanno oggi milioni di
lettori in tutto il mondo: sono stati tradotti in più di venti lingue ed i diritti sono stati
già acquistati dal cinema. L'ultimo del genere - Lavoro a mano armata - è stato
pubblicato in Italia da FAZI (come il precedente, L'abito da sposo) ed è una storia
del nostro tempo, un noir avvincente, un acuto romanzo psicologico ricco di
emozioni e di colpi di scena.
Poi, però, è arrivato il romanzo Ci rivediamo lassù, appena pubblicato dalla
MONDADORI (pagg. 456, euro 17,50)prima casa editrice al mondo a pubblicarlo
dopo la Francia, e dato che non è un polar, in molti hanno iniziato a considerare
questo autore in maniera diversa.
"Il Premio Goncourt ha una particolarità tutta sua che lo rende per questo unico:
quando lo vinci cambia veramente tutto, dalla tua agenda al modo in cui ti
considerano i giornalisti, l'editore, gli altri" mi ha spiegato Lemaitre quando l'ho
incontrato a Roma a Palazzo Farnese, sede dell'Ambasciata di Francia,
aggiungendo, con una sottile ironia, che da quel giorno si è abituato "a vivere come
una rockstar".
Ma nonostante si sia emancipato dal genere poliziesco ed abbia deciso di "dipingere
un grande ed affascinante affresco che ha come sfondo la prima Guerra mondiale e
gli anni immediatamente successivi del dopoguerra", c'è stato chi ha avuto il
coraggio di dire che comunque la sua è una 'letteratura popolare', ignorando forse che
grandi autori come Dumas o Tolstoy - e tutti quelli che sono stati 'nel mezzo' tra i due
- sono stati grandi autori di quel genere letterario, da non intendere affatto con
un'accezione negativa. La cosa a lui interessa poco tanto da rispondermi che la sua è
prima di tutto "una letteratura della felicità" e che "se sono contenti i miei lettori, lo
sono anche io".
Lemaitre ha presentato proprio in uno dei saloni più belli di quel palazzo a pochi
passi da Campo de' Fiori il suo nuovo romanzo in un incontro pubblico, uno degli
appuntamenti più attesi della quinta edizione del Festival de la Fiction Française, il
Festival della Narrativa Francese organizzato dall'Ambasciata di Francia in Italia e
dall'Institut Français che ha coinvolto, compresa la Capitale, ben quattordici città
italiane da nord a sud della Penisola con appuntamenti e presentazioni di libri di
diversi autori.
Diviso in tre parti per un totale di quarantadue capitoli, Ci rivediamo lassù inizia nel
novembre del 1918 e termina nel marzo del 1920, dalla guerra sanguinosa (di cui
quest'anno ricorre il centenario) alla smobilitazione di un esercito ridotto all'estremo
delle sue forze fino al dopoguerra.
Albert Maillard e Edouard Péricourt ce l'hanno fatta, nonostante tutto. Si sono salvati,
anche se il secondo è rimasto sfigurato al volto per salvare il primo. Sono dei
sopravvissuti ma entrambi si ritrovano in una società egoista che con loro, e con
migliaia di altri giovani nelle loro stesse condizioni, "è stata egoista ed
irriconoscente".
In proposito, viene in mente quella frase che Alain Delambre, protagonista di Lavoro
a mano armata (sempre di Lemaitre, FAZI), spinto dalla disperazione in seguito al
licenziamento, dice a sua moglie: "Ci hanno rubato la fiducia nella nostra vita, la
nostra sicurezza ed il nostro futuro, e sono queste le cose che vorrei riconquistare".
Albert ed Edouard vogliono riconquistare ciò che hanno perduto e costruirsi qualcosa
di nuovo. O meglio, averne la possibilità, che è loro negata proprio dallo Stato.
"Sono i protagonisti della tragedia di una generazione perduta e sono vittime di uno
Stato che glorifica i suoi morti dimenticandosi però dei suoi vivi", ha precisato
l'autore.
Per questo motivo, quei due ragazzi tanto diversi tra loro - Albert è un ex impiegato
insicuro e predisposto ad un facile piagnucolio, Edouard è un ragazzo ricco ed
eccentrico, con doti artistiche nel sangue - decidono di organizzare una truffa ai danni
del loro paese che vada a sfruttare il culto dei caduti per la Patria. In mezzo, diverse
storie che si intrecciano tra di loro, come i personaggi, alcuni dei quali molto cattivi,
come Henry D'Aulnay Pradelle, un ufficiale privo di scrupoli che come la guerra "è
terribilmente raffinato, profondamente brutale".
L'idea del romanzo gli è venuta ripensando a due episodi della sua vita per lui molto
importanti: quando a dieci anni notò in un piccolo paese francese un monumento ai
caduti su cui c'erano scritti diversi nomi di uomini che avevano lo stesso cognome
("In molte famiglie la guerra aveva fatto perdere più di una persona"), e quando,
anni più tardi, con sua moglie in un hotel in una città di provincia venne a sapere che
era stato scoperto un business sui monumenti ai caduti.
"In realtà, davanti alle grandi catastrofi la gioia degli industriali è incontenibile", mi
ha spiegato, ripetendomi, come ha già fatto in altre occasioni, una frase di Anatole
France: "si crede di morire per la Patria, ma si muore per gli industriali".
Interessante poi sapere che il titolo del libro è stato ripreso da una lettera che Jean
Blanchard, un militare ingiustamente fucilato nel 1914, scrisse a sua moglie prima di
morire.
Ci rivediamo lassù è una storia ricca di colpi di scena dove l'amicizia e l'amore
devono vedersela con la Guerra, la protagonista 'malvagia' che non risparmia
nessuno, nè prima nè dopo. Tra fatti realmente accaduti e personaggi inventati
dall'autore, sarete conquistati da questo romanzo avvincente che vi terrà col fiato
sospeso in più di un'occasione.
http://larc.hypotheses.org/895
Aldébran dans le ciel d'Italie. La traduction italienne de
«Monsieur» de Jean-Philippe Toussaint vient de paraître
di Flavia Conti
“Ride la stella Aldebaran / ride e fa to be to be to be or not to be”
Paolo Conte, L’Orchestrina
Le deuxième ouvrage de Jean-Philippe Toussaint, Monsieur (Minuit, 1986), vient
enfin de paraître en Italie (Portaparole, 2013, trad. de Stefano Lodirio) après avoir été
absent – pendant presque trente ans – des circuits imprévisibles de l’édition italienne
qui s’était pourtant intéressée à plusieurs autres textes du même écrivain (notamment
La Salle de bain, L’appareil-photo, La Télévision, Faire l’amour, Fuir, La Vérité sur
Marie).
Comme on le sait, depuis 2002 (l’année de parution chez Minuit de Faire l’amour),
Toussaint a inauguré une nouvelle veine de son minimalisme en poursuivant
inlassablement, à travers les péripéties sentimentales d’un narrateur anonyme, la
même figure féminine, celle de Marie, une créatrice de mode extravagante et
capricieuse, au fil d’une tétralogie (Fuir, Éditions de Minuit, 2005; La Verité sur
Marie, Éditions de Minuit, 2009; Nue, Éditions de Minuit, 2013) susceptible de
connaître des développements ultérieurs, si l’on en croit l’auteur (cf. Jean-Philippe
Toussaint, « Je suis très connu, mais personne ne le sait… », entretien par Jérôme
Garcin, Le Nouvel Observateur, 29 août 2013).
Or, la publication de la traduction de Monsieur (le titre demeure justement inchangé
dans la version italienne) nous ramène aujourd’hui au premier Toussaint, qui fut, dans
les années 80, parmi les écrivains réunis sous l’étiquette d’“impassibles” par leur
éditeur, Jérôme Lindon (pour un encadrement compréhensif desdits “impassibles”,
on se reportera aux actes du Colloque de Cerisy-la-Salle publiés dans Marc Dambre
et Bruno Blanckeman (éds.), Romanciers minimalistes 1979-2003, Presses Sorbonne
Nouvelle, 2012).
Cette étiquette, destinée à devenir de plus en plus réductrice pendant les années 90,
sonne certainement plus juste pour Monsieur que pour les autres récits rédigés par
Toussaint au cours de la décennie 80. Monsieur est effectivement le seul récit de
l’auteur où le narrateur ne coïncide pas avec le protagoniste – ce qui accroît
remarquablement l’effet de détachement dérivant d’une narration extrêmement
dépouillée, sans véritable progression ni acmé, compte tenu de la marginalité, voire
de l’absence d’évènements aptes à cautionner ailleurs une certaine tension narrative :
le voyage, réduit ici à une série de déplacements réitérés, mais limités au périmètre
urbain parisien, et la rupture amoureuse vécue par Monsieur sans que cela donne lieu
à des développements significatifs (comme c’est le cas, par contre, dans Faire
l’amour).
Le traducteur ne peut qu’aplatir sa plume sous le joug de ce flux narratif erratique et
monotone qui conduit oisivement le directeur commercial de Fiat-France, Monsieur,
(lorsqu’il n’est pas installé dans son bureau) du logement de son ex fiancée à un
appartement de trois pièces, à une simple chambre louée, pour le ramener, enfin, à
son trois pièces, en glissant sans arrêt dans un moule verbal paratactique, dénué de
métaphores et sobrement fragmenté en de courtes sections non numérotées, sans
titres.
Cette austère retenue expressive, que seul l’humour vient rehausser, redouble son
effet contraignant lorsque la plate régularité du français standard cède la place à la
technicité du langage par lequel le narrateur restitue les connaissances scientifiques –
empruntées à la physique et à l’astronomie – qui tissent les pensées effilochées de
Monsieur sur sa propre condition d’être solitaire, estimant ne pouvoir « s’accomplir
qu’à l’état stationnaire » (p.78) et s’absorbant dans la contemplation du ciel nocturne
jusqu’à en tirer une quiétude ataraxique :
« Immobile sur sa chaise, la tête renversée en arrière, il mêla de nouveau son regard
à l’étendue des cieux, l’esprit tendu vers la courbure des horizons. Respirant
paisiblement, il parcourait toute la nuit de la pensée, toute, loin dans la mémoire de
l’univers, jusqu’au rayonnement du fond du ciel. Atteignant là l’ataraxie, nulle pensée
ne se mut plus alors dans l’esprit de Monsieur, mais son esprit était le monde – qu’il
avait convoqué » (p.96-97).
Un renchérissement d’exactitude scientifique s’impose, à plus forte raison, dans les
extraits intercalés du traité de minéralogie que Monsieur écrit à la machine sous la
dictée du géologue Kaltz, devenu son voisin de palier après un premier
déménagement. La rigueur de l’écriture essayiste, qui épouse l’âpreté du monde
minéral, double l’errance du protagoniste d’« une manière d’itinéraire » (p.87)
permettant d’extraire la pureté de l’or ou des cristaux de quelques épisodes opaques
d’une vie ordinaire. Ce qui arrive, par exemple, là où la description de la
dissémination dont est susceptible la matière aurifère vient arrêter la narration d’un
des rarissimes épanchements de Monsieur, en train de garder les filles de son frère :
« Il s’assit à côté d’elles et bordant, les embrassa sur les quatre joues. Nous, on se
comprend, hein, répéta-t-il avec tristesse. Qu’est-ce que tu dis, tonton ? Non, elles ne
comprenaient rien.
L’or natif, que l’on trouve dans la nature à l’état de corps simple, est souvent
finement disséminé dans la gangue quartzeuse des filons aurifères et dans les sulfures
». (p.72)
Ce “carcan” textuel, que Baudelaire aurait aimé, est imposé à un être « amorphe »
(p.70) par une décision qui revient à autrui, à savoir au minéralogue Kaltz, et découle
de la présence, chez Monsieur, d’une machine à écrire, un objet qui finit par
s’imprimer telle une marque à feu identitaire sur la matière molle dont la personnalité
fuyante du protagoniste est faite – c’est aussi le cas pour un autre objet, cette chaise
sur laquelle Monsieur assouvit son aspiration contemplative (d’où le choix éloquent
de l’illustration de couverture).
La machine à écrire, mais aussi le stylo mis à la disposition de l’étudiant en histoire
connu par hasard dans un café, sont à l’origine d’un acte d’écriture (voire de
scription) qui élargit le cercle social restreint d’un passif solitaire – dont le tic
verbal « les gens, tout de même » (p.14) révèle la misanthropie latente – à travers une
rencontre avec l’autre aussi inévitable que précaire : les échanges avec Kaltz et
l’étudiant en histoire ne débouchent pas sur des relations significatives.
L’écriture fortuite pratiquée par Monsieur pourrait être, par ailleurs, une manière de
détourner les traces autobiographiques d’un auteur à ses débuts, qui avait en 1986
(l’an de parution de Monsieur) le même âge que son personnage et le même intérêt
pour les échecs – son premier texte, Échecs, publié (en ligne) seulement en 2012, a
été écrit entre 1979 et 1983.
Dans les dernières pages du récit, lors de la rencontre avec l’Autre par excellence, à
savoir l’être aimé, l’écriture apparaît parmi les propos plutôt flous et raréfiés que
Monsieur échange avec Anna Bruckhardt. En présence d’Anna, Monsieur avoue son
(vague) penchant pour le métier d’écrivain (cf. p.102). Qui plus est, il se montre
animé par une vocation insoupçonnable pour la narration d’anecdotes : « Monsieur,
un puits d’anecdotes » (p.101).
C’est comme si, après l’apparition d’Anna sur scène, le sujet narré parvenait à
prendre prudemment de l’épaisseur en se narrant (obliquement) lui-même. Il redéfinit
alors son rapport aux objets célestes dont la présence dans la voûte nocturne ne
fournit plus l’occasion d’une contemplation passive, mais devient le véhicule
insondable d’une volonté embryonnaire, qui reconnaît dans les lignes des
constellations le chemin censé conduire le protagoniste jusqu’à son nouvel amour :
« Et ce fut la nuit même sur la place de l’Odéon. […] Monsieur, la tête levée, tendit le
bras en direction du ciel et suivit lentement du doigt la ligne Sirius-Aldébaran en
expliquant à Anna Bruckhardt que l’Odéon dans son esprit était cet astre-là,
Aldébaran. Lequel ? dit Anna Bruckhardt. Là, dit Monsieur, sous le A retourné,
l’étoile presque orange. Non, je ne vois pas, dit Anna Bruckhardt, qui n’écoutait pas
vraiment, du reste, en continuant de scruter le ciel à côté de lui. Tant pis, dit
Monsieur, nous y sommes, et, sortant son briquet de sa poche, il l’alluma entre leurs
visages. Ils se regardèrent avec tristesse dans les yeux. Anna Bruckhardt lui toucha la
joue, alors, doucement, l’embrassa dans la nuit. Hip, hop » (p. 111).
L’étoile Aldébaran ne rit donc plus : Monsieur se met à être grâce à un amour aussi
léger qu’une chansonnette – Paolo Conte ne nous en voudra pas.
Il s’agit, certes, d’un tournant à peine entamé qui, après coup, paraît pouvoir anticiper
sur l’œuvre du second Toussaint, inspirée d’un bout à l’autre par la même
interminable liaison sentimentale.
http://www.letteratura.rai.it/articoli/pierre-lemaitre-ogni-tragedia-%C3%A8-una-tragediafamiliare/24185/default.aspx
Pierre Lemaître : ogni tragedia è una tragedia familiare
Vincitore del Prix Goncourt nel 2013, Ci rivediamo lassù di Pierre Lemaitre è stato
eletto miglior romanzo dell'anno dalla rivista "Lire". L’incipit è folgorante (e
nell’intervista che vi presentiamo l’autore ci racconta di averlo riscritto una ventina di
volte perché il lettore si sentisse calato all’interno della battaglia). Mancano pochi
giorni all’armistizio che porrà fine alla Prima Guerra mondiale e c’è un soldato,
Albert, che sta per morire in un modo orribile. A sorpresa viene salvato da un altro
soldato Èdouard, che resterà per sempre zoppo e sfregiato. Il libro racconta come
questi due giovani trovano il modo per sopravvivere nella Parigi del dopoguerra: è la
storia di una truffa ingegnosa, di un’amicizia fuori dagli schemi, di rapporti familiari
devastati, di una situazione sociopolitica confusa e corrotta ai massimi livelli.
Contemporaneo nella lingua e classico nei temi, Ci rivediamo lassù (tradotto da
Stefania Ricciardi per Mondadori) si legge tutto d’un fiato.
Pierre Lemaitre, nato a Parigi, ha insegnato per molti anni letteratura e ora è scrittore
e sceneggiatore. Con i suoi romanzi, tutti premiati da critica e pubblico, si è imposto
come uno dei grandi nomi del noir francese. Le sue opere sono tradotte in più di venti
lingue e i diritti sono stati acquistati dal cinema. Nel 2011 Mondadori ha pubblicato
Alex. L’abito da sposo si è aggiudicato nel 2009 il premio Meilleur Polar
Francophone, mentre Lavoro a mano armata, uscito per Fazi, ha vinto il Prix Le
Point du Polar européen 2013.
http://www.letteratura.rai.it/articoli/mukasonga-sopravvivere-ricordareraccontare/24180/default.aspx
Mukasonga : sopravvivere, ricordare, raccontare
“Una scrittura luminosa, minerale, penetrante”.
Così ha scritto “Le Nouvel Observateur” a proposito delle pagine di Nostra Signora
del
Nilo (Ed. 66thand2nd, 2014),
il romanzo
che la
scrittrice ruandese Scholastique Mukasonga ha dedicato al suo paese, un paese dove
“i gorilla sono la fortuna, il tesoro, il futuro” e “la pioggia che scende per lunghi
mesi è la sovrana”.
Rai Letteratura ha incontrato Scholastique Mukasonga nell’ambito del Festival de la
Fiction Française 2014 per chiederle come è nato il desiderio di scrivere questa
storia e per saperne di più delle etnie Hutu e Tutsi. Infine, per scoprire il perché di
una scelta narrativa molto simbolica e affascinante: ambientare il romanzo all’interno
di un rigido liceo femminile, isolato, severo, a tratti imperscrutabile, eppure non così
protetto dalle malizie del mondo. Tanto che il mondo, poi, forzerà quelle porte.
Nostra Signora del Nilo
Ruanda, anni Settanta. La vita scorre apparentemente normale per Veronica, Virginia
e le altre studentesse del collegio femminile di Nostra Signora del Nilo, tra auto di
lusso e chauffeur, antipatie, gelosie e vanità. Religiosi europei impartiscono
un’educazione moderna e cattolica alle figlie dell’élite ruandese per prepararle a un
matrimonio prestigioso, in un’oasi protetta dalle tentazioni della capitale, circondata
da vecchie piantagioni di caffè e a due passi dalle sorgenti del grande fiume su cui
si erge la statua di una Madonna nera. Ma anche tra le mura del liceo si infiltrano i
germi del razzismo che dilania il paese, trasformando in un incubo i sogni
adolescenziali delle ragazze, che dovranno presto scegliere da che parte stare.
L’oltraggio alla statua della Vergine, colpevole di avere lineamenti tutsi, è il primo
passo verso il dilagare della violenza, preludio esemplare al genocidio ruandese che
verrà.
Scholastique Mukasonga è nata in Ruanda nel 1956. Di etnia tutsi, nel 1973 è stata
costretta a fuggire prima in Burundi poi in Francia per sfuggire alle persecuzioni
degli hutu. Nel genocidio persero la vita, però, ventisette membri della sua famiglia.
Dopo
aver
pubblicato
per Gallimard la
propria
autobiografia, Inyenzi ou les Cafards (scritta “per non dimenticare”), e La
femme aux pieds nus in omaggio alla madre Stefania, oltre a una raccolta di
racconti, Scholastique ha esordito nel romanzo con Nostra Signora del Nilo, che si è
aggiudicato nel 2012 il Prix Renaudot e il Prix Ahmadou Kourouma. È con
quest’opera che l’autrice ha finalmente smesso i panni della “vittima” o della
“sopravvissuta”, per diventare “una scrittrice a tutti gli effetti”.
http://www.milanofree.it/milano/cultura/festival_de_la_fiction_francaise_2014_a_mil
ano.html
Festival del la fiction française 2014 a Milano
di Gabriele Masi
In questi giorni Milano ospita un evento letterario degno di nota, una interessante
rassegna dedicata alla letteratura francese contemporanea: il Festival de la
Fiction Français.
Un progetto promosso dall’Institut français che darà la possibilità al pubblico italiano
delle 14 diverse città coinvolte di conoscere personalmente 22 artisti francesi
contemporanei della penna. La manifestazione si svolge in diversi incontri separati in
cui verranno presentate dall’autore stesso le novità letterarie della narrativa francese
che potremo trovare da quest’anno nelle librerie italiane.
Iniziato a Palermo lo scorso 23 Gennaio il festival aprirà a Milano il 4
Febbraio all’Intitut français di Corso Magenta, 63 alle 18.30 (orario di ogni
appuntamento) con Marc Dugain che presenterà la traduzione italiana del suo
romanzo, Viale dei Giganti. Romanzo introspettivo basato sulla vita del serial killer
Edmund Kemper, ambientanto nella società americana degli anni ’70, la storia indaga
la trasformazione di una mente intelligentissima nella malattia mentalmente
degenerante di un folle, ma lucido criminale. L’artista senegalese, pluripremiato in
Francia anche per opere passate come Un’esecuzione ordinaria el’insonnia delle
stelle, sarà intervistato dal giornalista e scrittore di gialli Luca Crovi.
Il giorno successivo alla Feltrinelli di Piazza Piemonte Malys De Kerangal introdurrà
al pubblico la reazione e le vicende dell’isolata città immaginaria di Coca alla Nascita
di un ponte. Pubblicato in Italia nel 2013 da Feltrinelli, questo è il settimo romanzo
per l’autrice che aveva già vinto in patria nel 2010 il Premio Médicis. Una narratrice
eccezionale, come riporta il quarto di copertina dell’edizione italiana: “la vera
protagonista di queste pagine, insieme al Ponte, è l’incredibile lingua che lo plasma.
Lingua “poietica”, lingua necessaria e senza sbavature. Lingua capace, nel flusso
inesausto delle parole, di nominare e scoprire le cose. In un tour de force inaudito,
Maylis de Kerangal intona un canto epico, teso come i cavi che reggono quell’audace
struttura”.
Successivamente il 7 Febbraio alla Feltrinelli di Corso Buenos Aires, 33 sarà la volta
di Christian Garcin con il suo Le notti di Vladivostok, pubblicato quest’anno da
Obarrao. Il libro narra le disavventure di Thomas Rawicz, un eccentrico agente
letterario che dopo aver preso erroneamente il treno per il confine orientale della
grande Russia si ritrova braccato, per uno scambio di persona, da un investigatore
privato cinese. Garcin è uno scrittore-viaggiatore amante della Siberia e dei paesi
Medio-Orientali. È proprio dai viaggi che prende spunto per i suoi libri come Il volo
del piccione viaggiatore, pubblicato in Italia nel 2001, che lo ha reso noto anche al
pubblico del nostro Paese.
“Lei è Viviane Elisabeth Fauville. Ha 42 anni, una bambina, un marito, ma l’ha
appena lasciata. E poi ieri, ha ucciso il suo psicanalista. Avrebbe senz’altro fatto
meglio ad astenersene”. Così si apre Viviane Elisabeth Fauville, che l’autrice Julia
Deckpresenterà il 12 Febbraio in occasione della recente pubblicazione della
traduzione italiana ad opera di Adelphi, all’Istitut français di Corso Magenta. Un noir
coinvolgente che dipinge a tinte fosche la follia di una donna che vede in essa l’unica
vera via di salvezza. Per Julia Deck questo libro, pubblicato in Francia nel 2012,
costituisce l’esordio letterario dopo diversi anni di lavoro presso numerose case
editrici a New York. Un esordio fortunato, premiato dalla critica, che l’ha
unanimamente riconosciuta come una delle più interessanti rivelazioni
contemporanee.
Una settimana più tardi, alla Feltrinelli di Via Manzoni, il 20 Febbraio Bernanrd
Quiriny parlerà del suo La biblioteca di Gould, edito in Italia da le Orme. Critico
musicale e letterario, professore all’Università della Borgogna, l’autore di origine
belga ha già pubblicato in Italia Racconti Carnivori e Le assetate. La biblioteca di
Gould, terza apparizione letteraria nel nostro Paese, è un libro divertente, composto di
una serie di eccentricità infilate l’una dietro l’altra, come racconta perfettamente la
sinossi dell’edizione:“Improvvise resurrezioni di massa, macchine da scrivere
programmate per produrre capolavori senza tempo, città assurdamente votate al
silenzio, amanti che dopo ogni incontro sessuale si ritrovano nel corpo del partner.
Queste e altre storie irresistibili attendono il lettore nei meandri della biblioteca di
Pierre Gould, narratore acuto e perfido, regista occulto di questo sorprendente
campionario di raffinate fantasie”.
Il Festival chiuderà a Milano il primo Marzo, ancora alla Feltrinelli di Via Manzoni
con Pierre Lemaître che presenterà la traduzione italiana Mondadori del suo ultimo
lavoro, Ci rivediamo lassù, premiato nel 2013 con il più prestigioso premio letterario
francese, Premio Goncourt, un fatto da sottolineare per un autore venuto a
conoscenza del pubblico come scrittore di noir. Il romanzo, ambientato nel caos della
fine della Prima Guerra Mondiale, è la storia di due ragazzi Albert e Edouard
provenienti da due mondi sociali opposti che si ricongiungono nell’emarginazione
vissuta al ritorno in Patria. Decisi a non perdersi d’animo i due decideranno di ordine
una truffa colossale ai danni dello Stato. Lemaître, paragonato addirittura al grande
scrittore ottocentesco Victor Hugo da alcuni critici letterari, per la capacità di
dipingere situazioni al limite del paradossale nella verità cruda della quotidianità, è
uno scrittore straordinario nel racconto e nell’uso esperto della lingua. Un grande
incontro con un maestro contemporaneo da non perdere, perfetta conclusione di una
manifestazione ricca di spunti artistici, idee letterarie, capace, come ogni confronto
con l’altro, di dare nuova linfa e nuovi spunti al panorama nostrano.
http://www.mondointasca.org/articolo.php?ida=26361
La narrativa francese in Festival in 14 città italiane
A cura della redazione
23 gennaio 2014
Comincia la quinta edizione del Festival de la Fiction Française - Festival della
narrativa francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut
français Italia, tra il 23 gennaio e il 1 marzo 2014. La manifestazione fa tappa in 14
città, da nord a sud della penisola: Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Genova,
Mantova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia. Ancora
più ricco per numero di autori, il festival accoglierà 23 romanzieri.
La nuova edizione del Festival della Narrativa francese accende i riflettori sulla scrittura al
femminile, dal momento che 8 scrittrici hanno risposto all’appello di quest’anno, contro le 4 del
2013. Il premio Goncourt 2013, Pierre Lemaitre, insieme a Hubert Mingarelli e Christian Garcin
non mancheranno all’appello e presenteranno le loro ultime opere, già successo di critica in Francia.
L’editoria francese per ragazzi sarà anch’essa rappresentata da due romanzieri, Marie Desplechin e
Yves Grevet, e dal celebre illustratore Blex Bolex. Tra gli autori presenti: Vassilis Alexakis, Didier
Decoin, Marc Dugain, Jean-Noël Schifano, Jean-Philippe Toussaint, e i recenti premi letterari
Emmanuelle Pireyre (premio Médicis 2012), Scholastique Mukasonga (premio Renaudot 2012) e
Pierre Lemaitre (premio Goncourt 2013).
http://www.060608.it/it/eventi-e-spettacoli/manifestazioni/festival-della-narrativafrancese-2014.html
Festival della narrativa francese 2014
Quarta edizione del Festival de la Fiction Française - Festival della narrativa
francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e dall’Institut français
Italia, tra il 23 gennaio e il 1 marzo 2014. Farà tappa in 14 città, da nord a sud della
penisola: Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova, Milano, Napoli,
Padova, Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia. Ancora più ricco per numero di
autori, il festival accoglierà 24 romanzieri.
La nuova edizione del Festival della Narrativa francese accende i riflettori sulla
scrittura al femminile, dal momento che 8 scrittrici hanno risposto all’appello di
quest’anno, contro le 4 del 2013. Tra queste, Yasmine Ghata, ma anche Maylis de
Kerangal e Emmanuelle Pireyre. Questa femminilizzazione sottolinea anche
l’apparizione di una generazione d’autori che stanno rinnovando il paesaggio della
narrativa in lingua francese. Le esperienze originali di Julia Deck (39 anni), di Joy
Sorman (40 anni), di Pierric Bailly (31 anni) o ancora di Michael Uras (36 anni)
testimonieranno nel corso del festival la nuova creatività letteraria francese.
Vassilis Alexakis, Didier Decoin (membro dell’Académie Goncourt), Marc Dugain e
Jean-Noël Schifano, autori il cui talento è già stato ampiamente riconosciuto,
andranno ad arricchire questo programma decisamente eclettico. Il premio Goncourt
2013, Pierre Lemaitre, insieme a Hubert Mingarelli e Christian Garcin non
mancheranno all’appello e presenteranno le loro ultime opere, già successo di critica
in Francia. L’eccezionale vitalità dell’editoria francese per ragazzi sarà anch’essa
rappresentata da due romanzieri, Marie Desplechin e Yves Grevet, e dal celebre
illustratore Blex Bolex.
Infine, la letteratura straniera in lingua francese sarà in programma con Vassilis
Alexakis (Grecia), Bernard Quiriny (Belgio), Nahal Tajadod (Iran) e Jean-Philippe
Toussaint (Belgio).
Programma completo: http://institutfrancaisitalia.com/sites/default/files/Italia/files/fff_programma_50x70_140107_esecbassa.pdf
http://www.bottegadellearti.info/napoli/festival-della-narrativa-francese-2014institut-francais/
Programma festival della narrativa francese @Institut
française
25 gennaio 2014
DAL 23 GENNAIO AL 1 MARZO, L’INSTITUT FRANÇAIS ITALIA INVITA 22
AUTORI FRANCOFONI IN 14 CITTÀ D’ITALIA.
Programma di Napoli:
VASSILIS ALEXAKIS
IL RAGAZZO GRECO
Gremese, 2014
MERCOLEDÌ 05 FEBBRAIO 2014, ore 19:00
Incontro con l’autore nell’ambito del Festival della narrativa francese 2014
Il libro: L’argomento di questo romanzo è il romanzo stesso. Tuttavia il confine tra
realtà e finzione si fa via via più sottile, al punto che l’autore arriva a interrogarsi
sulla sua stessa identità. Le urla arrabbiate dei giovani ateniesi, riuniti in piazza della
Costituzione per protestare contro le misure di austerity imposte al loro Paese, gli
ricordano comunque che la sua storia, vera o falsa che sia, ha inizio in Grecia.
L’autore: Vassilis Alexakis (1943), autore franco-greco trasferitosi a Parigi per
sfuggire alla dittatura dei colonnelli, ha pubblicato vari libri in Francia, tra cui
ricordiamo senza dubbio La langue maternelle (Prix Médicis 1995), A.p. J.C. (Grand Prix du roman de l’Académie française 2007) e Les mots étrangers. Il
ragazzo greco è il suo quattordicesimo romanzo, il primo pubblicato in Italia.
Jean-Noël Schifano
E.M. LA DIVINA BARBARA
(Elliot)
VENERDÌ 14 FEBBRAIO 2014, ore 19:00
L’autore: Jean-Noël Schifano nasce nel 1947. Scrittore e intellettuale francese di
origini siciliane, è il traduttore, tra gli altri, delle opere di Umberto Eco, Italo Svevo,
Alberto Savinio. È stato direttore dell’Institut français Napoli dal 1992 al
1998. E.M. La Divina Barbara: romanzo confidenziale non finito è apparso in Francia
nel marzo del 2013 per Gallimard.
Il libro: E.M. La divina Barbara è il sorprendente resoconto che ricostruisce, sotto
forma di una lunga e dialogata dichiarazione d’amore, il rapporto di straordinaria
vicinanza che legava Schifano a Elsa Morante. Elisa (Elsa) è sul letto di morte, tra
loro scorre un canale di ricordi, confessioni, confidenze, rivelazioni che,
improvvisamente, fanno apparire una verità nuova e spiazzante, un lato nascosto della
vita di Elisa, e insieme dipingono tutta la Roma degli anni Sessanta, la Roma
pasoliniana, l’epicentro della cultura, la città di Moravia e soci.
JOY SORMAN
COME UNA BESTIA
Nottetempo, 2014
GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2014 , ore 18:00
Incontro con l’autrice nell’ambito del Festival della narrativa francese 2014
Il libro: Un mestiere può trasformarsi in una passione ossessiva e totale? È quanto
accade a Pim che, finiti gli studi superiori, decide di fare il macellaio con l’obiettivo
di diventare il migliore del mondo. Innamorato della carne, si identifica con gli
animali che vanno al macello, con le mucche nelle fattorie, si incarna in ciò che ogni
giorno seziona e conosce alla perfezione. È un boia che fa corpo con la propria
vittima, in un libro che si legge tutto d’un fiato, con la passione con cui si
leggerebbe una storia d’amore.
L’autore: Joy Sorman, nata a Parigi nel 1973, scrittrice, saggista, giornalista, ha
vinto con il suo primo romanzo Boys, boys, boys il Prix de Flore nel 2005. È autrice
di numerosi libri, pubblicati in Francia da Gallimard. Nel 2013 è stata nominata
Cavaliere dell’Ordine della Arti e delle Lettere dal Ministero della Cultura
francese. Come una bestia ha vinto il premio Georges Brassens 2012.
Institut français Napoli
Indirizzo: Via F. Crispi 86
Città: Napoli
Per il programma completo:
http://institutfrancais-italia.com/it/libri-e-letteratura/arriva-il-festival-della-narrativafrancese-2014
http://www.mangialibri.com/node/13634
Festival della narrativa francese : V edizione
A cura della redazione
Al via la quinta edizione del Festival de la fiction française - Festival della narrativa
francese, inaugurata da un primo appuntamento a Palermo lo scorso 23 gennaio, che
proseguirà fino al 1° marzo con ventitré autori e autrici francesi recentemente
pubblicati in Italia.
Il festival prevede più di cinquanta appuntamenti tra il nord e il sud del Paese,
toccando quattordici città. Ecco gli autori: Vassilis Alexakis, Pierric Bailly,
Blexbolex, Julia Deck, Didier Decoin, Marei Desplechin, Patrick Deville, Marc
Dugain, Christian Garcin, Yasmine Ghata, Yves Grevet, Jean Hatzfeld, Maylis de
Kerangal, Hubert Mingarelli, Bernard Quiriny, Jean-Noël Schifano, Joy Sorman,
Nahal Tajadod, Jean-Philippe Toussaint, Michaël Uras, e i recenti premi letterari
Emmanuelle Pireyre (premio Médicis 2012), Pierre Lemaitre (premio Goncourt
2013).
http://letteratitudinenews.wordpress.com/2014/02/03/festival-della-narrativafrancese-2014/
Festival della narrativa francese 2014
03 febbraio 2014
FFF 2014 : irrompe in Italia la nouvelle vague di autori di lingua francese Dal 4
febbraio al 1 marzo, l’Institut français Italia invita 23 autori francofoni in 14
città d’Italia.
Scarica il programma per autori.pdf e il programma per città.pdf
Novità, creatività, sperimentazioni : la nouvelle vague di autori di lingua francese
irrompe in Italia. Arriva la quinta edizione del Festival de la Fiction Française –
Festival della narrativa francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e
dall’Institut français Italia, tra il 4 febbraio e il 1 marzo 2014 (dopo l’anterpima
palermitana il 23/01). Farà tappa in 14 città, da nord a sud della penisola: Bari,
Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Palermo,
Pisa, Roma, Torino, Venezia. Ancora più ricco per numero di autori, il festival
accoglierà 23 romanzieri. Si parte il 4 febbraio a Roma con Vassilis Alexakis e a
Milano con Marc Dugain.
La nuova edizione del Festival della Narrativa Francese pone al centro dell’attenzione
una nuova generazione di autori nella quale la scrittura femminile assume una parte
sempre più rilevante – 8 scrittrici hanno risposto all’appello quest’anno. Tra gli autori
presenti: Vassilis Alexakis, Didier Decoin, Marc Dugain, Jean-Noël Schifano,
Jean-Philippe Toussaint, e i recenti premi letterari Emmanuelle Pireyre (premio
Médicis 2012), Pierre Lemaître (premio Goncourt 2013) e Scholastique
Mukasonga (premio Renaudot 2012)
La nuova edizione del Festival della Narrativa francese accende i riflettori sulla
scrittura al femminile, dal momento che 8 scrittrici hanno risposto all’appello di
quest’anno, contro le 4 del 2013. Tra queste, Yasmine Ghata, ma anche Maylis de
Kerangal e Emmanuelle Pireyre. Questa femminilizzazione sottolinea anche
l’apparizione di una generazione d’autori che stanno rinnovando il paesaggio della
narrativa in lingua francese. Le esperienze originali di Julia Deck (39 anni), di Joy
Sorman (40 anni), di Pierric Bailly (31 anni) o ancora di Michael Uras (36 anni)
testimonieranno nel corso del festival la nuova creatività letteraria francese.
Vassilis Alexakis, Didier Decoin (membro dell’Académie Goncourt), Marc
Dugain e Jean-Noël Schifano, autori il cui talento è già stato ampiamente
riconosciuto, andranno ad arricchire questo programma decisamente eclettico. Il
premio Goncourt 2013, Pierre Lemaitre, insieme a Hubert Mingarelli e Christian
Garcin non mancheranno all’appello e presenteranno le loro ultime opere, già
successo di critica in Francia. L’eccezionale vitalità dell’editoria francese per
ragazzi sarà anch’essa rappresentata da due romanzieri, Marie Desplechin e Yves
Grevet, e dal celebre illustratore Blex Bolex.
Infine, la letteratura straniera in lingua francese sarà in programma con Vassilis
Alexakis (Grecia), Bernard Quiriny (Belgio), Nahal Tajadod (Iran) , JeanPhilippe Toussaint (Belgio) e Scholastique Mukasonga (Ruanda).
http://thenewloiterer.altervista.org/blog/arriva-fff-2014-irrompe-italia-la-nouvellevague-di-autori-di-lingua-francese/?
doing_wp_cron=1391619831.4634079933166503906250
Arriva FFF 2014 : irrompe in Italia la nouvelle vague di autori
di lingua francese
04 febbraio 2014
Dal 4 febbraio al 1 marzo (anteprima a Palermo il 23/01), l’Institut français Italia
invita 23 autori francofoni in 14 città d’Italia.
Vassilis Alexakis, Didier Decoin, Marc Dugain, Christian Garcin, Jean Hatzfeld,
Jean-Noël Schifano, Jean-Philippe Toussaint, i recenti premi letterari Pierre Lemaitre
(Goncourt 2013), Patrick Deville (Fémina 2012), Emmanuelle Pireyre (Médicis
2012), Scholastique Mukasonga (Renaudot 2012), Maylis de Kerangal (Médicis
2010) e anche Pierric Bailly, Blexbolex, Julia Deck, Marie Desplechin, Yasmine
Ghata, Yves Grevet, Hubert Mingarelli, Bernard Quiriny, Joy Sorman, Nahal Tajadod,
Michaël Uras
Novità, creatività, sperimentazioni : la nouvelle vague di autori di lingua francese
irrompe in Italia. Arriva la quinta edizione del Festival de la Fiction Française –
Festival della narrativa francese, organizzato dall’Ambasciata di Francia in Italia e
dall’Institut français Italia, tra il 4 febbraio e il 1 marzo 2014 (dopo l’anterpima
palermitana il 23/01). Farà tappa in 14 città, da nord a sud della penisola: Bari,
Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova, Milano, Napoli, Padova, Palermo,
Pisa, Roma, Torino, Venezia. Ancora più ricco per numero di autori, il festival
accoglierà 23 romanzieri. Si parte il 4 febbraio a Roma con Vassilis Alexakis e a
Milano con Marc Dugain.
La nuova edizione del Festival della Narrativa Francese pone al centro dell’attenzione
una nuova generazione di autori nella quale la scrittura femminile assume una parte
sempre più rilevante – 8 scrittrici hanno risposto all’appello quest’anno. È anche
sintomatico della comparsa di una generazione d’autori che sta rinnovando il
paesaggio della narrativa in lingua francese. Le originali esperienze di Julia Deck,
Maylis de Kerangal, Emmanuelle Pireyre, Bernard Quiriny, o ancora di Joy Sorman,
testimonieranno nel corso del festival la nuova creatività letteraria francese.
Sono in programma anche autori riconosciuti dalla critica già da molto tempo:
Vassilis Alexakis, Didier Decoin (membro dell’Académie Goncourt), Patrick Deville,
Marc Dugain, Jean Hatzfeld, Jean-Noël Schifano e Jean-Philippe Toussaint. La
letteratura straniera di lingua francese sarà come sempre celebrata con, tra gli altri,
Scholastique Mukasonga (Ruanda), Bernard Quiriny (Belgio), Nahal Tajadod (Iran) e
Jean-Philippe Toussaint (Belgio). L’inventività eccezionale dell’editoria francese per
ragazzi sarà rappresentata dai romanzieri Marie Desplechin e Yves Grevet, e dal
celebre illustratore BlexBolex.
Il direttore del Festival, Julien Donadille, sottolinea la partecipazione di tutti i grandi
gruppi editoriali ma anche di tanti piccoli editori italiani, editori già noti in Francia
ma anche nuove realtà, che fanno il successo di FFF.
Seguite il festival sui social network :
facebook.com/festival.narrativa.francese
@Fe_fi_fra#2014FFF
narrativafrancese.tumblr.com
facebook.com/Ifitalia
www.institutfrancais-italia.com
http://www.gliamantideilibri.it/archives/35608
Festival della narrativa francese visto con gli occhi e la penna
delle scrittrici
A cura della redazione
04 febbraio 2014
Quest’anno il Festival della Narrativa Francese si tinge particolarmente di rosa. Ben
otto protagoniste della scena letteraria vi partecipano, il doppio rispetto allo scorso
anno, per offrire un respiro più ampio alla rassegna che vuole raccontare la ricchezza
del panorama editoriale francese di oggi.
Ecco le protagoniste e gli appuntamenti in programma:
Yasmine Ghata è figlia d’arte, sua madre Vénus Khoury Ghata è stata una celebre
poetessa libanese. L’autrice nata in Francia nel 1975 ha studiato alla Sorbona e
all’École du Louvre, specializzandosi in arte islamica e nel 2005 pubblicò il suo
primo romanzo edito da Feltrinelli e vincitore nel 2007 del Premio Autore Esordiente
alla XXVI edizione del Premio Grinzane-Cavour La notte dei calligrafi.
Il 12/02/14 ore 16.00 a VENEZIA presso Università ca’ Foscari Auditorium
Santa Margherita; il 13/02/14 ore 16 a BERGAMO presso l’Università di Bergamo
Piazza Rosate, sala 2 e il 14/02/14 ore 17.30 a ROMA presso il Bibliocaffè Letterario
in Via Ostiense 95.
Maylis de Kerangal, classe 1967 autrice di sette romanzi. Si è aggiudicata il Premio
Médicis 2010 ed è entrata in finale ai premi Goncourt, Femina e Flore con Nascita di
un ponte Feltrinelli editore.
Il 04/02/14 ore 18.00 a TORINO presso La Feltrinelli Libri e Musica Piazza C.L.N.,
251; il 05/02/14 ore 18.30 a MILANO presso La Feltrinelli Libri e Musica Piazza
Piemonte 2
Emmanuelle Pireyre, scrittrice nata nel ’69 e attualmente residente a Lione, È anche
autrice di diverse pièce teatrale. Ha fatto il suo ingresso nella letteratura italiana con
Incantesimo generale.
Il 10/02/14 ore 18.00 ROMA presso La Feltrinelli Libri e Musica Piazza Colonna 3135; l’11/02/14 ore 18.30 PALERMO presso l’Institut Français cantieri Culturali
alla Zisa in Via Paolo Gili 4
Julia Deck, trentanovenne parigina ex studente della Sorbona, da lavoratrice per case
editrici a New York a scrittrice di successo nel 2012 con Viviane Elisabeth Fauville
Editions de minuit.
Il 10/02/14 ore 18.00 a TORINO presso Circolo dei lettori, Via Giambattista
Bogino, 9 e il 2/02/14 ore 18.30 a MILANO presso l’Institut Français Corso
Magenta 63.
Marie Desplechin, classe 1959. Autrice di romanzi per ragazzi, una raccolta di
racconti Trop sensibles e in questo periodo collaboratrice per diverse testate. Nel
1998 è stata insignita del premio Tam-Tam per il libro Verte.
Il 26/02/14 ore 19.30 a ROMA presso l’Accademia di Francia a Villa Medici, viale
della Trinità dei Monti 1.
Nahal Tajadod nata nel 1960 a Teheran si è trasferita in Francia dal 1977, prima dello
scoppio della rivoluzione islamica. Ha scritto diversi saggi su buddismo e
manicheismo e ha pubblicato alcuni libri ispirati alla vita del poeta mistico Rumi.
L’11/02/14 ore 19.00 a ROMA presso l’Institut Français Centre Saint-Louis, Largo
Toniolo 22; il 12/02/14 ore 16.00 a VENEZIA presso Università ca’ Foscari
Auditorium Santa Margherita Dorsoduro 3689.
Scholastique Mukasonga ruandese del ’56, ha vissuto sulla propria pelle il conflitto
razziale che ha devastato il suo paese. Nel 2006 esordisce come scrittrice con un
romanzo autobiografico proprio incentrato su quei fatti Nostra signora del Nilo
Gallimard Inyenzi ou les Cafardes editore, vincitore nel 2012 del Prix Ahmadou
Kourouma e del prestigioso Prix Renaudot.
Il 25/02/14 ore 19.00 ROMA presso l’Institut Français Centre Saint-Louis, Largo
Toniolo 22 e il 26/02/14 ore 18.00 FIRENZE presso l’Institut Français Firenze,
Piazza Ognissanti, 2.
Joy Sorman nata a Parigi nel 1973, scrittrice, saggista, giornalista, ha vinto con il suo
primo romanzo Boys, boys, boys il Prix de Flore nel 2005. Il suo capolavoro Come
una bestia si è guadagnato il premio Georges Brassens 2012.
Il 19/02/14 ore 17.30 ROMA presso Biblioteca Appia di Via La Spezia 21; il
20/02/14 ore 19.00 a NAPOLI all’Institut Français di Via Francesco Crispi 86 e il
21/02/14 ore 18.00 a BARI presso La Feltrinelli Libri e Musica di Via Melo 119.
http://www.epipaideia.com/al-via-il-festival-della-narrativa-francese-2014/
Al via il Festival della narrativa francese 2014
06 febbraio 2014
Arriva in Italia la quinta edizione del Festival della narrativa francese, promosso
dall’Ambasciata di Francia in Italia in collaborazione con l’Institut francais Italia.
L’evento, che vedrà coinvolti 24 autori francofoni, si svolgerà tra il 4 febbraio e il 1
marzo 2014 (dopo l’anteprima a Palermo il 23 gennaio scorso), toccando 14 città, da
nord a sud della penisola: Bari, Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Mantova,
Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pisa, Roma, Torino, Venezia.
La parola chiave quest’anno è innovazione, originalità: il panorama della narrativa in
lingua francese, infatti, si compone di una nuova generazione di autori che, puntando
soprattutto sulla sperimentazione, si propone di innovare e rinnovare dal profondo la
scrittura tradizionale, proponendo anche tematiche forti, ma di grande attualità.
Contribuisce, in particolar modo, a ciò la scrittura femminile, che quest’anno svolge
un ruolo importante all’interno della manifestazione: tra le scrittrici, basterà ricordare
i nomi di Yasmine Ghata (vincitrice, nel 2007, del Premio Autore Esordiente alla
XXVI edizione del Premio Grinzane Cavour), Maylis de Kerangal (vincitrice, nel
2010, del Premio Medicis), Emmanuelle Pireyre. Ma non bisognerà neanche
dimenticare le audaci esperienze letterarie di Julia Deck (una delle rivelazioni della
rentrée littéraire 2012), Joy Sorman (vincitrice, nel 2012, del Premio Georges
Brassens), Pierric Bailly o, ancora, Michael Uras.
Tuttavia, l’innovazione si innesta anche sulla tradizione: infatti, questo interessante
programma verrà ulteriormente arricchito dalla presenza di autori già ampiamente
riconosciuti dalla critica; per fare solo qualche nome: Vassilis Alexakis, Didier
Decoin (membro della prestigiosa Académie Goncourt), Mark Dugain (uno tra i
maggiori scrittori francesi, vincitore di numerosi premi tra cui, nel 2013, il Prix des
Lycéennes de ELLE) e Jean Noel Schifano. Non mancheranno, inoltre, Pierre
Lemaitre (premio Goncourt nel 2013), Hubert Mingarelli e Christian Garcin, che
presenteranno le loro ultime opere.
La deliziosa creatività dell’editoria francese per ragazzi sarà degnamente
rappresentata dai romanzieri Marie Desplechin e Yves Grevet, e dal celebre
disegnatore BlexBolex.
Il direttore del Festival, Julien Donadille, garantisce anche la partecipazione di tutti i
grandi gruppi editoriali, ma anche di tanti piccoli gruppi emergenti, nuove realtà
altrettanto importanti.
http://www.torinotoday.it/eventi/pierric-bailly-incontro-festival-narrativafrancese.html
Pierric Bailly protagonista dell'ultimo incontro del Festival
della Narrativa Francese
di Davide Marabotto
19 febbraio 2014
È un romanziere giovane e apprezzato, Pierric Bailly, il protagonista dell'incontro
che, mercoledì 19 febbraio dalle 18:00 al Circolo dei Lettori, conclude la serie di
appuntamenti organizzati a Torino nell'ambito del Festival della narrativa francese,
la rassegna dedicata alla letteratura d'oltralpe contemporanea organizzata
dall'Ambasciata di Francia in Italia in collaborazione con l'Alliance française di
Torino.
Dopo Maylis de Kerangal, Julia Deck e Jean-Noël Schifano, protagonista
dell'incontro conclusivo è il secondo romanzo di Pierric Bailly, "L'Amore ha tre
dimensioni", tradotto in italiano e pubblicato da Clichy.
Il libro appartiene al genere del "romanzo di formazione" con elementi riconducibili
anche alla cronaca generazionale e al racconto studentesco: a crescere, maturare e
sviluppare nuove consapevolezze sono in questo caso due giovani ragazzi, Maud e
Luc, che attraverso la loro complessa e sfaccettata vicenda amorosa, descritta in tre
momenti biografici diversi (quando i due ragazzi hanno 18, 22 e 26 anni), scoprono
nuovi aspetti della vita, ma soprattutto di se stessi.
"L'Amore ha tre dimensioni" descrive quindi un periodo critico nella vita di
ognuno, quello che segue l'adolescenza: sono anni particolari, soprattutto perché si
inizia a progettare a lungo termine la propria vita e si cominciano a dover affrontare
le prime scelte importanti. Nell'opera si ritrovano le tematiche e forse lo stile di Bret
Easton Ellis o di Michel Houellebecq.
Pierric Bailly, nato nel 1982, a Champagnole, un piccolo paese della Franca Contea
quasi al confine con la Svizzera, ha vissuto in diverse città francesi, fra cui Grenoble,
prima di stabilirsi a Lione; "L'amore ha tre dimensioni" ("Michael Jackson"
nell'edizione francese) è il suo secondo romanzo dopo "Polichinelle" (che ha
conosciuto un grande successo pubblico), entrambi pubblicati con la casa editrice
P.O.L. e molto apprezzati in Francia.
L'incontro, a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili, è organizzato
dall'Alliance française di Torino.
Per informazioni e prenotazioni: 011-19716565 oppure [email protected]
Revue de presse FFF – sélection janvier-février-mars
2014
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del grùde róhdúo natùaÌisÉ
traotrocento eNovecenro,, c èil
desiderio di scúEe ùa naùa-
Questo è unlonarzo sentimcn
ta
le
arrhe lolutanelte pomo€f:afico
La libido non è cefio f ingediente
pLìncipalc, ma è ruolto prcserte colne
1o è neila vita dei giovani
e
L'osPllE
storcere, sporcùe, penedle,
prendere di
conÍo!iede'. lrima
.lì rÌfto c.nlo sriÌe
ùe díìnct1sìÒki è
ú
dizmor.la
bildungiÒ
DÌarpùLu.hààrhL!rrrne jo
h. mpxaro
molto scri
vendolÒ, ho roluio r€sdrúire I isre$o
dca dehàÈarórc che sievolrt in
siere aisuoj Dersonasei. Mj pìa-
lceo all inBre$o nell€tù
adrlta, ler jnsisterc sulÌa muta
zjonc del pùsonassio'. E se si
pdla dl mùieìone, chi ne è stab
ì eróe asoluto se non xlichaeÌ
deL
lacksoD, sceÌto come ti1Òlo
apiuútc, ina!!dcúascole-
jginaearo dal conlenùto, den or
left úceselroprioperisuÒúadical ùslormismil {dlprezzo ùche quello dell edtione italida
nellenore dicopeninaft hces j io
stesso parlalo di tridiùreùsiona
lràr dell amore. i\,Ii Fiace il ileri-
melro aÌ3d cinùnaiogÌàtco anchc quesú Ìjb!o noca sLìl
sto
e
conta-
ùàura sroriad oorepiccola
il era!de spettacólo'.
*'*ff;H;i;l*"*ijl:
t'amore
etrn iOffi
guidaXaeavaie ata"
@
diQuriny
fi
\
OLO l'umore scoifinato p€r la lettun
poteva faÌ scrirere un lìbro come qu:
ÈJsio. Dov€ ùoveL€te dr hrr.o: dàlia .itri
del silenzio assoluto ai Libri matrioska, volu
mirhene nascondono alb e mieújaaseronda dela chiave con cui veneon:o letti. À{a ne
''Ia bibliateca di Gauld" dt-eemard
Qu:riry
lL'Olmaeditorel cisono ùche alùe f,gue e
a-trreschi imperdibili: i'au-
tore che scdve
tuttalavitalo
stesso rac€onto
e
quello che
dannaperché isrLoilibri si
dìm€nlicdno menùe si lee,
gono; La poetessa che pró
duce liriche cosi noiost.he
nessuno riesce ad arivirc
si
in fondo e ìl r.m.nzicrc
conveftito che cerca di distruggere Ìe proprie oper€
t,0sf,îa
troppo mondane; la mac, Èl'editoredel
china che scrive solo capoIàvori e i dj p in ti a scrde nza.
Per non pad&e delo scam-
llbro di
Ouir ny
biodi ^orp-dopo
I
"vé(lduo amoreodeU" re
surrezione di massa, fenomeni che QuùiN
prènde in considerazione ln tuue le loro piìr
pmtiche conseguen:e sociaÌi. pùoteclìico e
ricco di
tibuti aBolges, Calvino, Quenau, m.
anchepereceBoÌano,'Zrriblia
teca ài C,o uA.
(ben b adotto da Lolenza Di Lella e ciuseppe
lrJ
GuimonL c. p.o ."i; prp.Frr"ro do-dîi J
le 12 al Caffè Ìetterario dele Nlurat€ (piazza
i
lJ.
. pr
deueMurate) in un "bnnchbibliomane" con
ì du o-FFFrbio( da t dr Pqpdbbli o.^ . ot-L
pa8ndd
d.lF
lÉnx-F oj
'o
enJo deg'fni-o
;g cendedalconù.bba<odMrch"le5r i
ù
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llore
breslenseh:é,D.Soma-Psi(he-
?De!:rna Conferenze, dÌbòniti e proiezioni.
A febbraio:l'l ll.Corie R.Cordeschi 'ì/Vorld
!!îde lveb'; l'8 G.fanìb'rriini e ù].Papè'Homo
Cybe/, il I5 ù1.Livi Bacci e G.Vìale'DemoErafìè
e B osfela'; 122 Romano Prodl e S.Iloltndini
'Ecolcgia ed Econorìla niÌuro NiehStensen
Fircnze
i::ri ri r:r
Arezzo
liai jj:iti
ii
:: -:r Ii-:.'{Éllii
giovane Palales.lilra pcesia e prosa
Converazione con il prol ftlassimo Zanoccoli.Temnuo@ BÈcciolini iÍ: E !rrr i:rrù
1l
,4.i. i,'Di:t!il:5ll rî..iarì.ùI
'
:!ièrCini n Fircn:e dai ilÌ€did a
nità d'ltaiiè AfebbEiorll5Va entÌna Conri
c?llj'Palaceko agli!ffizj'r il 19 iuanuela uelli
'Dalfiorj al prctunìo',ll26 AlessanCra Grffo
'Giardino o museolTeatro RonCò diBacco di
FioJ
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I.
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Xi)( rEgEer: pÉr
!..peri? diàrpeÌii .ediìjde Iauiore del
'Priic p.-. Ce slr! i:r.po A flbbhicr 'l
Aiion c flùial. 8 Fúncescó l(ieÌ!. r5
Lliqi Borgi;, ì 2:5 ro F€n.n.. Bib ól:.3
C.m!iaie S.i C:!.1..o\/: r P.!: 'l
delFiorno. Le orjgini dei de{ollo economico
diFircnzetra 1150 e 1252':i125 Renató 5t.pani'Erpanrion€ urbana d F r:nz€ dalX al
Xlll secolo Ìn rîpporìo co. a Ívo uzione sùadale del Duec:ntol Firenze ú lrùo ra !.a rL!
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Pala-ao PiiliFirenze
ùl:.t::!ejii : Dll:: Ale ore l7 incontri
co. esponeiij Cella .u f!n toscana a lò
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j!€nrc prin':a di?q,"lolfc. ciciÒ di(!n"Jerlnze ;l!a s{lpertn diFircn:! t:.l'X:s il
Xllle<DlcA febbraio:il6 EnÍco Faini Prima
F
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i;:È r1 irJ:a:l -i
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no. Cimentj!:r-.: Li
r.:Fon3ib;l:tà Acula diAnna De BeneCer
t. A febbra oiil5 VLlègre i€eocalò di!n
padre'; il7 A.(erbaker'Lo !caÍfòle jniniiol tl
l: Ii.B€tiri'Con cbb go Ci5anf:no'rtl i9
A.Prclper 'D:ino é perCona; 26 ùl.R!,re li
Er.ìe diP;.t ic:B bìici..ca d.lie Ob.ie Fi-
..--'
Pe€ola F€rlelamig:ie'Crea ll luo reÍratività ludica
ccn eboatorio di.o5lruzione di lno siemLa
mò; breve noria de l'araldica e
ù,,iili rp:c.
: i ii)_;rl r ;rr-ir;:-ft. rJ--;]
ma.TedrodÈllò Pergola Firenze
F.r:t,ral de la tdjon trang:j.e: 4 i'c!ii:i
fìDrcnliEi ProgÈnìma: l5.le 13 G.b e e
AmetEro nier,ina Did er De.cill, jlI6 al:
I2E.F.aar?bbainie isìaBÈr.ardQLirny.le
l,1ufai3;i 20a le lSFPalcscia ni:nrirL:9i:È
r c Baliy;i 2; a l:r lrlls-bele ùlr e2iil:r,':i.
5.5c.slqL: l,l! {ÈsciE; 5ìÌific
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dom 16 ore
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li,Ìr.t
ha ire
dinersi.ri' o rre-lsta
mer 26
Srq.rra
i
S llùkas:iqa l.rira
Jer,'úio a nlerr':ta
fino a Sab 15 Marzo
fino a Ven 28 Febbraio
fino a Gio 27 Febbraio
architettura
danza
letteratura
Istituto Giapponese
di Cultura
Auditorium
Parco della Musica
Struggling Cities Equilibrio
cultura
50
Via A. Gramsci, 74
ZONA 2
13:30-18:00
gratis
063224794
jfroma.it
y "Struggling" è solitamente
tradotto in "combattente". In
Italia la parola era associata
ai circoli dei reduci di guerra a
alle fazioni extraparlamentari
dei partiti. Qui l’etimo inglese
ha una matrice urbanistica.
Il curatore Naohiko Hino
porta a Roma un progetto
espositivo che ha l’obiettivo
di raccontare le premesse
costruttive della capitale
giapponese. Tokyo nei primi
anni Sessanta investe in
un’architettura ideale fatta
di visioni e concetti. Di
quell’esperienza intellettuale
nulla o quasi fu edificato.
Prese il sopravvento un’altra
idea di modernità, quella
che oggi vediamo in film e
videoclip. Obiettivo mancato?
La mostra offre una risposta
niente affatto scontata.
Marco Sammicheli
Roma · 10-28 febbraio 2014
Viale P. De Coubertin, 30
ZONA 2
21:00
068082058
auditorium.com
Festival de la
Fiction Française
Festival
della narrativa
francese
zero.eu
Il sito che risponde alle più antiche questioni sull’umanità.
Chi siamo? Dove andiamo? Quanto costa?
Luoghi Vari
gratis
institutfrancais-italia.com
y Finalmente arriva febbraio,
che porta a Roma un po’ di
sana danza contemporanea.
Equilibrio festeggia il suo
primo decennio e anche
quest’anno affida al coreografo
Cherkaoui la direzione
artistica e l’onore di aprire,
letteralmente, le danze con la
sua ultima creazione. Come
al solito, il meglio viene dal
Belgio: non perdete Kaori Ito,
prodotta dal collettivo del
Ballet C de la B, Anton Lachky,
cofondatore del collettivo Les
Slovaks, di origini slave ma
residenti a Bruxelles, e lo
stesso Cherkaoui. Niente da
fare: bisognerebbe trasferirsi
in Belgio in pianta stabile per
godere al meglio della danza
contemporanea. Non potete?
Non disperate: sta per iniziare
Equilibrio.
Simone Giorgi
y Se la grandeur francese
è capace di trasformare
della ferraglia in un
simbolo universale, chissà
cosa riesce a fare con un
materiale sofisticato come
la letteratura. Provare per
credere con il Festival de
la Fiction Française, alla
sua quarta edizione, che
quest’anno conta ben 24
autori, impegnati in incontri
e presentazioni in tutto lo
Stivale. Alla Capitale tocca
il bottino più ricco, con tanti
appuntamenti con romanzi
che hanno solo un paio di
punti in comune: la lingua
francese e una madrepatria
capace di trasformare un
pugno di scrittori in un
festival itinerante, degno
competitor della torre di
monsieur Gustave.
Enrica Murru
piacici su
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