In primo piano ACCADDE 70 ANNI FA

In primo piano
10
LIBERTÀ
Sabato 12 aprile 2014
ACCADDE 70 ANNI FA
A piedi con l’associazione “Archistorica”
alla scoperta delle testimonianze
che i bombardamenti hanno lasciato in città
QUANDO DAL CIELO CADDERO PAURA E DISTRUZIONE
A sinistra,macerie in via Chiapponi verso piazza Duomo;sopra,un cacciabombardiere “De Havilland Mosquito”
della RAF,uno degli aerei più temuti nel Piacentino;a destra gli effetti delle bombe sul palazzo delle Poste
Percorsi della nostra storia
Tracce di guerra
opo la terroristica incursione dell’altra
notte tutti devono riprendere la normale attività ed il
posto che a ciascuno compete.
(…) Si provveda, com’è naturale,
a sfollare più che possibile le famiglie, e particolarmente le donne e i bambini (…). Ognuno ricordi che siamo in guerra e che,
conseguentemente, ciascuno
(…) deve considerarsi, anche
nella vita civile, un soldato”.
Sono queste poche parole,
tratte da un’Ordinanza Prefettizia pubblicata su “La Scure” del 6
maggio 1944, che segnano per la
città di Piacenza l’inizio di un incubo terribile, fino ad allora soltanto temuto e immaginato: i
bombardamenti aerei, iniziati
quattro giorni prima (2 maggio
1944) e destinati ad una sequenza pressoché continua per tutti i
dodici mesi seguenti, fino all’alba della Liberazione cittadina
(28 aprile 1945). A dispetto della
sua importanza logistica e militare, Piacenza cadde infatti nel
mirino degli anglo-americani
soltanto nell’ultimo anno del
conflitto, dopo che la progressiva ritirata tedesca aveva trasformato il centro-nord della Penisola nell’immediata retrovia del
fronte. Dunque, fino alla primavera 1944 Piacenza non aveva
ancora subito alcuna offensiva
aerea: i soli eventi bellici che avevano interrotto la normale routine cittadina si erano infatti limitati ad un episodico bombardamento francese (18 giugno
1940), del tutto privo di conseguenze; all’accidentale caduta di
un aereo della Luftwaffe (28 aprile 1943), precipitato nel centro
storico; e infine alla strenua resistenza degli insorti italiani, civili
e militari, contro le truppe germaniche determinate ad occupare la città in conseguenza dell’Armistizio (8 settembre 1943).
Escludendo tali episodi, Piacenza aveva attraversato praticamente illesa quattro lunghi anni
di guerra; una salvezza chiaramente effimera, concessa soltanto dalla temporanea priorità
di altri obbiettivi, ma che alimentò nei piacentini la speranza
di una particolare immunità, di
cui vennero subito proposte
molte fantasiose spiegazioni: tra
le tante dicerie, la più diffusa ipotizzava che a Piacenza fosse
detenuto come prigioniero di
guerra nientemeno che il figlio di
Churchill, per l’incolumità del
“D
quale gli Alleati avrebbero evitato di bombardare la città.
Leggende metropolitane e ingenui ottimismi vennero tragicamente smentiti a partire dalla
notte del 2-3 maggio 1944, quando Royal Air Force britannica
(RAF) lanciò un violento attacco
aereo finalizzato alla distruzione
dello scalo ferroviario piacentino; la squadriglia inglese mancò
tuttavia l’obbiettivo colpendo invece la centralissima piazza del
Duomo e le strade attigue.
L’offensiva venne quindi ripetuta soltanto dieci giorni dopo
dall’aviazione americana (USAF), che il 13 maggio 1944
piombò su Piacenza con una
squadriglia di oltre cento aerei,
che colpirono in pieno la stazione e i quartieri limitrofi di via
delle Benedettine, cantone Trebbiola, cantone dell’Abbondanza,
cantone del Pozzo, via G. Alberoni e viale Abbadia, provocandovi danni gravissimi. Due mesi
dopo fu la volta dei ponti sul
Trebbia e sul Po, ripetutamente
colpiti da uno stormo di quasi
trecento bombardieri americani,
e infine distrutti tra il 12 e il 17
luglio 1944.
Tuttavia, il peggio sarebbe venuto soltanto alcuni mesi dopo,
con il terrificante bombardamento dell’11 gennaio 1945, non
a caso ribattezzato dalla storiografia locale come il “Dies Irae di
Piacenza”. Questo ennesimo attacco venne scatenato da oltre
duecento cacciabombardieri americani, che sottoposero la
città ad otto ore di continui e violentissimi raid, concentrati non
soltanto sui bersagli militari e industriali, ma anche contro la popolazione civile, volutamente
terrorizzata con il lancio di speciali bidoni di benzina che propagarono terribili incendi in
molti quartieri. Il bilancio umano e materiale fu pesantissimo:
oltre un centinaio di vittime, più
di trecento feriti, e gravissimi
danni sia nella città vecchia che
negli insediamenti periferici, dove le bombe avevano colpito in
particolar modo il corso Vittorio
Emanuele II, lo Stradone Farnese, le vie Santa Franca, Venturini, Beverora, e G. Taverna, e le località esterne dei “Molini degli
orti”, della “Galleana”, il quartiere “San Giuseppe”; in questo
contesto, le bombe nemiche distrussero completamente il refettorio dell’ex convento di
Sant’Agostino, sventrarono un’a-
DOMANI DALLE 14.30 ALLE 18
Una camminata nel centro storico
lungo le strade colpite dalle bombe
A
settant’anni dal primo
bombardamento aereo
su Piacenza,
l’Associazione Culturale
Archistorica organizza per
domani, domenica, una
camminata speciale dedicata a
tutti i siti del centro storico che
ancora mostrano i segni della
Guerra.
Un originale percorso nel cuore
della nostra città, progettato
dall’arch. Manrico Bissi a partire
dalla sua tesi di laurea
specialistica (di prossima
pubblicazione e dedicata
appunto ai danni bellici e alla
ricostruzione piacentina), che ci
condurrà alla riscoperta di
molte tracce e memorie
belliche: ad esempio le schegge
lasciate dagli ordigni in piazza
Duomo; i vecchi rifugi antiaerei
sotto le case; gli squarci della
chiesa del Carmine,
bombardata nel marzo 1945; le
nuove palazzine costruite sulle
macerie delle vecchie case
abbattute; e infine i palazzi che
ospitarono basi clandestine del
CLN o centrali amministrative e
militari dei nazi-fascisti.
Questi e tanti altri gli argomenti
che verranno rievocati nel
corso di questo itinerario,
grazie all’ausilio di suggestive
mappe e fotografie d’epoca.
La camminata partirà alle ore
14,30 dai portici del Grattacielo
dei Mille, e si concluderà
intorno alle ore 18 in piazza
Cittadella.
La quota di partecipazione è di
5 euro per i soci di Archistorica;
per i non soci è di 5 euro cui se
ne devono aggiungere altri 4
per la tessera associativa valida
fino al 31 dicembre 2014.
la del palazzo Malvicini Fontana
da Nibbiano, e danneggiarono
infine sia il convento dei Cappuccini che l’Ospedale Psichiatrico.
Ulteriori attacchi si ebbero ancora tra il 9 ed il 25 marzo 1945,
quando furono colpite la Casa
del Fascio, la vicina chiesa del
Carmine e la polveriera del IV
reggimento di Artiglieria Pesante, le vie Nova e Tempio, e la centrale elettrica “Adamello”. Ormai
isolata dalle comunicazioni stradali e ferroviarie, priva di luce, di
gas così come di viveri, a quattro
settimane dalla fine del conflitto
Piacenza era letteralmente in gi-
nocchio, e tutti quelli che erano
stati i suoi più importanti obbiettivi sensibili apparivano ora come vuote e inutili rovine.
In parallelo con i bombardamenti più massicci, l’aviazione
anglo-americana non mancò di
compiere anche moltissime incursioni isolate, condotte da cac-
ciabombardieri che colpivano
soprattutto la popolazione civile,
ad esempio mitragliando le case, i cascinali, e persino le auto
civili e i carri agricoli in transito
lungo le strade. Tra questi aerei,
quello di gran lunga più temuto
nel Piacentino fu probabilmente
il “De Havilland Mosquito” della
In primo piano
LIBERTÀ
Sabato 12 aprile 2014
11
I bombardamenti del maggio 1944 colpirono anche la sede di
Libertà in via Benedettine,foto a sinistra,capannoni industriali
fuori città,sopra,e il Cantone del Pozzo,a destra; sotto,i portici in
Piazza Duomo e,in primo piano,un bombardiere B24 Liberator
RAF, meglio noto come “Pippo”;
furono probabilmente suoi gli
ultimi ordigni lanciati sulla città
nei giorni 27 e 28 aprile 1945, a
sole poche ore dall’entrata in
città delle colonne partigiane.
I bombardamenti anglo-americani causarono alla nostra città
profonde ferite: alcuni quartieri
furono sventrati fino all’80% del
loro edificato, e più di millecinquecento abitazioni vennero distrutte o danneggiate, per una
perdita complessiva di circa l’8%
dell’intera consistenza urbana
del tempo. A tutto questo deve
naturalmente assommarsi l’annientamento delle più impor-
tanti strutture produttive, militari e logistiche, oltreché le pesanti perdite umane. Un bilancio
complessivo che spinse il Ministero del Tesoro ad includere Piacenza nell’elenco delle città italiane maggiormente colpite, e
come tali candidate alla successiva stesura di un opportuno Pia-
no di Ricostruzione. Unica nota
positiva in questo panorama di
desolazione fu la sostanziale integrità del patrimonio monumentale, di cui vennero bersagliati solo pochi manufatti, molti dei quali prontamente restaurati subito dopo la fine del conflitto.
In tale contesto, Piacenza seguì le sorti del resto d’Italia, dove
la Ricostruzione (1945-1955)
andò oltre la semplice riparazione dei danni bellici per diluirsi in
un più ampio progetto di riscatto nazionale, coincidendo talvolta con la modernizzazione forzata o con la sostituzione indiscriminata del preesistente patrimonio edilizio, anche laddove le
bombe non avevano prodotto
alcuna rovina.
In tal senso,
a Piacenza si
ebbero casi
davvero paradigmatici,
quali ad esempio la costruzione del
grande albergo
“Roma” (1958) o
del complesso per
abitazioni ed uffici
denominato
“Terzo
Lotto” (1959), entrambi edifici
multipiano costruiti in pieno
centro storico, per la realizzazione dei quali vennero demoliti rispettivamente i rustici di un antico convento ed un isolato di
stratificazione romana e medievale, nessuno dei quali danneggiato dagli eventi bellici.
Lungi dal criticare questi sventramenti, l’opinione pubblica
dell’epoca approvò i due nuovi
fabbricati, celebrandoli appunto
come tangibili espressioni di eleganza e di modernità. Un esempio analogo è costituito inoltre dall’abbattimento dell’ex
chiesa di Sant’Andrea in Borgo,
risalente al XII secolo e sostituita nel 1958 da un condominio.
Considerando la Ricostruzione alla luce del suo significato
letterale, ovvero come necessario risanamento dei danni di
guerra, la sua versione piacentina risulta dominata da interventi prettamente conservativi e di
modesto valore sia culturale che
progettuale, quali ad esempio ristrutturazioni, ricostruzioni o
modeste riparazioni, notevolmente diffuse in tutto il centro
cittadino.
Le maggiori responsabilità
nello stravolgimento del centro
storico sono quindi assegnabili
non tanto alle conseguenze della guerra e ai relativi risanamenti, quanto più che altro alla voracità del mercato immobiliare sviluppatosi tra gli anni Cinquanta
e Sessanta, durante il boom economico, i cui investimenti imposero la fitta ed indiscriminata sostituzione del tessuto tradizionale con nuove tipologie speculative, solitamente standardizzate e
prive di qualsivoglia innovazione morfologica o lessicale. In sostanza, parafrasando un vecchio
adagio, quel che non fecero i
barbari lo fecero gli stessi Italiani, infatuati di una modernità
d’importazione alla quale sacrificarono la loro stessa identità
storica.
Manrico Bissi
Francesca Malvicini
Cristian Boiardi
Susanna Agosti
Direttivo Associazione
Culturale Archistorica
LE INIZIATIVE
DI ARCHISTORICA
Domenica 4 maggio
ALLA SCOPERTA
DELLA NOBILISSIMA CITTÀ
DI PIACENZA
◗◗ Camminata nel centro
storico alla scoperta delle
principali piazze di Piacenza.
Domenica 18 maggio
GLI ANTICHI CANALI
E NAVIGLI DI PIACENZA
◗◗ IV Camminata urbana nel
centro storico, ore 14,45
presso S. Giovanni in Canale.
Il fascino di una Piacenza
antica e sconosciuta,
attraversata da numerosi
fossati, canali e navigli, scavati
fin dall’età romana e in parte
sopravvissuti ancora fino alla
metà dell’Ottocento.
Dove scorrevano i fossati
della Piacenza romana e
medievale? Perché la chiesa
di San Giovanni è detta “in
Canale”? Per quale motivo
alcune strade del centro
storico sono dette
“molinerie”? Grazie all’ausilio
di un’antica mappa
ottocentesca, la visita
guidata, condotta dall’arch.
Manrico Bissi, ricalcherà il
percorso degli antichi canali,
descrivendone le tracce
architettoniche ed
urbanistiche tuttora visibili:
dall’antico ponte medievale
sulla Beverora ai mulini della
chiesa di Sant’Andrea (secc.
XII – XV); dalle mura altomedievali sulla molineria di
San Nicolò (secc.V-IX) al Rivo
Sant’Agostino in via della
Prevostura, antico fossato del
quartiere vescovile (sec. IX).
La camminata si concluderà
intorno alle ore 18.
Sabato 24 maggio
PIACENZA
E LA GRANDE GUERRA
◗◗ Conferenza dedicata al
centenario della prima
Guerra Mondiale, con focus
sulla sua ricaduta nel
Piacentino.
Domenica 8 giugno
PIACENZA,
IL NIDO DEGLI ERETICI
◗◗ Camminata nel centro
storico di Piacenza dedicata
ai luoghi-simbolo dell’eresia e
della contestazione religiosa
dal Medioevo al
Rinascimento.
Domenica 29 giugno
CAMMINATA
A SCELTA DEI SOCI
◗◗ I soci voteranno tra queste
tre camminate: "Bettola,
antica capitale della Val Nure";
"Alla scoperta del Parco della
Galleana"; "Piacenza noir.
Camminata serale nel centro
storico, sulle tracce di antichi
crimini e delitti".