doc Copertina - Associazione Nazionale Vigili del Fuoco Volontari

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Anno XXVII - no 6 Novembre/Dicembre 2013
Via Palmieri, 47 Milano - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art.2 comma 20/b legge 662/96 - Fil .di Milano
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ADERENTE ALLA FEDERAZIONE MONDIALE
DELLE ASSOCIAZIONI VIGILI DEL FUOCO
VOLONTARI (F.W.V.F.A.)
N OVEMBRE /D ICEMBRE 2013
RIVISTA UFFICIALE DELL’ASSOCIAZIONE
NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO VOLONTARI
Direttore Responsabile
Antonio Ascanio MANGANO
Segreteria Editoriale
Fabio MARANGONI
Comitato di Direzione
PRESIDENTE NAZIONALE: Roberto MUGAVERO
PRESIDENTE D’ONORE: Gino GRONCHI
VICE PRESIDENTI NAZIONALI: Luca BONELLO,
Rolando FAGIOLI e Giuseppe PARRINELLO
CONSIGLIERI NAZIONALI:
Lorenzo AROSIO, Sergio AURELI,
Claudio BALLESIO, Paolo BARBIN,
Alberto BIDDOCCU, Diego CORIASCO,
Erminio CAPPARONI, Paolo CORBETTA,
Giancarlo GIACHINO e Damiano LANDI.
Inviato di Redazione
Francesco MAZZILLI
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w w w. a n v v f v. i t
FOTO
DI COPERTINA:
CORPO VIGILI
DEL
FUOCO VOLONTARI MADONNA DI CAMPIGLIO
(PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO).
EDITORIALE DEL PRESIDENTE
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EDITORIALE [A LATO]
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ORGANI D’INFORMAZIONE E VVF SI CAMBIA
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IL PAPA CON L’ELMO D’UN VF VOLONTARIO
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ANVVFV DAI VVF DI SUA SANTITÀ
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IL SAVOIR FAIRE DI GRONCHI
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LETTERA AD ALFANO
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SENTENZE CORTE COSTITUZIONALE
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CENT’ANNI NONOSTANTE TUTTO…
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L’IMMIGRAZIONE VIA MARE UNA VERA E PROPRIA CALAMITÀ
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POMPIERI TERMALI
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BOCCI: NUOVE SEDI VVF VOLONTARI
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16 POMPIERI VOLONTARI AL SERVIZIO DELLA VAL CAMONICA
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DECENTREREMO LA GESTIONE ROMANA
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Aut. Trib. Milano n. 855/89
Via Palmieri, 47 - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Fil. di Milano
EDITORIALE
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L’editoriale che suggella la chiusura dell’anno 2013 non può non essere centrato sull’incontro dell’Associazione con il Santo Padre avvenuto in occasione dell’Udienza
Generale del 16 ottobre scorso in Piazza S. Pietro.
L’Udienza, in una piazza gremita da circa 70.000 fedeli e a cui hanno presenziato 150 associati e accompagnatori provenienti da tutta Italia, è stata caratterizzata
dall’emozionante saluto rivolto ai Vigili del Fuoco volontari da Papa Francesco, il quale
ha anche abbracciato il figlioletto di uno dei Vigili presenti, e dal “fuori programma” che
ha visto il Santo Padre stupire tutti i presenti prendendo l’elmo offertogli da un volontario per poi indossarlo sorridente.
L’atto ha suscitato la più grande gioia ed emozione sia nei Vigili del Fuoco che nella
piazza la quale ha accolto il gesto con un immenso applauso.
Giornali, televisioni e siti internet italiani e di tutto il mondo hanno subito rilanciato la
notizia, le foto ed i video dell’avvenimento battezzando Papa Francesco come “Papa
Pompiere” e questo, oltre a costituire il massimo onore per l’Associazione e per la famiglia dei Vigili del Fuoco tutta, ha costituito un sicuro sprone nel sempre maggior impegno per l’adempimento dei nostri doveri quali credenti, cittadini e Vigili del Fuoco.
L’altro importantissimo evento che ha caratterizzato la vita associativa in
chiusura d’anno è stato lo svolgimento, il 9 dicembre scorso presso la Camera dei
Deputati in Roma, della Cerimonia Biennale “Pro Vita Restituta” durante la quale sono
state consegnate le Benemerenze Associative conferite per atti a difesa e tutela della vita
umana o per elevatissimi meriti conseguiti nell’ambito di attività istituzionali e di volontariato.
L’evento ha visto la presenza del Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Prefetto Alberto
di Pace il quale, nell’elogiare l’operato dell’Associazione e dei Vigili del fuoco volontari, ha espresso la propria vicinanza alla componente garantendo al contempo la massima attenzione istituzionale verso il nostro volontariato.
Presenti alla cerimonia numerosi e prestigiosissimi ospiti ed autorità dei Vigili del Fuoco, militari e civili tra cui il Dott. Roberto
Giarola, Dirigente Responsabile del Servizio Volontariato del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, l’Ing. Alberto Flaim e
l’Ing. Mauro Donati, rispettivamente Presidente e Direttore della Federazione dei Corpi Vigili del Fuoco Volontari della Provincia
Autonoma di Trento, l’Architetto Valerio Cappelletti, Presidente dei Vigili del Fuoco Volontari del Corpo Valdostano dei Vigili del
Fuoco, l’Ing. Paolo De Angelis, Ufficiale Addetto del Corpo dei Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano, ed il Dott. Mauro
Casinghini Direttore del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta.
La loro presenza ha rappresentato ancora una volta un’importantissima occasione per il confronto il dialogo e lo scambio all’interno
della grande famiglia dei Vigili del Fuoco, sia del Corpo Nazionale che delle Regioni e Provincie Autonome, e del più grande sistema
della Protezione Civile nazionale.
A tale proposito è da sottolineare come l’Associazione stia proseguendo l’opera di sostegno e supporto della componente profondendo tutte possibili possibile energie per porre a soluzione le numerose e serie problematiche che interessano i volontari del Corpo
Nazionale e che influiscono, molte volte negativamente, sulla vita e sull’attività di vigili e distaccamenti.
Nei recenti e diversi incontri avuti con il Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Prefetto
Alberto di Pace e con il Direttore Centrale delle Risorse Umane VVF, Prefetto Marilisa Magno, i rappresentati nazionali associativi
hanno con forza ribadito l’assoluta necessità che l’Amministrazione ponga attenzione alle problematiche presenti sia a livello
nazionale che in ambito locale promuovendo con determinazione tutte le possibili azioni per la risoluzione delle stesse.
A valle di ciò il Dipartimento ha richiesto un quadro definito delle problematiche con segnalazioni di tipo circostanziato al fine di promuovere le opportune verifiche interne volte all’adozione delle idonee iniziative per la risoluzione delle problematiche di volta in volta
segnalate. Per questo è stata predisposta ed inviata a tutti i soggetti associativi, Coordinatori Regionali, Presidenti Provinciali e
Presidenti di Delegazione, una “scheda censimento” attraverso la quale poter definire sia un quadro generale che dettagliato dello
stato dell’arte, delle necessità e delle criticità esistenti ponendo l’Associazione nelle condizioni di intervenire con idonee segnalazioni
sulle problematiche sia locali che di interessepiù generale.
w w w. a n v v f v. it
A conclusione dell’anno 2013, nel ringraziarVi ancora una volta per l’impegno, l’abnegazione ed il senso del dovere che ha caratterizzato anche quest’anno la vostra attività volta a garantire la protezione e salvaguardia del Paese e delle comunità locali, nella speranza che il prossimo possa essere un anno nel quale poter affrontare e vincere le piccole e grandi sfide che l’impegno civile, sociale
e professionale ci prospetta quotidianamente, auguro a tutti Voi, alle Vostre famiglie e ai Vostri cari un Natale pieno di serenità e
pace.
Roberto Mugavero
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andando a stampare quest’ultimo numero dell’anno del
nostro organo associativo, il Dipartimento (VVF-SPDC) ha pensato bene di farci
un regalo di Natale (non graditissimo).
Infatti il 12 dicembre il Capo del Corpo Nazionale, Alfio Pini, (scordandosi che esisterebbe una Commissione Mista [Dipartimento/ANVVFV] riconosciuta e decretata) ha convocato i signori: Mugavero, Zanin e Zoppi.
Il primo, come sapete, è il nostro presidente nazionale; il secondo è
stato Segretario Generale ANVVFV, milita da sempre nel distaccamento volontario di Nizza Monferrato (Asti) ed è ora presidente della Onlus “Coordinamento
Regionale Ass.ni VVF volontari del Piemonte”. L’ultimo – inizia sempre per zeta
– è il presidente dell’FNC (Coordinamento Discontinui), che poco (o nulla)
hanno a che fare con noi.
Nell’incontro romano, Pini ha illustrato la famosa bozza di riforma del
DPR 76/2004 (quella che pare essere nel cassetto ormai da anni).
Le principali novità: il ritorno a elenchi separati, con l’aggiunta di un
“quadro” per orchestrali e sportivi; anche se i volontari dei distaccamenti potranno comunque fare 80gg di richiamo all’anno. Verrà (verrebbe) stabilito un tetto
massimo di 60 vigili per ciascun presidio volontario (non uno di più); ma anche
un tetto minimo di dieci unità.
Il decreto d’iscrizione agli aspiranti vigili (che continueranno a pagare 400 e rotti euro di visita medica d’ingresso) arriverà/arriverebbe solo dopo aver svolto e superato il corso di formazione delle 120 ore (che sono destinate ad aumentare).
Tra i requisiti per l’iscrizione occorrerebbe la residenza nell’ambito territoriale di competenza del distaccamento volontario (ma poi si scrive che i comandanti provinciali possono accettare anche i residenti in province limitrofe).
Il personale permanente (volontariamente cessato) potrà/potrebbe transitare negli elenchi dei volontari e mantenere le
qualifiche e le specializzazioni (inclusa quella d’istruttore) se transitato nell’elenco B (quello dei volontari c/o i distaccamenti).
Verrebbero cancellati d’ufficio, invece, gli FTAV e i CRV (funzionari volontari e capi reparto) che dovrebbero scegliere di transitare
negli elenchi dei vigili o dei CSV – entro 60 gg dall’emanazione del nuovo DPR – pena la cancellazione da tutti gli elenchi (?!!).
L’ANVVFV non è intenzionata ad accettare, supinamente, un regolamento che (qualora venisse veramente riformato)
dovrà tutelare – innanzitutto – la nostra dignità.
Buona lettura
Ascanio
Che sia un anno di cambiamento, ma non l’inizio della fine…auguri!
[email protected]
twitter@pompieri
https://www.facebook.com/pompieri.vfv
h t t p s : / / t w i t t e r. c o m / p o m p i e r i
Hanno collaborato alla redazione di questo numero: Luigi Manfredi, Elvio Arimondi, Fabio Marangoni, Giuseppe Parrinello,
Alessandro Benetti, Clara Rüsi e Luigi Saitta.
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EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ] EDITORIALE [ A LATO ]
Cari lettori/pompieri,
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VVF & MEDIA
ORGANI D’INFORMAZIONE
E
VVF,
SI CAMBIA
Anche per via della
crescente rilevanza che il
sistema della comunicazione ha
assunto nel moderno contesto delle
relazioni istituzionali, il Dipartimento dei
vigili del fuoco ha recentemente riorganizzato
radicalmente l’Ufficio Comunicazione Esterna.
Suddivisa in settori la struttura (Comunicazione d’Emergenza;
Informazione Dipartimentale; Memoria e Patrimonio storico).
Giro di vite anche sull’utilizzo d’immagini riprese, a qualsiasi titolo, dai
a cura della redazione
vigili sugli interventi di soccorso.
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VVF & MEDIA
S
arà un Primo Dirigente del Corpo Nazionale il
responsabile
dell’Ufficio
Comunicazione
Esterna, e supporterà il Capo Dipartimento nei
rapporti con gli organi d’informazione, anche coadiuvando
il Capo Ufficio di Gabinetto nello sviluppo delle relazioni
esterne. Potrà avvalersi di specialisti di settore per garantire il corretto contenuto tecnico alle attività di comunicazione del Dipartimento.
Lo stesso Dirigente coordinerà anche l’attività di comunicazione locale dei Referenti per l’Informazione e la
Comunicazione (RIC).
Il Settore della Comunicazione in Emergenza è invece
affidato ad un Funzionario del CNVVF.
Nelle situazioni di crisi il responsabile del settore curerà la
diffusone di comunicati e i rapporti con i media, anche rilasciando interviste e/o dichiarazioni sulle operazioni in atto.
Cura i rapporti con i media - e la partecipazione di personale VVF a trasmissioni televisive/radiofoniche – anche in
“tempo di pace” avvalendosi di specialisti di settore di ciascuna Direzione Centrale.
Sarà sempre un Funzionario del Corpo ad occuparsi del
Settore Informazione Dipartimentale.
Curerà la comunicazione rivolta ai cittadini, alla collettività
e agli altri enti al fine d’illustrare l’attività del dipartimento
e favorire la conoscenza di disposizioni normative.
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Progetterà e svilupperà anche campagne di comunicazione sui temi della prevenzione e protezione dai rischi, oltre
che occuparsi della rassegna stampa quotidiana e periodica.
Attraverso la valorizzazione del retaggio storico, delle tradizioni e della memoria dei vigili del fuoco, un altro
Funzionario seguirà il Settore Memoria e Patrimonio
storico del CNVVF.
Il Responsabile svolgerà funzioni di conservazione e ordinamento del patrimonio documentario d’interesse storico,
anche emanando direttive sulla conservazione ed acquisizione della documentazione.
Per la gestione della comunicazione – sia ordinaria che
emergenziale – risulta fondamentale il ruolo del
Responsabile Ufficio Comunicazione Esterna (RUCE).
Tale coordinamento vale per garantire, oltre a corrette tecniche e modalità di comunicazione, anche per l’applicazione di direttive politico-amministrative previste dal regolamento di Servizio del CNVVF (DLGS 13 ottobre 2005
n.217).
Per garantire l’esercizio della funzione comunicazione,
specie in ambito emergenziale, intervengono i Referenti
Informazione e Comunicazione (RIC) che dovranno
dare comunicazione immediata al RSCE in caso d’emer-
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genze che possano rivestire interesse di carattere nazionale.
curano e verificano sul proprio territorio l’applicazione delle linee guida impartite dal Dipartimento,
in materia di comunicazione;
curano la documentazione foto/video sia per promuovere l’immagine del Corpo sia ai fini didattico/formativi e d’analisi critica;
mantengono rapporti coi media in ambito regionale e provinciale;
redigono notizie e acquisiscono immagini da pubblicare sul sito web istituzionale;
Nell’ordinario la comunicazione (locale) in emergenza è
affidata ai comandanti provinciali e direttori regionali,
anche con l’impiego di comunicatori e operatori video territoriali a disposizione in ciascuna regione. Nelle emergenze a rilevanza nazionale – non troppo rilevanti mediaticamente – il RCE potrà operare a distanza rapportandosi con le redazioni giornalistiche centrali. Quando
s’assiste, invece, all’insediamento di troupe sugli scenari
dell’evento, può essere necessario l’invio di più referenti
locali nell’attesa che giunga il Responsabile della
Comunicazione in Emergenza (RCE). E’ fondamentale
disporre d’una figura presente in loco – non incardinata
nel sistema di soccorso – le cui informazioni consentiranno al RCE di valutare l’opportunità di rilascio d’interviste o
dichiarazioni al telefono prima dell’arrivo sul posto.
Ragioni di tutela della privacy, del segreto istruttorio e
anche motivi di semplice opportunità, rendono delicata la
diffusione d’immagini foto/video d’interventi di soccorso.
L’utilizzo delle immagini a livello nazionale dovrà essere
autorizzato dal RCE.
Le immagini relative all’attività di soccorso tecnico
urgente poste in essere dai VVF nei teatri d’operazione rimangono in ogni caso di proprietà
dell’Amministrazione, indipendentemente dal ruolo e
dalla posizione degli operatori che le hanno realizzate.
E’ evidente, infatti, come anche qualora si tratti di personale che abbia operato riprese al di fuori di una propria
specifica attività di soccorso tecnico urgente o abbia utilizzato in servizio strumenti tecnologici personali, abbia
potuto effettuare le riprese in un contesto emergenziale
solo in virtù della propria appartenenza al Corpo, atteso
che in tale contesto ai cine-operatori privati viene normalmente precluso l’accesso al teatro delle attività.
Il personale del Corpo Nazionale, pertanto, dovrà astenersi da qualsiasi utilizzo privato delle immagini comunque acquisite nei contesti operativi ovvero dal diffondere le
medesime al di fuori della procedura disciplinata dalla circolare emanata recentemente dal Capo Dipartimento.
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IL PAPA
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UDIENZA
CON L’ELMO D’UN
VF
VOLONTARIO
Lo scorso 16 ottobre una nutrita rappresentanza della
nostra Associazione ha partecipato all’udienza di
Papa Francesco tenutasi in Piazza San Pietro (Roma).
Particolare risalto è stato dato dalla stampa italiana
ed estera al “contatto” fra il Papa e la delegazione
dell’Associazione Nazionale VVF Volontari presente
con circa 150 soci fra i quali molti VVF volontari
con la divisa del Corpo Nazionale.
a cura del nostro inviato
si ringrazia il VV Elvio Arimondi per il materiale fotografico
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UDIENZA
preso in braccio il figlio di un VF
volontario romano per poi baciarlo
sulla testa. Anche la bimba d’una
collega di Volpiano (TO) è stata
presa in braccio affettuosamente dal
Santo Padre. L’intera mattinata è
stata un’esperienza indimenticabile
per tutti i colleghi intervenuti.
Ad una settimana esatta dalla visita
dei nostri volontari, i neo vigili del
fuoco (permanenti) del 72° Corso –
accompagnati dai vertici del
Dipartimento e del Corpo – hanno
anch’essi ricevuto la benedizione
dal Santo Padre. Durante l’udienza
generale, a Papa Francesco è stato
donato un elmo bianco personalizzato (Déjà vu?).
Il discorso ai fedeli
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Quando recitiamo il Credo diciamo
«Credo la Chiesa una, santa, cattolica e
Il Papa ha tra le mani
apostolica». Non so se avete mai rifletl’elmo tesogli da un
tuto sul significato che ha l’espressione
collega volontario di Dongo
«la Chiesa è apostolica».
Forse qualche volta, venendo a
Roma, avete pensato all’importanza
entocinquanta VVF volontari associati al nostro
degli Apostoli Pietro e Paolo che qui hanno donato la loro vita
sodalizio (ed alcuni familiari) hanno partecipato
per portare e testimoniare il Vangelo.
C
all’udienza generale del mercoledì del Santo
Padre presso piazza San Pietro. Oltre che volontari del
Lazio, sono giunte delegazioni ANVVFV da un po’ tutta
la penisola: Puglia, Sicilia, Emilia Romagna, Veneto,
Toscana, Piemonte e Lombardia. Durante il giro fra i
pellegrini - a bordo della Papa Mobile - Francesco ha
indossato per qualche attimo l’elmetto tesogli da un
collega VF volontario. Non era un casco bianco (come
quello appositamente realizzato per Benedetto XVI), e
neppure rosso come quello da CS che Berlusconi indossò a L’Aquila, in occasione d’una visita istituzionale postsisma. Color oro (o bronzo) era l’elmo donato all’allora
Ministro degli Interni Maroni (con tanto di nome stampigliato). Il casco indossato stamani da Papa Francesco
era un semplice elmetto nero da vigile che poi è
stato reso, dal Santo Padre, al legittimo assegnatario –
il collega avrebbe avuto qualche problemino col magazziniere se “Francesco” non gliel’avesse restituito - (le foto
scattate in quegli istanti hanno fatto il giro del web e
sono state diffuse anche dalle agenzie di stampa).
Anche il TG1 ha messo in onda un servizio sull’udienza
e ha dato risalto all’aneddoto dell’elmo, sottolineando
che si trattasse d’un gruppo di VVF volontari. I colleghi
intervenuti - visibilmente emozionati - hanno goduto
della Benedizione Apostolica del Papa che ha anche
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Ma è di più. Professare che la Chiesa è apostolica significa
sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli Apostoli,
con quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno
chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui
e per mandarli a predicare (cfr Mc 3,13-19). “Apostolo”, infatti,
è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”.
Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare
qualcosa e gli Apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da
Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo
lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo.
Questo è importante, perché quando pensiamo agli Apostoli
potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il
Vangelo, a fare tante opere.
Ma nei primi tempi della Chiesa c’è stato un problema perché
gli Apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito
i diaconi, perché vi fosse per gli Apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio.
Quando pensiamo ai successori degli Apostoli, i Vescovi, compreso il Papa
poiché anch’egli è Vescovo, dobbiamo chiederci se questo
successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se
annuncia il Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la
Chiesa è apostolica. Tutti noi, se vogliamo essere apostoli
come spiegherò adesso, dobbiamo chiederci: io prego per la
salvezza del mondo? Annuncio il Vangelo? Questa è la Chiesa
apostolica! E’ un legame costitutivo che abbiamo con gli
Apostoli.
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VFV
IN
UDIENZA
Partendo proprio da questo vorrei sottolineare brevemente tre significati dell’aggettivo “apostolica” applicato alla
Chiesa.
1. La Chiesa è apostolica perché è fondata sulla predicazione e la preghiera
degli Apostoli, sull’autorità che è stata
data loro da Cristo stesso. San Paolo
scrive ai cristiani di Efeso: «Voi siete
concittadini dei santi e familiari di Dio,
edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra
d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (2, 1920); paragona, cioè, i cristiani a pietre
vive che formano un edificio che è la
Chiesa, e questo edificio è fondato sugli
Apostoli, come colonne, e la pietra che
sorregge tutto è Gesù stesso. Senza
Gesù non può esistere la Chiesa! Gesù
è proprio la base della Chiesa, il fondamento! Gli Apostoli hanno vissuto con
Gesù, hanno ascoltato le sue parole,
hanno condiviso la sua vita, soprattutto
sono stati testimoni della sua Morte e
Risurrezione. La nostra fede, la Chiesa che Cristo ha voluto,
non si fonda su un’idea, non si fonda su una filosofia, si fonda
su Cristo stesso.
E la Chiesa è come una pianta che lungo i secoli è cresciuta,
si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben
piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che
hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a
noi. Da quella pianta piccolina ai nostri giorni: così la Chiesa è
in tutto il mondo.
2. Ma chiediamoci: come è possibile per noi collegarci con
quella testimonianza, come può giungere fino a noi quello che
hanno vissuto gli Apostoli con Gesù, quello che hanno ascoltato da Lui? Ecco il secondo significato del termine “apostolicità”. Il afferma che la Chiesa è apostolica perché «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in
essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite
dagli Apostoli» (n. 857).
La Chiesa conserva lungo i secoli questo prezioso tesoro, che
è la Sacra Scrittura, la dottrina, i Sacramenti, il ministero dei
Pastori, così che possiamo essere fedeli a Cristo e partecipare alla sua stessa vita. E’ come un fiume che scorre nella storia, si sviluppa, irriga, ma l’acqua che scorre è sempre quella
che parte dalla sorgente, e la sorgente è Cristo stesso: Lui è il
Risorto, Lui è il Vivente, e le sue parole non passano, perché
Lui non passa, Lui è vivo, Lui oggi è fra noi qui, Lui ci sente e
noi parliamo con Lui ed Egli ci ascolta, è nel nostro cuore.
Gesù è con noi, oggi! Questa è la bellezza della Chiesa: la
presenza di Gesù Cristo fra noi. Pensiamo mai a quanto è
importante questo dono che Cristo ci ha fatto, il dono della
Chiesa, dove lo possiamo incontrare? Pensiamo mai a come
è proprio la Chiesa nel suo cammino lungo questi secoli –
nonostante le difficoltà, i problemi, le debolezze, i nostri peccati - che ci trasmette l’autentico messaggio di Cristo? Ci dona
la sicurezza che ciò in cui crediamo è realmente ciò che Cristo
ci ha comunicato?
3. L’ultimo pensiero: la Chiesa è apostolica perché è inviata a
portare il Vangelo a tutto il mondo. Continua nel cammino della
storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli Apostoli:
«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando
loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io
sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,1920). Questo è ciò che Gesù ci ha detto di fare! Insisto su questo aspetto della missionarietà, perché Cristo invita tutti ad
“andare” incontro agli altri, ci invia, ci chiede di muoverci per
portare la gioia del Vangelo! Ancora una volta chiediamoci:
siamo missionari con la nostra parola, ma soprattutto con la
nostra vita cristiana, con la nostra testimonianza? O siamo cristiani chiusi nel nostro cuore e nelle nostre chiese, cristiani di
sacrestia? Cristiani solo a parole, ma che vivono come pagani? Dobbiamo farci queste domande, che non sono un rimprovero. Anch’io lo dico a me stesso: come sono cristiano, con la
testimonianza davvero?
La Chiesa ha le sue radici nell’insegnamento degli Apostoli,
testimoni autentici di Cristo, ma guarda al futuro, ha la ferma
coscienza di essere inviata – inviata da Gesù – ,di essere missionaria, portando il nome di Gesù con la preghiera, l’annuncio e la testimonianza. Una Chiesa che si chiude in se stessa
e nel passato, una Chiesa che guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti, è una Chiesa che tradisce la
propria identità; una Chiesa chiusa tradisce la propria identità!
Allora, riscopriamo oggi tutta la bellezza e la responsabilità di
essere Chiesa apostolica! E ricordatevi: Chiesa apostolica
perché preghiamo – primo compito – e perché annunciamo il
Vangelo con la nostra vita e con le nostre parole.
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I N V I S I TA
ANVVFV
DAI
VVF
DI
SUA SANTITÀ
Una delegazione della nostra Associazione, guidata dal presidente nazionale Mugavero,
in occasione dell’udienza papale, ha visitato la caserma dei pompieri vaticani. Un Corpo
di vigili del fuoco a servizio dello Stato indipendente più piccolo del globo.
a cura del nostro inviato a Roma.
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I N V I S I TA
Fu Papa Pio XII nel 1941 ad istituire un vero e proprio servizio antincendi con 10 uomini alle dipendenze
(formati presso le SCA di
Capannelle).
Dal 2002 il Corpo è transitato dalle
dipendenze della Direzione dei servizi tecnici alla Direzione dei servizi di sicurezza e protezione civile
(cui
appartiene
anche
la
Gendarmeria).
I
vertici dell’Associazione Nazionale Vigili del
Fuoco Volontari - a Roma per l’udienza del Santo
Padre - sono stati ricevuti dal Comandante dei vigili del fuoco dello Stato Città del Vaticano.
L’Ingegner Paolo De Angelis ha invitato il presidente
nazionale Mugavero ed il vice Parrinello a visitare la
locale caserma e le attrezzature in dotazione; ad accompagnarli c’erano anche i consiglieri Sergio Aureli (dal
comasco) e Damiano Landi (dalla Toscana).
Già Corpo dei Pompieri - armato e militarmente organizzato - (1820 Stato Pontificio);
agli inizi ‘900 il servizio si riduce ad una sola Guardia ai
Fuochi.
I VVF vaticani operano quasi esclusivamente all’interno del territorio
“nazionale”: s’occupano della verifica estintori e impianti antincendio, oltre che svolgere servizio di
prevenzione nell’eliporto vaticano.
Non mancano le verifiche strutturali agli edifici, interventi di soccorso tecnico urgente per infortuni, allagamenti e sinistri
stradali.
I VVF vaticani hanno anche partecipato alle operazioni
di soccorso post-sisma ad Onna (AQ) nel 2009 con 8
unità.
Sono 30 i vigili del fuoco in servizio - che s’avvicendano su 3 turni giornalieri da 5 unità - arruolati tra i cittadini maschi, celibi, con diploma di scuola media superiore (21/25 anni);
oltre all’idoneità fisica è necessario professare e praticare la fede cattolica (caratteristica comprovata da lettera
di presentazione del proprio parroco).
Lo Stato della Città del Vaticano è il più piccolo Stato
indipendente del mondo con meno di 1.000 abitanti ed
una superficie di 0,44 Kmq.
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Gronchi col Ministro della
Giustizia Annamaria Cancellieri.
IL
SAVOIR FAIRE DI
GRONCHI
Pur “pensionato” il Cavalier Gronchi continua a spendersi
per la nostra comune causa. Tra gli ospiti d’onore ad un
importante convegno tenutosi nel Verbano, non ha risparmiato
a ministri e altre grosse personalità un discorsetto sul
volontariato VVF nel Paese e sull’arretratezza del sistema.
a cura della redazione
plesso, stratificato, a volte ridondante e ormai non più adeguato alle
reali necessità della nostra componente.
Un convegno altamente qualificato,
in platea il mondo imprenditoriale,
bancario, finanziario, politico; ma
anche amministratori regionali, provinciali e sindaci. Gronchi ha incontrato l’amico Michele Vietti
(Presidente del CSM) e Maurizio
Sella (Presidente di ASSONIME,
già presidente ABI), tra gli altri, Pier
Ferdinando Casini (Presidente
Affari Esteri del Senato), Luigi
Lasero (Viceministro Economia e
Finanze); Attilio Befera (Direttore
Agenzia delle Entrate), oltre 20
assessori regionali di Piemonte,
Lombardia, Liguria, Veneto e Friuli
Venezia Giulia.
Il convegno promosso dalla
Fondazione Inziativa Subalpina che
ha richiamato il “gotha” della politica
italiana. “Le regole dell’economia” il
titolo dell’incontro di quest’anno. Al
covegno sono intervenuti tra gli altri,
il Ministro della Giustizia Cancellieri.
Il vice presidente del CSM Michele
Vietti e i Ministri Quagliariello e
Zanonato.
I lavori sono stati aperti dai saluti del
IL
Presidente Nazionale d’Onore Gronchi, tra le
personalità invitate al convegno “Le regole dell’economia” organizzato dalla Fondazione
Iniziativa Subalpina e svoltosi a Stresa lo scorso 19
ottobre. Tra i relatori i ministri: Annamaria Cancellieri
(Giustizia); Enzo Moavero Milanesi (Affari Europei);
Gaetano Quagliariello (Riforme Costituzionali); Flavio
Zanonato (Sviluppo Economico).
Nel suo intervento il Cavalier Gronchi ha ricordato
come i vigili in servizio nei distaccamenti volontari
fossero anche imprenditori, artigiani, commercianti,
dirigenti, professionisti. Come spesso accade, quasi
nessuno era a conoscenza di questo tipo di volontariato
nel nostro Paese; tra l’altro, proprio a Stresa, c’è una storica caserma di VVF volontari a tutela del territorio.
Gronchi - nel corso del pranzo, riservato a soli 18 invitati, ha sensibilizzato i ministri sulla grave situazione
in cui versa il volontariato pompieristico nella nostra
penisola, anche per via d’un impianto normativo com-
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Maurizio Sella
(presidente ASSONIME)
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Sindaco di Stresa, del Presidente
della Provincia del VCO (Verbano
Cusio Ossola) e del Presidente del
Consiglio regionale del Piemonte
Valerio Cattaneo.
“Ringrazio il Presidente Cristiano
Picco e il Presidente Michele Vietti
perché ormai da anni offrono al
Verbano Cusio Ossola e al
Piemonte l’opportunità di vivere una
giornata sulla ribalta nazionale, grazie anche agli illustri ospiti che oggi
come in passato hanno onorato con
la loro presenza questo appuntamento.
Non mi addentro nei temi che verranno approfonditi in misura molto
più competente dai relatori. Mi sia
però concesso osservare che l’argomento proposto quest’anno è non
solo di attualità, ma di estremo interesse per chiunque abbia un ruolo
nelle istituzioni.
On.le Pier Ferdinando Casini
Da un lato infatti il fenomeno della globalizzazione dell’economia comporta che le dinamiche del mercato
siano inquadrate in regole certe, per le quali i confini
nazionali stanno sempre più stretti. Dall’altro, è di estrema importanza che le attività economiche possano
muoversi in un quadro giuridico ben definito, in un
ambiente in cui gli operatori possano far valere le proprie ragioni.
On.le Gaetano Quagliarello
Una giustizia “giusta” e anche celere è certamente un
elemento in più per attrarre investimenti e promuovere
nuove attività e noi qui lo sappiamo bene in una terra
che è la cerniera tra Italia ed Europa e che è il primo
bacino turisico piemontese, tra i primi in Italia per le presenza di stranieri. Permettetemi poi di ringraziare i
Ministri oggi presenti per il lavoro difficile e impegnativo
teso a recuperare per l’Italia credibilità e rispetto a livello internazionale e a vincere la sfida di far ripartire il
motore dell’economia. Se riparte questo motore riparte
il Paese!”
On.le Flavio Zanonato
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LETTERA AD ALFANO:
«VORREMMO SOLTANTO
CONTINUARE A
SVOLGERE IL NOSTRO VOLONTARIATO
SENZA BASTONI TRA LE RUOTE!»
Il Comitato di Presidenza del nostro Ente Morale - portavoce di 6.000 vigili del fuoco,
operanti in 300 distaccamenti volontari - ha inviato una missiva al Ministro degli Interni,
Angelino Alfano, al fine di sensibilizzare l'Amministrazione dell'Interno sulle principali
deficienze organizzative che gradualmente stanno portando alla chiusura delle sedi
volontarie del Corpo.
a cura della redazione – ha collaborato Fabio Marangoni (Segretario Generale ANVVFV).
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Roma, 31 novembre 2013
Ill.mo On. Angelino ALFANO
Ministro dell’Interno
Piazza del Viminale, 1 – 00184 Roma
Signor Ministro,
l’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco Volontari, Ente Morale ed erede della Federazione Tecnica Italiana
dei Corpi Pompieri fondata nel 1872, da circa cinquant’anni è portavoce dei 6.000 vigili del fuoco operanti nei circa 300
Distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco.
Pur consapevoli della miriade di impegni che giornalmente incombono sul Suo dicastero non possiamo esimerci dall’esprimere le nostre preoccupazioni, anche alla luce di recenti servizi giornalistici che hanno, a nostro parere, in parte distorto la realtà del nostro volontariato, sulla critica condizione cui versano gli oltre 300 distaccamenti
volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, diretti dai Comandi provinciali e presenti sul territorio da più di
due secoli, assicurano con competenza ed abnegazione la propria opera di soccorso nelle 24 ore di tutti i giorni dell’anno.
Se ristrettezze economiche ed una visione più europea impongono una maggiore valorizzazione ed impiego
del volontariato VVF, risorsa con una considerevole esperienza nel soccorso tecnico urgente e disponibile a costi irrisori per il contribuente, questo non pare essere stato concretizzato, né previsto per il futuro, dalle strategie messe in
campo per il potenziamento del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ed ha come diretto effetto la graduale riduzione
delle capacità tecnico-operative delle sedi volontarie dei Vigili del Fuoco con conseguenze, a livello locale, sull’efficacia ed efficienza del soccorso reso a favore delle popolazioni servite da tali sedi.
I circa 6.000 vigili del fuoco volontari in forza agli appositi Distaccamenti del Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco (da non confondere con coloro che effettuano il servizio “discontinuo”, ovvero a tempo determinato, presso i
Comandi Provinciali) non chiedono soldi, non chiedono stabilizzazioni nè tanto meno assunzioni temporanee: essi
auspicano di poter continuare a svolgere il loro volontariato come fatto, pur tra mille difficoltà, sin prima della nascita
del Corpo. E’ pur vero però che, per poter continuare a svolgere questo servizio a favore della collettività, si richiedono a favore della componente impegni tecnico-organizzativi che da qualche anno non risultano essere più garantiti.
Nell’allegato documento ci permettiamo di rimarcare quali sono le principali deficienze organizzative che gradualmente stanno portando alla chiusura delle sedi volontarie del Corpo.
Certi che non mancherà di sensibilizzare l’Amministrazione dell’Interno, da Lei presieduta, sulla grave situazione cui versano i Distaccamenti dei Vigili del Fuoco Volontari, restiamo a disposizione per fornire tutta la collaborazione necessaria anche pel tramite della Commissione Mista con compiti di studio, elaborazione e formulazione di proposte (ma mai convocata nell’ultimo triennio) nella quale la scrivente Associazione è stata chiamata a farne parte
per l’analisi e la discussione delle problematiche e delle necessità del volontariato del Corpo Nazionale dei Vigili del
Fuoco.
Nel ringraziare per l’attenzione concessa, ed in attesa di un cortese riscontro, si inviano i più cordiali saluti.
Il COMITATO DI PRESIDENZA
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ALLEGATO ALLA LETTERA DEL 31 NOVEMBRE 2013
Criticità gravanti sui Distaccamenti volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Arruolamento di neo personale volontario
Dopo l’emanazione della “Legge di Stabilità 2012” con Circolare del Dipartimento dei Vigili del Fuoco,
Soccorso Pubblico e Difesa Civile n. 23536 del 10/08/2012 è stato disposto che “non potranno essere istruite nuove richieste di iscrizione qualora il numero dei volontari già decretati e in attesa di
corso di formazione iniziale, sommato con le richieste di iscrizione pervenute al Comando entro la
data del 31/12/2011, sia superiore al limite massimo triennale della provincia”. Il Dipartimento ha
altresì disposto che la limitazione non si applica agli aspiranti volontari in ingresso nelle sedi volontarie purché gli interessati dichiarino l’incondizionata disponibilità a prestare servizio presso la sede
di ingresso per almeno un triennio.
Il 10 agosto 2012 il Dipartimento ha inoltre fissato il limite massimo di neo Vigili del Fuoco volontari che
possono essere arruolati presso ogni Comando Provinciale.
Allo scopo di aggiornare tale limite ogni Comando deve comunicare la situazione relativa agli arruolamenti del personale volontario entro il 31 maggio di ogni anno.
Attualmente risulterebbe che dei circa 100 Comandi Provinciali italiani solo una minoranza abbia ottemperato a tali obblighi i cui effetti si stanno notando con la riduzione dell’attività di soccorso delle sedi volontarie
alcune delle quali già inattive per l’inoperosità dei Comandi provinciali dai quali dipendono.
Visite mediche
Sempre per effetto della “Legge di stabilità 2012” tutti gli aspiranti neo Vigili del Fuoco volontari saranno soggetti al pagamento degli oneri per lo svolgimento degli accertamenti sanitari per il proprio arruolamento (circa
450 euro a persona).
Più volte sono state presentate richieste affinché al personale destinato ai Distaccamenti volontari venga
garantita la copertura degli importi a carico dell’Amministrazione oltre alla possibilità di poter effettuare gli
accertamenti sanitari presso le strutture sanitarie pubbliche (ASL), per non penalizzare coloro residenti in
luoghi distanti dai Centri delle Ferrovie dello Stato convenzionati.
Situazione previdenziale
Frequenti sono stati i contatti con il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile per
confrontarsi e concordare le necessarie azioni al fine di ottenere la definitiva equiparazione dei VVF volontari nei trattamenti assicurativi e previdenziali già previsti per il personale permanente e vittima di infortunio
in itinere, durante il servizio di soccorso e di istituto ed in addestramento.
Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, pur avendo dimostrato una disponibilità alla soluzione della problematica, ha evidenziato però come la definitiva equiparazione non possa che passare attraverso un’ulteriore azione parlamentare e legislativa.
Corsi di formazione
Aspiranti VVF volontari
Il Dipartimento è stato più volte sensibilizzato nell’adoperarsi affinché agli aspiranti Vigili in attesa
essere inquadrati nei Distaccamenti volontari sia data precedenza nello svolgimento del Corso di
Primo Ingresso di 120 ore. Questo anche in ottemperanza con quanto previsto dalla Lettera
Circolare n. 23536 del 10/08/2012 che, come già citato, prevede una precedenza nell’arruolamento
dei VVF destinati alle sedi volontarie. Per ovviare alle dichiarate carenze di personale permanente
abilitato alla formazione, il Dipartimento ha disposto con Decreto Ministeriale del 10 agosto 2012,
art. 5, che nei corsi di formazione il Comandante Provinciale possa disporre di personale volontario
in supporto al personale formatore permanente.
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A tutt’oggi le succitate disposizioni risultano, nella sostanza, inapplicate.
Corsi di formazione per neo personale qualificato
Come previsto dal DPR 76/2004 è stato più volte rappresentato ai vari livelli del Dipartimento
l urgente necessità di una ricognizione nazionale sulle vacanze organiche di personale qualificato
Capo Reparto volontario e Capo Squadra volontario ed una immediata successiva programmazione di nuovi corsi di qualificazione. Questo anche alla luce delle disposizioni contenute nel DPR 28
febbraio 2012, n. 64 (in particolare all’art. 66) il quale prevede, nella regolare composizione una
squadra per APS, ancorché volontaria, la necessaria presenza di una figura qualificata in qualità di
Capo Posto.
Più volte è stato rimarcato come, l’attuale estrema carenza di Vigili volontari qualificati, di fatto spesso impedisca la regolare gestione del servizio di soccorso e di istituto anche in presenza, nei distaccamenti volontari, del numero minimo di unità per la squadra operativa in servizio APS.
Consci delle attuali ristrettezze economiche più volte negli ultimi anni è stato, invano, proposto lo
svolgimento dei corsi di qualificazione replicando l esperienza acquisita in occasione dell ultimo
corso per CS Volontari ove, grazie alle tecniche di formazione “a distanza” (e-learning), i costi da
sostenere a carico dell Amministrazione si sono rivelati contenutissimi.
Orari di svolgimento dei corsi
E’ stata rappresentata la necessità che i corsi di formazione di primo ingresso, per l’aggiornamento professionale, per l’avanzamento di qualifica o per il conseguimento dell’abilitazione alla conduzione di automezzi di soccorso VVF, siano effettuati presso i Comandi Provinciali e/o le Direzioni
Regionali in giorni ed orari idonei ad agevolare la presenza di personale volontario gravato da
impegni lavorativi. Fra i pochi Comandi provinciali che ancora organizzano i corsi di formazione ve
ne sono alcuni che ne propongono lo svolgimento in orari proibitivi.
Corsi per patenti di guida
Per facilitare l’attuazione dei corsi per il conseguimento delle patenti di guida, fondamentali per lo
svolgimento dell’attività dei Distaccamenti volontari, la scrivente Associazione ha presentato istanze affinché il personale istruttore permanente possa essere supportato da personale volontario; il
requisito individuato, e proposto, per l’assolvimento di tale funzione è essere personale qualificato
(FTAV – CRV – CSV) con una patente di guida VVF di 3° grado da almeno 10 anni.
Anche questa proposta, ad oggi, risulta priva di riscontri concreti.
Impiego del personale qualificato CRV e FTAV
Per queste figure la scrivente Associazione ha richiesto chiarimenti, da tradurre in opportune circolari ministeriali di indirizzo, per l’idoneo ed efficiente utilizzo del personale volontario qualificato CRV e FTAV secondo quanto previsto dalle vigenti disposizioni in materia inerenti l’impiego di risorse umane nel Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco. Questo anche alla luce della disomogenea e disorganica applicazione, sul
territorio, di quanto attualmente previsto dalla normativa vigente
In merito alle azioni programmate per il breve-medio termine come è noto il Dipartimento dei Vigili del Fuoco,
Soccorso Pubblico e Difesa Civile sta da tempo lavorando alla revisione del Regolamento per l’arruolamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario VVF (l’attuale DPR 76/2004) allo scopo di giungere all’emanazione
di un nuovo decreto al passo con le necessità ed esigenze attuali.
A tutt’oggi l’Associazione nulla conosce in merito ai contenuti di quanto finora ipotizzato ed elaborato dal
Dipartimento e per questo ha richiesto, prima di una definitiva approvazione del testo, sia al Capo Dipartimento che
al Capo del Corpo un confronto sulla materia nell’ambito di una specifica riunione della “Commissione Mista con
Compiti di Studio, Elaborazione e Formulazione di Proposte sulle Problematiche relative alla Componente Volontaria
dei Vigili del Fuoco”, riconfermata con Decreto Ministeriale n. 994 del 23 Gennaio 2013.
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A tale proposito si deve registrare nell’attuale, a fronte della fattiva collaborazione avuta nel corso della redazione dei passati Regolamenti approvati con i DPR n. 62/2000 e n. 74/2004, una completa assenza di confronto tra
Amministrazione ed Associazione che pure, nell’ambito delle sue finalità istituzionali, è sicuramente portatrice di interessi diffusi inerenti la categoria del volontariato VVF.
Solo alcuni informali contatti vi sono stati con la Direzione delle Risorse Umane del Dipartimento VVF nei quali,
l’Associazione, ha evidenziato le seguenti esigenze come necessari punti da trattare all’interno del disposto normativo in fase di elaborazione:
Le criticità riscontrate nell’applicazione dell’attuale Regolamento per l’arruolamento, avanzamento ed impiego
del personale volontario VVF, DPR 76/2004, rendono nuovamente necessaria la suddivisione del personale
volontario VVF in due elenchi distinti: elenco A ed elenco B.
- nell’elenco A sarà iscritto il personale volontario per le esigenze operative del Comando Provinciale
(con richiami in servizio discontinuo)
- nell’elenco B sarà iscritto il personale volontario per le esigenze operative prevalentemente dei distaccamenti volontari e dei posti di vigilanza, il quale potrà essere richiamato in servizio presso i
Comandi previo nulla osta del Capo Distaccamento.
E’ noto infatti che l’attuale presenza di tutti i volontari VVF (sia quelli in servizio nei distaccamenti che i cosiddetti “discontinui” richiamati a 20 giorni) in un unico elenco finisce per penalizzare proprio il personale afferente ai distaccamenti volontari poiché, nelle decretazioni e nello svolgimento dei corsi di formazione, essi
sono comunque obbligati a rispettare l’ordine cronologico nella presentazione delle domande indipendentemente dall’impiego operativo.
Esclusivamente per coloro che prestano servizio presso un Distaccamento volontario si richiede la creazione della
qualifica, in aggiunta alle attuali già previste dal DPR 76/2004, di Vigile volontario coordinatore (o Capo Posto) per
le esigenze di impiego operativo della squadra volontaria. Tale figura consentirebbe, in assenza del Capo Squadra
volontario, di poter svolgere le funzioni di Capo Posto, così come attualmente avviene per il personale permanente,
assicurando la funzionalità del servizio di soccorso e di istituto.
Ovviamente con tale figura non si intende sostituire il Capo Squadra con il Vigile coordinatore (il primo è
comunque sempre un Ufficiale di Polizia Giudiziaria mentre il secondo resta ancora Agente) anche perché
resta immutata la necessità che, al più presto, avvengano nuovi avanzamenti per personale qualificato Capo
Squadra Volontario e Capo Reparto Volontario. Tale previsione tuttavia garantirebbe una maggiore capacità
operativa e potenzialità delle squadre volontarie nello svolgimento delle proprie attività.
Al personale volontario del Corpo Nazionale VVF dovrà essere riconosciuta la professionalità acquisita nel servizio presso il CNVVF relativamente alle figure previste dal Testo Unico in materia di Salute e Sicurezza sul
Lavoro (D.Lgs 81/2008) integrato dal Decreto Legislativo 3 agosto 2009 n. 106.
L’Italia pare infatti essere l’unico Paese europeo dove il Vigile del Fuoco volontario non può legalmente far
valere la qualifica e l’esperienza acquisita nel Corpo Nazionale e questo lo porta ad essere penalizzato qualora egli necessiti di tale riconoscimento nell’ambito della propria attività lavorativa e/o professionale svolta
durante la vita civile costringendo talvolta lo stesso, o il proprio datore di lavoro, ad inutili investimenti di denaro per il conseguimento, ad esempio delle abilitazioni date dai Corsi Antincendio di Basso, Medio e Alto
Rischio necessarie per svolgere attività all’interno delle squadre antincendio aziendali.
Dovrà essere eliminato l’obbligo per i Vigili volontari ex ausiliari di leva di presentare domanda di riammissione
entro sei mesi dalla cancellazione d’ufficio dall’elenco del personale volontario per raggiungimento dei limiti
di età (45 anni).
Si ritiene infatti paradossale che un volontario VVF (ed ex ausiliario nel Corpo) che presti attivamente servizio in un Distaccamento debba presentare un’apposita domanda per la permanenza nell’ambito dei quadri
del Corpo.
Nel reclutamento ed iscrizione nell’elenco dei quadri volontari VVF, il personale permanente cessato volontariamente dal servizio ed impiegato in un Distaccamento volontario, dovrà poter mantenere le abilitazioni pro-
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fessionali e specialistiche conseguite nonché le qualifiche di istruttore del CNVVF. Ciò al fine di consentire
ai Distaccamenti volontari un utile potenziamento nella propria organizzazione e funzionamento dati dalla
presenza di personale ex permanente qualificato e professionalmente specializzato.
La responsabilità del Capo del Distaccamento volontario sulla manutenzione dei beni dell’Amministrazione,
attualmente prevista dal DPR 76/2004, dovrà essere compatibile con le risorse messe a sua disposizione.
Questo perché ad oggi il Capo Distaccamento è comunque gravato di tale onere anche in assenza di specifico supporto economico.
Il personale volontario VVF in forza presso i Posti di Vigilanza e i Distaccamenti misti dovrà essere impiegato
analogamente con quanto previsto per il personale dei distaccamenti a totale conduzione volontaria.
Il personale volontario VVF dovrà essere inserito, con proprio assenso, negli organici delle Colonne Mobili
Provinciali e Regionali per essere impiegato in caso di calamità su tutto il territorio nazionale.
Tale previsione, seppur contemplata da precedenti normative, non ha mai trovato una concreta applicazione
e, le purtroppo frequenti calamità che hanno colpito il nostro Paese, hanno testimoniato da una parte l’utilità
e la necessità di una partecipazione del volontariato VVF nell’ambito Colonne Mobili Provinciali e Regionali
del Corpo e dall’altra hanno, ogni volta, costituito un grande motivo di frustrazione nel mancato coinvolgimento della componente VVF volontaria in tali attività ove, dall’altro lato, ha avuto un ruolo rilevantissimo
un’altra realtà di volontariato ovvero quella di Protezione Civile.
Negli interventi congiunti fra squadre permanenti e volontarie la direzione delle operazioni spetterà al qualificato permanente (CS-CR) in possesso di un grado pari o più elevato di quello del responsabile della squadra volontaria così come prevede l’attuale normativa.
Per il personale volontario VVF, in particolare quello qualificato, dovrà essere prevista la partecipazione all’attività formativa, nell’ambito della propria componente, anche con l’affidamento di attività di docenza sia teorica che pratica.
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22 27 art 727 sentenza CC:Layout 1
«VIGILI
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CORTE COSTITUZIONALE:
DEL FUOCO VOLONTARI NON
HANNO
FUNZIONE SUPPLETTIVA BENSÌ EMERGENZIALE»
Anche il supremo organo ha escluso che tra PA e volontari dei vigili del fuoco (incluso il personale
discontinuo ovviamente) ci sia un rapporto di lavoro. Si tratterebbe d’una mera gerarchia funzionale.
Anche in altri casi il legislatore ha previsto che privati cittadini possano partecipare come
«volontari» allo svolgimento di funzioni pubbliche, quali la difesa militare e la protezione civile.
a cura della redazione
a Corte Costituzionale in merito alle cause intentate contro il Ministero dell’Interno da parte di alcuni vigili discontinui per vedersi riconosciuto lo status di “precario”, s’è espressa con una sentenza (la n°
267 del 6 novembre u.s.). La questione era stata sollevata dal Tribunale Ordinario di Roma (prima sezione
lavoro) che aveva fatto riferimento all’art. 117 della
Costituzione e all’accordo quadro (CES, UNICE CEEP)
sul lavoro a tempo determinato allegato alla direttiva
1999/70/CE.
L
Secondo la Corte Costituzionale - tra PA e personale
volontario dei VVF - “non vi è un rapporto di lavoro
ma di servizio”. Si legge nella sentenza: ...In conclusione, il rapporto tra la pubblica amministrazione e il
personale volontario del Corpo dei vigili del fuoco, per
l’esercizio di funzioni straordinarie e collegate ad eventi
di natura eccezionale e di durata ed entità non prevedibili, consiste in una dipendenza di carattere esclusivamente funzionale. I volontari dei vigili del fuoco non ricadono quindi nell’ambito di applicazione dell’accordo
quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE, perché tale
accordo si applica “ai lavoratori a tempo
determinato con un contratto di assunzione o un rapporto di lavoro disciplinato dalla legge.”
Il vicepresidente nazionale Parrinello ha così commentato la sentenza: «Nell’incontro col Capo del Personale Dr.ssa Magno - avevo proprio trattato questi punti: I VVF
volontari non sono supplementari ma complementari
e quindi devono avere pari dignità e organizzazione
gerarchica funzionale, inserita nella catena del
Comando provinciale. Oggi lo dicono anche i giudici.”.
Ma ecco cosa sosteneva la difesa statale, alla quale la
Corte Costituzionale ha dato praticamente ragione:
22
…la distinzione del personale del Corpo nazionale dei
vigili del fuoco in una componente «permanente» e una
«volontaria», il cui «connotato essenziale» è «la temporaneità delle prestazioni» risale alla legge 27 dicembre
1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei
servizi antincendi). Si rileva che tale «natura temporanea della prestazione» costituisce «l’esclusiva e diretta
conseguenza della peculiarità del servizio prestato e
non già espressione della volontà dell’Amministrazione
di apporre un qualsiasi termine di durata al richiamo in
servizio».
Poi il Presidente del Consiglio dei ministri sottolinea che
già l’art. 1, comma 3, del DPR 6 febbraio 2004, n. 76
(Regolamento concernente disciplina delle procedure
per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco)
specifica che «Il personale volontario non è vincolato da
rapporto di impiego con l’amministrazione ed è chiamato a svolgere temporaneamente i propri compiti ogni
qualvolta se ne manifesti il bisogno»; previsione successivamente confermata dal d.lgs. n. 139 del 2006. Infine,
la difesa statale ricorda come già la legge n. 1570 del
1941 prevedeva che, nel caso di richiamo temporaneo in
servizio del personale volontario, i datori di lavoro, pubblici o privati, hanno l’obbligo di lasciare disponibili i propri dipendenti, «conservando loro il rispettivo posto di
lavoro e considerando l’assenza giustificata ad ogni
effetto di legge», e come anche tale previsione sia stata
confermata dalla disciplina successiva. Ad avviso della
difesa statale, quindi, l’articolo 4, comma 12, della legge
n. 183 del 2011, censurato dal giudice rimettente, nel
prevedere l’inapplicabilità della direttiva comunitaria concernente gli abusi derivanti dall’utilizzo improprio dei
contratti a tempo determinato, si limiterebbe a «chiarire
in modo definitivo» che «il rapporto che intercorre tra il
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vigile del fuoco volontario e l’Amministrazione non è
riconducibile [...] ad un rapporto di lavoro subordinato
ma, piuttosto, si tratta di attività di volontariato al servizio
del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco», al quale «non
può ritenersi applicabile la normativa prevista per il pubblico impiego ed in particolare la normativa sul contratto
a termine».
Nel documento, molto interessanti sono alcuni passi
compresi nella sezione “Ritenuto in fatto”: la difesa
statale osserva che la distinzione del personale
del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in una componente «permanente» e una «volontaria», il cui «connotato essenziale» è «la temporaneità delle prestazioni» risale alla legge 27
dicembre 1941, n.
1570 (Nuove norme
per l’organizzazione
dei servizi antincendi).
E inoltre: La disciplina
riguardante i volontari
del Corpo dei vigili del
fuoco costituisce un
sottosistema peculiare, ma non isolato. In
altri casi, infatti, il legislatore ha previsto che
privati cittadini possano
partecipare
come
«volontari»
allo svolgimento di
funzioni pubbliche,
quali la difesa militare
e la protezione civile.
Similmente, altri ordinamenti – come quello
tedesco – hanno attribuito a personale
volontario e non professionale un’ampia
parte delle attività di
protezione civile. In
particolare, i volontari
del Corpo dei vigili del fuoco non hanno una funzione suppletiva, bensì emergenziale.
Questa peculiare figura di volontari, infatti, è stata introdotta in pieno periodo bellico, dalla legge 27 dicembre
1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei
servizi antincendi), per sopperire a esigenze straordinarie. A conferma di ciò, ancora oggi l’art. 9, comma 1, del
decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle
disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11
della legge 29 luglio 2003, n. 229), stabilisce che i volontari possano essere richiamati innanzitutto «in occasione di calamità naturali o catastrofi». I richiami hanno la
durata massima di centosessanta giorni all’anno, sono
disposti a rotazione e devono essere adeguatamente
motivati dall’autorità che opera il richiamo, con ragioni
strettamente collegate alla funzione principale del
Corpo nazionale dei vigili del fuoco (calamità naturali,
catastrofi, soccorso pubblico, altre emergenze). Detti
richiami, quindi, sono disposti non per «qualsivoglia»
necessità dell’amministrazione, ma «in caso di necessità» funzionali allo svolgimento dei summenzionati
compiti, per il «soccorso pubblico» e per i «corsi di formazione» a questo
scopo.
Del resto, i volontari – al
contrario del personale
permanente del Corpo
dei Vigili del fuoco –
non sono scelti a sèguito di pubblico concorso,
ma su domanda presentata dai diretti interessati e dopo un periodo di addestramento.
Inoltre, questi volontari
possono avere un rapporto di lavoro con altro
soggetto: per quest’ultimo – che può essere
anche un privato – vi è
l’obbligo di lasciare
disponibili, in caso di
loro richiamo, i dipendenti iscritti negli appositi elenchi e di conservare loro il posto di
lavoro (art. 8, comma 4,
d.lgs. n. 139 del 2006),
atteso che «l’assenza
dal servizio deve considerarsi giustificata a
ogni effetto di legge» (art. 22 del D.P.R. 6 febbraio 2004,
n. 76 «Regolamento concernente disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del
personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del
fuoco»).
Per tutte queste ragioni, il legislatore ha per ben tre volte
escluso esplicitamente che tra i volontari del Corpo dei
vigili del fuoco e la pubblica amministrazione vi sia un
rapporto di lavoro.
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SENTENZA N. 267 ANNO 2013
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
LA CORTE COSTITUZIONALE
composta dai signori:
- Gaetano SILVESTRI Presidente
- Luigi MAZZELLA Giudice
- Sabino CASSESE “
- Giuseppe TESAURO “
- Paolo Maria NAPOLITANO “
- Giuseppe FRIGO “
- Paolo GROSSI “
- Giorgio LATTANZI “
- Aldo CAROSI “
- Marta CARTABIA “
- Sergio MATTARELLA “
- Mario Rosario MORELLI “
- Giancarlo CORAGGIO “
- Giuliano AMATO “
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nel giudizio di legittimità costituzionale dell’articolo 4,
commi 11 e 12, della legge 12 novembre 2011, n. 183
(Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012), promosso
dal Tribunale ordinario di Roma nel procedimento vertente
tra Caravassilis Daniele ed altri e il Ministero dell’interno
con ordinanza del 6 dicembre 2012, iscritta al n. 110 del
registro ordinanza 2013 e pubblicata nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica n. 21, prima serie speciale, dell’anno 2013.
Visto l’atto di intervento del Presidente del Consiglio dei
ministri;
udito nella camera di consiglio del 23 ottobre 2013 il
Giudice relatore Sabino Cassese.
Ritenuto in fatto
1.— Con ordinanza del 6 dicembre 2012, depositata nella
cancelleria di questa Corte il 6 maggio 2013 (reg. ord. n.
110 del 2013), il Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge 12 novembre
2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato – Legge di stabilità 2012),
per violazione dell’art. 117, primo comma, della
Costituzione, in riferimento alla clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo
determinato, allegato alla direttiva 28 giugno 1999, n.
1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all’accordo
quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato).
La clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro dispone che
«Per prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una suc-
24
cessione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, gli Stati membri, previa consultazione delle parti
sociali a norma delle leggi, dei contratti collettivi e della
prassi nazionali, e/o le parti sociali stesse, dovranno introdurre, in assenza di norme equivalenti per la prevenzione
degli abusi e in un modo che tenga conto delle esigenze di
settori e/o categorie specifici di lavoratori, una o più misure
relative a: a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti; b) la durata massima
totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato
successivi; c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o
rapporti».
2.— L’articolo 4, comma 11, della legge n. 183 del 2011
modifica la lettera a) del comma 2 dell’articolo 9 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29
luglio 2003, n. 229). Secondo la formulazione originaria di
quest’ultima disposizione, il personale volontario del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco poteva essere richiamato in
servizio «in caso di particolari necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale»;
secondo l’attuale formulazione, tale richiamo può avvenire
«in caso di necessità delle strutture centrali e periferiche
del Corpo nazionale motivate dall’autorità competente che
opera il richiamo».
L’articolo 4, comma 12, della legge n. 183 del 2011 modifica invece il comma 1 dell’articolo 10 del decreto legislativo
6 settembre 2001, n. 368 (Attuazione della direttiva
1999/70/CE relativa all’accordo quadro sul lavoro a tempo
determinato concluso dall’UNICE, dal CEEP e dal CES),
inserendo la lettera c-bis), che esclude dal campo di applicazione del d.lgs. n. 368 del 2001 i richiami in servizio del
personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del
fuoco, precisando che essi «ai sensi dell’articolo 6, comma
1, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, non costituiscono rapporti di impiego con l’Amministrazione».
3.— La questione di costituzionalità è stata sollevata nel
corso di un giudizio che – secondo quanto riferisce il
Tribunale rimettente – ha ad oggetto la richiesta di sette
iscritti negli elenchi del personale volontario del
Dipartimento dei Vigili del fuoco del Ministero dell’interno,
con distinti atti depositati tra il 14 e il 18 ottobre 2011, volta
a ottenere: il riconoscimento della sussistenza tra le parti di
un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato; la
dichiarazione di nullità e inefficacia dei termini apposti a
detti «contratti», sul presupposto che i richiami dei volontari «integrino dei contratti di lavoro subordinato a tempo
determinato»; la conversione dei rispettivi rapporti di lavoro
in rapporti di lavoro a tempo indeterminato; l’accertamento
del loro diritto alla stabilizzazione e la condanna del
Ministero convenuto alla loro immissione in ruolo; in ogni
caso, la condanna del Ministero convenuto al risarcimento
del danno da illegittima reiterazione di contratti a tempo
determinato.
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Il Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4,
commi 11 e 12, della legge n. 183 del 2011 .
4.— Ad avviso del giudice rimettente, i commi 11 e 12 dell’articolo 4 della legge n. 183 del 2011, nel consentire «il
richiamo in servizio a tempo determinato del personale
volontario dei Vigili del Fuoco in caso di (qualsivoglia)
necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo
nazionale, al di fuori dell’applicazione dei principi di cui al
d.lgs. n. 368/2001», determinerebbero «una successione
potenzialmente illimitata di contratti a tempo determinato, e
comunque svincolata dall’indicazione di ragioni obiettive o
dalla predeterminazione di una durata massima o di un
numero certo di rinnovi» e sarebbero quindi in contrasto
con la clausola 5, punto 1, dell’accordo quadro CES,
UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, in violazione dell’art. 117, primo comma, Cost.
Secondo il giudice a quo, l’attività dei volontari dei vigili del
fuoco non è in alcun modo riconducibile al volontariato, la
cui caratteristica è la gratuità (art. 2 della legge 11 agosto
1991, n. 266 – Legge-quadro sul volontariato), ma presenterebbe tutti gli elementi propri del rapporto di lavoro, caratterizzato dalla subordinazione, come si evincerebbe dalle
disposizioni del d.lgs. n. 139 del 2006, in base alle quali «Al
personale volontario richiamato in servizio temporaneo, per
l’intera durata di tale richiamo, spetta il trattamento economico iniziale del personale permanente di corrispondente
qualifica, il trattamento di missione, i compensi inerenti alle
prestazioni di lavoro straordinario» (art. 10) e al medesimo
personale si applicano sanzioni disciplinari, quali la censura, la sospensione dai richiami e la radiazione (art. 11).
Tuttavia – prosegue il giudice rimettente – al personale
volontario dei Vigili del fuoco non troverebbe applicazione
la disciplina interna in materia di rapporti a tempo determinato, prevista dal d.lgs. n. 368 del 2001, di attuazione della
direttiva n. 1999/70/CE. Dato che le disposizioni impugnate
consentirebbero che il richiamo dei volontari possa avvenire per «qualsivoglia» necessità delle strutture centrali e
periferiche del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, per essi
non varrebbe «alcuna delle norme limitative dettate al fine
di dare attuazione alla citata direttiva europea del 1999»,
né sotto il profilo della sussistenza di «situazioni eccezionali o di emergenza», né sotto il profilo dei «limiti temporali».
Nell’osservare che vi sarebbe un contrasto tra le disposizioni impugnate e la direttiva comunitaria in materia di contratti a tempo determinato, il giudice rimettente rileva di non
poter egli stesso disapplicare le disposizioni interne ritenute incompatibili perché la direttiva europea è priva di effetto
diretto. Come affermato dalla giurisprudenza della Corte di
giustizia dell’Unione europea (ex multis, sentenze 23 aprile
2009, C-378, 379 e 380/07, e 15 aprile 2008, C-268/06),
infatti, la clausola 5 dell’accordo quadro, lasciando agli Stati
il potere di scegliere, in modo discrezionale, una o più delle
misure elencate in detta clausola o di ricorrere a norme
equivalenti in vigore, non sarebbe «sufficientemente preci-
sa per poter essere invocata da un singolo dinanzi a un giudice nazionale».
Il giudice rimettente ritiene che la questione sia rilevante, in
quanto «tutti i ricorrenti risultano assunti in forza di atti privi
dell’indicazione dei motivi ed in assenza di ragioni giustificatrici obiettive (che non possono comunque risolversi in
esigenze permanenti del datore di lavoro, in fabbisogni tendenzialmente immutabili o dalla durata non preventivabile)
e alcuni di loro per una durata complessiva di oltre trentasei mesi, e ciò in difetto di specifiche, valide ed applicabili
indicazioni su durata massima dei contratti o rapporti e
numero dei loro rinnovi», e quindi la eventuale pronuncia di
accoglimento della Corte «schiuderebbe le porte alla
domanda di risarcimento dei danni, proposta dai ricorrenti
in via subordinata» rispetto alla richiesta di conversione del
contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato.
5.— Il Presidente del Consiglio dei ministri è intervenuto in
giudizio, chiedendo che la questione sia dichiarata non rilevante, inammissibile e infondata.
Ad avviso del Presidente del Consiglio, non si comprenderebbe dall’ordinanza di rimessione «se i ricorrenti lamentino l’illegittimità del termine finale apposto al contratto di
lavoro con il Ministero perché privo di una ragione obiettiva
e/o lamentino la reiterazione di rapporti di lavoro a termine
con il Ministero». Nel caso in cui il giudizio a quo vertesse
sul primo rapporto di lavoro a termine intercorso tra i ricorrenti e il Ministero, la questione sarebbe non rilevante dato
che la Corte di giustizia dell’Unione europea ha più volte
precisato che la direttiva n. 1999/70/CE «non ha lo scopo di
impedire o limitare la stipula di rapporti di lavoro a termine»,
ma «di evitare l’abusiva reiterazione dei rapporti a termine».
Nel merito, secondo la difesa statale la questione non
sarebbe fondata, in primo luogo, in quanto la direttiva n.
1999/70/CE «non stabilisce le condizioni precise in base
alle quali si può far ricorso al contratto a tempo determinato», ma «sancisce soltanto l’adozione, qualora il diritto
nazionale non preveda norme equivalenti, di almeno una
delle misure enunciate alla clausola 5, punto 1, che attengono, rispettivamente, a ragioni obiettive che giustificano il
rinnovo di tali contratti o rapporti di lavoro, alla durata massima totale degli stessi contratti o rapporti di lavoro successivi ed al numero di rinnovi di questi ultimi». Secondo il
Presidente del Consiglio, la disciplina che consente il
richiamo dei volontari «in caso di necessità delle strutture
centrali e periferiche del Corpo nazionale motivate dall
’autorità competente che opera il richiamo» costituirebbe
«norma equivalente» ai sensi della clausola 5 dell’accordo
quadro e non vi sarebbe, quindi, alcun contrasto con la normativa comunitaria, anche in ragione della previsione –
nella disciplina interna – di un limite massimo di centosessanta giorni all’anno per detti richiami.
In secondo luogo, la difesa statale osserva che la
distinzione del personale del Corpo nazionale dei vigili
del fuoco in una componente «permanente» e una
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«volontaria», il cui «connotato essenziale» è «la temporaneità delle prestazioni» risale alla legge 27 dicembre 1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione
dei servizi antincendi). Si rileva che tale «natura temporanea della prestazione» costituisce «l’esclusiva e diretta
conseguenza della peculiarità del servizio prestato e non
già espressione della volontà dell’Amministrazione di
apporre un qualsiasi termine di durata al richiamo in servizio».
Il Presidente del Consiglio dei ministri sottolinea, poi, che
già l’art. 1, comma 3, del d.P.R. 6 febbraio 2004, n. 76
(Regolamento concernente disciplina delle procedure per il
reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale
volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco) specifica
che «Il personale volontario non è vincolato da rapporto di
impiego con l’amministrazione ed è chiamato a svolgere
temporaneamente i propri compiti ogni qualvolta se ne
manifesti il bisogno»;
previsione successivamente confermata dal d.lgs. n. 139
del 2006. Infine, la difesa statale ricorda come già la legge
n. 1570 del 1941 prevedeva che, nel caso di richiamo temporaneo in servizio del personale volontario, i datori di lavoro, pubblici o privati, hanno l’obbligo di lasciare disponibili i
propri dipendenti, «conservando loro il rispettivo posto di
lavoro e considerando l’assenza giustificata ad ogni effetto
di legge», e come anche tale previsione sia stata confermata dalla disciplina successiva.
Ad avviso della difesa statale, quindi, l’articolo 4, comma
12, della legge n. 183 del 2011, censurato dal giudice rimettente, nel prevedere l’inapplicabilità della direttiva comunitaria concernente gli abusi derivanti dall’utilizzo improprio
dei contratti a tempo determinato, si limiterebbe a «chiarire
in modo definitivo» che «il rapporto che intercorre tra il vigile del fuoco volontario e l’Amministrazione non è riconducibile […] ad un rapporto di lavoro subordinato ma, piuttosto,
si tratta di attività di volontariato al servizio del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco», al quale «non può ritenersi
applicabile la normativa prevista per il pubblico impiego ed
in particolare lanormativa sul contratto a termine».
Considerato in diritto
1.— Con ordinanza del 6 dicembre 2012, il Tribunale ordinario di Roma, prima sezione lavoro, ha sollevato questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e
12, della legge 12 novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per
la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
– Legge di stabilità 2012), per violazione dell’art. 117, primo
comma, della Costituzione in riferimento alla clausola 5,
punto 1, dell’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 28 giugno
1999, n. 1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo
determinato).
2.— In via preliminare, va esaminata l’eccezione di inammissibilità sollevata dal Presidente del Consiglio dei ministri, ad avviso del quale non si comprenderebbe dall’ordi-
26
nanza di rimessione se si lamenti «l’illegittimità del termine
finale apposto al contratto di lavoro con il Ministero
[dell’Interno] perché privo di una ragione obiettiva e/o
lamentino la reiterazione di rapporti di lavoro a termine».
Secondo la difesa dello Stato, laddove il giudizio principale
vertesse sul primo rapporto di lavoro a termine tra i volontari e la pubblica amministrazione, la questione difetterebbe
di rilevanza perché la Corte di giustizia dell’Unione europea
avrebbe più volte precisato che la direttiva n. 1999/70/CE
«non ha lo scopo di impedire o limitare la stipula di rapporti di lavoro a termine», ma «di evitare l’abusiva reiterazione» di tali rapporti.
L’eccezione non è fondata, in quanto la questione di legittimità è inequivocabilmente riferita all’illegittima reiterazione
dei rapporti intercorsi tra i volontari del Corpo dei vigili del
fuoco e il Ministero dell’interno: infatti, il giudice rimettente
precisa che le disposizioni sono censurate nella parte in cui
consentono una «successione potenzialmente illimitata di
contratti a tempo determinato».
3.— Ancora in via preliminare, va precisato che la questione sollevata con riferimento alla violazione della clausola 5
dell’accordo quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE
risponde ai requisiti di ammissibilità individuati dalla giurisprudenza costituzionale. Nell’ambito di un giudizio in via
incidentale, le norme comunitarie possono costituire elementi integrativi del parametro di costituzionalità di cui
all’art. 117, primo comma, Cost., soltanto se tali norme
siano prive di effetto diretto: circostanza che ricorre per la
clausola 5 dell’accordo quadro allegato alla direttiva n.
1999/70/CE, come già rilevato dalla Corte di giustizia (sentenza 15 aprile 2008, C- 268/06) e da questa Corte (ordinanza n. 207 del 2013).
4.— La questione relativa all’articolo 4, commi 11 e 12,
della legge n. 183 del 2011 deve quindi essere esaminata
nel merito. Il Tribunale ordinario di Roma ritiene che le
disposizioni censurate consentirebbero al Ministero dell’interno di richiamare il personale volontario del Corpo dei
Vigili del fuoco per «qualsivoglia» necessità dell’amministrazione, escludendo inoltre tali eventuali richiami dall’applicazione del decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368
(Attuazione della direttiva 1999/70/CE relativa all’accordo
quadro sul lavoro a tempo determinato concluso
dall’UNICE, dal CEEP e dal CES). Ciò sarebbe in contrasto
con la clausola 5, punto 1, del citato accordo quadro, prevista «per prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato», con conseguente violazione dell’art. 117,
primo comma, Cost.
Secondo il Presidente del Consiglio dei ministri, invece, il
personale volontario dei Vigili del fuoco «non è vincolato da
rapporto di impiego con l’amministrazione ed è chiamato a
svolgere temporaneamente i propri compiti ogni qualvolta
se ne manifesti il bisogno».
4.1.— La questione non è fondata.
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Il giudice rimettente muove dal presupposto interpretativo
che tra i volontari dei Vigili del fuoco e la pubblica amministrazione vi sia un rapporto di lavoro a tempo determinato.
Tale presupposto è però escluso dalle norme che regolano
la materia. La disciplina riguardante i volontari del
Corpo dei vigili del fuoco costituisce un sottosistema
peculiare, ma non isolato. In altri casi, infatti, il legislatore ha previsto che privati cittadini possano partecipare come «volontari» allo svolgimento di funzioni
pubbliche, quali la difesa militare e la protezione civile.
Similmente, altri ordinamenti – come quello tedesco –
hanno attribuito a personale volontario e non professionale un’ampia parte delle attività di protezione civile.
In particolare, i volontari del Corpo dei vigili del fuoco
non hanno una funzione suppletiva, bensì emergenziale. Questa peculiare figura di volontari, infatti, è stata introdotta in pieno periodo bellico, dalla legge 27 dicembre
1941, n. 1570 (Nuove norme per l’organizzazione dei servizi antincendi), per sopperire a esigenze straordinarie. A
conferma di ciò, ancora oggi l’art. 9, comma 1, del decreto
legislativo 8 marzo 2006, n. 139 (Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale
dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29
luglio 2003, n. 229), stabilisce che i volontari possano essere richiamati innanzitutto «in occasione di calamità naturali
o catastrofi». I richiami hanno la durata massima di centosessanta giorni all’anno, sono disposti a rotazione e devono essere adeguatamente motivati dall’autorità che opera il
richiamo, con ragioni strettamente collegate alla funzione
principale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (calamità
naturali, catastrofi, soccorso pubblico, altre emergenze).
Detti richiami, quindi, sono disposti non per «qualsivoglia»
necessità dell’amministrazione, ma «in caso di necessità»
funzionali allo svolgimento dei summenzionati compiti, per
il «soccorso pubblico» e per i «corsi di formazione» a questo scopo.
Del resto, i volontari – al contrario del personale permanente del Corpo dei Vigili del fuoco – non sono scelti a
sèguito di pubblico concorso, ma su domanda presentata
dai diretti interessati e dopo un periodo di addestramento.
Inoltre, questi volontari possono avere un rapporto di lavoro con altro soggetto: per quest’ultimo – che può essere
anche un privato – vi è l’obbligo di lasciare disponibili, in
caso di loro richiamo, i dipendenti iscritti negli appositi elenchi e di conservare loro il posto di lavoro (art. 8, comma 4,
d.lgs. n. 139 del 2006), atteso che «l’assenza dal servizio
deve considerarsi giustificata a ogni effetto di legge» (art.
22 del d.P.R. 6 febbraio 2004, n. 76 «Regolamento concernente disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo
nazionale dei vigili del fuoco»).
Per tutte queste ragioni, il legislatore ha per ben tre volte
escluso esplicitamente che tra i volontari del Corpo dei vigili del fuoco e la pubblica amministrazione vi sia un rapporto di lavoro. Il censurato art. 4, comma 12, della legge n.
183 del 2011, infatti, nel prevedere che «i richiami in servi-
zio» di tale personale volontario «non costituiscono rapporti di impiego con l’Amministrazione», si limita a ripetere
quanto già stabilito per la medesima categoria di soggetti
dall’art. 6 del d.lgs. n. 139 del 2006 («Il personale volontario non è legato da un rapporto d’impiego
all’Amministrazione») e dall’art. 1, comma 3, del d.P.R. n. 76
del 2004 («Il personale volontario non è vincolato da rapporto di impiego con l’Amministrazione»).
4.2.— In conclusione, il rapporto tra la pubblica
amministrazione e il personale volontario del Corpo dei
vigili del fuoco, per l’esercizio di funzioni straordinarie e collegate ad eventi di natura eccezionale e di durata ed entità
non prevedibili, consiste in una dipendenza di carattere
esclusivamente funzionale. I volontari dei vigili del fuoco
non ricadono quindi nell’ambito di applicazione dell’accordo
quadro allegato alla direttiva n. 1999/70/CE, perché tale
accordo si applica «ai lavoratori a tempo determinato con
un contratto di assunzione o un rapporto di lavoro disciplinato dalla legge» (clausola 2); nel caso in esame, non vi è
un rapporto di lavoro, ma di servizio.
La questione, dunque, non è fondata per l’erroneità del presupposto interpretativo da cui muovono le censure prospettate dal giudice rimettente (ex multis, sentenze n. 236
e n. 229 del 2013).
PER QUESTI MOTIVI
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 4, commi 11 e 12, della legge 12
novembre 2011, n. 183 (Disposizioni per la formazione
del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – Legge
di stabilità 2012), sollevata dal Tribunale ordinario di
Roma, prima sezione lavoro, con l’ordinanza indicata in
epigrafe, in riferimento all’art. 117, primo comma, della
Costituzione e alla clausola 5, punto 1, dell’accordo
quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, allegato alla direttiva 28 giugno 1999, n.
1999/70/CE (Direttiva del Consiglio relativa all’accordo
quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato).
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 6 novembre 2013.
F.to:
Gaetano SILVESTRI, Presidente
Sabino CASSESE, Redattore
Gabriella MELATTI, Cancelliere
Depositata in Cancelleria il 13 novembre 2013.
Il Direttore della Cancelleria
F.to: Gabriella MELATTI
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D I S TA C C A M E N T I
THIENE:
CENT’ANNI
NONOSTANTE
TUTTO…
L’unica caserma volontaria del vicentino a sopravvivere alla “riorganizzazione” del Corpo Nazionale
dei vigili del fuoco. Le consorelle di Gallio, Roana e
Valdagno cancellate d’ufficio nei primi anni ’60 e
altri 5 presidi trasformati dapprima in misti, poi permanenti. Thiene resiste e, con il tifo dell’amministrazione comunale, implementa organico, mezzi e
sede. Buon compleanno!
a cura di Alessandro Benetti
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U
n’intera giornata dedicata a
festeggiare l’importante traguardo dei 100 anni del
corpo volontario dei Vigili del Fuoco
di Thiene. Un grande tricolore ad
accogliere i tanti partecipanti, caserma aperta, i mezzi di eccellenza in
mostra per il divertimento dei bambini e tante autorità presenti, a sottolineare l’importanza del lavoro che
questi 50 uomini svolgono. Un aiuto
costante e sempre presente, silenzioso ma importantissimo nel
momento del bisogno: non solo in
caso di incendi ma anche alluvioni,
terremoti e addirittura bombardamenti agli albori della loro storia. Dal
1913 infatti i vigili del fuoco volontari thienesi rischiano la vita, assumendosi enormi responsabilità.
visitato ed esplorato i mezzi dei loro ‘eroi’. Chissà che
proprio tra questi bimbi non vi siano dei futuri
angeli custodi in divisa. La
necessità di creare
dei corpi comunali
antincendio, per far
fronte a eventi calamitosi con personale
addestrato e attrezzato,
vide Thiene dotarsi del
suo nel 1913.
Un ruolo che il Sindaco Gianni
Casarotto ha voluto sottolineare nella loro giornata: «I nostri
vigili del fuoco sono un vero
esempio da seguire. Di
fronte a piccole e grandi
emergenze, ogni giorno
rischiano la loro incolumità, mettendoci la faccia
e il cuore. I politici di oggi
dovrebbero imparare da
questi grandi uomini».
Il tema dell’esempio e
della responsabilità è
stato il filo rosso che ha
guidato la mattinata,
tra l’alzabandiera, la
Messa dove è stato
letto un passo della
Genesi, e i festeggiamenti. Una bella
occasione per la cittadinanza
per
conoscere da vicino l’attività di questo
corpo su cui ognuno di può sempre contare. Tanti anche i bambini presenti, che curiosi hanno
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Il 19 Settembre di quell’anno, la Giunta votò la delibera per la sua creazione e
il 16 Dicembre il sindaco
Zuccato bandì un concorso
in cui si richiedevano “7 pompieri effettivi e 4 allievi, per i
quali erano richiesti i requisiti
d’età dai 18 ai 30 anni, costituzione fisica robusta, statura
non inferiore a 1,60m, abitazione all’interno del capoluogo,
nessuna condanna per reato
infamante, saper leggere e scrivere”: nasce così il primo gruppo
organizzato di Pompieri a Thiene.
L’attività proseguì anche dopo l’istituzione del Corpo Nazionale dei
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diventarono distaccamenti prima
misti, poi permanenti.
Thiene rimase per molti anni
l’unico distaccamento Volontario in
provincia fino all’apertura, nel 2008,
della sede volontaria di Recoaro
Terme.
Nel 1983, in occasione del 70°
anniversario, il Distaccamento
Volontario è stato insignito del prestigioso “Premio Città di Thiene”
Col passare del tempo però la
carenza di personale e risorse portò
a un grande ridimensionamento sia
di volontari che di mezzi e attrezzature e il baricentro del soccorso si
sposto verso le sedi permanenti,
anche per l’introduzione del numero
unico 115 nel 1985.
Vigili del Fuoco, avvenuta nel 1939 e terminata con la
Legge 1570 del 27 Dicembre 1941, entrando così il presidio di Thiene, nell’organigramma del 92° Corpo
Provinciale di Vicenza.
Dal 1961, con il riordino del Corpo Nazionale,
Thiene diventa distaccamento volontario del Comando
Provinciale di Vicenza assieme a Valdagno, Gallio e
Roana che tuttavia sono scomparsi nel tempo, mentre
Arzignano, Asiago, Bassano del Grappa, Lonigo e Schio
30
Una grande svolta si ebbe nel
2004 quando l’Amministrazione Comunale di Thiene e il
Comando Provinciale di Vicenza, decisero di rinforzare e
valorizzare il distaccamento e renderlo più operativo; a
tal fine il Comandante di allora istituì il 1° corso provinciale per Vigili del Fuoco Volontari ed entrarono così in
organico una trentina di nuovi vigili , che, aggiunti ai più
anziani e a quelli che sono stati formati con i corsi successivi, hanno fatto toccare al distaccamento le 49 unità
che erano tutti presenti ai festeggiamenti:
Sono iniziati anche i corsi professionali di guida
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il primo cittadino di Thiene, Gianni Casarotto; alla sua
destra il capodistaccamento CSV Guido Casarotto.
dei mezzi pesanti in soccorso, i corsi TPSS (tecniche di
primo soccorso sanitario), i corsi SAF (Speleo Alpino
Fluviale), gli addestramenti mensili obbligatori di 5 ore
sono diventati continui e più formativi, dando così ai
Volontari una professionalità al passo con i tempi.
Nel 2008 Il Corpo Nazionale ha indetto un corso /concorso per Capo Squadra Volontario che ha portato a
Thiene 4 graduati.
Il 4 Marzo 2012 è stata inaugurata la nuova
sede del Distaccamento Volontario in Via dell’Aeroporto
a Thiene, una bellissima struttura , moderna e funzionale .
Il personale di Thiene, dai primi Pompieri ai Vigili
del Fuoco, ha operato attivamente in occasione delle
grandi calamità che hanno afflitto la nostra Nazione,
quali, ad esempio, in tempi addietro, i bombardamenti
nelle nostre zone durante il secondo conflitto mondiale,
poi il disastro del Vajont, il terremoto in Friuli, il disastro
di Stava e, più recentemente, il terremoto in Abruzzo e
quello in Emilia Romagna, la grande alluvione di
Vicenza e Caldogno del 2010 e quella seppur minore
del 2012. Tutto ciò oltre ad affiancar il Comando
Provinciale col servizio di soccorso urgente per incendi
e interventi di varia natura, per un numero che, ultimamente, si attesta su una media 100 interventi all’anno.
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L’IMMIGRAZIONE VIA MARE
È DA CONSIDERARE UNA
VERA E PROPRIA CALAMITÀ
I recenti naufragi disastrosi di Lampedusa hanno messo in evidenza sia un mancato approccio italiano
ad un problema squisitamente di protezione civile (salvataggio di persone in mare nelle nostre acque
territoriali) sia la latitanza dell’Unione europea nel riconoscere che l’esigenza non è solo italiana.
a cura di Luigi Manfredi *
I
recenti disastri di Lampedusa hanno acceso i
fari su un’emergenza che esiste da anni e che,
per quanto riguarda l’immigrazione diretta
verso l’Italia, ha provocato presumibilmente più di
6.000 morti in mare. C’è voluto l’evento eclatante,
il naufragio di un solo barcone con centinaia di
morti per muovere improvvisamente le coscienze
della politica e attivare la solita esplosione di
dolore, esecrazione e propositi d’intervento radicale per risolvere il problema. Il tutto in un fervore
di accuse e controaccuse tra Italia e Unione europea.
Siamo ormai abituati a simili comportamenti a tutti
i livelli, Stato, Regioni, Province e Comuni. La
caratteristica che contraddistingue questo fenomeno è il difetto di capacità di previsione e di prevenzione. E’ una miopia che costringe a ricorrere
a provvedimenti tardivi, decisi (e non sempre poi
attuati) a rimorchio di eventi che non si prevedevano oppure si sperava che non succedessero.
Prevedere e prevenire sono attività importanti in
tutti i settori della vita di una nazione, dall’economia, alla giustizia fino all’ambiente per citarne
solo qualcuno. In protezione civile non sono solo
importanti. Sono comandamenti inderogabili. La
loro teorizzazione è stata il fondamento della
legge sulla protezione civile (legge 225/1992).
Torniamo all’immigrazione massiccia dal mare.
Essa costituisce problema ovviamente per i Paesi
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dell’Unione europea che si affacciano
Mediterraneo, primo fra tutti L’Italia.
sul
Che cosa ha fatto difetto nella gestione della stessa? La risposta è semplice e non c’è bisogno di
spiccata fantasia. Sul piano europeo, siamo una
Comunità ma sono assolutamente prevalenti gli
interessi di ogni singola Nazione. Non abbiamo
una politica di difesa comune, non abbiamo una
politica estera comune e ogni questione internazionale ci coglie sostanzialmente impreparati perché divisi. Anche nel campo della protezione civile non si vede, non ostante le fascinose teorizzazioni messe a punto dal Consiglio d’Europa, una
concreta politica comune che dovrebbe essere
sostanziata soprattutto da interventi concreti su
tutto il territorio dell’Unione.
Nella fattispecie alla nostra attenzione, i morti di
Lampedusa hanno fatto gridare allo scandalo e
alla recriminazione per un fenomeno che coinvolge tutto il territorio dell’Unione ma che l’Italia ha
affrontato da sola, per quanto riguarda il proprio
territorio, ormai da anni.
Anche se l’ha riconosciuto il Presidente del
Consiglio europeo Schulz, le accuse italiane sono
state contestate dagli altri principali Paesi, primo
fra tutti la Germania, perché si sostiene che l’immigrazione dai Paesi del terzo mondo interessa
l’Italia in misura decisamente inferiore ad altri
Paesi, primo fra tutti la Germania, appunto.
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EMERGENZE
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Da tali argomentazioni appare evidente l’errore di
fondo. Si confonde la gestione degli immigrati,
approdati in qualche modo sul suolo dell’Unione,
con l’emergenza della loro salvezza quando non
sono ancora approdati. Si tratta di due aspetti
assolutamente distinti che esigono politiche e
interventi differenziati. Nel primo caso si tratta di
un problema d’integrazione nel tessuto delle varie
Nazioni. Nel secondo siamo in presenza di uno
squisito problema di protezione civile. Problema
finora ignorato dall’Europa.
E l’Italia? Ha affrontato l’emergenza, che abbiamo
definito di protezione civile, in modo corretto? In
primo luogo, diamo uno sguardo alla nostra legislazione vigente in tema, appunto, di protezione
civile. La legge base risale al 1992 e ormai da più
anni mostra la sua inadeguatezza. In Parlamento,
in Senato in particolare, sono stati presentati
disegni di legge per adeguarla ai tempi.
Inutilmente. Solo nel 2011 è stata approvata una
cosiddetta “nuova legge di protezione civile”( 1).
L’abbiamo esaminata e ci è apparsa deludente.
Secondo la pessima consuetudine italiana di fare
le leggi, essa non abolisce la precedente del 1992
ma si limita ad inserirvi modifiche e integrazioni,
che non innovano la filosofia complessiva della
materia.
Dobbiamo, peraltro, riconoscere che almeno la
nuova legge modifica opportunamente le condizioni necessarie per dichiarare lo stato di emergenza, giustificato non solo al verificarsi delle calamità bensì anche nell’imminenza delle stessa. In
altre parole, anche per prevenirle ( 2).
Ciò premesso, come si è comportato lo Stato di
fronte all’immigrazione via mare? Essa, non lo
ripetiamo mai a sufficienza, è da considerare una
vera e propria calamità perché mette in pericolo di
vita masse di persone indifese.
Il 12 febbraio 2011 il Governo ha dichiarato, fino al
31 dicembre dello stesso anno ( 3), lo stato di
emergenza nel territorio nazionale in relazione
all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti al
Nord Africa. Bene. Che cosa è stato predisposto di
conseguenza? Lo ricaviamo da un’audizione del
Capo del Dipartimento della Protezione civile,
Prefetto Gabrielli ( 4) ( 5): “le iniziative che caratterizzarono l’attività del Commissario furono volte al
reperimento di strutture e allestimenti, anche
emergenziali, utili a contenere e gestire questi
stranieri, soprattutto per consentirne la loro identificazione e conseguentemente la loro espulsione”.
1 Decreto-legge n. 59 del 15 maggio 2012 convertito dalla legge n. 100 del 12 luglio 2012: disposizioni urgenti per il riordino della
protezione civile
2 Dichiarazione dello stato di emergenza. Lo stato di emergenza può essere dichiarato anche “nell’imminenza” e non solo “al
verificarsi” di calamità naturali oppure connesse all'attività dell'uomo che per intensità ed estensione devono essere fronteggiate con immediatezza di intervento con mezzi e poteri straordinari. Lo stato di emergenza viene deliberato dal Consiglio dei
Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri o, per sua delega, di un Ministro con portafoglio o del
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Segretario del Consiglio. La richiesta può giungere anche dal
Presidente della Regione interessata, di cui comunque va acquisita l’intesa.
Viene definita la durata e l’estensione territoriale dello stato di emergenza. La durata non può, di regola, superare i 90 giorni e
può essere prorogata, di regola, per un massimo di 60 giorni, con ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri.
3 Il provvedimento non è stato rinnovato o sostituito da altro analogo.
4 Audizione del 19 aprile 2011 del Commissario delegato per l’emergenza immigrazione dal Nord Africa, Prefetto Franco Gabrielli
al Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, di vigilanza sull’Autorità di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
5 A margine ci si permetta un’osservazione. Anche per questa esigenza il Commissario delegato per l’emergenza immigrazione
dal Nord Africa è il Capo del Dipartimento della Protezione civile. Lo ritroviamo Commissario delegato anche per altre emergenze, come quella del naufragio della Costa Concordia. Si è perplessi: non ci sono in Italia esperti che possano assumere tali incarichi affinché non ricada tutto sulle spalle del Capo del Dipartimento della protezione civile che ne dovrebbe, a nostro parere,
essere invece il coordinatore?
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problema squisitamente di protezione civile (salvataggio di
persone in mare nelle nostre
acque territoriali) sia la latitanza dell’Unione europea nel riconoscere che l’esigenza non è
solo italiana.
In altri e più chiari termini, si trattò di gestire l’afflusso e la distribuzione degli immigrati nelle varie
Regioni ma non c’è traccia di attività finalizzate al
salvataggio di persone in mare.
A nostro parere, tra le finalità della dichiarazione
dello stato d’emergenza in parola manca quella
che avrebbe dovuto essere la principale attività,
proprio in un’ottica squisitamente di protezione
civile. Non ci si stupisca, quindi, che conseguentemente non sia stato predisposto ed attuato un
piano d’intervento per il controllo delle rotte di
avvicinamento dei barconi verso l’Italia e la salvezza delle centinaia di derelitti che vi vengono
ammassati a bordo.
Una notazione a margine: Lo stato di emergenza
decretato allora non è stato rinnovato o sostituito da altro analogo. L’attività di gestione degli
afflussi è, quindi, continuata non
in stato di emergenza. Domanda
legittima: per quello scopo fu
allora proprio necessario decretarlo?
Finalmente si sta correndo ai
ripari. L’Italia ha predisposto
interventi di forze e mezzi per
l’individuazione e l’assistenza in
mare degli immigrati. Il compito
non è facile. Ci troviamo in una
fattispecie particolare, dove la
gestione complessiva del rischio
è in tempo reale. In altri termini,
prevenzione e intervento si svolgono in stretta successione e
quasi coincidono.
Ci si augura, infine, che anche l’Unione europea
riveda la sua politica di protezione civile, non si
limiti a sole risoluzioni del Consiglio ma intervenga concretamente in aiuto ai Paesi che sopportano tutto il peso di questa emergenza. Emergenza
a forte rischio della vita umana che non accenna a
diminuire, anzi. Cambierà qualcosa? Speriamo.
Come recita il proverbio, “meglio tardi che mai”.
( *) Luigi Manfredi è Generale di Corpo d’Armata, in
congedo. Laureato in scienze strategiche; è stato
Addetto Militare presso l’Ambasciata d’Italia a Bonn e
Comandante del 4° Corpo d’Armata Alpino. Ha ricoperto la carica di Capo del Dipartimento per la Protezione
Civile.
Tor niamo, per concludere, al
nostro tema. I recenti naufragi
disastrosi di Lampedusa hanno
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TRASFERTE
POMPIERI
TERMALI
E’ a Leukerbad il più grande centro termale delle Alpi
dov’è possibile nuotare sotto una tormenta di neve in
acqua quasi bollente. Grazie a Clara della Federazione
Svizzera dei pompieri, abbiamo visitato la locale caserma.
Ovviamente sono pompieri di milizia, cioè volontari,
come quasi tutti i 100mila in servizio in Svizzera.
a cura di Antonio Ascanio Mangano
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TRASFERTE
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vento, pronti per essere indossati di
volata in caso d’allarme.
Quando c’è l’intervento trillano i cercapersone e la chiamata viene “ripetuta” automaticamente anche sui
telefoni cellulari dei pompieri del
paese. Ma si tratta di allertamenti
“selettivi” a seconda del livello d’allarme, vengono attivati da due a tutti
i pompieri. Mezzi ovviamente all’avanguardia: una fiammante APS
Rosenbauer, ma anche una sorellina più anzianotta Magirus Deutz
con la quale accedere nelle viuzze
Il comandante dei pompieri di Leukerbad,
Markus Kiechler, con Clara Rüsi
più strette. Poi un paio di furgoni, ed
della rivista 118 Swissfire.
un fuoristrada per il comandante;
l’autoscala c’è – ma senza motrice –
cioè una scala carrellata da 24 metri
da trainare (e sviluppare) persino
nei vicoli più angusti.
n francese si chiama Loèche-les-Bains ma qui siamo
nel Cantone Vallese, di lingua tedesca, e quindi tutti
Sia chiaro, Clara non è venuta solo a farci da interprete:
dicono Leukerbad (si pronuncia loicherbad). Circa
mastica perfettamente la materia perché, oltre ad esse1.600 abitanti per il comune situato in fondo alla Valle
re una giornalista della rivista ufficiale dei pompieri svizdella Dala, 15 Km a nord di Leuk dove c’è anche la stazione ferroviaria. Per una viaggio sereno, rispettoso
anche dell’ambiente, suggeriamo di raggiungere la località con un comodo treno delle ferrovie svizzere (3 ore da
Milano centrale FS).
Leukerbad detiene il primato assoluto di stazione termale più grossa delle intere Alpi: per sentieri d’estate e in
inverno sci alpino e di fondo. Poi centri termali di lusso
ma anche uno più popolare, il Burgerbad (ora chiamato
Leukerbad Therme) con piscine, scivoli, grotte e terapie
per grandi e piccini.
I
Ma veniamo al lato pompieristico della visita: sulla facciata della caserma di Leukerbad c’è scritto
Stuzpunktfeuerwehr, si tratta d’una sorta di presidio
avanzato e non d’un semplice “magazzino” (così vengono chiamate le caserme dei pompieri in Svizzera).
Ad accoglierci davanti alle autorimesse c’è il comandante Markus Kiechler, accompagnato dal collega Francois
Fugnanesi, quest’ultimo parla un po’ d’italiano. Il supporto di Clara resta comunque fondamentale, anche perché
il vallesano stretto fatica a capirlo anch’ella…
Marcus e Francois indossano una felpa dei pompieri ma
dev’essere una forma di cortesia nei nostri confronti,
abbiamo rubato un’ora del loro lavoro, e di mestiere non
fanno certo i vigili del fuoco. Infatti nell’autorimessa della
caserma – sede mai presidiata, non vi sono letti – sono
appesi sessanta Nomex, altrettanti elmi e stivali da inter-
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zeri (118 Swissfire), è egli stessa un
pompiere. E’ capo intervento, oltre
che istruttore, in un piccolo Corpo
vicino Berna, e fa turni di guardia
anche in squadre miste coi colleghi
professionisti. In ufficio ha il suo
completo antifiamma e – in caso
d’allarme, quando di picchetto –
indossa i DPI e si reca direttamente
sul luogo del sinistro a comandare le
squadre intervenute; in Svizzera è la
normalità.
Veniamo alla domanda tipica da
pompieri: quanti interventi in un
anno a Leukerbad? Risponde
Francois: «Forse un centinaio, ma di
questi un buon 90% sono falsi allarmi – i rilevatori di fumo degli alberghi ad esempio – guai comunque a
sottovalutare questo tipo di chiamate.» - incendi, incidenti…- «Incidenti
stradali, si qualcuno l’abbiamo fatto
quest’anno, incendi…ah si a ferragosto partì un petardo
e finì nel bosco, incendiando un albero. Quest’anno un
incendio c’è stato». Ci scherza su Francois, ma è solo
grazie ad anni di prevenzione, di educazione, ed una
rigorosa normativa edilizia, se il numero d’interventi di
rilievo si sono ridotti notevolmente. E poi, quasi tutti i sinistri – anche perché affrontati tempestivamente – vengono risolti sul nascere.
Qualche grattacapo lo ha anche il comandante di questi
pompieri – quasi al pari d’un nostro capo distaccamento
(volontario) italiano – specialmente
nelle ore diurne feriali sono pochi i
vigili a disposizione in paese, molti
lavorano fuori. Si può contare tuttavia su un paio di dipendenti municipali e qualcuno che lavora in proprio…e la “partenza” la si manda
fuori.
Un piccolo particolare, qui l’APS ha
soli tre posti e non ci sono astruse
regole sulla composizione minima
degli equipaggi: per gli interventi
minori bastano addirittura due pompieri. Meglio pochi e subito che tanti
e dopo mezz’ora no?
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BOCCI:
NUOVE
VVF VOLONTARI MA PER LA
FORMAZIONE S’USINO SOLO ISTRUTTORI PERMANENTI
SEDI
Sono 35mila gli interventi svolti dai distaccamenti volontari del Corpo nel 2012;
nel nord della Penisola sono concentrati il 70% dei presidi a conduzione non
permanente. Secondo il sottosegretario è “imprescindibile l’esigenza di assicurare
l’operatività dei distaccamenti volontari esistenti, favorendo anche lo sviluppo
di nuove sedi.”. Ma di svolgere le 120 ore iniziali sotto la responsabilità dei
capi-distaccamento volontari non se ne parla neppure, piuttosto si rimetta mano
all’e-learning: il sistema usato per formare i CSV nel 2007 vinse addirittura
un concorso nazionale sulla formazione nella Pubblica Amministrazione.
a cura della redazione
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I N T E R R O G A Z I O N I PA R L A M E N TA R I
D
opo cinque mesi dalla “Interrogazione a risposta
scritta”, presentata dall’On.le Paolo Grimoldi al
Ministro dell’Interno - in merito alla possibilità di svolgere il percorso formativo d’ingresso (120 ore) direttamente
presso i distaccamenti volontari - è arrivata la risposta del
Sottosegretario Bocci, il quale ha affermato che “l’utilizzo di
istruttori professionali in servizio permanente risulta preferibile anche al fine di garantire uniformità negli interventi formativi e standard qualitativi equivalenti su tutto il territorio nazionale” - è tuttavia allo studio l’ipotesi d’istruire gli
aspiranti vigili volontari anche attraverso la formazione a
distanza (FAD), così come sta avvenendo presso il Comando
Provinciale di Torino.
Nella dettagliata risposta, il Sottosegretario di Stato (per
l’Interno, con delega ai VVF) - Gianpiero Bocci - ha affermato
che, in base ad una recente ricognizione, nelle regioni del
nord sono concentrati il 70% dei distaccamenti volontari
della Penisola (233 presidi contro la totalità nazionale di 326
distaccamenti volontari). Nel corso del 2012 le caserme rette
da solo personale volontario hanno eseguito 35.000 interventi di soccorso pari a circa l’11% sul totale degli interventi
svolti dal CNVVF.
Bocci scrive dell’imprescindibile esigenza di assicurare l’operatività dei distaccamenti volontari esistenti, favorendo anche
lo sviluppo di nuove sedi, specie in quegli ambiti territoriali caratterizzati da particolari situazioni orografiche,
dove, altrimenti, sarebbe difficilmente possibile garantire
il soccorso tecnico urgente alla popolazione entro tempi
accettabili.
Ma diamo uno sguardo ai nostri vicini di casa: in Provincia
Autonoma di Trento (233 comuni, 239 Corpi/caserme VVF
volontari) ci sono 60 “istruttori VVF
volontari” e 15 “istruttori VVF permanenti”; a questi se ne aggiungeranno
altri 20, sempre volontari, che stanno
seguendo, proprio in questi giorni, un
percorso formativo a Montelibretti
(Roma) presso la Scuola di
Formazione Operativa (SFO) del
CNVVF. Il Corpo Valdostano dei Vigili
del Fuoco, da quest’anno può contare
su 164 nuovi “formatori volontari” (su
1.459 vigili volontari attivi nei 76 distaccamenti - uno per ogni municipalità).
Anche alcuni colleghi (volontari/formatori) della Valle d’Aosta seguiranno un percorso formativo presso la SFO prossimamente.
A proposito di FAD (Formazione A
Distanza), Il 16 novembre 2013 è iniziato al Comando provinciale di Torino
il primo corso italiano a distanza (“elearning”) per la formazione di 86 aspi-
ranti vigili del fuoco volontari destinati a prestare servizio
presso le 41 sedi della provincia. Questo significativo progetto, organizzato dal Comando provinciale di Torino in collaborazione con la Sezione provinciale di Torino della
ANVVFV, vedrà coinvolti tutti i Funzionari volontari per la
parte teorica (investe di tutor) ai quali si aggiungeranno i CSV
e VV dei distaccamenti volontari per la successiva parte
pratica. Per il mese di aprile 2014 è previsto l’inizio del secondo corso formativo con identiche modalità.
Rifacendosi all’esperienza maturata nel corso dell’ultimo corso
organizzato a livello nazionale per formare i Capi Squadra
volontari, questo corso dovrebbe permettere di contenere i
costi legati alla formazione del personale volontario e a
mantenere inalterato lo standard qualitativo della formazione gestita da alcuni Funzionari permanenti i quali, come anzi
scritto, saranno “collaborati” dal personale volontario qualificato. Per due dei 12 moduli formativi sono anche
previste lezioni in aula degli aspiranti VVFVV, questo a testimoniare che le parti più importanti sono approfondite a tu per
tu anche con il docente permanente. Il termine del corso è previsto per il mese di febbraio 2014.
Il Corso per il passaggio a capo squadra, primo e unico nel suo
genere, iniziò il 5 dicembre 2006 e si concluse - per la parte
didattica - il 21 aprile 2007. Quasi mille gli aspiranti CSV (capi
squadra volontari) che vi parteciparono, distribuiti in 55
Comandi Provinciali. Terminarono il percorso – con esami in
aula presso i comandi – 796 neo-capisquadra volontari. il
Percorso E-Learning per il Passaggio a Capo Squadra dei
Vigili Volontari del C.N.VV.F. fu vincitore del Primo Premio
Assoluto Sezione “Progetti Formativi” VI Edizione Premio
Basile 2007 per la Formazione nella Pubblica
Amministrazione. Organizzatrice del concorso, l’AIF
Associazione Italiana Formatori, Settore Nazionale Pubblica
Amministrazione.
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INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00716 CAMERA
Camera dei Deputati
Legislatura 17
ATTO CAMERA
Sindacato Ispettivo
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA : 4/00716
presentata da GRIMOLDI PAOLO il 05/06/2013 nella seduta numero 29
Stato iter : CONCLUSO
Ministero destinatario :
MINISTERO DELL’INTERNO
Attuale Delegato a rispondere :
MINISTERO DELL’INTERNO , data delega 05/06/2013
Partecipanti alle fasi dell’iter :
NOMINATIVO GRUPPO oppure MINISTERO/CARICA
DATA evento 15/11/2013
RISPOSTA GOVERNO
BOCCI GIANPIERO SOTTOSEGRETARIO DI STATO, INTERNO
Fasi dell’iter e data di svolgimento :
RISPOSTA PUBBLICATA IL 15/11/2013
CONCLUSO IL 15/11/2013
Termini di classificazione dell’atto secondo lo standard Teseo :
SIGLA O DENOMINAZIONE :
CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00716 CAMERA
TESTO ATTO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-00716
presentato da
GRIMOLDI Paolo
Mercoledì 5 giugno 2013, seduta n. 29
GRIMOLDI. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
nel nord la maggior parte dei vigili del fuoco sono volontari;
difatti, molti distaccamenti dei vigili del fuoco in questa parte del Paese garantiscono il servizio di emergenza grazie ai
vigili del fuoco volontari;
i vigili del fuoco volontari vengono formati attraverso dei corsi della durata di 120 ore;
la carenza di tali corsi compromette l’attività dei distaccamenti, che rischiano quindi di chiudere in mancanza di vigili del
fuoco volontari formati;
l’eventuale problema dei costi di questi corsi di preparazione può essere risolto attraverso l’organizzazione dei corsi direttamente presso i distaccamenti volontari, attraverso idonea garanzia e responsabilità del comandante dei vigili del fuoco volontari di ciascun distaccamento e successivo esame presso il comando provinciale –:
se il Ministro non ritenga opportuno salvaguardare i distaccamenti dei vigili del fuoco volontari
attraverso la promozione dei corsi formativi di 120 ore rivolti ai vigili del fuoco volontari. (4-00716)
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RISPOSTA ATTO
Atto Camera
Risposta scritta pubblicata Venerdì 15 novembre 2013 nell’allegato B della seduta n. 119 4-00716
presentata da
GRIMOLDI Paolo
Risposta.
Fin dalla sua istituzione, nel 1941, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è composto sia da personale permanente che volontario. A differenza di quello permanente, il personale volontario non è vincolato da un rapporto di impiego con l’amministrazione ed
è chiamato a svolgere i propri compiti temporaneamente, secondo quanto indicato dal Capo II del decreto legislativo n. 139 del
2006.
La diversità delle tradizioni locali ha determinato una diffusione disomogenea dei distaccamenti volontari dei vigili del fuoco sul
territorio; in base a una recente ricognizione, infatti, nelle regioni del nord se ne contano 233 – con un’elevata concentrazione
nelle province di Torino, Belluno e Cuneo – e dunque oltre il 70 per cento rispetto al totale dei 326 presenti sull’intero territorio
nazionale. Nel corso del 2012, i 233 distaccamenti volontari hanno effettuato, in autonomia o con il supporto delle squadre permanenti, oltre 35 mila interventi, pari a circa l’11 per cento del totale degli interventi svolti dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco
nelle regioni in esame.
La disciplina delle procedure per il reclutamento, l’avanzamento e l’impiego del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è attualmente regolamentata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004. In particolare, l’articolo 2 prevede l’istituzione di un unico elenco del personale volontario (vigili volontari discontinui e vigili volontari utilizzati presso i distaccamenti volontari) presso ciascun comando provinciale, mentre l’articolo 18 definisce le modalità del loro impiego.
Risulta evidente, pertanto, l’imprescindibile esigenza di assicurare l’operatività dei distaccamenti volontari esistenti, favorendo
anche lo sviluppo di nuove sedi, specie in quegli ambiti territoriali caratterizzati da particolari situazioni orografiche, dove, altrimenti, sarebbe difficilmente possibile garantire il soccorso tecnico urgente alla popolazione entro tempi accettabili.
Al fine di una corretta pianificazione territoriale dei nuovi reclutamenti del personale volontario, la legge n. 183 del 2011 ha previsto, tra l’altro, l’emanazione di un piano programmatico con cadenza triennale, che stabilisce il contingente massimo dei nuovi
reclutamenti a domanda per ciascun comando provinciale dei vigili del fuoco.
Sulla base delle criticità emerse nelle diverse realtà territoriali, il Ministero dell’interno ha provveduto a comunicare le prime indicazioni in materia, per rispondere alle esigenze operative dei distaccamenti volontari presenti sul territorio provinciale.
Entro tale quadro, i comandanti provinciali e direttori regionali dei vigili del fuoco avviano i processi di formazione e, dove necessario, di reclutamento del personale volontario al fine di garantire l’operatività dei distaccamenti volontari.
I vigili volontari a domanda devono superare un corso di formazione iniziale a carattere teoricopratico della durata di 120 ore. Tali
corsi sono tenuti da formatori e istruttori che fanno parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; inoltre si svolgono nei comandi
provinciali di appartenenza durante l’orario di lavoro e pertanto, senza alcun onere per l’Amministrazione (articolo 28 decreto del
Presidente della Repubblica n. 76 del 2004). L’utilizzo di istruttori professionali abilitati in servizio permanente risulta preferibile
anche al fine di garantire uniformità negli interventi formativi e standard qualitativi equivalenti su tutto il territorio nazionale.
Infine, per rendere maggiormente fruibile e attuabile l’attività di formazione del personale volontario, è allo studio l’ipotesi di istruire gli aspiranti vigili volontari anche attraverso la formazione a distanza. In questo modo, le conoscenze teoriche verrebbero acquisite dagli aspiranti tramite postazioni internet private, in orari completamente discrezionali e commisurati alle esigenze lavorative
individuali. La preparazione dei singoli potrebbe essere valutata attraverso verifiche periodiche intermedie e valutazioni finali: in
tal modo, al personale istruttore professionale sarebbe demandata l’organizzazione diretta dei soli corsi di formazione pratica.
Il Sottosegretario di Stato per l’interno
Gianpiero Bocci
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1989 del Distaccamento permanente di Darfo) comprendente tutta la
media e bassa Valle Camonica e poi
più ridimensionato. Attualmente i
comuni di competenza sono 12 serviti dai 16 Vigili Volontari che compongono l’organico operativo del
Distaccamento. Mediamente il
numero di interventi in un anno si
attesta intorno ai 150.
Questi ultimi dieci anni sono stati
caratterizzati da cambiamenti radicali che hanno completamente trasformato il Distaccamento. Vi è stato
un ricambio generazionale che ha
visto lasciare per raggiunti limiti di
età il ceppo storico dei Vigili e contemporaneamente il subentro degli
attuali militi. La cosa ha fatto si che il
già attivo Distaccamento fosse rinvigorito da idee ed energie nuove.
Anche con l’aiuto dei “ Vecchi “ che
sempre sono rimasti al fianco dei “
Giovani” si è cercato di rinnovare il
vetusto parco macchine. Nel 2003
grazie alla collaborazione con
numerose associazioni del paese
(prima tra tutte la Pro Loco) si è
potuto acquistare un Mitsubishi
L200. Nel 2008 grazie alla collaboSono in attività da quasi cent’anni i volontari di Breno, nel
razione con Comunità Montana,
bresciano. Dodici municipalità da servire come primo impiego, in caso
BIM di Valle Camonica e Provincia
di soccorso tecnico ed un parco auto rinnovato anche grazie a enti
di Brescia si è potuto mandare in
locali e la stessa popolazione. Un gruppo di pompieri più “tecnologico”
pensione la vecchia APS 79 e sostiha anche messo a punto un innovativo sistema d’allertamento, in grado
tuirla con un moderno ed attrezza- oltre che attivare la squadra in pochi secondi - di conoscere in tempo
tissimo Eurocity 2000. Si è provvereale la “forza” disponibile in caso d’allarme. V’è anche una nota
duto inoltre a modernizzare tutta
stonata: i nuovi reclutamenti e la formazione sono quasi impossibili,
l’attrezzatura sostituendo i vecchi
autoprotettori, acquistando un
a causa dei corsi (ingresso, patenti e specializzazione) - alcuni
esplosimetro ecc.
della durata di 3 settimane - in orario diurno:
«Se abbiamo raggiunto livelli d’efficienza e modernità è anche grazie
al sostegno dalla popolazione che,
a cura di Roberto Tanzini
apprezzando e riconoscendo il
nostro operato, ci sostiene e ci supporta ogni qualvolta
Distaccamento dei Vigili del Fuoco Volontari di
si intraprende un nuovo progetto.» - dice il capo distacBreno è posto nella media Valle Camonica in
camento Giacomo Botticchio.
Provincia di Brescia in un territorio piuttosto
La vicinanza tangibile della gente al sodalizio si può tocvariegato che va dal fondovalle nel quale scorre il Fiume
care con mano in due occasioni dell’anno che sono
Oglio salendo poi in quota fino a raggiungere monti di
ormai diventati appuntamenti fissi per la gente della
discreta altezza.
Valle e per il Distaccamento. Un primo momento è la
Documenti ritrovati abbastanza recentemente testimomanifestazione di “ Pompieropoli “ inserita nella festività
niano la nascita del distaccamento nel 1920. Da tal data,
del Ferragosto Brenese dedicata in modo particolare ai
il gruppo di Volontari ha operato ininterrottamente su un
bambini. La seconda è la festività di Santa Barbara dove,
territorio dapprima molto vasto (prima della nascita nel
16 POMPIERI VOLONTARI
AL SERVIZIO DELLA
VALLE CAMONICA
IL
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sempre con il sostegno dei Vigili in pensione, si preparano Trippa e galline bollite per coloro che vogliono visitare il Distaccamento che per l’occasione apre le porte a
tutti «Vi garantisco che ogni anno i passaggi sono veramente numerosissimi» - ricorda Botticchio.
Sempre rimanendo in tema di innovazione del soccorso,
nel 2011 è nata l’idea di dotare il Distaccamento di un
sistema di allertamento non più legato alla vecchia sirena che suona in paese o alle radio trasmittenti di cui ci
eravamo dotati o al giro di telefonate. Appoggiandoci ad
una ditta di professionisti, la Computer T.M.di Leno (BS),
si è realizzato un sistema di allertamento che può raggiungere sei Vigili contemporaneamente nel giro di
pochissimi secondi. Questo sistema ci permette di gestire le squadre, le reperibilità, permette ai vigili di attivarsi
rendendosi disponibili ad essere chiamati oppure disattivarsi lasciando al sistema l’onere di cercare altri vigili
attivi fino alla composizione della squadra minima avvisando il Capo Distaccamento se il numero di Vigili attivi
scende sotto il minimo per la partenza.
Per i Vigili del fuoco è, infatti, molto
importante la rapidità di intervento:
con questo presupposto, a febbraio
2011 il distaccamento ha preso la
decisione di valutare un’alternativa
agli strumenti di allerta in uso.
In collaborazione con la ditta COMPUTER T.M. di Mascarello Tiziano
(Leno – BS) hanno realizzato Quick
Alert, che è in uso da circa 2 anni ed
è ormai operativo a tutti gli effetti,
con ottimi risultati! I tempi di allerta
si sono notevolmente ridotti: da circa
6 minuti impiegati per le telefonate
in fase di allertamento, s’è passati
ad un tempo di contatto di circa 10
secondi! Tutto tempo risparmiato
per l’intervento, di fondamentale
importanza.
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Specifiche funzionali
L’obiettivo del sistema è quello, in caso di allarme, di
avvisare telefonicamente i volontari, fino a raggiungere il
numero minimo di persone necessarie a formare una
squadra. In base al tipo di allerta (personalizzabile dall’amministratore del distaccamento, fino ad un massimo
di 6 tipologie), è possibile specificare il numero di volontari necessari in modo che il sistema continui ad effettuare telefonate fino al raggiungimento del numero
richiesto.
L’avvio dell’allerta può avvenire via web oppure telefonicamente: nel momento in cui l’allertatore riceve dalla
centrale dei vigili del fuoco (115) la chiamata per un
intervento, potrà effettuare una telefonata al numero del
sistema e selezionare il tipo di intervento da effettuare
(da 1 a 6): il volontario che riceve la chiamata di allerta,
rispondendo conferma la propria partecipazione e,
restando in linea, può ricevere l’informazione del tipo di
allerta in corso.
Le telefonate vengono effettuate ai soli utenti che risultano disponibili nel sistema, ossia quegli utenti che si
sono precedentemente impostati come “attivi” (tramite
sito web o menù telefonico): in questo modo, la probabilità che gli utenti rispondano positivamente all’allerta è
molto più alta che non con le telefonate a cascata.
Inoltre durante la procedura di allerta, il sistema verificherà che nella squadra che si sta allertando ci sia sempre almeno un “capo squadra” ed un autista.
Una volta terminato il giro di chiamate, l’allertatore verrà
contattato dal sistema con un messaggio che comunicherà il numero di volontari che ha accettato l’allerta.
Durante l’allerta sarà possibile visualizzare in diretta in
un’apposita pagina del sito le operazioni che sta effettuando il sistema e le risposte che sono state date dai
volontari contattati, identificandole graficamente in
tempo reale con i seguenti colori:
in grigio verranno visualizzati i nomi dei volonta1.
ri che stanno ricevendo la chiamata dal sistema;
2.
in verde i nomi dei volontari che hanno confermato la partecipazione all’allerta;
3.
in rosso i nomi dei volontari che hanno negato la
partecipazione all’allerta o non hanno risposto alla chiamata.
Terminata l’allerta, gli amministratori potranno verificarne il dettaglio visualizzando data e ora di ogni chiamata
effettuata e l’esito; potranno inoltre confermare i nomi
dei partecipanti e aggiungere delle note prima di chiuderla e archiviarla nell’apposita sezione “RAPPORTI
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INTERVENTI”.
Dopo ogni allerta i nomi dei volontari nelle liste viene
modificando in base alle risposte ricevute dal sistema
durante le chiamate: chi ha risposto positivamente viene
“accodato” alla lista delle chiamate.
Disponibilità e sottonumero
In fase di non allertamento, è possibile visualizzare nel
sistema l’elenco dei volontari evidenziando in rosso chi
NON risulta essere disponibile e in verde chi è disponibile: tale stato può essere modificato in completa autonomia direttamente dai volontari tramite un apposito
menù telefonico o tramite sito web.
Se il numero di volontari disponibili dovesse scendere
sotto il numero minimo necessario per formare una
squadra d’intervento, viene effettuato un giro di chiamate per cercare nuove disponibilità e, qualora non venisse
raggiunto il limite minimo, verrà avvisato il responsabile
della situazione di sottonumero.
Funzioni aggiuntive
Quick Alert mette inoltre a disposizione altri strumenti di
analisi, quali:
·
statistiche elaborate sia sull’utente singolo che
in generale sulle allerte;
·
gestione degli utenti reperibili in festività o
disponibili in sede, che avranno priorità nelle chiamate
nelle allerte;
·
possibilità di ricevere tramite mail ad ogni variazione l’elenco degli utenti attivi.
In continua evoluzione
Quick Alert è un sistema in continua evoluzione e nei
mesi scorsi sono state implementate ulteriori funzionalità, quali:
·
la gestione della qualifica dell’autista, ossia possono essere indicati gli utenti con la qualifica di AUTISTA e, in caso di allerta, il sistema farà il possibile per
includere nelle chiamate almeno UN autista (così
come già avviene per il caposquadra);
·
la gestione delle disponibilità a calendario (in
alternativa alla gestione a liste giornaliere), ossia ogni
utente potrà calendarizzare le proprie disponibilità;
·
l’aggiunta di numerose operazioni nella sezione
della GESTIONE DIPARTIMENTO, che è stata notevolmente ampliata per personalizzare e perfezionare
sempre più il sistema in base alle esigenze di ogni
distaccamento.
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Informazioni
Per qualunque informazione inerente al funzionamento
del sistema e ai costi, è possibile contattare:
ecc. Tutti problemi che senz’altro sono comuni ed affliggono tutti i Distaccamenti Volontari della Penisola.
In occasione dell’inaugurazione della nuova sede dove
si potrà tra l’altro ammirare la pompa (unica in Italia)
restaurata di recente da un appassionato amico dei Vigili
del Fuoco di Breno.
Rif. Quick Alert
Mascarello Elena 348.5826688
Mascarello Tiziano 329.8610812
Si offre la possibilità di
ATTIVARE GRATUITAMENTE
E SENZA IMPEGNO
Quick Alert per 60 giorni
(incluse un massimo di 50 allerte)
Tempi di attivazione: 5 giorni avorativi
Conclusioni e ringraziamenti
A distanza di 2 anni dall’attivazione del sistema, grazie
alla collaborazione instauratasi tra il distaccamento di
volontari di Breno e la Computer TM, Quick Alert si è
dimostrato stabile ed affidabile, rendendo notevolmente
più efficiente il metodo di allertamento e quindi più rapidi gli interventi dei volontari.
Insomma, sono stati anni in cui l’idea trainante è stata
quella di rendere il Distaccamento di Breno sempre più
efficiente e rispondente alle crescenti e nuove esigenze
di cui il soccorso tecnico urgente dei giorni nostri necessita.
Una rinnovata sfida sarà la nuova sede che il Comune di
Breno in collaborazione con il BIM di Valle Camonica è
in procinto di costruire.
Purtroppo, tra tante belle cose, vi è anche una nota stonata che purtroppo non dipende dalla buona volontà dei
volontari. In questi ultimi anni, l’arrivo di nuovi giovani è
stato molto limitato e quindi il naturale ricambio di personale è abbastanza problematico. Questo è dovuto
soprattutto al fatto di dover pagare le visite mediche per
poter accedere al Corpo, ai corsi di formazione di tre settimane consecutive – in orario lavorativo - che sono inaccessibili per chi ha una famiglia ed un posto di lavoro
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INCONTRI
Guia Federico, e il Sindaco di
Catania Enzo Bianco.
Un nutrito plotone di Vigili del
Fuoco, con una larga rappresentanza della componente volontaria operativa nei Distaccamenti
di Maletto, Linguaglossa e
Vizzini, ha dato il benvenuto al
Sottosegretario e al Capo
Dipartimento. Presente anche il
Vice Presidente A.N.VV.F.V,
Giuseppe Parrinello. Il Plotone,
comandato dall’Ing. Enzo Andò,
rappresentava quasi tutte le
specialità del Corpo presenti nel
Comando di Catania.
B OCCI :
«D ECENTREREMO
LA GESTIONE
ROMANA MA BASTA CON LE
ESASPERAZIONI SINDACALI »
Il sottosegretario agli Interni – nel suo percorso itinerante per la
Penisola - ha visitato il Comando di Catania, ad attenderlo anche
una nutrita rappresentanza di vigili del fuoco volontari.
C’erano inoltre il Capo Dipartimento Di Pace, prefetto di Catania
Federico ed il primo cittadino Enzo Bianco.
Il Sottosegretario Bocci, parlando
nell’aula
didattica
del
Comando, ha voluto sottolineare
che in poco tempo, oltre ad
assumere altri 1000 Vigili del
Fuoco, necessari per rimpinguare l’esile organico, si sono ottenute anche altre conquiste
necessarie a migliorare il Corpo.
Infatti pare si stia lavorando alla
modifica dell’ordinamento dei
Vigili del Fuoco al fine di decentrare la gestione romana dando
più autonomia alle direzioni
regionali ed ai comandi provinciali e quindi dare risposte concrete ed efficaci alle richieste di
aiuto dei cittadini.
Il Sottosegretario a poi fermamente affermato che è l’ora di
finirla con le esasperazioni sindacali, specificando che, pur essendo giusta e
sacrosanta la difesa degli interessi dei lavoratori,
questo non può trascendere in interferenze sulle
attività decisionali dell’Amministrazione.
a cura di Luigi Saitta e Giuseppe Parrinello
V
isita al Comando Provinciale dei Vigili del
Fuoco di Catania del Sottosegretario
all’Interno, con delega ai vigili del fuoco,
On. Gianpiero Bocci e del Capo Dipartimento dei
Vigili del Fuoco, Prefetto Alberto di Pace.
Ad attendere le due personalità, oltre al
Comandante Provinciale di Catania, Ing. Maurizio
Lucia, anche i Comandanti di Enna, Ing.
Gianfranco Scarciotta, di Messina, Ing. Salvatore
Rizzo, e di Siracusa, Ing. Aldo Comella, presenti
all’incontro il Direttore Regionale, Ing. Emilio
Occhiuzzi, e l’Ing. Ferdinando Franco. Ad accompagnare gli ospiti, il Prefetto di Catania, Maria
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Il Capo Dipartimento Di Pace, invece, oltre a ricordare i tanti bei momenti passati accanto ai Vigili
del Fuoco di Catania (città in cui è stato Prefetto
per diversi anni), ha specificato che a breve, ci
saranno altre importanti novità, sempre nell’ottica
di un continuo miglioramento e rinnovamento.
Parole di stima verso i pompieri, sono state dette
sia dal di Prefetto Catania Federico, che dal
Sindaco Bianco.
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