anno 20. n° 1. 2014 - People Caring

Periodico gratuito a diffusione interna - Sped. in Abb. Postale 70% - Cagliari
anno 20. n° 1. 2014
Periodico dell’Associazione Seniores Alatel Telecom Italia Sardegna
RADUNO ALATEL
Oro-sei...!
ALATEL
associazione nazionale
“ seniores
Direttore Responsabile
Saverio Carta
Redazione
Giampiero Podda
Giacomo Degortes
Giacomo Mulliri
Hanno collaborato a questo numero
Jean Podt
Saverio Carta
Jean Jacques Minò
Andrea Polo
Giangiorgio Pulixi
Tonino Lobina
Speranza Garau
Rosetta Branca
Giacomo Degortes
Giacomo Mulliri
Per le fotografie
Rosetta Branca
Remo Orrù
Beppe Pintus
Sergio Pizzoni
Sergio Sorrentino
Realizzazione editoriale
Associazione Seniores ALATEL Telecom Italia
Sardegna
Autorizzazione del Tribunale di Cagliari n° 8 del 19/02/1997
Stampa
Scuola Sarda Editrice
Via delle Serre - Residenza Le Onde
Quartucciu (Ca)
Tel. 070 884419 - Fax 070 8807156
[email protected]
alatel ” gruppo telecom italia consiglio regionale della sardegna
sommario
anno 20 - n. 1 - giugno 2014
3 EDITORIALE
4 RACCONTI
Il Diciannovenne e le Signorine del 10
Salvatore l’Africano
A spasso per Cagliari
Il nonno che si faceva dare del lei
11 VITA ASSOCIATIVA
Un’altra “Stella al merito del lavoro”
Quest’anno siamo a quota “20”...
Riunione del consiglio nazionale
Riunione del consiglio direttivo regionale
Saluto al Presidente “emerito”
Programma 2014
18 L’ANGOLO DEL LIBRO
Una brutta storia
20 L’ANGOLO DELLA FOTO
21 L’ANGOLO DELLA MUSICA
I Beatles
22 L’ANGOLO COTTURA
Pennette con zucchine e “fiori di zucchine”
23 OFFERTE
Agevolazioni tariffarie per internet
Chiuso in tipografia il 10.06.2014
Consiglio Regionale Seniores ALATEL Sardegna
Presidente:
Dott. Giacomo Degortes
Presidente onorario: Dott. Federico Oppo
Vice Presidente:
Dott. Saverio Carta
Consiglieri:
Remo Orrù
Gian Piero Podda
Segretario:
Sergio Pizzoni
Sindaci:
Rag. Efisio Paderi
Rag. Anna Maria Garau
Fiduciari:
Giacomo Mulliri - Cagliari
Luigi Salis - Nuoro
Rosa Branca - Sassari
Sede regionale Seniores ALATEL Sardegna
09128 - CAGLIARI Via Boiardo, 12 - C.F.: 96293680581
Tel. Presidente 0704883268
Tel. Segreteria
0704083900
Fax
0704083791 - 0703495327
Numero Verde
800 012777
C.c. postale:
11984093
Codice IBAN:
IT 14 C 07601 04800 000011984093 (Banco Posta)
Intestazione del Conto Corrente:
ALATEL Associazione Lavoratori Anziani Telecom
Via Boiardo 12 09128 Cagliari
Presidio: Lunedì - Martedì - Mercoledì Giovedì - Venerdì ore 15.00 - 18.00
e-mail: [email protected]
[email protected]
Il filo di Arianna
incipit
Giacomo Degortes
Presidente Alatel Sardegna
3
Q
uesta volta tocca a me aprire questo numero della nostra
rivista come nuovo presidente dell’ALATEL Sardegna
quale successore dell’ing. Antonio Orgiana.
Infatti dopo le elezioni svolte nel settembre dello scorso
anno il Consiglio Direttivo Regionale eletto ha ritenuto di
segnalare il mio nome alla Telecom, a cui compete come di
consueto proporre il nuovo presidente. Nel mese di febbraio di
quest’anno quindi in presenza del presidente nazionale dr. Antonio Zappi e del sindaco dr. Enrico Casini il consiglio ha provveduto a
nominarmi presidente per il triennio 2014-2017. In altra pagina della rivista troverete
un piccolo resoconto di tale incontro.
Esprimo quindi il mio ringraziamento al Consiglio Direttivo per aver pensato a me per
la carica e la Telecom per aver accolto tale richiesta.
Ho aderito con piacere alla proposta, non poco hanno influito sulla mia decisione il
ricordo dei miei anni di servizio ma anche il desiderio di poter partecipare sebbene in
altro modo alla vita della Telecom anzi alla vita dei colleghi con cui ho condiviso anni
di lavoro oltre il piacere di rivedere colleghi persi di vista da tanto tempo (anche per la
mia permanenza a Roma negli ultimi sette anni di servizio).
Un particolare ringraziamento va all’ing. Orgiana che si è fatto carico nel triennio passato (più un anno di proroga) della presidenza fungendo da punto di riferimento grazie
alla sua lunga permanenza in Telecom e la sua profonda conoscenza della società.
Speriamo che continui a supportarci.
Orgiana ha lasciato un gruppo coeso che opera con spirito di servizio verso i soci e
loro familiari (senza dimenticare gli aggregati). Come di consueto in seconda di copertina trovate tutti i riferimenti per entrare in contatto con noi.
All’interno troverete anche un breve resoconto della riunione del Comitato Direttivo
Nazionale svoltosi a marzo a Roma a cui ho partecipato ed in cui si è provveduto a
rinnovare tutte le cariche sociali.
La mia prima impressione entrando in questo gruppo è di una grande passione dei
membri del CDR nel rendersi utili ai colleghi che a noi si rivolgono fornendo supporto
per varie tematiche (assilt, dichiarazione dei redditi, agevolazioni telefoniche, ecc) ma
anche organizzando incontri gite e viaggi anche di grande impegno organizzativo;
tutte occasioni per continuare a vedere colleghi e amici che ci sono stati compagni
di viaggio durante gli anni di servizio. Ho riscontrato una notevole partecipazione da
parte dei soci che ammontano a circa 500 con altrettanti “dormienti” che speriamo di
riavere tra noi. A tutte queste persone quindi un ringraziamento per credere in questa
associazione, e l’assicurazione che da parte mia ci sarà tutto l’impegno a favorire le
occasioni di incontro tra soci così da non disperdere il senso di appartenenza che ci
ha legati e ancora ci lega tutti alla società, da quando si chiamava TETI (io non c’ero!
Ma le sorelle di mio padre hanno avuto una lunga militanza come telefoniste in quel di
Olbia) poi SIP e infine TELECOM.
e ditoriale
Editoriale
4
P
rima di arrivare al ragazzo diciannovenne
che dà il titolo a questo breve mio scritto,
occorre fare una premessa temporale antecedente “i diciannove anni”.
Sono nato a Quartu S. Elena nel 1945 e
all’età di 2 anni rimasi orfano di padre a causa
una grave malattia contratta negli anni della 2a
guerra mondiale mentre prestava il Servizio Militare nell’Esercito.
Non sto ad elencare le molte avversità che da
questo triste evento cascarono addosso sia a me
che a tutta la famiglia in quanto mia madre (rimase vedova all’età di 32 anni con tre figli piccoli).
Da tutto ciò voglio prendere la parte favorevole
dell’accaduto; all’età di 16 anni venni contattato
dal Ministero della Difesa per frequentare una
Scuola Statale per 3 anni destinata agli orfani di
guerra).
La Scuola raccoglieva molte attività professionali
Scuola di via Macinghi Strozzi.
ed io, che per la comprensibile necessità di aiutaLobina Tonino è il secondo in basso da sinistra.
re la mia famiglia già lavoravo dall’età di 14 anni
di
Tonino Lobina
r acconti
Il Diciannovenne e
le Signorine del 10
come “apprendista operatore cinematografico”,
scelsi elettrotecnica/elettronica perché già pratico di manopole e interruttori. Tutto bene, escluso
che mi trovai catapultato al di là del mare e a molte centinaia di Km. dalla famiglia.
Ricorderò sempre la targa all’ingresso della scuola
Scuola Professionale Statale
Collegio
Aldo Fiorini
LECCE
Eh! Si, proprio Lecce, la città che mi diede il primo
approccio con l’Azienda Telefonica tramite le così
dette “Signorine del 10”.
Infatti essendo lontano dal luogo di residenza (14
ore di nave + 11 ore di treno), avevo la necessità
di comunicare con la mia famiglia, (e il telefono
era una grande invenzione), con gli amici e perché no anche con l’amorosa…..
Per tre interi anni scolastici, (dal settembre del
1961 al giugno 1964) fui un cliente assiduo, non
tanto dell’Azienda Telefonica (che in quella zona
si chiamava SET), ma di quelle voci femminili con
le quali interloquivo.
La prima volta che chiamai il 10 (dal telefono
dell’infermeria) fu una grande emozione: dopo
che feci la mia richiesta, la “Signorina” mi chiese
quanti “anni avessi”.
Alla mia risposta mi chiese ancora: vuoi parlare
con la mamma?
Naturalmente risposi di sì
Lei aggiunse che mi avrebbe richiamato non prima di 2 ore; invece dopo appena 3 quarti d’ora
la stessa voce mi disse che c’era mia mamma in
linea ed io la ringraziai infinitamente.
Tutto ciò, anche se adolescente, mi fece capire
che dietro quella voce non c’era solo una persona
che cercava di fare il suo dovere, ma anche una
ragazza, una signorina o una signora che fosse
dai contorni molto umani.
Col passare del tempo, tutte le mie emozioni e timidezze di fronte al telefono quasi sparirono, ma
mi rimase l’incognita di cosa ci fosse dietro quelle
voci provenienti quasi da un’altra parte del mondo irraggiungibile e misterioso.
r acconti
5
Portai a termine i tre anni di
do irraggiungibile era così tanta
studi con ottimo profitto, tanche invece di chiamare la Capo
to da guadagnarmi una borsa
Sala al telefono varcai quella
di studio per ogni anno scoporta per confermare il ripristino
lastico e finalmente rientrai
di persona.
a casa, ma avevo un chiodo
Mai l’avessi fatto, mi trovai in
fisso, le “Signorine del 10”…..
mezzo ad una sfilza di Tavoli
Cominciai quindi ad inviare
di Commutazione (così si chiatante richieste di assunzione
mavano) allineati con tutte le
tra cui l’ENEL, la RAI e natu“Signorine del 10” che mi scruralmente, inclusi anche, la Sotavano dalla testa ai piedi, ed
cietà Telefonica di allora che
in fondo alla sala una scrivania
nella nostra Zona era la Sociedove operava la Capo Sala.
tà Telefonica Tirrena-TETI.
Non vi dico il mio stato d’animo.
Non trascorse molto tempo
Dall’emozione, stavo per ritorche ricevetti una lettera di
nare in centrale quando una
invito per presentarmi in via
voce dal mio intimo mi disse:
Cima a Cagliari, sede dell’ATonino datti una mossa, porta a
zienda.
termine questa prima prova.
Mi si stavano aprendo le porPresi il coraggio a due mani,
te del lavoro e come da prasmisi il turbo e andai dritto verso
Carlini
Rita,
Franca
Todde,
Lidia
Burgio,
si mi presentai nell’ufficio di
la Capo Sala senza girarmi né a
un responsabile aziendale Marcella Noviello, Suella Iolanda.
destra né a sinistra.
per un colloquio.
Dopo poco tempo cominciai a
Mi trovai davanti una persocapire cosa fosse quel “mondo”.
na molto seria, determinata, ma di grande uma- Sul tavolo si accende una spia e quella spia si
nità. Questa persona era il Dott. Dessy (sarà spegne solo infilando uno spinotto sotto la sede
l’unico nome che faccio e lo ringrazio perché mi della spia stessa: in quel momento avviene una
diede una fiducia enorme).
trasformazione di una persona con tutti i suoi proTempo dieci giorni e venni inviato a Roma il blemi grandi e piccoli, che diventa soltanto… la
04/10/1964 per il corso di assunzione nelle Tra- “Signorina del 10”.
smissioni.
Oggi tutti siamo cresciuti e vediamo le cose in
Finito il corso in data 28/05/1965 rimasi a Roma maniera più realistica, ma confesso di essermi un
ancora per due settimane circa.
po’ emozionato nello scrivere queste poche righe;
Al rientro a casa non feci nemmeno in tempo di anche se una parte dei tecnici non dava la giusta
disfare le valigie (come son cambiati i tempi), che misura alla figura dell’Operatrice di Commutaziola mattina del 16 giugno venne un tecnico di cen- ne, la verità è che le “Signorine” sono state una
trale a prelevarmi e accompagnarmi direttamente delle colonne portanti dell’Azienda: erano sempre
sul posto di lavoro in Via Cima.
in prima linea…..
Ma ecco che al secondo giorno di lavoro, il desti- Non mi resta che dire un grazie alle ragazze di
no mette in gioco il “Diciannovenne e le Signorine allora e di essere orgoglioso di averle avute come
del 10”.
colleghe.
Squilla il telefono di servizio
–Pronto?
– Centrale Trasmissioni, rispondo io dandomi
un tono.
– Sono la Capo Sala di commutazione
– Sono il nuovo assunto, mi dica
– Abbiamo il manuale 2 di Milano interrotto
– Bene, appena lo ripristino la richiamo.
Rispondo cercando di mascherare l’emozione
aggiunta alla inesperienza lavorativa.
Ma tant’è mi feci coraggio e in breve tempo sistemai il guasto.
A questo punto guardai la porta che separava la
centrale e la sala commutazione; dovevo dare risposta che il circuito era stato ripristinato.
Ebbene, la mia curiosità per scoprire quel mon-
6
S
alvatore l’“Africano” ma tutti in paese, ad
Ales, lo chiamavano “Licu”.
Mio padre Salvatore Garau era nato ad
Ales (Ca), il paese che ha dato i natali ad
Antonio Gramsci, nel 1902, esattamente
il 2 di agosto. Non era però dell’ideologia di
Gramsci. Visse ad Ales fino all’età di 34 anni (con
una parentesi di servizio militare a Trieste nella
Guardia di Finanza, dove, per il freddo, rischiò
il congelamento delle dita dei piedi). Dopo la
licenza liceale si impiegò presso l’esattoria di
Ales. Nel 1936, morta la madre, Speranza,
andò volontario civile in Africa Orientale alla
ricerca di un lavoro.
“Allungheremo lo stivale fino all’Africa Orientale”
noto motivetto dell’epoca.
Il suo credo politico era, ed è sempre stato,
La famiglia Garau con le piccole
Speranza e Annamaria
di
Speranza Garau
r acconti
Salvatore
l’Africano
il Fascismo. L’Etiopia, nel 1936 era stata
dichiarata annessa all’Italia. L’Amministrazione
italiana durò dal 1936 al 1941, quando, nella
seconda Guerra Mondiale, le truppe britanniche
occuparono l’intera Etiopia vincendo a Cheren
(Eritrea), all’Amba Alagi, dove il vicerè Amedeo
d’Aosta fu costretto a cedere con l’onore
delle armi, e per ultimo a Gondar, città storica
dell’Abissinia. Il Negus, Hailè Selassiè, salito al
trono nel 1931 dopo la morte dell’imperatrice
Zauditu, rientrò ad Addis Abeba, al seguito
delle truppe britanniche.
Mia mamma, invece, era nata nel 1916 a
Lavagno (Vr) e viveva con la famiglia a San
Giacomo (pochi chilometri dalla città di Verona).
Tra i 18 e i 22 anni faceva la maestra d’asilo
presso la parrocchia più vicina al Vago. A San
Giacomo vi era una grande villa del professor G.
Battiato (zio del cantante e musicista Franco),
persona molto colta, che chiese a mia nonna
se mia madre poteva posare come modella
per il suo quadro “Lisetta e la calza”. Lei ci
raccontava che questo professore l’avrebbe
voluta sposare, ma a mia madre non piaceva,
e perciò colse l’occasione di andare in Africa
Orientale, invitata dal fratello Carabiniere
arrivato in Africa nel 1936 con le truppe di
occupazione italiane.
Partì, naturalmente non da sola, insieme ad un
fratello, una sorella e il di lei fidanzato, alla ricerca
di un lavoro che allora come oggi mancava in
Italia, e grazie al fratello Carabiniere nel 1938
si sistemò a Quorum, in pieno lago Ascianghi,
dove trovò lavoro in un ristorante.
E qui, proprio Salvatore, mio padre, andava a
mangiare e non ci mise molto a notare questa
bellissima veneta di 22 anni di nome Elisabetta,
mia madre: fu amore a prima vista e nel 1939,
il 2 settembre, si sposarono con il parere
contrario dei fratelli:
“… che cosa ne sai di quello lì, che viene dalla
Sardegna… figurati…”.
Erano felici all’Asmara, all’epoca città
7
sopravvissuto. Ed è lì che mio padre fece un
voto alla Madonna di Pompei, che poi sciolse,
una volta rimpatriati. Riuscì comunque ad
arrivare all’Asmara (pesava 44 chili e un metro
e settanta di altezza).
Mia madre non lo riconobbe: ebbe frequenti
episodi di febbre alta, di delirio, a causa
sicuramente dello shock, per la durissima
prova superata. Riuscirono a vivere in qualche
modo, ospiti della sorella di mia madre,
cercando un lavoro senza purtroppo trovare
nulla. Si trasferirono allora ad Addicaiè, e mio
padre da buon sardo, si associò ad un indigeno
pastore di capre, mettendosi a lavorare il latte,
producendo soprattutto formaggio.
Nel 1944, il 17 gennaio, nacque la seconda
figlia Anna Maria mentre mio padre riuscì
finalmente a trovare un impiego presso
l’aeroporto dell’Asmara, in quanto se la cavava
con l’inglese, imparato, sempre in Africa, da un
amico greco. Ma la popolazione locale era in
pieno fermento. Guerre di religione soprattutto
e pericolo di vita per tutti gli italiani, considerati
“invasori”. C’erano gli “scifta”, gruppi di terroristi
che entravano nelle abitazioni e uccidevano
r acconti
dell’Eritrea, oggi Etiopia, in una casa tutta loro;
Babbo lavorava in un ente pubblico, al Ministero
degli Affari Economici e Finanziari, e mamma
faceva la casalinga.
Anche la sorella di mia madre e il fidanzato,
si sposarono e rimasero in Africa fino al 1980
quando rientrarono in Italia ormai anziani e
sofferenti, ospiti di una casa di riposo costruita
a Bari su interessamento del compianto Aldo
Moro per i profughi Italiani dell’Eritrea, ma
questa è un’altra storia.
Nel 1940, il 6 giugno, quattro giorni prima
dell’inizio della seconda Guerra Mondiale,
nacque la prima figlia Speranza, mentre Babbo
venne richiamato nella Guardia di Finanza e,
come tutti i soldati italiani, fece la sua parte in
una guerra impari, quasi senza armi, utilizzando
bottiglie molotov contro un nemico ben più
agguerrito. Dopo gli avvenimenti bellici succitati,
il territorio passò sotto il dominio britannico e la
famigliola venne trasferita al campo sfollamento
di Saganeiti, un paese lontano dalla città, in un
capannone militare. C’era il coprifuoco tutte le
notti, i bombardamenti erano a catena, e gli
Inglesi rastrellavano i prigionieri imbarcandoli
sulle navi per inviarli ai campi di prigionia: la
nave Nuova Scozia fu colpita dal fuoco amico
e affondò con molti prigionieri Italiani. Durante
quella retata, Babbo si trovava fuori dalla sua
caserma in quanto era andato a caccia per
procurare qualcosa da mangiare e si salvò.
Ma purtroppo, anche se diversi giorni dopo,
venne catturato e fece 40 giorni di prigionia
in un campo di concentramento; riuscì però a
scappare, con altri due compagni in mezzo a
varie peripezie. In un territorio pieno di insidie,
quasi senza cibo né acqua camminavano la
notte fermandosi durante il giorno per il gran
caldo sotto qualche parvenza d’ombra (forse
alberi). Attraversarono addirittura un deserto
pietroso ed persino un campo minato. Mio
padre, accortosi dello scampato pericolo ed
in preda ad una profonda disperazione, non
sapendo che direzione prendere, si guardò
intorno e vide su una collinetta (amba) una
croce. Credette fosse una missione cristiana
e si diresse in quella direzione. Fù costretto
a proseguire da solo, anche perché uno dei
fuggitivi morì e l’altro non fù più in grado di
camminare. Una volta raggiunta la meta, si
accorse che non c’era più la croce e neanche
la missione (miraggio!!!), però trovò l’acqua.
Incontrò anche un indigeno con un asinello e
gli chiese di andare a recuperare il compagno
r acconti
8
senza pietà non risparmiando nessuno.
Nel 1949, esattamente il 15 di agosto, venimmo
imbarcati a Massaua, sul Mar Rosso, mi pare
sul “Toscana”, come profughi, per Napoli.
Sbarcati a Napoli, prima tappa Pompei a
sciogliere il voto, poi nel Veneto dai parenti di
mia madre e successivamente a Cagliari, ospiti
di una sorella di mio padre; infine ad Ales nella
casa dei genitori paterni. Babbo era rimasto
nella GG.FF, e faceva la spola tutte le settimane
tra Ales a Cagliari, venendoci a trovare nei fine
settimana.
Nel 1951, il primo luglio, nacque mio fratello.
Dal Veneto venne a trovarci mia nonna Luigia
(l’unica nonna conosciuta da noi nipoti), e si
trattenne un intero anno. Nel 1953 dopo varie
domande di alloggio, in quanto profughi, ci
assegnarono una casa, e babbo riuscì a trovare
un impiego da civile presso l’Ispettorato del
Lavoro di Cagliari.
Nel 1967 andò in pensione e nel 1973 morì a
soli 71 anni.
Sono ricordi molto vaghi e sicuramente
imprecisi, ma avevo solo 9 anni quando siamo
rientrati dall’Africa, e mia sorella appena 5. Il
racconto ci è stato riportato prevalentemente
da mia madre, che morì a Cagliari nel 2002
all’età di 86 anni……..
Questa è una parte della storia della mia
famiglia, simile a molte storie di altre famiglie
italiane che allora riuscirono a risollevarsi dalla
grande tragedia della guerra e dal disordine
italiano. Spero che, questo mio racconto sia
di buon auspicio, perché si possa raggiungere
quella serenità che i nostri genitori seppero
conquistare per loro e per i loro figli.
S
pesso mi capita nelle belle giornate primaverili, di andare a bighellonare per i
vari Rioni storici di Cagliari; i miei preferiti
sono il Castello e Stampace. Il primo perché è pieno di storia, il secondo perché
mi riporta agli anni della mia infanzia essendo
nato in via Carlo Buragna, e vissuto tra piazza
Yenne e via Ospedale: più “stampacino” o “cuccuru cottu” di così?
Questa volta voglio parlarvi del Castello e comincerei a chiamarlo con il suo nome storico:
“Casteddu de susu” e ricorderei anche il nomignolo che si erano conquistati i suoi abitanti che
venivano chiamati “piscia furrungonis” o “piscia
tinteris”. Il primo non ha bisogno di commenti, in
quanto i furrungonis sono gli angoli, mentre il secondo era derivato dal fatto che gli alunni delle
scuole, quando stava per terminare l’inchiostro
dei calamai, lo allungavano con la pipì.
Ciò premesso cominciamo la visita partendo dal
Giardino Pubblico e troviamo la “porta de s’avanzada” che immette in Piazza Arsenale.
di
Saverio Carta
A spasso
per Cagliari
Sulla destra troviamo la “porta dell’arsenale” (oggi
Cittadella dei Musei) eretta nel 1825 su progetto
dell’architetto militare Conte Carlo Boyl di Putifigari. Qui nell’arsenale, venivano forgiate e custodite le armi e fu anche fusa la statua di Carlo Felice che in origine doveva essere eretta in Piazza
Martiri, ma dopo dieci anni fu invece collocata in
Piazza Yenne ad indicare l’inizio della statale che
prese appunto il nome del Re (anche per la statua ci sono stati tempi lunghi….). L’arsenale in
seguito fu adibito a Distretto Militare e attualmente a sede museale. Di fronte vediamo la porta
Cristina che immette in viale Buocammino. Da
piazza Arsenale, si entra in Castello attraverso il
“portico della zecca o delle seziate”(sedute) con
l’omonimo palazzo nel quale si tenevano le sedute degli stamenti che erano tre: l’ecclesiastico,
che comprendeva le dignità e gli enti ecclesiastici o i loro procuratori; il militare, di cui facevano
parte non solo i militari, ma tutti i nobili e i cavalieri; il reale, che comprendeva i rappresentanti
delle sette città regie (Cagliari, Sassari, Alghero,
9
ca. Subito a ridosso del Duomo separato da un
vicolo, si erge l’Arcivescovado, dove è possibile
vedere nelle sale interne la storia dell’archidiocesi attraverso i ritratti dei principali prelati. Sulla
sinistra del Duomo c’è il palazzo viceregio che
fu abitato dai viceré spagnoli, dai consoli e dalla
famiglia reale dei Savoia con Carlo Emanuele IV
nel 1799, da Vittorio Emanuele I nel 1806 e da
Carlo Felice da principe e Re. In questo palazzo
nacque la principessa Cristina oggi innalzata agli
onori dell’altare. Col passare degli anni il palazzo
divenne sede della Prefettura e della provincia:
nel salone delle feste si tiene il 1° maggio la cerimonia della consegna delle stelle al merito del
lavoro. Infine nella piazza troviamo il “palazzo de
su comunu becciu”, sul cui portone c’è una lapide
che ricorda il passaggio in città di Carlo V nella
sua spedizione contro Tunisi nel 1535. In seguito al trasferimento del comune a palazzo Bacaredda in via Roma, il palazzo fu adibito a scuola
elementare e in tempi più recenti a conservatorio di musica: nella piccola sala dei concerti si
potevano ascoltare musiche da camera. Oggi è
diventato sede dei Musei Civici. Nella piazza antistante il palazzo sbucavano alcuni vicoli che la
collegavano con via Genovesi e uno di questi era
nominato “sa ruga de calabraga” dove risiedevano le donne dell’amore facile e a poco prezzo:
il nome della strada non richiede spiegazioni…..
r acconti
Oristano, Iglesias, Bosa, Castello Aragonese). In
esso si tenevano anche le sedute del viceré durante le quali i condannati potevano esporre le
loro richieste o chiedere la grazia. A tal proposito
l’Arciconfraternita di S. Restituta poteva chiedere
condoni o grazie tre volte all’anno. Per le seziate
del Venerdì Santo si poteva chiedere la grazia
per un condannato a morte. A fianco del Palazzo
c’è la Torre di S. Pancrazio o “sa turri de santu
Fancrau”, costruita dai Pisani nei primi del 1300
e alta 30 metri divisa in quattro piani. In origine
era chiusa da tutti i lati e adibita a prigione. Quando un condannato veniva portato alla torre era
accompagnato oltre che dalle guardie anche da
un fabbro che gli serrava una catena alla caviglia
assicurando l’altro capo al muro rendendo molto difficile al recluso la possibilità di movimento.
Vi fu anche incarcerato per 2 anni Brancaleone
Doria marito di Eleonora d’Arborea. In cima era
stata collocata “sa campana mala” che con i suoi
rintocchi scandiva l’esecuzioni capitali. Il Generale La Marmora sempre sulla sommità aveva fatto
costruire un pilastrino in alabastro come segnale
trigonometrico per le triangolazioni dell’Isola. A
destra della torre c’è il palazzo del conservatorio
delle orfanelle o della previdenza, voluto dai Savoia, il fondatore fu Emanuele III e Carlo Felice
assegnò l’edificio al Conservatorio trasferendolo
dalla vecchia sede di Santa Croce. Le orfanelle
di buona famiglia e le poverelle venivano educate nella pietà ed istruite “nei primissimi rudimenti dell’umano sapere” come diceva il Canonico
Spano. Qui insegnò dal 1885 al 1889 Suor Giuseppina Nicoli, oggi beatificata. Dentro il Palazzo esisteva un pozzo per l’approvvigionamento
idrico del Castello. Di fronte si trova la scalinata
che porta all’ingresso del vecchio museo archeologico oggi chiuso. Ai bei tempi della mia scuola media, quando si faceva “vela” e soprattutto
d’inverno, il museo era tappa obbligata per due
motivi: si stava al caldo e non si rischiava di essere “cuccati” da qualche familiare o professore.
La piazza compresa tra gli edifici suddetti si chiama piazza dell’Indipendenzae da essa si dipartono tre strade: via La Marmora, via Cannelles e
via Martini. Quest’ultima ha avuto in precedenza
diversi nomi “carrer de Santa Maria”, la prima
parte, e “carrer Palau” la seconda nel tratto dal
palazzo Regio all’Arcivescovado. Nella via Martini all’interno dell’asilo Umberto e Margherita, c’è
la piccola chiesa di S. Lucia, dono nel 1539 del
viceré alle clarisse. Finalmente si arriva a “piazza de sa seu”, o piazza della Cattedrale la cui
facciata ha cambiato stile tre volte, prima pisana
poi barocca e infine quella attuale neo romani-
r acconti
10
C
i sono persone
che
passano
nella tua vita
per un tempo
relativamente
breve, ma nonostante questo la segnano
profondamente, magari
senza che noi stessi ce
ne si renda conto. Uno
di questi è stato mio
nonno Cosimo. Classe
1896, ferroviere di lunga data, è stato padre di 11 figli, l’ultimo mio
padre, dai quali si è sempre fatto dare del lei,
come si usava un tempo nella Sardegna interna, dove la mia famiglia ha le sue radici.
Non era certo un uomo di cultura, imparò a leggere e scrivere per bene da adulto, ma proprio
per quello capiva il valore dell’istruzione e volle
che tutti i suoi figli studiassero, maschi e femmine, e riuscì a farne laureare un buon numero.
Tutti lo ricordano come un uomo severo i cui
occhi si inumidirono solo alla laurea di mio
padre, quando capì di essere riuscito, lui umile ferroviere, a fare per bene il suo mestiere di
genitore, o almeno di averlo fatto al massimo
delle proprie capacità, ma non resse l’emozione che gli causò il complimento e la stretta di
mano di quel professore della facoltà di medicina che, avvolto nella sua toga nera col collo di
ermellino, scese dalla cattedra per complimentarsi con lui per la tesi del figlio. Figlio a cui mio
nonno semplicemente regalò una pacca sulla
spalla e una frase in dialetto che è rimasta negli
annali della mia famiglia: “Bravo, hai fatto il tuo
dovere”. Mio padre la seppe apprezzare più di
qualunque altro regalo gli avessero potuto mai
fare.
di
Andrea Polo
Il nonno che
si faceva dare del lei
Per me, però, nonno
Cosimo era tutt’altro.
Lui, cui ben 11 figli
negarono il piacere di
avere un nipote che
portava il suo nome, si
autoconvinse che il mio
fosse stato scelto in
memoria di una sua sorella, Andreana, morta
giovane; questo bastò
perché con me si creasse un rapporto diverso. Per me era normale stargli sulle ginocchia o
che lui mi prendesse in braccio (cosa che mai
aveva fatto, se non in rarissime occasioni istituzionali, anche con miei fratelli o miei cugini e di
cui la mia zia maggiore si sorprendeva ogni volta) e i pochi anni in cui ci incontrammo, questo
continuò ad avvenire fra lo stupore generale.
Inutile precisarlo, io gli davo del tu.
Un giorno nonno Cosimo se ne andò e io, a
quasi 35 anni di distanza, ho ancora netta l’immagine di lui e della stanza in cui lo vidi per
l’ultima volta; sdraiato nel suo letto, con una
flebo che a me bambino parve enorme e di cui
ho chiari i colori. Ma soprattutto ricordo l’ultimo
sorriso che mi regalò e con cui, per sempre, ci
salutammo.
Volle comunque lasciarmi qualcosa di tangibile, e io oggi conservo il bell’orologio da taschino che le Ferrovie dello Stato gli regalarono
quando andò in pensione e che faceva sempre
capolino dal suo panciotto. Ma mi ha lasciato
molto altro di intangibile, forse nel suo esempio, forse nei geni, ma se oggi sono l’uomo e il
padre che sono lo devo anche a lui; però nonno
Cosimo, non volermene, Marco e Giovanni mi
danno del tu.
Jean Podt
A
11
nche quest’anno si è svolta il 1° Maggio
la cerimonia del conferimento dell’Onorificenza al Merito del Lavoro per premiare la perizia, laboriosità e buona condotta morale dei lavoratori dipendenti
da imprese pubbliche o private. Tali lavoratori
come recita il decreto emanato dal Presidente
della Repubblica su designazione del Ministero
del Lavoro e della Previdenza Sociale, debbono essere cittadini italiani che abbiano prestato
attività lavorativa ininterrottamente per un periodo minimo di venticinque anni alle dipendenze della stessa azienda o di trent’anni alle dipendenze di aziende diverse o lavoratori italiani
all’estero, senza l’osservanza dei predetti limiti
di anzianità, e che (naturalmente) non abbiano
pendenze penali di qualsiasi tipo.
Per la nostra Azienda, quest’anno è stata premiata la collega Giuseppina SINI il cui curriculum aziendale è il seguente:
Nata a Cagliari, conseguita la maturità Scientifica nell’anno 1980 e assunta in SIP (sede di Cagliari, via Boiardo 12), il 9/03/1988, in qualità di “operatrice addetta ai servizi d’utenza” c/o
CLSUT Cagliari servizio 12-187punto SIP e Centralino. Nel 1994 viene assegnata alla posizione di
lavoro di “Capo turno addetta ai servizi d’utenza” 12-187, con responsabilità di gestione delle
risorse in organico al Servizio. Nel 1996 è inquadrata nella figura professionale di “Assistente”
in servizio c/o CLSUT Cagliari. Nel 1998 passa alla figura di Supervisor al VTCC (Vendita Telefonica Customer Care), nei Servizi commerciali 187 e per la gestione dei crediti e reclami. Nel 1998,
come Supervisor del Servizio 12, assume anche la gestione delle sale remotizzate di Milano est.
Nel 2000 viene inquadrata nella figura professionale di “Assistente Senior” e le viene attribuito
il superiore Livello inquadramentale 5. Dal 2006 svolge l’attività di Supervisore dell’AODA Servizio 1254 Cagliari, gestendo collaboratori in sede e in Telelavoro domiciliare per la Sardegna.
Pertanto, come si evince dallo sviluppo di carriera, la Signora SINI, dopo il suo ingresso in Azienda come semplice Addetta e Operatrice, ha rapidamente e progressivamente assunto responsabilità sempre maggiori, in termini di risorse umane gestite e di business aziendale, dimostrando
sempre costante impegno, determinazione nel perseguimento degli obiettivi assegnati, ma curando al contempo le relazioni interpersonali, con colleghi e collaboratori, fino a diventare, per
tutti, uno stimato modello e punto di riferimento professionale e umano.
La cerimonia si è svolta nel Palazzo della Provincia con la partecipazione del Prefetto, del
Sindaco di Cagliari e della Presidente della Provincia; in rappresentanza dell’Alatel Sardegna,
v ita associativa
di
Un’altra “Stella al
merito del lavoro”
per la Telecom
erano presenti il Presidente Giacomo Degortes
e il Segretario Sergio Pizzoni.
A nome di tutti i suoi Colleghi facciamo i più fervidi auguri a Giuseppina.
v
associativa
r ita
acconti
Cogliamo l’occasione per pubblicare l’elenco,
non aggiornato e per questo chiediamo la collaborazione dei lettori per le eventuali mancanze
che pubblicheremo tempestivamente, dei Colleghi che sono stati insigniti della decorazione
negli anni precedenti che salutiamo e ricordiamo sempre con affetto:
Alvau Raffaela, Amici Marcello, Banditelli Ro-
berto, Brau Paolo, D’angelo Orani Luisa, Deiana
Giorgio, Gabriellini Giovanni, Galletta Giancarlo,
Gallisai Rosanna, Garau Anna Maria, Gaviano
Carlo, Lai Salvatore, Maccioni Giuseppe, Marini Francesco, Moro Mario Stefano, Paderi Efisio, Pes Angela, Pizzoni Sergio, Pusci Orlando,
Sulis Gabriele, Virdis Salvatore, Virgilio Antonio,
Zaccheddu Marco, Zuncheddu Salvatore.
12
Escursione a: Calasetta, Carloforte, S. Antioco e Santadi
F
inalmente abbiamo potuto realizzare la tanto attesa gita a Calasetta,
Carloforte, S. Antioco e Santadi che
per vari motivi, gli anni scorsi, abbiamo dovuto rinviare. Sinceramente
sono tanto contenta della riuscita positiva,
visto l’entusiasmo dei partecipanti. È stato un grande arricchimento di conoscenza, perché quasi tutti non eravamo mai
stati in quelle località; e pensare che con
una brava guida, la scoperta a S. Antioco
di
Rosetta Branca
Programma 2014
sezione di Sassari
del grandioso Museo Archeologico, del Tophet, del Villaggio Ipogeo e del Torrino è
stata una rivelazione straordinaria.
A Carloforte, cittadina molto carina, avremmo potuto godere di più se non ci fosse
stato un fortissimo vento e il nostro socio Franco Gherardini non sia stato bene,
perché, per fare qualche foto, è andato
sul ponte del traghetto, gli si è bloccata la
digestione e si è ridotto ad uno “straccio”
assistito però molto amorevolmente dalla
moglie Rosanna. A Santadi inoltre, abbiamo visitato le Grotte di Is
Zuddas che, con nostra
sorpresa, offrivano un vero
spettacolo unico e indimenticabile. Dulcis in fundo, con nostra
soddisfazione, dobbiamo
dire che tutti i pasti sono
stati ottimi, vari e di nostro
gradimento. Così come
l’albergo è stato trovato da
tutti molto confortevole. Alla prossima! Ciao, ciao a
tutti. Rosetta.
di
Jean Podt
Vi vogliamo confermare la località dell’evento OROSEI, l’Hotel prescelto “Hotel Marina Beach
Resort”, le date stabilite 25-26-27-28 Settembre 2014, le escursioni programmate:
1)A Galtellì, noto in letteratura come “Galte” dal più celebre dei romanzi di Grazia Deledda
Canne al vento, che le valse il premio Nobel, e una breve visita guidata del centro storico.
2)A Orosei per la visita del centro storico della Cittadina e del museo Guiso “dei teatrini”.
3)A Cala Gonone per la visita dell’Acquario e, se il mare ce lo consentirà, tenteremo per l’ennesima volta, di visitare la Grotta del Bue Marino.
Ribadiamo le quote di partecipazione previste:
Socio: 220,00 €
Coniuge e Socio ANLA: 260,00 €
Aggregato: 280,00 € (di cui 20 € per Tessera ANLA)
In tanti avete provveduto a prenotarvi e per poterci permettere una precisa organizzazione del Raduno vi preghiamo di provvedere al pagamento dell’anticipo e del saldo che
come previsto dovrà essere versato entro il 30 Giugno.
I Colleghi saranno divisi in due Gruppi e in maniera alternata potranno effettuare le escursioni
che, ripetiamo, sono facoltative.
Non mancheranno i momenti di riunione, primo fra tutti il saluto del Presidente, l’Assemblea
generale dei Soci per discutere i problemi della nostra Associazione, la possibilità di assistere alla Messa, la Domenica in Spiaggia, e... l’animazione con spettacoli e danze.
Vi aspettiamo.
Visitate il nostro sito www.alatel.it troverete tutti i particolari delle nostre iniziative
13
E
sì cari Colleghi, quest’anno 2014 siamo arrivati a quota 20. Sono infatti venti i Raduni
Regionali che dal 1995 (per l’esattezza svoltosi a Baia di Nora) sono stati celebrati dalla
nostra Associazione.
Così recita la lettera invitavi con il volantino del XX RADUNO REGIONALE.
v ita associativa
Quest’anno siamo
a quota “20”...
v ita associativa
14
I due presidenti: Dott. Zappi, Presidente nazionale e
Dott. Degortes, Presidente regionale
Riunione del consiglio nazionale
Nei giorni 17 e 18 marzo si è tenuta Roma, presso la sede Telecom di via di Val Cannuta 182 la riunione del Consiglio Direttivo Nazionale ALATEL
per il rinnovo di tutte le cariche nazionali essendo
decadute tutte le precedenti a causa della scomparsa del Presidente nazionale ing. TUCCI.
È stato eletto presidente per acclamazione il dr.
Antonio ZAPPI che già dal 2012 reggeva l’associazione. Il presidente che rimarrà in carica tre
anni ha proposto le altre cariche nazionale di cui
diamo i nomi di seguito:
Comitato esecutivo presieduto dallo stesso dr.
Zappi e composto da:
Benzoni Fiorenzo presidente ALATEL Lombardia;
D’ormea Amedeo presidente ALATEL Campania;
Gareri Antonio presidente ALATEL Calabria;
Molinari Giovanni presidente ALATEL MarcheUmbria;
Pasquini Giancarlo presidente ALATEL Lazio;
Traballo-Togna Carlo presidente ALATELPiemonte.
Benzoni e D’ormea sono stati nominati vice presidenti.
Le altre nomine sono state:
Segretario generale Panzolini Franco;
vice segretario generale Fontana Franco;
Segretario amministrativo Casini Enrico.
Il collegio sindacale e composto da:
Festa Guido membro presidente;
Zaccaria Pietro membro effettivo;
Lampis Livio membro effettivo;
Cleri Pasquale membro supplente;
Lucarelli Cesare membro supplente.
Il comitato dei probiviri composto da:
D’eletto Orazio presidente;
Caro-Giuli Liberatore membro;
Martella Giorgio membro.
Nel corso della giornata del 17 marzo sono state esposte da dr. Benzoni le linee guida per il
triennio 2014-2016 frutto del lavoro di gruppi di
lavoro a cui hanno partecipato sia alcuni presidenti regionali ALATEL che membri del comitato
nazionale.
Il giorno 18 marzo è stato caratterizzato dalla presenza dell’amministratore delegato della Telecom dr. Marco Patuano e del responsabile di People Value (già risorse del personale) TELECOM
dr. Mario Diloreto.
Il dr. Patuano ha esposto gli ultimi sei mesi delle
vicende TELECOM soffermandosi sui rapporti
col socio di maggioranza TELEFONICA connessi alla consociata brasiliana.
A conclusione dell’incontro il dr. Patuano è stato
nominato, su proposta del dr. Zappi, presidente
onorario dell’ALATEL.
Hanno partecipato all’incontro in rappresentanza dell’ASSILT il presidente Carta (nostro
iscritto) il vice presidente Benedetti e il direttore amministrativo Casnelli, e in rappresentanza
dell’ASSIDA il presidente Attolini ed il vice presidente Turturici.
v ita associativa
15
Riunione del consiglio direttivo regionale
Il giorno 10 febbraio si è svolta a Cagliari presso la sede di via Boiardo la riunione del nuovo Consiglio
Direttivo Regionale ALATEL a cui ha partecipato il dr. Antonio Zappi presidente nazionale e il dr Enrico
Casini presidente del collegio sindacale.
Il Consiglio ha approvato il rendiconto 2013 ed ha provveduto a nominare, su indicazione della TELECOM, presidente regionale per il triennio 2014-2016 Giacomo Degortes che ha sostituito l’ing. Antonio
Orgiana.
A seguire su proposta del neo presidente sono stati riconfermati il dr. Saverio Carta vice presidente e Sergio Pizzoni segretario ed è stata approvata la richiesta da sottoporre al Consiglio Nazionale di rinnovare la
carica di presidente regionale onorario al dr. Federico Oppo. Inoltre il dr. Saverio Carta è stato confermato
anche Direttore Responsabile della rivista “Il filo di Arianna”.
Saluto al Presidente “Emerito”
E si cari colleghi avete letto bene: anche noi, pur non essendo particolarmente indifferenti ai
piaceri della vita, alla passione per la cultura e ahimè! ai piaceri della buona tavola come ampiamente descritto nelle pagine destinate alle passeggiate fuoriporta, abbiamo un Presidente
Emerito.
Nonostante i solleciti e le invocazioni che da tante parti della Sardegna sono pervenute affinché
proseguisse il suo mandato mantenendo la sua prestigiosa carica, il nostro Presidente non ha
imitato il suo Collega più famoso al Colle (benché sia più giovane di lui di ben tre anni…).
Ma tant’è, il nostro Antonio Ing. Orgiana ha deciso che, anche se continuerà a seguirci e incoraggiarci, sia ora di dare spazio ai giovani in
una sorta di “autorottamazione”.
È stata una decisione che il Consiglio ha accettato proponendo come avete letto nei precedenti articoli, il Dott. Giacomo Degortes, che
pur avendo il difetto di avere lo stesso nome
del nostro “Mino”, speriamo non ne abbia altri.
Durante una breve Cerimonia svoltasi nel
corso di una riunione del CDR, è stata consegnata una foto con cornice al Presidente
Orgiana ringraziandolo per la sua autorevole, simpatica e fruttuosa collaborazione condannandolo al ruolo di: Presidente Emerito.
16
S. ANTIOCO
Il 22 di Febbraio abbiamo iniziato le “passeggiate”
previste dal programma con la visita a S. Antioco.
Siam partiti di buon ora (come al solito) e dopo un’ora e mezza di percorso in Bus siamo arrivati al Porto
di S. Antioco dove era in corso la vendita del pescato da parte dei pescatori locali: ah! se avessimo portato da casa le nostre borse frigo, avremmo comprato tutti i tipi di pesce del nostro Mediterraneo….
Ma il nostro obiettivo erano i Fenici e poco dopo ci
siamo ritrovati davanti al Museo: divisi in due gruppi e guidati da due preparatissime Guide, abbiamo
visitato il Magnifico Museo (tra l’altro appena ristrutturato), il Tophet e il Villaggio ipogeo. I Colleghi
hanno apprezzato sia i siti che le spiegazioni delle
“guide” e alla fine rispondendo al richiamo tipico del
“candu si pappara” ci siamo recati, forse precipitati,
S. Antioco
S. Antioco
di
Giacomo Mulliri
v ita associativa
Programma 2014
Escursioni
Turi-gastro-culturali
al Ristorante “da Silvana”; qui come da regola non
scritta ma tipica del visitatore di S. Antioco abbiamo
potuto gustare un ricco pranzo di mare:
antipasti di gamberetti, cozze, orziadas, ecc. ecc.;
primi: spaghetti allo scoglio e spaghetti alle vongole;
secondi: grigliata mista di anguille e pesci vari con
frittura mista;
il tutto innaffiato da un fresco vino bianco che, pur
se non ce ne sia stato il bisogno, ha vivacizzato ancor di più il Gruppo dei partecipanti.
Abbiamo poi visitato le catacombe, dove qualcuno
(sarà stato il vino galeotto? Boh?) ha dimenticato il
borsello (carico di soldi).Meno male che l’attesa per
il suo ritrovamento è stata allietata dalle barzellette
abituali di Carmela e Tonino con la new-entry a sorpresa di Luisa. E ciao a tutti.
PAU
Il 22 di Marzo, invece, solita partenza di buon’ora, la
destinazione del nostro Pullman è stata Pau, paese
dell’ossidiana, situato alle pendici del monte Arci nel
centro della Sardegna.
Durante le circa due ore di viaggio, Giampiero, per
tenere buona la comitiva, ci ha erudito sia sul paese
che sull’ossidiana, una roccia vulcanica che è prodotta da un rapido raffreddamento della lava. Ma
questa ossidiana l’abbiamo vista non appena arrivati a Pau nel museo dedicato interamente a questa
roccia vetrosa chiamata nell’antichità ORO NERO.
Una guida molto brava ci ha illustrato alcune qualità
di ossidiana, la lavorazione e il suo impiego molto
prima della nascita di Cristo.
Poi la stessa guida ci ha accompagnati in una sentiero nella zona di “su sennixeddu”, che porta sulla
sommità del Monte Arci, il cui fondo è cosparso di
pezzi e schegge di ossidiana e ai lati una foresta
di querce da sughero. Ci siamo divertiti a scoprire i
frammenti più grandi, più strani e più belli e anche
qui, qualcuno ha trovato dei funghi porcini strepitosi;
tutto però chiaramente protetto e salvaguardato dagli enti preposti, vero?
Una volta saziata la fame di cultura il grido ormai
famoso del “candu si pappara”,ci ha portato a Gonnostramatza all’Agriturismo Terra Usanna delle Fattorie Cuscusa, vicino al paese, ma, ahimè, l’agriturismo, lontano dal pullman ….
Come al solito, non ci siamo persi d’animo, e antipasti, primi e secondi innaffiati dal vino bianco e rosso
Pau
LACONI
È il 12 Aprile e come programmato partiamo verso
Laconi paese di S. Ignazio.
Ci dividiamo in due gruppi e visitiamo il Museo della
Statuaria Preistorica della Sardegna ospitato presso la Casa Aimerich, ultima dimora dei Marchesi di
Laconi.
Il Palazzo è stato progettato nell’Ottocento dall’Architetto Gaetano Cima, lo stesso che progettò l’Ospedale Civile di Cagliari. Il Museo si articola in 11
sale tra il primo e secondo piano dedicate ai Menhir
ritrovati in varie zone della Sardegna. Sono statue
di grande interesse culturale visitate principalmente
dagli stranieri. Abbiamo poi visitato la casa Natale di Frà Ignazio che è il Santo Sardo più venerato
dell’isola; a Laconi, per la sua festa di fine Agosto,
arrivano pellegrini da tutte le parti della Sardegna.
Subito dopo è stata la volta del Parco Aimerich dove
esistono le rovine di un vecchio Castello. Il Parco,
che è una vera bellezza, non l’abbiamo potuto visitare perché la pioggia ce lo ha impedito. La consueta sorpresa c’è stata nel tragitto di circa 9 chilometri
per raggiungere l’Agriturismo “Genna Corte” con una
Laconi
Arborea
me guide; prima di inoltrarci nel cuore produttivo ci
siamo divertiti “mascherandoci” con le tute bianche
indossate, non per proteggere noi, ma la qualità del
latte. Dopo varie degustazioni e acquisti di latticini,
alle 13.00 precise, come da nostra tradizione e puntualità da orologi svizzeri, abbiamo iniziato il pranzo
presso il Ristorante ”La Tanca”: antipasti di terra e di
mare, primi piatti di terra e di mare, secondi sempre
di terra e di mare, contorni, frutta dessert ecc. ecc.
Una lezione culturale di circa 4 ore….
Finalmente alle 17.00 ci hanno congedato per raggiunti limiti di pazienza e così, considerando che Arborea rappresenta un polo agricolo molto importante per le coltivazioni di eccellenza, abbiamo voluto
assaggiare le famose fragole.
Tutti le hanno gradite e ne hanno fatto incetta e
dopo aver riempito le sporte e il bagagliaio del nostro valoroso pullman, siamo rientrati alle nostre
“stalle”. All’anno prossimo.
17
ci hanno fatto ricuperare in breve tempo (circa tre
ore) le forze per comprare dai banchi di vendita della fattoria ricotta, formaggi, salumi, vino e persino
asparagi e gureu (cardo selvatico).
Anche qui c’è stata la sorpresa in quanto il pullman
al momento di partire non ne ha voluto sapere di rimettersi in moto, rendendo necessario l’arrivo di un
altro Bus da Cagliari che celermente ci ha riportato
a casa sani e salvi. Alla prossima.
ARBOREA
È il 12 Maggio e l’ultima passeggiata per i paesi della Sardegna ci ha visto arrivare ad Arborea. Perché
Arborea? Perché in ossequio ai nostri itinerari turigastro culturali, dopo tanto vino, acqua e olio gustati
nelle località di S.Antioco, Pau e Laconi, abbiamo
voluto conoscere il latte attraverso il ciclo produttivo della 3A (Assegnatari, Associati, Arborea). Nello
stabilimento, che vede impegnate circa 250 persone tutti i giorni, festivi compresi, si lavora la maggior quantità di latte di tutta la Sardegna, circa 600
mila litri di latte vaccino al giorno. Anche se parte
della produzione è esportata fuori Regione verso
altri marchi (Granarolo, Parmalat), il latte Arborea
è distribuito in tutta la nostra Regione. Abbiamo
perciò visitato lo stabilimento lattiero/caseario accompagnati da un esperto casaro e due gentilissi-
v ita associativa
strada stretta e tortuosa con curve a gomito e strapiombi che ha causato un silenzio nel pullman, ma
all’arrivo un bellissimo panorama e un buon pranzo
ha rallegrato la compagnia che al ritorno ha mostrato
segni di apprezzamento per l’iniziativa che ha unito il
sacro al profano. Dopo la foto di rito ai bordi niente di
meno di una piscina, siamo tornati tutti a casa.
18
L
a bambina non credeva
ai propri occhi. Si rigirò la
bambola tra le mani con
uno sguardo eccitato e incredulo allo stesso tempo.
Guardò il bimbo che gliel’aveva
regalata e sorrise.
«Ma�������������������������
è davvero per me?» chiese la piccola, che si chiamava
Donna.
Il piccoletto, otto anni e una
faccia da monello, annuì. «Solo
per te, bellezza».
Donna scoppiò a ridere, gli gettò le braccia al collo e lo strinse
forte.
Biagio era il suo migliore amico
e sapeva più di chiunque altro
quanto lei desiderasse quella
bambola. Ma i suoi non potevano permettersi di sprecare soldi per stupidi giocattoli: loro non le regalavano mai nulla. Biagio,
invece, era diverso. Era la persona più generosa che conoscesse, oltre a essere il bambino
più coraggioso e sveglio del quartiere. Anche
la famiglia di Biagio era povera, e Donna non
aveva la minima idea di dove l’amichetto potesse aver trovato i soldi per quel regalo: di sicuro
nemmeno i suoi avrebbero sprecato soldi per
una bambola. Ma il fatto che avesse pensato a
lei, che le avesse donato ciò che più desiderava, la faceva sentire speciale come mai prima
in vita sua.
«Non potevo sopportare che tutte le tue
amiche ce l’avessero e tu no…» disse Biagio,
assaporando il profumo dolce dei capelli
dell’amica. «Tu te la meriti molto più di loro».
Sciogliendosi dall’abbraccio, Donna chiuse gli
occhi e lo baciò sulle labbra. Un bacio improvviso e tenero. Un bacio da bambini. Biagio,
sentendo la morbida consistenza delle labbra
della bimba, provò un brivido di piacere che lo
fece tremare, lo fece sentire grande, e anche lui
di
Piergiorgio Pulixi
l’ angolo della libro
Una brutta
storia
socchiuse gli occhi come aveva
visto fare nei film alla tv. In quel
momento, nel parco immerso
nella luce soffusa della sera,
tutto sembrava perfetto, come
in un sogno. Ma bastò un urlo
per rovinare tutto.
«Eccoli qua i piccioncini!».
Biagio aprì gli occhi e si girò di
scatto. Conosceva quella voce.
Istintivamente chiuse i pugni e i
suoi occhioni celesti si ridussero a due fessure.
«Eccolo il ladro e la sua
fidanzatina» lo schernì un
ragazzino grasso sugli undici
anni, raggiungendolo insieme
ad altre due brutte facce brufolose. «Lo sa la tua ragazza
che quella bambola è rubata?
Scommetto proprio di no…».
«Cosa volete? Andatevene» ringhiò Biagio,
incassando la testa tra le spalle come un pugile
in miniatura.
«Ce ne andremo solo quando mi sarò ripreso la
bambola che hai rubato a mia sorella, piccolo
delinquente che non sei altro. Sei un ladro schifoso, e i ladri come te vanno bastonati».
Donna sussultò e strinse a sé la bambola per lo
spavento. Sì, aveva sperato che Biagio non l’avesse rubata, ma ora della bambola non gliene
importava più niente. Voleva soltanto che quei
ragazzini se ne andassero.
«Ripeti un’altra volta quello che hai detto,
ciccione, e ti spacco la faccia» soffiò Biagio,
guardando torvo l’undicenne che l’aveva accusato.
«Biagio, lascia perdere… Diamogli la bambola
e andiamocene».
«No».
«Ascolta la tua amica, se non vuoi che ti
ammazziamo di botte» lo minacciò uno dei tre
ragazzini, sputando per terra.
niente» rispose Biagio. La sua voce era sicura
come quella di un uomo. «Promettimelo».
«Promesso».
I due bambini si presero per mano e si avviarono verso casa……………………….
19
Con questo prologo inizia il poliziesco “Una
brutta storia” di Piergiorgio Pulixi, figlio del nostro collega Giangiorgio.
Piergiorgio è nato a Cagliari nel 1982. Fa parte
del collettivo di scrittura Sabot creato da Massimo Carlotto di cui è allievo. Insieme allo stesso Carlotto e ai Sabot ha pubblicato Perdas de
Fogu, (edizioni E/O 2008), e singolarmente il
romanzo sulla schiavitù sessuale Un amore
sporco inserito nel trittico noir Donne a Perdere (edizioni E/O 2010). Nel 2012 ha pubblicato “Una brutta storia”, (Edizioni E/O). secondo
classificato al “PREMIO CAMAIORE LETTERATURA GIALLA 2013”. Alcuni suoi racconti sono
stati pubblicati sul Manifesto e Micromega. È
uno degli autori presenti nell’antologia contro il
femminicidio “Nessuna più” e in “Delitti d’acqua
dolce”. Nel 2014 pubblica “La notte delle pantere” (Edizioni E/O), il ritorno di Biagio Mazzeo,
il poliziotto protagonista di “Una brutta storia”.
l’ angolo della libro
«Vieni e provaci, se hai il coraggio».
I tre teppistelli rimasero interdetti dalla temerarietà del monello.
«Tu vuoi proprio una lezione coi fiocchi» disse
il ragazzino grasso, e����������������������������
si avvicinò a Biagio, spalleggiato dagli amici.
Donna fece un passo avanti e porse la bambola ai piccoli teppisti. «Eccola, prendetela e
andatevene» disse con voce incrinata dalla
paura.
Biagio, che nonostante fosse più grande di lei
di un anno era di qualche centimetro più basso,
le fece ritrarre il braccio e la difese col proprio
corpo. «La bambola è tua, Donna. Non gli devi
dare proprio nulla, capito?».
«Spacchiamogli la faccia, a questo ladro!»
disse il ragazzino grasso.
Biagio lo fulminò con i suoi occhi freddi, e dalla
tasca dei pantaloni estrasse un coltello a serramanico. Lo aprì e fece scintillare la lama davanti
agli occhi dei teppistelli, che impallidirono. Donna arretrò spaventata. Mai si sarebbe sognata
di pensare che il suo amico del cuore potesse
girare con un coltello nascosto nei calzoni.
«Allora? Cosa state aspettando?» sorrise
Biagio, facendo segno con la lama ai tre di farsi
sotto.
«Questo è pazzo!» disse uno dei teppistelli,
����������������
intimorito.
«La bambola è sua, punto. Se avete qualcosa
da dire, io sono qui…».
«Tu sei matto, Mazzeo…».
Biagio Mazzeo alzò il mento con aria di sfida e
fece un passo avanti col coltello stretto in pugno. I tre arretrarono e poi si diedero alla fuga,
intimiditi più dal suo sguardo che dalla lama affilata del temperino.
«Codardi…» sogghignò il monello grattandosi
la gola e richiudendo l’arma che aveva rubato
al padre. Quando si voltò verso di lei, Donna
fu spaventata dalla strana luce che brillava nei
suoi occhi.
«Stai tranquilla. Non ci daranno più fastidio…».
«È vero che l’hai rubata?».
Biagio non rispose e sostenne il suo sguardo.
Donna gli si fece vicino e l’abbracciò di nuovo,
questa volta ancora più forte. «Sai cosa ti dico?
Non me ne importa niente… Grazie, Biagio».
«Di niente, bellezza» ribatté lui, arruffandole i
capelli.
Donna sorrise. In fondo le piaceva che Biagio la
chiamasse in quel modo.
«Ho avuto paura, prima…» confessò.
«Finché ci sarò io non dovrai aver paura di
l’ angolo della foto
1° Fila: Neve Girau, Dolores
Congiu, Nazaria Carta, Maria
Pia Sanna, Maria Pia Zedda,
2° Fila: Wanda Erriu, Franca
Pinna, Rina Gagliega
20
Colleghi di Sassari a Sennori
Colleghi di Nuoro.
In piedi: Podda Giampiero, Floris Salvatore, Demurtas Melchiorre, Scanu Antonio, Balata Salvatore, Tolu Daniele,
Accosciati: Fancello Bardilio, Sanna Antonello, Murru Ernesto, Murdeu Giuseppe
Jean Podt
And I Love Her (Beatles)
And I Love Her
I give her all my love
That’s all i do
And if you saw my love
You’d love her too
I love her
She gives me ev’rything
And tenderly
The kiss my lover brings
She brings to me
And i love her
A love like ours
Could never die
As long as i
Have you near me
Bright are the stars that shine
Dark is the sky
I know this love of mine
Will never die
And i love her
Bright are the stars that shine
Dark is the sky I know this love of mine
Will never die
And i love her
Le do tutto il mio amore
Ecco cosa faccio
E se vedessi il mio amore
La ameresti anche tu
La amo
Lei mi da tutto
E affettuosamente
Il bacio che la mia amorosa porta con se
Lo porta a me
E la amo
Un amore come il nostro
Non potrebbe morire mai
Finché ti ho
Vicina a me
Brillanti sono le stelle che splendono
Buio è il cielo
So che questo mio amore
Non morirà mai E la amo
Brillanti sono le stelle che splendono
Buio è il cielo
So che questo mio amore
Non morirà mai
E la amo
21
The Beatles soprannominati The Fab Four (I favolosi quattro), sono
stati un gruppo rock britannico, originario di Liverpool e attivo dal 1960
al 1970. La formazione, composta da John Lennon, Paul McCartney,
George Harrison e Ringo Starr, ha segnato un’epoca nella musica, nel
costume, nella moda e nella pop art.
Risale al 1964, proprio 50 anni fa, la prima trasferta intercontinentale
in terra statunitense e la produzione del loro film A Hard Day’s Night
e del LP omonimo che fece da colonna sonora al film, del quale And I
Love Her fa parte. E And I Love Her è la prima ballata di Paul McCartney, composta nel periodo in cui il musicista abitava a Wimpole Street
presso la famiglia Asher, e la canzone è stata sempre considerata una
dedica d’amore a Jane Asher, con cui Paul aveva una relazione sentimentale.
l’ angolo della musica
di
I Beatles
The Fab Four
l’ angolo cottura
Pennette con zucchine
e “fiori di zucchine”
A cura dello
“Chef de cuisine” Jean Jacques Minò
22
Ingredienti per 4 persone:
• 300 gr. di mezze penne rigate
• 4 zucchine piccole
• 8 fiori di zucchina
• 1 spicchio d’aglio
• formaggio grana q.b.
• olio extra vergine q.b.
Preparazione
1. Grattugiare le zucchine a lame larghe e rosolare con un po’ d’olio e l’aglio.
2. Tagliare a pezzetti 4 fiori di zucchina e aggiungerli alle zucchine appena rosolate.
3. Passare in padella ben calda gli altri fiori
aperti e mondati dai pistilli, e un po’ di buccia di zucchina tagliata a fettine.
4. Cuocere in acqua salata le mezze penne.
5. Mettere in padella un mestolo di acqua di
cottura.
6. Versare la pasta sul composto e mantecare.
7. Aggiungere i fiori di zucchina con i listarelli
appena scottati e versare nel piatto di portata.
8. Cospargere di formaggio grana e...
...bon appetit
TUTTO - INTERNET SENZA LIMITI
o fferte
Pubblichiamo il comunicato presente sul sito Alatel nazionale
www.alatel.it relativo alle agevolazioni per internet.
Tutto
Contributo di attivazione Offerta 39 euro.
Attivazione Offerta GRATIS anziché 79 euro per i nuovi Clienti ADSL o che passano a Telecom
da un altro Operatore.
Per i nuovi impianti, attivazione Linea GRATIS anziché 96,80 euro. Per i rientri in Telecom Italia
il contributo di 96,80 è gratuito se si rimane in Telecom Italia almeno per 24 mesi.
Come aderire.
Scarica l'Informativa per la privacy Telecom Italia.
Scarica il modello per la richiesta dell'offerta.
Internet Senza Limiti ti offre:
• velocità di navigazione (download) fino a 7 Mega e di trasmissione (upload) fino a 384 Kbps.
Controlla se la tua linea rientra nel Piano Anti Digital Divide di Telecom Italia su verifica copertura
• traffico Internet incluso
• linea telefonica di casa + ATTIVAZIONE GRATIS se resti 24 mesi!
• telefonate a 0 cent verso tutti i fissi nazionali e 16 €cent di scatto alla risposta
• 1 ora al mese di chiamate gratis verso tutti i telefoni fissi internazionali (zone 1-2-3-4-5)
• 1 ora al mese di chiamate verso tutti i cellulari internazionali (zone 1-2-3-4-5) allo stesso
prezzo dei nazionali
• 300 SMS al mese da inviare tramite webmail, pari a 10 SMS al giorno (dall’11° SMS il costo è
di 15,13 cent, IVA inclusa, per l'invio a ogni destinatario) e solo da linea ADSL Telecom Italia
Antivirus + Firewall incluso!
In più sono inclusi gratuitamente negli abbonamenti diversi Servizi, tra cui:
• Alice Mail, casella di posta da 3 Giga con protezione Antivirus e Antispam
• Internet Pay per acquistare online contenuti digitali con addebito dei costi sul Conto Telecom
Italia(confronta aggiornamenti periodici su sito telecomitalia.it).
(1) Si considerano i cellulari TIM, Vodafone, Wind, H3G, Noverca e Lycamobile e gli operatori
mobili virtuali che utilizzano la loro rete, come ad esempio CoopVoce, Tiscali Mobile, PosteMobile e Fastweb Mobile. Ti ricordiamo che sei tenuto ad utilizzare l’Offerta secondo buona fede e
correttezza astenendoti dal conseguire vantaggi diversi da quelli connessi alla normale comunicazione interpersonale, secondo quanto previsto dall’art. 13 delle Condizioni Generali di Abbonamento al Servizio Telefonico di Base. Per quanto riguarda il traffico uscente verso cellulari
nazionali si presume un uso conforme ai suddetti principi, il rispetto dei seguenti parametri:
• traffico giornaliero uscente non superiore a 300 minuti;
• traffico mensile uscente non superiore a 1500 minuti.
Continua l’offerta della Telecom per i Soci Alatel come riportato sul sito www.alatel.it
23
TUTTO ti offre:
• velocità di navigazione (download) fino a 7 Mega e di trasmissione (upload) fino a 384 Kbps.
• traffico Internet incluso
• linea telefonica base
• chiamate gratis a qualsiasi ora e senza limiti verso tutti i telefoni fissi nazionali
• chiamate gratis a qualsiasi ora e senza limiti verso tutti i cellulari nazionali(1)
• 300 SMS al mese da inviare tramite webmail, pari a 10 SMS al giorno (dall’11° SMS il costo è
di 15,13 cent, IVA inclusa, per l'invio a ogni destinatario) e solo da linea ADSL Telecom Italia
• Modem ADSL Wi-Fi N, GRATIS per 1 anno se richiesto online (poi a 3,03 €/mese)
• assistenza tecnica telefonica gratuita tramite il Servizio Clienti 187
Raduno Orosei 2009