Fondatore Eugenio Scalfari dom 06 apr 2014 Direttore Ezio Mauro www.repubblica.it 1 2 ANNO 39 - N. 82 IN ITALIA € 1,30 DOMENICA 06 APRILE 2014 LA DOMENICA / LA COPERTINA CULT / L’INCHIESTA R7, IL MAGAZINE PER IPAD IL MEGLIO DELLA SETTIMANA DI REPUBBLICA “Tutto iniziò correndo dietro ai polli” Le confessioni di Bolt, freccia umana Rinasce la macchina del tempo Se la scienza supera la fantasia USAIN BOLT E EMANUELA AUDISIO IN POVERTÀ SUA LIETA SCIALA DA GRAN SIGNORE LEONETTA BENTIVOGLIO E CARLO ROVELLI Def, ecco il piano Berlusconi-Renzi scontro sulle riforme SOSPESO IL DIVIETO, SUBITO UN INCIDENTE EUGENIO SCALFARI M ATTEO Renzi è per il cam- biamento? Anche noi siamo per il cambiamento. Renzi è per le riforme? Anche noi siamo per le riforme. Renzi è per la prevalenza della politica sull’economia? Noi siamo per l’economia politica, forse è la stessa cosa detta con altre parole, ma forse no, dipende. Renzi è per gli annunci ai quali seguiranno i fatti? Noi siamo per i fatti e per i programmi che inquadrano i fatti già avvenuti nel quadro di un sistema. Infine, Renzi è per la riforma del Senato ed anche noi lo siamo, ma c’è riforma e riforma, cambiamento e cambiamento, innovazione e innovazione. A volte, come diceva Rabelais nel suo Pantagruel, le parole diventano di ghiaccio e non sono più pronunciabili. Bisogna dunque farle sciogliere e dar loro un senso, un significato. Il problema dunque è questo: dare alla parola Senato un nuovo ma sostanzioso significato. Oppure tanto vale abolirlo. Il Senato delle autonomie non ha senso alcuno, c’è già la conferenza Stato-Regioni, che comprende anche i Comuni; è formata da tutti i governatori e da tutti i sindaci ed ha un comitato ristretto eletto dall’assemblea di tutti i suddetti. Non costa un centesimo se non il viaggio a Roma quando l’incontro col governo ha luogo. Il Senato delle autonomie sarebbe un inutile doppione. I romani, quando parlavano della loro Repubblica, dicevano Senatus populusque. Durò quattrocento anni, Ottaviano Augusto lo conservò, Nerva e i suoi quattro successori lo restaurarono; poi ebbe inizio il declino dell’impero che durò per altri quattro secoli. Adesso il tempo corre assai più velocemente. Tar, il mostro raccontato dagli ambientalisti — lo spavento, l’orrore, il pericolo — ha perso il fascino marinettiniano. Già dalle tegole rosse della Giudecca, alle sette del mattino, non sembra che sia tornato a penetrare Venezia, con la goffa insolenza della prima volta. disoccupata, povera. Basso Pil, poche imprese, poco Internet. Strade e treni malmessi. E scarsa consuetudine con il pagamento delle tasse. Ma c’è anche l’Italia che corre, dinamica, scarsi reati, alta velocità, aziende leader, redditi alti e dichiarati. Tra le due, altre Italie, più sfumate. SEGUE A PAGINA 23 SEGUE ALLE PAGINE 18 E 19 SEGUE A PAGINA 9 >Governo a caccia di altri fondi: la Sanità nei nuovi tagli >Toti: “Con Matteo abbraccio mortale”, caos Forza Italia FRANCESCO BEI IL RETROSCENA F La scure sui dirigenti La democrazia e l’incognita bonus dei fuorionda ORZA Italia nel caos. E Berlu- IL RACCONTO sconi mette a rischio il patto sulle riforme. «Non vorrei — ripete — ma ci sono le elezioni... ». Per la prima volta l’accordo con Renzi scricchiola. Anche se per ora il Cavaliere non vuole farlo saltare. «Ma non posso fare il passacarte». Perché la verità è che il leader forzista, come ammette Giovanni Toti nel fuori onda registrato da Repubblica tv, «non sa come sganciarsi». Anche se si rende conto che si tratta di «un abbraccio mortale». A CRESCITA del debito pubblico e altre risorse per finanziare il taglio del cuneo fiscale. Sono queste le due spine che il governo dovrà estrarre prima che la manovra economica messa in campo venga effettivamente varata. zione, e quindi anche delle apparenze, delle marchette e della manipolazione tecnologica, c’è una tale fame di verità che facilmente ci si affeziona ai fuorionda come a una risorsa perfino democratica. SEGUE ALLE PAGINE 2 E 3 SEGUE A PAGINA 6 SEGUE A PAGINA 4 CLAUDIO TITO FILIPPO CECCARELLI L N EL tempo della Comunica- IL FISCO DIVIDE IL PAESE IN OTTO ZONE: “MA NORD E SUD SONO UGUALI” La prima mappa dell’Italia che evade La Msc Preziosa ieri davanti a San Marco a Venezia La nave più grande d’Europa torna a sfregiare Venezia FRANCESCO MERLO VENEZIA T RAINATO dai cavi della Capitaneria, ma soprattutto dai cavilli del IL REPORTAGE L’ANALISI VALENTINA CONTE Usa già fuori dalla crisi Adesso più occupati di prima della recessione C’ È L‘Italia IL CASO FEDERICO RAMPINI A PAGINA 22 LO SCENARIO Il risiko delle nomine Ue Lagarde sfida Schulz e spunta la carta Bonino ANDREA BONANNI A PAGINA 11 LA STORIA Taiwan, la rivolta dei Girasoli “Non svendeteci alla Cina” Lusso e piscina Benvenuti all’Hotel Gramsci che divide Torino DAL NOSTRO INVIATO GUIDO ANDRUETTO GIAMPAOLO VISETTI TORINO S steso nello “Yuan legislativo”, il palazzo occupato assieme agli altri universitari nella capitale di quella che Pechino considera “l’isola ribelle”. L’Occupy Taiwan si chiama “movimento dei Girasoli”. Due preti italiani rapiti in Camerun L’incubo di Al Qaeda Hotel Gramsci il nuovo albergo di lusso e design che tra maggio e giugno sarà inaugurato nel palazzo dove Antonio Gramsci abitò a Torino tra il 1914 e il 1922. Entrando, ci si affaccia su un cantiere. A PAGINA 15 VINCENZO NIGRO A PAGINA 13 A PAGINA 17 I TAIPEI L IN Fei-Fan, 25 anni, è di- CHIAMERÀ SEDE: 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821, FAX 06/49822923. SPED. ABB. POST., ART. 1, LEGGE 46/04 DEL 27 FEBBRAIO 2004 - ROMA. ■ CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ: A. MANZONI & C. MILANO - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/574941. ■ PREZZI DI VENDITA: AUSTRIA ■ BELGIO ■ FRANCIA ■ GERMANIA ■ GRECIA ■ IRLANDA ■ LUSSEMBURGO ■ MALTA ■ MONACO P. ■ OLANDA ■ PORTOGALLO ■ SLOVENIA ■ SPAGNA € 2,00 ■ CROAZIA KN 15 ■ REGNO UNITO LST 1,80 ■ REPUBBLICA CECA CZK 64 ■ SLOVACCHIA SKK 80/€ 2,66 ■ SVIZZERA FR 3,00 ■ UNGHERIA FT 650 ■ U.S.A $ 1,50 2 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA Lo scontro Forza Italia nel caos e Berlusconi stoppa Renzi “Riforme dopo le Europee” Il presidente del Consiglio sicuro che il patto reggerà “Ma se salta il Senato, salta anche l’Italicum e si vota” <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA FRANCESCO BEI LA CRISI DIREZIONE Dalla sua “rinascita” passano mesi prima che Berlusconi si decida a nominare un ufficio di presidenza. Lasciando il partito allo sbando CANDIDATURE Raffaele Fitto dà battaglia per candidarsi (e contarsi) alle Europee, ma il cerchio magico e Giovanni Toti cercano di impedirglielo STAND BY Tutto è fermo in attesa del 10 aprile, quando Berlusconi sarà destinato ai servizi sociali o ai domiciliari. Il fuorionda svela le preoccupazioni L A RIPROVA è tutta in quella precisazione serale dell’ufficio stampa di Forza Italia, dopo che per un’intera giornata era sembrato l’ex Cavaliere avesse affondato l’accordo con una frase lapidaria pronunciata al telefono a una manifestazione a Milano: la riforma del Senato «è assolutamente inaccettabile e indigeribile». E invece no. «Forza Italia — si legge nella marcia indietro — resta una convinta sostenitrice della necessità di riformare il Senato, a partire da quanto stabilito nel cosiddetto patto del Nazareno». Certo, restano le «critiche alla composizione» della Camera alta, ma «siamo pronti a discutere ogni dettaglio per modificare e rendere più efficiente il parlamento della Repubblica». Dietro queste “ “ ” ” INACCETTABILE La riforma del Senato è assolutamente inaccettabile e indigeribile. Allora tanto vale chiuderlo BERLUSCONI TELEFONA A MILANO A COMIZIO FI BEGHE INTERNE A FI Il Pd non intende entrare nelle beghe interne di Forza Italia. Pacta sunt servanda LORENZO GUERINI, PORTAVOCE PD Romani: il premier ci sta facendo più male dell’antiberlusconismo della sinistra due prese di posizione — il Berlusconi battagliero di prima mattina e la cautela della nota ufficiale — c’è tutta la confusione e la guerra interna in corso al movimento tra le colombe favorevoli alla collaborazione e i falchi antirenziani. Paolo Romani, tra i più critici verso lo scivolamento forzista nelle braccia del Pd, fotografa la situazione con un paradosso: «Il filoberlusconismo di Renzi ci sta facendo molto più male dell’antiberlusconismo della sinistra degli anni passati». Un altro esponente dell’ala dura, Augusto Minzolini, non si dà pace. «Renzi — osserva l’ex direttore del Tg1 — sta occupando tutti i nostri spazi politici e noi che facciamo? Invece di sfidarlo gli andiamo dietro! Cose da pazzi». Lo scoramento è tanto, anche perché circola un sondaggio riservato che precipita Forza Italia al 16 per cento alle Europee, a meno di un massiccio intervento in tv di Berlusconi. Ed è proprio quello che sta organizzando il leader azzurro, un piano di occupazione dell’etere per recuperare il tempo perduto e risalire la china. Antonio Palmieri, che sta lavorando alla campagna elettorale, sostiene che sia «tutto pronto» per il gran rientro, con il piccolo particolare che mancano ancora le condizioni dei giudici di sorveglianza. Lasceranno al condannato abbastanza spazio per fare la sua campagna elettorale? Gli avvocati sostengono di sì. A patto che se ne stia un po’ tranquillo almeno fino a giovedì prossimo, quando il Tribunale si dovrà pronunciare sui servizi sociali (agli arresti domiciliari, agitati come uno spauracchio, non crede nessuno). Non a caso l’ex Cavaliere ha preannunciato sorprese in arrivo: «Credo che, a partire dalla fine della prossima settimana, potremmo mettere fine a questa impossibilità per il leader del centrodestra di parlare agli italiani». E tuttavia, al di là della tattica mediatica, resta l’incertezza sulla linea politica. Appoggiare Renzi o frenare? Nelle conversazioni di queste ore Berlusconi mostra consapevolezza di dover camminare sul filo: «Non possiamo passare per quelli che fanno saltare le riforme, ma nemmeno accomodarci nel ruolo di gregari di Renzi». Se il dilemma è questo, la soluzione escogitata dall’ex Cavaliere è quella di mettere intanto qualche granellino di sabbia nel turbo renziano. «Non possiamo consentire al Pd di presentarsi alle europee con la riforma del Senato approvata», detta Berlusconi ai suoi. Quindi sarà una battaglia sul calendario, visto che il presidente del Consiglio ha promesso l’approvazione dell’Italicum e la prima lettura delle riforme costituzionali in tempo per il 25 maggio. Quanto alla composizio- ne di palazzo Madama, anche quella dovrà cambiare. Come ieri faceva notare il Mattinale, «se la riforma renziana andasse in vigore oggi, su 42 amministratori locali portati al Senato, 29 sarebbero di sinistra». Per il momento a palazzo Chigi fanno mostra di non dare troppo peso a queste convulsioni forziste. «Il Partito democratico — dichiara il portavoce Lorenzo Guerini — non intende entrare nelle beghe interne di Forza Italia e si mantiene sereno e fiducioso sul percorso delle riforme. Siamo convinti che sul Senato l’accordo fondato su quattro punti (assemblea non elettiva, gratis, niente voto di fiducia né di bilancio) tenga, dal momento che pacta sunt servanda». La realtà è che, dopo la sparata di Berlusconi al comizio milanese, tra i renziani è scattato l’allarme. E sono partite una serie di telefonate sulla linea rossa perennemente aperta tra Renzi e la coppia Verdini-Letta. La richiesta esplicita è stata di una precisazione, poi effettivamente arrivata. Ma cosa ha causato la marcia indietro del leader forzista, al di là del timore di apparire (dopo essersi tirato dietro per anni l’accusa di aver fatto saltare la Bicamerale D’Alema e i referendum dei radicali) per l’ennesima volta come un frenatore? Per capirlo bisogna riandare a qualche giorno fa, quando il premier — preoccu- pato per i primi segnali di insofferenza tra i senatori forzisti — aveva fatto arrivare a Berlusconi un messaggio molto esplicito, com’è nel suo stile. «Ditegli che, se fa saltare le riforme, io ho la forza per approvare una legge elettorale come piace a me. E poi si va a votare». E senza la protezione dell’Italicum — con le sue soglie di sbarramento altissime per chi non si coalizza costringe Alfano e Casini ad allearsi Il falco Minzolini: l’opposizione è identificata ormai in Grillo con Forza Italia — Berlusconi avrebbe la certezza di arrivare terzo dopo Pd e Grillo. Così, in mezzo a Scilla e Cariddi, prosegue sempre più incerta la navigazione di Berlusconi. Che non può riservare a Renzi il trattamento Monti, ma non può nemmeno consentire al premier di svuotargli progressivamente il suo bacino elettorale. Una situazione difficile che paralizza il partito e lo rende balbettante. «Senza un’identità forte rischiamo che Grillo sia visto come l’unica opposizione — obietta ancora Minzolini — e i nostri elettori si rivolgano a Renzi». È proprio quell’abbraccio mortale di cui parlava Toti. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 3 PER SAPERNE DI PIÙ www.forzaitalia.it www.repubblica.it IL CAVALIERE E LA SENTENZA MEDIASET Conto alla rovescia in tribunale cresce l’ipotesi dei servizi sociali IN CRISI Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi manna — ex pm in inchieste su reati finanziari — , esporre il proprio parere (arresti doMILANO.Apparentemente, è uno dei tanti camiciliari o affidamento in prova), indicando si. La pratica a carico di «Berlusconi Silvio», eventuali limitazioni. Quindi, la parola passpiegano al Tribunale di Sorveglianza di Mi- serà ai legali. Negli ultimi mesi, Coppi e Ghelano, sarà trattata come tutti i procedimenti dini hanno studiato a fondo il caso, affiancati che a migliaia intasano gli uffici. Un primo in- da un avvocato di Milano, esperta di Sorvedizio, lo conferma. Il collegio difensivo dell’ glianza. Una prima mossa è già stata messa (ex) Cavaliere, da alcune settimane attende in campo: gli avvocati di Berlusconi non hanla visita dell’assistente sociale ad Arcore. Un no ancora indicato un ente presso cui far traprimo «contatto», necessario per allegare al- scorrere i 12 mesi di «residuo pena» al proprio la pratica una relazione con cliente. Passo comune e freun parere sulle condizioni quente. Una volta invocata dell’indagato e la predispola soluzione minima da parsizione verso un percorso di Gli avvocati dell’ex te di Coppi e Ghedini, il Trirecupero. Questo ostacolo, premier non hanno bunale dovrebbe riservarsi Berlusconi lo ha evitato. e comunicare la propria deancora indicato l’ente L’organizzazione della Sorcisione nel giro di cinque veglianza, per smaltire l’ar- per l’affidamento giorni. Questa la previsione. retrato, impone che per i La sensazione, alla vigilia, condannati a pene inferiori è che il Tribunale, presieduai dodici mesi, non si debto da Pasquale Nobile De bano attivare gli assistenti sociali. Santis — originario di Benevento, da tre anMa cosa succederà, allora, giovedì? Nelle ni responsabile dell’ufficio — , non voglia sceultime settimane, si scommetteva su un rin- gliere la misura più pesante per il condannavio. Fino a due giorni fa, però, ai giudici non to. In considerazione anche dell’età e del fatera arrivata alcuna comunicazione ufficiale to che quella del primo agosto scorso sui didai legali del condannato, Franco Coppi e Nic- ritti Mediaset, è stata la prima condanna decolò Ghedini. Nella riunione settimanale di finitiva (quattro anni e mezzo, di cui tre indomani ad Arcore, dovrebbero essere chiare dultati). Ma tutto può succedere, anche le strategie. E se anche l’ultimo ricovero al perché, al momento le carte non sono ancora San Raffaele, non dovesse avere strascichi, state messe sul tavolo. La decisione — cosempre ipoteticamente potrebbero bastare munque andrà —, avrà riflessi inevitabilpoche decine di minuti. La parola spetta al mente politici. Potrà Silvio Berlusconi contigiudice relatore, Beatrice Crosti chiamata ad nuare nella sua attività politica? E su questo illustrare la «pratica» alle parti. Poi, toccherà interrogativo, l’attesa cresce. al sostituto procuratore generale Antonio La© RIPRODUZIONE RISERVATA EMILIO RANDACIO “ FOTO:LAPRESSE GELMINI: “Come sta il Cavaliere?” TOTI fa ampi cenni con il capo per far ca- E il fuorionda Gelmini-Toti fa boom sul sito ROMA. Boom di visualizzazioni per il fuorionda di Gelmini e Toti, rivelato da Repubblica.it. Oltre trecentomila persone hanno cliccato sul nostro sito per prendere visione della conversazione dei due esponenti di FI, nella quale si discute delle difficoltà di Berlusconi, vittima dell’”abbraccio mortale” di Renzi. Il video è stato ampiamente condiviso anche su Facebook e Twitter, oltre che rilanciato sui siti d’informazione, tv e agenzie di stampa. E anche il secondo fuorionda, nel quale la Gelmini chiede che vengano prese le generalità dell’autrice del video (Roberta Rei), ha ottenuto migliaia di visualizzazioni. pire che va tutto bene. GELMINI: “Meglio così... è parcheggiato" TOTI "Gli fa male dietro il ginocchio, non cammina” GELMINI “Ah sì?” TOTI “È con le stampelle, ma siccome non ha tanta forza...” GELMINI “...non si tira su...” TOTI “Il resto no. Sta uguale. Non sa cosa fare con Renzi” GELMINI “Eh, lo so” TOTI “Perché ha capito che ’sto abbraccio mortale ci sta distruggendo, ma non sa come sganciarsi. Poi è angosciato per il 10” GELMINI “Eh certo” TOTI “Una della Stampa di Torino mi ha detto che non gli danno un cazzo, neanche gli assistenti sociali. Gli dicono: vada a casa, stia lì, e non rompa i coglioni” GELMINI “Sì, è un consiglio perfetto” “ 4 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.forzaitalia.it Il caso Il Palazzo del fuorionda quando un video rubato rivela i segreti dei potenti Tutti i casi dal deputato liberale Soleri all’ex ministro Cancellieri questi incidenti sono ritenuti ormai una risorsa democratica FILIPPO CECCARELLI <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA N ELL’ARCO ormai di un decennio i collezionisti di trasparenza hanno raccolto e classificato video brandelli di vario ordine e genere, ma quasi tutti dicono non solo che il potere è di norma vanitoso e fasullo, ma che lo spettacolo del suo smascheramento è forse uno dei pochi deterrenti su cui converrebbe riflettere e, al limite, investire. Ora, salutari incidenti sono sempre accaduti e hanno il pregio di venire da sé, in genere con la complicità di microfoni incustoditi; in questo senso il primo archeo-fuorionda di epoca repubblicana può considerarsi quello occorso a un deputato liberale piemontese, Soleri, che prima di iniziare un comizio si sentì bisbigliare a un amico: “Non ti preoccupare, lasciami solo raccontare le solite quattro balle a questi imbecilli e poi ce la filiamo”. Ma il genere televisivo si deve ad Antonio Ricci e a Striscia la notizia, che pure dopo uno scherzetto al ministro Frattini ne ebbe pure qualche grana, con alterni esiti giudiziari. Emilio Fede, tra le vittime preferite del programma, con tale intensità vi si prestò da dedicarci un libro intitolato appunto “Fuori on- Una volta esposti in vetrina o messi davanti al microfono i politici entrano in una condizione assai più vulnerabile di quel che appare da” (Mondadori, 2006). Dopo di che la pratica è dilagata on line, con effetti di preoccupante e spassosa rivelazione. Sull’affidabilità per esempio degli istituti demoscopici, la notte delle elezioni del 2006 quando in una pausa della lunga diretta il sondaggista Masia, della Nexus, si accasciò confessando a se stesso: “Non ha più senso questo lavoro di merda, ti fai un culo come una scimmia e la gente non capisce una sega”. Oppure sulla solidità del centrodestra e la solidarietà tra i leader del Pdl, e qui il pen- Maria Stella Gelmini e Giovanni Toti FINI E IL GIUDICE Conversando con il giudice Trifuoggi, Fini parla di Berlusconi e dice che si comporta da sovrano assoluto D’ALEMA E IL CUSCINO Poco prima di un “Porta a porta”, si rivolge al portavoce Velardi: “Hai scelto male il posto, il cuscino è floscio...” TREMONTI -BRUNETTA Parla Brunetta, Tremonti sbotta: “E' un intervento suicida, è un cretino!”. E Sacconi: “Io neanche lo seguo” siero va al colloquio a mezza bocca tra Fini e il giudice Trifuoggi in un convegno a Pescara, e il primo gli preannuncia gongolando “la bomba atomica” di un coinvolgimento di Berlusconi in un’inchiesta di mafia, e comunque si lamenta che il presidente del Consiglio più che da capo politico si comporta da sovrano assoluto, per questo gli ha detto che ai re si taglia la testa, “quindi statte quieto!”. O anche sull’importanza che certi leader annettono ad alcuni ingegni e supporti di scena, diciamo, durante i talk-show; per cui ecco D’Alema che pochi istanti prima che inizi Porta a porta si rivolge con qualche nervosismo all’allora portavoce Velardi: “Hai scelto male il posto, questo cuscino è floscio...”. Come pure suona inconfessabile il vantaggio che si concede l’onorevole Franceschini, poco prima di essere eletto segretario del Pd, rivendicando con festosa esultanza la condizione di presidente del Consiglio nazionale: “Che libidine poter togliere la parola!”. Ora, tra battute, cuscini e scherzetti d’assemblea si dirà che tutto sommato sono cose innocenti. E può anche essere, ma come accade da qualche tempo per le paparazzate sui potenti e per i loro bigliettini letti a distanza con i teleobiettivi, come si verifica dinanzi ai frequenti scherzi tele-radiofonici, alle letture del labiale e alle continue intercettazioni che saturano la memoria e segnano l’immaginario, ecco, magari è sciocco sottovalutare il potere esercitato da questi frammenti di realtà per volta fuori controllo. Anche e soprattutto perché dimostrano che una volta esposti in vetrina o messi davanti al microfono di qualche inchiesta televisiva, gli uomini e le donne del potere entrano in una condizione assai più vulnerabi- le di quella di cui loro stessi si fanno forti e spigliati. E quasi sempre per fare bella figura ne guadagnano invece una pessima, se non la peggiore. Quindi, ai primi fischi di una platea di avvocati, il ministro della Giustizia Cancellieri, strasicura di sé, sospira, si alza e rivolgendosi al signore che le sta accanto dice: “Li vado a incontrare così ce li togliamo dai piedi”. Oppure, durante una conferenza stampa, non appena il ministro Brunetta prende la parola, il suo collega Tremonti chiaramente s’ingelosisce, comincia ad agitarsi, non si trattiene: “E’ un intervento suicida, ma è proprio un cretino!”, e non si dà pace, si rivolge a Sacconi, “ma è scemo?”, e quell’altro alza le spalle tra noia e rassegnazione: “Io nemmeno lo seguo” — risposta ancor più godibile sapendo che tra qualche giorno proprio Sacconi sarà il testimone alle nozze di Emilio Fede fu ripetutamente vittima del programma “Striscia la notizia” e finì per ricavarne un libro Brunetta. E comunque: vuoi mettere con lo streaming? Perciò, ridendo e scherzando, davanti a un telefonino che lo riprende Berlusconi recita una barzelletta blasfema, Renzi sostiene che Bersani è “spompo” e l’ignaro grillino Favia confida all’universo mondo che “Casaleggio prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste”. E invece forse ne rimane ancora un pezzetto, se in un mondo di finzioni ogni disfunzione diventa un dono prezioso. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’INTERVISTADANIELA SANTANCHÈ “Renzi ci sta rimbecillendo, è ora di arginarlo” TOMMASO CIRIACO ROMA. «Guardi, a me non piac- Daniela Santanchè ciono le cose rubate. Non posso dar loro peso perché è contro la mia mentalità. Sono come le intercettazioni». A parlare è Daniela Santanché, nel giorno dell’imbarazzante fuorionda di Toti e Gelmini. Ma è una notizia, onorevole. Emerge l’immagine di un leader malandato, in stampelle. E senza strategia. «Berlusconi sta benissimo! Piuttosto, è in atto il quinto colpo di Stato. Perché, lo ricordo, Renzi non è stato eletto». E voi siete alle prese con il 10 aprile incombente... «Sono stufa di dirlo, sostengono che sono la solita pitonessa estremista... Ma il 10 aprile non è come gli altri, è un giorno drammatico per la democrazia. Avrei voluto vivere quel giorno diversamente da come me lo fanno vivere. Per me sarebbe valso una rivoluzione: non è mai troppo quando si parla di libertà...». Lasciamo da parte la rivoluzione, onorevole. Piuttosto, mancate di una strategia, Renzi vi ha messo all’angolo. «Il vero problema è che sta blandendo Forza Italia. Ha bisogno di noi. Ci coinvolge non perché gli siamo simpatici, ma perché punta ai nostri nove milioni di elettori. Tutti dicono “Renzi ci piace, Renzi è bravo”. Non è bravo, è un nostro avversario e fa cose di sinistra. E noi siamo all’opposizione». In fondo, è quello che emerge dal video. Soffrite il premier. «Renzi usa ingredienti liberali “ PARTITO FORTE Serve un partito forte che impedisca al premier di fare il cavolo che vuole Non siamo i suoi servi sciocchi ” che ci piacciono, ma poi confeziona una torta di sinistra. Un esempio? Le Province. Dice di abolirle, in realtà le trasforma in Province rosse e non elette. Come il Senato rosso, al quale dobbiamo dire no». Come ne uscite, onorevole? «Bisogna dire con chiarezza alla nostra gente che Renzi è come il pifferaio magico: suona, si fa seguire dai topi e li porta ad annegare nel laghetto... Noi, invece, chi suona la musica senza portarci a morire già ce l’abbiamo: Silvio Berlusconi». Propone di far saltare il tavolo delle riforme? «Non metto in discussione il patto siglato da Berlusconi. È Renzi che lo sta mettendo in discussione. Se l’Italicum era l’emergenza, perché lo rimanda? Mantenga fede agli impegni. Non è che ci rinco- glionisce e noi siamo servi sciocchi». Lei ha sempre detto: “Berlusconi ci ha insegnato a essere inseguiti, non a inseguire”. Dal fuorionda non si direbbe. «Io vedo solo un problema: FI deve essere forte per vincere le Europee, del resto me ne frega nulla... È giusta l’intuizione di Berlusconi sui club, ma è altrettanto importante un partito forte che impedisca a Renzi di fare il cavolo che vuole. Non serve un movimento politico che dica signorsì al premier». Non è che il fuorionda è segno di una crepa interna? «Nooo. Chi doveva tradire, l’ha già fatto. Chi è rimasto, è schierato come un sol uomo per Berlusconi. Almeno, questo è quello che auspico e che dobbiamo fare». © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 IL GOVERNO ALLA PROVA La manovra Def a caccia di altri risparmi più tagli a sanità e dirigenti e sul debito si tratta con l’Ue Il disavanzo degli enti locali incide sui conteggi del Tesoro Bonus o sgravi Irpef per i redditi fino a 25 mila euro <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA CLAUDIO TITO LA SCHEDA DELRIO Tocca al segretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio accompagnare da Palazzo Chigi il tentativo dei ministeri di reperire nuove risorse IL MINISTRO M ARTEDÌ prossimo, infatti, il consiglio dei ministri darà il via libera al Def, il Documento di economia e finanza. La settimana successiva, probabilmente il 16, sarà la volta del decreto per ridurre l’Irpef a chi guadagna meno di 28 mila euro l’anno. Ma appunto, in vista di questi due appuntamenti, Tesoro e palazzo Chigi devono mettere mano a questi due nodi. Soprattutto per quanto riguarda il debito, infatti, il Def potrebbe essere accompagnato per la prima volta — dopo l’approvazione del cosiddetto Fiscal compact — da una relazione da trasmettere alla Commissione europea. In cui si spiega perché lo stock del debito potrebbe non scendere — come fissato dai trattati — di un 1/20 nella parte eccedente il 60%. Boschi: i prof non hanno sempre ragione AREZZO. Maria Elena Boschi torna a trovare gli ex professori nel liceo classico Petrarca di Arezzo dove nel 2000 si è diplomata col massimo dei voti e dice agli studenti: «I professori possono anche sbagliare, non hanno sempre ragione». Il preside, ormai ultraottantenne, si augura di vivere abbastanza a lungo «per vedere Maria Elena diventare la prima presidente del Consiglio donna d’Italia» e lei saluta gli studenti con uno slogan renziano: «Tenete alta l’asticella dei sogni, siate ambiziosi ma anche generosi». (Simona Poli) Il Documento di economia e finanza sarà approvato dal Consiglio dei ministri martedì LORENZIN Fra i comparti che sicuramente verranno messi a dieta, c’è la Sanità guidata da Beatrice Lorenzin. Risparmi per un miliardo, ma potrebbero crescere MADIA Anche il ministero della Pubblica amministrazione dovrebbe subire tagli. A partire dagli stipendi dei dirigenti pubblici A Via XX Settembre, dunque, stanno prendendo in esame un problema che fino ad ora era rimasto “in sonno”. Sono ormai in corso di definizione i calcoli sui debiti che gli enti locali (comuni e regioni) hanno contratto in passato e che non sono mai stati conteggiati anche per la loro indecifrabilità. Una quota di quelle obbligazioni, quella in conto capitale (il 20 per cento del totale) andrà a far salire il nostro stock complessivo. Si tratta, osservano alla presidenza del consiglio e al ministero dell’Economia, di una ulteriore eredità ricevuta dal passato. Cui però è necessario far fronte subito. Questo “ricalcolo” richiede l’attivazione della procedura fissata dal Fiscal compact e recepita nella legge costituzionale del 20 aprile 2012. La variazione — secondo i tecnici di Palazzo Chigi e del Tesoro — sarà comunque minima ma dovrà essere votata a maggioranza assoluta dal Parlamento con l’invio di una relazione — insieme allo stesso Def — alla Commissione europea. Un passaggio che potrebbe presentare delle complicazioni soprattutto al Senato, dove la coalizione di governo ha numeri meno sicuri e il raggiungimento di una maggioranza “qualificata” non sempre è stata garantita. L’attivazione della procedura “europea”, però, non bloccherà il piano di Palazzo Chigi sul cuneo fiscale. «Le coperture — ripete il premier — ci sono». Il progetto si articola su tre punti fondamen- tali: le risorse per coprire i circa 6,5 miliardi necessari verranno reperite quasi esclusivamente dalla spending review. Quel “quasi” è ben presente a Palazzo Chigi. Secondo i conteggi fatti a Via XX Settembre, al momento si può arrivare a 5 miliardi. Per salire alla quota dei 6,5 miliardi necessari a finanziarie la sforbiciata del cuneo fiscale e mettere in busta paga a 10 milioni di italiani circa 80 euro al mese, il governo dovrà trovare anche altre risorse. E le scelte non potranno che avere un carattere pretta- mente “politico”. Proprio di questo dovranno parlare il presidente del consiglio e il titolare dell’Economia Padoan (forse già oggi). Una quota di fondi allora potrebbe non essere pescata nei “tagli” di spesa — obbligatoriamente strutturali — ma (esclusa ogni forma di nuova tassazione) nel recupero dalla lotta all’evasione-elusione fiscale. Di sicuro, niente aumento del rapporto deficit/pil dunque che per ora dovrebbe rimanere nelle aspettative al 2,6% e quindi nessuna revi- sione che comporterebbe — come per il debito — una comunicazione formale a Bruxelles. Per il presidente del consiglio, un altro caposaldo sono le pensioni: «Non si possono toccare». Ma ci sono altri comparti che sicuramente verranno messi a dieta. Sono tre: la Sanità (risparmi per circa un miliardo, ma potrebbero crescere), beni e servizi, e infine gli stipendi dei dirigenti pubblici, a cominciare dai ministeriali. L’attuale tetto di 311 mila euro annui scenderà a 270 mila (come il presidente del- la Repubblica) per i vertici delle pubbliche amministrazioni. Ma verranno introdotti almeno altri tre scaglioni: 190 mila per i capi dipartimento, 120 per i dirigenti “di prima” e 80 mila per i dirigenti di seconda. Restano poi in vita due possibili soluzioni per la distribuzione concreta dei famosi 80 euro al mese. Il primo metodo è il tradizionale taglio dell’Irpef per i redditi fino a 28 mila euro. La platea dei benificiati sarebbe di circa 10,7 milioni di italiani. Questa ipotesi presenta però due con- I PUNTI 6,5 MILIARDI Servono circa 6,5 miliardi per finanziare gli sconti Irpef a titolari di redditi inferiori ai 28 mila euro. Tra i risparmi della spending review spiccano quelli su Sanità e dirigenti pubblici. Nessuno potrà guadagnare più del Presidente della Repubblica (270 mila euro) e verranno introdotti dei tetti intermedi per le fasce dirigenziali più basse: 190, 120 e 80 mila euro annui IL DEBITO La formalizzazione dei debiti degli Enti locali potrebbe portare ad un aumento del debito pubblico e la conseguente attivazione della procedura fissata dal Fiscal compact. Il Def infatti potrebbe essere votato a maggioranza assoluta per trasmettere a Bruxelles una relazione sulla crescita del debito DEFICIT La manovra non prevede per il momento un aumento del rapporto deficit/pil fissato al 2,6%. Ma è possibile che entro la fine dell’anno si possa chiedere alla Commissione europea una revisione fino al 2,9% per stanziare le risorse necessarie a favore del Fondo per le calamità e la Cigs IRPEF Per assegnare 80 euro al mese a favore dei redditi più bassi ci sono ancora allo studio due ipotesi: il taglio dell’irpef per chi guadagna fino a 28 mila euro l’anno e il bonus per chi percepisce fino a 25 mila euro. La scelta definitiva sarà fatta anche in base alla dimensione della platea dei beneficiari 1 2 3 4 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 7 PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.matteorenzi.it L’INTERVISTA APPUNTAMENTO Renzi e il titolare dell’Economia, Padoan si incontreranno prima del Cdm di martedì che varerà il Def Zingales: “Premier fortunato le scelte Bce aiutano l’Italia” mi effetti per noi». Ma che tempi avrà l’operazione? «Non immediati, per i difficili equilibri che comporta. Però si dovevano intanto varare altre misuCERNOBBIO. «Per valutare i benefici del quantitative easing annunciato dalla Bce, tutto dipenderà re non convenzionali, come la riduzione dei tassi dalle modalità con cui sarà attuato. Se si darà la sui depositi delle banche presso la Bce a livello nepriorità agli acquisti dei bond, un indubbio van- gativo per far sì che le banche ricomincino a pretaggio per lo spread ci sarà». Anche questa fortu- stare alle economie reali. Al “QE” si arriverà: c’è la na per Renzi? «Lo diceva Napoleone che i genera- parola della Bce, e quando i banchieri centrali parli devono essere fortunati. Il problema è che que- lano non è come quando parlano i politici. Ci sono sta è la soluzione che i tedeschi vedono con minor dietro delle decisioni prese, e ad esse seguono i fatti. Il problema sono i tempi. Non favore». Luigi Zingales, econoè che ci sia un orizzonte infinito. mista dell’University of ChicaNella prima metà del 2015 saligo, invita dal Forum Ambrosetti a contenere gli entusia- “Per Napoleone i generali ranno i tassi americani e tutto smi. devono essere fortunati. sarà più difficile. La finestra Potrebbe essere una monecosì ampia». Ma questa soluzione non nonE èl’urgenza della deflaziota di scambio, la Germania ne? dà via libera al “QE”, e ma- piace ai tedeschi” gari un appoggio nella ri«In Italia non ci siamo ancora negoziazione del Fiscal come in altri Paesi, c’è però un Compact, e l’Italia garantiforte rischio. I tassi reali sono alsce riforme? ti perché comparati con la quasi zero inflazione e «Mettiamola così: alla Germania lo spread pia- il QE avrà l’effetto benefico di rialzarla. E’ impece. È un modo per tenere a bada la periferia e spin- gnativo perché bisogna farlo in modo massiccio: i gere sulle riforme: rimarcare la differenza fra la lo- mille miliardi sono plausibili. E’ un passaggio chiaro economia e le altre». ve. Pensiamo al gap di competitività fra Italia e Però il voto sulle “misure non convenzionali” Germania. Abbiamo perso 30 punti di costo del laalla Bce è stato unanime… voro dal 1999. La differenza di inflazione, se si am«Ma non perché la Bundesbank sia diventata plia, contribuirà a ridurre il gap, purché l’inflazioun agnellino. La banca tedesca sa benissimo che ne tedesca si distacchi di più da quella italiana. Se qualcosa bisogna fare. Ma vuole dire la sua. Esi- continuano con lo 0,9 contro il nostro 0,5 ci vorstono diverse versioni di quantitative easing. Ol- ranno 50 anni per recuperare competitività. La tre ai bond si possono acquistare le asset backed Germania deve arrivare al 2,5 e allora gli anni si risecurities, titoli formati dai prestiti alle piccole im- ducono a 12. Ma vai a convincere i tedeschi che ne prese “impacchettati”. Ma in Italia il mercato del- uscirebbero benefici per tutti, loro compresi…» le Abs è ridotto e questa soluzione avrebbe mini© RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO EUGENIO OCCORSIO FOTO:LAPRESSE troindicazioni: c’è un effetto trascinamento della riduzione irpef a favore dei redditi fino a 55 mila euro. E al contrario non offre alcun beneficio gli incapienti — i senza reddito — e coloro che percepiscono fino a 8 mila euro annui. La seconda ipotesi — nonostante le smentite dei giorni scorsi — resta quella del “bonus”. Che a Palazzo Chigi preferiscono chiamare “contributi”. In questo caso verrebbero coinvolti anche gli “incapienti” ma si allargherebbe sensibilmente la platea, > BELPAESE tanto da dover abbassare il tetto dei beneficiatari a un reddito massimo di 25 mila euro annui. La strada da imboccare entro i prossimi 10 giorni, dunque, sarà probabilmente quella in grado di rispettare il budget disponibile. Infine c’è un altro aspetto che a Via XX Settembre stanno già valutando. Ossia l’utilizzo del margine che al momento ci concede il deficit. Il dato di partenza è che Renzi non vuole sforare il parametro del 3% nel rapporto deficit/pil. Però si stagliano già all’orizzonte delle spese per il ALESSANDRA LONGO Il fronte liberal DAVVERO tutti quelli che si oppongono alle riforme costituzionali in salsa renziana sono dei vetero cattocomunisti? Quel che resta del mondo liberale si ribella alla semplificazione. Martedì, a Roma, si riunirà l’European Liberal Forum, l’organizzazione che raggruppa i centri studi e le fondazioni facenti capo all’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa. Riassunto liberal-incazzato: «Espellere le minoranze dal Parlamento? Cose turche!». Quel che preoccupa la comunità è il pericolo di «una tirannide della maggioranza»: «Le minoranze politiche, e fra queste spesso anche i partiti liberali, sono sempre più discriminate nei sistemi elettorali». Pronto un invito ai senatori: «Agite da rappresentanti della nazione anziché da esecutori degli ordini dei capi dei due partiti maggiori». © RIPRODUZIONE RISERVATA 2014 che imporranno un intervento. Il Fondo per le calamità, ad esempio, è vuoto. Va ricolmato per affrontare in autunno eventuali emergenze. Non solo. Arrivano a scadenza i lavori che fanno seguito alle calamità naturali del 2013. Altra spesa. Per non parlare delle cosiddette “varie ed eventuali” e di alcune crisi aziendali che spingerà il governo ad attivare la cassa integrazione. Per questo il ricorso al deficit con un aumento fino al 2,9% del Pil potrebbe essere autorizzato nei prossimi mesi. Magari in autun- Il decreto per lo sconto fiscale dovrebbe avere il via libera il prossimo 16 aprile no. Anche in quel caso ci sarà bisogno di un voto a maggioranza qualificata alla Camera e al Senato e poi di una comunicazione a Bruxelles. Ma questo fa parte della “seconda fase” del governo Renzi. Anche perché a Palazzo Chigi tutti sperano il calo dei tassi possa mettere a disposizione 23 miliardi in più. E che con gli 80 euro al mese inserite nelle buste paga e con il pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione alle imprese, il Pil possa avere un’accelerazione nell’inversione di tendenza già evidenziata all’inizio dell’anno. Il premier insomma scommette sulla ripresa sperando che non sia solo un fuoco di paglia. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 9 PER SAPERNE DI PIÙ www.agenziaentrate.gov.it www.fiscooggi.it Le tasse Le “otto Italie” dell’evasione fiscale L’Agenzia delle entrate ha mappato il rapporto del Paese con le tasse, incrociando contesto socio-economico e tenore di vita Oltre 11 milioni di residenti nelle aree ad “alto rischio”. Roma e Milano tra le province della fascia “media” <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA VALENTINA CONTE La mappa degli italiani e il fisco O TTO in tutto ne ha rintracciate l’Agenzia del- le entrate che ha potenziato DbGeo, un enorme database, integrato con dati di Istat, Banca d’Italia e Catasto. Mappando, per la prima volta in modo così compiuto, lo Stivale secondo zone omogenee per caratteristiche non solo fiscali, economiche e industriali. Ma anche sociali. Tenendo conto del disagio, della criminalità, dell’importo medio della pensione, dei senza lavoro e degli occupati. Con l’obiettivo di stanare chi non paga le tasse, certo. Ma calibrando gli interventi, anche in base ad un lettura del contesto. Forte con i forti, più vicina ai deboli. Almeno nelle intenzioni. Pronta forse a superare il record del 2013: 13,1 miliardi di somme recuperate, sui 90 di tax gap (differenza tra imposta dovuta e versata). «La condizione socio-economica è un fattore che influenza l’adempimento spontaneo», ha dichiarato il 2 aprile in Parlamento il direttore dell’Agenzia, Attilio Befera. Quasi una svolta. La mappa di Arlecchino che ne viene fuori racconta storie dentro le macchie di colore. Vero che nel Meridione si tende di più ad evadere, ma il con- Ripartizione delle province italiane sulla base del Db Geo Bz LE ZONE So Vb Lc Bg Mb Va Ao Bi No Vc To Bl Ud Co Pv As Milano Lo Cr Mn Vr Cn Ge Sp Im Mo Ms Lu Fe Bo Ra Rn Fc Pt Po Fi Pu Ar Si An Mc Pg STANNO TUTTI BENE Alto tenore di vita, bassa pericolosità sociale e fiscale, medie strutture produttive e di comunicazione Fm Ap Gr Te Tr I grandi capitali esentasse, con astuzie e alchimie, prendono il volo soprattutto dal settentrione. Nel Mezzogiorno il sommerso è quasi un obbligo Vt Pe Ri Ch Aq Roma Fr Is Cb Fg Lt testo è anche più difficile, il sommerso quasi un obbligo. Non che questo giustifichi, ma se ne tiene conto. Laddove i grandi capitali esentasse, con astuzie e alchimie, prendono il volo soprattutto al Nord. L’Agenzia delle entrate dunque prova a leggere i profili di quest’Italia. Sceglie 36 variabili (dalle 246 analizzate) e le sistema in sette gruppi: numero contribuenti, pericolosità fiscale, pericolosità sociale, tenore di vita, maturità della struttura produttiva, livello di tecnologia dei servizi, disponibilità di infrastrutture di trasporto. Emergono otto profili, declinati secondo titoli di film. Roma e Milano, ad esempio, finiscono in Metropolis, capolavoro di Fritz Lang. Il Sud si muove tra Rischio totale, Non siamo angeli, Niente da dichiarare?. Il Nord spazia tra Stanno tutti bene e L’industriale. Il Centro cammina sul filo, tra Gli equilibristi e Pericolose abitudini. Al top della pericolosità fiscale, il Sud. Che però vince anche la palma di quella sociale (estorsioni, truffe, delitti, frodi). In teoria, dunque, oltre 11 milioni di potenziali furbetti tra Calabria, Campania, Puglia, Isole e le altre terre del Meridione. Contro 23,3 milioni di presunti virtuosi, a basso rischio (CentroNord). E 9,4 milioni in bilico (Roma e Milano). NIENTE DA DICHIARARE Piccolo bacino di contribuenti, alta pericolosità fiscale, bassa ricchezza, ma buona disponibilità di infrastrutture FILM E TITOLI L’Agenzia delle Entrate ha scelto un titolo di film per ogni zona geografica. Metropolis di Fritz Lang per Roma e Milano Ro Pi Li Ts Ve Pd Re Pr Go Tv Vi Bs Pc Al Sa Pd Tn Bn Ce Ot Ss Ba Av Na GLI EQUILIBRISTI Modesto bacino di contribuenti, medio tenore di vita, media pericolosità fiscale, bassa quella sociale Bt Pz Nu Mt Sa Ta Br Le Or Og Vs Ci Cs Ca RISCHIOSE ABITUDINI Modesta struttura produttiva. Medioalta pericolosità sociale. Medio tenore di vita e pericolosità fiscale Kr Cz Vv Ms Tp Pa Ag FONTE AGENZIA DELLE ENTRATE Rc RISCHIO TOTALE Massimo rischio sia sociale che fiscale. Minimo tenore di vita, uso delle tecnologie e tessuto produttivo Ct En Cl FONTE AGENZIA DELLE ENTRATE Rg © RIPRODUZIONE RISERVATA Sr L’INTERVISTA IL RICERCATORE “Ma nei miei dati Nord e Sud sono uguali” ROMA. «Non è una mappa dei buoni e dei cattivi». Stefano Pisani, responsabile dell’ufficio analisi statistiche econometriche e “papà” del DbGeo - la macchina dell’Agenzia delle Entrate che ha scandito l’Italia in otto zone - non vuole salire in cattedra. È l’Italia che evade... «Ma non solo. È la fotografia di un Paese complesso, eterogeneo, diversificato. In cui Caserta assomiglia a Napoli, ma è diversa da Benevento, pur essendo nella stessa Regione. In cui Latina differisce completamente da Rieti, ma è più vicina ad Imperia. Un Paese in cui l’indicatore dei rifiuti urbani di Prato è stranamente elevato, indice di un’economia sommersa rilevante. L’Italia dalle mille sfaccettature». Un Paese strozzato dalla solita dicotomia, però: Nord produtti- v o e ligio, Sud assistito e pieno di evasori. «Solo in apparenza. E il DbGeo ci aiuta a chiarire il più comune degli equivoci. È vero, l’indicatore che abbiamo scelto per misurare la pericolosità fiscale, la tendenza a pagare le tasse, è assai sotto la media nelle Regioni meridionali. Ma attenzione, si tratta della propensione ad evadere, dunque del rapporto tra le somme non pagate e quelle dichiarate. Se guardiamo all’entità dell’evaso, il Centro-Nord la fa da padrone. In altre parole, nel Mezzogiorno si evade in modo diffuso, ma per cifre in media molto più basse che altrove. La dicotomia non esiste». Cosa le fa dire questo? «Le forme di elusione ed evasione sono assai più sofisticate al Nord. L’area industriale emiliana, ad esempio, che si espande IL CASO verso la Lombardia ha lo stesso profilo: una media impresa dinamica e una certa tranquillità sociale. Ma questo non la mette al riparo dalla grande evasione. Mentre laddove la realtà produttiva è più povera, i redditi più bassi, il sommerso più diffuso, la propensione ad evadere sale. Ma le cifre sono più basse». n a a cosa serve la mappa, se M on consente classifiche? Sequestrata Villa Nannini LA GUARDIA di Finanza di Milano ha sequestrato nel senese la villa di Gianna Nannini in un’inchiesta che ipotizza un’evasione fiscale da circa quattro milioni. La cantante si dice tranquilla, il suo avvocato sostiene che non ci sono violazioni. «Il nostro intento non era di stilare una graduatoria. Ma capire i punti di forza e di debolezza di ogni area. Ecco perché abbiamo scelto i nomi dei film, proprio a sottolineare caratteristiche qualitative omogenee. Questo lavoro serve a rendere l’Agenzia delle entrate più utile ai cittadini e più selettiva. Ad arrivare in posti diversi con strumenti diversi». I blitz stile Cortina non si addicono a tutti? «In un’area con pericolosità sociale bassa, basta il controllo di un funzionario. Per realtà più complesse, si attiva la Guardia di Finanza. Ecco perché non è sufficiente ragionare in termini di Regioni, ma disaggregare, arrivare al territorio. E non guardare solo alle auto di lusso, ma anche al consumo di energia elettrica, alla quantità di spazzatura, all’indice di disoccupazione». Per stanare gli evasori non ba- sta incrociare i famosi dati fiscali? «Quello è il livello micro. Diciamo che il DbGeo è come la centralina dell’inquinamento: segnala i fumi ma non dice chi inquina. Noi orientiamo l’azione dell’Agenzia descrivendo a livello macro le zone. Poi dopo certo, partono i controlli mirati». (v.co.) © RIPRODUZIONE RISERVATA NON SIAMO ANGELI Rischio medio fiscale e sociale Bassi tenore di vita e condizione di strade, autostrade e ferrovie L’INDUSTRIALE Rischiosità fiscale minima, alto tenore di vita e diffuso uso di Internet. Media pericolosità sociale, trasporti scarsi METROPOLIS Forte dinamismo delle imprese, disagio sociale sopra la media, alto reddito, rischio fiscale medio-alto la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 10 Il centrodestra PER SAPERNE DI PIÙ www.nuovocentrodestra.it www.forzaitalia.it Dalla Sicilia al Nord Est la campagna acquisti Ncd ora allarma Forza Italia Il capo degli enti locali Misuraca: sta passando con noi il 10% E in Puglia a Fitto è rimasto fedele un solo consigliere Militanti ad una manifestazione del Nuovo centrodestra EMANUELE LAURIA ROMA. Un paese, nel Sud terra di conquista degli alfaniani, ha già dimenticato Silvio Berlusconi. È Ceglie Messapica, Comune di 20 mila abitanti nella Valle d’Itria, unico d’Italia ad avere un monocolore dell’Ncd. Lì il sindaco, la giunta e l’intera maggioranza (17 consiglieri) sono passati in blocco nella formazione del ministro degli Interni. Tutti presenti, venerdì, al battesimo della candidatura di Massimo Ferrarese, ex presidente della Provincia di Brindisi e ras del voto nel Salento. Che sulla navicella di Alfano vuol giungere a Bruxelles. D’altronde, il Nuovo centrodestra non si fa scrupoli, in questi giorni che precedono la chiusura delle liste per le Europee nel sottrarre personale poli- tico ai “cugini” di Forza Italia. La contesa va dal Parlamento all’ultimo consiglio di circoscrizione. Sempre in Puglia, un altro acchiappavoti del calibro del sottosegretario Massimo Cassano, ha appena concluso i lavori di irrobustimento del gruppo dell’Ncd alla Regione: con l’approdo degli ultimi due consiglieri, sono diventati sette i nuovi arrivi. Cinque provengono da Fi. Raffaele Fitto, che da queste parti una volta faceva il vuoto, ne mantiene solo uno. Uno storico sorpasso è avvenuto anche al Comune di Bari, dove il gruppo dell’Ncd è salito a quota 5, lasciando i forzisti a cima 3. «Troviamo terreno fertile — dice Cassano — perché Berlusconi è in grossa difficoltà. Per l’incombenza del 10 aprile, probabilmente, ma di certo per essersi affidato ai “falchi” che poi troppo tardi ha rinnegato». Sono i numeri, d’altronde, a disegnare una crescita dell’Ncd sul territorio che, se da un lato non garantisce agli alfaniani la certezza di raggiungere il 4 per cento alle Europee (infatti si è stretta l’alleanza con l’Udc), dall’altro è prova certa dell’emorragia di Forza Italia: il Nuovo centrodestra ha superato quota tremila amministratori, fra i quali quasi cento consiglieri regionali, 403 sin- I CASI BENDIN Iginio Bendin, già potente consigliere regionale forzista di Rovigo, si candida alle prossime Europee e tratta con alcuni deputati di Scelta civica In Campania gli alfaniani fanno la corte a due deputati vicini a Cosentino: Il veneto Bendin: con noi otto parlamentari daci, 1.462 consiglieri comunali, 179 consiglieri di circoscrizione. Dore Misuraca, responsabile enti locali Ncd, stima in un “buon 10 per cento” l’aumento nell’ultimo mese del numero dei rappresentanti delle istituzioni. «E altri — aggiunge — arriveranno prima dell’assemblea della prossima settimana. Da dove? Soprattutto da Forza Italia». In Sicilia, la patria di Alfano, la rete viene calata dal luogotenente Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura che punta soprattutto gli uomini dell’ex governatore Raffaele Lombardo, vicinissimo un tempo a Gianfranco Micciché: fra questi, l’ex deputato Roberto Commercio, l’ex assessore regionale Paolo Colianni, l’ex vicesegretario dell’Mpa Giancarlo Granata. D’altronde, in Sicilia va in scena un vero e proprio derby, per Angelino. E se Micciché ha annunciato la sua disponibilità a candidarsi su Twitter senza ricevere risposta da Berlusconi, l’NcdUdc si appresta a schierare per le Europee una squadra di campioni delle preferenze, dall’ex ministro Gianpiero D’Alia all’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio. In Campania è diventata più serrata la corte di Alfano ad alcuni esponenti del gruppo di Nicola Cosentino: i contatti con i deputati Pietro Langella ed Eva Longo sono in stato avanzato. Dal Vesuvio al Nord-Est, la situazione non cambia granché. Iginio Bendin, già potente consigliere regionale forzista di Rovigo, si candida alle europee annunciando «nuovi sogni e buona volontà» ma anche un imminente accordo con una pattuglia di deputati di Scelta civica, fra i quali il responsabile organizzativo Andrea Causin. «Sulla scia di Albertini, dai sei agli otto parlamentari alla fine verranno con noi», dice Bendin che se la vedrà con due quotati avversari, anche loro ex azzurri: l’eurodeputato uscente Antonio Cancian e il presidente del consiglio regionale veneto Clodovaldo Ruffato, che qualche giorno fa ha lanciato la propria candidatura in un ricevimento con duemila ospiti nel castello di Lispida, nel Padovano. Cercando di rubare a Berlusconi, oltre ai voti, un pizzico di grandeur. © RIPRODUZIONE RISERVATA CASTIGLIONE In Sicilia il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione rastrella consensi e uomini dell’ex governatore Lombardo CASSANO Sempre in Puglia, un altro acchiappavoti come Massimo Cassano ha irrobustito il gruppo Ncd in Regione: sono sette la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 11 PER SAPERNE DI PIÙ ec.europa.eu www.presseurop.eu L’Europa Verso le elezioni. Cambia il metodo di designazione dei vertici delle istituzioni Per la prima volta non saranno più decisi all’unanimità. E le nuove norme rendono la corsa più complessa Testa a testa tra il socialista tedesco e Juncker per la successione a Barroso. Ma Parigi spinge per il capo del Fmi Nomine Ue, Lagarde sfida Schulz e l’Italia gioca la carta Bonino mentre i sondaggi rivelano, alla vigilia delle elezioni, un diffuso sentimento anti-europeo, l’Europa si prepara a vivere un’autentica rivoluzione nel settore forse più delicato: la nomina dei vertici delle istituzioni. Per la prima volta infatti, grazie all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, le massime cariche europee non saranno più decise all’unanimità dai capi di governo. Inoltre il Parlamento europeo avrà un ruolo decisivo nella designazione del Presidente della Commissione, che dovrà essere scelto «tenendo in considerazione» i ri- dell’Eurogruppo con una nomina permanente in sostituzione dell’attuale ministro olandese Jeroen Dijsselbloem. Grazie al trattato di Lisbona, il Parlamento potrà proporre un proprio nome per la carica di presidente della Commissione, e dovrebbe indicare il candidato del partito che avrà preso più voti alle elezioni. I due favoriti, in un testa a testa serrato, sono il socialista tedesco Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento europeo, e il democristiano lussemburghese JeanClaude Juncker, già primo ministro del Granducato e presidente dell’Eurogruppo. Naturalmente circolano molti altri nomi, dalla direttrice del Fmi Christine Lagarde, al premier Salta il diritto di veto di un singolo governo, uno strumento usato in passato dai britannici Intesa franco-spagnola per la presidenza dell’Eurogruppo su Luis de Guindos sultati delle elezioni di maggio. La fine della regola dell’unanimità cancella il diritto di veto di un singolo governo: uno strumento che i britannici hanno utilizzato due volte in passato per bocciare candidati troppo europeisti e imporre come presidenti della Commissione personalità deboli: nel ‘95 il lussemburghese Jacques Santer e nel 2004 il portoghese Josè Manuel Barroso. Ma le nuove norme rendono la partita che si giocherà a partire da giugno ancora più complessa, anche se certamente più trasparente e democratica. Dopo le elezioni europee, i capi di governo dovranno decidere quattro poltrone importanti: il presidente della Commissione, in sostituzione di Barroso, il presidente del Consiglio europeo, in sostituzione di Van Rompuy, l’Alto rappresentante per la politica estera, in sostituzione di Catherine Ashton, e verosimilmente anche il presidente irlandese Enda Kenny, alla presidente lituana Dalia Grybauskaite. Ma poiché il Parlamento dovrà poi votare la fiducia al presidente della Commissione scelto dai capi di governo, questi difficilmente potranno ignorare l’indicazione che arriverà dall’assemblea legislativa. Se si arrivasse, come è probabile, a un accordo tra Pse e Ppe, e se non ci fosse una vittoria netta di uno dei due partiti politici, è dunque probabile che alla Commissione venga designato Schulz, mentre Juncker potrebbe essere nominato dai capi di governo a presiedere il Consiglio europeo. Per la poltrona di presidente dell’Eurogruppo si sta facendo strada l’ipotesi di Luis de Guindos, popolare, attuale ministro dell’economia spagnolo. Sul suo nome ci sarebbe un’intesa franco-spagnola che prevede anche la successiva nomina dell’ex ministro dell’economia francese, Pierre Moscovici, socialista, come responsabile degli affari eco- ANDREA BONANNI BRUXELLES P ROPRIO GLI AFFARI ESTERI Emma Bonino in corsa per il ruolo di Alto rappresentante Affari Esteri della Ue. In alto, Christine Lagarde nomici della Commissione, posto importantissimo oggi occupato dal finlandese Olli Rehn. L’Italia, pur disponendo di personalità apprezzate in Europa, come Mario Monti ed Enrico Letta, in questa partita non può nutrire ambizioni troppo elevate perché già ha espresso Mario Draghi alla presidenza della Bce, la poltrona più importante di tutta l’Unione europea. Negli ultimi tempi si va rafforzando l’ipotesi di una designazione per Massimo D’Alema come commissario, magari con un incarico agli Interni o alla Giustizia. Il caso italiano è particolare perché il commissario uscente, Antonio Tajani, che è anche uno dei vicepresidenti della Commissione, si è candidato alle elezioni del Parlamento europeo, e dunque andrà sostituito già a giugno, mentre la designazione dei commissari normalmente avviene a settembre. Tuttavia Renzi potrebbe avere una chance per guadagnare al nostro Paese l’importante poltrona di Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue. I candidati per quell’incarico sono molti, dallo svedese Carl Bildt al polacco Radoslav Sikorski. Ma, se nessuna donna andasse alla Commissione o al Consiglio, su quella nomina si aprirà sicuramente una questione di gender balance poiché è inconcepibile che tutti i vertici europei siano occupati da maschi senza neppure una presenza femminile. E in Europa, dopo la modestissima prova offerta da Catherine Ashton, sono poche le donne che possano vantare titoli credibili per aspirare al ruolo di ministro degli Esteri della Ue. Tra queste, la più conosciuta e rispettata è sicuramente Emma Bonino, già commissario europeo e ministro degli Esteri italiano nel governo Letta. Una sua candidatura, sostenuta con convinzione da Roma, potrebbe forse guadagnare all’Italia un secondo posto di vertice in Europa, dopo quello di Mario Draghi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 IL VOTO IN AFGHANISTAN PER SAPERNE DI PIÙ Il reportage www.afghanistannewscenter.com www.tolonews.com Kabul.Milioni di afgani in fila ieri per eleggere il presidente Malgrado la paura di attentati e il sangue delle ultime settimane Anziane col burqa e giovani con hijab e tacchi a spillo Un giorno storico: “Il nostro futuro adesso può cambiare” Al seggio con Jamila “Un voto contro i Taliban per i diritti delle donne” DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO CADALANU KABUL J appartiene alla generazione che gli uomini dal turbante nero li ha affrontati. Erano spaventosi, dicevano cosa si poteva fare e cosa no. A 45 anni non si vergogna nell’ammetterlo: «Mi sono chiesta tante volte se valeva la pena di andare a votare. Avevo paura. Sapevo che i Taliban hanno minacciato rappresaglie. Ma ho voluto avere fiducia, per me stessa e per il paese. Ho pensato: forse il futuro dell’Afghanistan può cambiare, anche per un solo voto». Alle nove del mattino è uscita di casa sotto la pioggia, sfidando assieme il monito dei fondamentalisti e il fango della scarpata, e si è avvicinata al seggio, nella moschea Gaghoria. Accanto a lei c’era Maria, al suo primo voto di diciannovenne. Era AMILA sotto il burqa e giovanissime con hijab e tacchi a spillo, madri sfiancate con i bambini attaccati al collo e contadine centenarie con la pelle cotta dal sole. Sapevano che il nuovo presidente afgano avrà un solo grande punto da decidere. Non farà il miracolo di riavviare l’economia dalla paralisi. Non potrà cambiare gran che nello sce- nario geopolitico. Non avrà la forza di stravolgere le regole più arcaiche della cultura afgana. Ma l’uomo che prenderà il posto di Hamid Karzai, se vorrà, potrà resistere alla tentazione di cedere i diritti di tutte loro: delle più povere, spettri timidi sepolti sotto il poliestere azzurro, come delle più ricche, padrone di casa orgoglio- LE ELEZIONI Una guardia armata vigila sulla folla in fila da ore per votare in un seggio della capitale Kabul se, con il rossetto e le unghie laccate. “Svenderle”, approfittando della progressiva disattenzione dell’Occidente, sarebbe una scorciatoia per un accordo con i Taliban, forse verso quella pace che tutti gli afgani sognano. Ma per loro sarebbe il ritorno al Medioevo. Per questo erano oltre due milioni e mezzo, secondo la Com- missione elettorale, le afgane che hanno celebrato i meccanismi della partecipazione, spingendo la scheda con le dita macchiate fino in fondo agli scatoloni di plastica con i sigilli verdi, le urne della giovane democrazia afgana. Lo schiaffo al fondamentalismo si è sentito chiaro e forte, sette milioni di persone l’hanno assestato con energia e con il sorriso, facendo segnare ai trionfanti funzionari di governo un insperato 58 per cento di affluenza e pochi incidenti. Jamila ride, di un riso leggero: «Il tempo dei Taliban è finito». Chiediamo del ricordo più brutto, e lei continua a sorridere: «Una volta, era d’estate, ho comprato un gelato. Al mango, è il gusto che mi piace di più. Subito mi sono sentita arrivare una frustata sulla nuca. Era un Talib: considerava indecente l’idea che fossi entrata nella gelateria senza accompagnatori. Ho buttato via il gelato, sono andata via. Il gusto di mango mi piace, quello delle frustate molto meno». Solo per un momento la voce si abbassa e il sorriso si vela: «No, non lo sopporterei di vedere mia figlia frustata per un gelato. Per fortuna è finita». Jamila guarda Maria con un’occhiata tenera. Per la nuova 40% ALLE URNE In occasione delle ultime presidenziali ben il 40 per cento degli elettori sono state donne MADRE E FIGLIA Jamila, 45 anni, e la figlia Maria, 19 anni, al suo primo voto. Foto: Antonio Lemma (Pangea) emozionata e decisa, con il sorriso dell’altra generazione. Lei i barbuti che si facevano chiamare “Dipartimento per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio” non li ha mai conosciuti. Per lei, gli uomini non possono che essere come Abdulhakim, suo padre, base di ogni certezza e affetto anche per Jamila e per gli altri sette figli, dritto come un fuso nonostante i 62 anni e la barba candida. Tutti e tre hanno infilato l’indice nell’inchiostro, hanno ritirato le schede, hanno segnato una crocetta accanto al nome di Abdullah Abdullah. «Ci fidiamo di lui. Lo sappiamo, non svenderà i diritti delle donne ai Taliban in cambio di un compromesso. O almeno, contiamo su di lui all’ottanta per cento», ride Jamila. Sapevano benissimo che cosa c’era in palio ieri, le afgane in fila davanti ai seggi, anziane curve 300 LE CANDIDATE Su 2700 candidati locali oltre 300 sono donne. Mai così tante le donne candidate generazione, l’ipotesi di affrontare la frusta equivale a quella di viaggiare nel tempo: «Picchiare le donne? Non succede più. Io sto finendo il liceo, voglio andare all’università, studiare Informatica». Maria le speranze le coltiva, è cresciuta lontana dai guardiani del vizio: «Voglio restare in Afghanistan, voglio diventare una persona colta e buona, voglio essere utile al mio paese, se ne avrò la possibilità. Mi fido del dottor Abdullah, almeno per quanto ci si può fidare di un candidato. Ha preso l’impegno di fermare le violenze contro le donne». Persino Abdulhakim, orgoglioso della sua famiglia, è ottimista. E per sottolineare la sua fiducia, spiega in una frase tutto l’Afghanistan: «Credo anch’io che Abdullah si impegnerà per le donne. Altrimenti non le avrei lasciate andare a votarlo». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 I CRISTIANI NEL MIRINO 13 PER SAPERNE DI PIÙ www.esteri.it www.suoredivinavolonta.it Camerun Due preti rapiti, l’ombra di Boko Haram I fondamentalisti vicini ad Al Qaeda dietro il sequestro di Gianantonio Allegri e Giampaolo Marta, di Vicenza Nei mesi scorsi altri religiosi sono finiti nel mirino dei terroristi. Il vescovo: “Siamo scossi, preghiamo per loro” VINCENZO NIGRO A in Italia il nome di Boko Haram ormai ha una brutta fama: da ieri LA SCHEDA non sarà più sconosciuto quasi a nessuno. Nella notte fra venerdì e sabato due sacerdoti italiani e una suora canadese sono stati rapiti nell’estremo Nord del Camerun, in una zona al confine con la Nigeria e il Ciad. Anche se non c’è stata ancora una rivendicazione, è praticamente sicuro che siano stati loro, gli integralisti islamici nigeriani, a portar via Gianantonio Allegri, 57 anni e Giampaolo Marta, 47 anni, assieme a suor Gilberte Bussier, di 80 anni. I miliziani sono arrivati a volto scoperto alle 2 di notte, hanno devastato i locali I PROTAGONISTI della missione in cui dormivano i Don Gianantonio religiosi e, dopo averli accurataAllegri (nella foto), mente selezionati fra i presenti, Don Giampaolo se li sono portati via senza proMarta e la suora blemi. «L’unico dubbio che abcanadese Gilberte biamo è che si possa trattare di Bussier, sono stati un gruppo camerunese che era rapiti a Maroua, stato infastidito dal ritrovamenCamerun to di un deposito di armi denunciato alla polizia», dicono fonti del Ministero degli Esteri che lavorano al rapimento, «ma per NIGER Lago Ciad il resto tutto parla di Boko Haram». CIAD Il luogo del rapimento, Maroua Maroua, è nel Nord del Camerun, in quella zo500 km NIGERIA na in cui il paese – come dicono i locali - si piega Ngaoundéré REP a “becco d’anatra” fra i CENTRAFRICANA confini della Nigeria e CAMERUN del Ciad. Una zona che Golfo Yaoundè viene attraversata di di Guinea continuo dalle carovane che alimentano di armi e GUINEA EQUATORIALE rifornimenti i vari i gruppuGABON scoli che oltre confine, in Nigeria, formano la galassia nota come Boko Haram. I TERRORISTI I due sacerdoti italiani sono Boko Haram è preti della diocesi di Vicenza asun'organizzazione segnati alla missione in Camefondamentalista run come “fidei bonum”: non soislamica nata in no cioè membri di congregazioni Nigeria. Il suo missionarie come i comboniani o nome significa di altre congregazioni che co“l’Occidente è munque operano anche all’estepeccato” ro come i gesuiti, i salesiani o altri. Sono preti che hanno una loro parrocchia in Italia, un rapporto LEGAMI CON AL QAEDA con la loro diocesi nazionale, che Boko Haram, hanno chiesto al loro vescovo di colpevole di partire in missione per un certo almeno 450 periodo e con la diocesi mantenomicidi, ha stretti gono un rapporto continuo che legami con anzi allargano e consolidano con Al Qaeda la missione africana in cui vengono inviati. Per questo ieri a Vicenza il vescovo Beniamino Pizziol ha invitato tutte le parrocchie della diocesi alla preghiera: «Siamo tutti molto scossi, non vogliamo complicare le cose con parole o azioni non calibrate». GLI ALTRI RAPITI Nella casa di Maroua in cui è Gli altri italiani ospitato il gruppo di suore della rapiti sono Padre Divina Volontà di Bassano del Paolo Dall’Oglio Grappa di cui fa parte la religiosa scomparso in Siria, canadese, vivono altri due sacerGiovanni Lo Porto doti italiani, don Maurizio Bolsparito in Pakistan zon e don Leopoldo Rossi. Nei e Gianluca Salviato giorni scorsi avrebbero ricevuto rapito in Cirenaica minacce da alcuni criminali a cui la polizia avrebbe sequestrato un carico di armi. Secondo una delle suore proprio ieri era previsto un incontro tra i sacerdoti per capire come proteggersi. Detto questo, a Roma però NCHE LA MISSIONE Padre Allegri (il secondo da destra) e il vescovo di Vicenza Pizzol nella scuola cattolica di Tchere FOTO: UGO PANELLA molti ritengono che il rapimento sia un’azione di miliziani di Boko Haram entrati in Camerun dalla Nigeria. «Boko Haram ormai è una galassia di alcune centinaia di gruppi», dice padre Giulio Albanese, missionario comboniano che conosce bene l’Africa e la regione. «La linea di confine fra Nigeria e Camerun è lunga 1.700 chilometri, e da lì può passare di tutto». Padre Giulio sottolinea che «quella di Boko Haram è una battaglia per il potere prima che una guerra di religione, perché hanno fatto centinaia e centinaia di morti anche fra i musulmani nel loro tentativo di consolidamento e di espansione nel Nord della Nigeria». Ma certo l’obiettivo del gruppo è quello di ridimensionare la presenza cristiana in Nigeria e di rovesciare il governo federale. Il gruppo fu fondato nel 2002 dallo sceicco Mohammed Yusuf per riportare nel paese africano una sharia senza compromessi con la modernità. Yusuf creò nella città di Maiduguri una moschea e una scuola islamica, che presto diventarono un centro di reclutamento per combattenti jihadisti legati ad Al Qaeda in Africa. Nel 2009 provarono a conquistare il controllo della città: la polizia e l’esercito risposero, finì in una strage, con centinaia di miliziani di Boko Haram uccisi o arrestati. Da allora, anche dopo la morte di Yusuf, i gruppi di Boko Haram si sono dedicati a continue azioni terroristiche: soprattutto la domenica, le chiese cristiane vengono assaltate, i morti sono stati centinaia e centinaia. I L’agguato è scattato nei pressi di Maroua dove lavorano le suore della Divina Volontà militari nigeriani rispondono con incursioni violente che però non riescono a risolvere il problema, ma spostano i miliziani di Boko Haram nei santuari in cui riescono a nascondersi prima di colpire nuovamente. A novembre dell’anno scorso un altro sacerdote cattolico, il francese padre Georges Vandenbeusch, era stato rapito in una modo più o meno simile. Boko Haram rivendicò l’operazione e avviò una trattativa con i servizi di intelligence francesi. Sempre in quella regione una intera famiglia, sette persone con padre madre e 5 figli, i Moulin-Fournier, erano stati rapiti a febbraio 2013 mentre erano in vacanza: sono stati liberati a fine aprile. Tutti dicono che Boko Haram si è fatto pagare milioni di euro che sono poi serviti a finanziare i suoi traffici e la sua “jihad”. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 14 PER SAPERNE DI PIÙ www.marinelepen.fr www.dailymail.co.uk La Francia La mensa anti-Islam di Marine Le Pen A pochi giorni dal successo elettorale, il capo del Front National ordina ai “suoi” sindaci: “Carne di maiale nelle scuole” Una proposta che indigna anche gli ebrei. E i comunisti insorgono: “Questa è una vera e propria discriminazione” DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANAIS GINORI PARIGI.Appena una settimana dopo aver vinto le elezioni amministrative in dieci città, Marine Le Pen annuncia la sua prima azione di governo a livello locale. La carne di maiale tornerà nei menù di tutte le scuole pubbliche nei comuni guidati dal Front National. «Non accetteremo più differenze religiose nelle mense scolastiche» ha detto la presidente del Fn. Da molti anni, gli istituti francesi hanno introdotto dei pasti senza carne di maiale per venire incontro ai bambini di famiglie musulmane ed ebree. «E’ un attacco alla laicità» commenta Le Pen secondo cui i menù halal e kosher non devono più esistere per i bambini che frequentano scuole dello Stato. Il ministero dell’Interno, incaricato anche della libertà dei culti, ha ricordato che non esiste alcun obbligo per i comuni responsabili delle mense scolastiche di servire pasti adattati alle convinzioni religiose degli studenti. Finora, ogni istituto si è regolato autonomamente, tenendo conto delle richieste delle famiglie. In particolare, l’idea di servire pasti halal o kosher è difficile da organizzare per via dei controlli sanita- Persino i primi cittadini del partito sono stati colti di sorpresa dalla nuova intemerata della leader ri che si applicano in tutte le scuole. Esiste invece una “diversificazione” alimentare sempre più diffusa, come a Lione dove i bambini che non mangiano maiale possono scegliere un menù vegetariano. Anche a Fréjus e Cogolin, due comuni appena conquistati dal Fn, gli istituti propongono dei piatti senza maiale. Una dieta speciale che, secondo Le Pen, dovrebbe ora scomparire. I sindaci del partito appena eletti sono stati in parte colti di sorpresa dalla nuova intemerata della loro leader. Molti non hanno ancora saputo spiegare come intenderanno fare. «Vedremo quale cambiamento introdurre. Di certo, non lasceremo i bambini morire di fame» ha commentato Cyril Nauth, nuovo primo cittadino di Mantesle-Ville, nella regione di Parigi. Nauth ha fatto capire che ci sarà comunque un menù adatto a chi non mangia maiale. «La laicità deve essere rispettata e applicata» ha detto invece, più convinto, Robert Ménard, neosindaco di Béziers, nel sud della Francia. Davanti all’allarme di molte associazioni di genitori, il vice-presidente del Front National, Florian Philippot, ha risposto: «Nessuna discriminazione. Ma non si possono accettare divieti imposti dalla religione». Durante la campagna elettorale per le amministrative, il Front National ha evitato accuratamente di fare proclami xenofobi o contro alcune comunità, in particolare i musulmani. I candidati hanno cercato di dare un’immagine pacificatrice, puntando soprattutto sui temi economici. Ma dopo il risultato del voto, che per la prima volta consegna oltre mille consiglieri municipali al partito, da nord a sud del paese, sono tornati gli slogan di sempre. «Marine Le Pen fa la laicità al contrario» ha denuncia- LA LEADER DEL FN Sotto Marina Le Pen durante un comizio elettorale. A destra, bambini a tavola a una mensa scolastica francese to il partito comunista, parlando di «un’offensiva anti-musulmana a malapena nascosta». In Francia vivono oltre cinque milioni di musulmani. «Reintrodurre obbligatoriamente la car- ne di maiale nelle mense scolastiche è un ricatto sui genitori che penalizza i bambini» ha commentato Pierre Dharréville, responsabile per la laicità nel partito comunista. Poche e timide invece le reazioni nel partito socialista. Il Front National ha già incominciato la campagna elettorale per le europee, cambiando registro. E’ tornato a cavalcare i suoi temi preferiti, tra cui il presunto “comunitarismo” termine con cui Le Pen definisce misure e deroghe nella sfera pubblica per le minoranze etniche e religiose. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA MOGLIE DI HITLER Eva Braun era ebrea lo rivela il suo Dna DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI LONDRA. Il suo amante, e alla fine marito, era l’autore dell’Olocausto: se gli avessero detto che aveva un’ebrea nel letto sarebbe inorridito, o più probabilmente l’avrebbe spedita verso una camera a gas. Eppure proprio questa era l’origine di Eva Braun, colei che Adolf Hitler sposò poco prima che la coppia si suicidasse nel bunker di Berlino al termine della seconda guerra mondiale. Lo afferma, anche se ci vorrebbe il condizionale, una trasmissione di una tivù privata britannica sulla base di esami del Dna di capelli trovati attaccati a una spazzola appartenente alla donna. I capelli contengono una sequenza chiamata aplotipo N1b1, associato agli ebrei askenaziti, ovvero di ceppo europeo, passata esclusivamente dalla madre ai figli — e le leggi tradizionali ebraiche stabiliscono che l’ebraismo si eredita solo attraverso la discendenza materna. Non sembrano esserci dubbi che la spazzola fosse della Braun. Fu trovata nel 1945 da Paul Bauer, un capitano della Settima Armata americana, stanziato a Berghof, la residenza sulle Alpi bavaresi dove il Führer nascose a lungo la sua amante, più giovane di 23 anni, temendo che la relazione potesse influenzare la sua immagine. La spazzola, autenticata da esperti, porta le iniziali di Eva Braun. In seguito il figlio del capitano ha venduto la spazzola a un collezionista, che ha raccolto i capelli e li ha a sua volta venduti a un collezionista di «reli- LA DONNA DEL DITTATORE Eva Braun incontrò Hitler a 17 anni. Si sposarono poco prima di suicidarsi il 30 aprile 1945 Foto: Curcio Editore quie» di questo genere. Mark Evans, presentatore di Dead famous Dna, il programma della rete televisiva Channel Four, li ha acquistati recentemente per 2mila dollari. Nel 19esimo secolo numerosi ebrei tedeschi si convertirono al cattolicesimo, quindi è verosimile che la Braun non conoscesse le sue origini. All’inizio della relazione, Hitler ordinò al suo segretario Martin Bormann di indagare sulla famiglia della Braun, che all’epoca aveva 17 anni e frequentava una scuola cattolica, per assicurarsi che fosse di «razza ariana» e non avesse antenati ebrei. Manca tuttavia la prova definitiva che i capelli fossero quelli di Eva: due discendenti della Braun si sono rifiutate di fornire un campione di Dna per determinare se è uguale a quello dell’amante del capo del nazismo. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 LA PROTESTA DI TAIPEI 15 PER SAPERNE DI PIÙ 4am. tw www. etaiwannews. com Il reportage Taiwan.Alla vigilia dell’accordo commerciale con Pechino a migliaia sono scesi in piazza con una fascia gialla in fronte Studenti e operai, intellettuali e contadini. “È in gioco la libertà” Tra i “Girasoli” in rivolta “Non svendeteci alla Cina” DAL NOSTRO INVIATO GIAMPAOLO VISETTI TAIPEI LA SCHEDA A le fragole a Taiwan nascondono un segreto. Si chiama Cina e chi tocca questo nervo, scoperto da 75 anni, rischia ancora di morire avvelenato. Lin Fei-Fan di anni ne ha 25 e fino a qualche settimana fa era l’icona LA “PROVINCIA” della “generazione delle fragole” taiwanesi: Vi si rifugiarono giovani, ricchi, apatici, disinteressati alla poi nazionalisti cinesi litica, morbidi e delicati come il primo frutto all’indomani di stagione. Adesso invece è qui, disteso nello dell’ascesa di Mao “Yuan legislativo”, il palazzo occupato assieÈ riconosciuta solo me agli altri universitari nella capitale di da 22 stati membri quella che Pechino considera “l’isola ribelle”. dell’Onu e la Cina «L’ultima goccia — dice — è stata la pretesa la considera una del via libera al patto commerciale con la Ciprovincia ribelle na che distruggerebbe l’economia di Taiwan. La posta in palio però è la democrazia conquistata con il voto del 1996». L’ACCORDO Ventiquattro anni fa, è stato il movimento Martedì il governo dei “Gigli selvatici” a insorgere per trascinadi Taipei ratificherà re l’ex Formosa fuori dalla dittatura ereditail “Cross Strait ta dal generalissimo Chiang Kai-shek, leader Service Trade” nazionalista del Kuomintang, riparato sull’iche per i rivoltosi sola dopo la sconfitta del 1949 nella guerra cisvende la provincia vile cinese contro Mao. Anche allora furono alla Cina mettendo gli studenti a lottare per libertà d’espressioa rischio diritti ne e Stato di diritto. Un quarto di secolo dopo e pluralismo la stessa battaglia tocca ai figli dei “Gigli selvatici” e l’“Occupy Taiwan”, inedita versione asiatica delle rivolte giovanili in Europa e Usa, IL MOVIMENTO oggi si chiama “movimento dei Girasoli”. Gli studenti Magliette scure e fascia gialla sulla fronte, del “Movimento dal 18 marzo grazie alla potenza dei social dei Girasoli” da network occupano il parlamento e riuniscono giorni occupano nel centro di Taipei, presidiato con migliaia di il Parlamento tende, mezzo milione di attivisti decisi a comchiedendo battere per non essere risucchiati dal regime la cancellazione cinese. «Le autorità — dice il leader studendell’accordo tesco Chen Wei-ting — assicurano che l’accordo con Pechino garantirà il nostro benessere. Invece è l’atto ufficiale di riconsegna di Mar Cinese Taiwan alla Cina, attraverso il controllo toCINA Orientale tale dell’economia». L’ultimo tentativo di mediazione, proposto dal presidente Taipei filocinese Ma Ying-jeou, è saltato ieri e ora si annunciano manifestazioni e TAIWAN nuovi scontri. Il via libera alla “svendita alla Cina”, in Parlamento, è fissato martedì: per questo agli studenti si sono uniMar Cinese Kaohsiung Meridionale ti intellettuali, operai, piccoli imprenditori, contadini e l’opposizione del partito democratico progressista, che non ha i numeri per fermare il patto del Kuomintang. L’abbraccio di Pechino era partito con prudenza. L’accordo quadro di cooperazione economica è stato firmato nel 2010, il piano esecutivo sottoscritto nel giugno scorso. In settembre i primi allarmi, con la richiesta di sottoporlo ad approvazione pubblica non in blocco, ma punto per punto. A gennaio l’accelerazione Pechino-Taipei, con il primo vertice di livello governativo tra le due sponde dello Stretto dal 1949. «Il presidente — dice Yu-ze Wan, docente di sociologia dell’Università Sun Yat-sen — ha mentito. Ha finto di accettare le richieste popolari, concedendo il controllo pubblico sugli accordi solo in futuro, quando i danni saranno irreparabili. La verità è che Pechino pretende di acquistarci entro luglio». Il trattato prevede di liberalizzare 80 settori dei servizi per le imprese taiwanesi in Cina e aprirne 64 per i cinesi sull’isola: dal credito ai media, dalla previdenza alla sanità, dal turismo al commercio, dalle costruzioni all’istruzione. Un manifesto, affisso sul Memoriale che commemora le vittime taiwanesi dei nazionalisti cinesi nel 1947, inizio dal “Terrore bianco”, recita: «La tigre ci sbrana» e da ieri sera migliaia di persone hanno ripreso ad ammassare qui vecchi mobili e copertoni, per alNCHE zare barricate. «I lavoratori cinesi lowcost — dice lo studente Huang Pei-feng — sostituiranno gli operai taiwanesi, le nostre aziende saranno spazzate via dai conglomerati pubblici di Pechino, i colossi editoriali del partito si sono già mossi per acquisire giornali, siti e tv indipendenti». I sondaggi rivelano che il 70% della popolazione di Taiwan è contraria al “patto con la Cina” e che nelle ultime ore il consenso per Ma Ying Jeou, eletto nel 2008 e nel 2012, è crollato sotto il 9%. Il presidente, apparso ieri al tg, ha avvertito che se la rivolta non sarà pa- cifica sarà costretto a «ricorrere alla forza per difendere la legalità. L’accordo è cruciale per garantire l’ingresso nell’Alleanza transpacifica». L’incubo evocato è quello dell’ex superpotenza dell’elettronica Anni ‘80, ancora leader nei pc, affossata da Giappone, Corea del Sud, Singapore e Cina. «I nazionalisti — dice Huang Yu-fang, portavoce del “Black island nation youth front”, anima dei “Girasoli” — equiparano l’annessione alla Cina con la ricchezza e l’indipendenza di Taiwan con la povertà. Non dicono che il prezzo da pagare, olGLI OCCUPANTI Gli studenti del Movimento dei Girasoli occupano il Parlamento. Sopra, il leader Lin Fei-fan tre alla svendita, è la libertà». Ufficialmente Pechino, dai tempi della Guerra Fredda, mantiene i suoi missili puntati sullo Stretto, che gli Usa si impegnano a difendere con le basi sparse nel Pacifico dalla guerra di Corea. La “normalizzazione” di Taipei per la Cina, primo partner commerciale, resta però una “questione interna”. Per questo il peso internazionale della “rivolta dei Girasoli” sta irritando la leadership cinese, che minaccia di congelare sia gli scambi di merci che quelli di persone. «Mentre Mosca si riprende la Crimea — dice il capogruppo democratico Lin Chun-Hsien — Pechino capisce che a Taiwan, se fallisce con l’economia, dovrebbe usare le armi. Le crisi aperte con Giappone, Filippine e Corea del Nord, precipiterebbero in una guerra nel Pacifico». Per i ribelli di “Occupy Taiwan” il problema è Hong Kong. Anche l’ex colonia britannica, riconsegnata nel 1997, è sconvolta da movimenti anti-cinesi. Il modello “un Paese due Sistemi” scadrà nel 2047 ma la promessa delle prime elezioni democratiche è per il 2017 e la cassaforte della finanza asiatica è sempre più nelle mani di Pechino. Hong Kong, come Taiwan, teme che la conquista della sua economia significhi perdere la democrazia, il pluralismo e infine i capitali. «Per noi — grida la ricercatrice Feng Yu-ting — è l’addio all’Occidente e ai suoi valori». Le fragole dell’ex Formosa si sono svegliate girasoli e questa sera, attorno alla vecchia stazione dei treni, si preparano a lottare affinché l’8 aprile 2014 non riporti la loro storia a prima dell’1 ottobre 1949. © RIPRODUZIONE RISERVATA PROVINCIA DI NUORO - SETTORE LAVORI PUBBLICI E PROTEZIONE CIVILE UFFICIO COMUNE PER LE ESPROPRIAZIONI Oggetto: Espropriazioni per p.u. Avviso di avvio del procedimento relativo ai “Lavori di costruzione della strada Bonu Trau – Tossilo 2° lotto” - ex art. 16 e 11 del D.P.R.. 327 dell’8.6.2001 e s.m.i., IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO AVVISA Che la Provincia di Nuoro ha avviato anche ai fini espropriativi, il procedimento amministrativo per l’esecuzione dei lavori in epigrafe, approvando il progetto preliminare con deliberazioni G.P. n. 195 del 30 novembre 2009. I proprietari interessati, secondo le risultanze catastali, nei 30 giorni consecutivi decorrenti dal 6 aprile 2014, potranno prendere visione degli atti con le indicazioni degli intestatari catastali, elenco dei beni con le superfici da espropriare e formulare osservazioni scritte al Responsabile del Procedimento presso l'Ufficio Comune Espropriazioni dell'Amministrazione Provinciale di Nuoro, piazza Italia 22, 08100 Nuoro, 4° piano. E’ possibile prendere visione degli atti del procedimento anche presso la Segreteria del Comune di Macomer, comune sul quale territorio ricade l’opera: COMUNE DI MACOMER - ELENCO IMMOBILI: Fg. 46 mappali 296, 299, 295, 14; 11, 208, 9, 166, 167 235, 168, 160. Fg.47 mapp. 52, 53, 55, 56, 57, 58, 59, 203, 61, 141, 140, 139, 138, 137, 136, 135, 134, 133, 132, 131, 232, 244, 119, 38, 213, 212, 179, 215, 72, 189, 187, 186, 182. Fg. 47 mappali 78 e 108; Fg. 51 mappali 16 e 17; Fg. 52 mappali 21, 18, 3, 17 e 6. N.B.: per le intestazioni e superfici catastali si rimanda all’elenco pubblicato all’albo pretorio on line della Provincia di Nuoro: http://www.provincia.nuoro.it/– Sezione avvisi o presso la segreteria del comune di Macomer. Nel formulare le osservazioni i proprietari potranno chiedere l'espropriazione di quelle aree residue non considerate, la cui utilizzazione diventi particolarmente disagevole. Decorso il termine indicato si avvierà la fase istruttoria per l’approvazione del progetto definitivo dal quale discende anche la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. Del presente avviso viene data pubblicazione, ai sensi del combinato disposto dell’art. 16, comma 5 e dell'art. 11, comma 2, del D.P.R.. 327 dell’8.6.2001 e s.m.i., Il Responsabile del Procedimento espropriativo è il Dr. Francesco Putzu mentre l’Ing. Renzo Ristori è Responsabile Unico del Procedimento. Nuoro, 6 aprile 2014 Il RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Dott. Francesco Putzu AZIENDA OSPEDALIERO UNIVERSITARIA DI CAGLIARI ESITO DI GARA – numero gara 5155249 Fornitura in service di DIAGNOSTICI PER L'ESECUZIONE CORRETTA DEI PARAMETRI TORCH, EBV, PARVOVIRUS, B19 IGC, PARVOVIRUS B19 IGM, ALDOSTERONE, RENINA, PCT, VIT. D. Tipo di Procedura: Aperta ai sensi dell'art. 55, D.Lgs. 2006, n. 163. Criterio Aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa. Operatore economico aggiudicatario: Diasorin SPA. Importo aggiudicato: euro 879.000,05 (oltre I.V.A. di legge). Provvedimento di aggiudicazione esecutiva: Delibera del Direttore Generale n. 199 del 13/03/2014. Data di trasmissione del presente avviso alla G.U.U.E: 17/03/2014. Organo competente Procedure Ricorso: TAR SARDEGNA. IL DIRETTORE GENERALE Dott. Ennio Filigheddu Hanno occupato lo “Yuan legislativo” di Taipei e si preparano a scontri con la polizia Si alzano barricate in vista del via libera all’intesa fissato martedì in Parlamento 16 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 CRONACA PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it www.guardiacostiera.it L’emergenza Il Salento si sbriciola quelle spiagge da film chiuse per i crolli Venti chilometri di costa già off limits e nuovi divieti in arrivo Indaga la procura ma per ora il conto lo pagheranno i turisti trezzando lettini e ombrelloni e sperano di sfruttare le festività pasquali e i Ponti di primavera per scaldare i motori. Speranze vane in alcune zone, perché entro quelle date le aree off limits (come la Conca della Poesia a Melendugno o Specchiulla a Otranto) non saranno certamente riaperte. Il motivo lo spiega il comandante della Capitaneria di Gallipoli, Attilio Daconto: «Le classificazioni del Piano di assetto idrogeologico, adottato dalla Regione nel 2008, indicano zone ad elevato rischio idrogeolo- CHIARA SPAGNOLO LE TAPPE I DIVIETI 7 marzo: la prima ordinanza chiude ampi tratti di costa a Melendugno, tocca ad altri 5 comuni. Ne sono pronte altre 9 L’INCHIESTA La Procura indaga per crollo colposo, verificando le mancate attività di messa in sicurezza L’ALLARME Gli operatori balneari, al lavoro per Pasqua, temono riflessi dei provvedimenti sul turismo 6 Aprile 2007 6 Aprile 2014 Claudio Modigliani Una persona speciale, un grande professionista. Ti si ricorda con affetto e stima. Margherita Roma, 6 aprile 2014 Gabriella Guizzardi Benni Ciao mamma, nonna, nonna bis e sorella. Stefano, Simona, Andrea Carlotta, Camilla, Niclas Leonardo, Ariel, Flora Antonietta Saremo sempre con te. Ad esequie avvenute l’annuncia la famiglia. Bologna, 6 aprile 2014 Nostro cuore, nostro fiore, nostra quercia non è più LECCE. Cadono a pezzi le coste del Salento e alcune delle baie più belle diventano off limits, nell’imminenza di una stagione estiva in cui la provincia di Lecce sperava di replicare i numeri da record di presenze turistiche degli anni scorsi. La Capitaneria di porto di Gallipoli ha emesso cinque ordinanze con cui inibisce la balneazione, navigazione e pesca in ampi tratti di Melendugno, Vernole, Otranto, Castro e Santa Cesarea Terme ma altri nove provvedimenti stanno per abbattersi su altrettanti Comuni costieri dello Jonio e dell’Adriatico, non risparmiando neppure scogliere suggestive come quella del Ciolo, paradiso dei climbers e dei tuffatori, su cui svetta il ponte immortalato nei film di Edoardo Winspeare e in tante fiction. La costa salentina è fragile, non a caso classificata in molti tratti “ad alto rischio”, e negli ultimi anni piogge copiose e l’erosione marina hanno accentuato i fenomeni di sfaldamento delle falesie, aumentando il rischio di crolli in calette e scogliere abitualmente frequentate dai vacanzieri. Le ordinanze, che riguardano per ora una ventina di chilometri, sono arrivate come una doccia gelida sugli operatori turistici, che stanno at- Le amiche della Libreria delle Donne di Firenze partecipano al dolore di Massimo, Lorenzo e Caterina per la scomparsa di Nicoletta Livi Bacci Fondatrice della Libreria delle Donne e di Artemisia e ne ricordano con affetto la costante e autorevole presenza all’interno del movimento femminista e la generosa difesa dei diritti delle donne. Firenze, 6 aprile 2014 Le Senatrici e i Senatori del Gruppo PD si stringono con affetto al dolore di Massimo Livi Bacci per la scomparsa della cara moglie Nicoletta Roma, 6 aprile 2014 Gaspare, Fiamma, Giovanna e Francesco, con immenso dolore, piangono la scomparsa di Nicoletta Livi Bacci Nicoletta Lo annunciano il marito Massimo; il figlio Lorenzo con Paola; la figlia Caterina; i nipoti: Giovanni, Matteo e Tommaso; Pietro e Dario. Chi Le ha voluto bene potrà salutarla nella Sua casa, Via Baldesi 18, Domenica, 6 aprile, dalle 16.00 alle 18.00. Firenze, 6 aprile 2014 e abbracciano forte Massimo, Lorenzo e Caterina. Roma, 6 aprile 2014 Ofisa Firenze Viale Milton 89, Tel. 055/489802 Grazia con Gabriele, Livia, piangono la scomparsa della loro amata cognata e zia Nicoletta Livi Bacci Roma, 6 aprile 2014 Carlo, Valentina, Alessandra, Livio e Stefano si stringono a Massimo, Lorenzo e Caterina nel dolore per la scomparsa dell’amatissima 50 Concorso n. 41 del 5-04-2014 Superenalotto Nessun vincitore con punti 6 Nessun vincitore con punti 5+ Ai 6 vincitori con punti 5 48.025,78 € Ai 776 vincitori con punti 4 378,08 € Ai 30.057 vincitori con punti 3 19,34 € Superstar Nessun vincitore con punti 4 Ai 156 vincitori con punti 3 1.934,00 € Ai 2.526 vincitori con punti 2 100,00 € Ai 16.647 vincitori con punti 1 10,00 € Ai 36.209 vincitori con punti 0 5,00 € IL PROSSIMO JACKPOT CON PUNTI 6 12.200.000€ Elsa Germana Erba Firenze, 6 aprile 2014 12 Gloria, Franco e i tuoi nipoti Siracusa, 6 aprile 2014 Grazie di cuore a tutti per l’affetto e la stima dimostrati a Grazie per il sostegno che vorrete dare alla missione “Cute Project” in Benin dedicata a Germana Erba (www.cuteproject.org). Torino, 6 aprile 2014 06/04/2013 06/04/2014 1° Anniversario Nicoletta Livi Bacci 9 31 33 37 79 86 Ci manchi già... E’ stato bello il tempo insieme. Vanna, Eleonora, Fabrizia Firenze, 6 aprile 2014 06/04/2012 06/04/2014 “Non piangete, io sono ancora qui. La morte non è niente, Sono soltanto passata nella stanza accanto” Nicoletta Livi Bacci Nicoletta Lo spettacolare fiordo del Ciolo vicino a Santa Maria di Leuca Nic Roma, 6 aprile 2014 Marzia con Domenico, Niccolò e Anna abbraccia Massimo, Lorenzo e Caterina nel dolore per l’improvvisa perdita di indimenticabile amica di una vita. Firenze, 6 aprile 2014 Laura e Paolo sono vicini al profondo dolore di Massimo e dei ragazzi per Le falesie perdono pezzi, raffica di ordinanze per garantire l’incolumità alla vigilia del ponte pasquale Ivan Sita Da quando sei partito per un lungo viaggio, per noi la vita non ha più colore. Castel Maggiore, 6 aprile 201 NAZIONALE 53 14 75 52 79 72 11 5 19 50 40 57 85 21 82 84 21 79 72 9 51 43 70 28 63 13 26 43 48 28 42 37 66 74 33 40 4 34 3 26 32 31 6 59 55 27 16 81 60 8 28 21 82 89 19 10 e LOTTO COMBINAZIONE VINCENTE 5 21 53 75 9 28 57 79 11 50 63 82 14 51 70 84 19 52 72 85 gico abitualmente utilizzate per la balneazione, imponendo l’adozione di tali provvedimenti, che non sono stati presi a cuore leggero». Il Pai per sei anni è rimasto chiuso nei cassetti dei Comuni, «che hanno fatto finta di niente – dice Mauro Della Valle di Federbalneari Salento – abdicando alle loro responsabilità di tutela del territorio». Solo adesso che le coste sono parzialmente chiuse gli amministratori hanno deciso di monitorare meglio le situazioni di rischio e portare alla Regione le “prove” per classificare diversamente i pericoli e alla Capitaneria per modificare le ordinanze. Perché – dicono in coro i sindaci interessati - quei provvedimenti rischiano di mettere in ginocchio una parte dell’economia turistica del Tacco d’Italia. Per la procura di Lecce invece il caso delle falesie interdette in ritardo può nascondere illeciti penali, come dimostra l’inchiesta aperta dal procuratore aggiunto Ennio Cillo con l’ipotesi di crollo colposo, nell’ambito della quale saranno verificate le eventuali colpe degli amministratori. Alcuni primi cittadini sono già stati ascoltati come persone informate sui fatti, altri lo saranno nei prossimi giorni e dovranno chiarire i motivi per cui, a fronte di un Piano di assetto idrogeologico operativo fin dal 2008 nulla sia stato fatto in questi anni. Ovvero perché non siano state studiate meglio le zone a più alto rischio, perché non siano stati programmati interventi e chiesti finanziamenti. Dalle prime verifiche è emerso che parziali lavori siano stati effettuati a Otranto grazie ai soldi messi a disposizione dalla Regione (circa 100 i milioni stanziati negli ultimi cinque anni per l’emergenza idrogeologica) mentre altre amministrazioni li avrebbero usati per altri scopi. © RIPRODUZIONE RISERVATA GENOVA CATANZARO “Carne fresca” giro di pedofili e baby gigolò Trema il Sud gente in strada nessun danno GENOVA. L’approccio sui siti specializzati, poi l’incontro in un bilocale nel quartiere di San Martino, a due passi dall’ospedale regionale. I baby prostituti avevano dai 13 ai 17 anni perché i clienti volevano «carne giovane». Lo scrive in maiuscolo un cliente sulla chat per soli uomini. Il suo post lo leggono pure gli agenti della Polizia postale di Genova. E scatta l’inchiesta. All’origine di questa storia ci sono due ragazzi di origine romena: per un po’ hanno guadagnato ricariche telefoniche, poi hanno cominciato a incassare 50, 100 euro ad appuntamento. Il passaparola ha fatto il resto. Finora sono venti i clienti indagati, hanno tra i 40 e i 60 anni; alcuni sono omosessuali dichiarati, altri padri di famiglia con moglie e figli. Sulla prostituzione minorile maschile, la Procura ha avviato altre indagini: «Finora è emersa solo la punta di un iceberg». Nel fascicolo, anche il post di un pedofilo che chiede un appuntamento «con un amico molto giovane: quello che mi hai mandato aveva pure dei baffetti sopra il labbro. No: io voglio carne fresca». Identificati cinque baby-prostituti: alcuni sono genovesi, altri sono nati in Italia da genitori stranieri. (b.p.) CATANZARO. Secondi interminabili, durante i quali terra e case hanno tremato provocando il panico: evacuate diverse scuole e la gente è uscita di corsa dalle abitazioni temendo il peggio. Ieri mattina un terremoto di magnitudo 5.1 ha scosso la Calabria, tra Crotone e Catanzaro, provocando paura e allarme in tutta la regione, ma fortunatamente nessun danno a cose o persone. La terra ha tremato alle 12,24, con epicentro nel Mare Ionio, al largo del Comune di Isola Capo Rizzuto. «Siamo scappati subito fuori», racconta Giovanna, studentessa liceale a Catanzaro. «Abbiamo avuto tanta paura, ma per fortuna non abbiamo avuto problemi», ha aggiunto Maria, anch’ella studentessa del capoluogo. Lungo la costa ionica la preoccupazione è stata ancora più marcata, vista la vicinanza con l’epicentro. «Ero sdraiato sul letto e stavo sentendo della musica — racconta Mattia — quando il letto ha iniziato a tremare. Non ho compreso subito che si potesse trattare del terremoto, ma dopo pochi secondi sono sceso in strada dove ho incontrato anche i vicini. Abbiamo atteso qualche minuto prima di rientrare in casa, per la paura che potesse esserci una seconda scossa». ARQUATA SCRIVIA Terzo valico assalto No Tav al cantiere ARQUATA SCRIVIA. Anche in Valle Scrivia, nel basso Piemonte al confine con la Liguria, la battaglia No Tav assume connotati che ricordano la Val Susa. Ieri circa duemila manifestanti hanno partecipato a un corteo sfociato in un assalto con pinze, cesoie e seghe circolari alla recinzione del cantiere per il Terzo Valico ferroviario. E per la prima volta all’interno c’erano poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa, che hanno assistito all’abbattimento di un centinaio di metri di rete metallica e hanno fatto barriera quando un’avanguardia di No Tav ha cercato di andare oltre. Manganellate, lanci di lacrimogeni, ferito un attivista di 68 anni, contuso il senatore Cinquestelle Marco Scibona. Presenti al corteo comitati della zona e di Genova, No Tav della Val Susa e attivisti di centri sociali. la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 CRONACA 17 PER SAPERNE DI PIÙ www.fondazionegramsci.org http://torino.repubblica.it Il caso Più lusso che storia ecco l’hotel Gramsci che imbarazza Torino LAVORI IN CORSO Da sinistra, la corte del palazzo con la Mole sullo sfondo; una delle stanze: la facciata. Qui sopra, Antonio Gramsci. Sotto, la targa che lo ricorda Piscina, sala fitness e comfort a cinque stelle: si apre a giugno Il palazzo dove si pubblicava Ordine nuovo diventa un albergo GUIDO ANDRUETTO TORINO. Si chiamerà Hotel Gramsci il nuovo albergo di lusso e design che tra maggio e giugno sarà inaugurato nel palazzo dove Antonio Gramsci abitò a Torino tra il maggio del 1914 e il 1922. Entrando oggi dall’ingresso di piazza Carlina 5, pieno centro città, ci si affaccia su un cantiere che procede a ritmi serratissimi. Dal piano terra si devono salire soltanto quattro scalini per tornare indietro di un secolo. Portano direttamente al piano ammezzato dove Gramsci, da studente, si riuniva con gli altri compagni della redazione del giornale “L’Ordine Nuovo”, che fu l’organo ufficiale del movimento dei Consigli di fabbrica nella città operaia di allora. Tre stanze con soffitti bassi e pochissima luce che sono in questo momento l’unica zona vincolata e intoccabile del maxicantiere che ha trasformato l’intero edificio in un albergo quattro stelle superiore. Diecimila metri quadrati di superficie, cinque piani, centosessanta stanze, due negozi, un ristorante e un’area fitness con piscina sul tetto. Un cambio di vinto in via definitiva la società partner torinese a dedicargli la nuova struttura. «Parliamo di un hotel con uno standard internazionale — spiega Federico De Giuli, architetto e socio dell’Immobiliare Carlina, mentre mostra le nuove stanze e gli altri spazi comuni — che abbiamo progettato non solo per ospita- re una clientela di fascia alta ma anche per valorizzare nei modi migliori possibili le memorie gramsciane legate al luogo». Ex albergo di virtù per il ricovero e l’istruzione dei poveri, “Casa Gramsci” negli anni Trenta passò di proprietà alla comunità israelitica continuando ad ospitare alloggi e botte- ghe, ma è alla fine degli anni Settanta che il Comune la acquista per convertirla in case popolari. Una parentesi che si chiuderà una ventina d’anni dopo con lo sgombero degli occupanti a causa dello stato fatiscente dell’immobile. Seguiranno anni di abbandono e l’avvio di un discusso cantiere ormai al traguardo. Entro giugno l’Hotel Gramsci aprirà i battenti ma avrà una specie di zona franca al suo interno, proprio nelle stanze dell’Ordine Nuovo, che ospiterà iniziative divulgative di carattere esclusivamente storico-politico e culturale. Tutto sta nascendo con la collaborazione dell’Istituto Piemontese Antonio Gramsci, che all’interno dello spazio organizzerà delle piccole riunione ed allestirà una biblioteca con tutte le opere del filosofo. «È una possibilità importante quella che ci viene data dall’hotel — commenta il professore Sergio Scamuzzi, direttore dell’Istituto — non potevamo certamente rifiutarci di supportare un’iniziativa che mira a salvaguardare la memoria di Gramsci e anche la storia del suo rapporto con la città. Con la prossima apertura, Nelle stanze che ospitavano la redazione ci sarà una biblioteca con le opere del filosofo I contrasti tra i proprietari sul nome e i dubbi dello storico Tranfaglia: “Scelta opinabile” pelle radicale rispetto all’antica “Casa Gramsci”. Per volere della società Immobilare Carlina l’hotel sarà intitolato non senza polemiche al fondatore del Partito comunista, ed è questa la novità che alla “vigilia” dell’apertura sta creando maggiori discussioni fra i promotori di un’operazione immobiliare e commerciale stimata intorno ai trenta milioni di euro. I primi a esprimere perplessità sulla scelta sono stati in questi giorni innanzitutto i vertici della catena spagnola Nh Hoteles, partner dell’iniziativa cofinanziata da Intesa Sanpaolo e Credito Valtellinese, che gradirebbero un nome storico più “neutro”, ad esempio quello del Conte Cavour in relazione alla statua dello statista collocata proprio al centro di piazza Carlina. La rilevanza della figura di Gramsci anche fuori dai confini europei, però, ha con- oltre alla biblioteca, nel centro convegni che sarà presente all’interno daremo il via ad una serie di conferenze, la prima delle quali sarà una maratona di letture di favole di Gramsci, che è stato anche scrittore e pedagogista». E se gli eredi di Gramsci, in testa il nipote Antonio Gramsci Jr, che oggi vive a Mosca, hanno espresso più volte apprezzamento per la riconversione della Casa in queste forme, a storcere il naso, sia sull’intitolazione che sul progetto stesso, è il professore Nicola Tranfaglia, che per anni ha insegnato storia contemporanea all’Università di Torino. «Credo sia quanto meno opinabile intitolarlo a Gramsci — dice piccato — Il carcere duro e la terribile morte che gli sono toccati in sorte hanno poco a che fare con l’immagine di un hotel di lusso». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 18 Il racconto Com’è triste Venezia se in laguna SEGUE DALLA PRIMA PAGINA FRANCESCO MERLO VENEZIA M invece se la stia portando appresso, che stia insomma trascinando con sé questo tappeto di case sull’acqua che gli hanno steso ai piedi. Ma è all’approdo che il mostro si rivela fantozziano distruggendo il ponte mobile di legno che chiamano finger, un incidente da nulla ma carico di simbologia, uno di quei presagi ai quali i marinai una volta davano la stessa importanza che noi diamo alla meteorologia. Di sicuro quel finger che si rompe somiglia alla bottiglia che non si rompe nel film di Paolo VillagA CHE LE TAPPE LO STOP DEL GOVERNO Un decreto del marzo 2012 vieta il transito nel canale della Giudecca e nel bacino di San Marco alle navi da crociera, ma solo in presenza di rotte alternative IL TUFFO DI PROTESTA A settembre 2013 alcune decine di persone si tuffano in Laguna per protestare contro il passaggio delle navi e per sensibilizzare il governo BOCCIATI I LIMITI Il piano del governo varato a novembre prevede la riduzione del traffico del 12,5 per cento a partire dal 2014, ma è stato bocciato dal Tar Dopo il via libera del Tar ai giganti del mare, subito l’incidente: urtato il corridoio d’imbarco gio quando la contessa Serbelloni Mazzanti Viendelmare (non) vara la nave. D’altra parte, quando lenta, ostinata e inesorabile, un’ora prima sfiorava i palazzi, le cupole e i campanili più agili e ariosi del mondo, noi, che da un’altana osservavamo il suo bocca a bocca con Palazzo Ducale, San Giorgio Maggiore, la chiesa della Salute, avevamo la netta impressione che la nave fosse Venezia, e che la città senza radici e senza identità fosse invece questa Msc Preziosa, con il suo esotismo omologato, il dominio di un ordine finto al di là di ogni misura e di ogni codice, il triangolo delle Bermude delle identità perdute delle città del mondo ormai alla deriva, il luccicante spazio-spazzatura inventato dall’architetto Koolhaas che proprio quest’anno dirigerà la Biennale: 140mila tonnellate di junkspace, 68 metri d’altezza, 4.345 passeggeri, 1.751 cabine, 97 suite con maggiordomo personale in tight e guanti bianchi, il teatro Platinum con 1.600 posti, 4 piscine, 12 jacuzzi, 9 ristoranti (uno Eataly) e 26 ascensori per portare Astolfo sulla Luna. È sbucata dal buio la nave più grande d’Europa: 333 metri di puntini luminosi e l’insegna “Msc Preziosa” accesa sul ponte più alto. Molto presto, però, il chiarore del cielo ha sbiadito le luci e ha mostrato soprattutto i fumi dei suoi dodici camini, forme nere disegnate dal vento che solo apparentemente sono uguali perché invece ogni nave ha le sue, come fossero impronte digitali. «A me non pare King Kong a New York» mi ha detto, delusa, una vecchia signora tedesca che con me si è impossessata di questa torretta. È vero che «non sbanda, non spaventa e non si inchina» come mi dirà dopo la guardia costiera che l’ha scortata, ma la Preziosa è sicuramente una non-nave già quando scivola tra le lingue di sabbia della bocca del Lido senza quel movimento agile e rotondo “da cigno” che fece innamorare Hegel. «Lo strumento la cui invenzione fa il più grande onore tanto all’arditezza quanto all’intelligenza dell’uomo» è qui umiliato dal suo stesso armatore italiano che lo ha ridotto a “fun ship”, con quello scivolo, pensate!, chiamato “vertigo”: «120 metri di curve e tornanti da brivido». Ed è umiliato anche dalla burocrazia perchè il Tar non è il rullo di legno e la slitta che Maometto applicò alle sue navi quando, invece di solcare il mare, scalarono la montagna per espugnare Bisanzio, ma è il torpido trucchetto all’italiana, la proroga, il rinvio col cerone di legalità. Sembra il tanko dei serenissimi finalmente a San Marco. È il futurismo in pretura. L’INCIDENTE Il finger danneggiato dall’incidente (foto Agenzia Interpress per concessione de La Nuova Venezia) Il divieto che fu imposto dal ministro Clini, governo Monti, resterà sospeso finché non sarà reso praticabile un percorso alternativo. E le grandi navi potranno continuare a baciare San Marco. «Vuol dire che tornerà tutto come prima e di nuovo il sabato ne passaranno 6, 8, 10» mi dice Mara Sartore, una bella e giovane signora veneziana, editore di raffinate guide d’arte in inglese. E racconta: «All’ultimo piano dell’ufficio alla Giudecca ogni volta che passava una nave tre- Dietro le polemiche lo scontro di interessi tra il business del turismo di massa e quello culturale mavano i vetri, le porte e il pavimento. Non un terremoto, ma una vibrazione, come la metropolitana». E però Venezia non si divide tra futuristi e passatisti. E infatti i pamphlet della Marsilio di Cesare De Michelis a difesa della grandi navi non odiano come i marinettiani «la Venezia dei forestieri, mercato di antiquari falsificatori, calamita dello snobismo e dell’imbecillità universali, letto sfondato da carovane di amanti, semicupio ingemmato per cortigiane cosmopolite». E i “No grandi navi” non sono solo i conservatori della città-cartolina, il tardo Strapaese di Celentano e gli estremisti che sui muri scrivono «meno città-vetrina e più vetrine rotte». Non è l’ideologia che rende la battaglia aspra e violenta, con cifre truccate e foto apocalittiche ottenute con grandangoli e zoom. E non è neppure lo stereotipo del carattere litigioso dei veneziani, facili all’acqua alta anche in testa, che impedisce di scegliere una rotta alternativa per le grandi navi. «A Marghera — mi spiega Marino Folin presidente della Fondazione Venezia 2000 — c’è un porto, ci sono già collegamenti, la ferrovia, gli autobus, e da lì puoi portare i turisti sul Brenta, a Verona, a Vicenza, in montagna». Ma gli altri, guidati da Paolo Costa, presidente dell’autorità portuale, vorrebbero invece, scavando canali già esistenti dietro la Giudecca, evitare solo San Marco e fare ancora approdare le navi nella Stazione Marittima. Tutte le soluzioni — sono tante — comportano qualche anno di lavori e qualche rischio per la laguna. Ma la battaglia non è astratta: in gioco ci sono forti interessi economici e due modelli di città. Da un lato il turismo di massa e dunque gli albergatori, i commercianti, gli abitanti che affittano le case di famiglia. Per loro ogni anno le grandi navi sbarcano quasi un milione e ottocentomila turisti su un numero complessivo che va dai 20 ai 22 milioni. E dall’altro lato c’è la Venezia dell’impiego, dell’università, delle fondazioni che considerano le grandi navi come la tela squarciata di Fontana, la fine dell’arte, della bellezza di Thomas Mann, del tempio del turismo d’élite, del «vivo tra Venezia Parigi e New York». La contrapposizione (ripeto: di interessi) è il vero mare sul quale ieri hanno ricominciato a navigare le grandi navi. Fino a quando? Seguo la Preziosa lungo i giardini e sino alla riva degli Schiavoni, nel bacino più bello del mondo, di fianco al palazzo Ducale e dunque quasi a San Marco. E per la verità mi pare la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 19 PER SAPERNE DI PIÙ www.repubblica.it/cronaca/2014 http://nuovavenezia.gelocal.it LA PIÙ GRANDE La Preziosa sfila in laguna: 68 metri d’altezza, 1.751 cabine, 9 ristoranti tornano le navi mostro Barbari che, nel 1500, non aveva elicotteri. Ebbene non è così. Interrogo i passeggeri che non sono tutti stranieri. Molti mi dicono, ridendo, le stesse cose: «È come vedere Venezia in televisione», «come su Youtube», «come da un palco a teatro». Mentre la nave avanzava stavano affacciati sui ponti a scattare foto con i telefonini. Ora però solo un signore abbronzato mi dice: «Ho visto San Marco dall’alto ma non dal cielo». È un’immagine inautentica ma straordinaria di cui pochissimi si accorgono forse perché «come ha spiegato Benjamin con l’architettura abbiamo tutti un rapporto distratto» un battibecco anche il confronto ravvicinato tra le due scienze del turismo sull’acqua, il fitto dialogare tra le zattere e le terrazze del Gritti e del Danieli con i 18 ponti che portano i nomi di altrettante pietre preziose. Non è vero che si fronteggiano la storia e la modernità ma due tecnologie alberghiere: quella del superlusso falso che galleggia e quella del superlusso vero dell’Hilton Molino che nella terra imbevuta d’acqua è invece piantato con tronchi d’albero. Anche la piccola grazia delle tante pensioni sconfigge la sazietà sensoriale del troppo, l’effimera illusione da nababbo offerta dal Grand Hotel alla Greta Garbo che non ha nemmeno la magia rotatoria della porta girevole che include ed esclude, sotto a chi tocca, avanti un altro. Sono passate le 18 quando a San Marco alzo gli occhi e guardo avanzare senza alcun pathos di marzianità questo albergo che ora ripercorre il cammino a ritroso facendo scappare le piccole barche e i motoscafi come il fuoco che insegue le stoppie perché sposta onde, rimescola la laguna e non può essere fermato mai. Porta su di sé il graffio di quel finger distrutto e adesso i fumi sono più chiari. Quando scivola da canale della Giudecca non mi viene in mente l’invasione degli ultracorpi ma il tram che da ragazzo, nella Roma che visitavo con mio padre, vedevo arrivare sino al Pantheon. Ancora oggi a Roma i Suv ingombrano e rendono incongruo il miracolo dei vicoli più affascinanti d’Italia perché la convivenza tra modernità e storia è bellissima ma ha bisogno della giusta distanza, quella dei parcheggi per esempio: arrivi in macchina, ma a piazza Navona entri a piedi. E a piazza Armerina non vai in Vespa sui mosaici. Ezio Micelli che a Venezia è stato per tre anni assessore all’Urbanistica dice che «la giusta distanza c’è persino negli outlet che sono pedonalizzati con un format vincente sempre uguale: a Barberino, a Serravalle, a Noventa... «. Perché non dovrebbe funzionare anche con i turisti che arrivano a Venezia via nave? Sulla Preziosa mi hanno vietato di salire. Volevo vedere Venezia dalla nave, mi immaginavo uno spettacolo mozzafiato, il volo d’uccello di Jacopo de’ La convivenza tra modernità e storia è bellissima ma ha bisogno della giusta distanza mi dice Manuel Orazi che è uno storico dell’archiettura. Vederli sbarcare è come assistere a un naufragio. Sono più di tremila. I loro occhi, che sono stati sottoposti ad un’orgia decorativa senza precedenti, mi sembrano vuoti. Si capisce che vorrebbero tornare indietro, che fuori dalla nave non sanno dove andare. Provo a dire che Venezia è molto più bella dal campanile di San Giorgio, che è alto otto metri meno della Preziosa ed è del Palladio: «Di chi?». Fruttero e Lucentni dicevano che i croceristi «sono una truppa votata al macello culinario». Domando: come va lo stomaco? Un napoletano vomita: adesso che è a terra finalmente soffre il mal mare. Poi canta Califano: «Guardo Venezia e vedo Napoli / Gondoliere ti prego portami a Napoli / una gondola lì non corre pericoli». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 20 IL PUNTO LUCA PAGNI Africa, Eldorado delle rinnovabili per sconfiggere l’apartheid “energetico” I grandi gruppi occidentali scommettono sul nuovo mercato Ma si muove anche la Cina È IL continente del futuro per l’economia globale. Così come era accaduto nell’Ottocento, ma sotto l’egida del colonialismo, l’Africa è al centro degli interessi delle potenze occidentali, i cui investimenti sono cresciuti nel 2012 dell’8,4%. Ma ancora di più dei paesi emergenti, Cina in testa, i cui affari nel continente nello stesso periodo sono saliti del 20%, quando il livello degli investimenti in tutto il mondo l’anno scorso è calato del 5%. Complessivamente nelle ultime tre stagioni i flussi finanziari arrivati in Africa dagli altri continenti sono triplicati, raggiungendo una cifra pari a 182 miliardi. Ma lo sviluppo crescente e che pare inarrestabile (più 5,5% il Pil nel 2012), potrebbe incontrare un ostacolo insormontabile: la mancanza di elettricità. La Banca Mondiale solo pochi giorni fa ha parlato di “apartheid energetico”, visto che solo il 20 per cento della popolazione è allacciato alle poche reti esistenti, oltre 600 milioni sul miliardo totale non hanno la luce e 35 paesi su 53 sono sempre a rischio di interruzioni del servizio. Un problema sia per le imprese, che vedono i costi medi per GLI ITALIANI L’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti. Enel Green Power è leader nel mercato del Sud Africa l’energia arrivare fino al 55% del totale, sia per lo sviluppo delle grandi magalopoli, visto che - sempre secondo gli studi della Banca Mondiale - nei prossimi 20 anni il 50% della popolazione si trasferirà nelle aree urbane. Tutto questo spiega come mai piccoli e grandi gruppi del settore delle rinnovabili, soprattutto francesi, americani e cinesi, stanno concentrando le loro attenzioni in Africa. I progetti più grandi sono in Etiopia dove è in costruzione un sistema di dighe che garantirà l’80% del fabbisogno, e in SudAfrica. Qui il governo ha lanciato una programma che prevede, entro il 2020, il 42% della produzione di energia da fonti rinnovabili per un investimento da 7,6 miliardi. Ed entro la fine dell’anno, l’italiana Enel Green Power, che si è qualificata per almeno due grandi progetti, diventerà il leader per capacità installata. © RIPRODUZIONE RISERVATA Economia CONTATTI [email protected] WWW.REPUBBLICA.IT FINANZA&MERCATI Morando apre nel governo il fronte del salario minimo “Carcere se non si applica” Il viceministro dell’Economia: serve una legge alla svelta Landini avverte Poletti: meno produzione con la precarietà LUISA GRION ROMA. Scomparso, o quasi il contratto unico a tutele crescenti, il nodo della questione si sposta sul contratto a termine e sulla possibile introduzione di un salario minimo. Sul primo punto il governo chiude - come ha fatto capire ieri il ministro Poletti nella sua intervista a Repubblica - sul secondo apre, purché il tutto si definisca nell’ambito dei contratti di secondo livello. Ma tale apertura non ferma le polemiche di parte del Pd e di parte del sindacato. La Fiom di Maurizio Landini avverte: «Lo dimostrano gli studi europei: ad un aumento della precarietà corrisponde sempre una diminuzione della produttività» e «se il governo vuol davvero cambiare, dovrebbe iniziare a farlo varando una legge sulla rappresentanza sindacale» (che Poletti ritiene invece «non prioritaria»). Nella riforma del lavoro modello Renzi perde sempre maggior peso la formula che, agli esordi, era considerata una delle Damiano: la legge delega è abbastanza generica. Trattative per modificare l’apprendistato principali novità - il contratto unico con introduzione graduale delle tutele - e riprende spazio la possibile introduzione di un salario minimo. Il disegno di legge delega ne parla in termini generici prevedendo - come per il contratto unico - una «eventuale forma sperimentale». Ma ieri il viceministro dell’Economia Enrico Morando, ha riaperto il capitolo collegandolo alla contrattazione aziendale. Ora che fra sindacati e imprese c’è un accordo sulla rappresentanza sindacale (pur se con una frattura interna fra Fiom la Cgil), ha detto, «si potrebbe fare alla svelta una legge sul salario minimo che preveda il carcere per gli imprenditori che non la rispettino». Una svolta da par passare attraverso contratti di secondo livello, definiti dallo stesso Morando come «di gruppo, d’azienda, di distretto, di territorio» che possano «derogare su tutto, tranne che sulle disposizioni di legge, rispetto al contratto nazionale». Sulla formula apre anche l’ala di minoranza del Pd, che invece contesta il decreto su apprendistato e contratto a termine. «Ho sempre pensato ad un salario minimo per legge sui lavori non contrattualizzati - commenta Cesare Damiano - presidente della Commissione lavoro alla Camera - ma questa formula può essere una buon cosa se c’è l’ac- L’ANNUNCIO LA POLEMICA Il viceministro dell’Economia, Morando e, sotto, il leader della Fiom, Landini cordo con i sindacati, se serve ad uscire dalla corsa al massimo ribasso e se aiuta l’emersione dal lavoro nero». La novità non sarà immediata, ma il progetto ha possibilità di avanzare, anche perché la formula dei tetti minimi è già stata utilizzata dalla Ger- L’INTERVISTA Su Repubblica di ieri, l’intervista al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nella quale vengono annunciati un piano per 900mila giovani e contratti a tutele crescenti mania che ha messo in programma, con entrata a regime nel 2017, l’introduzione di un salario minimo orario di 8,5 euro. E lo stesso disegno di legge dà segno di voler seguire il modello tedesco anche sul fronte dei minijobs, che il governo vorrebbe im- portare in Italia attraverso un potenziamento del valore economico dei voucher-lavoro (oggi non possono superare il tetto dei 5 mila euro annui). Resta l’idea, in parte del Pd, che le formule scelte dal governo per riformare il lavoro non com- GHIZZONI “Su Sorgenia linea chiara delle banche” MILANO. «La posizione delle banche su Sorgenia è chiara: convertire parte del debito in equity”. Queste le parole dell’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni all’indomani dell’invio di una lettera a Sorgenia, in cui le banche di fatto rifiutavano la proposta di Cir, in merito alla ristrutturazione del debito gruppo energetico. Le mosse di Sorgenia saranno decise in un cda che dovrebbe essere convocato in settimana. Gli istituti creditori, in mancanza di un intervento degli azionisti, sono pronte a prendere il controllo della società, gravata da 1,9 miliardi di passività, di cui 600 milioni sono stati giudicati non più sostenibili. La ristrutturazione finanziaria prevede un aumento di capitale da 400 milioni mentre altri 200 milioni, verrebbero trasformati in un bond convertendo. Nell’ambito dell’accordo le scadenze sui debiti di Sorgenia Power e Sorgenia Puglia verrebbero allungata al 2025 e al 2021 e sarebbe erogata nuova finanza per 256 milioni. battano il precariato, anzi lo amplino. Lo stesso Damiano fa notare che la legge delega «è estremamente generica» e quanto al decreto la decisione di fissare durata del contratto a temine a tre anni senza causalità - sulla quale il ministro Poletti ritiene «impossibile ipotizzare cambiamenti» - non va bene. «Ragioniamo sulla durata della acausalità- dice Damiano - e poniamo un limite: non può durare tutti e tre gli anni». Trattative aperte anche sulle norme del decreto che riguardano l’apprendistato: «La formazione è d’obbligo, fa parte del concetto stesso di apprendistato e non prevederla potrebbe farci incorrere nelle procedure d’infrazione dell’Unione Europea» dice Damiano. Quanto alla quota minima di assunzione a tempo determinato di «vecchi» apprendisti prima di prenderne di nuovi (ora fissata al 30 per cento, ma non più prevista dal decreto), «potremmo ragionare sulle dimensioni dell’azienda, fissando un tetto solo per quelle che abbiano una grandezza minima». Per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, il cuore del dibattito non può però essere questo. «Sul mercato del lavoro è inutile inventarsi altro - ha detto - Il contratto a tutele crescenti ci fa solo perdere tempo». Contratto a termine e apprendistato, così come li ha delineati il governo possono esaurire i canali d’ingresso al lavoro. «Il vero problema sono le false partite Iva, i co.co.pro e gli associati in partecipazione, lavoratori supersfruttati di cui, per omertà ideologica e interesse settoriale, si parla poco». © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 AL NASDAQ INVESTITORI PRUDENTI OPERAZIONE MILIARDARIA NELLE TLC WEIBO, IL TWITTER CINESE PERDE VALORE VIVENDI CEDE SFR AD ALTICE Weibo, la Twitter cinese, ha dovuto dimezzare le sue pretese perché i timori per la censura e il rallentamento di Pechino frenano gli entusiasmi degli investitori del Nasdaq. La società è stata quindi valutata 3,9 miliardi di dollari contro gli 8 miliardi delle stime fatte a inizio anno. Vivendi ha scelto per la sua Sfr il gruppo lussemburghese Altice, rifiutando l’offerta di Bouyges appoggiata dal governo francese. Altice fonderà la sua Numericable con Sfr e darà a Vivendi 14,25 miliardi di dollari e il 20% della società di tlc che nascerà dalla fusione. 21 Credit crunch senza fine solo 26 imprese su mille riescono ad avere un fido Studio della Confcommercio: il dato peggiore dal 2009 E per la Cgia più posti di lavoro nei servizi e nell’alimentare ROMA. I rubinetti del credito restano chiusi e le imprese soffrono sempre di più. Le loro richieste di fidi alle banche continuano a ridursi: nell’ultimo trimestre 2013 la percentuale effettiva di imprese finanziate è di appena il 2,6%, livello più basso dal 2009. In pratica, denuncia la Confcommercio, su mille imprese ne vengono finanziate appena 26. A fine del 2013 c’è stato comunque un piccolo segnale positivo visto che sono aumentate dell’8% rispetto al mese precedente le imprese dei servizi in grado di fronteggiare senza difficoltà il proprio fabbisogno finanziario. E bene vanno anche piccole attività artigianali come rosticcerie, friggitorie, gelaterie e I NUMERI 2,6% 81% I FINANZIAMENTI Il 2,6% è il livello più basso di fidi soddisfatti dal 2009 NEL MEZZOGIORNO Al Sud l’81% delle domande di credito è stato respinto serramenterie, che, secondo dati delle Camere di Commercio elaborati dalla Cgia di Mestre, hanno creato nel complesso 24 mila posti di lavoro. Alimentazione e servizi vanno bene, ma la manifattura continua a segnare il passo. Di contro per la stragrande maggioranza delle aziende far fronte ai propri impegni finanziari continua ad essere un problema: infatti quelle che non ci sono riuscite sono aumentate di quasi il 22% ri- COMUNICATO DELL’EDITORE «NELLA sua intervista al Fatto Quotidiano, Beppe Grillo afferma che i mezzi di comunicazione del Gruppo Espresso, presieduto dall’Ingegner De Benedetti, perdono “centinaia di milioni di euro l’anno”. Come ampiamente noto, si tratta di una informazione falsa. Il Gruppo Espresso ha sempre registrato utili e non perdite, nonostante la crisi economica e di settore che ha colpito gravemente l'editoria. E ciò senza essere beneficiario di contributi pubblici. Quanto alle inchieste giornalistiche, è evidente che esprime fastidio chi ha qualcosa da nascondere. I mezzi di comunicazione del Gruppo Espresso lavorano quotidianamente con impegno e serietà per fornire ai propri lettori informazioni, idee e spunti di dibattito, esercitando – insieme a tutti gli altri media nazionali – la propria funzione nel sistema democratico italiano». Gruppo Editoriale L’Espresso COMUNICATO DEL CDR «CON sprezzo del ridicolo, che conferma, ammesso ce ne fosse bisogno, la qualità dei suoi argomenti, Beppe Grillo, in un’intervista al Fatto quotidiano cui viene data la dignità dell’apertura e del titolo di testata del numero in edicola ieri, indica l’Editore di Repubblica quale mandante di misteriosi dossier contro il suo guru Casaleggio e, contestualmente, i giornalisti dell’intero Gruppo l’Espresso (dunque anche la redazione di questo giornale) quali volontari e supini propalatori di tale fango. Buon senso consiglierebbe di non replicare a tale paccottiglia. E tuttavia ci sentiamo obbligati a segnalare all’uomo, due o tre cose sulla redazione di Repubblica e la sua integrità. Non fosse altro per evitare che il silenzio venga confuso con cattiva coscienza. E dunque: a) I giornalisti di Repubblica fanno del giornalismo, che può piacere o no, ma che è, resta e resterà giornalismo. Senza eccezioni. E questo vale e continuerà a valere dunque anche per Grillo, Casaleggio e il suo M5S. b) In democrazia e in un Paese libero, raccogliere informazioni su un protagonista della vita pubblica, e sugli aspetti di rilevanza pubblica che l’opinione pubblica ha diritto di conoscere, non ha nulla a che fare con il dossieraggio. E in proposito, consigliamo a Grillo di andare a riprendersi qualche numero passato di Repubblica quando i suoi giornalisti, in splendida solitudine, smascherarono chi, come, quando e perché avvelenava la vita pubblica con i dossier. Indicando fatti, documenti, nomi. Erano tempi in cui Grillo faceva ancora il comico e si preparava a raccogliere i dividendi di quello svelamento. Vorremmo infine dare una notizia a Grillo e a quanti, come lui, vivono con fastidio il giornalismo non genuflesso. Come ogni politico che ha calcato la scena pubblica, Grillo e il suo M5S passeranno. I giornali resteranno. La redazione di Repubblica continuerà a fare il suo lavoro senza lasciarsi né distrarre, né intimidire, né condizionare nel suo giornalismo da chi distilla veleni». Il Cdr di Repubblica spetto al trimestre precedente e rappresentano oggi più della metà del campione (51,5%). Inoltre, continua ad essere molto esigua la quota di chi si rivolge al sistema bancario per un finanziamento (solo il 10,8%) e, tra questa quota, sono sempre meno quelle che si sono viste accogliere le richieste di fido (passate dal 26% al 23,8%) portando la percentuale effettiva di imprese finanziate ad appena il 2,6%. Il Sud soffre di più: la quota di imprese che si sono viste negare, in tutto o in parte, il credito richiesto è pari all’81,0%. Solo una esigua percentuale — appena il 12,5% — di aziende ha ricevuto il credito pari o superiore a quello richiesto. Insomma — indica l’Osservatorio del Credito della Confcommercio in collaborazione con Format Ricerche — il peggioramento delle condizioni generali del credito e il protrarsi della stretta creditizia (confermata peraltro dalla riduzione dei finanziamenti ai settori produttivi e alle famiglie per 62 miliardi tra settembre 2012 e settembre 2013 rilevata da Banca d’Italia), continuano a costituire un pesante freno all’attività e alle possibilità di investimento delle imprese, soprattutto per quelle di minori dimensioni e quelle del Sud. A fine 2013 aumenta inoltre rispetto al trimestre precedente, la cosiddetta «area Tribunale di Roma ESECUZIONI IMMOBILIARI ESEC. IMM. n. 737/11 R.G.E. G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita senza incanto: 17/06/2014 ore 09.30 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura buste ore 09.30. Beni siti nel Comune di Roma (RM): Lotto 1: Via Val di Non, 37 e Via Valmaggia, 72/a. Immobile al piano terra. Occupato., individuato al N.C.E.U. di Roma al Foglio 268, part. 702, z.c. 4, sub 504, cat. A10, classe 2, vani 34, rend. cat. Euro 26.953,89, mq. 759,47. Prezzo base Euro 4.500.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 15.000,00. Lotto 2: Box al piano seminterrato, interno 69. Libero. Individuato al N.C.E.U. di Roma al Foglio 268, part. 702, sub 193, cat. C6, classe 9, mq. 13, rend. cat. Euro 147,71. Prezzo base Euro 39.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 1.000,00. Deposito offerte entro le ore 12,30 del 16/06/2014 in Cancelleria EE.II. Eventuale vendita con incanto 23/09/2014 ore 12.00, ciascuno dei lotti allo stesso prezzo e con il medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 12,30 del 22/09/2014. Custode: Avv. Patrizia Soldini tel. 06 88 655 446. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A255919, A256711). ESEC. IMM. n. 813/11 R.G.E. G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita senza incanto: 17/06/2014 ore 10.30 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura buste ore 09.30. Lotto 1: Comune di Roma Via Leonardo Fibonacci, 8. Villino da cielo a terra su tre livelli, piano seminterrato, piano terra e piano primo, con annessa area. Prezzo base Euro 1.350.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 10.000,00. Deposito offerte entro le ore 12.30 del 16/06/2014 in Cancelleria EE.II. Eventuale vendita con incanto 14/10/2014 ore 11.30 allo stesso prezzo e con il medesimo aumento minimo. Deposito domande entro le ore 12.30 del 13/10/2014. Custode: Avv. Marco Vilone tel. 06 35 34 02 62. Maggiori info in cancelleria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A237212). di irrigidimento», vale a dire la somma della quota di imprese che si sono viste accordare un credito inferiore rispetto a quello richiesto, insieme alla percentuale di aziende che non se lo sono viste accordare affatto. L’area di irrigidimento risulta aver colpito nei mesi di ottobre, novembre e dicembre del 2013, il 52,3% delle imprese contro il 49,1% nel trimestre precedente. © RIPRODUZIONE RISERVATA "la Repubblica - 6 aprile 2014" Prezzo base euro 1.500.000,00. Offerta minima in aumento euro 10.000,00=. La domanda di partecipazione dovrà essere presentata presso la Cancelleria del Tribunale di Roma (ufficio depositi giudiziari – Viale Giulio Cesare 54/B) entro le ore 12,30 del giorno precedente la vendita ad eccezione del sabato, corredata di un assegno bancario circolare non trasferibile intestato a “Tribunale Ordinario di Roma – Settore esecuzioni immobiliari”, di importo pari al 10% del prezzo offerto, a titolo di cauzione. Le buste saranno aperte all’udienza del 12.06.2014 ore 9:30. Per il caso che la vendita senza incanto non abbia esito positivo il GE ha fissato l’incanto per il 19.06.2014 ore 11.30. Per maggiori informazioni: Custode giudiziario Avv. Marta Baroni al n. 06.32.85.21; Cancelleria del Tribunale di Roma – Quarta Sezione – Esecuzioni Immobiliari, Via Giulio Cesare n. 54/B, primo piano; sito internet www.tribunaleroma.astegiudiziarie.it e www.venditegiudiziali.it e www.creditmanagementbank.eu ovvero telefonando al numero verde 848582031 (Lun – Ven. 9.00/12.00 e 15.00/17.00) – Posta elettronica: [email protected]. ESEC. IMM. n. 1838/11 R.G.E. G.E. Dott.ssa Federica D'Ambrosio. Vendita senza incanto: 10/06/2014 ore 11.00 presso il Tribunale di Roma IV Sez. EE.II. apertura buste ore 09.30. Lotto 1: Comune di Roma Via Endeo, 39. Villino ad un piano con giardino con posto auto all'aperto, composto da ingresso, soggiorno, tre camere, due cucine, tre bagni e lastrico solare in parte calpestabile. Occupato dal debitore. Prezzo base Euro 609.750,00 in caso di gara aumento minimo Euro 10.000,00. Deposito offerte entro le ore 12.30 del 09/06/2014 in Cancelleria EE.II. Eventuale vendita con incanto 07/10/2014 ore 12.00 allo stesso prezzo e medesimo aumento. Deposito domande entro le ore 12.30 del 06/10/2014. Custode: Dott. Carlo Troccoli tel. 06 44 248 550. Maggiori info in cancelFALLIMENTI leria IV Sez. EE.II. e su www.tribunale.roma.it, www.giustizia.lazio.it e www.astegiudiziarie.it. (Cod. A222484). FALLIMENTO N. 27/2012 AVVISO D'ASTA. G.D. dott. Gentili. Vendesi complesso immobiliare comprensivo RGE 167/08+1104/12 Tribunale Civile di Roma. G.E. Dott.ssa dell'arredo, a destinazione alberghiera deSansa. Custode Giudiziario: Avv. Marta Ba- nominato "HOTEL DOLOMITI" sito nel Coroni – tel. 06.328521. Udienza 12.06.2014 – mune di Cortina D'Ampezzo (BL) Asta del ore 11.30 vendita senza incanto – Lotto 21.05.2014 vendita senza incanto Asta 1). Piena proprietà dell’appartamento sito in del 09.07.2014 vendita con incanto. Roma, Via Stefano Jacini n. 40 int. 10 piano Prezzo base Euro 15.198.984,70 Cau5. Composto da ingresso/soggiorno, studio, zione pari al 10% del prezzo offerto Magcucina abitabile, tre camere da letto, tre giori lnfo: Curatore del Fallimento Prof. Avv. bagni, terrazzo e balconi (mq. 283.40) e Lucio Francario tel. 06 36005552 cantina (n. 4) posta nel sotterraneo di mq 4. www.astegiudiziarie.it - PEC fallimentoOccupato dall’usufruttuario-esecutato. [email protected] Tutti gli annunci li trovate su: www.entietribunali.it e www.annunci.repubblica.it la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 22 Lettere Commenti &Idee Quando la fede è una scommessa S CORRADO AUGIAS [email protected] Twitter @corradoaugias timato dottore, con una certa frequenza, nel dibattito fede-ragione viene chiamato in causa Pascal per la sua doppia figura di solido credente e profondo pensatore e scienziato. Ritengo rudimentali le mie nozioni religiose, nondimeno ho sempre trovato poco convincente che Pascal inviti a credere in Dio “non fosse altro per scommessa”, con il ragionamento: supponendo che le probabilità che Dio esista siano il 50 per cento, conviene credere. Se il Creatore non c'è, non abbiamo perso nulla , ma se Egli esiste abbiamo guadagnato. Questa fede interessata mi pare umiliante per il Padreterno e poco o nulla meritoria per noi; penso che Dio non tenga in gran conto chi per motivi utilitaristici “lo tiene buono” soltanto per guadagnarsi un posticino in Paradiso. Credo invece che di lassù si voglia una fede convinta e un amore disinteressato, lasciando i calcoli statistici ai matematici e le scommesse, visti i tempi, ai giocatori delle superlotterie o simili. Gabriele Barabino — Tortona, Alessandria ([email protected]) Anche noi disabili vorremmo visitare quegli scavi pubblica. Ben altra accoglienza mi è sempre stata riservata all’estero. Provo ad immaginare lo sconcerto che avrebbe provato un portatore di handicap straniero davanti a tali astruse e severissime disposizioni. Sono andata via. Provo un profondo senso di vergogna per il ministero, la direzione dell’area archeologica e questo povero bellissimo paese glierlo ai giovani, ma perché insieme giovani e anziani possiamo contribuire a costruire insieme una scuola più efficace. Mi mandino in pensione se ritengono che a causa dell’età sto diventando un pessimo insegnante, ma se questo non è vero allora io in cattedra ci vorrei rimanere perché insegnare rimane oggi una bella e affascinante avventura. Io insegnante anziano ma in pensione proprio no Autisti al telefono e le proteste inutili Gianni Mereghetti [email protected] Laura Manesco [email protected] SONO un insegnante anziano che dovrebbe andare in pensione per lasciar posto ai giovani secondo il piano del ministro Madia. Però io in pensione proprio non ci voglio andare! Vorrei continuare a svolgerla questa professione che ritengo la migliore del mondo e visto che ho ancora le energie per farla vorrei rimanere al mio posto. E non per to- L’AZIENDA trasporti di Roma, nonostante le segnalazioni, non riesce proprio a impedire ai suoi autisti di telefonare guidando. Mercoledì alle 14,45 mi trovavo sul bus 280. L’autista stava tranquillamente al telefono guidando con la sola mano sinistra. Alle rimostranze dei passeggeri ha risposto che la chiamata era per servizio, non vero anche Così l’America ci mostra la via d’uscita tando ulteriori ribassi. Le imprese non investono e non assumono perché la deflazione deprime tutte le aspettative. Il Pil scende, il rapporto debito/Pil di riflesso peggiora. È una storia che il Giappone ha vissuto per vent’anni. Ne sta uscendo, solo dopo avere copiato alla lettera il manuale d’istruzioni della Federal Reserve. Compresa la svalutazione competitiva dello yen, che segue quella del dollaro. In questo gioco a chi indebolisce di più la propria moneta, aiutando le esportazioni, l’eurozona continua a essere perdente: l’euro a 1,37 è compatibile solo con la competitività delle tecnologie tedesche, è insostenibile per gli esportatori italiani o francesi. Lucia Zangaraci [email protected] Lettere: Via Cristoforo Colombo, 90 00147 Roma Fax: 06/49822923 Internet: rubrica.lettere @repubblica.it I l signor Barabino faceva anche riferimento al recente ottimo dialogo sulla fede Il cardinale e il filosofo (Mondadori ed.) tra Gianfranco Ravasi e Luc Ferry. Pascal era un fisico e un matematico, ma anche un cattolico giansenista, credeva che solo alcuni alla fine sarebbero stati salvati. Quanto alla sua scommessa, è più sottile di come può apparire riassumendola, ha a che fare con la sua idea dell’infinito. Nel Pensiero 682 scrive (Trad. Carlo Carena, Einaudi ed.): “Se vi è un Dio è infinitamente incomprensibile poiché non avendo né parti né limiti non ha alcun rapporto con noi”. Qui il suo pensiero ricorda quello quasi contemporaneo di Spinoza. Prosegue: “Dio esiste o non esiste. Ma verso quale parte propenderemo? La ragione non può stabilire nulla”. Qui c’è una stoccata a quanti si ostinano a dire che fede e ragione coincidano. Lo stesso Agostino del resto scrive: ”Nullus quippe credit aliquid, nisi prius cogitaverit esse credendum”, nessuno crede in qualcosa se prima non ha saputo che bisognava crederci. E qui infine s’innesta la scommessa. Poiché bisogna scegliere “avete due cose da perdere: il vero e il bene, due da mettere in gioco; la ragione e la volontà, il sapere e la felicità mentre la vostra natura ha due cose da fuggire: l’errore e l’infelicità … c’è da guadagnare un’infinità di vita infinitamente felice, contro un numero finito di rischi di perdita”. Infatti se Dio esiste e io ci ho creduto, vinco; se non esiste e ci ho creduto non vinco e non perdo. Dio esiste e non ci ho creduto perdo; non esiste e non ci ho creduto, non vinco e non perdo. In sostanza una vittoria e una patta contro una sconfitta e una patta. In realtà c’è un trucco nel ragionamento ma è troppo lungo per parlarne qui. SONO portatrice di grave handicap motorio e domenica 9 marzo mi è stato impedito di fatto di visitare gli scavi di Ercolano. All’interno del sito vi sono due grandi parcheggi, quasi semprevuoti. Suoniamo. Nessuno risponde al citofono. In seguito all’intervento di un passante che ci vede in difficoltà, ci viene aperto il cancello. Provo a uscire dall’auto quando una “gentile” signora si avvicina dicendo che il mio accompagnatore avrebbe dovuto lasciarmi lì e andare a posteggiare la vettura nel parcheggio pubblico. Come avrei potuto fare se, come spesso accade, fossi stata da sola e con la mia auto? Invitata a esporre le mie rimostranze alla coordinatrice la situazione non muta: dobbiamo portare fuori la nostra auto, pena l’intervento della forza FEDERICO RAMPINI “ Il numero di disoccupati negli Stati Uniti è quasi la metà di quello europeo Qualcosa dovrebbe insegnare all’eurozona E all’Italia L A CRISI è dietro di noi. Negli Stati Uniti, s’intende. L’ultimo dato sulle assunzioni (+192 mila a marzo) segna un tornante. L’America ha rigenerato tutti gli 8,8 milioni di posti di lavoro perduti nella maxi-recessione. Oggi ha 116 milioni di occupati: più di quanti erano nel gennaio 2008, ultimo mese di prosperità prima della Grande Contrazione. La disoccupazione odierna, al 6,7%, è quasi metà di quella europea. Qualcosa la traiettoria americana dovrebbe insegnare all’eurozona e al governo Renzi. La ripresa Usa è invidiabile ma non ha curato tutte le ferite sociali. Ci sono ancora 10,5 milioni di disoccupati, il potere d’acquisto delle famiglie migliora in misura impercettibile, le diseguaglianze continuano. Ma il segnale più positivo è il ritorno dei disoccupati scoraggiati. Ben 780 mila americani che erano spariti dalle statistiche della forza lavoro adesso sono tornati a cercare un posto e lo hanno trovato. Janet Yellen, alla guida della Federal Reserve, ha impressionato l’America per la determinazione con cui vuole combattere la disoccupazione. Lunedì a Chicago ha voluto inMICHELE SERRA contrare di persona alcuni disoccupati, ha raccontato le loro storie, usandole come un monito alla nazione: «Dietro le statistiche ci sono persone vere». ANNIVERSARIO del terremoto dell’Aquila ci riporta a quel trauma; ma ancora di Sull’altra sponda dell’Atlantico anche la più alle inverosimili settimane successive alla catastrofe, nelle quali lo show Bce è finita sotto i riflettori. Mario Draghi, della presunta ricostruzione sfrattò le macerie e i morti dalla scena pubblica. sfruttando le caute aperture che aveva otteIl povero Silvio di quella scena oggi è ai margini, come merita; ma abbiamo dimenticato nuto dal suo “azionista” tedesco (la Bundesbank) ha accennato che in futuro potrebbe troppo in fretta quel tragicomico spaccio di illusioni, il vaniloquio sulle “new town”, lo seguire l’esempio della Fed: stampare mo- spumante nel frigo dei prefabbricati, le dentiere regalate “di tasca sua” alle vecchine, la neta per comprare bond, e in questo modo millantata efficienza di miracolosi rimedi che, rispetto al vecchio e cinico fatalismo itapompare liquidità per sostenere la ripresa liano, erano solo più telegenici, e giovevoli allo share televisivo ed elettorale. Fu il punto dell’eurozona. La reazione dei mercati è sta- più basso e insieme più rivelatore del berlusconismo, della sua natura mediatica e dunta cauta. Intanto sull’eurozona continua ad que immateriale: se i sassi atterrati avessero potuto ridiventare muri in proporzione alavanzare lo spettro della deflazione: i prezzi la fanfara che si fece all’Aquila, la città sarebbe rinata in pochi istanti. La lezione — per crescono dello 0,5% in media; in Spagna addirittura diminuiscono dello 0,2%. Quando i tutti, anche per chi ci governa adesso — avrebbe dovuto essere di riavvicinamento a prezzi scendono le conseguenze sono cata- una politica più cauta, magari più dimessa, ma più sostanziosa. Con qualche anticorpo strofiche. Debito e deficit pubblico aumen- in più rispetto al contagio della politica marketing. Ma non si direbbe proprio che da tano, perché sono espressi in valore fisso (no- quella malattia siamo guariti. minale) e quindi vanno restituiti al “prezzo © RIPRODUZIONE RISERVATA forte”. I consumatori rinviano le spese aspet- > L’amaca L’ “ Direzione Ezio Mauro DIRETTORE RESPONSABILE FONDATORE EUGENIO SCALFARI VICEDIRETTORI Angelo Aquaro, Gregorio Botta Dario Cresto-Dina, Massimo Giannini Angelo Rinaldi (ART DIRECTOR) CAPOREDATTORE CENTRALE Fabio Bogo CAPOREDATTORE VICARIO Enzo D’Antona CAPOREDATTORE INTERNET Giuseppe Smorto Gruppo Editoriale L’Espresso Spa CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE PRESIDENTE: Carlo De Benedetti AMMINISTRATORE DELEGATO: Monica Mondardini CONSIGLIERI: Agar Brugiavini, Rodolfo De Benedetti Giorgio Di Giorgio, Francesco Dini, Maurizio Martinetti, Silvia Merlo Elisabetta Oliveri, Michael Zaoui, Tiziano Onesti Luca Paravicini Crespi Direttori centrali Pierangelo Calegari (PRODUZIONE E SISTEMI INFORMATIVI) Stefano Mignanego (RELAZIONI ESTERNE) Roberto Moro (RISORSE UMANE) Divisione Stampa Nazionale VIA CRISTOFORO COLOMBO, 98 - 00147 ROMA DIRETTORE GENERALE: Corrado Corradi VICEDIRETTORE: Giorgio Martelli per il contenuto della telefonata. Una signora ad un certo punto ha gridato: «Attento al ciclista», perché ovviamente a tutto era intento l’autista tranne che a guidare. Lui non ha fatto una piega, ha risposto in malo modo ed ha continuato a telefonare. Quando sono scesa dal bus la telefonata era ancora in corso. Evidentemente gli autisti degli autobus sono sicuri di godere di assoluta impunità. Mio figlio Geronimo e Ponzellini Ignazio La Russa NELL’ARTICOLO pubblicato mercoledì dal titolo “Pressioni su Ponzellini per prestare i soldi a Paolo Berlusconi” che ritorna su una vecchia vicenda priva nei miei confronti di qualsiasi rilievo penale e giudicata dallo stesso gip come una semplice sollecitazione a «valutare attentamente una pratica da lungo tempo in attesa di una risposta», il riferimento a mio figlio Geronimo in una dichiarazione virgolettata di Massimo Ponzellini è del tutto erroneo e privo di ogni riscontro con la realtà. Mio figlio non ha mai avuto alcun rapporto di qualsiasi genere con la società in questione e men che meno ha ricoperto alcun incarico societario nella stessa. Peraltro il testo dell’intercettazione, già nota, toglie ogni dubbio non facendo alcun riferimento ai miei familiari. QUANTO riportato è il passaggio testuale del verbale reso da Massimo Ponzellini il 2 giugno 2012. Il gip chiede al manager «a quale titolo il ministro La Russa si aspetta che, parlando con lei, la gestione di una pratica possa accelerare, tanto che detta i tempi...». La risposta di Ponzellini è stata: «Il ministro mi telefonava perché credo che il figlio sia consigliere... di Quintogest, mi sembra di ricordare...». (e.r. e s.d.r.) Renzi, a differenza di Obama, non può nominarsi la sua Yellen al vertice della Bce. In attesa di rinegoziare i patti europei con l’aiuto del neopremier francese Manuel Valls, l’Italia si affida al Jobs Act per intervenire sul mercato del lavoro. Il piano punta a una “americanizzazione soft”, così come avevano fatto le riforme danesi o tedesche di qualche anno fa: un compromesso accettabile tra flessibilità Usa e protezioni sociali europee. L’obiettivo di un contratto di lavoro unico, a tutele crescenti, è però contraddetto dalla prima misura d’urgenza che liberalizza ulteriormente il precariato. Dal Jobs Act manca poi un ingrediente della flessibilità: quella territoriale. Negli Stati Uniti, le capitali hi-tech come San Francisco e Seattle hanno già da tempo un salario minimo superiore a quello che Angela Merkel introduce adesso in Germania; mentre in Louisiana le retribuzioni sono molto inferiori, come anche il costo della vita. Il modello americano non è tutto valido, né importabile in Europa, in particolare quando include restrizioni alle organizzazioni sindacali. Ma un paese ad alta diseguaglianza Nord-Sud come l’Italia farebbe bene a gettare almeno uno sguardo sul boom industriale del Sud negli Stati Uniti. Un caso dove il federalismo funziona, è nel consentire che i salari e le indennità di disoccupazione siano legate alle condizioni di vita locali. Certo l’America non avrebbe avuto una ripresa così precoce, se fosse stata ingabbiata nella camicia di forza di Maastricht, incapacitata ad alleggerire il carico fiscale, a manovrare gli investimenti pubblici, a creare moneta in sovrabbondanza, a spingere il credito verso l’economia reale. Insieme alle mosse di Draghi, nei prossimi giorni i mercati guarderanno con attenzione la triangolazione tra Merkel, Valls e Renzi, per capire quale tasso d’innovazione potrà sprigionare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Certificato ADS n. 7745 del 18-12-2013 RESPONSABILE DEL TRATTAMENTO DATI (D. LGS. 30-6-2003 N. 196): EZIO MAURO REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N. 16064 DEL 13-10-1975 La tiratura de “la Repubblica” di sabato 5 aprile 2014 è stata di 410.428 copie REDAZIONE CENTRALE ROMA 00147 - VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 - TEL. 06/49821 ■ REDAZIONE MILANO 20139 - VIA NERVESA, 21 - TEL. 02/480981 ■ REDAZIONE TORINO 10123 - VIA BRUNO BUOZZI, 10 - TEL. 011/5169611 ■ REDAZIONE BOLOGNA 40122 - VIALE SILVANI, 2 - TEL. 051/6580111 ■ REDAZIONE FIRENZE 50121 - VIA ALFONSO LAMARMORA, 45 - TEL. 055/506871 ■ REDAZIONE NAPOLI 80121 - RIVIERA DI CHIAIA, 215 - TEL. 081/498111 ■ REDAZIONE GENOVA 16121 - VIA XX SETTEMBRE, 41 - TEL. 010/57421 ■ REDAZIONE PALERMO 90139 - VIA PRINCIPE DI BELMONTE, 103/C - TEL. 091/7434911 ■ REDAZIONE BARI 70122 - CORSO VITTORIO EMANUELE II, 52 - TEL. 080/5279111. PUBBLICITÀ. A. MANZONI & C. - VIA NERVESA, 21 - 20139 MILANO TIPOGRAFIA. ROTOCOLOR SPA - 00147 ROMA, VIA CRISTOFORO COLOMBO, 90 STAMPA EDIZIONI TELETRASMESSE: ■ BARI DEDALO LITOSTAMPA SRL - VIA SAVERIO MILELLA, 2 ■ CATANIA ETIS 2000 SPA - ZONA INDUSTRIALE VIII STRADA ■ LIVORNO FINEGIL EDITORIALE - VIA DELL’ARTIGIANATO ■ MANTOVA FINEGIL EDITORIALE PRESSO CITEM SOC. COOP. ARL - VIA G. F. LUCCHINI ■ PADERNO DUGNANO (MI) ROTOCOLOR SPA - VIA NAZARIO SAURO, 15 ■ PADOVA FINEGIL EDITORIALE - VIALE DELLA NAVIGAZIONE INTERNA, 40 ■ ROMA ROTOCOLOR SPA - VIA DEL CASAL CAVALLARI, 186/192 ■ SALERNO ARTI GRAFICHE BOCCIA SPA - VIA TIBERIO CLAUDIO FELICE, 7 ■ SASSARI “LA NUOVA SARDEGNA” SPA - ZONA INDUSTRIALE PREDDA NIEDDA NORD STRADA N. 30 S.N.C. ■ GOSSELIES (BELGIO) EUROPRINTER S.A. - AVENUE JEAN MERMOZ ■ NORWOOD (NEW JERSEY) 07648-1318 USA - “GRUPPO EDITORIALE OGGI INC.”, 475 WALNUT STREET ■ MALTA MILLER NEWSPRINT LIMITED - MILLER HOUSE, AIRPORT WAY - TARXIEN ROAD - LUQA LQA 1814 ■ GRECIA MILKRO DIGITAL HELLAS LTD - 51 HEPHAESTOU STREET - 19400 KOROPI - GREECE ■ ABBONAMENTI ITALIA (C.C.P. N. 11200003 - ROMA): ANNO (CONS. DECEN. POSTA) EURO 403,00 (SETTE NUMERI), EURO 357,00 (SEI NUMERI), EURO 279,00 (CINQUE NUMERI). TEL. 199 787 278 (0864.256266 DA TELEFONI PUBBLICI O CELLULARI). E-MAIL: [email protected] ARRETRATI E SERVIZIO CLIENTI: WWW.SERVIZIOCLIENTI.REPUBBLICA.IT, E-MAIL: [email protected], TEL. 199 787 278 (0864.256266 DA TELEFONI PUBBLICI O CELLULARI) GLI ORARI SONO 9-18 DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ, IL COSTO MASSIMO DELLA TELEFONATA DA RETE FISSA È DI 14,26 CENT. AL MINUTO + 6,19 CENT. DI EURO ALLA RISPOSTA, IVA INCLUSA. la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 Lettere Commenti &Idee 23 PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it www.senato.it IN POVERTÀ SUA LIETA SCIALA DA GRAN SIGNORE <SEGUE DALLA PRIMA PAGINA EUGENIO SCALFARI “ A volte le parole diventano di ghiaccio e non sono più pronunciabili Bisogna dare alla parola Senato un nuovo ma sostanzioso significato “ *** C’è un secondo tema di estrema attualità e più sentito di ogni altro dalle persone e dalle famiglie che sopportano ormai da almeno due anni e forse più gravi sacrifici economici ed hanno perso la speranza di poterli rapidamente attenuare. Gli interventi per alleviare quei sacrifici e risvegliare quella speranza sono stati annunciati e per alcuni di es- si è stata fornita la data d’esecuzione: i 10 miliardi di diminuzione del cuneo fiscale (che per quest’anno saranno soltanto 6,5-7) e il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese creditrici. La data di abbattimento del cuneo fiscale avrà inizio con le buste paga del 27 maggio ed avrà luogo con una detrazione o un bonus di 80 euro mensili (16 dei quali già contabilizzati dalla legge di stabilità votata ai tempi del governo Letta). Quanto ai debiti della pubblica amministrazione, il pagamento è un problema tutt’altro che risolto. La cifra complessiva è stata valutata a circa 60 miliardi, ma le relative fatture non sono mai state certificate dai debitori e cioè dal Tesoro e soprattutto dalle Regioni e dai Comuni. In alcuni casi la mancata certificazione è responsabilità delle imprese che pretendono di esser pagate per lavori mai fatti o contestati dall’ente committente. Insomma i debiti pagabili non sarebbero più di 5 miliardi che si aggiungono ai 27 già contenuti nella legge approvata durante il governo Letta. La Cassa depositi e prestiti dal canto suo è immediatamente disponibile a garantire le banche per i pagamenti suddetti fino a una cifra che quest’anno non supera i 30 miliardi e quindi liquidarne 60 è fuori questione. Quale che sia l’ammontare effettivo di questa operazione, essa sarebbe estremamente importante per immettere liquidità nel sistema ed obbliga le banche ad uscire dal loro malsano torpore nei confronti dell’economia reale. La quale comunque dovrebbe ricevere un decisivo sostegno dalle iniziative preannunciate da Mario Draghi tre giorni fa col sostegno unanime del Consiglio della Bce, rappresentanti della Bundesbank compresi. L’impegno di Draghi ha come obiettivo quello di fronteggiare un’ulteriore caduta dei prezzi nei paesi dell’eurozona (e non soltanto) prevedendo iniziative «convenzionali e non convenzionali». L’ammontare è enorme perché si parla d’una cifra tra i 900 e i 1.000 miliardi di euro che potrebbero essere impiegati nell’acquisto di bond e di obbligazioni dei debiti sovrani ma anche emessi da imprese private. Lo scopo non è soltanto quello di aumentare la liquidità del sistema ma anche di favorire un ribasso nel tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro incentivando in tal modo le esportazioni europee e soprattutto quelle degli Stati meridionali dell’Unione verso l’area del dollaro. Se il rapporto di cambio scendesse verso l’1,20 dall’attuale 1,37 non c’è dubbio che gli investimenti segnerebbero una ripresa con benefici notevoli sull’economia reale. Le altre iniziative in corso da parte del governo Renzi sono ancora vaghe specie per quanto riguarda le relative coperture. Perfino lo sgravio dell’Irpef è ancora in cerca di copertura anche se Renzi la dà per trovata. La spending review nel 2014 difficilmente fornirà una cifra superiore ai 3 miliardi; altre risorse immediatamente disponibili sono già impegnate per finanziare i Comuni in difficoltà, per risanare edifici scolastici in dissesto e completare lavori pubblici di urgente necessità. Infine per finanziare l’occupazione dei giovani, già iniziata dal governo Letta come abbiamo ricordato domenica scorsa, ma bisognosa di ulteriore sostegno e ampliamento. Renzi promette ed è utile che lo faccia per conquistare consensi in vista delle imminenti votazioni europee, ma affinché quegli annunci si trasformino in fatti concreti ci vogliono mesi e spesso anni come del resto ha avvertito il nostro ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. «In povertà mia lieta, scialo da gran signore» dice il protagonista della Bohème a Mimì. Non vorremmo applicare questa parola al nostro presidente del Consiglio, ma il rischio c’è e non è affatto da poco. *** Le elezioni europee del 25 maggio produrranno secondo il loro risultato varie conseguenze nei singoli paesi membri della Ue e nel Parlamento di Strasburgo. Per quanto ci riguarda esse misureranno col sistema proporzionale la consistenza delle varie forze in campo che, lasciando da parte partitini di piccolissime dimensioni, si riducono a cinque: il Pd di Renzi, i pentastellati di Grillo, Forza Italia di Berlusconi, il centrodestra di Alfano e la Lega. Due di questi partiti sono decisamente antieuropei e antieuro: Grillo e la Lega. Forza Italia di Berlusconi è a mezza strada secondo quelli che saranno durante la campagna elettorale gli umori del capo. Due, il Pd di Renzi e il centrodestra di Alfano, sono europeisti e decisamente favorevoli all’euro. Tutti comunque, nessuno eccettuato, puntano a favorire la crescita dell’economia reale, ma gli anti-euro immaginano una crescita mentre parteggiano per un obiettivo che produrrà soltanto rovine e macerie portando gli Stati che abbandoneranno la moneta unica a livello dei paesi economicamente poveri e politicamente del tutto irrilevanti. Se poi vogliamo considerare lo scacchiere politico italiano per quanto riguarda la natura delle forze che si confrontano, constatiamo che Grillo, Berlusconi e la Lega sono partiti di natura chiaramente populista; il centrodestra di Alfano ed anche di Casini certamente no. E Renzi? Che cos’è Renzi e il partito renziano che ancora chiamiamo Pd ma la cui natura è profondamente cambiata? Esprimo qui un’opinione personale: Renzi è un populista che combatte il populismo in casa d’altri ma lo applica in casa propria. Dicono gli osservatori che circa cinque ore al giorno sugli schermi delle varie trasmissioni televisive appare lui con la sua facondia, la sua capacità di ispirare simpatia, il fascino seduttivo che emana dal suo viso, dai suoi gesti, dalla sua figura. Renzi persegue l’obiettivo di guadagnare consensi e stravincere alle prossime europee. La tecnica seduttiva non si impara, ci si nasce. Poi con il tempo e l’esperienza la si affina e se ne fa uno strumento di potere a favore del partito di cui si ha la guida, e se l’operazione funziona porta al possesso di quel partito. Questo è Renzi. Con le caratteristiche di Berlusconi senza i vizi e i crimini di Berlusconi. È il figlio buono e bravo di Silvio e infatti lo dice e ne è alleato e lo sosterrà, pronto però a pugnalarlo alle spalle se dovrà in qualche modo evitare la sconfitta alle europee. Renzi lo sa che può anche avvenire questo; d’altra parte è lui che ha rimesso Berlusconi in circolazione politica e chi può essere causa del suo male pianga se stesso. Renzi comunque ha due nemici, uno dichiarato è Grillo, l’altro potenziale è Berlusconi. Tre populismi si affronteranno dunque il 25 maggio con l’obiettivo di non perdere i voti che già hanno, di prenderne il più possibile dal partito delle astensioni e qualcuno dagli avversari. Nella storia moderna il populismo, i partiti personalizzati, le leadership assolute e il decisionismo sono diventati conseguenze inevitabili del suffragio universale, perciò il livello della politica e la qualità del bene comune sono precipitati in basso. A noi piacerebbe risollevarli, usare la critica responsabilmente tutte le volte che ci sembri necessario, sostenendo anche ciò che non ci piace se non vi sono alternative disponibili. Ma le alternative — se non ci sono — bisogna comunque prepararle. Ecco un ruolo che possiamo e dobbiamo assumerci con il massimo impegno. Informare la gente e aiutarla a capire educandola alla democrazia. Non è facile ma è ciò che abbiamo tentato di fare per tutta la vita. “ Le elezioni europee del 25 maggio produrranno secondo il loro risultato varie conseguenze nei singoli paesi membri della Ue e nel Parlamento di Strasburgo “ D UNQUE cominciamo dal Senato. Nessuno, tranne il movimento di Rodotà e Zagrebelsky, si oppone all’abolizione del bicameralismo perfetto perché, appunto, è una gigantesca imperfezione. In teoria neppure il Movimento 5 Stelle vi si oppone anche se voterà contro adducendo pretesti privi di consistenza. Lo vuole Renzi, lo vuole Berlusconi, lo vuole Alfano, lo volevano i “saggi”, lo vuole anche l’attuale presidente Pietro Grasso e lo vuole Giorgio Napolitano. E non soltanto per tagliare il numero dei senatori e non spendere neppure un euro per chi vi partecipa. Anche il numero dei deputati dovrebbe essere tagliato, ma queste sono economie che equivalgono a voler prosciugare il mare usando il cucchiaio. Qui invece stiamo parlando di architettura costituzionale che è tutt’altra cosa. Il Senato non dovrà più votare la fiducia al governo né approvare il bilancio dello Stato e la legislazione connessa, salvo che non si ravvisi una violazione costituzionale. Sulla costituzionalità di tutti gli atti del governo il Senato potrebbe anzi dovrebbe esercitare la sua vigilanza allo stesso modo in cui l’esercita la Camera. Così pure potrebbe, anzi dovrebbe esercitare un accurato controllo sulla pubblica amministrazione, tanto più rigoroso in quanto la Camera esprime il governo e lo sostiene con la sua fiducia. Il Senato è dunque il ramo del Parlamento più consono al controllo della regolarità e dell’efficienza della pubblica amministrazione. Si dirà che una parte di questo controllo è affidato alla Corte dei Conti, ma quella è una magistratura che persegue irregolarità o addirittura reati di natura contabile; negli ultimi tempi è andata al di là di queste sue competenze e non è comunque un ramo del Parlamento. Infine il Senato potrebbe, anzi dovrebbe svolgere un ruolo culturale approfondendo temi scientifici, sanitari, ecologici, umanistici, che spesso sono affrontati dal governo e dalle Regioni senza preparazione e quindi compiendo errori che possono essere di grave nocumento per i governati. Per adempiere a questo compito il Senato dovrebbe esser composto da un certo numero di membri che rappresentino altrettante “eccellenze” e le mettano a tempo pieno a disposizione del paese. Non possono certo essere eletti, ma nominati dal capo dello Stato che potrà avvalersi di rose di nomi fornite da Accademie culturali, Università, scuole specializzate. Concordo pienamente su questo punto con la senatrice a vita Elena Cattaneo che ha formulato in proposito una sua specifica proposta. Questo è il mio pensiero che vale quel che vale, cioè assai poco. Ma i temi no, non sono soggettivi. I temi per fare dell’attuale Senato non una scatoletta vuota ma una Camera Alta nel pieno senso della parola, sono questi e su di essi si può e anzi si deve svolgere un libero dibattito che porti ad una legge costituzionale idonea a costruire un’equilibrata architettura costituzionale. In una fase in cui si aumenta il potere decisionale del governo e soprattutto quello del premier, annullare completamente una delle due Camere configura una tendenzialità autoritaria estremamente rischiosa specie in tempi di partiti personalizzati. La premiership è cosa del tutto diversa dall’attuale presidenza del Consiglio. Diversa e probabilmente necessaria purché opportunamente bilanciata. I poteri e il rapporto tra di essi in Usa tra il Presidente degli Stati Uniti e il Congresso ne sono la prova, confortata da quella del Regno Unito britannico nel rapporto tra il premier e i Comuni. Congresso in America, Camera dei Lord in Gran Bretagna sono due esempi da non perder di vista in Italia e nella futura Europa nel giorno auspicabile in cui diventerà un vero Stato federale. Post scriptum. Parlando a studenti belgi e olandesi papa Francesco ha detto che i poveri sono il cuore del mondo e aiutare i poveri è la sola cosa che ci procuri la salvezza. Qualcuno l’ha accusato di comunismo e lui ha risposto: dico quello che c’è scritto nel Vangelo. Io ho scritto più volte che questo papa è rivoluzionario e non certo perché è comunista ma perché ripete a duemila anni di distanza la predicazione di Gesù di Nazareth. Questo a centinaia di milioni di persone piace sentir dire e piace molto anche a me che non sono né credente né comunista. © RIPRODUZIONE RISERVATA la domenica DI REPUBBLICA DOMENICA 6 APRILE 2014 NUMERO 474 Cult La copertina. Ecco la nuova macchina del tempo Straparlando. Eugenio Scalfari: “Combatto l’oblio” La poesia del mondo. La solitudine di César Vallejo Bolt Provate a prendermi “Sono io il mio solo avversario” Le confessioni dell’uomo che corre più veloce di tutti USAIN BOLT. FOTO LEVON BISS/CONTOUR BY GETTY IMAGES L’attualità. Cinque anni dopo. Walter Siti, ritorno a L’Aquila Spettacoli. Maria Callas, lettere inedite alla maestra Next. La supermemoria dei “Google people” USAIN BOLT B ANG! IL COLPO DI PISTOLA. Cavolo, quante cose passano per la testa a un velocista nell’arco di cento metri! In ogni gara che ho disputato mi sono sempre raccontato sciocchezze. Potrà sembrare strano, perché i cento metri volano via in nove secondi e mezzo (dieci se è una giornataccia), ma in quel lasso di tempo riesco a pensare a un mucchio di roba: com’è andata la partenza, se sono partito troppo tardi, chi sta davanti a me, se EMANUELA AUDISIO qualcuno dietro sta facendo qualcosa di stupido, per esempio cercare di battermi. Sul serio, mi passano per la testa un sacco di fesserie mentre corro a tutta birra. Pum! Scatto dai blocchi ma Richard Thompson, lo sprinter di Trinidad e Tobago che sta nella corsia a fianco, parte come nessuno è mai partito nella storia delle Olimpiadi. Porca miseria. Come c’è riuscito?! Ora non so più in che posizione sono, perché lui mi blocca la visuale di Asafa dall’altra parte. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE P IGRI DI TUTTO IL MONDO, consolatevi. Anche lui sbadiglia, anche lui se può evita il lavoro, anche lui si sottrae. C’è un Oblomov giamaicano, uno strepitoso numero uno, che va come un razzo. Ma non parlategli di esercizi per gli addominali, non accennate a sacrifici e alla parola fa-ti-ca. Mai, never. È il primo Superman svogliato, pauroso, fannullone. Ma un magnifico intrattenitore, sensuale, divertente. Ancora single. Un vero amante della notte e dei locali. «Sulla pista mi scatenavo, mi strappavo la camicia e mi lasciavo andare». Vi aspettate un atleta disciplinato, rabbioso, aggressivo? Macché. Relax, be happy. Perché veramente Usain Bolt è un recordman diverso. Fast and Fabulous. Nessuno ha la sua taglia, la sua accelerazione, quella falcata da giraffa. 2,77 metri. Gli altri corrono i cento in 45 passi, lui in 41. Anche come sprinter è atipico, fuori scala: il primo recordman alto più di un metro e novanta. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 26 La copertina. Usain Bolt “Che diavolo mi passa per la testa mentre volo?” Il fenomeno dell’atletica si confessa in una biografia tra ricordi d’infanzia e nuovi traguardi 2002 A 16 ANNI E 200 GIORNI È IL PIÙ GIOVANE CAMPIONE MONDIALE JUNIORES DEI 200 2007 DOPO ATENE 2004 (ELIMINATO), È MEDAGLIA D’ARGENTO AI MONDIALI DI OSAKA NEI 200 <SEGUE DALLA COPERTINA U SA I N B O LT T HA GIÀ FATTO QUELLO CHE NESSUNO ERA RIUSCITO A FARE PRIMA NELLO SPORT MA IL SUO PROSSIMO OBIETTIVO È UN ALTRO RECORD ALLE OLIMPIADI DI RIO DEL 2016. POI SARÀ SOLO FESTA ENGO GLI OCCHI FISSI su di lui per tutto il tempo, mentre distendo le gambe al termine del- la fase di spinta. Faccio uno, due, tre passi e poi inciampo — metto male un piede e mi piego verso destra — ma mi riprendo in fretta e mantengo la freddezza. Mi era già capitato di partire male o di commettere errori nei primi venti metri, quindi non perdo la calma. Niente panico. Finisci l’accelerazione e poi rilassati. Rilassati, rilassati, rilassati. Dove cavolo è finito Asafa? Tutti gli altri sono lì. Non capisco, come fa a non essere lì? Verso i settantacinque-ottanta metri do un’altra occhiata. Anzi, mi giro proprio a guardare. Devo sapere dov’è Asafa. Dove sei, fratello? Sei tu il favorito, ora che Tyson è fuori. Che combini? Devo continuare a correre o posso rilassarmi? Poi capisco. Oh cacchio... sto per vincere! Perdo completamente la testa, anche se mancano dieci metri al traguardo. Alzo le mani e mi batto il petto: impazzisco, so che nessuno può raggiungermi. È fatta, sono il campione olimpico. Subito dopo è il caos, proprio come a New York. Mi volto e vedo Asafa che è arrivato quinto, e gli altri che cercavano di raggiungermi mentre correvo intorno alla pista con un dito puntato verso il cielo. Corro verso gli spalti. Una folla di fotografi si raduna intorno alla ricerca dello scatto perfetto. Tiro indietro il braccio come un arciere che tende l’arco e lo punta verso il cielo: mimo un fulmine in onore del mio primo oro olimpico. I flash scattano in contemporanea, sono circondato di gente. I tifosi cercano di toccarmi, ma in tutto quel rumore riesco a sentire mia madre che mi chiama per nome. Vedo il suo volto tra la folla: trabocca d’orgoglio. La raggiungo. «VJ! VJ!» grida tirandomi a sé e mi consegna una bandiera della Giamaica. Faccio un passo indietro, temo che mi scoppi il cuore. «Ehi, sono il numero uno». Vorrei fare un altro giro di pista ma un tizio continua a tirarmi per la canotta. Grida, si sbraccia, e all’inizio non capisco cosa voglia. Ma poi le sue parole mi colpiscono come un gancio di Mohammed Ali. «Usain, vieni a fare una foto col cronometro e il nuovo record del mondo». Non avevo pensato minimamente al tempo. Mi ero concentrato solo sulla vittoria: al tempo ci avrei pensato mai fermo un momento. Stranamente, però, per quandopo. Non avevo neppure guardato il cronometro, un to corressi di qua e di là, il mio potenziale sulla pista di enorme display a fondo pista, ma ora lo guardo: e lì, ac- atletica è emerso solo quando se ne accorse uno degli incanto alla mia faccia proiettata sul maxischermo men- segnanti: Mr Devere Nugent, che era un sacerdote ma tre tagliavo il traguardo — gioia, sudore e un grido di vit- anche un appassionato di sport. Fu allora che Mr Nugent fece ricorso a un sotterfugio e decise di corrompermi toria — c’è il tempo: 9”69. prendendomi per la gola. «Bolt, se riesci a battere RicarNuovo record del mondo. Pechino 2008. Però! Non ricordo cosa ho pensato in quel momento. do nel campionato scolastico ti regalo un pranzo in scaCosa pensa un atleta quando migliora il proprio record tola», disse, ben sapendo che per conquistare il cuore di del mondo in una finale olimpica? «Wow», forse, più tut- un ragazzino bisogna passare per lo stomaco. Adesso sì che si ragionava. Un pranzo in scatola era roba seria: polta una serie di emozioni che poi non ricorderà più. lo in salsa jerk giamaicana, yam arrosto (cioè le nostre patate dolci), riso e piselli. All’improvviso avevo un incentivo a gareggiare, c’era un premio in palio e il pen“FACCI IL FULMINE” Quando tornai al villaggio olimpico ebbi il primo indi- siero di aggiudicarmelo mi riempiva di entusiasmo, cozio del fatto che la mia vita era cambiata completamen- me l’emozione di mettermi alla prova in un grande camte. Quando l’auto in cui viaggiavo accostò davanti all’e- pionato. dificio della Giamaica, vidi che all’ingresso c’era un mucchio di gente. All’inizio pensai che fosse un’esercitazione antincendio o qualcosa del genere, erano tutti in straIL SOLE LIQUIDO Abitavamo a Coxeath, un paesino non lontano dalla da ad aspettare chissà cosa. Waldensia Primary School e da Sherwood Content: era «Ma che succede?» chiesi a Ricky. bellissimo, immerso nel verde e circondato da boschi ri«Credo che siano qui per te, Usain», disse lui. Aveva ragione. Quando scesi dall’auto, la folla ci ven- gogliosi. Era una zona poco popolata, con una o due case ne incontro urlando e chiedendo foto e autografi. Volon- ogni tre-quattrocento metri, e la nostra era una casa tari, atleti, amici degli atleti, chiunque: tutti con carta e semplice, a un solo piano, che mio papà aveva preso in afpenna, tutti che gridavano «Foto! Foto!». Non ci capivo fitto. I ritmi di vita erano lentissimi, passavano poche più niente. Qualcuno strillò: «Fai la posa del Lightning macchine e la strada era sempre vuota. La cosa più simile a un ingorgo stradale a Coxeath era quando un amico Bolt!». ti vedeva passare e usciva in strada per salutarti. Per farLa mia vita era cambiata per sempre. Dopo il record del mondo nei 200, fotografi e tifosi ini- vi capire quanto fosse isolato quel posto, sappiate che alziarono a chiedermi quella posa. Ogni volta che tiravo in- l’epoca lo chiamavano Cockpit Country, un nome che ridietro un braccio e con l’altro indicavo il cielo, il pubbli- corda i combattimenti tra i galli, perché in passato era 2008 UN FULMINE A PECHINO: ORO E RECORD DEL MONDO SIA NEI 100 (9”69) CHE NEI 200 (19”30) 2009 BIS AI MONDIALI DI BERLINO: ORO E RECORD (ANCORA VALIDI) NEI 100 (19”59) E NEI 200 (19”19) 2011 ORO NEI 200 AI MONDIALI DI DAEGU NEI 100 VIENE SQUALIFICATO PER FALSA PARTENZA 2012 SECONDA DOPPIETTA OLIMPICA: A LONDRA ORO NEI 100 E NEI 200 2013 DOMINA ANCORA I MONDIALI A MOSCA NEI 100 E 200 co andava in visibilio. Era bello sapere di poter alzare il volume di un intero stadio con un semplice movimento delle dita. Quella posa finì sulle copertine di tutte le riviste e sulle prime pagine dei giornali. Col passare dei giorni vidi fotografie di gente in tutto il mondo che imitava la mia mossa. Scalatori che indicavano il cielo dalla vetta delle montagne, escursionisti nella giungla amazzonica che si mettevano in posa per gli amici a casa. Persino genitori che fotografavano i bambini mentre facevano il “Lightning Bolt” nella culla. Credetemi, meraviglioso. QUESTIONE DI PANCIA La mia scuola elementare, la Waldensia Primary School di Sherwood Content, una piccola città del distretto di Trelawny, è il palcoscenico che ha ospitato la mia prima grande sfida. Avevo otto anni ed ero un ragazzino allampanato che correva sempre e non stava stata una roccaforte dei maroon, gli schiavi fuggiti dalle Indie occidentali che si erano stabiliti in Giamaica nel Settecento, che da lì, in epoca coloniale, sferravano attacchi alle fortificazioni degli inglesi. Se la vita di quelle persone non fosse stata così violenta, Coxeath e Sherwood Content sarebbero stati un luogo idilliaco: c’era sempre il sole, faceva caldo, e anche le nuvole non destavano preoccupazione. Ricordo che chiamavamo la pioggia «sole liquido». Mi piaceva stare all’aria aperta, andare a caccia, esplorare e correre a piedi nudi. Quelle foreste potevano sembrare inquietanti agli estranei, ma per un bambino erano un luogo sicuro. Non c’era criminalità e non si annidava nessun pericolo tra le canne da zucchero. Sì, c’era un serpente, il boa giallo giamaicano, ma era innocuo, anche se tutti si spaventavano se ne vedevano entrare uno in casa. Una volta sentii dire che un tizio aveva ucciso un boa con un machete, ne aveva gettato la carcassa in strada e poi, per assicurarsi che fosse morto, ARCHIVIO BOLT Tutto iniziò inseguendo polli in scatola IL PICCOLO USAIN CON LA SORELLA CHRISTINE E IN GARA, A 16 ANNI la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 IL LIBRO IL TESTO DI BOLT E LE FOTO PICCOLE IN BASSO SONO TRATTE DA COME UN FULMINE. LA MIA STORIA DI USAIN BOLT CON MATT ALLEN IN LIBRERIA DAL 17 APRILE (TEA, 272 PAGINE,16 EURO) 27 Mai visto un Superman così pigro <SEGUE DALLA COPERTINA E MAN U E LA AU DI S I O l’aveva investito con la macchina e gli aveva dato fuoco. Queste erano le tecniche di disinfestazione in uso a Trelawny. LA MIA STRANA FAMIGLIA Adesso vi racconto com’è fatta la mia famiglia. Ho un fratello minore, Sadiki, e una sorella maggiore, Christine, ma abbiamo tutti madri diverse. Potrà sembrare strano, ma a volte in Giamaica le famiglie sono così. Pa’ ha avuto figli con altre due donne, e quando sono nato io i miei genitori non erano sposati. Ma per la mamma non è mai stato un problema, perciò quando Sadiki e Christine venivano a stare da noi a Coxeath, lei li accoglieva come fossero figli suoi. Anche quando sono cresciuto e ho iniziato a riflettere sull’amore e sul matrimonio, la nostra situazione familiare non mi è mai sembrata strana. Alla fine mamma e papà si sono sposati quando avevo dodici anni, e a irritarmi era solo il fatto di non essere stato scelto come ring boy, l’equivalente del testimone dello sposo. Volevo essere io a consegnare l’anello a papà durante la cerimonia, ma quell’onore toccò a qualcun altro del paese, forse perché io ero troppo piccolo. Non mi ha mai dato fastidio l’idea di avere un fratello e una sorella con madri diverse: mi sembrava una cosa naturale. Comunque, in famiglia siamo molto aperti sul tema delle relazioni e delle amicizie, non siamo per niente bigotti e ci piace parlare di questioni personali. Coi miei genitori non ci sono tabù, e ormai durante le telefonate ho imparato ad aspettarmi che salti fuori l’argomento della loro vita sessuale, soprattutto se a parlare è papà. È assurdo. Magari stiamo discutendo di tutt’altro — del tempo o di macchine — e lui riesce chissà come a spostare il discorso sul sesso. Ricordo che una volta stavo parlando al telefono con entrambi, col vivavoce, e ho detto: « Yo, Pa’, come ve la passate?». E lui è partito subito per la tangente. «Ciao, Usain. Qui è tutto ok, io sto bene, tua madre pure... Ormai non facciamo altro che divertirci a letto...». Da non crederci. Non volevo neanche immaginarmela quella scena. «Cosa?! Mamma, digli di smettere!». ARCHIVIO BOLT CAMERA PRESS/ CONTRASTO IO SONO UNA LEGGENDA CON GLI AMICI A KINGSTON, A 17 ANNI, E A PARIGI (LE DUE FOTO AL CENTRO SONO DI MARK GUTHRIE) Voglio correre veloce ancora per un altro paio d’anni. Voglio spingermi al limite. Se non riesco a migliorare il mio record sui 100 metri, vorrei poter correre in diciotto secondi e qualcosa nei 200, anche solo 18”99. Altro che Olimpiadi e medaglie, battere quel record sarebbe un successo ancora più grande. Mi piacerebbe sapere che la gente resta a bocca aperta davanti al televisore quando mi vede. Per arrivare a quel risultato mi servirebbe una stagione perfetta, come quella che ho avuto nel 2008. Anche se la finestra delle opportunità si fa sempre più piccola. Più invecchio, più la finestra si restringe e più diventa difficile raggiungere la forma perfetta in previsione di una gara importante. Ma a giudicare da ciò che sono stato capace di fare in passato, non penso che sia un obiettivo irrealistico nella prossima stagione o giù di lì. Seriamente, qualcuno si stupirebbe se ci riuscissi? Chi può impedirmi di correre più veloce? L’unica persona in grado di battermi nei prossimi due anni sono io, e io sono un fenomeno, un rivale da temere, una leggenda per la mia generazione. Potete contarci: il mio tempo non è ancora finito. Traduzione di Ilaria Katerinov © Usain Bolt 2013 - Edizioni Tre60 © 2014 TEA S.p.a., Milano © RIPRODUZIONE RISERVATA ARL LEWIS era 1,88, Borzov 1,80, Owens 1,78, come Mennea, Greene 1,75 metri. Per questo Bolt parte male, troppo corpo da distendere. Poi però viaggia in corsia di sorpasso. Bolt è onesto, ammette i suoi difetti. «Non avevamo l’acqua corrente e Pa’ voleva dessi una mano. Dovevo andare al ruscello a riempire i secchi per portarli fino a casa. Per un totale di 48 viaggi. Non ne avevo voglia e per non sprecare tempo iniziai a riempire due secchi per volta, un trucco per faticare meno. Ben presto mi ritrovai con i muscoli ben sviluppati, senza bisogno di andare in palestra. Assurdo: la mia pigrizia mi rendeva più forte». Usain è fatto così: dategli una pista, musica da mettere di notte, e vedrete che si animerà. Indispettite il suo orgoglio e lui tornerà a lucidarlo. Perché quando si tratta di correre Bolt non è più un fannullone vanitoso, ma un gigante della velocità, il dio dello sprint, ingoia i metri con una fretta pazzesca. Recordman dei cento, duecento metri, staffetta. Sei ori olimpici, si è ripetuto dove nessuno era mai riuscito prima. Pure con le scarpe slacciate, pure sbirciando (troppo) ai lati. Una sua falsa partenza ha fatto storia e prime pagine. Bolt scherza, gioca, sorride. Si diverte e si rilassa: stay cool. Intrattiene il pubblico, rende l’atletica uno spettacolo da one man show, non strapazza solo il tempo, ma tutta un’etica dello sport e anche certi stereotipi culturali. Ai Mondiali di Berlino (sì, in quello stadio) tutti i bambini tedeschi, biondi e con gli occhi azzurri, si sono dipinti il viso di nero. Per assomigliare a Bolt, eroe nero, bello, vincente. Usain contagia: non ha rabbie da smaltire, vuole solo correre, ballare, divertirsi. La vita da sportivo lo annoia. Ma Bolt sa riflettere. «La sconfitta ai Trials da Blake, mio compagno di squadra, mi ha aperto gli occhi, mi ha fatto capire che dovevo essere più serio, allenarmi meglio. Dopo aver visto il replay della gara mi è venuto il malumore, anche per la sua arroganza, e non gli ho rivolto la parola per un paio di giorni. Potete dire quello che vi pare, ma agli appuntamenti importanti io ci sono sempre e vinco». Bolt è un brand mondiale. Il suo gesto di lanciare una saetta con posa classica da Bronzo di Riace è finito sui muri del mondo. Dai writers di periferia alle gallerie d’arte. La sua è una felicità da dieci milioni di dollari l’anno. Nessuno sprinter ha mai incassato tanto. Quando smette di correre, la gente esce dallo stadio. No Bolt, no party. È a lui che si chiedono nuovi miracoli: un 9”49 sui 100 e meno di 19” sui 200. Anche se individualmente non migliora un record da cinque stagioni. E sarà sempre più una leggenda se comanderà lo sprint anche a Rio 2016. Avrà trent’anni. Lui giura: il mio tempo non è ancora finito. Ma da molto è alle prese con guai fisici (alla schiena) che lo tormentano ed è in cura a Monaco. Vive sulla collina sopra Kingston, protetto da guardie del corpo. Ha assunto un cuoco per non mangiare schifezze, ed evitare abbuffate dell’adorato pollo fritto. Non fa mai polemiche, né si butta in argomenti scottanti. Ma da lassù nessuno riesce a sloggiarlo. È il più grande. Non male per uno svogliato che se la dava a gambe per evitare gli scapaccioni. E che all’allenamento preferiva la sala giochi. Alla fine i pigri, per evitare la fatica, corrono sempre più avanti di tutti. C © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 28 L’attualità. 6 aprile 2009 Due fotografi e uno scrittore che qui ha insegnato per vent’anni raccontano la città colpita dal terremoto.E che ora, forse, verrà salvata dai ragazzini Cinque annidopo Ritorno a L’Aquila ieri APRILE 2009 I SEGNI DEL TERREMOTO IN PIAZZA SAN MARCIANO ieri LA CHIESA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE DI PAGANICA DOPO IL SISMA ieri UNA DELLE IMMAGINI SIMBOLO DEL TERREMOTO DI CINQUE ANNI FA ieri TRANSENNE E MACERIE SU PIAZZA SANTA MARGHERITA W A LTER SI TI GIANNI BERENGO GARDIN HA RACCOLTO LE FOTOGRAFIE FATTE A L’AQUILA TRA IL 1995 E IL 2011 IN UN LIBRO EDITO DA CONTRASTO (L’AQUILA PRIMA E DOPO). IN QUESTE PAGINE SONO SUE LE IMMAGINI IN BIANCO E NERO (IERI) ERO STATO A L’AQUILA nell’estate del 2011 e ne avevo ricavato un’immagine tragica: in piazza del Duomo a mezzogiorno stagnava un silenzio irreale, solo il clèng di un’imposta che periodicamente batteva sul ferro d’una grondaia — mancavano i cespugli spinosi rotolati dal vento e saremmo stati in pieno western, quando il cowboy entra nel villaggio abbandonato. L’erba cresceva alla base dei portici. M’ero fatto l’idea che il centro non sarebbe rinato mai più, anzi che non avesse più voglia di rinascere; un mio ex studente, alla frase conformista «un capoluogo di regione non può morire», aveva risposto «perché no? adesso c’è internet… ci servono case, centri commerciali, strade a scorrimento veloce, ma che ce ne facciamo di una città?». Un embrione di metropoli diffusa senza metropoli: questo sembravano, arrivandoci di sera, i diciannove insediamenti periferici che avevano sostituito il primitivo progetto dell’Aquila 2 — un mare di luci con un buco nero in mezzo. Tra le “casette di Berlusconi” gli anziani si lamentavano che non ci fosse tessuto sociale, rassegnati a non vedere mai più l’Aquila a cui erano abituati («facciamo in tempo a morire dieci volte»). Ora, a quasi tre anni di distanza, l’impressione è stata diversa e devo fare ammenda del mio pessimismo apocalittico: qualcosa si sta muovendo, nel centro si vedono finalmente le gru, qualche bar ha riaperto e a mezzogiorno c’è il pieno degli operai socchiusi si intravedono gli interni fitti di che si mangiano un panino. Impacchet- tubature come polli farciti. Tutto è stipatati in varie forme, i palazzi assomigliano to ma pulito, le impalcature brillano alla a un complicatissimo meccano. La sera, luce della luna, tutto è pronto per partire; soprattutto nel fine settimana, centinaia «Abbiamo perso tre anni», mi dice un dodi ragazzi occupano le strade e le piaz- cente, «così doveva essere nel 2011». zette, mangiano la frittata del Boss e si Tra il 2011 e il 2012 c’è stata la grande bevono un mojito da Farfarello. Alcuni depressione: finita l’adrenalina dell’eadolescenti hanno preso l’abitudine di mergenza col naturale corollario di un paforzare le transenne per organizzare fe- triottismo reattivo («han passato la vita sticciole nelle case disabitate o nei nego- a parlar male dell’Aquila, che se ne volezi vuoti, come se giocassero al covo dei pi- vano andare a tutti i costi, e mo’ gli ha prerati o alla casa sull’albero. Sono stati i ra- so la passione di riaverla»), lo scontro gazzini (quelli che al tempo del terremo- permanente tra enti locali e protezione cito avevano tredici-quattordici anni) a vile aveva creato una situazione di insopriappropriarsi per primi del centro. Poi si portabile immobilità. Chi poteva trovava stancano, è ovvio, perché è comunque de- soluzioni fuori: a Roma, a Pescara, doprimente passeggiare tra ponteggi e sa- vunque pur di non assistere all’agonia. racinesche abbassate, trovarsi il passo Una finanziaria pensò di sfruttare il mosbarrato appena si esce dalle vie princi- mento speculando sul desiderio di fuga: pali, vedere dovunque militari che (for- compriamo a poco, accediamo ai fondi tunatamente) controllano. Sul Corso c’è per la ricostruzione e vendiamo a molto. una grande foto con la distesa delle bare. Ma non ha funzionato granché, gli aquiUna copisteria sventrata ha ancora il ca- lani alla fine si sono mostrati restii a venlendario appeso col foglio di aprile 2009. dere: i benestanti soprattutto, quelli delQuel che c’era da prelevare dalle case è le seconde e terze case, hanno potuto perstato prelevato, con o senza autorizza- mettersi di aspettare. Chi di case ne avezione; a spiare dalle finestre o dai portoni va una sola, invece, è rimasto strozzato FOTO © GIANNI BERENGO GARDIN/CONTRASTO C’ L’AQUILA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 29 oggi APRILE 2014 SULLA STESSA PIAZZA LA FONTANA TRANSENNATA ieri e oggi IN PIAZZA PALAZZO POCHI I CAMBIAMENTI oggi SONO INIZIATI I LAVORI DI RESTAURO SULLA FACCIATA DELLA CHIESA ieri e oggi ANCORA PONTEGGI SOTTO I PORTICI DEL CORSO FOTO © MARTINO LOMBEZZI/CONTRASTO oggi L’INGRESSO DELLA PREFETTURA È ANCORA PERICOLANTE oggi IL PALAZZETTO DEI NOBILI E LA FONTANA SONO RINATI dai ritardi: hanno i soldi in banca, cioè il consorzio a cui appartengono ha già i soldi stanziati ma non può spenderli. Tecnici e politici non riescono a decidere se, per le abitazioni del centro, convenga abbattere e ricostruire salvando gli elementi architettonici di pregio, oppure restaurare l’esistente, con una spesa maggiore e minore garanzia di anti-sismicità. Tutela identitaria contro sicurezza, e mentre si dibatte molti ex residenti sono arrivati all’esasperazione. Ho detto che qualcosa si sta muovendo, ma certo non senza contraddizioni e lungaggini ingiustificate. Non c’è aquilano che non abbia un episodio di corruzione da raccontare, o una storia di ripicche, meschinità e privilegi. Scelte arbitrarie al momento dell’esproprio dei terreni agricoli, vendette consumate a spese del vicino o del concorrente; aziende amiche favorite nell’esecuzione dei ponteggi, resistenze campanilistiche e vecchie ruggini che hanno impedito agli imprenditori locali di consociarsi; le incastellature pagate un tanto a nodo, col risultato che certi portici sembrano un ricamo di oreficeria; fino agli umanissimi trucchi sullo stato di famiglia per ottenere una “casetta” più grande. Minime o organizzate illegalità che offendono di più se si ha l’impressione dell’impasse; le accuse si sommano, incontrollate, le polemiche fioriscono tanto più veementi quanto più imprecise. C’è un generale problema di comunicazione, le autorità mollano le notizie col contagocce e ognuno ci aggiunge del suo; l’ansia di chi ti parla è palpabile, il trauma non è stato riassorbito, i danni psicologici a lungo termine sono ancora da misurare. Chi ha vissuto nelle tende non riesce a tacitare del tutto il rancore per chi, “beato”, se ne stava negli alberghi della costa; le solidarietà si incrinano, nei criteri di assegnazione delle “casette” non veniva contemplata la provenienza: antichi vicini abitano a venti chilometri di distanza, mentre quello della porta accanto è uno con cui non avevi nessuna consuetudine. È dura, fra i giovani è raddoppiato il consumo di alcol, i pusher della droga considerano L’Aquila una piazza remunerativa. Vado alla Facoltà di Lettere, tra i colle- ghi con cui ho lavorato per vent’anni; dopo l’esilio forzato in una sede provvisoria, ora stanno in un palazzo nuovo e centrale le cui fondamenta erano state gettate prima del terremoto. Anzi la crescita del palazzo, la dedizione di ingegneri e operai, sono state un motivo di consolazione negli anni bui, uno spiraglio di futuro. Anche qui l’umore è migliorato, pur tra le critiche: al sarcasmo nichilista si è sostituita una cauta progettualità. «In fondo», mi dice la rettrice Paola Inverardi, «rispetto a un’Italia che decresce questo è un territorio in sviluppo». Allora perché non trasformare gli studenti in costruttori, sostituendo i vecchi tirocini con attività extra-scolastiche che abbiano un rientro economico? Ti garantisco un corso di studi paragonabile in qualità agli altri atenei e in più ti offro un lavoro legato alla ricostruzione, con grandi ditte internazionali: inventa tu, culturalmente, la città che vuoi. Università, conservatorio musicale, accademia di belle arti, i fisici del Gran Sasso, coordinati per un “incubatore culturale”. Mah. Gli studenti che sostano nei corridoi non mi paiono immuni dall’inerzia, e il personale amministrativo sarà spiazzato da questo pensare in grande. Negli anni scorsi la frequenza è stata viziata dall’abolizione delle tasse universitarie; nel 2010 si sono iscritti a Lettere in 145 ma solo 45 hanno terminato il triennio; quell’anno, giustamente, gli studenti costretti a vivere altrove non pagavano i trasporti e ad alcuni operai (anch’essi deportati altrove) è convenuto iscriversi all’università per non pagare l’autobus. Molti adulti, visto che non si pagava niente, hanno tentato una prima o una seconda laurea a cui in altre circostanze non avrebbero pensato. Ma c’è anche qualche novità significativa: si cominciano a iscrivere ragazzi coi nomi veneti e friulani — figli di piccoli imprenditori, di muratori, elettricisti, idraulici, che qui si sono trasferiti perché sanno che, per quindici o vent’anni, ci sarà lavoro. Certe costruzioni nuove non sono più per gli aquilani. «Risorgerà diversa da come la immaginavamo, ma risorgerà». © RIPRODUZIONE RISERVATA MARTINO LOMBEZZI CON I SUOI SCATTI HA DOCUMENTATO LE FASI DELLA RICOSTRUZIONE DELLA CITTÀ. NEI GIORNI SCORSI HA FOTOGRAFATO PER NOI GLI STESSI LUOGHI IMMORTALATI DA BERENGO GARDIN TRA IL 2009 E IL 2011 IN QUESTE PAGINE SONO SUE LE IMMAGINI A COLORI (OGGI) la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 30 La storia. Apocrifi Una mattina dell’aprile 1614 Miguel Cervantes riceve un libro. Vi sono narrate le imprese del suo eroe ma lo firma un tale Avellaneda Chi si nasconde dietro quel nome? D A N I ELE A R C H I BU G I I Miguel Cervantes (1547-1616) Scrittore, poeta e militare spagnolo è l'autore del “Don Chisciotte della Mancia”, capolavoro della letteratura mondiale, che (in due libri) narra le avventure di Don Chisciotte e Sancio Panza Lope de Vega (1562 - 1635) Poeta e scrittore, è tra i sospettati di aver scritto il “Don Chisciotte” apocrifo Secondo alcuni critici avrebbe ordito, insieme ad altri scrittori, la burla letteraria ai danni di Cervantes Cristóbal Suárez de Figueroa (1571 - 1644) Molti i sospetti anche su di lui Nel capitolo LXII del secondo “Don Chisciotte” Cervantes l’accusa di spacciare per proprie opere che sono traduzioni di libri italiani N UNA LUMINOSA GIORNATA primaverile di quattro secoli fa, Miguel Cervantes si vide recapitato un libro appena stampato a Tarragona. Il frontespizio recitava SECONDO TOMO DELL’INGEGNOSO HIDALGO DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA, che contiene la sua terza uscita ed è la quinta parte delle sue avventure. Cervantes non solo non l’aveva scritto, ma non ne aveva mai neppure sentito parlare. Un impostore aveva dato alle stampe ciò che lui stesso aveva promesso alla fine del primo volume: un seguito del Don Chisciotte. Aveva addirittura anticipato ai suoi lettori che il Cavaliere dalla triste figura si sarebbe recato ai tornei di Saragozza. Era passato un decennio, e in quegli anni Cervantes aveva scritto, brigato e pubblicato un po’ di tutto, ma non la continuazione di quel libro burlesco. E ora quello sfrontato autore dichiarava candidamente che il prosieguo era apocrifo: «Si permette la stampa di tante Celestine, ben si può permettere che vadano per i campi altri Don Chisciotte e Sancio». Si firmava Alonso Fernandez de Avellaneda, un nome che evocava molte cose ma non ne indicava nessuna, proprio come fanno i falsari. La cosa peggiore è che Avellaneda sembrava conoscere personalmente Cervantes, tanto da prenderlo in giro per la sua più onorata disgrazia: da vero zotico, rammentava che lo scrittore non solo era vecchio (Cervantes aveva allora sessantasei anni) ma anche invalido. Faceva riferimento a quella mano sinistra che gli era stata storpiata ben quarantatré anni prima, quando un soldato musulmano gli aveva tirato una archibugiata durante la battaglia navale di Lepanto. Mascalzone, oltre che imbroglione: non sapeva forse che lui si era battuto come un leone per il loro stesso regno? Chi si nascondeva dietro quel nome? Cervantes passò tutta la notte a leggere quell’opera borbottando e imprecando. Sembrava diventato anche lui pazzo come l’Orlando o, perché no?, come il personaggio bizzarro da lui generato. A ogni pagina, si ringalluzziva e si malediceva. Si ringalluzziva perché Don Chisciotte e San- a Corte, si fosse cimentato con un’opera fasulla. cio Panza mormoravano parole e compivano ge- Forse aveva incaricato qualcuno dei suoi nusta che sorprendevano lui stesso, come figli im- merosi giovani e spocchiosi poetastri. Gli venne propri che si emancipano dal loro genitore. Quel in mente Pedro Liñán de Riaza, ma anche lui era lestofante — pur rendendo Don Chisciotte tal- morto, appena quarantenne, da diversi anni. Il volta borioso, mentre lui lo aveva modellato falso testo aveva anche accurate descrizioni di buono, saggio e generoso quando non afflitto Toledo, e sospettò di un rimatore di quella città dal delirio; e Sancio assai più rozzo del suo — e pupillo di Lope, Baltasar Elisio de Medinilla. aveva non solo amato i personaggi, ma ne ave- Dei tre, solo Pedro era aragonese. Ebbe un barva studiato bene l’indole. E, tuttavia, Cervantes lume e gli venne in mente Cristóbal Suárez de rosicava, e tanto. E si malediceva: perché il suo Figueroa: le due novelle inserite nel testo erano primo libro aveva avuto successo, e già nel 1605 scopiazzate di sana pianta dagli italiani, e Suáne erano uscite almeno due edizioni pirata che rez de Figueroa aveva vissuto nei possedimennon gli erano fruttate il becco di un quattrino. ti spagnoli in Italia, sia a Milano che a Napoli. Perché non aveva proseguito su quella strada? Quando conversava, si abbandonava a battute Poteva forse giustificarsi con ciò che aveva scrit- grevi e escatologiche, simili a quelle che aveva to e pubblicato in quel decennio, ma tutto, sì, trovato nel libro. Era stato lui? Ma i conti non torproprio tutto quel che aveva prodotto aveva navano: neppure Figueroa era aragonese. avuto meno popolarità del Don Chisciotte. CerAl diavolo l’imitatore, si disse infine. Don Chivantes sapeva che non era con le buffonerie che sciotte e Sancio Panza erano sue creature. E cosi diventa poeta a corte o si ottiene la protezio- sì Cervantes iniziò a riordinare le carte sul suo ne di mecenati, e quello che si incassa con le ven- tavolo. Più frugava e più uscivano fogli: erano dite era sempre troppo poco. Ne poteva scrive- anni che, per distrarsi da più gravosi e tormenre pure dieci di tomi comici, non sarebbero ba- tati incarichi, aveva buttato giù capitoli e capistati per andare a letto satollo. toli del secondo volume. Mancava ancora il fiA ogni pagina che girava, Cervantes si ripe- nale, e molti episodi dovevano essere rivisti. teva la stessa domanda: chi è il truffatore? Tro- Ma il secondo volume, quello vero, il suo, era vava nel libro delle espressioni aragonesi, una quasi pronto. Solo in quel momento ebbe la sorta di impronta involontaria lasciata dall’i- certezza che il seguito sarebbe stato più elemitatore. Poteva forse essere Jerónimo de Pa- gante, più divertente, più sottile non solo samonte, suo compagno di armi a Lepanto. dell’imitazione, ma anche del suo stesso priQuel Jerónimo aveva scritto una strana auto- mo volume. Ovviamente non si lasciò sfugbiografia che circolava manoscritta, e nella qua- gire l’occasione di prendere in giro Lope de le si era addirittura appropriato delle gesta eroi- Vega e i suoi cicisbei, di scrivere che Suáche che lui, Cervantes, aveva compiuto a Le- rez de Figueroa ricopiava gli italiani, e di panto. Un imbroglione nato e cresciuto che, per offendere nuovamente l’oramai defunripicca, lo scrittore aveva messo alla berlina nel to Jerónimo de Pasamonte. Se il plaprimo volume del Chisciotte. Jerónimo si era giario fosse stato uno di loro, forse vendicato per essere stato descritto come aveva modo di vendicarsi. un derelitto galeotto? Gli era, tuttavia, giunta Nell’incertezza, tirò voce che fosse morto, e da molti anni. E poi, era fendenti contro sì aragonese, ma parlava male e scriveva anche tutti loro. E poi peggio, mentre al libro che aveva in mano rico- vedendo i nosceva qualche pregio. Forse il manoscritto suoi eroi era sopravvissuto alla sua morte, ma chi lo aveva ripulito e poi consegnato al tipografo? Anche se fosse stato Jerónimo, aveva dovuto avere almeno un complice per portare a termine l’impresa postumamente. C’erano anche, nel libro, ripetuti elogi, espliciti e impliciti, a Lope de Vega. Che fosse stato proprio lui? Ma era difficile credere che il poeta, tanto acclamato L’altro Don Chisciotte Quel finto sequel tra i mulini a vento un giallo letterario lungo quattro secoli la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 ” “ 31 Le città dei Don Chisciotte in quello specchio deformante, Cervantes capì meglio perché fossero stati così amati. Comprese che non era necessario spezzare il filo delle avventure inserendo novelle: Avellaneda lo aveva imitato anche in ciò, ma il diversivo, ora che Don Chisciotte e il suo scudiero erano noti al pubblico, non era più necessario. Nel primo volume l’ironia scaturiva dal fatto che l’eroe tramutava locande in castelli e contadine in principesse, ma poteva l’espediente reggere per altri cinquanta capitoli? L’ignoto autore non lo aveva capito, e per mancanza di fantasia aveva in fondo replicato lo schema narrativo usato da Cervantes. Ma lui no, non aveva bisogno di ricopiarsi. Aveva in serbo un colpo di scena: far sì che i personaggi incontrati dal Cavaliere dalla triste figura sapessero già della sua pazzia perché avevano letto il primo volume. Con un trucco, che sarà chiamato dai critici letterari di qualche secolo dopo, meta-letteratura, quel tomo diventa il passaporto che trasforma Don Chisciotte e Sancio Panza in celebrità, così famosi che chi li incontra costruisce per burla inganni e incantesimi. Non è più Don Chisciotte a ve1605 CERVANTES dere giganti dove ci sono muSTAMPA “L’INGEGNOSO lini, ma i suoi interlocutori che HIDALGO approfittano della sua follia DON CHISCIOTTE per creare un mondo magico DELLA MANCIA” per proprio intrattenimento. Infine, riordinando le boz1613 LO SCRITTORE ze, Cervantes si prese le sue riANNUNCIA NELLE valse non solo sull’oscuro “NOVELLE ESEMPLARI” scrittore, ma anche sul di lui liIL RITORNO bro: l’apocrifo entra nella narDI “DON CHISCIOTTE” razione e un suo personaggio dice di quel volume che è «privo di invenzione, povero di 1614 A TARRAGONA motti, poverissimo di livree, VIENE PUBBLICATO sebbene ricco di scempiaggiIL FALSO SEGUITO ni». È Don Chisciotte stesso a SCRITTO DA ALONSO leggere i libri a lui dedicati, DE AVELLANEDA tanto l’originale che quello fasullo. E, per far dispetto al libro 1615 CERVANTES contraffatto e al suo contrafPUBBLICA fattore, cambia direzione e IL SECONDO VOLUME non si reca più a Saragozza, DEL “DON CHISCIOTTE”. ma vira per Barcellona. MUORE POCO DOPO Quando consegnò il manoscritto al tipografo, Cervantes aveva capito che le sue forze si stavano affievolendo. Non volle rischiare un altro seguito spurio e decise così di far morire il suo eroe prima di lui. Avvertì nel prologo il disoccupato lettore: «Io ti do ora un Don Chisciotte portato fino in fondo, fino alla morte e alla sepoltura, perché nessuno si arrischi a fargli dei nuovi certificati». Morte annunciata dell’eroe, ma consapevole e rinsavito: una fine più degna di quella riservatagli da Avellaneda, che lo fece finire rinchiuso nella casa dei matti di Toledo. Quanto a chi si nascondesse dietro Avellaneda, Cervantes se lo chiese fino alla fine, e con lui l’oramai rinsavito Alonso Quijano, che sul letto di morte si rammentò dell’apocrifo narratore: «Prego i signori esecutori che, se caso mai venissero a conoscere l’autore di quella storia, gli chiedano scusa da parte mia quanto più cortesemente si può, dell’occasione che senza volerlo gli ho dato di aver scritto tante e così grandi sciocchezze quante in essa ne ha scritte, perché me ne vo’ all’altro mondo con lo scrupolo di avergliene dato motivo». Chi ha amato il Don Chisciotte, invece, non potrà che ringraziare il falsario per aver persuaso Cervantes a stringere nuovamente la penna nella sua unica mano. Le tappe © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 32 Spettacoli Elvira de Hidalgo fu la prima a credere in quella grassa ragazza greca e la “divina” non lo dimenticherà mai Le scriveva: “E lei, è contenta di me”? N A T ALI A AS P E S I «M IA CARA, prega che vada bene, prega che io stia in salute, perché dopo quella recita, se va come speriamo e sogniamo, sono la regina di canto in Italia, per non dire dappertutto, per la semplice ragione che aggiungo la perfezione del canto, e che non c’è altra Norma in tutto il mondo!». Maria Callas ha venticinque anni, sta preparandosi finalmente a quel debutto fiorentino che imporrà al mondo la sua voce unica, ed è già certa della sua grandezza.. La lettera è datata 9 novembre 1948, lei è ancora grassa e già molto innamorata del suo Giambattista Meneghini, l’industriale veronese tanto più vecchio di lei che sposerà nell’aprile dell’anno dopo (e che le sopravvivrà di qualche anno). La scrive alla maestra di canto che ha avuto fiducia in lei in Grecia, quando era infelicissima e il Conservatorio di Atene l’aveva rifiutata. Elvira de Hidalgo non è un’insegnante qualunque, è stata un celebre soprano e una trionfale Rosina alla Scala nel 1916. È stata la prima a capire quale tesoro si celava dentro quella ragazzona torva e apparentemente troppo ambiziosa: e si è subito dedicata a lei, curandone la voce, migliorando il suo italiano, soprattutto dan- quegli anni viveva la sua massima felicità dole fiducia e prodigandole quell’affet- amorosa e mondana. Queste lettere appena to che Maria non riesce a trovare nella ritrovate sono pungenti verso il proprio lamadre e nel padre lontano. Elvira è nata voro e piene di affetto per la maestra cui dà trent’anni prima di lei, eppure morirà a ot- sempre del lei. tantott’anni, tre anni dopo la sua ormai fiCallas ha solo ventitré anni ed è una denita e disperata pupilla. buttante, quando nel gennaio del ‘46 scriBolaffi metterà all’asta a Milano, in un ve alla maestra da New York, attaccando la solo lotto, sette lettere autografe di Maria tedescomania del Metropolitan, che «non Callas, tutte inviate alla de Hidalgo, scrit- ha maestri come Toscanini, Serafin, De Sate con una bella ampia calligrafia un po’ bata»; e che le propone una Butterfly: «Per antica, in un italiano un po’ zoppicante nel- l’amor di Dio, sarò ridicola, grande come l’ortografia: sono assolutamente inedite, sono. Meglio chiudere la bocca e non canla prima, lunga quindici pagine, è datata 28 tare mai più che cantare quella roba lì!». gennaio 1946, da New York, l’ultima 26 Anni dopo racconterà a Elvira uno dei suoi aprile 1969, su carta intestata con l’indiriz- tanti trionfi, una Traviata al comunale di zo parigino, 36 Avenue George Mandel. Già Firenze: «La gente piangeva… macchinisti, i tanti collezionisti privati “callasiani” di tut- maestri, coro e gente che veniva a trovarto il mondo sono in fermento perché di ci- mi dalla platea (sconosciuti). E comunque meli della signora non si è mai sazi. L’asta vedere la gente piangere e vedere tante più celebre risale al 12 dicembre 2007, cortesie da parte di tutti. Pensi che l’orchequando a Milano Sotheby’s offrì ben 317 stra mi ha mandato un cesto di rose… Il Dio lotti, praticamente l’intera vita della diva è buono con me. E lei è contenta di me?». accanto al suo pigmalione Meneghini, mes- Nella lettera che segnerà il suo destino, sa in vendita, spogliata, dispersa, cancella- scritta nel settembre del ‘57 dall’Hotel Sata; dai meravigliosi abiti della Biki alle foto voy di Londra, confida come, pur di non risullo yacht Christina quando magra, ele- nunciare a una sontuosa festa data in suo gantissima, la donna più amata e odiata di onore a Venezia, organizzata dalla prima Callas lettere allamia maestra a a la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 33 “Sarò la regina del canto in Italia e dappertutto” LE OPERE MARI A CALLAS LE LOCANDINE DE LA TRAVIATA E DE LA NORMA INTERPRETATE NEL 1955 DA MARIA CALLAS (NEW YORK 1923 - PARIGI 1977) LE LETTERE ALLA MAESTRA QUI IN PARTE PUBBLICATE ANDRANNO ALL’ASTA DA BOLAFFI IL 13 MAGGIO NELL’ARCO DI OLTRE VENT’ANNI, DAL 1946 AL 1969, PASSA NELLE SUE CONFIDENZE DALL’EUFORIA DEL DEBUTTO ALLA MALINCONIA DEL TRAMONTO ARTISTICO, ORMAI DISTRUTTA DALLA RELAZIONE CON ONASSIS CHE LA LASCIÒ PER JACKIE KENNEDY nemica poi amica Elsa Maxwell, potente tiranna della café society, ha dovuto scandalosamente rinunciare a qualche recita: e pare certo che proprio in quella occasione la diva di immensa celebrità avrebbe incontrato per la prima volta il frivolo e bruttissimo armatore Onassis, che avrebbe poi velocemente distrutto la sua vita. Nell’ultima delle sette lettere che saranno messe all’asta il 13 maggio con una stima di diecimila euro, Maria Callas sembra aver ritrovato la serenità e la consapevolezza di sé: la sua vita tumultuosa è lontana, anche il suo ineguagliato successo, ma pure gli attacchi feroci della stampa. Il suo matrimonio è finito da vent’anni, la crudele, umiliante relazione con Onassis si è interrotta dopo nove anni, bruscamente e villanamente, nell’agosto del 1968, quando l’armatore l’ha cacciata dallo yacht Christina per lasciare il posto a Jackie Kennedy, la fascinosa vedova del presidente John, che avrebbe poi sposato in ottobre. In quel 26 aprile del 1969, dalla sua pomposa casa parigina di Avenue Mandel, racconta all’amica dell’intervista alla televisione francese nella trasmissione L’invitée du dimanche: «È stato un suc- PERCHÉ FARMI FARE BUTTERFLY? SARÒ RIDICOLA, GRANDE COME SONO MA AVEVO RAGIONE MEGLIO CHIUDERE LA BOCCA E NON CANTARE MAI PIÙ CHE CANTARE QUELLA ROBA LÌ 28 GENNAIO 1946 2 OTTOBRE 1949 Si figuri che in una sola stagione ho due nuove opere. Apro il Comunale di Firenze con Trovatore – poi ci sarà una altra non so quale (dicono “Puritani” se trovano il tenore) e poi “la Traviata”! Serafin insiste ch’io la faccia e spero non disilluderlo. Però quello le fa capire quanto lavoro ho e avrò, e che batticuore. Peccato che non mi può vedere in scena. Spero di essere all’altezza di una maestra come lei. Se ha suggerimenti (che ne avrà tanti) mi scriva. […] mi pensi con la stessa tenerezza con la quale io la penso e la ricordo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 NOVEMBRE 1948 IGURATEVI, Johnson ha detto che devo cantare Butterefly, Desdemona di Otello. Per l’amore di Dio!! Ho girato e ho detto “Come dite – son sicura che lui la detto – Perché farmi fare Butterfly – sarò ridicola – grande come sono.” Ma avevo raggione – la povera! Meglio chiudere la bocca e non cantare mai più – che cantare quella roba li. È vero!!! 9 NOVEMBRE 1948 Questa mia lettera le porterà grande gioia. Perché una grande voglia sua e mia sta per succedere cioè, al 30 Nov. farò il mio debutto nella “Norma”, col maestro Serafin a Firenze – al Comunale. Adesso può bene immaginare che lavoro che ho, e che agonia finche venga la prima, anzi finche finisca e vedo il risultato. […] Mia cara, prega che vada bene, prega ch’io stia di salute, perché dopo quella recita, se va come speriamo, e sognamo sono la regina di canto in Italia per non dire da per tutto per la semplice ragione che aggiungo la perfezione di canto – e che non ce altra Norma in tutto il mondo! Colla Norma e colla Aida io commando la situazione. Già per l’Aida vogliono tutti i teatri me ad SOPRANI ogni costo e prezzo […] Cara, il MARIA CALLAS nostro lavoro e la sua cura della CON LA MAESTRA SPAGNOLA mia voce e i suoi preziosi ELVIRA DE HIDALGO consigli mi porteranno dove (1896-1980) abbiamo sempre sognato. cessone. Ho avuto tanti elogi… Certo a me alla fine dopo due ore e mezzo hanno domandato perché avevo smesso di cantare, ed ho risposto in tutta onestà che non ero contenta di me ed ho ripreso a lavorare per mettere a posto. Dicevano che se mi portavano in trionfo perché avevo dubbi, ed ho risposto che io prima di tutti so se canto come devo». È troppo giovane a quarantasei anni, per sentirsi finita professionalmente e sentimentalmente: «Io sto meglio. Sono più sicura. Sono un poco ingrassata e molto ottimista. Lavoro sempre e va bene. In maggio il film comincerà. Che Dio mi aiuti!». Il film è Medea di Pier Paolo Pasolini, su cui punta per un rilancio professionale: ma la critica è appena benevola, e il pubblico scarso, la grande Callas è già il passato. Ormai la bella malinconica spaventata signora non sa evitare gli errori, e la sua fragilità sentimentale la spinge a non capire la natura di Pasolini, e a illudersi di poter vivere ancora una storia d’amore: la sconfitta è amara, carica di dolore e senso di fine, e non sarà l’ultima prima di morire a cinquantaquattro anni in solitudine e silenzio. NON C’È ALTRA “NORMA” IN TUTTO IL MONDO CON “NORMA” E “AIDA” IO COMANDO LA SITUAZIONE GIÀ PER LA “AIDA” TUTTI I TEATRI VOGLIONO ME A OGNI COSTO E PREZZO F 28 GENNAIO 1946 IN TUTTA ONESTÀ NON ERO CONTENTA DI ME DICEVANO CHE, SE MI PORTAVANO IN TRIONFO, PERCHÉ AVEVO DUBBI? HO RISPOSTO CHE IO PRIMA DI TUTTI SO SE CANTO COME DEVO 26 APRILE 1969 26 APRILE 1969 La televisione era un successone. Ho avuto tanti elogi. Tu hai trionfato, ti giuro. Ti hanno trovato di una vivacità ed una personalità enorme. Certo a me alla fine dopo due ore e mezzo hanno domandato perché avevo smesso di cantare, ed ho risposto in tutta onestà che non ero contenta di me, ed ho ripreso a lavorare per mettere a posto. Dicevano che se mi portavano in trionfo perché avevo dubbi, ed ho risposto che io prima di tutti so se canto come devo […] Elvira sarebbe ora di buttare giù qualche ricordo di mia infanzia – lavoro etc. fra poco incomincerò la mia biografia ed avrei bisogno di cose che tu sola puoi ricordare e dire[…] Devo stabilire tante verità su me e tu sei personaggio chiave della mia vita. Serafin e De Sabata sono andati senza ch’io abbia niente di loro su me ed è peccato. Scusami sai ma mi farai favore, alla Maria e alla Callas, mia cara. […] Io sto meglio. Sono più sicura. Sono un poco ingrassata e molto ottimista. Lavoro sempre e va bene. In maggio il film incomincerà. Che il Dio mi aiuti. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 34 Next. Personal cervello L’UNIVERSITÀ DELLA CALIFORNIA STA STUDIANDO 55 PERSONE DOTATE DI UN POTERE PARTICOLARE PER CAPIRE SE È RIPRODUCIBILE A R N A LD O D ’ A M I C O HSMA STA PER HIGHLY SUPERIOR AUTOBIOGRAPHICAL MEMORY: LA CAPACITÀ CHE HANNO IN COMUNE I 55 SOGGETTI CON SUPERMEMORIA ENDOCANNABINOIDI MOLECOLE DEL CERVELLO CHE FANNO COMUNICARE TRA LORO I NEURONI, SCOPERTE GRAZIE ALLE RICERCHE SULLA CANNABIS PLASTICITÀ LA CAPACITÀ DEL CERVELLO DI MODIFICARE LE SUE STRUTTURE A SECONDA DI QUANTO SONO USATE RISONANZA FUNZIONALE ESAME CHE PERMETTE DI VEDERE LE ZONE DI UN ORGANO CHE IN QUEL MOMENTO STANNO CONSUMANDO PIÙ ENERGIA DELLE ALTRE PREVALENZA È IL NUMERO DI SOGGETTI CON UNA CARATTERISTICA IN UNA POPOLAZIONE: IN ITALIA CI POTREBBERO ESSERE 20 CASI DI SUPERMEMORIA LE QUATTRO FASI > L’ESPERIENZA SI CODIFICA IN UN RICORDO > IL RICORDO SI CONSOLIDA > IL RICORDO VIENE IMMAGAZZINATO > RECUPERO DEL RICORDO L’ ROMA UOMO FISSERÀ I RICORDI spontaneamente, senza fare più alcuna fatica. E la sua memoria sarà infinita, non avrà più limiti, potrà contenere tutte le informazioni che desidera. Attenzione: è il crollo di un dogma. Perché queste non sono le previsioni fantascientifiche accese da ricerche su un gene o un circuito nervoso: sono le caratteristiche di cinquantacinque esseri umani che vivono negli Stati Uniti. Uomini, donne e bambini scoperti da uno che di memoria se ne intende, finito sui giornali un decennio fa per aver messo a punto la pillola cancella-traumi. «Supermemoria autobiografica, così ho definito la loro capacità straordinaria — spiega James McGaugh, direttore del dipartimento di Neurobiologia dell’apprendimento e della memoria, università della California, Irvine — Scherzando invece li chiamo “google people” perché, dopo neanche un secondo dalla domanda, iniziano a sciorinare una lunga e complessa risposta. Non hanno limiti: ricordano qualunque cosa gli sia successa o abbiano letto o visto in tutta la loro vita, è una capacità mai osservata prima. Che è naturale e quindi riproducibile. Bisogna solo capire perché si manifesta questo fenomeno solo in alcuni e il meccanismo che si attiva nel loro cervello. Poi potremo metterlo in moto anche nei nostri». È così, quasi casualmente, che dalla capacità di qualche ricercatore di cogliere un fenomeno naturale, a volte sotto gli occhi di tutti, sono arrivati i grandi progressi della medicina. Fu la scoperta di contadini mungitori di vacche invulnerabili al vaiolo no un ruolo meno importante. «Tutti ricorche fece nascere i vaccini. Dai misteriosi cer- diamo dove eravamo e cosa stavamo facenchi senza batteri intorno alle colonie di muf- do l’11 settembre 2001, mentre assistevafe arrivò la penicillina e poi gli antibiotici. mo al crollo delle Torri Gemelle — spiega McMentre altri farmaci che hanno cambiato il Gaugh — quelli con la supermemoria invece destino dell’umanità, come il cortisone, so- ricordano ogni giorno della propria vita anno nati dall’incontro con malati i cui stranis- che se non è stato emozionante. E però se mosimi sintomi portarono all’identificazione di striamo loro una storia filmata fatta apposta nuove sostanze salvavita. per non suscitare la benché minima emozioMcGaugh ripercorre la sua ricerca nello ne e due giorni dopo chiediamo loro dei parstudio della professoressa Patrizia Campo- ticolari, ricordano male e sbagliano come longo, dipartimento Fisiologia e Farmacolo- tutti gli altri». gia, Università Sapienza di Roma, che lo ha Altri caratteri in comune che guidano le riinvitato a tenere una lettura magistrale cerche sono l’assenza di una componente affollatissima. I due collaborano da anni per ereditaria. Il supermemore compare all’imstudiare come certe molecole del sistema provviso in una famiglia normodotata e può nervoso simili a quelle della marijuana, e per essere uno solo di una coppia di gemelli. Inquesto dette endocannabinoidi, influenza- fine nei dodici sottoposti a risonanza mano la funzione della memoria. «Jill Price è sta- gnetica funzionale, le strutture del cervello to il primo caso — racconta McGaugh che che formano il circuito della memoria riveporta i suoi ottantatré anni come un bel ses- lano un volume di poco superiore alla media. santenne — mi scrisse nel 2006 per sapere Da questo dipende la supermemoria? O è la se potevo fare qualcosa per il suo “fastidio”. Spesso si perdeva nei ricordi della sua vita, tutti lucidi e precisi e questo le creava qualche intralcio nel concentrarsi sulle incombenze quotidiane. Con la relativa documentazione sotto mano, come raccolte di quotidiani, registri meteorologici, calendari eccetera cominciai con domande tipo: che tempo faceva il 9 gennaio 1981? e nella prima settimana di marzo del 1993? in che ufficio si è recata il 6 febbraio 1984? cosa è successo una settimana dopo? e così via. E Jill, allora cinquantottenne, ricordava tutto perfettamente». McGaugh continuò a studiare Jill per essere sicuro che non fosse solo un’abile illusionista. «Partecipammo a una puntata di 60 minutes, la trasmissione tv più popolare negli Stati Uniti. Novanta milioni di americani videro il primo caso di persona con supermemoria. In pochi giorni arrivarono centinaia e centinaia di email da tutti gli Stati Uniti. Ma dopo i colloqui e i test, durati tre anni, i casi veri di supermemoria si ridussero a cinquantaquattro. La prima conseguenza dell’avere tanti soggetti come Jill è stato gran quantità di ricordi che ne ha aumental’abbandono del termine di “ipertimesia” to il volume? «Al momento stiamo indagancon cui avevo chiamato il fenomeno. Signifi- do in tutte le direzioni — conclude McGaugh ca “ipermemoria” in greco, lingua usata per — indicate dalle quattro fasi della memoria. indicare una condizione patologica. Pochi di La supermemoria si realizza nella prima faloro invece si lamentano della loro condizio- se, quella in cui l’esperienza che si sta vivenne, la maggior parte si rende conto di avere do si codifica in un ricordo. Oppure nella seuna facoltà che gli altri non hanno. Qualcu- conda, del consolidamento, quella in cui l’eno l’ha tenuta nascosta quando se n’è accor- mozione è determinante. O nell’immagazto, per paura di essere considerato come un zinamento del ricordo o nella quarta, in cui diverso ed emarginato». si recupera il ricordo. Infine, potrebbe diDal confronto dei casi cominciano a emer- pendere anche, in parte, da ognuna di quegere i primi tratti in comune. I ricordi si fis- ste fasi. Non lo sappiamo ancora. Abbiamo sano spontaneamente e solo spontanea- però una certezza, la supermemoria esiste. mente. Questi soggetti infatti faticano come Non so dire quanto tempo ci vorrà ma riuscitutti quando devono memorizzare, come remo a riprodurla». nello studio e poi nel lavoro. Le emozioni han© RIPRODUZIONE RISERVATA Super memoria Ricorderemo tutto (anche se pioveva un lunedì qualsiasi di vent’anni fa) e senza computer 35 INFOGRAFICA DI PAULA SIMONETTI la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 Sapori GRANO, FRUTTI MA ANCHE CARNI DIMENTICATE NEL NOME DI PRODUZIONI INDUSTRIALI SI RIAFFACCIANO NELLE DISPENSE ALIMENTI D’ANTAN RAZZE E VARIETÀ ESALTATE DALLA PRIMAVERA Past food. Voglia di biricoccole e cicerchie perdute LI C I A G R A N ELLO VOLTE RITORNANO. Dimenticati perché poco moderni, dismessi dopo averli avuti in tavola troppo a lungo durante tempi faticosi, accantonati nel sacro nome delle produzioni industriali, gli alimenti d’antàn si riaffacciano alle dispense, tra memorie gustative e nuovi sapori sorprendenti. Sono razze e varietà che la primavera glorifica, tra nascite e semine, in un tourbillon di chicchi, infiorescenze, grani, frutti, ma anche pulcini, lattanti quattrozampe e formaggi a dir poco inconsueti. Arrivano da un passato prossimo o remoto, retrocessi da indispensabili a inutili, o comunque facilmente sostituibili, perché lenti nell’accrescimento e ribelli all’alimentazione forzata, allergici ai pesticidi e bisognosi di sole vero, in una parola, poco produttivi. Eppure, i sapori sono magnifici, la resistenza a malattie e parassiti alta (a patto di allevarli e coltivarli in modo salubre), l’impatto ambientale ridotto. La rinascita ha la faccia e i modi dei nuovi contadini. «Dicono che c’è un tempo per seminare e uno che hai voglia ad aspettare...», canta Ivano Fossati. Un’agricoltura dai ritmi più lenti e rispettosi della natura, ritrovata per merito di una diversa coscienza ecologica, ma anche come reazione agli avvilimenti della crisi econo- moni, combattendo il gastro-business — mica, sta impercettibilmente spostando gli pronto a sfruttare il concetto della biodiverequilibri lavorativi tra campagna e città. sità per vendere i prodotti “di nicchia” a prezTrentenni disoccupati, mal occupati, o zi indecenti — grazie a gruppi di acquisto, soltanto insoddisfatti, diplomati e laureati, spacci cooperativi e vendita online. prepensionati in cerca di una nuova dimenSe siete innamorati di cicerchie e tome sione quotidiana e neo-genitori dubbiosi perse, regalatevi una gita in uno dei tanti sulla qualità di vita dei loro bimbi formano bio-agriturismi, che ormai punteggiano la la pattuglia degli “urban farmers”, i conta- carta gastronomica dell’Italia e fate provvidini (ex) cittadini, come li chiamano in sta. In caso poi trovaste in un cassetto la riAmerica. cetta dell’indimenticabile torta di mele delUomini e donne capaci di lasciarsi alle la nonna (per esempio, quella con le Renetspalle gli affitti impossibili e la precarietà te grigie di Torriana), giratela a Daniele De delle metropoli per ritrovare se stessi altro- Michele, alias Don Pasta, cuoco, attore e dj, ve, scegliendo varietà antiche e rustiche da anima errante e narrante del cibo popolare, crescere in modo naturale. Niente di oleo- che sta raccogliendo materiale in collaboragrafico e bucolico: la vita dei campi è roba per zione con Casa Artusi per scrivere la versiogente forte, di testa e nel corpo. Ma l’alchi- ne 2.0 del libro maestro della cucina italiana, mia di terra e speranza può risultare magi- pubblicato nel 1891. Il suo progetto “Artusi ca, tra vecchi contadini che insegnano a se- Remix” è finito perfino sulle pagine del New guire le fasi lunari e nuovi contadini che con- York Times, altro che fast food. tengono le incursioni degli insetti con i fero© RIPRODUZIONE RISERVATA A Il luogo Il Mulino Marino di Cossano Belbo, Cuneo, in collaborazione con la Cooperativa degli Agricoltori delle Sette Vie del Belbo, fa seminare sui colli dell’Alta Langa l’Enkir (triticum monococcum), grano antichissimo naturalmente resistente a parassiti e infestanti L’appuntamento Il 25 aprile si svolge a Casola Valsenio, il paese dei frutti dimenticati in provincia di Ravenna, la festa di Primavera, dove assaggiare e comprare varietà salvate dall’estinzione. Da non perdere la visita al prezioso giardino delle erbe “Rinaldi Ceroni” La ricetta Fertile profumo d’Oriente nei grissini stirati di Enkir INGREDIENTI: 600 G. DI FARINA DI GRANO ENKIR 300 G. D’ACQUA 200 G. DI FARINA DI SEMOLA 15 G. DI LIEVITO DI BIRRA 18 G. DI SALE MARINO 90 G. DI EXTRAVERGINE reparo l’impasto mettendo gli ingredienti in una bacinella tranne il sale, che va aggiunto per ultimo. Continuo a lavorare il composto, fino a formare una palla morbida e liscia. Dalla palla, ricavo un salame, che schiaccio e spennello d’olio, prima di coprirlo con una pellicola trasparente. Occorre farlo riposare fino a quando raddoppia il volume — circa un’ora — lontano da correnti d’aria (per esempio, dentro il forno spento, ma con la luce interna accesa). Una volta lievitato, libero l’impasto dalla pellicola e lo taglio a striscioline di 1 cm. Le avvolgo a una a una nella semola, poi le stiro, allungandole dalle estremità. Mentre dò la forma dei grissini, l’importante è tenere l’impasto coperto. I grissini vanno appoggiati su una placca foderata con l’apposita carta e infornati quando la temperatura ha raggiunto i 180°. Cottura 25 minuti. Un consiglio: assaggiateli senza nulla, per gustare appieno il sapore antico dell’Enkir. P Il libro Il vignaiolo marchigiano Corrado Dottori ha scritto “Non è il vino dell’enologo, lessico di un vignaiolo che dissente” (edizioni DeriveApprodi) dove racconta il complesso rapporto tra terra e tecnologia, fatto di recuperi di saperi agricoli e di ascolto della natura LO CHEF UGO ALCIATI GESTISCE COL FRATELLO PIERO IL “GUIDO RISTORANTE” DI FONTANAFREDDA, A SERRALUNGA D’ALBA, CUNEO. NEI PIATTI, TECNICA, TERRITORIO E RECUPERO DEI SAPORI D’ANTAN, COME NELLA RICETTA IDEATA PER REPUBBLICA 36 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 10 Non è solo nostalgia c’è in ballo il domani materie prime Tacchino Ermellinato di Rovigo CARLO P E T RI N I Vive bene anche in montagna e ha carni sode e saporite: ottima la fesa al forno Vacca Pezzata Rossa Friulana AZIENDA AGRICOLA BARCHESSA VIA VALIER 102 CONCADIRAME (RO) TEL. 0425-930482 Produce un latte eccellente, da cui viene il Latteria, alla base del frico LATTERIA DI CAMPOLESSI VIA S. MARCO 7 GEMONA (UD) TEL. 347-3027668 Pollo Razza Ancona Suino Mora Romagnola Rustico, scuro: ha carni compatte e ricche di grasso per un culatello speciale ANTICA CORTE PALLAVICINA STRADA PALAZZO DUE TORRI 3, POLESINE PARMENSE (PR) TEL. 0524-936539 Ha piumaggio nero macchiato di bianco. Da uova e da carne, ottimo allo spiedo AZIENDA AGRICOLA CASCINA DEL VENTO VIA CASCINA BARETTA 76 MONTALDO BORMIDA (AL) TEL. 0143-876261 Capra cilentana Ripieno Arrosto di maiale romagnolo imbottito di prosciutto e verdure R Biricoccola Il Prunus dasycarpa, incrocio tra susino e albicocco, dà piccoli frutti per squisite confetture AGRICOLA AMBROSIA STRADA DEL FINALE 2 TRAVESETOLO (PR) TEL. 347-3625011 Fagiolo Coco nano Piccolo, bianco, ovoidale: ha pasta delicata e farinosa Buccia sottile, cottura abbreviata Col farro per una super zuppa Pesca S. Anna Balducci Matura in luglio, profumata e carnosa, forma rotonda, polpa bianca, dolce e succosa. Golosa sulla crostata BIO FATTORIA RIVALTA VIA LUGHESE 118 FORLÌ TEL. 328-8182629 Nera sui pascoli montani, fulva in collina, grigia in pianura Dal latte si ottiene un magnifico cacioricotta CASEIFICIO PALMIERI CONTRADA CANNITO 2B PAESTUM (SA) TEL.0828-1841069 37 BIO PODERE PERETO LOC. PODERE PERETO RAPOLANO TERME (SI) TEL. 0577-704371 Riso Rosa Marchetti Chicchi scuri, piccoli, da bollire quasi mezz’ora Conservano l’anima croccante: per timballi Grano Miracolo Fusto alto e spiga verde, ricco di micronutrienti, con poco glutine Regala profumo fragrante al pane casareccio MOLINO GRASSI VIA EMILIA OVEST 347 PARMA TEL. 0521-662511 BIODINAMICA CASCINE ORSINE VIA CASCINE ORSINE 5 BEREGUARDO (PV) TEL. 0382-920283 ISCOPRIRE VECCHIE RICETTE e antiche produzioni: questa sembra pian piano essere diventata l’attività di tendenza di questi ultimi tempi. Sempre più spesso emergono studi o ricettari che riportano in auge preparazioni ormai scomparse, con materie prime e prodotti minacciati dall’attuale sistema alimentare. Messa in questi termini potrebbe sembrare che la riscoperta del past food, termine usato nei salotti bene, sia una sorta di esercizio di archeologia alimentare fine a sé stesso, un hobby da appassionati, come i collezionisti di vecchi vinili. Ebbene, io credo che ci sia molto di più. Riscoprire razze animali, specie di frutta, di verdura, varietà di cereali, ricette tradizionali e antichi modi di conservare il cibo, è fondamentale per rendere più ricco e sicuro il mondo, non per scrivere una pagina in più su un libro di storia. La biodiversità è patrimonio che ci è stato dato in dotazione, è ciò che ci ha reso quello che siamo e permetterà ai nostri figli di vivere ancora a lungo e bene su questo pianeta. Su questa scorta sono nati da Slow Food i progetti dell’Arca del Gusto e dei Presìdi, i cui esempi pratici hanno funzionato e funzionano per ridare slancio e redditività a economie minori, proprio partendo da prodotti e razze animali che rischiano di scomparire. I casi della razza bovina piemontese, del cacioricotta del Cilento o della mora romagnola ci insegnano che questa strada funziona in un’ottica di futuro, non solo per conservare la memoria di ciò che era. Ogni cultura, ogni popolo, ogni comunità in ogni tempo ha sviluppato un modo personale e particolare di coltivare e preparare il proprio cibo. La postmodernità in cui viviamo oggi mette per la prima volta in discussione questo processo di adattamento che dura da millenni, per promuovere un modello di alimentazione che appiattisce differenze e sapori. Non si tratta di essere passatisti o romantici, né di tornare ai bei tempi andati (ammesso che siano mai esistiti), ma di guardare al futuro cercando di non precluderci alcuna possibilità di nutrire con piacere noi stessi e i nostri figli. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica LA DOMENICA DOMENICA 6 APRILE 2014 38 L’incontro. Agenti provocatori Figlio di una borghese cattolica e di un operaio anarchico (“Sono un miracolo nato dalla follia dell’amore”), da ragazzino rubava nelle case dei ricchi di Anversa, la sua città. “Mi piacevano i gangster, è stato facile diventarlo”. A tirarlo fuori dalla galera ci ha pensato l’arte. Nei suoi spettacoli ha dipinto col sangue, dato fuoco al denaro, trasformato il volto della Madonna in teschio. Ha scandalizzato le platee perbeniste fino a diventasulla scena dell’arte e si riveste della sua stessa carne. Perché una performance una perforazione di se stessi, un’esperienza di dolore che, attraversandoti couna ferita, ti deve cambiare». In quegli stessi anni comincia anche a scrivere una star: “Mi ritengo un guer- ème re teatro: le due vie principali della sua creatività prendono forma, correranno lungo tre decenni e mezzo. Nascono i primi spettacoli, nasce la Bic-Art, arte con penna a sfera, fatta di niente, iniziano le installazioni, le sculture. E, mentre riero della bellezza e a cinquanta- lale fila dei suoi cultori crescono, il passaparola sul suo lavoro corre, gli si aprono le porte dei teatri europei, quelle dei musei, delle grandi gallerie. Fino a “Stigla grande retrospettiva-antologica ospitata fino allo scorso febbraio nelcinque anni posso finalmente mata”, le sale del Maxxi, il Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, occasione di un colpo d’occhio sulla sua vita artistica. Un lavoro, il suo, emblematico di e studio, fatto di macabra, entomologica dissezione, una ricerca lundirlo: ci ho messo una vita a di- esposizione ga una vita vissuta squadernando come in uno smisurato obitorio quel che ha fatto e spasmodicamente cercato. Una produzione sconfinata, inarrestabile, tenuta insieme da un filo rosso lugubre, tetro, cupo. Non c’è catarsi, compiaciventare un giovane artista” mento. Sono probabilmente le sue radici a riemergere. «Io sono un miracolo naIL DOLORE PER ME È UNO STRUMENTO PER IMPARARE, PER REALIZZARE UNA METAMORFOSI PERCHÉ UNA PERFORMANCE È UNA PERFORAZIONE DI SE STESSI Jan Fabre FR A N C ESC A G I U L IA N I H ROMA A DIPINTO CON IL SANGUE. Dato fuoco al denaro. Messo una faccia di teschio alla Madonna e le ruote a un cervello di plastica. Ha bestemmiato, scandalizzato, disgustato platee perbeniste e spettatori pronti a tutto. Da trentacinque anni non placa la sua ansia di trovare il vero, di «difendere la bellezza». È un dissacratore nato, un eretico di cultura fiamminga, con le radici dentro l’arte di Bosch, van Dyck ma anche di Rimbaud, Baudelaire. Si è chiuso dentro l’armatura di Lancillotto e si è vestito di carne bovina marcescente. Ma averlo di fronte è vedere qualcosa di molto lontano dal mito teatral-performativo che la sua attività alimenta. Jan Fabre è un uomo che ha passato i cinquantacinque: ha un corpo minuto, capelli bianchi all’indietro, fuma senza sosta, parla per aforismi, astrazioni, teoremi artistici. Il suo corpo — per lui religione, palestra di sofferenze e palcoscenico — non porta traccia evidente della potenza espressiva che senza dubbio trasmette nei panni di artista, non si riconosce in lui la violenza che è stato (ed è) capace di esprimere in termini di visioni, allucinazioni, arte. Piantandoti gli occhi verdi dentro gli occhi, dice: «Io sono un clown. Il vero traguardo della mia vita, a questo punto, è aver capito che la felicità viene da qui, qui e qui. Non da lì». E nel dirlo indica la testa, il cuore, il sesso e infine, per assolverlo, il cielo. Come per molti artisti-mito della sua generazione, anche per lui ogni cosa è cominciata nel fiore degli anni Settanta: Fabre era un ragazzino affascinato dalla strada, figlio di una madre borghese e di un papà operaio e operaista, con i quali viveva in un sobborgo della piccola, fin troppo tranquilla città belga di INCONTRAI ANDY WARHOL NELLA SUA CELEBRE FACTORY MENTRE STAVA DIPINGENDO JANE FONDA IN CARNE E OSSA. MA NON HO POTUTO SOPPORTARE QUELLA SUA VOCINA ACUTA E ME NE ANDAI... Anversa. Un paio di volte va a rubare negli appartamenti dei ricchi. Lo acciuffano: «Ero affascinato dai gangster. È stato facile diventarlo anch’io. Sono finito anche in carcere. Poi, conquistato dalla bellezza, mi sono iscritto alla scuola d’arte. E l’arte mi ha salvato. Il fascino per i delinquenti però mi è rimasto», e non ride. Nel 1976 Fabre traccia in pubblico i primi Blood drawings, disegni fatti col suo stesso sangue: «Il dolore per me è uno strumento per imparare, per realizzare una metamorfosi. È l’artista che si immola to dalla follia dell’amore. L’amore che ha unito mia madre Helena Troubleyn, ricca signora di radici cattoliche e cultura francese, e mio padre, anarchico comunista convinto, con una passione per gli animali e per la pittura della nostra tradizione. Da piccolo mi portava spesso allo zoo. È da lì che mi sono appassionato agli insetti, alla loro vita minuscola, alla capacità di trasformarsi. È stato mio padre a trasmettermi il senso dell’eresia, la passione per questi insetti ce l’ho nel sangue». E a questo punto, come fa sempre nelle interviste, ribadisce la sua discendenza dall’entomologo Jean-Henri Fabre. Ma a questa vulgata della sua biografia non ci sono conferme, è un dato che si mescola con la leggenda. Indistintamente teatrale, performativa, visuale o plastica, la scena di Fabre sempre si affaccia sul mondo dell’arte contemporanea che lo ha accolto a braccia aperte in tutti gli appuntamenti internazionali, dalla Biennale di Venezia a Documenta a Kassel, dal soffitto della Mirror room al Royal Palace di Bruxelles completamente foderato di scarafaggi verdi per ribadire che «la bellezza può essere ovunque e, come una farfalla, se la tocchi svanisce», fino alle performance nelle sale istituzionali del Louvre dove (era il 2008) ha inventato il suo omaggio all’uomo dai mille volti, Jacques Mesrine. Racconta: «Mesrine era un artista della fuga, un ribelle al sistema, un mito nel pieno della mia giovinezza. Lui faceva una rapina, poi usciva per strada e chiedeva alle persone: “Ma che sta succedendo?”. Un personaggio fantastico». Ma insieme alle prime performance scandalose (il sangue, la scrittura sulla carne viva) nascono i primi spettacoli teatrali. Sbocciano le pietre miliari della sua drammaturgia, due pièce-monumento, prova di resistenza dello spettatore per durata e difficoltà, dai titoli programmatici come The Power of Theatrical Madness (“Potere della follia teatrale”) e This Is Theatre Like It Was To Be Expected and Foreseen (“Questo è il teatro come te lo aspetti e come sarà”), spettacoli che ancora rivendica, sempre in tournée e di recente ripresentati in Italia al Romaeuropa Festival che vanta il merito di averlo riconosciuto come artista di culto già nel 1987. Immancabile il viaggio d’iniziazione: «Negli anni Ottanta ho lasciato l’Europa, mi sono avventurato oltreoceano. Negli Stati Uniti mi sono ritrovato nel mi- IO SONO UN CLOWN. IL VERO TRAGUARDO DELLA MIA VITA, A QUESTO PUNTO, È AVER CAPITO CHE LA FELICITÀ VIENE DALLA TESTA, DAL CUORE E DAL SESSO CERTAMENTE NON DAL CIELO lieu degli artisti che contano. Andy Warhol l’ho incontrato un pomeriggio nella sua celebre factory. Stava dipingendo Jane Fonda, proprio lei in carne e ossa. Non ho potuto sopportare quella sua voce acuta, smorfiosa, stupida, aveva un brutto suono. Dopo un po’ me ne sono andato via». Anni dopo (e oggi), la storia della sua vita è continuata in Europa: «Ora lavoro ad Anversa, proprio nel quartiere-ghetto della mie avventure d’adolescente. Con il supporto del governo belga ho avuto in gestione un grande edificio dismesso: ne ho fatto anche io una factory, la sede della compagnia e della sezione arti visive, Angelos». È in quei 2500 metri quadrati di pura archeologia industriale che coltiva l’allevamento dei suoi «guerrieri della bellezza», ovvero gli artisti della compagnia, ed è qui che, insieme alla rigorosissima, incessante pratica dello yoga e soprattutto del kendo, l’arte marziale giapponese che si pratica con l’aiuto della terribile spada katana, la sua ricerca continua: «Non andrei mai via di lì. Io sono quel posto, gli appartengo. Il Belgio è sì un luogo grigio e noioso, come comunemente si tende a pensare, ma è il mio posto». Le celebrazioni sono ormai sempre internazionali: gli spettacoli sono in giro per il mondo fino agli Stati Uniti, le tournée sono programmate sul lunghissimo termine, le mostre girano l’Europa, da poco è uscito Stigmata, libro-catalogo (Skira) in conversazione con Celant. «Alla mia età ho voluto ripensare la mia arte, il mio percorso: tutto quello che ri-vedo oggi di mio è un’occasione ulteriore per imparare. Imparo da me stesso, guardo a quelle cose che pure non rifarei mai uguali, ma le riconosco». È la stagione della maturità, il tempo della consacrazione. «Quando non lavoro, lavoro. Lavoro la notte, lavoro quando viaggio. Ho sempre con me una borsa. Dentro ci tengo quaderni e matite per prendere appunti, fermare idee e progetti. Non provo alcun interesse per gli strumenti dell’elettronica che pure appassiona molti artisti o scrittori. Mi piace quello che puoi fare con le tue mani, quello che ha un odore, un sapore, che si vede. Oggi posso dire che ci ho messo tutta una vita a diventare un giovane artista». © RIPRODUZIONE RISERVATA RCult LA REPUBBLICA DOMENICA 6 APRILE 2014 TUTTI A SCUOLA Silvio Orlando torna in classe con Luchetti (negli spettacoli) In basso le ore passano più lente che in alto, nel centro della Terra più lente ancora, in una stella densa molto di più. La logica ci impedisce di superare i paradossi, ma la realtà è coerente: è la nostra intuizione che zoppica CARLO ROVELLI P OSSIAMO davvero viaggiare nel tempo, come fanno sempre più spesso protagonisti di film e romanzi? Possiamo innamorarci di una ragazza venuta dal futuro e rincorrerla fino al suo secolo, oppure tornare nel passato e salvare John Kennedy dall’assassinio? Negli ultimi cento anni la fisica ci ha insegnato molte cose sul tempo, e soprattutto ci ha insegnato che la struttura del tempo è più sottile e interessante del fluire lineare a cui siamo abituati. Oggi sappiamo che saltare rapidamente nel futuro è possibile. Non solo è possibile, ma in piccola misura siamo già in grado di farlo. Per andare in fretta nel futuro, è sufficiente trascorrere del tempo sotto terra, oppure su un aereo veloce. L’accorciamento del tempo per chi stia in basso e per chi viaggi veloce è un effetto piccolo, ma oggi abbiamo orologi molto precisi che sono sufficienti per misurarlo: un orologio preciso, tenuto tre metri sotto terra indica un tempo minore di tutti gli altri orologi, quando sia riportato su. Questo significa che per l’orologio in basso (e per chiunque sia stato presso l’orologio) il tempo trascorso per arrivare nel futuro è minore del tempo trascorso da tutti gli altri. Al contrario, in alto il tempo passa più veloce. Quando l’esercito americano ha messo in funzione il primo sistema di na- vigazione satellitare (il GPS ora in tante automobili), i fisici avevano segnalato che gli orologi sui satelliti sarebbero andati più veloci di quelli a terra. I generali americani responsabili del progetto non hanno voluto crederci, inizialmente, e i primi satelliti sono stati provati senza tener conto dell’accelerazione del tempo ad alta quota. Non hanno funzionato. Così perfino i generali dell’esercito hanno dovuto ammettere che lassù il tempo va più veloce. Il tempo non scorre uguale per tutti. Ogni oggetto ha il suo tempo, che dipende da dov’è, e da come si muove. Se andiamo nel centro della Terra, il tempo passa ancora più lento. Se andiamo nelle vicinanze di una stella molto densa, dove la gravità è forte, il tempo passa estremamente lento. E’ sufficiente passare un paio di giorni nei pressi di una stella molto densa, per poi tornare qui un numero arbitrario di secoli nel futuro. Un soggiorno sulla superficie di una stella densa è una scorciatoia per il futuro. Oppure, è sufficiente partire a grande velocità con un’astronave e fare un viaggio di pochi giorni per poi tornare sulla Terra un numero arbitrario di millenni nel futuro. Se non siamo ancora capaci di fare simili salti concretamente, è solo per il costo dell’astronave. La fisica che chiarisce e mette ordine in tutto questo è invece chiara: è la relatività generale, una teoria La nuova macchina del tempo Viaggiare nel futuro o cambiare il passato: libri film e tv riscoprono l’idea cardine della fantascienza E se non fosse fantascienza? che è stata scritta novantanove anni fa, oggi è solidamente suffragata dall’esperienza e fa parte del nostro sapere solido sul mondo. Correre nel futuro in breve tempo è possibile. M a poi possiamo tornare indietro? Possiamo viaggiare anche verso il passato? Qui la cosa si complica un po’, e le opinioni non sono sempre concordi. Io ritengo che non ci sia nulla che impedisca di viaggiare anche verso il passato, ma farlo è complicato e non abbiamo una ricetta semplice. La relatività generale prevede possibili situazioni dove un oggetto può tornare sul suo passato (tecnicamente si chiamano “curve temporali chiuse”). Nulla sembra vietare che alla vostra porta possa bussare qualcuno che sia voi stesso venuto dal futuro. L’unica indicazione che la cosa sia difficile da realizzare è il fatto che non sembrano esserci in giro molti turisti venuti dal futuro; ma non è un argomento forte; magari per i nostri discendenti siamo solo poco interessanti. Se andiamo nel passato, possiamo modificarlo? Posso andare nel passato e salvare John Kennedy, come vuole fare Jake Epping, il protagonista di un famoso romanzo di Stephen King? Qui nascono problemi: se per esempio vado nel passato e uccido mia nonna prima che lei dia alla luce mia madre, ne segue che io non esisto. E se non esisto, chi ha ucciso mia nonna? L’illogicità di questa situazione rende i viaggi nel passato difficili da concepire, e per evitare questi paradossi alcuni preferiscono assumere che viaggi nel passato siano impossibili, e siano impediti da qualche legge scientifica ancora sconosciuta. Ma si tratta di difficoltà solo apparenti, come ha mostrato David Lewis, uno dei maggiori filosofi contemporanei, in un limpido saggio intitolato I paradossi dei viaggi nel tempo. Il paradosso nasce solo perché usiamo un’idea di tempo che non è quella giusta. Il passato non può essere cambiato viaggiando nel passato, perché se qualcuno ha viaggiato nel passato lo ha già cambiato, e dunque noi siamo già nel presente che ha subìto gli effetti del viaggio nel tempo, e non c’è nulla da cambiare ulteriormente. In altre parole, se qualcuno andrà nel passato, quel qualcuno è già stato nel nostro passato, e il presente è già l’effetto della sua presenza. Se un me stesso futuro andrà nel passato, io so che non avrà ucciso mia nonna, perché io qui sono nel suo futuro e quindi posso già sapere cosa ha scelto di fare. Un’eliminazione della propria nonna è impossibile, perché il passato è già accaduto, anche se un pezzo di questo si trova ad essere anche nel futuro. L’ apparente paradosso viene dal cercare di applicare le nostre idee intuitive sul tempo, che sono inadeguate, o nostre idee ingenue sul libero arbitrio, a una situazione temporale complessa. Come nel cortometraggio del 1962 La jetée di Chris Marker, uno dei film più strazianti e belli della storia del cinema, il passato possiamo rincorrerlo, forse addirittura raggiungerlo, ma non cambiarlo. La realtà è coerente; è la nostra intuizione che zoppica. La difficoltà di pensare a un passato che possa essere anche futuro è simile alle difficoltà che avevamo da bambini quando ci hanno detto per la prima volta che in Australia la gente vive a con un di sopra che è anche sotto un di sotto; il mondo è semplicemente più complicato di quanto ci dica la nostra intuizione ingenua. È più strano, e secondo me anche molto più divertente. A proposito, questo articolo non l’ho scritto io: l’ho ricevuto in una strana lettera comparsa stamattina sul mio tavolo, datata 3 aprile 2114… © RIPRODUZIONE RISERVATA > TABELLINE Il regno italiano di Saturno PIERGIORGIO ODIFREDDI N OTIZIE eccezionali dallo spazio: la rivista Science ha pubblicato i risultati di una ricerca coordinata da Luciano Iess dell’Università La Sapienza di Roma e finanziata dall’Agenzia spaziale italiana, secondo la quale su Encelado, una delle più piccole lune di Saturno, un grande lago, profondo otto chilometri e con un fondale roccioso, dovrebbe permettere reazioni chimiche ricche come quelle necessarie per sintetizzare la vita. La nostra scienza ha sempre dato contributi fondamentali allo studio di Saturno. Il primo fu Galileo, quando annotò il 30 luglio 1610 che «la stella di Saturno non è una sola, ma un composto di tre, le quali quasi si toccano, né mai tra loro si muovono o mutano». Egli credeva che Saturno fosse “trigemino” a causa della bassa risoluzione del suo cannocchiale a 20 ingrandimenti. Con uno a 50 ingrandimenti Christiaan Huygens scoprirà nel 1655 che il pianeta ILLUSTRAZIONE DI OLIMPIA ZAGNOLI ha in realtà «un anello sottile e piatto», e possiede un satellite che chiamò Titano. E nel 1671 Giovanni Cassini scoprirà altri due satelliti, Giapeto e Rea, e capirà che gli anelli sono in realtà più d’uno, concentrici e complanari. Di qui il nome della sonda Cassini-Huygens, che dal 2004 è in orbita attorno al pianeta, e alla quale dobbiamo le osservazioni che hanno portato alla scoperta su Encelado, che corona un interesse tutto italiano per Saturno. IL FENOMENO “Time traveler” attraverso i secoli in cerca d’amore Da Greta Wells a Mr. Peabody a “Life on Mars” così si sfugge alla paura degli anni che passano e al rimpianto delle occasioni perdute LEONETTA BENTIVOGLIO V nel tempo reiterati, martellanti, rivelatori. Invadono i romanzi, il cinema e la tivù, radicandosi con crescente ostinazione nell’immaginario. Forse non è più questione di fantascienza, ma di risposta a certe urgenze interne. Affastellato dalla velocità che ci comprime, il nostro tempo brucia le attese sentimentali e sancisce dimensioni effimere nei rapporti. Inducendo i personaggi ad attraversare i secoli, le fiction guidano il lettore verso sfere “vecchie” dell’affettività, e quindi paradossalmente nuove. In un mondo incline a legami fluidi fino alla “liquidità”, secondo la definizione di ZygmuntBauman, dove nulla garantisce la durata e si è in perenne ricerca di connessioni mobili, solo trasmigrazioni in fasi storiche più indulgenti dal punto di vista passionale legittimano la voglia di principi azzurri o di principesse rosa. Lo insegna il film-capostipite del culto: Kate & Leopold, dove Meg Ryan, innamorata del “Time Traveler” Hugh Jackman, decide di seguirlo nelle brume emozionanti del romanticismo ottocentesco da cui era atterrato nella New York del Duemila, dove l’aveva conosciuta. Testimonia questa tendenza l’ondata di libri in cui gli itinerari in epoche diverse alimentano inclinazioni oggi obsolete. Ne Il fiume del non ritorno di Bee Ridgway (Sonzogno), un duca britannico, caduto in battaglia durante le guerre napoleoniche, si trova catapultato in un ospedale londinese del terzo millennio. Avendo il cuore stretto a Julia, rimasta nell’Ottocento, il nobiluomo arretra pericolosamente nella Storia come un Orfeo che sfida il regno della morte in nome di Euridice. Più eterogeneo nel mix di registri narrativi è Storia d’inverno, long seller di Mark Helprin dell’83, ma portato in Italia da Neri Pozza solo adesso, in occasione dell’uscita (in febbraio) del dimenticabile film che ne è stato tratto. Nel volumone che intreccia, in un tessuto manierato, l’affresco storico, l’epopea amorosa, l’urban fantasy e il IAGGI tuffo nel paranormale, è la chiave del percorso all’indietro nel tempo a decretare il trionfo della coppia. Recente è anche la pubblicazione de Le vite impossibili di Greta Wells di Andrew Sean Greer (Bompiani), dove Greta è spinta dagli elettroshock in balzi temporali chele permettono slittamenti identitari sul fronte dell’amore. Trasferte di quel tipo possono formulare un’alchimia risolutiva per catturare il partner più desiderato. Lo dimostra Tim, goffo protagonista di una fiaba cinematografica americana dell’anno scorso, Questione di tempo. Il suo dono genetico, che lo immunizza dalla scansione dell’orologio, lo porta ad avventurarsi nel passato per sedurre Mary. Un’altra romantic comedy, stavolta affidata a un libro, è Stay. Un amore fuori dal tempo di Tamara Ireland Stone (Mondadori), che inventa un “Time Traveler” di nome Bennett tentando di emulare La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger, un classico dei voli cronologici, centrato sull’intensa relazione tra Henry e Clare. Ma mentre il bestseller della Niffenegger (Mondadori, 2005) rendeva i salti temporali di Henry involontari, repentini e struggenti, gli spostamenti di Bennett, che dal 2012 approda nel 1995 per amore di Anna, hanno un’artificiosità da “teletrasporto”. Se il sogno di un’immersione conturbante in un incontro “vero” grazie al viaggio nel tempo sancisce un fenomeno nuovo, d’altra parte la fantascienza si diverte da sempre a scardinarne le successioni, e la nostra frenetica accelerazione percettiva ha portato a un incremento del filone, con film quali Ritorno al futuro e Donnie Darko. Si moltiplicano su questo versante anche le serie televisive, da quelle che usano escursioni in periodi differenti per le imprese di una poliziotta contro i terroristi (Continuum) o per le lotte al crimine di un’ispettrice (“Ashes to Ashes”), fino ad altre in cui lo sfondamento della logica temporale dà strumenti investigativi futuribili ad agenti federali (Flash Forward) e a detective beat (Life on Mars). E mentre nel virtuosistico 11/22/63, di Stephen King, correre a ritroso può sventare un attentato (a JFK), il cinema d’animazione non sfugge al trend, con Mr. Peabody e Sherman, dove un cane geniale crea la macchina “Tornindietro”, che lo fa interagire con campioni storici e vivere eventi trascorsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica RCULT DOMENICA 6 APRILE 2014 42 LOUVRE, BASTA DOMENICHE GRATIS L’iniziativa cultura introdotta nel 1996 sarà sospesa da aprile fino a settembre > LE CRITICHE DEGLI ALTRI IL MEMOIR La Londra perduta di una levatrice CHIAMATE LA LEVATRICE di Jennifer Worth (Sellerio, trad. di Carla De Caro, pagg.493, euro 15) LAURA LILLI LONDRA, 1950. Le due di una notte. La stagione non importa, tanto fa comunque freddo e piove sulla città ridotta quasi interamente in macerie per la guerra appena finita. Siamo nell’East End di fronte ai docks di solito frenetici ma ora immobili. Le strade sono deserte, a eccezione di qualche bobbie e di alcune ragazze in bicicletta con impermeabili blu da infermiera, il cappuccio ben tirato sui capelli. Si riconoscono e si salutano. Nei palazzoni di questa zona le famiglie sfornano bambini come conigli e le chiamano in continuazione, di giorno e di notte. Esse costituiscono l’unica forma di aiuto medico gratuito per la povera gente. Jennifer Worth, autrice di questo bel mémoir (un po’ romanzato) racconta la sua affascinante esperienza — un mosaico di mille indimenticabili incontri — in un libro che sta fra Dickens e La classe operaia in Inghilterra di Engels. Questo quartiere e questa storia stanno in un altro secolo. Ma c’è, in più, un elemento di insopprimibile gaiezza e gioia di vivere malgrado tutte le bruttezze che la circondano che è dato dalla sua estrema gioventù, e dalla voglia di combinarne d’ogni genere. IL ROMANZO La caccia al tesoro nei segreti del ’500 è “collaborativo”. Come Letizia che, come la dama murata, è una donna colta, coraggiosa e capace: inaccettabile per una cultura maschilista, ieri come oggi. LA GRAPHIC NOVEL Il mondo di Kurt la rockstar triste NEVERMIND di Tuono Pettinato (Rizzoli Lizard, pagg. 96, euro 13) GIANNI SANTORO DI KURT, di più. Nei giorni del ventennale del suo suicidio il frontman dei Nirvana è stato ricordato con articoli, instant book, ristampe (fondamentale la biografia Più pesante del cielo di Cross per Arcana). Alla lista si aggiunge questa curiosa graphic novel di Tuono Pettinato, che utilizza come spunto l’amico immaginario di Cobain, Boddah (come fece Tommaso Pincio per il suo romanzo del 2002 Un amore dell’altro mondo), che però spesso rimane in disparte e lascia parlare le canzoni. Sono le tavole più belle, quelle che si affrancano dagli obblighi biografici delle strisce e si abbandonano al bianco e nero naif delle suggestioni musicali. Dove il tratto e le sensazioni si semplificano e restituiscono alla mente quella purezza infantile che le responsabilità della fama e della vita adulta avevano sottratto alla rockstar. Il successo americano è questione di “grit” I DOCUMENTI ANGELO AQUARO Il lato inedito di Enrico Cuccia G PROMEMORIA DI UN BANCHIERE D’AFFARI di Enrico Cuccia (Aragno, pagg. 203, euro 25) LI americani so’ forti: gli americani c’hanno la grinta. Più che la grinta, per la verità, hanno il grit, che sta per “fegato, determinazione, coraggio”. True Grit si chiamava il mitico film con John Wayne dal romanzo cult di Charles Portis recentemente riletto dai fratelli Coen. La traduzione italiana? Il Grinta... Gli americani so’ forti: gli americani c’hanno il grit. Ed è proprio il grit che Sarah Lewis individua per spiegare il successo della creatività a stelle e strisce. Il titolo del libro è The Rise, l’ascesa. Ovvero: “La creatività, il dono del fallimento e la ricerca della perfezione”. Dice il Wall Street Journal che il libro della signora Lewis, che insegna alle Yale’s School of Art, «non è un manuale in senso stretto ma una raccolta di strategie che hanno ispirato l’artisticità e l’innovazione». Prendete Leonard Bernstein: diceva che «per ottenere grandi cose bisogna agire continuamente sotto pressione». E Duke Ellington? «La mia migliore canzone è quella che devo ancora scrivere». O prendete lo scopritore del Dna, James Watson: «Da bambino dovetti arrendermi al fatto di non avere un gran quoziente d’intelligenza: ma ho sempre pensato che sarei riuscito a realizzare qualcosa di grande». Quel grit è scritto perfino nella biografia dell’autrice: sottovalutata da bambina, confessa di aver sempre avuto presente l’ispirazione di suo nonno, «portiere di notte ma dentro di sé, per sempre, musicista jazz». Gli americani so’ forti: gli americani c’hanno la grinta. Ma pure una capacità di sognare più grande di ogni grit. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL SAGGIO Il relativismo intollerante MARCO PANARA ENRICO Cuccia era il massimo della riservatezza e il massimo della trasparenza. Quanto alla riservatezza, una delle sue massime era che il peccato più grave di un banchiere non fosse scappare con la cassa ma rivelare gli affari dei clienti. Quanto alla trasparenza, invece, è dovuta al fatto che ha avuto una vita lineare. Non era interessato al denaro né al lusso né agli eccessi. I suoi scritti sono pochi e quelli accessibili ancora meno. In questo libro, curato da Sandro Gerbi e Giandomenico Piluso, c’è tutto il materiale oggi accessibile e in parte inedito. Ne esce il ritratto di un grande tecnico, che aveva però una visione. Non a caso: si era formato con Saraceno, Beneduce, Menichella, Mattioli, La Malfa. La sua visione era basata su un pragmatismo ferreo, alimentato da un pessimismo di fondo. Vedeva l’Italia per quello che era, e gli uomini, soprattutto quelli che bussavano a Mediobanca, al confronto con i maestri non erano granché. Dal libro emerge anche l’uomo, lucidissimo, con uno humour sottile, prudentemente innovatore. Alcune pagine sono lezioni di economia talmente attuali che ci si dimentica la data. LA PIÈCE CONTRO IL SENTITO DIRE di Giovanni Jervis (Bollati Boringhieri, pagg. 280, euro 18) Le dissonanze del genio musicale chiedere al soprano di andare a visitare la tessitura del tenore) anche una latente omosessualità che, ancora una volta, alla piccola ragione dei suoi detrattori sarebbe suonata come l’ennesima dissonanza. ILTHRILLER Quella spy story che parla italiano Roccaforte Afghanistan di Filippo Pavan Bernacchi (Ugo Mursia Editore, pagg. 348, euro 18) VINCENZO BORGOMEO SPIONAGGIO, azione, operazioni militari... Tutto questo e molto di più in Roccaforte Afghanistan, il nuovo “military thriller” di Filippo Pavan Bernacchi, una sorta di Tom Clancy e Andy McNab “de noi antri” perché qui i protagonisti assoluti sono tutti italiani e appartenenti all’Esercito. Così fra scontri a fuoco, velivoli ipertecnologici, agenti segreti paracadutati in zone inaccessibili, mercenari, scienziati corrotti e attentati, Bernacchi - già autore del romanzo Non uccidete Bin Laden - racconta una storia legata ad alcune tavolette d’argilla, in scrittura cuneiforme, che potrebbero riscrivere la storia di tutte le religioni e seminare il caos in ogni continente. Il libro è curato da Maurizio Pagliano, già editor italiano di Tom Clancy. L’ESORDIO Essere adulti imperfetti ma santi GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI di Dito Montiel (Clichy, trad. di Nicola Manuppelli, pagg. 250, euro 15) FRANCESCA BOLINO LA DAMA ROSSA di Giada Trebeschi (Mondadori, pagg. 228, euro 16,50) ALBERTO SEBASTIANI NEL dicembre 1938, in un palazzo a Poggio Catino (Rieti), tre storici dell’arte, tra cui la giovane Letizia Cantarini, famosa per aver denunciato molestie subite in Università, trovano una stanza segreta. Dentro, una ragazza murata viva 500 anni prima, alcuni fogli scritti, un ciondolo e i resti di una tunica porpora. Sono la mappa di un tesoro che interessa il regime fascista, ma in gioco c’è molto più dell’oro, e le vite dei tre storici e di un capitano del Regio esercito s’intrecciano in una storia d’amore e in un’avventura che mescola il presente e vicende della Roma e dell’Europa del ‘500, accomunati dalla persecuzione degli ebrei. La dama rossa di Giada Trebeschi, uscito in Spagna prima che in Italia, ha un ritmo incalzante da feuilleton e, nel raccontare azioni stile Indiana Jones tra fughe rocambolesche e archeologia, con sciarade da risolvere e dotte citazioni da decrittare, narra anche la violenza dei fascisti (alcuni un po’ macchiettistici) con chi non CINQUE VOCI PER GESUALDO di Roberto De Simone (Einaudi, pagg. 112, euro 10,50) VOCAZIONE al dissenso e protesta etica sono alcune delle cifre che raccontano Giovanni Jervis: medico-psichiatra, raffinato studioso della psicoanalisi ha avuto un ruolo fondamentale nelle esperienze di riforma dell’assistenza psichiatrica pubblica in Italia e ha preso parte, con forza e grande acume, al dibattito culturale e politico italiano dell’ultimo mezzo secolo. «L’intellettuale ha un compito molto specifico che è quello di insegnare e di trasmettere cultura, elaborando quanto gli suggerisce una certa realtà sociale, una certa pratica che, nel mio caso, è quella terapeutica, di psichiatra, di psicoterapeuta», scriveva Jervis. Responsabilità, individualismo e cooperazione per Jervis devono, insieme, combattere la mentalità relativistica: il relativismo non si poggia sulla tolleranza e sul pluralismo ma sulla tendenza a trascurare dati, fatti e verifiche. La mente deve essere trascinata «in basso verso terra», anche a costo di affrontare «inquietudine e confusione»: bisogna farla scendere dalla «serena tranquillità della saggezza astratta» per interrogare la «struttura delle cose». Dunque contro il sentito dire... > INTERNET CLUB FEDERICO CAPITONI Diventa editore con il crowdfunding LOREDANA LIPPERINI M A COME fanno gli agenti letterari a resistere nella tempesta della crisi editoriale? Sperimentano: in altri paesi si danno al talent (The Agent in autunno su Abc: scrittori che vogliono essere rappresentati dal misterioso protagonista), in Italia investono sul digitale. Già da qualche settimana Grandi&Associati promuove dal proprio sito (grandieassociati.it) “Indies g&a”: non una casa editrice ma un servizio di “autopubblicazione assistita”, ovvero una vetrina digitale di ebook su cui non vengono trattenuti diritti. Altri due agenti, Marco Vigevani e Claire Sabatié Garat, insieme a Emanuela Furiosi e Tomaso Greco, hanno lanciato in questi giorni bookabook. it, esperimento di crowdfunding libresco. Sul sito vengono proposti tre inediti al mese: si legge l’anteprima e, se gradita e se si vuole proseguire, si paga (3 euro l’offerta minima). La campagna dura trenta giorni: se va a buon fine, i lettori ricevono l’ebook completo e alcuni “premi”: per esempio, Solovki di Claudio Giunta ha come obiettivo 4000 euro e nei primi giorni ne ha raccolti 261. Se non ce la farà, la somma verrà restituita ai sostenitori. Conviene agli autori? Sì, si legge nel sito: «Possono mantenere un rapporto costante e diretto con i loro lettori, ricevono consigli, spunti e, perché no, qualche idea per il loro prossimo libro. Senza contare che su bookabook ricevono una percentuale molto più alta di quella che ricevono nei canali tradizionali». La percentuale, a proposito, varia tra il 25% e il 50% delle somme raccolte, il resto (non pochissimo) va a pagare i costi di gestione. Per partecipare da scrittori? Al momento la prima stagione è completa. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA MUSICA di Gesualdo fu così poco compresa dai suoi contemporanei, che qualcuno pensava fosse la diretta espressione della malvagità del compositore. In realtà a non essere mai stata sviscerata è, oltre alla musica, la personalità del Principe di Venosa, così seppellita dall’episodio del delitto d’onore. La pièce teatrale Cinque voci per Gesualdo di Roberto De Simone cerca, in tutti i sensi, di rendere giustizia al personaggio. Con un sincretismo di linguaggi, da quello colto rinascimentale a quello popolare, passando per il dialetto napoletano, e di testi — le musiche previste sono di Gesualdo e dello stesso De Simone — , i dieci quadri (ancora da rappresentare) risistemano la figura del musicista all’indomani dell’omicidio. Da un lato si prova a spiegare il delitto oltre l’interpretazione passionale, mostrandone le eventuali ragioni politiche; dall’altro si fa riemergere il genio dell’artista libero dalle convenzioni, ipotizzando in Gesualdo (il quale poteva TIZIANA LO PORTO PRIMA di scrivere Guida per riconoscere i tuoi santi, Dito Montiel era un modello per Calvin Klein e il frontman di band punk hardcore poco famose. Dopo averlo pubblicato (in America nel 2003) lo ha adattato e ne ha diretto l’omonimo film. Poi ha scritto un secondo romanzo e diretto altri quattro film. Per alcuni scrittore e regista di culto, Montiel è una delle figure più interessanti della scena indie americana per il talento naturale che ha nel raccontare un’umanità che passa le giornate ai davanzali delle finestre o sulle scale fuori dai portoni delle case a schiera del Queens, che a seconda delle generazioni parla broken english o italiano imperfetto, che crede nei santi, purché imperfetti. In questo esordio raccontava come si diventa adulti e tutto ciò che c’è intorno a quel momento: persone, affetti, lutti, case, la città di New York. In questo suo dire la vita da una prospettiva schietta e adolescente, se non fratello, è sicuramente cugino di scrittori come Jim Carroll e Charles Bukowski, maestri nel fare dell’imperfezione vantaggio e mai difetto. Anche rispetto alla santità. la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 43 LA NAVE DEGLI SCRITTORI Arriva a Barcellona il 23, a bordo Mazzucco, Vitali, De Giovanni, Riccardi CINEMA & FILM IL COLLEZIONISTA DI BACI STORIA DEI SERVIZI SEGRETI Quello di Rhett Butler a Rossella O’Hara nel mitico Via col vento, quello di Cary Grant a Ingrid Bergman nel celebre Notorious: Giuseppe Tornatore ha collezionato oltre 150 tra manifesti e locandine per raccontare la storia del bacio al cinema. Al di là delle retoriche sul principio di “trasparenza”, il potere ha sempre fatto ricorso ai servizi segreti. Con eleganza e ricchezza documentaria, Krieger ricostruisce una storia iniziata con le spie dell’antico Egitto e giunta alle intercettazioni del Datagate. DI GIUSEPPE TORNATORE MONDADORI PAGG.215, EURO 22 EASY RIDER Manifesto della generazione anni ’70, film cult per eccellenza, il “viaggio” di Dennis Hopper non ha perso il suo smalto. Un’analisi approfondita e curiosa dopo quarant’anni dall’avventura in moto di Peter Fonda e Jack Nicholson. ILLUSTRAZIONE DI GABRIELLA GIANDELLI Il romanzo. Il capolavoro del 1932 di Israel Joshua Singer torna in versione aggiornata, con un occhio all’yiddish L’ebreo errante in fuga dagli intrighi della corte rabbinica SUSANNA NIRENSTEIN R ABBINI che si tirano la barba, dotti oppure ignoranti come capre e corrot- ti, ricchi e miserabili dai cernecchi arruffati, chassidici e non, galiziani asburgici e russi, gli uni contro gli altri, ma comunque in un mondo a parte che ha le sue regole ferree dettate dalle Scritture e dalle infinite usanze; cabalisti guardati con rispetto e attesa di riscatto, eros proibito e invece sognato, temuto, praticato, donne che fuggono con ufficiali ungheresi, mogli che si aggirano di notte per incontrare gli amanti, o devote fino alla cancellazione di sé, briganti nascosti tra le tombe usate come letti di gozzoviglie; scemi del villaggio, rav del popolo che fabbricano mille amuleti mentre infuria un’epidemia, altri che dormono vestiti perché se arriva il messia bisogna esser pronti; matrimoni, balli, pogrom. Un universo corale di fine ‘800, cencioso, vestito di satin, ribollente, ingenuo, timorato, superstizioso, ipocrita, brulicante, maestoso. Il popolo dell’ebraismo nord-orientale oggi cancellato dalla faccia della terra. Più si legge Israel Joshua Singer (1893-1944), più si capisce come il fratello minore Isaac, l’unico Nobel yiddish, abbia imparato tutto, o moltissimo, da lui. Sono diversi, certo, Israel è un razionalista senza sbavature, “scettico fino al midollo”, come lo descrive qui Isaac nell’introduzione, lui che invece, anche se pessimista, ha continuato a amoreggiare sempre con il misticismo del padre rebbe chassid. La storia narrata da questo capolavoro del ‘32 tradotto negli anni ‘70 da Bruno Fonzi e ora rimaneggiato (anche con un occhio all’yiddish) con sapiente cura da Elisabetta gli interrogativi di Israel Joshua Singer, Zevi, Yoshe Kalb, è conturbante, ansiosa e sfuggito dal padre rabbino, comunista e ansiogena, un quadro in movimento, a trat- poi anticomunista, tornato all’yiddish doti fortemente ironico, dell’ebraismo chas- po 4 anni di silenzio anche per sfatare ogni sidico, ma soprattutto concentrato sulla fi- romanticismo alla Peretz sui chassidim, gura dell’ebreo errante, di cosa può signifi- pronto ad immigrare negli Stati Uniti, docare non riconoscersi più nelle tradizioni, ve il suo romanzo, a cui sarebbero seguiti I eppure, senza di esse, non trovare più la fratelli Ashkenazi e La famiglia Karnowpropria identità né un luogo, una comunità ski, ebbe un enorme successo e fu portato a cui appartenere, pur sentendosi ebreo, sulle scene teatrali? Yoshe Kalb è il doppio di Nahum, un raebreo, ancora una volta, “fino al midollo”. Del resto non erano questi stessi dubbi, gazzo con passioni cabaliste di buona fami- Sono diversi, ma più lo si legge più si capisce come il fratello minore Isaac, premio Nobel, abbia imparato tutto, o moltissimo, da lui YOSHE KALB di Israel Joshua Singer (prefazione di Isaac B. Singer, traduzione di Bruno Fonzi, a cura di Elisabetta Zevi) ADELPHI PAGG. 281 EURO 18 DI GIAMPIERO FRASCA LINDAU PAGG. 142, EURO 14 ZOMBI glia ebraica e russa, costretto a sposare a 15 anni Serele, la figlia sempliciotta del padre chassid della galiziana e asburgica Nyesheve, il potente e incolto rabbi Melech, frettoloso di ammogliarsi per la quarta volta anche lui, con una giovinetta. Nahum all’inizio non sa quasi di essere un uomo, vorrebbe solo tornare dalla mamma. Vive in questa corte rabbinica più o meno medievale rifugiandosi nello studio e nel silenzio. Anche quando inizia a “conoscere” sua moglie, l’estraneità agli usi e all’ignoranza del luogo rimane totale. La sua separatezza finisce solo quando arriva Malka, la sposa del vecchio Melech, ragazza ribelle — fantastiche le scene in cui rifiuta di farsi tagliare i capelli o quelle in cui civetta con Nahum — : l’attrazione tra i due è palpabile e fatale. Dopo terribili disastri, Nahum sparisce. Cambia scena, siamo a Bialogura, uno shtetl russo-polacco: è spuntato un giovane uomo che tutti chiamano Yoshe il tonto, non parla, non legge, recita solo i salmi, lo scaccino lo sfrutta e lo ospita in casa, accanto alla figlia minorata e “facile” Zivyah. La tentazione tormenta Yoshe, che però non cede, rifugiato solo nel suo mutismo. Eppure tutto precipita. Costretto a sposare la ragazza, scompare la notte stessa. Scomparire, errare, lo dovrà fare ancora, perché è indubbio che non appartiene più a nessun luogo. Chi è? Perché se ne è andato? E dove ha vagato? È Nahum o Yoshe? È un santo o un bigamo impostore? «Non so», «L’uomo non sa niente di se stesso» continua a ripetere, tutti i tentativi di definirsi sono inutili. Che smarrimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA STORIA E POLITICA Più che un saggio è un vero atto di fede nei confronti di George A. Romero e del suo film che ha segnato un’epoca cinematografica. I due autori, insieme a interviste, interventi di altri registi propongono aneddoti, segreti e retroscena. DI GIOVANNI ALOISIO E LORENZO RICCIARDI ED. UN MONDO A PARTE PAGG. 212 EURO 4,99 BARRICATE DI CARTA Storia di due riviste che hanno fatto “storia”: Cinema & Film e Ombre Rosse, protagoniste della cultura italiana negli anni intorno al Sessantotto. La prima romana, nata sulla spinta del dibattito linguisticostrutturalista del periodo (Metz, Barthes, Jakobson, Pasolini) e l’altra torinese, più legata al discorso politico e alle posizioni del Movimento studentesco. DI GIANNI VOLPI, ALFREDO ROSSI E JACOPO CHESSA MIMEMIS PAGG. 337, EURO 24 A CURA DI ALESSANDRA ROTA DI WOLFGANG KRIEGER MIMESIS PAGG.354, EURO 24 UNA GITA IN BLU Come restare fedeli alla patria quando la crisi di un regime politico infrange l’unità nazionale e istituzionale? Ecco la domanda che, dopo l’8 settembre del’43, pesa sul giovanissimo diplomatico Attilio Perrone Capano. Il libro ne narra la vicenda, tra finzione e realtà. DI EVA FRAMARINO DEI MALATESTA TRAUBEN PAGG. 242, EURO 14 IL CATECHISMO DEI SOLDATI Trasformare la morte in guerra nell’estrema forma di salvezza. A questo scopo, tra ‘500 e ‘600, i gesuiti inventano un genere letterario assai particolare: catechismi illustrati, epistolari o diaristici rivolti alle singole coscienze di soldati miscredenti e mercenari. DI VINCENZO LAVENIA EDB PAGG. 113, EURO 9,80 DEL SALIRE IN POLITICA Oltre la patina della democrazia, regna la tecnocrazia. Se la prima, di diritto, esige la partecipazione di tutti i cittadini alle scelte politiche, di fatto è la seconda — di cui Irti indaga concetti, protagonisti e conseguenze — a governare la “res publica” con i suoi pochi esperti. DI NATALINO IRTI ARAGNO PAGG.176, EURO 16 A CURA DI GIULIO AZZOLINI la Repubblica RCULT DOMENICA 6 APRILE 2014 44 LIVE ARTS WEEK Dall’8 al 13 aprile a Bologna una settimana dedicata alle live arts: suoni, visioni, opere dal vivo LE CLASSIFICHE RILEVAZIONI DAL 24 AL 30 MARZO > IL PUNTO A CURA DI EURISKO NARRATIVA ITALIANA 1▲ [100] 2▲ [44 [36] 4▲ S SERRA GLI SDRAIATI FLORIS IL CONFINE DI BONETTI GAMBERALE PER DIECI MINUTI AA.VV. GIOCHI CRIMINALI MAZZANTINI SPLENDORE FELTRINELLI E.12 FELTRINELLI E.18 FELTRINELLI E.16 EINAUDI E.16,50 MONDADORI E. 20 Inseguendo un’ombra (Sellerio) resta saldamente in cima alla classifica, subito seguito da Braccialetti rossi di Albert Espinosa (Salani), c’è da segnalare una new entry, Supernotes (Agente Kasper e Luigi Carletti per Mondadori), drammatica vicenda dell’ex carabiniere diventato agente dei servizi segreti e poi del Ros. Ancora in ottima posizione Storia di una ladra di libri di Markus Zusak (Mondadori), probabilmente anche grazie alla concomitanza con il film, ancora nelle sale, di Brian Percival. La giovane americana Veronica Roth è al quarto e al quinto posto nella narrativa straniera con il primo e il terzo romanzo (Divergent e Allegiant, De Agostini) della sua trilogia “distopica” per ragazzi. Manca il secondo e si aspetta il film. 6▲ [23] 7▲ [17] AGENTE - CARLETTI SUPERNOTES RIZZOLI E.14 MONDADORI E.19 5▲ CAMILLERI INSEGUENDO UN’OMBRA SELLERIO E.14 CAROFIGLIO - CAROFIGLIO LA CASA NEL BOSCO [35] L’agente Kasper sulle tracce di Camilleri E Andrea Camilleri con VITALI PREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI RIZZOLI E.18,50 3▲ 8▲ [15] [31] GUCCINI NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE MONDADORI E.12 9▲ [14] 10▲ TOP TEN I LIBRI PIÙ VENDUTI 1 100 PUNTI 3 2 76 PUNTI 7 ANDREA CAMILLERI INSEGUENDO UN’OMBRA ALBERT ESPINOSA BRACCIALETTI ROSSI SELLERIO E 14,00 SALANI E 12,90 PAGG. 243 PAGG. 172 [12] NARRATIVA STRANIERA 1▲ [61] 2▲ [40] 3▲ [32] 4▲ [29] 5▲ LÄCKBERG LA SIRENA ZUSAK STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI SÁNCHEZ LE COSE CHE SAI DI ME ROTH DIVERGENT ROTH ALLEGIANT MARSILIO E.18,50 FRASSINELLI E.16,90 GARZANTI E.18,60 DE AGOSTINI E.14,90 DE AGOSTINI E.14,90 6▲ [25] 7▲ [23] 8▲ [22] 9▲ [18] 10▲ FREEMAN POLVERE ALLA POLVERE CONNELLY IL QUINTO TESTIMONE MOYES LA RAGAZZA CHE HAI LASCIATO TARTT IL CARDELLINO KING DOCTOR SLEEP PIEMME E.1,90 PIEMME E.19,90 MONDADORI E.16 RIZZOLI E.20 SPERLING & KUPFER E.19,90 [26] 3 61 PUNTI 2 CAMILLA LÄCKBERG LA SIRENA [17] MARSILIO E 18,50 PAGG. 446 4 44 PUNTI 5 6 36 PUNTI 1 8 33 PUNTI 2 ANDREA VITALI PREMIATA DITTA SORELLE FICCADENTI RIZZOLI E 18,50 PAGG. 447 SAGGISTICA 1▲ [76] 2▲ [33] 3▲ [30] 4▲ [28] 5▲ ESPINOSA BRACCIALETTI ROSSI RECALCATI NON È PIÙ COME PRIMA FRIEDMAN AMMAZZIAMO IL GATTOPARDO BROSIO RAGGI DI LUCE GIORDANO NON VALE UNA LIRA SALANI E.12,90 CORTINA E.13 RIZZOLI E. 18 PIEMME E. 19,50 MONDADORI E. 17 6▲ [19] 7▲ [16] 8▲ [15] 9▲ [11] 10▲ NORTHUP 12 ANNI SCHIAVO PANSA BELLA CIAO TREMONTI BUGIE E VERITÀ DEAGLIO INDAGINE SUL VENTENNIO PAPA 365 GIORNI CON TE NEWTON COMPTON E. 9,90 RIZZOLI E. 19,90 MONDADORI E. 18 FELTRINELLI E. 15 NEWTON COMPTON E. 10 [28] [9] 5 40 PUNTI 1 7 35 PUNTI 1 MARKUS ZUSAK STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI FRASSINELLI E 16,90 PAGG. 563 GIANRICO CAROFIGLIO FRANCESCO CAROFIGLIO LA CASA NEL BOSCO RIZZOLI E 14,00 PAGG. 185 VARIA > MONDO EBOOK L’ossessione dei cacciatori fuori catalogo 1▲ [22] 2▲ [9] 4▲ [9] 5▲ BALIVO DETTO FATTO AGASSI OPEN VON TROTTA HANNAH ARENDT. DVD MONDADORI E. 15,90 SPERLING & KUPFER E. 16 RIZZOLI E. 14,90 EINAUDI E. 20 FELTRINELLI E. 16,90 6▲ [8] 7▲ SLOAN INSTANT ENGLISH STEFANIA PARMEGGIANI DE AGOSTINI E. 12,90 GRIBAUDO E. 19,90 È TASCABILI Ossessione. Quella di un famosissimo scrittore nei confronti di una sua opera giovanile e quella dei cacciatori di libri perduti per un’opera da anni fuori catalogo. Le ossessioni si incrociano nei siti di scambio di file di testo ed ebook e sono certificate da BookFinder.com, un motore di ricerca che scandaglia le giacenze di oltre centomila librai nel mondo. Ogni anno il sito pubblica la lista dei cento libri fuori catalogo più ricercati. Nel 2013, secondo solo a Sex (volume di foto erotiche di Madonna scattate da Steven Meisel) si è piazzato Rage (in Italia con il titolo di Ossessione) di Stephen King. Il re dell’horror lo aveva pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman nel 1977. 3▲ POMROY-ADAMSON LA DIETA DEL SUPERMETABOLISMO JUDKINS 50 SEGRETI PER ESSERE CREATIVI LA storia di una [17] SLOAN ENGLISH DA ZERO 1▲ [15] COLLINS IL CANTO DELLA RIVOLTA HUNGER GAMES MONDADORI E. 13 6▲ 2▲ [8] [14] SÁNCHEZ IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE GARZANTI E. 9,90 [12] JAMES CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO MONDADORI E. 5 7▲ 8▲ [8] DE DONNO-NAVONE LORENZONI INGLESE IN 21 GIORNI SPERLING & KUPFER E. 12,90 3▲ [14] SÁNCHEZ ENTRA NELLA MIA VITA 8▲ [8] [10] 10▲ PARODI È PRONTO! COOP. MOGLIAZZE E. 19 RIZZOLI E. 17,90 4▲ [12] COLLINS LA RAGAZZA DI FUOCO HUNGER GAMES MONDADORI E. 13 GARZANTI E. 9,90 [11] 9▲ M. MOZZI-P. MOZZI-ZIGLIO LA DIETA DEL DOTTOR MOZZI 9▲ 5▲ [8] [7] [12] PAGG. 397 [25] [10] 10▲ JAMES CINQUANTA SFUMATURE DI NERO JAMES CINQUANTA SFUMATURE DI ROSSO DE SAINT-EXUPÉRY IL PICCOLO PRINCIPE ORWELL 1984 MONDADORI E. 5 MONDADORI E. 5 BOMPIANI E. 7,90 MONDADORI E. 9,50 [13] 2▲ [23] KINNEY DIARIO DI UNA SCHIAPPA GUAI IN ARRIVO! ILCASTORO E. 12 7▲ BOSETTI T-SHIRT & CO. DI MODA. VIOLETTA AA.VV. FROZEN IL REGNO DI GHIACCIO WALT DISNEY COMPANY E. 4,90 WALT DISNEY COMPANY E. 8,90 [12] 3▲ [22] 4▲ STILTON VIAGGIO NEL TEMPO 7 AA.VV. LEGGIMI UNA FIABA PIEMME E. 23,50 EDICART E. 0,99 8▲ BOSETTI SCARPE E BORSE DI MODA. VIOLETTA WALT DISNEY COMPANY E. 4,90 [8] 9▲ CORTINA E 13 PAGG. 159 MONDADORI E. 13 [9] 9 32 PUNTI 7 CLARA SÁNCHEZ LE COSE CHE SAI DI ME SEPÚLVEDA STORIA DI UNA LUMACA CHE SCOPRÌ L’IMPORTANZA DELLA LENTEZZA GUANDA E. 10 6▲ MASSIMO RECALCATI NON È PIÙ COME PRIMA COLLINS HUNGER GAMES RAGAZZI 1▲ KASPER AGENTE LUIGI CARLETTI SUPERNOTES MONDADORI E 19 [20] 5▲ [19] VACCARINO IL MIO DIARIO, UN ANNO DOPO VIOLETTA WALT DISNEY COMPANY E. 14,90 [11] 10▲ AA.VV. BEAUTY BOOK. VIOLETTA D’ACHILLE COLORA CON PEPPA PIG WALT DISNEY COMPANY E. 12,90 GIUNTI E. 3,90 [11] GARZANTI E 18,60 PAGG. 319 10 31 PUNTI 6 FRANCESCO GUCCINI NUOVO DIZIONARIO DELLE COSE PERDUTE MONDADORI E 12,00 PAGG. 148 la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 45 DIALOGANDO CON HUME All’Accademia dei Lincei di Palazzo Corsini a Roma il 10 alle 9,30 seminario sul filosofo empirista > LITTLE PEOPLE > MINIMA EDITORIA Brancaleone è una favola tutta musicale Argentina, nel cuore grande delle madri SILVANA MAZZOCCHI ALESSANDRA ROTA L A CAPACITÀ N ON perde colpi L’armata Brancaleone, storia strampalata di un altrettanto strampalato manipolo di improvvisati combattenti alla conquista di un feudo. La celebre avventura cinematografica firmata da Mario Monicelli nel ’66 (con Vittorio Gassman, Gian Maria Volontè, Enrico Maria Salerno) diventa un nobilissimo libretto per bambini con i disegni di Emanuele Luzzati, il testo di Furio Scarpelli, il cd con la canzone originale di Carlo Rustichelli e, alla fine, “Le parole di Brancaleone”, mini-dizionario aggiunto per capire vocaboli come attrippata, birro, caccavella, fantaccino, sanguinaccio, lampagione... Il riuscito (e gradito) binomio musica-testo proposto dalle edizioni Gallucci continua anche in Samarcanda di Roberto Vecchioni, brano che ha decretato la popolarità del cantautore, in realtà antica leggenda dei paesi arabi che racconta di un servo che, un giorno, incontrò la Morte al mercato del paese. Le illustrazioni sono magnifiche “ombre” di Corallina De Maria che “ritagliano” guerrieri e musici, cavalieri e streghe. Per i nostalgici della rivista musicale ecco la “riduzione” riservata ai più piccoli di Aggiungi un posto a tavola, commedia di Garinei e Giovannini. La voce calda di Johnny Dorelli e i disegni di Nicoletta Costa ne fanno un “vintage” da non perdere. E anche Louis Armstrong può essere un’occasione di lettura. Soprattutto se la sua What a wonderful world è accompagnata dal testo italiano (Il mondo che bello che è) e dalle immagini di Altan. L’armata Brancaleone di Furio Scarpelli Gallucci, pagg. 36, euro 14,90 con Cd ILLUSTRAZIONE DI ANNA GODEASSI Il saggio. L’analisi biopolitica del filosofo Remo Bodei racconta le generazioni come luogo di conflitti e tensioni Così cambiano le stagioni della vita ROBERTO ESPOSITO D A TEMPO si assiste a un trasferimento di fenomeni biologici dall’ambito della natura a quello della storia. Ciò riguarda da un lato il corpo degli individui, sempre più coinvolto nelle dinamiche del potere, dall’altro il succedersi delle generazioni. A tale mutamento si rivolge, con la consueta efficacia narrativa, il nuovo libro di Remo Bodei Generazioni. Età della vita, età delle cose (Laterza). Esso registra, come un sapiente sismografo, il transito semantico che tale nozione sperimenta rispetto alla sua declinazione classica. Tradizionalmente intesa come eterno ciclo delle tre stagioni della vita umana – giovinezza, maturità e vecchiaia –, la generazione diventa epicentro di tensioni e conflitti che riguardano la storia e la geografia, l’economia e la politica. A mutare è intanto la percezione che abbiamo di noi stessi nelle tre età della vita. Contro l’antico luogo comune che colloca la saggezza nella sua seconda metà, già Machiavelli rilevava come gli anziani comprendano il proprio tempo meno dei giovani. Rispetto a queste due tesi contrapposte una valutazione più equilibrata è parsa sempre quella di Aristotele, che pone il culmine della vita nella maturità, in cui si assommano le virtù GENERAZIONI e si temperano i difetti delle altre età. QueEtà della vita, età sta visione tradizionale comincia, però, a delle cose vacillare sotto la spinta delle grandi tradi Remo Bodei sformazioni che investono le popolazioni EDITORI LATERZA europee già nel Settecento, intensificanPAGG. 96 dosi nei due secoli successivi. Se già alla fiEURO 14 ne delle epidemie della lebbra e della peste la mortalità infantile tende a decrescere, successivamente la giovinezza si protrae sempre più, invadendo lo spazio un tempo riservato all’età adulta. La quale, con l’al- lungamento progressivo e sempre più accelerato della vita, si vede adesso insidiata anche da una vecchiaia essa stessa dilatata nel tempo. Così l’aumento degli estremi restringe sempre più la fascia della maturità – se oggi un quarantenne è definito ancora giovane, un sessantenne entra già nell’aspettativa del pensionamento. Questa mutazione determina una doppia conseguenza. Da un lato una differenziazione geopolitica tra Paesi a diverso tasso di sviluppo demografico: mentre nel vecchio mondo, caratterizzato da una forte crisi di natalità, i nonni superano i nipoti, nei cosiddetti Brics – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – la proporzione s’inverte. L’altro effetto di questa vera e propria svolta biopolitica è quello di un latente conflitto tra generazioni. In Italia da qualche tempo non si parla altro che di “gerontocrazia” e di “rottamazione”, a testimonianza di un passaggio generazionale che stenta ad adattarsi al patto sociale della restituzione tra vecchi e giovani. Senza il quale, tuttavia, la società è destinata a perdere il suo collante interno e a disgregarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA d’intrecciare lampi di poesia con il realismo più crudo, Giovanni Greco l’aveva dimostrata già con Malacreanza, il suo pluripremiato libro d’esordio. E ora, con L’ultima madre conferma la sua sapienza nel costruire scenari reali mischiati a vicende inventate. Era nato come spettacolo, dopo un’inchiesta sui desparecidos nell’Argentina e sulle donne di Plaza de Mayo, poi è diventato un romanzo. Sono madri le protagoniste della storia: Maria, vedova di un operaio di origini italiane, che cerca ostinatamente i suoi figli, Pablo e Miguel, due gemelli ventenni fatti sparire insieme a tanti altri dissidenti e Mercedes, figlia di un generale legato alla dittatura. Si finge incinta e arriva a simulare il parto quando suo padre e suo marito le consegnano due neonati, gemelli anche loro, sottratti a una giovane attivista antiregime. La cadenza del narrare di L’ultima madre ricorda il ritmo lento e ricco di certi romanzi della letteratura sudamericana. Ma, ad ampliarne il respiro è il richiamo ad altre tragedie della Storia. Il racconto va dall’Argentina degli anni Settanta ai nostri giorni. Filo conduttore, l’eterno tema della sopraffazione. E della giustizia, non solo quella negata e pubblica, ma anche quella privata che nasce dall’amore e che genera una energia illimitata, spesso la più “rivoluzionaria”. È il caso delle madri e le nonne della plaza de Mayo. Ecco allora da una parte Maria, che abita in un barrio di Buenos Aires, dall’altra Mercedes esponente di quella ricca borghesia. Poli estremi di un grande affresco popolato da militari nostalgici, madri eroiche. L’ULTIMA MADRE Giovanni Greco Nutrimenti-Indies Pagg. 382, euro 17 la Repubblica RCULT DOMENICA 6 APRILE 2014 46 TORINO ANTIQUARIA Fino al 13 aprile al Lingotto la mostra mercato di alto antiquariato: mobili, quadri, sculture, tappeti, gioielli, argenti di epoche diverse, selezionati da settanta gallerie CORTONA Il fascino discreto e duraturo degli Etruschi GIUSEPPE M. DELLA FINA CORTONA «I NVERO tu, Serenissimo Principe, vedrai con piacere da questo libro quanta gloria venne alla tua Patria fin da tempi antichissimi». Così si esprime, nella dedica al Granduca di Toscana Cosimo II, l’erudito scozzese Thomas Dempster in apertura della sua opera – il De Etruria Regali – composta, mentre si trovava a Pisa, tra il 1616 e il 1619. Il Serenissimo Principe gradì l’omaggio, ma non fece nulla per renderne possibile la pubblicazione, d’altronde l’attenzione per gli Etruschi che era stata centrale nell’ideologia politica del Granduca precedente Cosimo I – arrivato a fregiarsi del titolo di Magnus Dux Etruriae – era andata calando con gli inizi del Seicento. Il voluminoso manoscritto rimase quindi inedito per più di un secolo, New York. Dipinti, sculture, cornici vuote... Alla Neue Gallery una mostra rilegge in chiave politica l’esposizione che mise alla gogna le avanguardie ANNA OTTANI CAVINA NEW YORK “A sino a quando un giovane aristocratico inglese, Thomas Coke, in Italia per curare la sua formazione classica, lo acquistò e ne finanziò la pubblicazione affidandone la cura a Filippo Buonarroti, uno dei maggiori antiquari del tempo. Il successo fu notevole e duraturo e portò gli Etruschi nel pieno del dibattito culturale europeo dando avvio a una stagione – con luci ed ombre – chiamata Etruscheria durante la quale al popolo etrusco venne riconosciuto ogni primato compreso quello della bellezza femminile. Tale vicenda è al centro della bella mostra Seduzione etrusca. Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum allestita a Cortona, nella prestigiosa sede di Palazzo Casali che ospita un’istituzione culturale, l’Accademia Etrusca, sorta nel 1726, proprio in quella temperie culturale e che vide l’adesione di Montesquieu, Voltaire e Winckelmann. Il percorso espositivo – grazie a una serie di preziosi prestiti del British Museum – consente poi di comprendere l’attrazione del mondo anglosassone per gli Etruschi che ha saputo attraversare il Settecento, l’Ottocento e il Novecento investendo sia la letteratura che la manifattura artistica soprattutto nel settore della ceramica. © RIPRODUZIONE RISERVATA British Museum I prestiti della collezione etrusca del British Museum di Londra BBIAMO avuto il futurismo, l’espressionismo, il cubismo, perfino il dadaismo. Può la pazzia andare oltre?”. In visita alla mostra sull’arte ‘degenerata’ apertasi a Monaco alla Haus der Kunst il 9 dicembre 1937, il Führer brutalmente dava voce alla filosofia culturale del Terzo Reich. Sono passati tanti anni. La storia di quella prima esposizione itinerante (idea non banale di Göbbels: Monaco, Berlino, Lipsia, Vienna, Francoforte… dodici grandi città; 65 l’avevano richiesta!) è stata rivisitata molte volte, anche nel successo paradossale e non voluto La demonizzazione del Moderno nel Terzo Reich Arte degenerata (2.600.000 presenze), che impose all’attenzione dell’Europa il piatto forte tedescoespressionista nel menù delle avanguardie, messo a punto quasi esclusivamente nell’alta cucina di Parigi. Oggi a New York, alla Neue Galerie sulla quinta strada, Degenerate Art: The Attack on Modern Art in Nazi Germany, 1937 (fino al 30 giugno) ricostruisce quella demonizzazione del Moderno che portò alla confisca in Germania di oltre 22.000 opere d’arte, 5000 i dipinti. Stipate, sbilenche, appese a delle corde secondo una drammaturgia espositiva che tendeva a creare delle “camere degli orrori” in sequenza, 600 di quelle opere furono messe alla gogna alla Haus der Kunst nel 1937, in contrasto programmatico con la pittura “ariana” e accademica di Adolf Ziegler che, ugualmente a Monaco, veniva celebrata nelle sale neoclassiche della Haus der Deutsche Kunst, quella sì la vera Casa dell’Arte Germanica. La capitolazione culturale di quei giorni è impressa da sempre nella memoria di noi europei, costretti a riavvolgere il nastro della storia che ci ha coinvolto molto da vicino, quando la separazione allora introdotta fra arte legittimata dallo Stato e arte “degenerata” finì per aprire la strada a distinzioni perverse in tema di religione, pensiero, libertà, infine diritto alla vita. A New York, dove massima è la concentrazione dei survivers alle stragi naziste, la mostra ha un impatto ancor più emozionale. Non è il riscatto (ormai incontestato) dell’espressionismo tedesco a colpire le fila dei visitatori, sono i cinque minuti di proiezione del cortometraggio girato da un fotografo americano nel 1937. Prestato dall’archivio ebraico di Steven Spielberg, questo frammento è il solo rimasto a documentare l’arroganza dei despoti in visita alla Entartete Kunst, quei gerarchi di piombo e quella gente silenziosa e sgomenta che si fa strada fra le sculture ammassate di Ludwig Gies e di Ernst Barlach. Prima che sull’Europa scenda la notte. Nell’accrochage caotico e ostile del 1937, passano Klee, Kandinsky, Chagall, Otto Dix, CAPOLAVORI Da sinistra in senso orario il trittico “Partenza” di Max Beckmann dipinto tra il 1932 e il 1935; “Una comunità di artisti” di Ernst Ludwig (1880-1938); “Eterni vagabondi” di Lasar Segall (1919) la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 47 RIAPRE PALAZZO DELLA RAGIONE Dal 12 aprile il Palazzo della Ragione di Verona apre al pubblico come sede della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti LE MOSTRE DA VEDERE IN ITALIA E IN EUROPA MODENA In mostra 20 immagini di paesaggio di grande formato, scattate tra il 1996 e il 2013 dal fotografo, esponente della Scuola di Düsseldorf con Ruff, Struth, Gursky e Candida Höfer. Il mistero è tema portante della sua opera, che affonda le radici nel Romanticismo tedesco. MILANO Terra, aria, fuoco le ceramiche di Nanni Valentini FABRIZIO D’AMICO AXEL HÜTTE FORO BOARIO DAL 12 APRILE MILANO Retrospettiva epocale dedicata al maestro della scuola lombarda del Cinquecento, tra gli artisti più amati da Federico Borromeo. La mostra, organizzata con la Pinacoteca di Brera, ripercorre tutta l’attività, dalle ricerche giovanili ai dipinti della maturità, attraverso le opere presenti in città e i prestiti da musei europei e americani. BERNARDINO LUINI PALAZZO REALE DAL 10 APRILE SENIGALLIA Plastiche maiolicate tra Marche e Romagna nell'età del Rinascimento. Nel forte edificato dai Della Rovere, da vedere la rassegna che approfondisce la produzione del territorio, forse il più ricco di ceramiche maiolicate, attraverso una selezione di capolavori, provenienti da musei e soprattutto da collezioni private. LACRIME DI SMALTO ROCCA ROVERESCA DAL 12 APRILE Nolde, Schwitters, Max Ernst, Kokoschka, Beckmann, Grosz, Picasso… in nome di un’azione “educativa” e di censura. Censura di cosa esattamente? La risposta è che le avanguardie non avevano soltanto ridefinito in modo radicale le forme dell’arte. Avevano anche introdotto un’idea soggettiva e assoluta di libertà. E questo soggettivismo, che si era espresso con linguaggi estremi e destabilizzanti, appariva inconciliabile e sovversivo rispetto al progetto nazista di ordine e comunità controllata. In questa chiave, decisamente politica e di risarcimento alla tragedia ebraica, è stata realizzata questa mostra nel tempio della civiltà austro-tedesca a New York, quella Neue Galeriepiena di ci simbolicamente vuote che, nell’assenza, stanno ad evocare le opere perdute. C’è naturalmente il film di George Clooney, apologia in chiave western dei Monuments Men, ma c’è soprattutto l’affare Cornelius Gurlitt, il misterioso recente ritrovamento a Monaco di un bottino di 1406 opere trafugate dai nazisti (Matisse, Picasso, Beckmann, Klee, Kokoschaka …). Ancora più inquietante perché Gurlitt è ebreo, figlio di un potente mercante di Dresda, che in prima linea, nella cerchiadiGöbbels,avevapilotatoisequestridell’arte “degenerata” spogliando le collezioni ebraiche in Germania. L’ombra lunga del collaborazionismo tocca del resto anche la nonresistenza al potere del pittore Emil Nolde, A colpire non è il riscatto dell’espressionismo tedesco ma il filmato che racconta l’arroganza dei despoti LA NASCITA DELL'ALBERTINA ALBERTINA FINO AL 29 GIUGNO MADRID L'atelier come paesaggio interiore e laboratorio sperimentale. La mostra raccoglie 80 dipinti, 60 disegni e 20 fotografie che invitano a riflettere sul luogo dove l'artista conviveva con le modelle, riceveva amici e famigliari. Il percorso si snoda tra gli autoritratti del 1906 e del 1969, in mezzo tutta una vita e numerosi traslochi. PICASSO. NELL'ATELIER FONDAZIONE MAPFRE FINO ALL'11 MAGGIO farsi strada tra le opere ammassate di Gies e Barlach charme, diventata, con il suo molto viennese Café Sabarsky, uno dei luoghi del cuore della città, monito perenne nei confronti dell’ideologia hitleriana. Due gigantografie si affrontano all’ingresso: la fila dei visitatori a Berlino(1938)perlamostra“EntarteteKunst” e la fila senza fine degli ebrei smarriti, scaricati come bestie alla stazione di AuschwitzBirkenau, anno 1944. Come dire che esistono delle relazioni e quello che era accaduto nell’ambito della cultura non poteva non essere presagio di rovine devastanti. Molte sono le ragioni che accendono oggi la curiosità della gente attonita davanti ai dipinti, alle sculture, alle fotografie, alle corni- VIENNA Da Dürer a Napoleone. Una mostra spettacolare racconta la storia del museo attraverso la vita e gli acquisti dei suoi fondatori, Alberto di Sassonia-Teschen e sua moglie Maria Cristina d'Asburgo, figlia di Maria Teresa. La coppia infatti raccolse con i consigli di Giacomo Durazzo una straordinaria collezione d'arte e grafica. anche se si deve ogni volta ricordare che la linea di demarcazione, nell’inferno del Reich, passava attraverso compromessi non negoziabili: per non soccombere, Ernst Ludwig Kirchner nel 1938 decise di spararsi una pallottola alla testa. Questo cercava di spiegare in anni recenti la scrittrice Christa Wolf, anche lei coinvolta nella ragnatela di spie della Stasi, i servizi segreti della DDR. Citando, a sua difesa, il verso di un grande romantico tedesco, Friedrich Hölderlin: “Was bleibt … quello che resta, alla fine, è quello che il poeta ha creato”. Una scheggia di luce alle porte della notte. © RIPRODUZIONE RISERVATA SAINT PAUL DE VENCE La fondazione compie 50 anni. Avvia il programma delle celebrazioni la mostra sull'opera dell'architetto catalano Josep Lluis Sert, autore del Padiglione della Spagna all'Esposizione di Parigi del 1937, che tra il 1959 e il 1964 progettò la bella sede dell'istituzione, immersa nel verde. L'ARTE E L'ARCHITETTURA DI SERT FONDATION MAEGHT FINO AL 9 GIUGNO A CURA DI LUISA SOMAINI N ANNI Valentini era convinto che ogni uomo che si dava all’arte custodisse nel cuore e nella mano un proprio segno, un proprio colore, una propria immagine. Un proprio luogo: e che quel luogo ciascuno dovesse trovare per segnare una strada nuova, buona per sé e percorribile da altri; «anche lontano dai clamori dell’avanguardia», scrisse una volta. Anche se poi proprio l’avanguardia egli amò soprattutto: da Nietzsche a Bachelard, da Barthes a Pasolini, da Villa a Derrida. A tanti altri, anche presi disordinatamente, senza far gerarchie. Una delle ultime volte, l’ho incontrato a Roma (credo stesse preparando una sua mostra in una piccola libro-galleria di cui curava con intelligenza il programma Mario Quesada); mi ripeté quanto aveva scritto una volta, che non credeva di «essere un vigliacco», e per questo voleva rischiare d’incontrare le persone anche differenti da lui; e conoscere le loro anime, purché quegli incontri avvenissero «lontano da esercizi di retorica e da suggestioni di successo». Per questo, pensai, lui che aveva avuto la solidarietà di Fontana, che era stato amico di Tancredi ed era andato a cercare Licini a Monte Vidon Corrado, stava adesso lì, ad un tavolo di una anonima trattoria del Celio, a parlare del suo “segno”e del suo “luogo” con me. Sarebbe morto non molto tempo dopo: e quel giorno del 1985 se ne andava con lui uno dei più grandi scultori in ceramica che avessimo mai avuto. La sua notorietà è oggi incomparabile al suo valore: per questo è giusta la bellissima retrospettiva che gli dedica adesso (fino al 27 aprile; catalogo Officine Saffi) il Museo Diocesano di Milano, curata da Paolo Biscottini e da Flaminio Gualdoni, che già ordinò, al Pac di Mercedes Garberi nel 1984, la mostra principale della sua ultima stagione. Nella quale Valentini — che espose quell’anno, fra l’altro, a Barcellona, Parigi, Roma e più volte ancora a Milano — presentò l’Annunciazione, due grandi colonne cave di gres che anche oggi occupano lo spazio centrale di una delle sale del Museo. Si guardano, emozionate ovunque dai segni che ne percorrono le concavità, quelle due figure, che svettano altere nello spazio, spargendovi l’eco turbata delle ruggini, delle opacità, delle vampe improvvise e dei riflessi luminosi delle terre che hanno traversato il fuoco del forno. E che costruiscono così, dialogando fra loro, il loro “luogo”, tetragono ai rumori del mondo. E tetragono, allo stesso modo, è lo spazio raccolto e segreto della Casa che, al suo interno, porta la traccia del volo dell’angelo che l’ha visitata, nell’ombra di un’ala azzurra sul muro rossastro: forse l’angelo della storia, come voleva Benjamin per Klee, che corre verso il futuro con “la bocca aperta, le ali distese”; o l’“angelo immenso” di Rilke, come diceva Valentini. Angelo che è ormai solo memoria, nascosto nel grembo della casa, oltre la sua soglia che, aperta, lascia intravedere quella macchia d’azzurro. La soglia, la maschera d’un volto assente, l’angelo dell’annuncio; e ancora il gorgo, il cratere, il capro, sono le immagini di Valentini, disperse negli anni brevi, ma gremiti di lavoro, della sua maturità. Sono immagini primordiali, traversate spesso con allarme dalla cultura occidentale. Che egli ci ha restituito prima che i fantasmi del caos e delle tenebre della ragione l’abbiano potute avvolgere. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il segno Nanni Valentini. La mostra racconta il percorso dell’artista la Repubblica RCULT DOMENICA 6 APRILE 2014 48 Straparlando Il fondatore di “Repubblica” compie oggi novant’anni. Ci confessa ricordi, paure, desideri. E affronta nuove sfide intellettuali Eugenio Scalfari “Ho inseguito l’ideale di perfezione ma la verità è che danziamo sul caos” ANTONIO GNOLI I anagrafici sono la sola cosa che non possiamo travisare: «Sono nato il 6 aprile del 1924». Oggi compie novant’anni. Ragguardevole età che Eugenio Scalfari soppesa con affetto e disincanto: «Non c’è modo di chiedersi quanto tempo ci resta. Bisogna vivere come se fosse sempre l’ultimo giorno pieno», aggiunge. Osservo le mani venate di azzurro e l’ampia poltrona che avvolge il corpo magro. La mansarda dove sostiamo, all’ultimo piano di un attico non distante dal Pantheon, è carica di libri. È un pomeriggio romano. Lieve. Che si smorza nel sole barocco: «Vorrei che tu vedessi la terrazza. Le città osservate dall’alto sono come gli amori visti da lontano, hanno meno difetti». Mi viene da pensare che in quelle parole si nasconda un lato romantico. Una moltitudine di emozioni. Mi sorprende l’energia. E la pienezza dei giorni di cui parla: «Vivono di una densità diversa rispetto al passato e sono trafitti da pensieri ulteriori», precisa, con un velo di sorriso. Quali pensieri? «Intorno alle condizioni del tuo corpo. Lentezza, fragilità e quella sensazione che il tempo non lavori più a tuo favore». Ma non necessariamente contro. «No, infatti. Siamo animali simbolici e desideranti: costruiamo mondi, relazioni. Viviamo di immaginazione e di futuro. Ma c’è sempre un limite: un segno ineludibile. Un calcio in faccia alla realtà. Ho letto, da qualche parte, che l’esistenza della morte ci obbliga a non essere perfetti». Hai mai teso alla perfezione? «È un’ideale. O almeno così per lungo tempo l’ho pensata. La verità è che danziamo dentro il caos». Cercando un senso e un ordine? «Cercando, certo. Ma dubito che la perfezione sia di questo mondo». Le tue incursioni nel cristianesimo e nella fede farebbero pensare a un bisogno di chiarezza ulteriore. «Fa parte del bagaglio di un buon laico interrogarsi sulle grandi questioni che sono teologiche ma anche filosofiche. Resto un non credente». E questo papa? «Questo papa cosa?». Così diverso. «È la Chiesa che ti sorprende». Monarchia seria. «Le istituzioni vere, forti, collaudate sanno forse reagire meglio alla crisi dei tempi». Cosa ti sorprende? DATI L’APPUNTAMENTO Domani alle 17,30 al Teatro Argentina di Roma l’evento con cui Repubblica e l’Espresso festeggiano i novant’anni di Eugenio Scalfari «L’assoluta singolarità. Sembra un uomo estraneo a ogni gesto ieratico». Ed è un bene? «La forma è importante. Ma lui ha ridato sostanza al gesto. Con semplicità. Qualche tempo fa ero ricoverato per una polmonite. Verso la fine della mia degenza mi annunciano una sua telefonata: c’è il papa in linea, mi dice l’infermiera. Non so come l’abbia saputo. Prendo la chiamata. Mi chiede: come sta? Rispondo: molto meglio. Lei non ha risposto, replica. Avverte dolori? Ha la tosse? Come si sente? No, no, sto bene, dico io, apprensivo. Allora auguri. E mette giù il telefono». Sbrigativo ma efficace. «È la naturalezza della sua parola e del comportamento che mi colpiscono. Insieme alla dolcezza e alla partecipazione all’altro». È stato così con qualche altro papa? «Non ne ho conosciuti molti. Ma li ho criticati quasi tutti. In particolare Pio XII. Ora che mi ci fai pensare ricordo un’udienza pubblica cui fui ammesso con mia madre. Avevo quattordici anni. Poco dopo ci saremmo trasferiti da Roma a Sanremo». Che anno era? «Il 1938. Mio padre fu chiamato a dirigere il Casinò della città. Era avvocato. Ma gli piacevano le donne e un po’ le carte. Io fui iscritto al liceo Cassini. Arrivando dal Mamiani temevo che non mi sarei adattato facilmente». Alludi a un certo provincialismo. «I piccoli centri sono così. Mi avevano soprannominato “Napoli”. Agli occhi della classe incarnavo il meridionale. Tra l’altro non ero mai stato a Napoli». Una forma di razzismo? «Blando, goliardico. Ma anche fastidioso. Smisero alla fine del primo trimestre. Nel frattempo si era formato un gruppo di studenti animato dagli stessi interessi culturali. Nella classe c’era Italo Calvino. Diventammo compagni di banco. Entrambi ci mettemmo a capo di questo gruppo. Ne sollecitammo gli aspetti più originali, le curiosità più riposte, le letture meno convenzionali. Italo disse che tutto quello che ci stava capitando accadeva nel nome di Atena, la dea dell’intelligenza e della Polis». Il mondo greco contro quello romano vagheggiato dal fascismo? «Eravamo studenti e non c’era un contrasto così netto. Ma ci sembrava di aver costruito una cul- tura parallela e autonoma rispetto a quella sviluppata dal fascismo». Ma tu eri fascista? «Convinto, e quando nell’inverno del 1943 il vicesegretario del partito Carlo Sforza mi cacciò dai Guf caddi, per alcuni giorni, in una specie di depressione». Non riesco a immaginarti affranto. «Era accaduto tutto in un attimo. Sforza mi contestò violentemente alcuni articoli che avevo scritto per Roma fascista. Mi strappò le mostrine e mentre mi sollevava da terra tenendomi per il bavero della divisa gli guardavo atterrito i polsi delle mani: tanto grandi da sembrare le cosce di un uomo. Ad ogni modo fu così che cominciai a rendermi conto che un’altra società era possibile. E che gli anni del liceo e le amicizie strette allora non erano passati invano». Come spieghi quel mondo parallelo di interessi e lettu- la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 Il potere Papa Francesco Ha bisogno di un po’ di saggezza Altrimenti senza si finisce dritti nelle tragedie di Shakespeare Ho sempre criticato tutti i predecessori Ma di lui mi colpisce la naturalezza della parola e del comportamento DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI re che poco avevano a che fare con il fascismo? «Negli ultimi anni in cui ho diretto Repubblica e in quelli successivi ho molto intensificato la mia ricerca letteraria, filosofica e religiosa. All’inizio qualcuno si sorprendeva di questi miei interessi in un certo senso lontani dal giornalismo. Dimenticando così che le mie prime letture furono ampiamente letterarie e filosofiche. Ricordo la mia prima lettura al liceo: Il discorso sul metodo di Cartesio. La chiarezza espositiva del testo, unita all’idea che il pensiero ha bisogno di regole, mi formò nel profondo. Tanto è vero che il mio approdo successivo all’Illuminismo non sarebbe stato così convinto senza Cartesio». In questi anni il tuo entusiasmo per il secolo dei Lumi si è un po’ raffreddato. Hai spinto in primo piano figure come Montaigne che relativizza la ragione, o come Nietzsche che la distrugge. Sei giunto alla conclusione che il mondo non era solo progresso e felicità? «Sai, non è che gli illuministi, a parte qualche incallito materialista, fossero tutti beatamente rivolti alle sorti progressive della ragione. Diderot era ben conscio delle trasformazioni e della crisi del proprio secolo. E lo stesso Voltaire non fu da meno. Per non parlare della sensibilità protoromantica di Rousseau». Insomma non fu solo il secolo dell’ottimismo? «È così. Poi, sai, nell’intraprendere il lungo viaggio nella modernità, ero consapevole che il quadro mentale che si delinea da Montaigne in poi è mosso, frastagliato, insidioso e perfino contraddittorio. Accennavi a Nietzsche. Non mi sento nicciano. Ma so anche che se vuoi occuparti di filosofia — ossia di una delle forme supreme dei modi del pensare — non puoi prescinderne». In che senso? «Con lui si conclude la lunga epoca della modernità. Non è un fatto trascurabile. Mi colpiva che Nietzsche — nei primi giorni della sua follia, quando gli amici lo andavano a trovare a Torino — avesse accanto al letto gli Essais di Montaigne. Cioè la riflessione con cui ha inizio il viaggio nella modernità». Perché sostieni che quel viaggio si conclude con Nietzsche? «Perché dopo di lui non si può più pensare e scrivere di filosofia in modo sistematico. Non esiste più un centro da cui si irradia tutto il resto. La perdita della centralità dell’uomo comporta l’infinita moltiplicazione dei centri». Quindi ciascuno diventa centrale a se stesso? «Gottfried Benn — che fu un ufficiale medico ma soprattutto un saggista di talento — fa un’osservazione interessante: ho capito perché Nietzsche scrive per aforismi. Chi non vede più connessione può procedere solo per episodi. E noi, aggiungo io, presi singolarmente siamo degli episodi. Io sono il centro della mia periferia che è, a sua volta, la mia circonferenza. Nietzsche comprese che i grandi sistemi filosofici erano tramontati». Tutto questo non crea smarrimento? «Cambia il quadro mentale, si modificano i punti di riferimento. Non puoi più oggi metterti a scri- 49 LE TAP PE GLI INIZI Trasferitosi da Roma a Sanremo (dove il padre è chiamato a dirigere il Casinò), frequenta il liceo classico Cassini e stringe una profonda e duratura amicizia con Italo Calvino, suo compagno di banco vere Il discorso sul metodo come fece Cartesio. Sarebbe ridicolo». Devi mettere in gioco te stesso? «Devi farlo: ogni riflessione che riguarda il mondo ti interpella in prima persona. E non solo perché Freud ha scoperto l’inconscio, ma perché la vita — la tua vita e quella degli altri — si è letteralmente scomposta. Lo capì benissimo Rilke quando scrisse il primo grande romanzo dell’ultima modernità: I quaderni di Malte Laurids Brigge». Un romanzo sovrastato dall’idea della morte e del ricordo. «Fra tutti gli animali l’uomo è il solo che conosce l’invecchiamento e scoprendo la morte fa di tutto per allontanarla, attraverso il ricordo». Lasciare di sé una traccia? «Per questo leggiamo Omero da tremila anni e Shakespeare da cinquecento. Ma anche il ciabattino del vicolo accanto vuole fare delle belle scarpe, non solo per lasciar prosperare la sua bottega ma perché così forse sarà ricordato». È un trauma così forte essere dimenticati? «In qualunque forma si presenti non amiamo l’abbandono. L’oblio esiste. E la traccia serve a combatterlo, a rinviarlo. Quello che abbiamo fatto di importante desideriamo che resti». Sei molto narciso? «L’ho anche scritto». E vanitoso? «È un sentimento che mi infastidisce. I nostri tempi sono dominati dalla vanità, come trastullo infantile. Ma essa è anche la forma più ridicola dell’ambizione. Che invece, entro certi limiti, è un tratto sano e importante del carattere». Importante per il successo? «Più che per il successo tout court, per il modo in cui lo persegui e lo ottieni. E soprattutto in vista di cosa». Il potere ha bisogno della saggezza? «Senza un po’ di saggezza si finisce dritti nella tragedia scespiriana». E il tuo potere come lo giudichi? «Noto in me una forte componente “paterna”. Capisco che la definizione è insolita. Ma credo mi corrisponda. Del resto, è il tratto del narciso: consapevole che solo amando gli altri può essere a sua volta amato». La tua vita è stata governata dal “due”? «Che cosa intendi?». È un numero che ricorre spesso: due sono i giornali che hai fondato e diretto, due figlie, due mogli, due le grandi esperienze culturali che hai condotto. Mi fermo qui. «Molte delle cose che elenchi sono legate al caso. Però è vero, sento che un “doppio” c’è in me. Mi piace immaginarlo legato ai desideri. Essi misurano la mia vitalità». Ma anche le tue contraddizioni? «Indubbiamente. Si può desiderare il bene del prossimo e avere cupidigia di potere, di femmine, di ricchezza. Non è il mio caso per fortuna». E i tuoi desideri come sono? «I desideri sono la sola cosa che la vecchiaia non ridimensiona. Per quanto mi riguarda sono stato un uomo plurimo e i miei desideri notevoli e spesso contraddittori. Ho dovuto conciliarli tra dolori e felicità». Il desiderio allontana la morte? «Per il fatto stesso di impegnare il futuro l’allontana. Ma anche quello che realizzi ti distanzia da essa». È la società con i suoi meccanismi celebrativi? «La festa e i riconoscimenti appartengono alla nostra antropologia. Perfino i miei novant’anni non sfuggono a questo impianto». Non temi la monumentalizzazione? «Dici l’eccesso di retorica?». Sì. «Certe cose mi imbarazzano e la pomposità, francamente, non mi piace. Ma non vorrei neppure che tutto si risolva in una malinconica ballata. Se è vero che uno dei modi per esorcizzare la morte è, come ti dicevo, nella traccia che lasci, questa la trovi anche quando si celebra un anno tondo e importante come i novanta». Ti fa paura la morte? «No, temo la sofferenza. Ma so che la morte è il nostro orizzonte. Ogni vera storia umana dovrebbe cominciare da qui, dalla fine». © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GIORNALISMO Laureato in giurisprudenza, si dedica alla collaborazione con Il Mondo e l’Europeo prima di fondare il Partito Radicale nel 1955 e diventare nello stesso anno direttore amministrativo (e nel ’63 anche editoriale) del neonato l’Espresso LA REPUBBLICA Dopo un’esperienza in parlamento come deputato socialista dal ’68 al ’72, fonda il quotidiano La Repubblica, che debutta in edicola il 14 gennaio 1976 con un formato inedito, ottenendo un grande successo editoriale I LIBRI Lasciata la direzione di Repubblica nel 1996 si dedica alla scrittura e alla ricerca filosofica con libri di successo, tra cui il recente Dialogo con Papa Francesco. È ora in edicola e nelle librerie Racconto autobiografico la Repubblica RCULT SPETTACOLI DOMENICA 6 APRILE 2014 50 LA SCENA EUROPEA TEATRO FESTIVAL “Puerilia” visita la terra dei lombrichi Improprio chiamarlo solo teatro per ragazzi. “Perilia” è un festival di convegni, laboratori con gli studenti e spettacoli legati al particolarissimo lavoro che Chiara Guidi, artista della Societas Raffaello Sanzio, sta elaborando per una pratica teatrale rivolta ai ragazzi. Oggi alle 16.30 da vedere lo spettacolo La terra dei Lombrichi. Segue alle 18 l’incontro con Stefano Chiodi. Cesena, T. Comandini, fino al 13 www.raffaellosanzio.org RISCRITTURE MUSICA OPERA ginario di Palermo. A meno di un anno dalla scomparsa di Scaldati, il Teatro Biondo Stabile di Palermo rende omaggio alla sua travagliata e lirica creatività producendo appunto un’edizione di Lucio, risalente al 1977, e affidando il testo a un regista come Franco Maresco (che aveva diretto Scaldati nel suo film Il ritorno di Cagliostro), coinvolgendo un artista rappresentativamente isolano come Cuticchio, concittadino per nascita, e per fedeltà costante a impegno, insofferenza e misteri della lingua. Al suo fianco, in questo manifesto onirico tra vita e morte, figurano Melino Imparato e Gino Carista. (r.d.g.) Mariella Devia è Maria Stuarda L’inossidabile Mariella Devia, in alternanza alla debuttante Cristina Giannelli, è la protagonista di Maria Stuarda di Donizetti che va in scena nella stagione del Filarmonico di Verona con l’allestimento già visto al Festival Donizetti (regia di Federico Bertolani) con Sebastiano Rolli sul podio. Antagonista della Devia, nelle vesti di Elisabetta, Sonia Ganassi. Verona, Teatro Filarmonico, da oggi www.arena.it Palermo, T. Biondo, dall’8 www.teatrobiondo.it “Les Troyens” con Pappano Passa per Artaud, per Carmelo Bene e per Leo de Berardinis, e attinge a echi di Shakespeare e a squarci della ricerca di oggi, l’Ubu Roi di Alfred Jarry riconcepito, diretto e co-interpretato da Roberto Latini, con una compagnia d’attori sintonizzati su una tragedia-commedia. Cinque atti, quasi cinque ore di musica, Les Troyens di Berlioz è il sogno di ogni teatro. Coproduzione con Londra, con l’allestimento 2012 di David McVicar, segna ora il debutto operistico in Italia di Antonio Pappano. DRAMMA Quattro solitudini per il mito di Orfeo Modena, Teatro Storchi, dal 10 www.emiliaromagnateatro.com Si rivede Lucio narrato da Scaldati CONVEGNI Suggerisce qualcosa di mitico, crea un’attesa umana e poetica molto forte, e induce a genuino stupore, a emozione anzitempo, e genera un rispetto profondissimo, il fatto che un puparo e cuntista di visionaria e artigianale tradizione come il grande Mimmo Cuticchio sia il protagonista carismatico di Lucio, uno dei testi più pervasi di senso e più evocativi dell’autore-artista Franco Scaldati ritenuto per anni e anni uno strenuo, devoto e intrinseco depositario della memoria popolare e dell’imma- Milano, T. alla Scala, dal 8 www.teatroallascala.org Val è un vagabondo con chitarra, Lady è una donna che vive un matrimonio crudele con Jabe che la considera sua “proprietà”, Carole è una milionaria ribelle. Quattro solitudini che si incrociano in La discesa di Orfeo drammone di Tennessee Williams diretto da Elio De Capitani. NUOVA DRAMMATURGIA I Parlamenti di Ravenna Una settimana di incontri e riflessioni a Ravenna con i “Parlamenti di aprile” organizzati dalle Albe. Si parlerà di teoria teatrale, comunicazione, critica, filosofia. Tantissimi i relatori, da Gerardo Guccini ai giovani Graziano Graziani e Simone Nebbia. Tra gli artisti Francesca Proia. Ravenna, T. Rasi, dal 8 al 13 www.teatrodellealbe.com Milano, il 10, Teatro Franco Parenti; Ravenna, l’11, Bronson; Firenze, il 12, Viper Theatre; Roma, il 13, Auditorium Parco della Musica www.joanaspolicewoman.com OPERA Latini in cerca di un altro Ubu Re Torino, Cavallerizza, dal 9, www.teatrostabiletorino.it ce di ispirarsi alla grande tradizione del soul, da Al Green a Marvin Gaye fino a Stevie Wonder, ma in tema di suoni dimostra di avere lo stesso coraggio della grande avanguardia rock, uno stile tipico di band come i Sonic Youth. Negli ultimi lavori con la sua band, Joan Wasser si è spinta sempre più verso il soul, un percorso culminato quest’anno con The Classic, un album decisamente solare e con molti riferimenti al gospel. Musica per curare l’anima, inseguendo gioia e abbandono. (carlo moretti) ROCK Suonano i Pontiak musica in famiglia I fratelli Carney suonano musica psichedelica e spaziale, una miscela di rock e blues a tratti rarefatta e misterica, a tratti esplosiva e travolgente. I tre Pontiak vengono a presentare il loro nuovo album Innocence. Ravenna, il 9, Bronson; Roma, il 10, Circolo degli Artisti; Conegliano (TV), l’11, Apartamento Hoffmann; Torino, il 12, Spazio 211; Brescia, il 13, Latteria Molloy; brotherspontiak.com ROCK Imperdibile lo spettacolo di Christopher Glaube, Liebe Hoffnung, cioè Fede, Amore, Speranza il dramma grottesco del grande Von Horváth. Arriva al Teatro Piccolo Strehler di Milano nella versione in tedesco vista al festival d’Automne 2012 e con il tocco graffiante del regista svizzero, uno dei grandi nomi della regia europea contemporanea. Bella l’idea di lavorare sul testo Von Horváth che scava con beffarda verità nella crisi di un sistema sociale ed economico, nella sua inevitabile implosione (quanto di Milano, P. T. Strehler, dal 9 più contemporaneo...), attraversando la storia della povera Elisabeth, che per tirar www.piccoloteatro.org su due soldi e entrare nel commercio della lingerie decide di vendere il proprio corpo alla scienza. Non le andrà bene. Come sempre in Marthaler quello che conta è il linguaggio teatrale: la scena “cinematografica”, l’humour (nero), attori assolutamente super, abituati a una non-recitazione, un bel ritmo nonostante le tre ore e mezzo. (a. b.) CLASSICI CONTRO LA CRISI NON SERVE NEMMENO LA FEDE © RIPRODUZIONE RISERVATA Joan, la poliziotta che ama il soul È una tra le voci più ispirate della nuova generazione di cantautrici americane, al pari di Fiona Apple e di Heather Duby. E dopo molti anni di collaborazioni con altri musicisti nel ruolo di violinista, da ormai quasi quindici anni è autrice in proprio con la sua band chiamata Joan as a police woman. Una musicista di spiccata sensibilità, riuscita nell’impresa di mettere d’accordo il grande soul e il rock più sperimentale. Joan Wasser, questo il suo vero nome, descrive la sua musica come «punk rock R&B», di- ROCK Una classica piroetta con i Marlene Kuntz Lo show si intitola “Il vestito di Marlene” ed è il singolare (nonché suggestivo) incontro tra il rock dei Marlene Kuntz e le coreografie classiche di un vero corpo di ballo. Sul palco la band di Cuneo è in silhouette dietro un drappo bianco, sul proscenio i ballerini danzano i brani. Bologna, il 9, Teatro Duse; Milano, il 12, Teatro della Luna; www.marlenekuntz.com RECENSIONI TEATRO CLASSICI RECITAL TEATRO MOLIÈRE NEL CIRCO DEI MARCIDO I BEATLES DI BANDA OSIRIS E MARCORÈ SUSSURRI E GRIDA IL SANGUE È INCANTO Il merito dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, la compagnia più radicale del panorama torinese, è di dominare alla perfezione la macchina scenica del teatro oltre la convenzione. Per il primo Molière, il Misantropo in scena a Milano, Daniela Dal Cin, co-creatrice dei loro lavori con il regista MarMilano, Out Off dall’8 al 13 co Isidori si è inventata una www.teatrooutoff.it giostra da circo-gabbia dietro le cui sbarre si aggirano i personaggi, senza spessore come le sagome di cartone a forma di mobili e abiti dietro S cui - idea geniale della Dal Cin - si palesano. Tutti, a parte il Misantropo (Isidori), isolato dalla inautenticità generale. Non è uno degli spettacoli più riusciti dei Marcido: le canzoni risultano un po’ banali, la recitazione troppo gridata accentua i toni buffoneschi. (anna bandettini) La premessa è che i Beatles suscitano adesione emotiva, a prescindere. Solo che Beatles submarine, lo spettacolorecital, diretto da Giorgio Gallione inscatola la “leggenda Fab Four” in una trama di storielle - un tale che crea animali per il pianeta tra cui, guarda un po’, gli scarafaggi, il Cappuccetto nero inventato Roma, T.Olimpico, da Stefano Benni, Lucy nel www.teatroolimpico.it cielo coi diamanti... - che non vanno oltre il debole pretesto per permettere a un Neri Marcorè sottotono e alla strepitosa Banda Osiris di entrare SI alla rinfusa nella storia del quartetto. Per fortuna c’è la Banda Osiris, polistrumentisti burleschi e fantasiosi, al meglio (vedi Hey Jude versione reggae, funebre, chiesastica...), la bella voce di Marcorè, e i Beatles che, come Shakespeare, escono intatti da qualunque cosa. (a.b.) Nel concertato ora luttuoso e ora lirico Il sangue abbiamo sentito Pippo Delbono vocalizzare le lamentazioni e gli spasmi accecati dell’Edipo a Colono di Sofocle come se lui fosse un bluesman errante da fermo, lì a salmodiare sussurri e grida di partiture dolorose. Abbiamo ascoltato accanto a lui l’Antigone d’adesso, perva“Il sangue”, Roma sa dalla dignità fatale della Auditorium, il 13/5 a Lecco cantante armonica Pietra Magoni, che esplorava lo spazio del tempo da Monteverdi a Joni Mitchell, da un delicato e rotto Nothing compares 2U a Disamistade di De Andrè. Abbiamo conosciuto un’altra dimensione dell’angoscia tragica, fatta di ritmi e consonanze da spiritual, di fusioni di note, di guizzi urlati e corpi tesi, una jam session con gli strumenti di Ilaria Fantin, e coi conclusivi brontolii infantili di Bobò. Un incanto. (rodolfo di giammarco) la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 DA EVITARE SI PUO’ PERDERE SI PUO’ VEDERE DA VEDERE DA NON MANCARE INDIMENTICABILE CLASSICA DISCHI & DVD GINO CASTALDO TALLINN MASSDANCE OF LIFE Oratorio plurilingue, celebrazione civile e teatro poetico-religioso. Echi melodici estoni e polacchi, terra di Roxanna Panufnik, minimalismi dal sapore liturgico antico DO TO THE BEAST Imprevedibile e perentorio ritorno, dopo 16 anni, del gruppo di Greg Dulli. Tanta energia, raffinatezze elettriche, melodie oblique, un disco di grande maturità, non paragonabile ai fasti del passato, ma comunque intenso, ricco e coinvolgente. All’Ambra Jovinelli di Roma. Daniele Luchetti riprende la commedia da cui trasse il film, ma non la adegua ai cambiamenti degli ultimi vent’anni RODOLFO DI GIAMMARCO S ILVIO Orlando, che ricevette l’imprinting della vocazione artistica a scuola quando da piccolo recitò a memoria un pezzo chiestogli dall’insegnante ricevendone in cambio uno sguardo diverso, un vago preannuncio di destino di interprete, rimette in gioco adesso (non a caso) un suo successo di 22 anni fa tutto fondato su retroscena di vita scolastica. L’operazione attuale, fuori dall’ordinario per il palcoscenico e più ricorrente nei restyling del cinema, consiste nel “restauro” di uno spettacolo popolarissimo nel 1992, Sottobanco, con testo adattato dal libro-rubrica Ex cattedra dello scrittore-docente Domenico Starnone, con messinscena di Daniele Luchetti che favorì tre anni dopo una felice trasposizione per gli schermi col film La scuola. La riedizione dal vivo di oggi è altrettanto battezzata La scuola. Dando luogo a più effetti. La commedia imperniata su relazioni e dissidi del corpo docente di un istituto tecnico riunito in palestra per gli scrutini dell’anno scolastico permette indubbiamente a Silvio Orlando di plasmare un oblomoviano professore di Lettere che è progressista, sentimentale, democratico e utopista come solo il volto flemmatico e lo sguardo buono di Orlando potrebbero avvalorare, rubandoci il cuore (anche quando ringrazia il pubblico è il più serafico e poetico). Ma lo stesso protagonista, memore di un lavoro culturale e caricaturale degli anni 90, e produttore dell’impresa, sapeva di rischiare ai giorni nostri un ribaltamento di rea- zioni d’un pubblico evoluto (o meglio: disincantato) con alle spalle due decenni di pragmatismi e discrimini: e di fatto, con puntualità, s’avverte ahimé che il testo ora avvantaggia i toni apocalittici e intolleranti del prof di Francese, il Mortillaro ben reso da Roberto Nobile. Insomma la barra de La scuola asseconda un altro vento, nel 2014, e questa percezione è più evidente dell’immodificato caos culturale e umano nell’ambiente dell’istruzione. Se il personaggio di Silvio Orlando può passare quasi per antesignano di quell’anticonformista prof gioioso e mite che Alan Bennett creò in The History Boys (con la differenza che qui Cozzolino è timidamente eterosessuale, incapace di approccio con un’incline collega sposata), e se con una fune si solleva per aria imitando liricamente il “volo della mosca” d’uno studente che rischia la bocciatura, gli altri pagano qualche scotto di tipizzazione. Marina Massironi è la tentennante collega accusata da una lettera anonima di relazione col nostro, e concorrono Roberto Citran preside retorico, Antonio Petrocelli doppio-lavorista, Vittorio Ciorcalo in clergyman, Maria Laura Rondanini acidula storica dell’arte. Il copione di Starnone andrebbe mondato di scherzi linguistici un po’ superati ma la responsabilità di un non adeguamento dello spettacolo al nostro sentire, riflettere e rapportarci critico o divertito, è piuttosto del primo degli spettatori, il regista Daniele Luchetti. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SCUOLA di Domenico Starnone, regia di Daniele Luchetti, con Silvio Orlando, Marina Massironi, Roberto Citran, Vittorio Ciorcalo, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli, Maria Laura Rondanini. T.Ambra Jovinelli di Roma ROCK POP & JAZZ ANGELO FOLETTO TALLINN CHAMBER ORCHESTRA/MIKHAIL GERTS - CD WARNER Silvio Orlando il prof “buono” in quella scuola ferma nel tempo 51 BAL-KAN Miele e sangue, euforia e malinconia (“condivisa”, spiega Rumiz), nobiltà e gergalità di strada, voci tzigane e sefardite. Pesca musicale a strascico lungo i secoli e la linea dei Balcani a cercare le radici (non solo sonore) d’Europa: le nostre. AFGHAN WHIGS - SUBPOP SONOARIA De Rosa è uno di quei viaggiatori della musica che propendono per la narrazione e per l’esplorazione. Il suo nuovo doppio Cd è una piccola summa personale di generi colti e popolari, sviluppati con zingareschi ensemble e a volte in puro solismo pianistico. ROCCO DE ROSA - HELIKONIA HESPÈRION XXI/JORDI SAVALL — 3 CD+LIBRO ALIA VOX BEETHOVEN SINFONIE 60 anni fa Herbert von Karajan registrò la sua prima integrale per la Emi. Ogni dieci anni, il ciclo è rimasterizzato e ripubblicato. La rivoluzione direttoriale moderna nasce qui. MIRRORS THE SKY Continuando nella tradizione delle sognanti voci femminili della scena inglese, Lyla Foy debutta al massimo della eleganza pop, con una semplicità disarmante, pochi tocchi di elettronica sobrietà e uno slancio romantico che ammalia. LYLA FOY - SUBPOP PHILHARMONIA ORCHESTRA/ H. VON KARAJAN — 6 CD WARNER RECENSIONI MUSICA OPERA Nella visione del regista Mariusz Trelinski l’Evgenij Onegin di Ciajkovskij è soltanto un sogno: un incubo a occhi spalancati vissuto dal protagonista nella fase ultima, e declinante, della sua vita. A Lenskij, Olga, Tatjana, allo stesso giovane Evgenij, fa infatti da specchio, in ogni quadro, la figura muta del Signor “O”, un “Evgenij Onegin”. Bologna, uomo anziano, vestito di bianTeatro Comunale fino al 9 co, che cammina appoggianaprile dosi ad un bastone. Al surrealismo onirico della messinscena si intarsia, creando qualche contrasto, il gesto nervoso ma capace di languidissime oasi liriche, di Aziz Shokhakimov, venticinquenne direttore uzbeko. Esemplare, per stile e tecnica vocale, la compagnia di canto: Amanda Echalaz, Artur Rucinski e Sergej Skorokhodov restituiscono a Ciajkovskij tutta la sua “danzante” sensualità. (guido barbieri) RITRATTO DI ONEGIN AL TRAMONTO CLASSICA CLASSICA SENTIERI SELVAGGI FA BOULEZ CON GIOIA LA MESSA DI BACH CHE PARLA CON DIO Fantasia al potere è il titolofrontespizio della nuova stagione. In sala c’era anche gioia e divertimento. Per Sentieri Selvaggi la buona musica di oggi è bella. Se ben scelta e impaginata, proposta senza alibi astratti, eseguita con maestria e passione come garantiscono i solisti di Sentieri. Concertati con puntualità e Milano, Teatro Elfo Puccini duttilità da Carlo Boccadoro www.sentieriselvaggi.org rilevano le individualità degli autori non le disparità di stile. Così nella scrittura fine anni’60 di concezione psicoacustica capovolta, The Viola in My Life 3 di Feldman e The Sinking of the Titanic di Bryars suonano separati ma sincroni come Kreuzspiel di Stockhausen e Dèrive 1 di Boulez. Creando l’alveo emotivo giusto per le impulsive visioni timbrico-spaziali di Concertino di Maurilio Cacciatori, autore alla consolle elettronica. (angelo foletto) Lo splendore della gloria e il dolore della croce. Nella Messa in si minore di Johann Sebastian Bach convergono due professioni teologiche: quella cattolica, che affida la salvezza dell’uomo all’autorità della chiesa, e quella luterana che la consegna al dialogo diretto con Dio. Il motivo della Gloria e quello della Croce si traducoBach, “Messa in si minore” no in precise figure musicali: Ravenna, Teatro Alighieri da un lato la floridezza trionfante della polifonia, dall’altro la pietas dolente e tragica del canto. Matthias Gruenert, protagonista del “Concerto di Pasqua” dell’Associazione “Angelo Mariani” di Ravenna, ha sintetizzato le due matrici in un ordine superiore, in cui il contrappunto scaturisce dalla cantabilità delle parti. Complici ideali di questo disegno il Concert Lorrain e il Kammerchor der Frauenkirche di Dresda. (guido barbieri) la Repubblica RCULT DOMENICA 6 APRILE 2014 52 LA POESIA Il sonetto è costruito con un linguaggio DEL semplice, vicinissimo alla prosa MONDO Ètriste, ma per niente disperato. La delusione dell’autore, che ha sperimentato davvero nelle proprie ossa la fatica e l’ingiustizia, si fa delusione di un’epoca Vallejo gli ultimi giorni di solitudine WALTER SITI DISEGNO DI MANUELE FIOR CÉSAR VALLEJO Pietra nera su una pietra bianca da Poemas humanos, 1934-36 Morirò a Parigi sotto un acquazzone, in un giorno di cui già mi ricordo. Morirò a Parigi – e non esagero – forse un giovedì, com’è oggi, d’autunno. Giovedì: perché oggi, giovedì, che butto giù questi versi, le spalle han cominciato a dolermi, e mai come oggi son tornato con tutta la mia strada, a vedermi solo. César Vallejo è morto, lo picchiavano tutti senza che lui gli faccia niente; lo menavano duro col bastone, e duro anche con una corda; ne son testimoni i giorni giovedì e le ossa delle spalle, la solitudine, la pioggia, le strade… una delle poesie più tristi che mi sia mai capitato di leggere; soprattutto perché l’autocommiserazione non sembra particolarmente nevrotica. Vallejo era uno tosto e al tempo di questa poesia (passati i quarant’anni) ne aveva veramente viste di tutti i colori. Nato in un paesino della cordigliera peruviana a più di tremila metri d’altitudine, da una famiglia povera, aveva cercato di studiare medicina ma si era poi impiegato in una hacienda di canna da zucchero, dove i peones lavoravano in uno stato di semischiavitù. Ripresi gli studi e laureatosi in lettere, aveva conosciuto a Lima un po’ di bohème ed era diventato direttore di collegio; tor- È Vedeva con sospetto il rivoluzionarismo dei surrealisti. Per lui il marxismo ha sempre Piedra negra sobre una piedra blanca. significato soddisfazione Me moriré en Paris con aguacero, un día del cual tengo ya el recuerdo. Me moriré en Paris – y no me corro – tal vez un jueves, como es hoy, de otono. dei bisogni primari Jueves será, porque hoy, jueves, que proso estos versos, los húmeros me he puesto a la mala y, jamás como hoy, me he vuelto, con todo mi camino, a verme solo. César Vallejo ha muerto, le pegaban todos sin que él les haga nada; le daban duro con un palo y duro también con una soga; son testigos los días jueves y los huesos húmeros, la soledad, la lluvia, los caminos… nato al paese per una vacanza, s’era trovato a far da paciere in una lite e per un equivoco giudiziario s’era beccato quattro mesi di galera. Perso l’impiego era vissuto di stenti finché a 31 anni s’era imbarcato per l’Europa. Parigi, quasi sempre: ma tre viaggi in Unione Sovietica dopo l’adesione al marxismo e due soggiorni in Spagna – il secondo per partecipare direttamente alla guerra civile. Morirà a 46 anni, tre o quattro dopo questa poesia, per un’antica malaria mai veramente curata – a Parigi, ma era un venerdì di primavera. Quando scrive «con todo mi camino» si riferisce alle peripezie biografiche ma anche ai cambiamenti culturali: i suoi esordi poetici erano stati quelli di un provinciale che vuole stupire con l’aggiornamento, tra i letterati peruviani s’era segnalato per la sua ade- sione alle avanguardie europee, all’ultraismo spagnolo e più in generale al modernismo, con sfoggio di metafore audaci e di quello che più tardi chiamerà «il solletico verbale». Qui invece, ed è la cosa che commuove di più, il sonetto si costruisce con un linguaggio semplice, parlato, perfino con qualche pesantezza ritmica e sintattica (e una bella zeppa al terzo verso, «y no me corro»). Gli endecasillabi sono del tipo che si chiama ‘rasoterra’, cioè vicinissimi alla prosa, quasi ritagliati casualmente dal discorso comune («César Vallejo ha muerto, lo pegaban»); le partizioni classiche del sonetto rimangono ma le rime sono sparite. Lui stesso scrive (utilizzando un sud-americanismo ispirato al portoghese) «proso estos versos»: suggerendo con un ossimoro che i suoi versi sono più prosa che poesia. E’ un atteggiamento autoironico che ricorda i crepuscolari, sia italiani che francesi; come pure è crepuscolare il vezzo di nominarsi con nome e cognome in terza persona, e l’attenzione piccina ai giorni della settimana come segno di monotonia malinconica. Ma in lui permane la serietà del montanaro e del comunista che ha sperimentato davvero nelle proprie ossa la fatica e l’ingiustizia; l’uomo che vedeva con sospetto il rivoluzionarismo clamoroso dei surrealisti, e per cui il marxismo ha sempre significato soddisfazione dei bisogni primari, condivisione materiale delle disgrazie, discesa dell’anima al piano inferiore del corpo. In quell’insistenza sul giovedì, come non leggere la solitudine dell’emigrato per cui i giorni non passano mai? Altrove scrive che gli «fanno male i capelli» pensando ai «siglos semanales», le settimane che durano un secolo… Il dolore è corporeo, umile come possono essere i reumatismi: solitudine e umidità fanno una cosa sola, il risentimento alle spalle richiama le bastonate (simboliche ma anche reali) che ha preso nella vita. Rivendica la propria innocenza e piagnucola elencando le botte (con un bastone, ma anche con una corda…), come un bambino che si lamenti con la madre – la madre che per lui è sempre stata l’altare del natio villaggio inca, la religione della patria lontana. (E forse da un’abitudine funeraria andina, di mettere una pietra sul sepolcro, deriva il titolo misterioso, solenne e testamentario). È una poesia triste, ma per niente disperata. In altri versi quasi contemporanei Vallejo scrive: «La vita mi piace enormemente/ però con la mia amata morte e il mio caffè/ guardando i castagni frondosi di Parigi». La proiezione della propria morte (così vivida che già la si può ricordare come qualcosa di accaduto) fa parte intrinseca della vita e dei suoi bilanci; certo a Parigi si è soli, certo in Spagna le cose stanno andando male – ma a Parigi ci è pur arrivato e a Parigi anche gli acquazzoni hanno il loro fascino; negli ultimi due versi l’enumerazione di soggetti eterogenei, convocati a testimoniare l’infelicità, forma una litania lessicale che somiglia a una processione di supplicanti o a un corteo Nei due versi finali l’enumerazione dei soggetti eterogenei forma una litania lessicale che somiglia a una processione di supplicanti o a un corteo di diseredati di diseredati. Con l’artificio delle terzine di guardarsi da fuori, Vallejo si stacca da sé, conferisce alla tristezza uno spessore generale. «Mi camino», patrimonio privato, diventa «los caminos», strade plurali. «Non soffro», dice altrove, «in quanto César Vallejo… il mio dolore è come le uova neutre che certi uccelli rari depongono nel vento». La delusione sua si fa delusione di un’epoca. Letteralmente «los hùmeros me he puesto a la mala» potrebbe essere tradotto con «ho indossato le spalle malamente»: l’uomo che diventa automa, disarticolato – semplice sì, ma mai rinunciando alla ricerca espressiva, al vecchio proposito di «trasferire in poesia l’estetica di Picasso». Verità ottenuta con onestà di mezzi: César Vallejo è morto, ma non molla. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’autore César Vallejo (Santiago de Chuco, 1892 – Parigi, 1938) poeta peruviano Finì in carcere per un’accusa falsa e dopo aver perso il posto di insegnate emigrò in Europa la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 56 Sport CONTATTI [email protected] WWW.REPUBBLICA.IT Calcio/Serie A Sciagurata Inter San Siro fischia Thohir è furioso Un rigore sbagliato, Icardi non basta E il Bologna sfiora la vittoria nel finale INTER 2 BOLOGNA 2 6’ PT E 18’ ST ICARDI 35’ PT CRISTALDO, 28’ ST KONE ANDREA SORRENTINO MILANO.E riecco a voi, a grande richiesta, l’Inter nel pallone, anzi nella polvere, ovvero a rotolarsi in un’altra crisi. Ci risiamo. Non c’è Mazzarri che tenga, anzi anche lui sembra avviato a seguire il destino dei predecessori, che non sono riusciti a rianimare una squadra stracotta. Questa Inter bislacca rianima invece un’altra pericolante: ancora un 2-2, come lunedì a Livorno, stavolta con il Bologna a San Siro, e fanno 14 pareggi in 32 partite, una mostruosità. Otto di questi pareggi si sono verificati in casa e parecchi con Erick Thohir in tribuna, come ieri sera. Al fischio finale, l’indonesiano se ne va in hotel senza passare dal via, cioè dagli spogliatoi: non ha voglia “ MAZZARRI Abbiamo paura di vincere, sbagliamo troppo, non so più cosa inventare. Non conta il mio futuro, conta l’Europa Dagli 11 metri dopo 34 partite: errore di Milito entrato da 6 minuti. Una squadra in piena crisi di incontrare nessuno, men che meno Mazzarri e i giocatori. Comincia ad averne abbastanza anche lui, di questa Inter che illude ma non conclude, che promette e non mantiene, che chiacchiera e non concretizza nulla. Dopo la vittoria di Verona, ha ottenuto solo tre punti in quattro gare, tre delle quali giocate in casa. E a nulla serve spezzare l’incantesimo dei rigori, perché al 38’ della ripresa, sul 22, Mazzoleni ne assegna uno per fallo di Mantovani su Palacio. Si vede gente abbracciarsi commossa in tribuna e baciare i figli con trasporto, perché sono 11 mesi e 34 partite che l’Inter non va sul dischetto: per insondabili motivi ci va però Milito, che è entrato da appena 6 minuti, e non Palacio o Icardi, che ha segnato due gol e ha gamba caldissima, ma insomma il Principe esala un destro moscio che Curci respinge senza neppure affannarsi troppo. Così il pareggio, già drammatico di suo, si ammanta delle tinte porpora del ridicolo. Dopo i segnali incoraggianti ma illusori di fine inverno, quando aveva infilato risultati positivi e prestazioni a volte persino nitide, l’Inter è regredita rapidamente. Quella vista contro il Bologna è la solita truppa scombiccherata, sinistramente simile a quella degli ultimi due campionati, priva di equilibrio mentale e tattico, instabile e schizofrenica nell’atteggiamento: ora dieci minuti di bel gioco, con aggressione e intensità e l’avversario che non si raccapezza, soprattutto il Bologna malmesso di questi tempi, poi subito dopo un quarto d’ora di balbettii, ad arretrare e a subire l’iniziativa altrui, tra sbreghi difensivi e grottesche apprensioni. Un toboga allucinante, da squadra alle corde e senza nocchiero. Così al gol di Icardi al 6’ segue un primo tempo esitante, in cui il Bologna si rianima e pareggia con Pazienza, dopo cinque errori difensivi individuali: di Nagatomo che si fa saltare da Garics, di Ranocchia che lascia passare il cross basso, di D’Ambrosio che si fa anticipare da Lazaros che si vede respingere il tiro da Handanovic e di Hernanes che si fa bruciare da Pazienza, il cui destro radente Cristaldo tocca, e Handanovic si impappina. L’Inter è per lo più confusione, anche tecnica. C’è un’enormità di appoggi e cross sbagliati, e al cinquantesimo errore di D’Ambrosio le telecamere pescano Mazzarri: «Sembra che lo facciano apposta…», gli scappa. Ripresa ancora incerta, il tecnico ridisegna la squadra con Alvarez esterno sinistro e Kovacic in mezzo con Hernanes e Cambiasso, così da una percussione di Hernanes nasce il gran gol di Handanovic evita il crollo. Il presidente lascia lo stadio senza passare dagli spogliatoi INTER (3-4-2-1) Handanovic 5.5 - Rolando 5, Ranocchia 5, Juan Jesus 5.5 (28’ pt Samuel 5.5) - D’Ambrosio 4.5 (8’ st Kovacic 6.5), Hernanes 6, Cambiasso 5.5 (33’ st Milito 5), Nagatomo 5 Alvarez 4.5, Palacio 6 - Icardi 7. BOLOGNA (3-5-2) Curci 7 - Antonsson 6.5, Natali 6, Mantovani 5 - Garics 6.5, Krhin 5.5 (26’ st Acquafresca 5), Pazienza 6.5, Christodoupoulos 6.5, Cech 6 st Morleo 6) - Kone 6.5 (43’ st Perez sv), Cristaldo 5. Arbitro: Mazzoleni 6. Note:ammoniti Mantovani, Ranocchia, Kone. Icardi al 18’, con un destro a giro da fuori che ricorda il primo Vieri (che però era mancino), ma mica è fatta, anzi. Ecco un altro regalo, di Rolando, che respinge corto un cross di Mantovani e Kone è lesto a scivolare in rete da pochi passi il 2-2. E alla fine, dopo il rigore fallito da Milito, Acquafresca sfiora addirittura il 2-3, con Handanovic che evita almeno il crollo. A sei giornate dalla fine, l’Inter di Mazzarri ha gli stessi punti di quella di Stramaccioni: teniamoci forte, il domani è una nebulosa, e Thohir sembra assai incavolato. © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 COME STRAMACCIONI L’Inter di Mazzarri dopo 31 giornate ha gli stessi punti che Stramaccioni aveva messo insieme un anno fa 14 A CAGLIARI I PAREGGI Nessuno ha pareggiato più dell’Inter in serie A. È l’ottavo a San Siro. Il record assoluto è di 18 (Inter 2004/2005) L’ALTRO ANTICIPO/CHIEVO-VERONA 0-1 MATTEO PINCI Toni, un altro gol sognando i Mondiali il derby veneto mette Corini nei guai ROMA. Idealisti, folli, visionari, semplicemente illusi. Il tranquillo campionato di A, da mesi in paziente attesa di celebrare il tris scudetto della Juve è scosso dal rumore di una Roma a cui il secondo posto (quasi) blindato non basta più. Portabandiera del nuovo sogno — o chimera? — a tinte giallorosse, il più insospettabile degli utopisti: il pragmatico Rudi Garcia. Fino a dieci giorni fa non c’era voce a Roma, a partire da quella dell’allenatore, che non parlasse apertamente di campionato chiuso e noioso: chissà che in quelle parole scandite con accento francese non fosse sciolto con furba consapevolezza un pizzico di italica scaramanzia. Ma in vista della gara di oggi a Cagliari, dopo qualche settimana passata a giocare a nascondino, squadra e allenatore escono allo scoperto sventolando il nuovo manifesto: missione 5. «Bisogna crederci fino alla fine, non è finita, per niente». Ne è convinto Garcia, che dichiara apertamente l’obbiettivo del weekend: mettere pressione alla Juventus, che in tutta la stagione ha lasciato per strada la miseria VERONA. Quel testardo di Luca Toni proprio non si rassegna a guardare il Mondiale in tv. Non è nei piani di Prandelli, per limiti d’età (37 fra un mese), ma continua a mandare messaggi al ct. Ieri ha deciso il 12° derby di Verona, con zampata dopo un rimpallo vinto: 16 reti, record per uno dell’Hellas. «Perché non dovrei credere all’azzurro? Si parla di tanti giocatori che hanno segnato meno di me», dice Toni. «A 36 anni mi sono rimesso in gioco a Verona, il record è un’altra gioia. Abbiamo riscattato la delusione dell’andata». Quando il Chievo vinse nel recupero con Lazarevic. Stavolta, in un Bentegodi mezzo vuoto per il caro prezzi, l’Hellas ha avuto le migliori occasioni (Toni e Iturbe frenati da Agazzi, Hallfredsson dall’incrocio dei pali). Tra una settimana il listone di Prandelli per lo stage a Coverciano. Chi non c’è, dice addio al Brasile. CHIEVO (4-3-1-2) Agazzi 7 — Frey 6, Dainelli 5.5, Cesar 5, Dramè 5.5 (45’ pt Sardo 6) — Radovanovic 6, Rigoni 5.5, Guarente 5 (30’st Pellissier 5) — Hetemaj 6 — Obinna 5 (14’st Thereau 6), Paloschi 5.5. VERONA (4-3-3) Rafael 6.5 — Cacciatore 6, Maietta 6, Moras 6.5, Agostini 6 — Romulo 5.5 (39’ st Sala 6), Donadel 6, Hallfredsson 6 (39’ st Donati sv) — Iturbe 6.5, Toni 7, Marquinho 5.5 (33’st Marques sv). Arbitro: Tagliavento 6. Rete: 20’ st Toni. Note: ammoniti Marquinho, Donadel, Hetemaj, Frey LA CLASSIFICA JUVENTUS ROMA NAPOLI FIORENTINA INTER* PARMA ATALANTA VERONA* LAZIO MILAN 81 73 64 52 50 47 46 46 45 42 * Una partita in più TORINO SAMPDORIA GENOA UDINESE CAGLIARI CHIEVO* BOLOGNA* LIVORNO SASSUOLO CATANIA 42 41 39 38 32 27 27 25 21 20 SERIE B FERGUSON PIEROBON, RIGORE PARATO A 45 ANNI SIR ALEX PROFESSORE AD HARVARD Nella 33ª giornata, il 45enne Pierobon (Cittadella) para un rigore a Pulzetti. Risultati: Brescia-Pescara 3-0, Carpi-Trapani 3-2, CittadellaSiena 1-0, Juve Stabia-Varese 2-4, Lanciano-Modena 1-3, NovaraCrotone 1-1, Reggina-Latina 0-1, Ternana-Cesena 0-2, Spezia-Padova 22. Oggi (12.30): Bari-Empoli. Classifica: Palermo 66, Empoli e Cesena 53. Sir Alex Ferguson sale in cattedra: l’ex allenatore del Manchester United, ritiratosi lo scorso giugno a 72 anni, insegnerà nella prestigiosa università americana di Harvard, dove terrà lezioni sul “business nello spettacolo, i media e lo sport”. Il tecnico scozzese ha vinto 38 trofei alla guida dello United, tra cui 13 Premier e due Champions League. 32 GIORNATA 57 Chiellini avverte i suoi “Attenti, Garcia ci crede” e Pirlo apre a Verratti TIMOTHY ORMEZZANO IL DIFENSORE REGISTA Giorgio Chiellini è il terzo calciatore in serie A con più passaggi in una partita (68 di media) dopo il romanista De Rossi e il compagno Pirlo TORINO. Pirlo spalanca le porte dello spogliatoio azzurro a Verratti: «Marco può giocare anche con me — spiega a Radio Deejay — non è una mia alternativa. Lo fa già nel Psg con Thiago Motta. Di giocatori bravi, più se ne hanno meglio è». È dello stesso avviso Chiellini: «Non ha senso dire che Verratti non sarebbe stato accolto bene dal gruppo storico. Siamo contenti che stia facendo grandi cose al Psg, anche se speravamo che le facesse per il calcio italiano. Chi in Brasile tra Cassano e Totti? Tutti e due, la Nazionale è casa loro». Dal Mondiale alla corsa-scudetto: «La Roma pensa eccome al tricolore — prosegue Chiellini — basta guardare Florenzi mentre festeggia il gol al Toro. Esultanza da provinciale? No, è l’esultanza di chi ha voglia di vincere. A Napoli, nel primo tempo, sono scesi in campo i nostri fratelli, a Lione si è riaccesa la scintilla. La Juve deve ispirarsi all’Atletico Madrid: vincere due delle ultime Europa League è servito per affrontare meglio la Champions». Rincorsa continua, il Napoli a Parma Insigne: “Qui se non segni, non conti” PASQUALE TINA 3 PUNTI IN 4 PARTITE La delusione nerazzurra: dopo il ko con l’Atalanta, 3 pareggi di fila. A sinistra Diego Milito GOL IN TUTTI I TORNEI Pochi i gol stagionali di Insigne, ma in tutte le manifestazioni: 2 in A, 2 in Champions, 1 in Europa League, 1 in Coppa Italia Atalanta, la capolista di primavera battere il Sassuolo per sognare l’Europa Roma, l’Utopia Rimonta sprint per spaventare la Juve “ GARCIA Mattia Destro di 12 punti. «Faremo in modo che vadano a giocare con un distacco ridotto a 5. E poi vedremo». Alle ansie di rimonta romaniste si mescoleranno in un pomeriggio agitato quelle dei tifosi del Cagliari, prigionieri di un Sant’Elia che anche nello scontro salvezza contro la seconda della classe non avrà che 5mila posti disponibili (respinta ancora l’istanza di ampliamento della capienza), e innervositi dal «restonon resto» di Massimo Cellino. Soprattutto dopo che il presidente rossblù ha vinto, notizia di ieri, la sua battaglia inglese per l’acquisizione del Leeds United: la Football Association aveva imposto lo stop all’operazione, pe- Bisogna crederci fino alla fine, non è finita, per niente Li faremo giocare con un distacco ridotto, poi vedremo CAGLIARI ROMA AVRAMOV PISANO DEL FABRO ASTORI AVELAR DESSENA CONTI EKDAL COSSU IBARBO NENÈ 25 14 34 13 8 21 5 20 7 23 18 DE SANCTIS 26 MAICON 13 BENATIA 17 CASTAN 5 46 ROMAGNOLI PJANIC 15 DE ROSSI 16 44 NAINGGOLAN LJAJIC 8 DESTRO 22 GERVINHO 27 ARBITRO:MASSA TV ORE 15 SKY SPORT 1, SKY CALCIO1. MEDIASET raltro già definita, a causa della condanna per evasione dell’Iva sul trasferimento della barca a vela “Nelie” dagli States all’Italia. «Vogliamo un presidente», lo slogan dei sostenitori inferociti. Potrebbe presto accontentarli però il gruppo americano interessato a rilevare il Cagliari. In attesa di stabilità societaria, in Sardegna si accontenterebbero di quella in classifica: contando magari sul peso di un campo diventato tabù inviolabile per i giallorossi da quasi 19 anni: a Cagliari la Roma non passa dal 29 ottobre ‘95. La maledizione però non sembra spaventare monsieur Rudì: «Le statistiche sono fatte per essere cambiate». Insomma, inutile girarci attorno: la Roma spera, o quantomeno vuole continuare a sperare. Florenzi: «Dobbiamo crederci e alla fine vedere cosa dirà la classifica». A Cagliari, però, almeno all’inizio non ci sarà Totti, fermato da un dolore al quadricipite. Ostacoli sull’obbiettivo: «Ma noi un traguardo lo abbiamo già raggiunto — prova a convincersi l’allenatore — perché abbiamo ridato orgoglio ai nostri tifosi». Basterà? © RIPRODUZIONE RISERVATA NAPOLI. Rafa Benitez non si arrende all’evidenza di una classifica delineata: «Se Garcia punta allo scudetto, il Napoli crede nel secondo posto». Il ragionamento è semplice: lo spagnolo tiene alta la concentrazione per non svuotare di contenuti la trasferta di stasera a Parma, dove recuperano Antonio Cassano. La polemica con la Juve non gli interessa: «Abbiamo risposto in campo. Ripetiamo la stessa prestazione». Benitez non teme cali di concentrazione: «Ho parlato con i giocatori che andranno al Mondiale, daranno tutti il massimo». Insigne, invece, non ha ancora il biglietto per il Brasile: «Mi piacerebbe essere convocato assieme a Immobile e Verratti». La meglio gioventù del calcio italiano è esplosa a Pescara con Zeman. Nessuno dei tre si è imposto in Nazionale. Insigne, in ballottaggio con Mertens a Parma, paga i pochi gol — solo due — in campionato: «Con Benitez faccio l’esterno e mi sacrifico. A volte per i tifosi, se non segni, non sei nessuno, ma io lavoro tanto». COSIMO CITO COSÌ NELLE ULTIME 6 PARTITE Per l’Atalanta di Denis 18 punti nelle ultime 6 partite giocate. Poi Juve e Roma con 15, Napoli e Sampdoria con 13, Lazio e Udinese 10 ERANO in mille a Zingonia ad applaudire la capolista delle ultime sei giornate, quanti quest’estate alla festa della Dea: nei giorni del carroarmato chi l’avrebbe immaginata, un’Atalanta così, alle porte dell’Europa, sei vittorie nelle ultime sei giornate e un Sassuolo da schiacciare per fare sette? Nell’ultimo mese e mezzo contro i nerazzurri hanno perso tutti, Chievo, Lazio, Samp, Inter, Livorno e Bologna. Colantuono, che a febbraio era in discussione, ora predica prudenza, e chiede di giocare «col Sassuolo come contro la Juve», e dice che il Sassuolo ha cambiato tanto eccetera, però la marea là fuori, i mille, non chiedono altro che tornare a riversarsi oltre confine. L’Europa manca da 23 anni, c’era Giorgi, i gol li segnavano Evair e Caniggia, quella squadra arrivò ai quarti Uefa, e in campionato infilò 5 vittorie di seguito. Quel record ha resistito fino a Denis, Bonaventura, fino all’onesta perfezione di una squadra nata per salvarsi e poi chissà: siamo a quel punto, chissà. Mihajlovic, ricordi cos’era la Lazio? con la Samp in un Olimpico vuoto GIULIO CARDONE SETTE TITOLI BIANCOCELESTI Negli anni da calciatore alla Lazio, Mihajlovic ha vinto 1 scudetto, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe, 1 Coppa delle Coppe e 1 Supercoppa Uefa ROMA. Prenderà posto in tribuna, Sinisa Mihajlovic, si guarderà intorno e non riconoscerà il suo Olimpico. Curva vuota, stadio semideserto, 10mila spettatori al massimo, forse meno perché si gioca all’ora di pranzo. E allora i pensieri del tecnico Samp, oggi squalificato, voleranno storditi alla Lazio dei suoi tempi, che in sei anni dal ‘98 al 2004 ha vinto tutto. Lui giocava a guerra e pace con la tifoseria, ma il clima era opposto. Euforia da primi della classe nel ranking Uefa, stadio pieno — mai pienissimo, neanche per un Lazio-Real di Champions — e fuoriclasse che andavano e venivano, come al Psg di oggi. Lui, Sinisa, era decisivo: con le punizioni, gli assist, la carismatica presenza. Quella che manca a Lotito, contestato a oltranza. Che poi i laziali sono particolari: “Sergio, la Lazio siamo noi”, lo striscione-messaggio a Cragnotti dalla curva a Montecarlo nel ‘99, prima della Supercoppa con lo United. Ma almeno allo stadio, quella (grande) squadra non era mai sola. la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 58 DOMANI DUE POSTICIPI Il turno si chiuderà con JuveLivorno (19) e Genoa-Milan (21) Sport COSÌ OGGI IN CAMPO Catania, col Toro è l’ultima chance CLIMA da ultimissima spiaggia a Catania, Maran ha bisogno di tre punti contro il Toro per riaccendere una vaga speranza di salvezza. Silenzio stampa e tridente pesante per Maran, con Keko e gli argentini. Ventura rilancia Tachtsidis, ma la differenza possono farla le motivazioni “mondiali” di Cerci e Immobile. LAZIO SAMPDORIA BERISHA KONKO BIAVA CANA RADU ONAZI BIGLIA LULIC CANDREVA KLOSE KEITA 1 29 20 27 26 23 5 19 87 11 14 1 29 8 19 13 17 10 11 23 21 7 DA COSTA DE SILVESTRI MUSTAFI REGINI BERARDI PALOMBO KRSTICIC GABBIADINI EDER SORIANO MAXI LOPEZ ARBITRO:CALVARESE TV ORE 12.30SKY SUPERCALCIO, SKY CALCIO 1, DT MEDIASET ATALANTA SASSUOLO CONSIGLI 47 79 PEGOLO BENALOUANE 29 24 GAZZOLA LUCCHINI 3 5 ANTEI YEPES 33 28 CANNAVARO DEL GROSSO 27 3 LONGHI ESTIGARRIBIA 20 16 BIONDINI CIGARINI 21 4 MAGNANELLI CARMONA 17 7 MISSIROLI BONAVENTURA 10 25 BERARDI 91 10 ZAZA DE LUCA 19 17 DENIS SANSONE ARBITRO:ORSATO TV ORE 15SKY CALCIO 4, DT MEDIASET FIORENTINA UDINESE CATANIA TORINO ANDUJAR 21 30 PADELLI PERUZZI 2 5 BOVO BELLUSCI 14 25 GLIK GYOMBER 24 24 MORETTI 18 19 MAKSIMOVIC MONZON 13 27 IZCO KURTIC 10 77 LODI TACHTSIDIS 8 7 EL KADDOURI PLASIL 26 36 DARMIAN KEKO 9 11 CERCI BERGESSIO BARRIENTOS 27 9 IMMOBILE ARBITRO:ROCCHI TV ORE 15SKY CALCIO 3 DT MEDIAET NETO 1 22 SCUFFET TOMOVIC 40 75 HEURTAUX DIAKITE 3 5 DANILO RODRIGUEZ 2 6 BUBNJIC BASTA PASQUAL 23 8 BADU AQUILANI 10 7 PIZARRO ALLAN 7 3 AMBROSINI 21 37 PEREYRA CUADRADO 11 34 GABRIEL SILVA BORJA VALERO 20 32 FERNANDES ILICIC MURIEL 72 9 ARBITRO:CELI TV ORE 15SKY CALCIO 2, DT MEDIASET PARMA NAPOLI MIRANTE 83 25 REINA CASSANI 2 4 HENRIQUE FELIPE 19 21 FERNANDEZ PALETTA 29 33 ALBIOL MOLINARO GHOULAM 3 31 ACQUAH INLER 30 88 MARCHIONNI 32 8 JORGINHO CALLEJON 16 7 PAROLO HAMSIK 7 17 BIABIANY 17 14 MERTENS PALLADINO 23 9 SCHELOTTO HIGUAIN ARBITRO:BERGONZI TV ORE 20.45SKY CALCIO 1,SKY SPORT 1, SKY SUPERCALCIO, DT MEDIASET © RIPRODUZIONE RISERVATA Troppo Murray spegne l’Italia e i sogni Davis GIANNI CLERICI NAPOLI. La mia notorietà dove- va essere minima anche ai bei tempi perché il coetaneo, un signor socio del Tennis club Napoli, non ricordava il famoso match contro quei due miti di Cucelli e Del Bello, su questi nobili campi. Passarono quindi una buona decina di minuti perché, ai primi vani tentativi dei nostri Fognini e Bolelli di importunare i due inglesi, rigorosamente a tre-quattro metri dalla rete, con passanti non sempre fortunati, egli aprisse bocca. «Se continua così, vedrà cosa succede, a meno che Murray non sia stanco per la vittoriosa continuazione del match con Seppi, in mattinata». E, nel vedermi incuriosito, continuò. «Non si è mai visto vincere un match da fondo campo, contro due che tengono la rete. Sarebbe come se due signore, pur bravissime sui rimbalzi, tentassero di passare due giovanotti ben appostati. Se non mi crede, può sempre rivolgersi a quella dama bionda, nella tribuna d’onore, che si chiama Lea Pericoli». Celai la mia antica passione per la maggiore interprete italiana del pallonetto, e presi a seguire la partita. Purtroppo il mio coetaneo aveva ragione. Gli schemi dei nostri erano un appostamento in ginocchio dell’uomo a rete, rapido a spostarsi, ma spesso meno della ribattuta nemica. Murray e Fleming, che credevo il figlio del famoso partner di McEnroe per la sagacia, ribadivano la posizione che qualsiasi tata insegnava ai bambini, al loro esordio scolare. Dopo due set di questa più che attesa vicenda, il mio coetaneo si sarebbe allontanato «alla volta di un bel bridge». Viste dunque le difficoltà di chi si vede costretto ad affrontare una volè invece di un rimbalzo, rimane eroica la rimonta del terzo set e della prima, ahimè, parte del quarto, quando Fognini e Bolelli riuscirono quasi a riapparigliarsi, conducendo 5 a 3 con un break purtroppo vanificato da ben due di Bolelli che fin lì non aveva mai smarrito mezzo servizio. Ma, nel superare le misure grafiche e la pazienza dei lettori, raccolgo una sintesi che apparirà sul prezioso blog detto Ubitennis. Gli inglesi hanno messo a segno 133 punti contro 113. A conferma della sua classe Murray non ha mai battuto a vuoto, il suo partner Fleming ha smarrito 3 turni, Fognini 4 e, ahimè ripeto, Bolelli gli ultimi due. Non ho saputo rintracciare il mio coetaneo per chiedergli un pronostico per gli ultimi due singolari. Il mio è, per il niente che conta, negativo. © RIPRODUZIONE RISERVATA > SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI GIANNI MURA IL MANIFESTO DI MARIN E UNA MANO DA EVITARE T DOPPIO PERDUTO Fleming/Murray b. Bolelli/Fognini 6-3, 6-2, 3-6, 7-5 UTTO mi sarei aspettato nella vita, se è lecito parafrasare Scopigno, tranne che sentire un papa dichiarare: non sono comunista. Così ha detto papa Bergoglio parlando a un gruppo di studenti belgi e ribadendo che a stare dalla parte dei poveri, degli umili, dei diseredati, aveva invitato il Vangelo con parecchi secoli d’anticipo su Marx. Innegabilmente, però, il papa è cattolico e quindi gli toccherà l’etichetta di cattocomunista. Non se la prenda, più comunista di D’Alema è certamente e per molti è un compagno (di strada, almeno). E, pur avendo i suoi annetti, ha rivoltato il Vaticano a una velocità che Renzi se la sogna. A proposito di Renzi, molto interessante un titolo della Stampa sui consigli che gli ha dato Blair: “Mantieni sempre le promesse”. Non si sa cos’abbia risposto Renzi, anzi preferisco non saperlo, ma Blair merita il premio Banal Grande della settimana. Poteva dirgli “se fa freddo, copriti” ed era uguale. i ben altro livello le ricerche Usa, di cui ha dato conto il New York Times in una pagina uscita tradotta su Repubblica, mercoledì. Rivalutare l’astio, il rancore, il disprezzo. Titolo ultrainteressante: “Ecco perché essere cattivi può aiutarci a vivere meglio”. Lo venisse a sapere Bergoglio, cavoli vostri. David K. Marcus, psicologo alla Washington State University, ha messo a punto una “scala di cattiveria” interpellando 946 studenti e 297 adulti. Ne è emerso che gli uomini sono più dispettosi delle donne. E chi ci aveva mai pensato? Di più: che i giovani sono più dispettosi dei vecchi. Inaudito. Cosa intende per dispetto il professor Marcus? «Il desiderio di punire, umiliare o tormentare una persona anche quando ciò non ci porta alcun vantaggio». E adesso tenetevi forte, c’è un’altra conclusione sconvolgente: «il dispetto si accompagna, di solito, a tratti quali l’insensibilità e il machiavellismo, mentre di norma non si concilia con la gentilezza e la coscienziosità». Spero che continuino le ricerche Usa così illuminanti. Che so, una dell’università del Delaware basata su 365 giorni di osservazione del cielo. Conclusione: quando nelle ore vespertine il cielo assume una tonalità leggermente più carica del rosa è presumibile che il sole illumini la giornata successiva. Titolo suggerito: “Rosso di sera, bel tempo si spera”. Oppure una dell’università del Texas, condotta sull’osservazione di 288 donne e 1.106 manzi e vitelli. Notato un miglior adattamento coniugale e negli allevamenti di elementi indigeni. Titolo: “Mo- D gli e buoi dei paesi tuoi”. È la scienza, bellezza. arlo poco di calcio? È vero. Mi adeguo. Il contorno di Napoli-Juve ha visto Benitez e Conte (un 5 a testa) rimpallarsi investimenti, piani triennali, spese di mercato, budget. Bei tempi quando si dibatteva tra italianisti e offensivisti, ma anche tra sostenitori del gioco a uomo oppure a zona. Belli e passati. Si sono adeguati anche Marotta e Luigi De Laurentiis. Il primo ha detto: «Hanno vissuto la vittoria con troppa enfasi, da provinciale, ci ha dato un po’ fastidio». Il secondo su Twitter: «Marotta grande Ignorante! Confonde il cuore di una città unica come Napoli per un’euforia da Provincia». Ergo, 5 a Marotta, a Luigi De Laurentiis 4 per uso improprio di maiuscole e aggravante di punto esclamativo. Senza punti esclamativi ma con molto affetto, ieri pomeriggio a Milano la Casa d’accoglienza di viale Ortles è stata intitolata a Enzo Jannacci. Una cena e un posto letto tre euro. È la casa dei senza casa, dei barbùn. I bambini hanno giocato, i musicisti hanno suonato, i cantanti hanno cantato, gli attori hanno recitato in un clima da festa campestre. E molti si sono commossi, prima, durante e alla fine, con l’inevitabile El portava i scarp de tennis tutti in coro. Mi piace precisare che l’idea è partita dal nostro Fabrizio Ravelli (8). Anche a questo servono i giornali. E i giornalisti. iornalista era Vladimir Herzog, direttore del tg d’una tv di San Paolo. Giornalista, tra i più popolari in Brasile, è anche Juca Kfouri, che ha raccontato la storia di un collega entrato per chiarimenti in una caserma l’11 ottobre 1975, torturato e morto suicida (secondo i militari): impiccato, la notte stessa. Molti particolari, nella foto sulla presunta impiccagione, (vedere Alias del 29 marzo) facevano credere da subito che si trattasse di una messa in scena. Nel 2001 una sentenza stabilì che Herzog è stato ucciso. Ivo, il figlio di Herzog, e Kfouri hanno firmato un manifesto “Fora Marin” che indica in Josè Maria Marin il mandante morale dell’uccisione di Herzog. Fuori, è un po’ difficile che Marin ci vada: è presidente della federcalcio brasiliana e numero uno dell’organizzazione del mondiale, la Fifa su questioni etiche non si pronuncia mai, a questi livelli. Vorrei che i calciatori si rifiutassero di stringergli la mano, dice Ivo Herzog. Lo vorrei anch’io. Marin ha querelato Kfouri per diffamazione. Le firme sono già 55mila. P G © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 59 A PASQUA IN CINA Si correrà a Pasqua, domenica 20 aprile, il prossimo gp di Cina Gli altri sport “ SPORT IN BREVE GLI ITALIANI Combatto con piloti italiani sin dai tempi del kart, non ha senso che ci sia solo la Rossa. E sono fra i più simpatici CALCIO ESTERO/1 LIGA INVARIATA FACILE IL PSG Classifica invariata in Liga: vincono Atletico (1-0 al Villarreal, gol di Raul Garcia), Barça (3-1 sul Betis, due rigori di Messi, il secondo su ribattuta) e Real (4-0 alla Real Sociedad: Illarramendi, Bale, Pepe e Moarata). In Francia, 3-0 del Psg sul Reims (gol di Cavani e 2 autoreti di Mandi). 2009, IL TITOLO ALLA BRAWN Jenson Button, 34 anni, un titolo mondiale vinto nel 2009 alla Brawn, dal 2010 è alla McLaren. In carriera 249 gp disputati, 8 pole realizzate, 15 vittorie e 50 podi Button contro Ferrari e Red Bull “Accettate questa rivoluzione” CALCIO ESTERO/2 CADE IL BAYERN BENE MOU E CITY L’INTERVISTA DAL NOSTRO INVIATO STEFANO ZAINO SAKHIR. Terza fila, speranza di podio. E’ la vigilia di Jenson Button, 15 anni in F1, leader della McLaren, pronto a correre oggi il suo 250° gp. Button, traguardo importante, che effetto fa? «Mi fa sentire un po’ vecchio. Del resto, dopo Raikkonen, so di essere il nonno del paddock con i miei 34 anni. Ho avuto la fortuna di fare un lavoro che sognano in milioni. Il pilota di F1, un po’ come l’astronauta. Ricordo ancora la mia prima gara. E continuo a divertirmi nel guidare queste macchine». Ora è una gara al lamento, Alonso e Vettel vogliono più velocità, tutti bocciano le nuove regole. «Noi piloti vorremmo sempre pigiare al massimo l’acceleratore, è la nostra natura. Ma aggiungo: la F1 è sempre la stessa: sfida, la gara, la pole. L’adrenalina non manca mai e i tempi cambiano. E la pista è palestra per la strada. L’innovazione tecnologica deve servire alle vetture di serie. Per cui ogni rivoluzione va accettata». Gli appassionati però non gradiscono e gli sponsor sono in allarme. Show povero, non dispensa emozioni. «Questo è un altro discorso. Giusto che gli esperti cerchino di aumentare lo spettacolo. Ma riguarda la politica». Con il rischio di vedere una Mercedes che ammazza il campionato. «La gente ha la memoria corta, dimentica che quello della Red Bull era ancora superiore. In McLaren non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci». In più è tornato Ron Dennis. «Era necessario, dopo la grande crisi dell’anno scorso. In ogni area con la sua presenza le cose funzionano meglio. Dentro e fuori dai box». Non c’è più invece suo padre John, mancato qualche mese fa. «Nel paddock lo conoscevano tutti, amico di piloti e meccanici. Non averlo al fianco è stato uno shock, non ci si abitua mai all’idea di perdere un genitore. Ha saputo starmi molto vicino». Sarà il suo ultimo team? «Intanto dico che continuerò finche il semaforo alla partenza riuscirà ad eccitarmi come adesso. Potrebbe essere, anche se è giusto mai dire mai. Da quando è morto mio papà non programmo il futuro, vivo solo con intensità il presente. In McLaren ci sono professionalità e passione, non è facile lasciarla. Però un italiano potrebbe dirmi: guarda che trovi le stesse cose in Ferrari». Le direbbe anche: possibile che non ci sia più un pilota italiano? «E’ strano. Combatto con gli italiani sin dai tempi del kart, hanno talento. Non ha senso che ci sia solo la Ferrari in F1, non vedo l’ora di potermi confrontare anche con un vostro pilota. Anche perché, pista a parte, sono fra i più simpatici». © RIPRODUZIONE RISERVATA GP DEL BAHREIN DIRETTA ORE 17.00 RAI UNO E SKY 1a Nico Rosberg fila (Mercedes) Lewis Hamilton 1’33’’185 (Mercedes) Valtteri Bottas (Williams) 3a Sergio Perez 1’34’’247 (Ferrari) 5a (McLaren) Fernando Alonso Prima fila Mercedes Kimi 5°, Alonso è 9° (Sauber) SAKHIR. Triste e delusa. È la faccia di Alonso (Sauber) 1’34’’992 7a 1’35’’116 9a 1’35’’891 11a 1’34’’985 1’35’’286 8a 1’35’’908 fila Romain Grosjean Kamui Kobayashi (Caterham) 1’37’’085 Marcus Ericsson 1’37’’310 (Caterham) Max Chilton (Marussia) 4a fila Jean-Eric Vergne (Lotus) 1’36’’663 Jules Bianchi fila (Red Bull) Pastor Maldonado (Marussia) 1’34’’712 1’34’’051 * (Toro Rosso) Esteban Gutierrez fila (Williams) 1’34’’387 Sebastian Vettel Daniel Ricciardo (Red Bull) fila 6a Daniil Kvyat (Toro Rosso) 1’35’’145 fila Nico Hulkenberg fila 2a Jenson Button Kevin Magnussen 1’34’’511 fila (Ferrari) 1’34’’346 1’34’’368 (McLaren) Felipe Massa (Williams) dopo il deprimente risultato in qualifica. Un 9° posto che lo ha sorpreso: «Non mi aspettavo di essere così indietro, dobbiamo migliorare in aerodinamica e potenza del motore». Meglio Raikkonen, 5°. Altra atmosfera alla Mercedes: Rosberg festeggia con la pole il gp n. 150 davanti al compagno Hamilton. Male pure Vettel, 10°, problemi al cambio. (Force India) Kimi Raikkonen fila 1’33’’464 1’37’’875 10a fila Adrian Sutil 1’37’’913 (Sauber) 1’36’’840 * 10 posizioni di penalità Classifica piloti 1) Rosberg (Ger) 43 2) Hamilton (Gbr) 25 3) Alonso (Spa) 24 4) Button (Gbr) 23 5) Magnussen (Dan)20 6) Hulkenberg (Ger)18 7) Vettel (Ger) 15 8) Bottas (Fin) 14 9) Raikkonen (Fin) Massa(Bra) 6 6 Classifica costruttori 1) MERCEDES 68 2) MCLAREN 43 3) FERRARI 30 4) WILLIAMS 20 5) FORCE INDIA 19 6) RED BULL 15 7) TORO ROSSO Guardiola risparmia mezza squadra in vista del Manchester United e dopo 53 partite utili in campionato cade il Bayern Monaco, battuto 1-0 ad Augusta da un gol di Moelders (foto). In Premier bene il Chelsea, 3-0 sullo Stoke (Salah, Lampard, Willian) e il City, 4-1 al Southampton, con gol nel finale di Jovetic. Dilaga lo United a Newcastle: 4-0 con doppietta di Mata (foto sotto). Oggi West Ham-Liverpool. 7 © RIPRODUZIONE RISERVATA CICLISMO/GIRO DELLE FIANDRE Cancellara da battere piccola Italia con Pozzato EUGENIO CAPODACQUA BRUGES. Lui è uno del club dei “magnifici otto”: gli 8 italiani che hanno alzato le braccia nella “Ronde”, il mitico Giro delle Fiandre, la classica “monumento” che celebra oggi la 97° edizione. Moreno Argentin è stato un grande delle corse di un giorno. Oltre al Fiandre del ’90, 4 Liegi-Bastogne-Liegi, 3 Freccia Vallone, un Mondiale (Colorado Spring 1986), un Lombardia; 13 tappe al Giro, 2 al Tour: un palmarès più che invidiabile attualmente. Che tempi erano quelli dell’Italia “regina” delle classiche? «C’era più improvvisazione. Era un ciclismo duro e pieno di fascino. Si andava su al nord senza grandi ambizioni, ma con tanta voglia di provare e di provarsi». E oggi? «È un ciclismo più specializzato. Più esasperato. Ed è un male, perché si impegna troppo il fisico e non si avvicinano i giovani. Un modello troppo esigente, il nostro, finito, scaduto. Da cambiare». Allarme motivato: l’Italia del pedale arriva nelle Fiandre come una cenerentola. A lottare per il podio solo due veneti: il 27enne Sacha Modolo (sei vittorie, tutte di secondo piano), e lo stagionato Pippo Pozzato (33): troppo poco per non avere nostalgia. L’anno scorso vinse lo svizzero Cancellara che resta fra i favoritissimi, con lo slovacco Sagan e il belga Boonen. © RIPRODUZIONE RISERVATA BASKET BRINDISI STOP OGGI EA7-CANTÙ Anticipo della 26ª, MontegranaroBrindisi 83-80. Oggi Siena-Sassari, VareseCaserta, VeneziaPistoia, AvellinoBologna, R. EmiliaRoma, PesaroCremona, MilanoCantù. Foto Hackett VOLLEY PLAYOFF, VIA ALLE SEMIFINALI Oggi gara 1 delle due semifinali playoff dell’A1 maschile: alle 18 Macerata-Modena (diretta Raisport 1) e Piacenza-Perugia. la Repubblica DOMENICA 6 APRILE 2014 R2 PROGRAMMI 60 IN ONDA Tra scherzi e viaggi, Belen dà consigli di bellezza DA NON PERDERE ITALIA 1 da domani trasforma il pomeriggio con tre nuovi appuntamenti, in onda dal lunedì al venerdì: Vecchi bastardi, in onda alle 15.30, è condotto da Paolo Ruffini che dovrà tenere a bada una banda di sette vecchietti in giro per la città pronti a prenderà di mira giovani baldanzosi con scherzi imprevedibili. Urban wild, alle 16.20, va alla scoperta delle nostre città e delle metropoli in giro per il mondo alla ricerca di situazioni, tendenze e luoghi da scoprire. Belen Rodriguez, per com- POWER Richard Gere, professionista di campagne elettorali, “capace di trasformare Gheddafi in Babbo Natale”, sfida l’ex maestro Gene Hackman. Classico di Sidney Lumet sulla politica americana. petenza, si occupa dello spazio Come mi vorrei, alle 17.10, offrendo consigli di bellezza alla protagonista di ogni puntata per piacersi di più, superare i propri complessi. Non solo beauty, anche questioni di cuore: la showgirl argentina diventa la consigliera per risolvere problemi con fidanzati, parenti o colleghi di lavoro. La puntata termina con una “prova sul campo”, Belen organizzerà all’ospite l’appuntamento con un coetaneo. © RIPRODUZIONE RISERVATA IN TV Belen conduce uno spazio sulla bellezza Iris — 21.10 6.00 6.30 7.00 7.25 8.15 9.05 10.30 11.30 13.00 13.30 13.40 13.45 15.40 17.05 17.10 18.10 18.50 19.35 20.30 21.00 21.45 22.40 1.00 1.20 1.50 1.55 2.00 3.30 4.10 Videocomic Il Divertinglese Incinta per caso - Tf Lassie - Tf Inside The World Il nostro amico Charly - Tf Cronache animali Mezzogiorno in famiglia Tg2 Giorno Tg2 Motori Meteo2 Quelli che aspettano Quelli che il calcio Tg2 L.I.S. Meteo Stadio Sprint 90° Minuto Automoblismo: Gran Premio del Bahrain di Formula 1 Countdown - Tf Tg2 20.30 N.C.I.S. - Tf Intelligence - Tf La Domenica Sportiva Tg2 Sorgente di vita Meteo2 Appuntamento al cinema Film: Alla ricerca dell’assassino - di Karel Reisz, con Nick Nolte, Debra Winger Videcomic Università Telematica Internazionale UniNettuno 7.05 La grande vallata 8.00 Film: L’amore segreto di Madeleine - di David Lean, con Ivan Desny, Ann Todd 9.45 Correva l’anno 10.40 TeleCamere 11.10 Tgr Estovest 11.30 Tgr RegionEuropa 12.00 Tg3 Tg3 Fuori Linea Tg3 Persone Meteo3 12.25 Tgr Mediterraneo 12.55 12 idee per la crescita 13.25 Fuori Quadro 14.00 Tg Regione /Tg Reg. Meteo 14.15 Tg3 14.30 In 1/2 ora 15.00 Tg3 L.I.S. 15.05 Ciclismo: Giro delle Fiandre 17.05 Kilimangiaro - con L. Colò 18.55 Meteo3 19.00 Tg3 19.30 Tg Regione / Tg Reg. Meteo 20.00 Blob 20.10 Che tempo che fa 22.45 Glob - Diversamente italiani 23.45 Tg3 Tg Regione 0.00 TeleCamere 0.50 Tg3 Meteo 1.00 Fuori orario ITALIA 1 6.00 Prima pagina 7.55 Traffico Meteo.it 8.00 Tg5 Mattina 8.50 Le frontiere dello Spirito 10.10 Speciale Rodolfo Valentino 10.20 La vita dei mammiferi Doc 11.30 Le storie di Melaverde 12.00 Melaverde 13.00 Tg5 Meteo.it 13.40 L’arca di Noè 14.00 Domenica Live. Conduce Barbara D’Urso 18.50 Avanti un altro! - con P. Bonolis 20.00 Tg5 Meteo.it 20.40 Paperissima Sprint 21.10 Film: Matrimonio a Parigi - di Claudio Risi, con Massimo Boldi, Anna Maria Barbera 23.15 Grande Fratello Riassunto 0.15 Tg5 Notte Rassegna stampa Meteo.it 0.45 Paperissima Sprint (r) 1.20 Film: Figli - Jijos - di Marco Bechis, con Carlos Echevarria, Julia Sarano 3.30 Rubicon - Tf 5.15 Tg5 Notte Rassegna stampa Meteo.it 5.45 Media Shopping RETE 4 7.10 Til Death - Tf 8.35 Cartoni 8.55 Film (animazione): Scooby Doo: L’isola degli zombi - Scooby Doo pensaci tu - di J. Stenstrum 10.35 Film: Air Bud 4: una zampata vincente - di R. Vince, con C. Stevenson, M. Hagan 12.25 Studio Aperto Meteo.it 13.00 Sport Mediaset XXL 14.00 Grande Fratello 14.25 Film: Due fratelli - di J. J. Annaud, con Guy Peacre, Jean-Claude Dreyfus 16.35 Film (animazione): Animals United - di R. Klooss 18.30 Studio Aperto Meteo.it 19.00 Film: La mummia - di S. Sommers, con Brendan Fraser, Rachel Weisz 21.30 Lucignolo 0.30 Film: Il nascondiglio del diavolo - di Bruce Hunt, con Cole Hauser, Morris Chestnut 2.25 Grande Fratello 2.50 Sport Mediaset 3.10 Studio Aperto - La giornata 3.25 Media Shopping 7.05 7.25 7.55 8.25 9.25 10.00 10.50 11.00 11.30 12.00 13.00 13.55 14.50 15.20 15.35 18.55 19.35 20.30 21.15 23.15 23.20 1.50 2.15 4.00 LA SETTE Tg4 Nitht News Media Shopping Zorro - Tf Magnifica Italia Santi - Lo splendore del Divino nel Quotidiano Santa Messa Meteo2 Pianeta mare Tg4 / Meteo.it Pianeta mare Ricette di famiglia Donnavventura Zorro - Tf Ieri e oggi in Tv Speciale Film: Quella sporca dozzina - di Robert Aldrich, con Richard Jaeckel, Jim Brown Tg4 Meteo.1 Il segreto Tempesta d’amore La Bibbia - Tf Cinefestival R4 Film: L’agguato - di Rob Reiner, con Alec Baldwin, Whoopi Goldberg Tg4 Night News Film: Una donna alla finestra - di Pierre Granier-Deferre, con Romy Schneider, Philippe Noiret Film: Ergastolo - di Luigi Capuano, con Franco Interlenghi, Helene Remy 7.00 Omnibus - Rassegna stampa 7.30 Tg La7 7.55 Omnibus 9.45 L’aria che tira - Il diario 11.00 Bersaglio mobile 13.30 Tg La7 14.00 Tg La7 Cronache 14.40 Film: Draquila - L’Italia che trema - di Sabina Guzzanti 16.40 The District - tf 18.10 L’ispettore Barnaby - Tf 20.00 Tg La7 20.30 Domenica nel paese delle meraviglie. 21.10 La gabbia - Conduce Gianluigi Paragone 0.00 Film: Fast Food Nation di Richard Linklater, con Wilmer Valderrama 2.40 La7 Doc 4.45 Omnibs (r) DEEJAY TV 15.00 16.00 16.55 17.00 18.00 18.55 19.00 20.00 20.30 20.45 21.00 22.30 23.30 0.30 Revenge 1 - Tf Switched at Birth 3 Deejay Tg Deejay Hits Fino alla fine del mondo Deejay Tg Le strade di Max Pascalistan Milano Underground Come te Microonde Deejay chiama Italia Remix American Horror Story 2 Fino alla fine del mondo Lorem Ipsum Best of LA EFFE 13.20 RED - Il guru delle prelibatezze 13.50 RED - Racconti dalle megalopoli 14.50 Fan Festival 15.00 Eames: architetti, pittori, designer 16.30 Al cinema con laeffe 16.35 Storia del design 17.30 RED - Racconti dalle megalopoli 18.30 Per dieci minuti 19.20 Dalla A a laeffe 19.30 Al cinema con laeffe 19.35 L'Ispettore Wallander 21.10 L'Ispettore Wallander 22.50 Film: Last Days 00.40 Al cinema con laeffe RAI ■ RAI 4 6.30 6.50 7.10 8.40 10.10 11.05 12.35 14.10 15.45 16.10 16.55 17.50 17.55 18.40 19.30 21.10 22.50 0.35 0.40 2.20 3.40 3.45 ■ PREMIUM Musiclife Serial Webbers Farscape - Serie Tv Babylon - Serie Tv Planetes - Serie Tv Doctor Who - Serie Tv Film: I tre dell’Operazione Drago - di R. Clouse, con Bruce Lee Film: Undisputed - di Walter Hill, con Wesley Snipes Mainstream - Magazine Eureka - Serie Tv Ashes to Ashes - Serie Tv Rai News Giorno Haven - Serie Tv Flashpoint - Serie Tv Ghost Whisperer - Serie Tv Dexter - Serie TV Film: Fearless - di R. Clouse, con B. Lee Appuntamento al cinema Film: La zona morta - di David Cronenberg, con Christopher Walken Film: The Hamiltons 2 - di B. Brothers, con Cory Knauf Rai News Notte Misfits - Serie Tv 6.30 7.10 10.05 11.00 14.40 14.45 16.35 17.40 17.45 19.20 19.35 21.25 23.55 1.45 Betty la Fea - Telenovela Topazio - Telenovela Fiction Magazine Una sera d’ottobre - Miniserie Appuntamento al cinema Terapia d'urgenza - Serie Tv Tutti pazzi per amore - Miniserie Rai News Giorno Film: Il mistero dei capelli scomparsi - di J. Ciccoritti, con M. Lawson GranPremium Un caso per il tenente Sheridan - Serie Tv La Pista - Show Madre, aiutami - Miniserie Rai News Notte ■ MOVIE 7.25 Film: Amen- di Costa Gavras, con Ulrich Tukur 9.35 Appuntamento al cinema 9.40 Film: Il medico dei pazzi - di M. Mattoli, con Totò 11.10 Moviextra 60 11.45 Film: Notturno bus - di D. Marengo, con Valerio Mastandrea, 13.40 Film: Broken Flowers - di J. Jarmusch, con Bill Murray, Jessica Lange 15.35 Film: Sei mogli e un papà - di H. M. Gould, con Tim Allen ■ CINEMA 18.45 Se mi lasci ti cancello - di M. Gondry Studio Universal 19.10 Bait - L’esca - di A. Fuqua Premium Cinema Energy 19.15 In memoria di me - di S. Costanzo Premium Cinema Emotion 19.20 Dream House - di J. Sheridan Premium Cinema 21.15 Shutter Island - di M. Scorsese Premium Cinema 21.15 The Bourne Identity - di D. Liman Premium Cinema Energy 21.15 Whatever Works - Basta che funzioni di W. Allen Premium Cinema Emotion 21.15 Evita - di A. Parker Studio Universal 23.10 Orphan - di J. Collet Serra Premium Cinema Energy 0.20 La cortigiana - di J. Thurn Premium Cinema Emotion 1.55 Di nuovo in gioco - di R. Lorenz Premium Cinema 10.00 Il seme della follia - di J. Carpenter Premium Cinema Energy 10.25 Tu la conosci Claudia? - di M. Venier Premium Cinema 11.20 E’ complicato - di N. Meyers Premium Cinema Emotion 11.25 Bulli e pupe - di J. Mankiewicz Studio Universal 13.20 Shopgirl - di A. Tucker Premium Cinema Emotion 13.45 Il dilemma - di R. Howard Premium Cinema 13.45 I mercenari 2 - di S. West Premium Cinema Energy 13.55 Philadelphia - di J. Demme Studio Universal 15.50 Chiedimi se sono felice di A. Baglio Premium Cinema 16.55 Rock of Ages - di A. Shankman Premium Cinema Emotion 17.20 Danni collaterali - di A. Davis Premium Cinema Energy 13.05 La Terra dopo l'uomo 13.30 A caccia di miti 14.20 Curiosity: perché ci piace il sesso? 15.10 Le Avventure di Jeff Corwin 16.00 Austin Stevens: animali pericolosi 16.50 Il faraone svelato 17.45 Orion: il futuro dei viaggi nello spazio 18.40 La storia dell'Universo 19.30 Squali volanti 20.25 America sepolta 21.15 A caccia di miti - 1^TV 22.05 Ti presento gli Alieni - 1^TV ■ RAI 5 14.40 15.35 16.30 16.35 18.45 18.50 19.40 20.35 21.15 22.20 23.10 Il popolo degli oceani Hearth la potenza del pianeta 5 buoni motivi Cyrano de Bergerac - Teatro Rai News Per me si va nella città dolente - Teatro Stardust Claudio Strinati: Velasquez e Guido Reni Indagine su Giorgione Cool Tour Arte Film: Io non sono qui- di Todd Haynes, con Heathe Ledger, Richard Gere 1.30 Rai News Notte 1.35 Intro Get up Stand up GIALLO MEDIASET PREMIUM FOCUS 17.15 Rai News Giorno 17.20 Film: Urban Cowboy- di J. 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Godard CIELO 09.00 11.00 11.45 12.45 13.00 15.00 17.00 18.30 19.15 20.15 20.45 21.15 22.45 00.15 Most Dangerous Wrestling - WWE Smackdown Most Dangerous Sky TG Giorno Abduction - Riprenditi la tua vita Film Stop & Gol Fratelli in affari Affari al buio Affari di famiglia Affari di famiglia 40 giorni e 40 notti Stop & Gol Night L'amante di Lady Chatterley 06.25 07.15 08.05 08.55 09.50 10.40 11.35 12.20 13.10 13.55 14.45 15.30 16.20 17.10 17.55 18.45 19.25 20.20 21.05 22.00 22.50 23.35 00.25 Matlock Matlock Matlock E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea New Tricks New Tricks Wolff, un poliziotto a Berlino Wolff, un poliziotto a Berlino JAG - Avvocati in divisa JAG - Avvocati in divisa JAG - Avvocati in divisa E.R. - Medici in prima linea E.R. - Medici in prima linea King King The Whole Truth The Whole Truth Touch Touch Il risolutore Il risolutore Silent Witness TV2000 08.30 S.Messa 10.45 Una giornata con il VescovoMons. E. Menichelli 12.00 Angelus recitato dal Santo Padre 13.45 Terre Sante di Don Roberto Di Diodato 15.20 La canzone di noi - la gara 18.00 Rosario da Lourdes 18.30 I passi del silenzio 20.30 I Santi nell' arte - Santa Caterina d' Alessandria 21.00 Film: Don Bosco- con Flavio Insinna - 2p REAL TIME 12.20 12.50 13.50 14.45 16.15 18.10 18.40 19.10 19.40 20.10 20.40 21.10 21.40 22.10 22.40 Molto bene Il re del cioccolato Bakery Boss: SOS Buddy Amici di Maria De Filippi Dire, Fare, Baciare - Italia Due abiti per una sposa Due abiti per una sposa Abito da sposa cercasi Abito da sposa cercasi Abito da sposa cercasi Abito da sposa cercasi Abito da sposa cercasi - 1^TV Abito da sposa cercasi - 1^TV L'abito dei sogni L'abito dei sogni SATELLITE DIGITALE TERRESTRE 6.30 UnoMattina in famiglia. All'interno: 7.00-8.009.00 Tg1; 9.30 Tg1 L.I.S. 10.00 Buongiorno benessere 10.30 A sua immagine 10.55 Santa Messa 12.00 Recita dell'Angelus 12.20 Linea Verde 13.30 Telegiornale 14.00 L'Arena - con Massimo Giletti 16.10 Tg1 16.15 Automoblismo: Gran Premio del Bahrain di Formula 1 18.50 L'Eredità 20.00 Telegiornale 20.35 Rai Tg Sport 20.40 Affari tuoi - con F. Insinna 21.25 Carosello Reloaded 21.30 Un medico in famiglia 9con Lino Banfi, Margot Sikabonyi, Giorgio Marchesi Tg1 60 secondi 23.35 Speciale Tg1 0.40 Tg1 Notte Che tempo fa 1.05 Milleeunlibro Scrittori in Tv 2.05 Sette note 2.35 Così è la mia vita... Sottovoce 3.05 Mille e una notte - Fiction “Il bene e il male” 5.00 Da Da Da CANALE 5 RAI 2 RAI 2 RAI 1 SKY [servizio a pagamento] ■ CINEMA MATTINA 09.05 Natale in India - di N. Parenti Sky Cinema 1 HD 10.15 Nemico pubblico - di T. Scott Sky Cinema Hits HD 10.55 Il lato positivo - di D.O. Russell Sky Cinema 1 HD 11.35 Reign Over Me - di M. Binder Sky Cinema Passion 12.30 L'anima gemella - di S. Rubini Sky Cinema Hits HD 13.00 Elysium - di N. Blomkamp Sky Cinema 1 HD 13.25 Lo smemorato di Collegno di S. Corbucci Sky Cinema Classics 13.35 Air Bud 3 - di B. Bannerman Sky Cinema Family HD ■ CINEMA POMERIGGIO ■ CINEMA SERA ■ CINEMA NOTTE 14.55 Pazze di me - di F. Brizzi Sky Cinema 1 HD 15.15 Dance with Me - di R. Haines Sky Cinema Passion 15.55 La figlia del generale - di S. West Sky Cinema Hits HD 17.10 Duello al Sole - di K. Vidor Sky Cinema Classics 17.25 L'amore è un trucco - di K. Kwapis Sky Cinema Passion 17.30 Yuppies, i giovani di successo di C. Vanzina Sky Cinema Comedy 17.35 Nata per vincere - di S. McNamara Sky Cinema Family HD 18.50 La migliore offerta - di G. Tornatore Sky Cinema 1 HD 19.05 Congo - di F. Marshall Sky Cinema Max HD 21.00 Agente 007 - Dalla Russia con amore di T. Young Sky Cinema Classics 21.00 Cercasi tribù disperatamente di T. Holland Sky Cinema Family HD 21.00 The Grey - di J. 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