RASSEGNA STAMPA - Comune di Francavilla Fontana

RASSEGNA STAMPA
del 16 settembre 2014
PROVINCIA DI BRINDISI
SISTEMI INFORMATIVI - SERVIZI STATISTICI
URP - COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE
Telefono: 0831/565120 - 565325
e-mail: [email protected]
Pagine 77 (compresa la presente)
16 settembre 2014
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
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16 settembre 2014
di Giorgio Ponziano
Come spartirsi le neo-Province e vivere felici e contenti. Forse l'argomento non è stato trattato nel
patto del Nazareno ma quel vento sta soffiando anche in periferia e i dirigenti locali di Pd e Forza
Italia si stanno dando da fare. Obiettivo: mettere le mani insieme nella stanza dei bottoni delle città
metropolitane, il vestito nuovo delle vecchie Province, e pure in quello degli enti morituri ma poi
sembra non tanto.
Con buona pace della promessa semplificazione l'arrembaggio è incominciato e c'è trippa per gatti:
si stanno eleggendo 64 presidenti e 760 consiglieri col compito di portare a compimento il
passaggio delle consegne ma chi è disposto a scommettere che l'operazione sarà rapida e la
truppa tornerà a casa in fretta alzi la mano. Poi ci sono le città metropolitane che invece sono state
istituite per legge e quindi ufficialmente destinate a durare, qui il boccone è ancora più ambito e si
tratta di 8 presidenti e 162 consiglieri. Sono enti di seconda elezione, quindi i politici si scelgono tra
di loro. Quando, tra un paio d'anni, si potrà raffrontare quanto costava fare funzionare le Province
e quanto costa fare funzionare le città metropolitane ci saranno sorprese.
In ogni caso Pd e Forza Italia si sono, in molti casi, trovati in perfetta sintonia: siamo i due partiti
del bipolarismo, è stato il ragionamento, i grillini sono isolati nel loro purgatorio e Ncd non conta
nulla, facile da fagocitarlo nell'alleanza. Quindi spartiamoci la torta tra noi, lasciando agli altri le
briciole perché comunque qualche benevola elargizione è d'obbligo. E via a presentare liste
unitarie, decidendo in anticipo quanti a me e quanti a te, votando poi compatti nei Comuni, quasi
sempre sordi alle proteste degli esclusi, anche perché il meccanismo dello scaricabarile funziona
perfettamente: Nichi Vendola e Angelino Alfano si arrabbiano con Matteo Renzi e Silvio
Berlusconi, i quali all'unisono allargano le braccia, noi non c'entriamo, sono le federazioni
provinciali a fare questi pasticci.
Come a Torino, dove prima dell'estate Forza Italia aveva convocavano una conferenza stampa per
annunciare l'accordo con Fratelli d'Italia e addirittura il logo di una lista per partecipare all'elezione
dei membri della città metropolitana. Passata l'estate, con buona pace della Meloni & Co, i forzisti
hanno annunciato che faranno una lista col Pd (con annesso Ncd), che Roberto Cota definisce
«un'ammucchiata assurda», un forzista dissidente (Gian Luca Vignale) bolla come «un'alleanza
promossa da chi rincorre una candidatura», mentre il disarcionato FdI, Agostino Ghiglia, alza gli
occhi al cielo: «Decideranno i nostri vertici romani». Ma il coordinatore piemontese di Forza Italia,
Gilberto Pichetto, va avanti per la sua strada: “Non avrebbe senso contrapporsi in quella che sarà
a tutti gli effetti una fase costituente, le regole vanno scritte insieme».
Gli dà una mano, Davide Gariglio, segretario regionale Pd: «Non sono accordi politici, ma intese
istituzionali». Un'intesa che darà a Forza Italia tre posti, uno o due al Ncd, nessuno a FdI, una
decina al Pd: in totale i posti sono 18 e bisognerà verificare se i grillini presenteranno una propria
lista con la possibilità di ottenere qualche seggio. Ovviamente l'accordo dal capoluogo regionale
viene calato per li rami e ad Asti, per esempio, Pd e Forza Italia si sono già seduti a tavola.
In Puglia le larghe intese sono l'ennesima occasione di lotta all'interno del Pd, con l'ex-sindaco di
Bari, Michele Emiliano, che aspira a succedere a Nichi Vendola alla presidenza della Regione, che
si è schierato contro, spaccando il partito. A fare da capofila nell'embrasson nous destra-sinistra è
Brindisi. Spiega Luigi Vitali, coordinatore locale di Forza Italia: «Una delegazione di Forza Italia ha
incontrato una delegazione del Pd per verificare la possibilità di un accordo istituzionale per
l'elezione del presidente della Provincia e del consiglio provinciale e si è deciso di impegnarsi per
la presentazione di una lista unica assegnando al Pd la presidenza e a Fi la vice presidenza». E a
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16 settembre 2014
chi non condivide risponde: «Per noi l'accordo resta valido perché sottoscritto da chi ne aveva
titolo e mandato».
Anche a Taranto le grandi manovre sono in corso e a un passo dalla conclusione, tanto che la
direzione del Pd ha affidato al segretario Walter Musillo il mandato di «verificare le condizioni per
la più ampia convergenza di forze politiche disponibili e per il più qualificato ruolo protagonista del
Pd ionico». Il patto prevede un sindaco forzista (Martino Tamburrano) alla presidenza della
Provincia e un vice Pd. Inutile sottolineare l'ira funesta del presidente sellino della Regione, grande
escluso in questi accordi. Dice Vendola: «Quando per le province di Taranto e di Brindisi un pezzo
del centrosinistra, il Partito democratico, fa l'accordo con la destra e con Forza Italia, sporca un po'
il volto della politica e lo rende incomprensibile». Gli fa eco il presidente del gruppo regionale Sel,
Michele Losappio: «Non si può assistere silenziosi all'omicidio del centrosinistra che il Pd sta
compiendo nelle province di Brindisi e di Taranto proponendo, in sfregio ai propri elettori, governi e
liste con Forza Italia». Rincara la dose il sindaco Sel di Lamezia, Gianni Speranza: «Ma le
province non erano state sciolte? In realtà è stato solo abolito il voto dei cittadini: le province
restano con tutti i loro costi e anche i consigli provinciali con relativi presidenti. Solo che invece di
essere scelti dai cittadini sulla base di limpide proposte politiche tutti questi sono scelti dai partiti e
dai consiglieri comunali. Sembra di assistere ad un film dell'horror, con gli zombie che resuscitano,
tipo La notte dei morti viventi». Così le neo-Province si stanno rivelando un nuovo, ulteriore terreno
di scontro tra Pd e Sil.
In Emilia a fare da battistrada è Ferrara, dove è stato compiuto il capolavoro di tutti-dentro: insieme
a Pd e Forza Italia ci sono Lega e M5S. Gli esclusi di FdI parlano di «inciucio politico per spartirsi
le poltrone». La lista si chiama Provincia Insieme e il suo ideatore, il sindaco pidiessino della città,
Tiziano Tagliani, che è anche il candidato presidente della Provincia, dice: «Ma quali poltrone,
queste sono sedie elettriche». La lista ha l'originale caratteristica di essere fortissimamente
istituzionale e i sindaci ne sono il collante».A sorpresa nel coro, sfidando l'ira di Beppe Grillo, si è
inserito anche il sindaco 5stelle di Comacchio, Marco Fabbri, che spiega: «Ho accettato l'invito a
mettermi in gioco con grande responsabilità e con lo spirito di mettermi a disposizione, rappresento
un territorio importante e non nascondo che c'è stata anche una spinta da parte degli imprenditori
del turismo, poiché vi sono importanti investimenti della Provincia da gestire e progetti da portare
avanti come quello dell'Ente Parco. Abbiamo anche avuto un'estate complicata e c'è bisogno di
fare sistema».
In Calabria lo chiamano l'accorduni, siglato a Vibo Valentia e fotocopiato in altri Comuni. La
coalizione è formata da pezzi di Forza Italia, Pd e Ncd, una parte di questi ultimi due partiti è in
disaccordo e partecipa, clamorosamente, con liste proprie. Insomma, ci si bisticcia più che mai
anche su enti che dovrebbero essere destinati all'estinzione. Ma la lista «Insieme per la Provincia,
Adesso» ha la benedizione di Matteo Renzi e dei berluscones. Il Pd trattativista è capeggiato da
Pasquale Fera, renziano, che fa parte del comitato di garanzia del Pd regionale ed è tra i nuovi
dirigenti di punta del partito e dall'ex-presidente della Provincia, Francesco De Nisi, che afferma:
«Dispiace la divisione ma il problema è che nel Pd si è voluto utilizzare questa vicenda come
battaglia politica». Al voto sono chiamati 45 sindaci e 445 consiglieri comunali: all'accorduni è
pronosticato l'en plein.
Infine a Genova la lista Pd-Forza Italia (insieme a Sel e Ncd) è già stata depositata, chiamata
«Lista costituente», e andrà trionfante all'appuntamento del 28 settembre, quando voteranno più o
meno tutti i Comuni d'Italia. L'accordo di Genova sta contagiando anche Savona, ma qui c'è chi
punta i piedi e forse si farà dietrofront anche se il coordinatore ligure di Forza Italia, Sandro
Biasotti, non ha dubbi: «La lista unica con il partito democratico servirebbe per meglio
rappresentare tutto il territorio della Provincia di Savona sia con rappresentanti di partito sia con
non iscritti e rappresentanti della società civile, così come è avvenuto nella città metropolitana di
Genova».
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
di Matteo Barbero
Dal decreto «Sblocca Italia» (dl 133/2014 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 212 del 12/9/2014)
arriva un'autentica boccata d'ossigeno per i tanti comuni a corto di liquidità. Entro il prossimo 20
settembre, infatti, il ministero dell'interno erogherà un nuovo acconto del fondo di solidarietà
comunale 2014.
L'importo dell'attribuzione sarà pari, per ciascuna amministrazione, al 66% delle spettanze
consultabili sul sito del Viminale, detratte le somme già anticipate lo scorso mese di marzo.
In totale, i sindaci riceveranno circa 2,8 miliardi, che avranno un effetto benefico sulle asfittiche
casse di molti enti. Non a caso, la settimana scorsa l'Anci aveva lanciato l'allarme, manifestando
una forte preoccupazione per l'incertezza sui tempi di assegnazione dei finanziamenti e
richiedendo di inserire una norma acceleratoria nel decreto.
La richiesta è stata accolta e la previsione è diventata l'art. 43, comma 4, del dl 133/2014.
Ricordiamo che il fondo, al 1° gennaio, valeva 6,6 miliardi, dotazione che si è ridotta a poco più di
6,2 per effetto dei 375 milioni di tagli aggiuntivi previsti dal dl 66/2014. Siccome 1,3 miliardi sono
stati versati la scorsa primavera con il primo acconto, a questo punto rimarrebbero da distribuire
ancora circa 2,2 miliardi. Occorre tenere conto, però, del recupero previsto dallo stesso dl 66 in
conseguenza dell'ormai imminente ridefinizione dell'elenco dei comuni montani e collinari in cui si
applica l'esenzione Imu a favore dei terreni agricoli. Questa partita (che ovviamente riguarda solo
gli enti che saranno esclusi dalla nuova lista) vale altri 350 milioni di tagli.
In questo complesso dare-avere si inserisce anche l'art. 43, comma 5, del dl 133, che assegna ai
comuni un ulteriore contributo per un importo di circa 50 milioni (49.400.000 per la precisione)
grazie alla reimpostazione delle economie sul fondo per il federalismo amministrativo previsto dalla
legge Bassanini 1 (legge 59/1997).
Proseguendo con le buone notizie, infine, segnaliamo che la scorsa settimana la Conferenza statocittà e autonomie locali ha dato il via libera all'erogazione di circa 460 milioni di rimborsi Imu. Nel
dettaglio, 348,5 milioni servono a compensare il minor gettito derivante dall'abolizione della
imposizione sull'abitazione principale e su altre tipologie di immobili nel 2013; gli altri 110,7 milioni
riguardano le agevolazioni previste dalla legge 147/2013 a favore dei terreni agricoli posseduti dai
coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola e dei
fabbricati rurali a uso strumentale.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Il decreto «Sblocca Italia» (decreto legge n. 133/2014 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.
212 del 12/9/2014) riapre i termini relativi al Patto regionale verticale 2014.
I governatori potranno cedere quote a province e comuni fino al 15 ottobre, sulla base
delle domande che i sindaci e i presidenti degli enti di area vasta dovranno inviare entro il
30 settembre.
La novità è contenuta nell'art. 42, comma 3, del dl 133/2014, che ha differito le scadenze
fissate dall'ultima legge di stabilità (legge 147/2013), rispettivamente, al 1° marzo per le
richieste e al 15 marzo per le assegnazioni.
Ricordiamo che, mediante il Patto verticale, le regioni e le province autonome possono
autorizzare gli enti locali del proprio territorio ad aumentare la spesa in conto capitale,
compensando tali maggiori spazi con un peggioramento, di pari importo, del proprio
obiettivo.
La modifica accoglie una puntuale richiesta dell'Anci, in passato invero piuttosto critica
rispetto a tale istituto.
Già la scorsa primavera, tuttavia, l'Anci, per mano del suo segretario generale, Veronica
Nicotra, aveva scritto al ministero dell'economia e delle finanze per chiedere la proroga, a
fronte della possibilità, manifestata da alcune regioni, di liberare ulteriori spazi finanziari.
In effetti, negli ultimi anni, attraverso il Patto verticale, gli enti locali hanno ricevuto un aiuto
consistente (circa 7 miliardi nel periodo 2009-2014), anche grazie agli incentivi che lo
stato, a partire dal 2012, ha messo a disposizione dei governatori più generosi.
Per quest'anno, però, il premio per le regioni cedenti è già stato messo in campo in
primavera, ragion per cui ulteriori aiuti dovranno essere autofinanziati da ciascuna
amministrazione regionale.
Ricordiamo che nelle prossime settimane si giocherà anche la partita del Patto regionale
orizzontale, disciplinato dal decreto ministeriale del 6 ottobre 2011, n. 0104309. In tal
caso, i termini sono 15 ottobre per le richieste e 31 ottobre per le assegnazioni.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Contabilità
Pre-dissesto Enti liberi sui fondi
Gli enti locali in pre-dissesto possono utilizzare le risorse loro assegnate dal fondo rotativo
statale per ripianare il proprio disavanzo di amministrazione e per il finanziamento dei
debiti fuori bilancio.
Lo prevede l'art. 43, commi 1-3, del dl 133/2014, modificando la disciplina dell'istituto di
salvataggio delle amministrazioni vicine al default introdotto dal dl 174/2012.
Chi aderisce alla procedura di riequilibrio finanziario di cui all'articolo 243-bis del Tuel, può
ottenere dallo stato, attraverso un fondo di rotazione gestito dal ministero dell'interno,
un'anticipazione cash da rimborsare al massimo entro dieci anni.
Finora tali somme potevano essere contabilizzate a bilancio solo alla stregua dei mutui
(anche se non incidono sul tetto all'indebitamento): pertanto, l'entrata va iscritta fra le
accensioni di prestiti, mentre la restituzione tra i rimborsi di prestiti.
In base alla nuova disciplina, invece, l'ente può decidere di utilizzarle «per ripristinare
l'equilibrio strutturale del bilancio, per l'integrale ripiano del disavanzo di amministrazione
accertato e per il finanziamento dei debiti fuori bilancio: in tal caso, essere vanno
contabilizzate come entrate correnti (e i rimborsi come spese correnti), imputandole,
rispettivamente, al Titolo II e al Titolo I.
Per chi sceglie questa strada, le entrate diventano rilevanti ai fini del Patto di stabilità
interno, nei limiti, precisa il comma 3, di 100 milioni per il 2014 e 180 milioni per gli anni dal
2015 al 2020 e delle somme rimborsate per ciascun anno dagli enti beneficiari e
riassegnate nel medesimo esercizio. Finora, invece, le risorse in entrata e in uscita era
irrilevanti ai fini del Patto. La norma precisa che, qualora l'ammontare delle risorse
effettivamente attribuite risulti inferiore a quello iscritto a bilancio, l'ente locale interessato è
tenuto, entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione di approvazione del piano di
risanamento, a indicare misure alternative di finanziamento per un importo pari
all'anticipazione non attribuita.
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16 settembre 2014
di Antonio Ciccia
Più semplice il cambio di destinazione d'uso in edilizia.
Il decreto legge sblocca Italia (n. 133/2014) introduce l'articolo 23-ter al Testo Unico per
l'edilizia (dpr 380/2001) e individua quattro categorie di destinazione urbanistica. Solo il
passaggio da una categoria all'altra è mutamento di destinazione d'uso, mentre i cambi di
uso all'interno della medesima categoria sono dequalificati.
Così se un albergo diventa residenza non sarà un mutamento di destinazione di uso.
Questo salvo che le regioni stabiliscano diversamente.
Ma vediamo il dettaglio della nuova disposizione.
L'articolo 23-ter del Testo Unico per l'edilizia individua quattro classi: a) residenziale e
turistico-ricettiva; b) produttiva e direzionale; c) commerciale; d) rurale.
La norma stabilisce che per la legge nazionale costituisce mutamento rilevante della
destinazione d'uso ogni forma di utilizzo dell'immobile o della singola unità immobiliare
diversa da quella originaria, anche se non accompagnata dall'esecuzione di opere edilizie,
purché tale da comportare l'assegnazione dell'immobile o dell'unità immobiliare considerati
a una diversa categoria funzionale.
Il mutamento di destinazione di uso può essere con o senza opere. Nel secondo caso si
parla di mutamento funzionale di destinazione di uso; nel primo caso si parla di
mutamento strutturale di destinazione di uso.
Questo significa che il passaggio da destinazione residenziale a direzionale è mutamento
di destinazione di uso (perché si passa da una categoria a una diversa); mentre il
passaggio dalla destinazione direzionale a quella produttiva o dalla turistica a residenziale
non è mutamento di destinazione di uso rilevante ai fini della legislazione edilizia.
Quanto alla identificazione delle categorie, comunque, prevale la legge regionale.
Alcune regioni hanno già una regolamentazione normativa dei cambi d'uso, con categorie
diverse da quelle del decreto Sblocca Italia. Per esempio vi sono regioni in cui la
destinazione turistico-ricettiva è considerata a sé stante e non associata alla destinazione
residenziale oppure in cui la destinazione direzionale è autonoma rispetto alla
destinazione produttiva.
La rilevanza di un cambio di utilizzo come formale variazione della destinazione d'uso
implica dover ottenere permessi e pagare oneri. La non rilevanza significa, di regola, meno
casi in cui bisogna conseguire un titolo edilizio e meno spese per contributi di costruzione.
Ad esempio in alcune leggi regionali si prevede che solo sono onerosi i mutamenti delle
destinazioni d'uso, anche in assenza di opere edilizie, solo nei casi in cui si verifichi il
passaggio dall'una all'altra delle categorie censite.
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16 settembre 2014
L'onerosità, di regola, è commisurata alla differenza tra gli oneri dovuti per la classe della
nuova destinazione d'uso e quelli dovuti per la destinazione in atto, con obbligo di
versamento del conguaglio.
La norma si spinge a disposizioni di dettaglio. In particolare la destinazione d'uso di un
fabbricato o di una unità immobiliare va determinata prendendo quella prevalente in
termini di superficie utile: in caso di unità con uso promiscuo (casa e ufficio, ad esempio)
prevale quella che occupa più superficie ed è questa categoria quella che deve essere
presa in esame per valutare cambi d'uso.
L'articolo 23 ter si chiude con una norma di carattere generale e cioè che il mutamento
della destinazione d'uso all'interno della stessa categoria funzionale è sempre consentito.
Anche qui, però, la legislazione regionale potrebbe disporre diversamente e in quel caso
prevale sulla legge nazionale.
Lo stesso va detto per i piani regolatori e in generale per gli strumenti urbanistici comunali,
che possono vietare il mutamento di destinazione di uso anche all'interno della medesima
categoria.
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16 settembre 2014
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16 settembre 2014
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16 settembre 2014
Albo gestori ambientali Cambia il diritto annuale
Dal 7 settembre 2014 sono entrati in vigore i nuovi importi del diritto annuale, a seguito
dell'entrata in vigore del regolamento dell'albo gestori ambientali. È con l'articolo 24 del
decreto ministeriale n. 120/2014 che sono stati infatti modificati gli importi del diritto
annuale delle seguenti categorie: 1, 4, 5, 6, 8 (classe A 1800 – classe B 1300 – classe C –
1000 – classe D 750,00 – classe E 350,00 – classe F 150,00) 9, 10.
Le imprese devono pagare il diritto annuale per l'iscrizione all'albo gestori ambientali in
base alla categoria e alla classe di appartenenza.
Il diritto annuale deve essere pagato al momento dell'iscrizione all'albo gestori ambientali
e, successivamente, ogni anno entro il 30 aprile. Nell'area riservata dell'impresa, all'interno
del sito ufficiale dell'albo nazionale gestori ambientali, è disponibile il servizio per il
pagamento telematico. Il pagamento telematico viene registrato automaticamente e
visualizzato nell'area riservata dell'impresa. Eventuali pagamenti effettuati dall'impresa
tramite bollettino postale o bonifico bancario vengono visualizzati nell'area riservata
dell'impresa solo successivamente.
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16 settembre 2014
di Carla De Lellis
Il convivente non ha diritto al congedo per l'assistenza del proprio partner disabile;
pertanto, ne può fruire il genitore (del disabile), anche se non convivente. Lo precisa il
ministero del lavoro nell'interpello n. 23/2014, rispondendo all'Anci che ha chiesto di
sapere proprio se sia possibile concedere la fruizione del congedo al genitore del disabile,
pur in presenza di convivente non coniugato di quest'ultimo. Il congedo, previsto dall'art.
42, comma 5, del T.u. maternità (dlgs n. 151/2001), è riconosciuto al coniuge convivente di
soggetto con handicap in situazione di gravità, per un periodo non superiore a due anni. In
mancanza, per decesso o patologie del coniuge convivente, il congedo spetta ai seguenti
soggetti (con ordine di priorità): padre o madre anche adottivi; uno dei figli conviventi; uno
dei fratelli o sorelle conviventi.
L'Inps (circolare n. 41/2009) ha precisato che i genitori naturali o adottivi e affidatari hanno
diritto al congedo solo nella misura in cui si verifichi una delle seguenti condizioni: il figlio
(disabile) non sia coniugato o non conviva con il coniuge; il coniuge (del figlio disabile) non
lavori o sia lavoratore autonomo o abbia espressamente rinunciato al congedo. La corte
costituzionale, inoltre, ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 42, comma 5, nella parte in cui
non include tra i soggetti beneficiari il parente o affine entro il terzo grado convivente, in
caso di mancanza, decesso o patologie invalidanti degli altri soggetti (sentenza n.
203/2013).
Da tanto, spiega il ministero, ne deriva che l'individuazione dei soggetti con diritto al
congedo non è suscettibile d'interpretazione analogica, ma risulta tassativa anche in
ragione del fatto che durante la fruizione del congedo il richiedente ha diritto a
un'indennità. Pertanto, ritiene in conclusione che, nell'ipotesi in cui il disabile non risulti
coniugato o non conviva con il coniuge, ovvero quest'ultimo abbia effettuato espressa
rinuncia al congedo, l'art. 42, comma 5, del T.u. maternità «consenta al genitore non
convivente di beneficiare del periodo di congedo, anche laddove possa essere garantita
idonea assistenza da parte di un convivente more uxorio, non essendo tale soggetto
legittimato a fruire del diritto».
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16 settembre 2014
di Daniele Cirioli
Leucemie e tumori dei lavoratori entrano nell'elenco delle malattie da denunciare a Inail,
Asl e Dtl (direzione territoriale del lavoro), se di sospetta o sicura origine professionale, a
cura del medico diagnosticante. Lo stabilisce il dm 10 giugno 2014, pubblicato sulla G.U.
n. 212 del 12 settembre, che aggiorna l'elenco delle malattie soggette alla comunicazione
obbligatoria ai sensi dell'art. 139 del T.u. Inail (dpr n. 1124/1965).
Obbligo di comunicazione. L'art. 139 del T.u. Inail stabilisce l'obbligo, per ogni medico che
ne riconosca l'esistenza, della denuncia a Dtl, Inail e Asl competenti per territorio, di
alcune malattie professionali. L'obbligo non sussiste per tutte le malattie di probabile (o
certa) origine lavorativa, ma solo per quelle individuate da apposito elenco previsto dal dm
18 aprile 1973 e successivamente aggiornato dai dm 27 aprile 2004, dm 14 gennaio 2008,
dm 11 dicembre 2009 e ora dal dm 10 giugno in esame. Le segnalazioni, che hanno fini
puramente statistico-epidemiologici, confluiscono nel registro nazionale delle malattie
causate da lavoro ovvero a esse correlate istituito presso lo stesso Inail. Il registro è una
raccolta di dati e informazioni su caratteristiche e dimensioni del fenomeno tecnopatico,
con molteplici finalità molteplici: dalle analisi per scopo prevenzionale a quello di vigilanza.
L'elenco. L'elenco è costituito da tre gruppi di malattie: 1) malattie la cui origine lavorativa
è di elevata probabilità; 2) malattie la cui origine lavorativa è di limitata probabilità per le
quali non sussistono ancora conoscenze sufficientemente approfondite perché siano
incluse nel primo gruppo; 3) malattie la cui origine lavorativa si può ritenere possibile e per
le quali non è definibile il grado di probabilità per le sporadiche e ancora non precisabili
evidenze scientifiche.
L'aggiornamento. Il dm 10 giugno 2014 pubblica il nuovo elenco e l'aggiornamento
riguarda esclusivamente, in tutte le tre liste, il gruppo 6 «tumori professionali» e il gruppo 2
«malattie da agenti fisici», con riferimento alle sole patologie muscolo scheletriche. Nel
primo gruppo entrano diverse forme di leucemie e di tumori (fegato, rene, vescica, linfoma
ecc.); nel gruppo 2 tra l'altro fa ingresso l'ernia discale lombare causata dalle vibrazioni
trasmesse al corpo intero dall'attività di guida di automezzi pesanti e di conduzione di
mezzi meccanici.
Le sanzioni. Infine, relativamente agli aspetti sanzionatori si ricorda che l'art. 139 del T.u.
Inail punisce con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda da 258 a 1.032 euro i medici
che non provvedano alla denuncia delle malattie comprese nell'elenco; nel caso del
medico di fabbrica, invece, è prevista la pena dell'arresto da due a quattro mesi o
l'ammenda da 516 a 2.582 euro.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
di Daniele Cirioli
L'obbligo di richiesta del certificato antipedofilia sussiste solo al momento dell'assunzione del lavoratore da
destinare ad attività con contatto diretto e regolare con minori. Non sussiste, invece, se il lavoratore,
inizialmente assunto per un'attività senza contatto con minori, sia poi destinato ad attività rientrante
nell'obbligo. Lo precisa il ministero del lavoro nell'interpello n. 25/2014.
Tre questioni. I chiarimenti arrivano in risposta ai quesiti di Federalberghi (federazione imprese italiane
alberghi e turismo) che, per la corretta applicazione dell'art. 2 del dlgs n. 39/2014 (norme contro lo
sfruttamento e l'abuso sessuale dei minori), ha chiesto di sapere:
se il datore di lavoro debba richiedere il certificato penale del casellario giudiziale nel caso di assunzione
di personale per lo svolgimento di attività di portineria, ricevimento, amministrazione, cucina, bar, sala e
pulizia dei piani che possano implicare un contatto con minori;
se sussiste l'obbligo con riferimento al personale tutor di tirocinanti e/o di lavoratori minorenni;
se sussiste l'obbligo anche qualora l'adibizione ad attività «sensibile» si verifichi dopo la data di
assunzione.
Quando ricorre l'obbligo. Muovendo dal citato art. 2 del dlgs n. 39/2014, il ministero ribadisce che l'obbligo
ricorre nell'ipotesi di assunzione di personale per lo svolgimento di attività che hanno come destinatari diretti
i minori, ovvero nell'ambito di attività che implichino un contatto necessario ed esclusivo con una platea di
minori (circolare n. 9/2014). Di conseguenza, aggiunge, non rientrano nel campo di applicazione «quelle
attività che non hanno una platea di destinatari preventivamente determinabile, in quanto rivolte a una
utenza indifferenziata, anche se sia comunque possibile riscontrare la presenza di minori». Pertanto,
nell'ipotesi di attività alberghiere, il certificato va richiesto solo per quelle attività che comportino contatto
diretto esclusivamente con soggetti minori, come avviene ad esempio per l'addetto al c.d. miniclub o al
babysitting; mentre non riguardano le attività del settore afferenti a ricevimento, portineria, cucina, pulizia
piani in quanto in tal caso la platea dei destinatari non è costituita solo da minori, né tantomeno è
preventivamente determinabile.
Tirocini e minorenni. Secondo il ministero, anche in presenza di tirocinanti o lavoratori minorenni in azienda,
non c'è obbligo per il datore di lavoro di richiedere il certificato penale al personale impiegato e addetto ad
attività di tutoraggio, se non destinato in via principale ad attività «sensibili». Ciò perché l'attività di tutoraggio
a minori si svolge, di norma, in via eventuale e, comunque, complementare all'attività lavorativa principale
per il cui svolgimento il lavoratore è stato assunto.
Obbligo all'assunzione. Infine, il ministero precisa che l'obbligo di richiesta del certificato penale sussiste al
momento dell'assunzione del lavoratore e non anche nel caso in cui, nel corso di un rapporto di lavoro già
instaurato, lo stesso sia successivamente spostato ad altra attività «sensibile». Per restare in tema, dunque,
per il lavoratore assunto quale addetto al ricevimento di un albergo non c'è obbligo di richiesta del certificato;
e nemmeno occorre chiederlo se poi (un giorno, un anno o un mese dopo; o anche subito dopo
l'assunzione) gli venga cambiata mansione per essere impiegato in un mini-club dello stesso albergo.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Rifiuti, resta lo stato di agitazione, ma non si blocca la raccolta, Consales: “i soldi ci sono ”
BRINDISI- Restano in stato di agitazione ma garantiranno lo svolgimento del
servizio. Gli operatori ecologici in piena battaglia dopo il ritardo degli stipendi. Questa
mattina una delegazione dei dipendenti Monteco hanno incontrato il sindaco Mimmo
Consales e l’assessore all’Ambiente Antonio Monetti . “Il primo cittadino- si legge in una
nota del Comune di Brindisi- ha confermato la piena disponibilità, nelle casse comunali,
delle risorse necessarie al pagamento di ogni spettanza, anche se si rende necessario
attendere il completamento di una serie di verifiche sulla effettiva sussistenza di posizioni
debitorie nei confronti della società concessionaria del servizio di raccolta di rifiuti solidi
urbani.” I lavoratori da parte loro hanno confermato che il servizio non subirà alcuna
interruzione, pur permanendo lo stato di agitazione nei confronti della Monteco che non ha
rispettato i termini previsti dal contratto di lavoro per il pagamento degli stipendi.
Il sindaco ha riconvocato un incontro con lavoratori e sindacati per mercoledì 17
settembre alle ore 10.00. Intanto dal prossimo 22 settembre al posto di Monteco dovrebbe
subentrare la società Aimeri, che al momento
non sarebbe ancora in regola con la
documentazione richiesta dagli uffici comunali. In
irregolarità nel Durc.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
particolar modo ci sarebbero delle
16 settembre 2014
Intervento/ L'ingiusta applicazione della Tari da parte del Comune di Brindisi
Brutte notizie sul fronte della tassazione relativa alla raccolta e smaltimento dei rifiuti,
per mezzo della quale, viene detto nella delibera di consiglio, si deve coprire la somma di
16.467.473,52 euro, che il Comune di Brindisi deve corrispondere per il 2014 alla ditta
incaricata del servizio. Sempre ammesso che siano solo quelli i costi totali del servizio.
Sulla cui effettiva entità si nutrono forti dubbi, che andrebbero chiariti, non fosse altro che
per una questione di trasparenza, ma anche di bilancio.
Che non ci si potesse aspettare niente di buono dal passaggio della Tarsu alla Tari, lo
avevano intuito in molti. L’obiettivo del nuovo sistema di tassazione era quello di superare
l’ingiustizia di una tariffa costruita sulla base del solo parametro della superficie
dell’immobile, o anche del tipo di attività non domestica esercitata, sostituendola con altra
che tenesse conto della reale produzione di rifiuti del singolo contribuente, in applicazione
del principio che chi più inquina, più paga. Ovvero far pagare di più, a chi produce più
rifiuti indifferenziati.
Un principio che può essere applicato in modo corretto solo se si è in grado di poter
determinare il peso dei rifiuti prodotti da ciascuno. Diversamente si corre il rischio di
sostituire una ingiustizia, con un’altra ingiustizia, di tradire lo spirito che ha animato il
legislatore a disporre la modifica.
E’ accaduto che il Comune di Brindisi, non avendo alcun mezzo per la pesatura dei
rifiuti, ha fatto ricorso a calcoli puramente teorici di conferimento presunto, utilizzando i
coefficienti contenuti nel DPR 158/99, i cui risultati appaiono quantomeno deludenti, anche
perché, ragionando per aggregati, fallisce il riscontro puntuale di quanto accade in realtà.
Come invece dovrebbe esserci e come è stato realizzato altrove.
Infatti le tariffe relative alle utenze domestiche, approvate nei giorni scorsi dal consiglio
comunale, hanno uniformato alla stessa tariffa totale tutti i nuclei familiari, che hanno la
stessa composizione e che dimorano in appartamenti di uguale superficie. Penalizzando,
di fatto, il cittadino virtuoso, equiparato a livello di tassazione a quello negligente. E che
per questo potrebbe sentirsi demotivato a proseguire nel suo comportamento.
Ma gli incrementi o le riduzioni rispetto al passato destano non poche perplessità, sia
perché è difficile rintracciare una valida motivazione logica, sia perché finiscono per
danneggiare pesantemente alcune attività e le famiglie che abitano in appartamenti di più
piccola dimensione, che in generale si riferiscono a famiglie meno agiate, a famiglie che
vivono in case popolari.
Infatti, per fare un esempio riferito alla composizione di 3 persone, di cui è costituita la
gran parte delle famiglie brindisine, accade che mentre per le abitazioni di 50 metri quadri
si passa dai 127 euro circa pagati lo scorso anno, agli attuali 193 euro, con un
incremento del 51% circa; in quelle di 100 metri quadri, si passa da 255 euro circa
precedenti, agli attuali 292 euro circa con incremento del 15% circa. Discorso affatto
diverso per le abitazioni di 200 metri quadri, 4 volte più grandi di quelle di 50 metri quadri,
si passa dai 510 euro dello scorso anno, agli attuali 490 euro circa, con una diminuzione
del 4%. E ancora, per le famiglie di 4 componenti si passa, per le abitazioni di 50 metri
quadri, dai 127 euro precedenti, agli attuali 212 euro, con un incremento del 66%, e da
255 euro a 318 euro, con un incremento del 25%, per le abitazioni di 100 metri quadri.
Una vera e propria stangata per le abitazioni più piccole.
Ci troviamo sicuramente ancora una volta in presenza di una tassazione che a molti
appare ingiusta, che non ha voluto oltretutto nemmeno cogliere la sfida proposta dalla
crisi devastante, che sta corrodendo la vita di molte famiglie, mancando di attivare forme
di flessibilità della pressione tributaria locale attraverso un sistema di riduzioni tariffarie a
favore di quelle, che vivono in una condizione di grave disagio economico, che pure la
recente legge di stabilità 147/2013 gli consentiva.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Su questo terreno si doveva misurare la capacità politica della classe dirigente di questa
città, di essere all’altezza del compito che i cittadini gli hanno affidato. Invece non ha
saputo fare niente di meglio che appesantire la tassazione e ignorare chi si trova in una
grave condizione economica e sociale, o addirittura al di sotto della soglia di povertà, che
non ha risorse,che si ritrova senza lavoro, lasciandolo ancora una volta solo con se stesso
e con il proprio dramma familiare. Sarebbe bastato poco, fare almeno come hanno fatto in
molte altre città italiane , in cui hanno deliberato l’esenzione per i nuclei familiari con
reddito per reddito Isee inferiore a 5.500 euro, l'esenzione per nuclei familiari composti
esclusivamente da ultra ottantenni con reddito Isee non superiore a 10.000 euro, sconti
del 20/30% per i nuclei familiari con reddito Isee al di sotto di 7.500 euro, recuperando le
risorse necessarie dal bilancio generale del Comune.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Roberta Grassi
BRINDISI –Due inchieste giudiziarie, una della Procura di Brindisi e l’altra della Dda di
Palermo (già approdata all’udienza preliminare) e un caos stipendi che impensierisce i
sindacati a Marsala, in particolare la Cgil di Trapani che proprio oggi ha inviato ai giornali
locali una nota con cui esprime “forte preoccupazione per la grave situazione in cui versa
l'Aimeri Ambiente, società che gestisce i rifiuti per l’ex Ato Trapani 1 “Terra dei fenici”,
recentemente transitata nella Srr Trapani provincia Sud.
E' proprio la stessa ditta che ha di recente presentato il Durc a Brindisi e che in virtù di un
ordinanza contingibile e urgente del sindaco Mimmo Consales, annullata dal Tar di Lecce
e poi nuovamente in vigore in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato, sta per prendere
in affidamento il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani a Brindisi, al posto
della ditta Monteco.
La questione degli stipendi
“Mezzi fermi e lavoratori senza stipendio per mancanza di liquidità” denuncia la Fp Cgil di
Trapani che rende noto che oggi (15 settembre) alcuni mezzi sono rimasti fermi a causa
dell’assenza di carburante mentre ai 450 lavoratori non è stato corrisposto lo stipendio del
mese di agosto.
“Le difficoltà economiche dell’Aimeri Ambiente – ha detto il segretario provinciale della Fp
Cgil Vincenzo Milazzo – sembrano essere molto serie. In un contesto che ha portato, oggi,
alcuni mezzi a non effettuare il servizio di raccolta dei rifiuti perché non ci sono i soldi per il
carburante, il mancato pagamento dello stipendio ai lavoratori assume un significato che
ci preoccupa ancor di più sia per quanto riguarda il futuro del servizio di raccolta dei rifiuti
sia per il sostentamento dei dipendenti”. Al presidente d’ambito è stato chiesto di
“utilizzare i versamenti dei Comuni soci per pagare gli stipendi e far fronte all’acquisto del
carburante, indispensabile per evitare la riduzione del servizio con gravi danni per l’igiene
pubblica”.
Ma non è solo questa la grana assurta agli onori delle cronache in relazione all’operato di
Aimeri.
L’inchiesta della Dda di Palermo
Domani, 16 settembre, proseguirà l’udienza preliminare del gup di Palermo Marina
Petruzzella che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio, formulata dai pm
Maurizio Agnello e Carlo Mazzella della Dda del capoluogo siciliano, a carico di Salvatore
Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, il direttore di area Sud dell’Aimeri Orazio Colimberti, il
capo impianto del cantiere di Trapani Salvatore Reina, Michele Foderà, della Sicilfert,
Pietro Foderà, socio della Sicilfert, e Caterina Foderà socia della società che si occupa di
fertilizzanti.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Si sono costituiti il Comune di Marsala, con l’avvocato Luigi Cassata, con richiesta di 5
milioni di euro a Aimeri e Sicilfert, e il Comune di Erice che di euro ne ha chiesti 25 milioni.
Sono coinvolte a pieno titolo anche le aziende, perché tanto Aimeri quanto Sicilferti sono
entrambe responsabili civili. Le accuse contestate, ed è per questo che procede la Dda di
Palermo e non la procura ordinaria, sono il traffico di rifiuti e la corruzione. La Direzione
Distrettuale Antimafia ha indagato per mesi sul sistema rifiuti in provincia di Trapani. Su
quello che succedeva all’interno dell’universo Ato Tp1, che comprende i comuni di
Marsala, Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare, Calatafimi, Custonaci, Erice,
Favignana, Pantelleria (che non ha mai consegnato il servizio di gestione rifiuti all'Aimeri),
Paceco, San Vito Lo Capo, Valderice. Secondo l’impostazione dell’accusa Aimeri simulava
in realtà di effettuare la differenziata nei comuni Ato, come previsto dal capitolato da 210
milioni di euro per sette anni (ancora in atto).
Veniva invece conferito, sempre secondo le indagini, alla Sicilfert, ditta che i occupa
invece dello smaltimento dell’organico dei rifiuti trasformandolo in compost. La Sicilfert a
sua volta, sostiene la Dda, trattava solo fittiziamente i rifiuti come se fossero organico e
non differenziata. I vertici dell’Ato, imputati, erano compiacenti e non applicavano le penali.
In cambio di assunzioni, regali e favori. La procura sostiene che le tonnellate di rifiuti
occultate sarebbero state 47.241.
La commissione d’inchiesta
Nel 2013, poi, fino al novembre l’operato dell’Ato in questione è stato valutato da una
commissione di inchiesta istituita dal consiglio comunale di Marsala. Anomala appariva
l’aggiudicazione della gara affidata inizialmente a un Ati composta da Aimeri Ambiente,
Aspica e Trapani Servizi. Un mese dopo la firma da parte dell’ingegnere colimerti, Aspica
venne meno. Rimasero Aimeri e Trapani Servizi. La prima potè così diventare capofila.
L’inchiesta di Brindisi
Anche a Brindisi c’è un fascicolo d’inchiesta. Non sono note le ipotesi di reato, non si sa se
ci sono indagati. Nel gennaio scorso le procedure per l’affidamento del servizio di raccolta
e smaltimento rifiuti erano finite sotto la lente della magistratura dopo che la Digos, diretta
dal vicequestore Vincenzo Zingaro, aveva acquisito in Comune tutti gli atti riguardanti l’iter
di assegnazione dell’incarico. L’inchiesta, a quanto si apprende, è andata avanti. E’
affidata al pm Marco D’Agostino che ha delegato gli approfondimenti investigativi proprio
alla Digos che sta continuando a lavorare.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Giornate europee del Patrimonio
Come ogni anno, l’Amministrazione Comunale di Brindisi aderisce alla
iniziativa delle Giornate Europee del Patrimonio, manifestazione ideata nel
1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con l’intento di
potenziare e favorire il dialogo e lo scambio in ambito culturale tra le Nazioni
europee. L’iniziativa, giunta alla 31° edizione, si pone l’obiettivo di esaltare il
ruolo vitale della cultura e della valorizzazione del patrimonio culturale
europeo all’interno delle dinamiche sociali e dei processi di crescita delle
nostre comunità. Sabato 20 settembre, infatti, resteranno aperti la Casa del
Turista e il Tempio di San Giovanni al Sepolcro dalle ore 8.30 alle ore 13.30 e
dalle ore 15.00 alle ore 23.00. Il complesso monumentale di Palazzo Granafei
Nervegna e della ex Corte d’Assise resterà aperto fin oltre le ore 24.00. La
Palazzina del Belvedere sarà visitabile dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle ore
18.00 alle ore 24.00, con possibilità di visite guidate.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Sblocca Italia. Tomaselli(Pd): niente più alibi. Ora tocca all'Authority
brindisina
Ogni alibi per decisioni calate dall’alto e penalizzanti ora vengono meno. E’ il
commento del Sen. del Pd Salvatore Tomaselli in merito al decreto legge
“Sblocca Italia” che nei prossimi giorni inizierà il suo iter parlamentare di
conversione in legge. Nel testo, é venuta meno la norma che riduceva il
numero delle Autorità Portuali da 24 a 14 mediante accorpamento, sostituita
da una norma programmatica con cui si dispone che entro 90 giorni dalla
conversione del decreto legge, il Ministro delle infrastrutture adotti il piano
strategico nazionale della portualitá e della logistica. Se la precedente ipotesi
di accorpamento prevedeva il “sacrificio” dell’autorità portuale di Brindisi,
sottolinea Tomaselli, l’attuale testo consente di poter concorrere alla
costruzione del piano strategico nazionale con una autonoma iniziativa
progettuale, che renda evidenti le potenzialità e la stessa funzione del porto
di Brindisi.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa
16 settembre 2014
Il Sindaco diffida la Regione, l'Arpa e l'Asl sulla discarica Formica
Ambiente
Il Sindaco Mimmo Consales ha sottoscritto un atto di diffida nei confronti della Regione
Puglia, dell’Arpa Puglia e dell’Asl BR/1 in riferimento all’ordinanza del 5 settembre 2014
con cui il Presidente della Regione Puglia ha delocalizzato le attività di smaltimento dei
rifiuti urbani prodotti nei comuni delle province di Bari e della BAT.
In sostanza, per effetto di tale ordinanza presidenziale, esiste la concreta possibilità che
rifiuti provenienti dalle zone indicate finiscano all’interno della discarica “Formica
Ambiente”, nel territorio di Brindisi. Il Sindaco Consales ha fatto rilevare che allo stato
attuale non può essere legittimamente consentito l’esercizio dell’attività di smaltimento
rifiuti nella discarica Formica Ambiente perché ciò costituirebbe una chiara elusione di
quanto stabilito in via cautelare dal Tar di Lecce (su ricorso presentato dal Comune di
Brindisi) che ha imposto, per l’esercizio dell’attività, il preventivo rapporto di “Valutazione
del danno sanitario”. Il primo cittadino fa rilevare, inoltre, che l’esercizio dell’attività non
risulta nemmeno autorizzato da alcun provvedimento, essendo ormai venuta meno l’AIA
rilasciata dalla Regione nel 2008 ed essendo stato sospeso, dallo stesso Tar di Lecce, il
rinnovo della medesima AIA.
Per questo motivo, ritenendo che l’utilizzo della discarica di contrada Formica sia
illegittimo, se non proprio illecito, il Sindaco ha diffidato la Regione Puglia a voler
immediatamente annullare, in via di autotutela, l’ordinanza n. 11 del 5 settembre 2014.
Arpa Puglia ed Asl BR/1, invece, sono state diffidate a voler adottare ogni necessario
provvedimento idoneo ad inibire, sin da subito, l’eventuale attività di smaltimento rifiuti
nella discarica Formica Ambiente, nonché ad esprimere al contempo il proprio parere sulla
possibilità di utilizzare tale discarica in assenza del preventivo rapporto di Danno Sanitario
ed in mancanza di una preventiva e attuale caratterizzazione dei rifiuti provenienti dagli
impianti gestiti dall’AMIU Puglia e dalla Daneco Ambiente. Il tutto, nel termine di sette
giorni.
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa