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Test Invalsi & Fortuna
Il mito dell’obiettività: un’analisi dell’attribuzione del punteggio nei quiz Invalsi
I test standardizzati sono obiettivi?
L'unico momento obiettivo della maggior parte dei test standardizzati è quello dell’attribuzione del
punteggio se fatto da una macchina accuratamente programmata. Decidere quali elementi vanno
inclusi nei test, come vanno formulate le domande, quali sono le risposte da definire come “corrette”,
come somministrare il test e l’uso dei risultati sono tutti passaggi realizzati soggettivamente da esseri
umani.
(da: faq sui testi standardizzati)
Il sistema di attribuzione del punteggio nei test Invalsi garantisce un punteggio equo, in cui non incida o
perlomeno abbia scarsa incidenza, la fortuna?
Mettiamo da parte il contenuto dei test, la loro “qualità”, la congruenza con quello che si studia a scuola,
tralasciamo anche la questione di quanto incida l’ambiente familiare e sociale, sorvoliamo sugli aspetti
pedagogici, non entriamo nel merito dei test, l’eccessiva lunghezza della prova, l’astrusità e l’ambiguità delle
domande, in pratica tralasciamo tutto quanto e immaginiamo che i quiz Invalsi siamo i migliori possibili,
perfetti, coerenti, ben calibrati ed esatti, accettiamo questo paradosso per soffermarci su un solo aspetto: la
fortuna.
Quanto incide la fortuna sui test Invalsi?
Procediamo con ordine.
Prendiamo il caso di due studenti-tipo, uno studente A, decisamente fortunato e uno studente Z,
decisamente sfortunato e analizziamo l’esito del loro esame sulla base del punteggio attribuito secondo i criteri
stabiliti dall’Invalsi (le griglie di correzione sono facilmente reperibili sul sito dll’Invalsi).
L’esame di riferimento è la prova Invalsi dell’esame di Stato della terza media dell’anno scolastico
2013-2014
Ne viene fuori la seguente tabella (ma potete divertirvi ad elaborarne altre, altrettanto paradossali).
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Studente A
Studente Z
Il nostro studente-tipo, dotato di molta fortuna, ha
realizzato un punteggio finale di 75 ed ha quindi
ottenuto come voto finale 8.
Il nostro studente-tipo, decisamente sfortunato,
ha ottenuto il punteggio finale di 64 ed ha
ottenuto come voto finale 6.
Per ottenere questo punteggio ha ottenuto 40
punti nella prova di italiano e 35 punti nella prova
di matematica.
Per ottenere questo punteggio ha ottenuto 32
punti nella prova di italiano e 32 punti nella prova
di matematica.
Per ottenere i 40 punti della prova di italiano ha
risposto correttamente a:
Per ottenere i 32 punti della prova di italiano ha
risposto correttamente a:
- 21 domande del blocco A
- 17 domande del blocco A pari a 20 punti
ottenendo 30 punti
- 10 domande del blocco B ottenendo 10 punti
- 13 domande del blocco B pari a 10 punti
- nessuna domanda del blocco C
- 2 domande del blocco C pari a 2 punti
- Ha risposto bene, in totale, a 31 domande
ottenendo un punteggio di 40
- Ha risposto bene, in totale, a 32 domande con
un punteggio di 32
Nella prova di matematica i 35 punti sono
ottenuti così:
Nella prova di matematica i 32 punti sono
ottenuti così:
- 18 domande del blocco A pari a 30 punti
- 13 domande del blocco A pari a 20 punti
- 3 domande del blocco B pari a 5 punti
- nessuna domanda del blocco C
- Ha risposto bene a 21 domande pari a 35 punti
Complessivamente nelle due prove, il nostro
studente fortunato ha risposto bene a 52
domande ed ha avuto come voto 8
- 10 domande del blocco B pari a 10 punti
- 2 domande del blocco C pari a 2 punti
- Ha risposto bene a 25 domande pari a 32 punti
Complessivamente nelle due prove, il nostro
studente sfortunato ha risposto bene a 57
domande ed ha avuto come voto 6.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Un sostenitore dei quiz Invalsi potrebbe obiettare che non è significativo il numero totale di risposte esatte,
ma la qualità delle domande: lo studente A potrebbe avere risposto a domande più difficili.
Ma non è così, anzi è vero proprio l’opposto.
Il nostro studente fortunato si contraddistingue per aver risposto correttamente ad un numero più elevato di
domande del blocco A (39 domande, contro le 30 dello studente sfortunato), mentre lo studente Z ha
risposto correttamente ad un numero più elevato di domande del blocco B e C (27 domande, rispetto alle
13 del suo compagno fortunato).
E’ lo stesso Invalsi a definire come più “facili” le domande del blocco A, infatti nella “Griglia per l’attribuzione
del voto della prova nazionale”, nella sezione italiano, l’Invalsi dichiara che:
Per ottenere i 30 punti del blocco A l’alunno deve rispondere correttamente a un sottoinsieme di
domande che sono state identificate seguendo i seguenti criteri: 1) relativa “facilità” (il 59% o più
degli alunni ha risposto correttamente in sede di pre-test); 2) copertura equilibrata di tutte e tre le
parti del fascicolo di Italiano; 3) coerenza sia con le Indicazioni Nazionali sia con le prassi più
diffuse a livello d’insegnamento nelle scuole.
Subito dopo, nella sezione relativa alla matematica, l’Invalsi ribadisce anche per la prova di matematica
che:
Il blocco A è costituito da domande o item individuati con i seguenti criteri: 1) copertura di tutti e
quattro gli ambiti oggetto di valutazione definiti dal Quadro di Riferimento (Numeri; Spazio e
figure; Relazioni e funzioni; Dati e previsioni); 2) coerenza sia con le Indicazioni Nazionali sia con
le prassi didattiche più diffuse nelle scuole; 3) riferimento a obiettivi significativi
nell’insegnamento/apprendimento della matematica; 4) relativa “facilità” rispetto alle altre
domande dello stesso ambito sulla base delle risposte date dagli alunni in sede di pre-test.
Quindi, non solo il nostro studente sfortunato ha risposto a più domande, ma ha risposto anche a domande
più difficili! Anzi, forse è proprio questo il suo problema: non segue la previsione statistica delle risposte
fornite dai suoi coetanei, cioè risponde correttamente alle domande che ai suoi compagni risultano più
difficili e si “perde” nelle domande più semplici per la maggioranza. In altri termini, usa modalità di pensiero
divergenti.
Il fenomeno è ben conosciuto nelle scuole: ogni anno nell’esame di terza media c’è un certo numero di
studenti bravi che ottengono un punteggio basso nell’Invalsi. Sono quegli studenti che si pongono più
domande, che “ragionano troppo” e finiscono per incartarsi nei meandri dei quiz.
Ma non sono gli unici ad essere ingiustamente danneggiati: il test è ancora più penalizzante per gli alunni
stranieri e bilingue, per i quali costituisce una vera trappola linguistica (anche nella parte di matematica!)
Fino a quando dovremo sopportare questa assurdità?
Una sola soluzione è auspicabile: i quiz Invalsi nell’esame di terza media vanno aboliti.
Silvana Vacirca - Docente Scuola Media