novembre 2014 - Assessorato alla Cultura Regione Calabria

Regione Calabria
COMMISSIONE CULTURA
CONFERENZA DELLE REGIONI
E PROVINCE AUTONOME
RESOCONTO ATTIVITÀ
maggio 2010- novembre 2014
COORDINATORE POLITICO COMMISSIONE
MARIO CALIGIURI
COORDINATORE TECNICO COMMISSIONE
ALESSANDRA TAVERNESE
REGIONE CALABRIA
Commissione Beni ed Attività culturali
Conferenza delle Regioni e Province autonome
1.
PREMESSA
2.
L’ORGANIZZAZIONE E LE RELAZIONI ESTERNE
3.
ATTIVITÀ E POLITICHE DI SETTORE
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.
i.
j.
k.
l.
Relazioni e collaborazione Pubblico/Privato
Politiche fiscali per la cultura
Politiche europee e programmazione 2014/2020
Valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni culturali
Promozione della lettura e politiche bibliotecarie
Musei
Archivi
Professioni di settore
Arte contemporanea
Spettacolo
Audiovisivo e Film Commissions
Cultura creativa
4.
PRINCIPALI RISULTATI OTTENUTI
5.
PROSPETTIVE
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Commissione Beni ed Attività culturali
Conferenza delle Regioni e Province autonome
1. PREMESSA
La Regione Calabria dal maggio 2010 è capofila della Commissione Cultura della Conferenza delle
Regioni e Province autonome (c.d. Parlamentino regionale). Da quattro anni e mezzo coordina dunque
gli Assessorati regionali con delega alla cultura, operando principalmente in due direzioni: uno interno
proprio delle competenze attribuitele con particolare riferimento ai rapporti istituzionali con il Governo
e l’altro proteso verso l’esterno e verso le relazioni, oltre che istituzionali, anche verso le categorie ed il
mondo privato di settore.
Al centro la cultura da salvaguardare ed incentivare in quanto settore capace di produrre ricchezza,
valore economico, investimenti, posti di lavoro e indubbio antidoto alla criminalità
organizzata. In questi anni è stata più volte ribadita la necessità di rilanciare l’immagine della
cultura quale “industria” in grado di far crescere il Paese, ponendola al centro delle strategie di
sviluppo dei territori, esaltandone la capacità di incidere positivamente sul contesto socio-economico,
anche in considerazione del volume di affari che è in grado di produrre e del notevole indotto del
settore.
Occorre rilevare che sulle politiche interistituzionali, tra Regioni e Stato, hanno inciso in misura
significativa i cambi di Governo non tanto e non solo per la variazione degli interlocutori ma
soprattutto perché le attività, ogni volta, subiscono un fisiologico rallentamento anche in
considerazione delle diverse competenze istituzionali. Senza scendere troppo nel dettaglio sulla base del
Titolo V della Costituzione infatti, lo Stato, articolo 117, lettera s), ha legislazione esclusiva per la tutela
dei beni culturali mentre nello stesso articolo 117 si legge che la valorizzazione dei beni culturali e la
promozione ed organizzazione di attività culturali sono materie di legislazione concorrente, dunque
anche di competenza regionale. E’ evidente che il continuo dialogo interistituzionale diventa un
presupposto importate per la governance del settore e dunque la mutevolezza politica, a volte frequente,
causa un rallentamento delle attività.
Nonostante questo aspetto la Commissione Cultura ha avuto tuttavia modo di lavorare tanto sui beni
quanto sulle attività culturali ribadendo che occorre salvaguardare ed incentivare la cultura.
I risultati raggiunti e gli obiettivi conseguiti sono certamente il frutto di un lavoro fatto di ampi
confronti con gli organi di Governo a livello tecnico e politico ma anche con il settore privato, con i
sindacati, con le associazioni di categoria e con gli operatori del settore che di volta in volta, e a diverso
titolo, sono stati coinvolti nell’attività della Commissione Cultura. Questa quotidiana attività ha
permesso di consolidare l’esperienza dei primi anni di Coordinamento interregionale rendendo le
Regioni, attraverso la Commissione Cultura, un affidabile e attento interlocutore.
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2. L’ORGANIZZAZIONE E LE RELAZIONI ESTERNE
La Commissione Cultura si articola su due livelli: una sede tecnica ed una politica. Le sedute politiche
della Commissione sono comunicate semestralmente, in funzione del calendario delle Conferenze –
Regioni, Stato/Regioni e Unificata - al fine di consentire agli Assessori regionali alla Cultura la
possibilità di intervenire organizzando per tempo l’agenda. Gli approfondimenti in sede tecnica sono
previsti in funzione dei provvedimenti legislativi del Governo e/o del Parlamento, sulla base degli input
provenienti dalla Commissione Cultura – ovvero su mandato delle Conferenze - o su temi di particolare
rilievo.
La partecipazione agli incontri, che si tengono abitualmente presso la sede romana della Regione
Calabria, è assicurata anche dalla possibilità di intervenire in videoconferenza modalità sempre più
utilizzata. La fruibilità della documentazione oggetto degli incontri politici e tecnici, anche con
l’obiettivo di creare un archivio storico, è possibile collegandosi al sito della Delegazione di Roma della
Regione Calabria - http://www.regionecalabriaroma.it/ - dove è presente un’area riservata della
Commissione Cultura delle Regioni all’interno della quale è possibile trovare i calendari delle sedute
della Commissione Cultura, le convocazioni con l’ordine del giorno, la relativa documentazione e gli
esiti. E’ dunque possibile accedere in qualsiasi momento attraverso una user-id ed una password, alla
banca dati della Commissione Cultura. La documentazione è comunque inviata tramite posta
elettronica alle mailing list regionali organizzate per competenze, ruoli e temi permettendo così il pieno
coinvolgimento alle attività del Coordinamento interregionale
In quattro anni e mezzo di lavoro si sono tenuti circa 300 incontri in sede tecnica e politica di
cui 70 in sede politica. Una media di 70 riunioni all’anno.
La Commissione ha dato ampio spazio alle più diverse realtà e proposte culturali presenti sul territorio
ascoltando in audizione associazioni, enti, comitati e proponendo alla Conferenza delle Regioni e
Province autonome la concessione di patrocinio alle manifestazioni più significative.
Tra i soggetti intervenuti in audizione in questi anni:
-
-
Audizione del Sindaco Matera Salvatore Adduce su Matera Capitale europea della cultura
Audizione Presidente del Tavolo Europa creativa presso il MiBACT – Cristina Loglio
Audizione del Forum Nazionale dei Giovani sui seguenti temi: Stati Generali della Cultura e del
Turismo; Meraviglia Italiana; Conferenza Europea sulla Gioventù\Semestre di Presidenza Italiano;
YouthTalent
Audizione dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù su promozione e valorizzazione dei
siti patrimonio dell’umanità riconosciuti in Italia dall’UNESCO, attraverso il circuito del turismo
giovanile, scolastico e sociale; promozione del patrimonio culturale italiano attraverso il circuito di
Hostelling International; laboratori Osthello (musica, cinema, teatro, arti visive, antichi mestieri,
…) e premio internazionale ProArte
Audizione del Centro per il Libro e la Lettura per presentare l’iniziativa “Libriamoci” - Giornate di
lettura nelle scuole
Audizione Associazione Etre per la presentazione di IETM: piattaforma d’incontro e scambio per
tutti gli operatori delle arti performative
Audizione della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte
contemporanee del MiBACT per un aggiornamento sulla Rete del contemporaneo e per la
presentazione del “Concorso fotografico per paesaggi contemporanei in occasione di Expo 2015
Audizione Arch.I.M. - Archivisti In Movimento
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-
Associazione Culturale ArtisticaMente per la presentazione del progetto “Pietra quadrangolare
Obelischi siti in Italia” - mostra fotografica – con l’intervento del presidente Carmine Perito
Forumentis - “Italia sostenibile. Il salone per il turismo sostenibile” - Parigi 16/17 marzo 2013
Rappresentanza dell’AGIS per discutere della nuova normativa di settore per lo spettacolo dal vivo
– c.d. Decreti Spettacolo – in corso di revisione da parte del Ministero per i beni e le attività
culturali
Sindacati Cgil - Fistel Cisl- Fials Cisal - Uilcom Uil sulla riforma della disciplina per le Fondazioni
lirico-sinfoniche
Presidente della Commissione Nazionale Unesco - prof. Giovanni Puglisi - con un intervento su
“Umanità e comunità: i due poli della responsabilità territoriale secondo l’Unesco”
Mto2 - Progetto Together – “Favorire e sviluppare l’educazione interculturale dei ragazzi come
“educazione al rispetto e alla valorizzazione della diversità” con l’intervento di Maria Teresa
Carpino
Present ict solutions and services - Gli Italiani dell’Altrove - Realtà storica e contemporanea delle
minoranze linguistiche storiche d’Italia con l’intervento di Angelo Boscarini
Associazione Nazionale Esercenti Spettacolo Viaggiante con l’intervento di Maurizio Crisanti
Associazione Pro Italia per la promozione della candidatura dell’Opera italiana all’interno del
patrimonio culturale immateriale del’UNESCO
Associazione “Rete delle grandi macchine a spalla italiane” per la promozione della candidatura
delle feste della cultura della tradizione italiana delle comunità di Nola, Palmi, Sassari e Viterbo
all’interno del patrimonio culturale immateriale del’UNESCO
Associazione Italian Film Commissions – IFC - con la quale la Commissione mantiene una
costante e stretta collaborazione per il settore del cinema
Associazione internazionale di archeologia classica per la presentazione del progetto “Fastionline”
Associazione Calafrika Music Festival
International Council of Museum – ICOM
Associazione Archivistica Italiana – ANAI
Associazione Italiana Biblioteche – ABI
Federculture per la presentazione del Fondo progettualità culturale
Associazione ASSIEMI per la presentazione del progetto nazionale per l’educazione musicale
dell’infanzia
Centro per la promozione del libro per la presentazione dell’iniziativa “Immagine Italia”
Rete delle città amiche dell’arte di strada dell’ANCI
MediaMix per la presentazione delle Divertimappe guide interattive per ragazzi
Culturitalia - Gruppo Adnkronos
Prof. Mario Morcellini dell'Università "La Sapienza" di Roma
Prof. Sacco con un intervento sulle Industrie creative a livello regionale in una comparazione
europea
Consigliere Panaro del Ministero Affari Esteri
Consigliere di Stato Paolo Peluffo sulla Mostra delle Regioni organizzata nell’ambito delle
celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia
Centro per il libro e la lettura
AGIS Associazione Generale Italiana dello Spettacolo
Federdanza - FNASD - Federazione nazionale associazioni scuole di danza
Assomusica
Rete Italiana di Cultura Popolare
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-
Società Italiana di Pedagogia
Forum Nazionale dei Giovani per le celebrazioni del 150°
Fondazione IDIS Città della Scienza
Ente culturale Centro per la promozione del libro
Cineama
Liberliber
Fondazione RomaEuropa
Consorzio Humana Res.
Tra i patrocini proposti e concessi:
- Patrocinio all’evento“Il processo di integrazione europea: il ruolo della cultura e dell’innovazione
sociale” – 21 novembre 2014 presso il Comitato delle Regioni
- Patrocinio alla nona edizione del “Festival internazionale dell’oralità popolare” – Torino 4/5
ottobre 2014
- Patrocinio al Concorso “La giornata della Scrittura: il Racconto” - 29 settembre 2014 - Calabria Organizzato dalla Regione Calabria e dall’Ufficio Scolastico Regionale
- 6. Patrocinio all’iniziativa “Libriamoci” – Giornate di lettura nelle scuole – che si terrà da ottobre
2014 fino alla primavera del 2015 organizzata dal Centro per il Libro e la Lettura;
- Patrocinio alla Giornata nazionale delle biblioteche – Bibliopride 2014 promossa dall’Associazione
Italiana Biblioteche per il 4 ottobre 2014
- Patrocinio alla IX edizione di Ravello Lab – Colloqui internazionali 23-25 ottobre 2014
- Patrocinio per il Meeting International Network for contemporary performing arts - IETM
Bergamo 23-26 aprile 2015 a cura dell’ Associazione Etre
- Patrocinio per la mostra storico documentaria “Roma prima capitale d’Europa liberata” avanzata
dal Centro per la promozione del libro
- Patrocinio alla campagna “Il maggio dei libri” promossa dal Centro per il libro e la lettura
- Patrocinio alla XVII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico che si terrà a
Paestum 30-31 ottobre e 1-2 novembre 2014
- Patrocinio alla X edizione della Giornata del contemporaneo avanzata da Amaci – 11 ottobre 2014
- Stati Generali della Danza promossi dalla Federdanza - Brindisi – 23/25 novembre 2012
- Giornata sulla formazione della danza - 10 novembre 2012;
- Undicesima edizione Ischia Film Festival – 29 giugno/6 luglio 2013;
- XVI edizione della Borsa mediterranea del turismo archeologico” - Paestum 14/17 novembre
2013;
- “Italia Sostenibile - Salon du tourisme durable en Italie” - Neuilly-sur-Seine - Parigi 16/17 marzo
2013 - Forumentis;
- Ottava edizione del Ravello Lab – 24/26 ottobre 2013;
- Nona edizione della “Giornata del Contemporaneo” – AMACI (Amici dei Musei d’Arte
Contemporanea Italiana) – 5 ottobre 2013;
- Ottava edizione del Festival Internazionale della Cultura Popolare - Torino 7/9 giugno 2013;
- Bibliopride – Giornata delle biblioteche italiane – AIB.
- Associazione Italiana Biblioteche per il 57° Congresso nazionale “Il futuro in biblioteca, la
biblioteca in futuro”;
- Associazione 46° Parallelo di Trento all’edizione 2011 dell’“Atlante delle guerre e dei conflitti del
mondo”;
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-
XV edizione della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico che si terrà a Paestum dal 15 al 18
novembre 2012;
AMACI – Associazione dei Musei di Arte Contemporanei all’ottava edizione della “Giornata del
Contemporaneo” che si celebrerà il 6 ottobre 2012;
Centro per il Libro e la Lettura per la campagna “Il Maggio dei Libri” che si svolgerà dal 23 aprile
al 23 maggio 2012;
Settima edizione di Ravello Lab – “L’Europa che verrà: le politiche culturali europee 2014-2020”
che avrà luogo a Ravello dal 18 al 20 ottobre 2012;
Patrocinio ANCI su Convegno inerente “Progetto di ricerca per il rilancio dell’attività portuale sul
piano internazionale” inserito nell’ambito delle iniziative legate alle celebrazioni del 150° dell’Unità
d’Italia
Patrocinio per la Giornata del Contemporaneo dell’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea
Italiani – AMACI
Patrocinio dell’A.I.A.F – AsoloInternationalFilmFestival alla 30° edizione di AsoloArtFilmFestival
- 20-28 agosto 2011
Patrocinio Ravello Lab – Colloqui internazionali all’iniziativa “Trasformazioni urbane e industrie
creative – Le politiche europee tra Crisi e Sviluppo” – Ravello 20-22 ottobre 2011
Patrocinio all’Associazione Teatro Giovani e Patrocinio al Progetto Immagine Italia
Patrocinio dell’Associazione Italiana Biblioteche per il 57° Congresso nazionale “Il futuro in
biblioteca, la biblioteca in futuro”
Patrocinio dell’Associazione 46° Parallelo di Trento all’edizione 2011 dell’“Atlante delle guerre e
dei conflitti del mondo”
Patrocinio Conferenza nazionale “A due anni da Bologna – I poli archivistici e le reti informative”
– Pescara 15-17 novembre
Pubblicazione del volume “Luci che illuminano le tenebre” su richiesta del Comitato StoricoUmanitario “Un giardino per tutti i Martiri e i Giusti a …”
VII Festival Internazionale dell’Oralità Popolare della Rete Italiana Cultura Popolare.
Patrocinio “Ravello lab – Colloqui internazionali” per l’iniziativa “Quale cultura, quale sviluppo? –
Politiche urbane, Sviluppo territoriale, Inclusione sociale”
Per concludere il quadro delle relazioni esterne viene tenuto continuamente aggiornato il quadro di tutti
i Comitati e/o Gruppi di lavoro in cui siedono rappresentanti regionali: 37 Comitati, 6 gruppi di
lavoro per un totale di circa 150 designati regionali che a diverso titolo si relazionano alla
Commissione Cultura anche attraverso il Coordinamento tecnico.
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3. ATTIVITÀ E POLITICHE DI SETTORE
Gli incontri sia in sede tecnica che politica sono stati in questi anni, come detto, numerosi con
contenuti che hanno riguardato tanto i beni che le attività culturali: dalla valorizzazione alla formazione,
dallo spettacolo al cinema, dalla lettura alle industrie creative, dalle politiche fiscali alla programmazione
europea 2014/2020 per citarne alcuni che saranno di seguito illustrati più dettagliatamente.
La Commissione Cultura ha più volte ribadito la contrarietà agli ingenti tagli subiti dal settore perché
hanno gravi ricadute sulla sopravvivenza delle attività culturali in Italia, anche con particolare
riferimento alla crisi congiunturale che si sta vivendo, sostenendo con forza che in un Paese come
l’Italia la cultura deve essere salvaguardata ed incentivata in quanto settore capace di produrre
ricchezza e in quanto collante dell’identità nazionale presente e futura. Anche in linea con le
indicazioni dell’Unione Europea è indispensabile rilanciare l’immagine della cultura quale
“industria” in grado di far crescere il Paese, ponendola al centro delle strategie di sviluppo dei territori,
esaltandone la capacità di incidere positivamente sul contesto socio-economico, anche in
considerazione del volume di affari che è in grado di produrre e del notevole indotto del settore. Per
raggiungere questi obiettivi diventa fondamentale tra i diversi livelli istituzionali del Paese:
- concordare una linea comune finalizzata a evitare ulteriori tagli al settore, tanto più che la spesa
destinata alla cultura è al momento talmente contenuta che ulteriori risparmi su di essa sarebbero
nell’economia generale praticamente ininfluenti;
- ricercare una migliore collaborazione interistituzionale per mettere a punto scelte politiche più
incisive e capaci di rilanciare il settore, quale fattore di sviluppo dei territori;
- studiare sinergie che consentano di mettere a frutto le risorse disponibili, anche quelle comunitarie,
per utilizzarle in modo razionale ed efficace.
Visione ribadita più volte nei documenti portati all’attenzione dei diversi Governi nazionali e nei quali si
evidenzia che in una fase storica di profonda criticità socio-economica in cui le istituzioni sono
impegnate a re-impostare le direttrici di sviluppo del Paese, le Regioni riaffermano la centralità del
settore cultura nelle politiche di rilancio territoriale, rinnovando il proprio sostegno al settore
convinte che l’emersione e la valorizzazione del potenziale creativo costituisca le solide fondamenta di
un tessuto sociale coeso ed economicamente attivo.
Questa visione del ruolo della cultura la si ritrova in molte delle attività e delle politiche intraprese
durante questi anni. La continua ricerca della collaborazione interistituzionale nei suoi differenti
livelli è centrale per la Commissione consapevole che solo un orientamento condiviso può portare a
raggiungere risultati di politica concreti. I diversi cambi di Governo hanno portato quindi a cercare
sempre nuove modalità di cooperazione prima attraverso la Cabina di regia tra MiBACT, Regioni,
Province e Comuni e da ultimo attraverso un Protocollo Cultura Turismo tra MiBACT e Regioni.
Puntare sulla centralità delle competenze, promuovere e riconoscere il lavoro giovanile nella cultura,
investire sugli istituti culturali, sulla creatività e sull’innovazione, modernizzare la gestione dei beni
culturali, avviare politiche fiscali a sostegno dell’attività culturale sono alcuni dei temi affrontati dalla
Commissione Cultura.
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a. Relazioni e collaborazione Pubblico/Privato
Grande attenzione è stata riservata al settore privato ed alla collaborazione pubblico/privato
aprendo per la prima volta, attraverso l’associazione CIVITA, un tavolo di confronto permanente con
l’obiettivo di individuare nuove e migliori forme di collaborazione. La constatazione della necessità di
trovare un punto di incontro del mondo pubblico e privato e alcune positive esperienze di
collaborazione nelle Regioni ha fatto scaturire la necessità di approfondire il tema e di cercare e
proporre percorsi e soluzioni per favorire l’avvicinamento di questi due mondi.
Il 30 novembre 2011 durante la seduta della Commissione Cultura è intervenuta una rappresentanza di
soggetti privati aderenti all’associazione CIVITA, tra i quali ENEL, ENI, Società AUTOSTRADE, FERROVIE
dello STATO, POSTE ITALIANE. Durante l’incontro è stata evidenziata la grande difficoltà di approccio
tra il settore pubblico e quello privato che tuttavia in questo momento sembra essere ancor più
necessario. La differenza tra i due mondi risiederebbe nella scarsa conoscenza reciproca di logiche,
dinamiche e finalità specifiche, dal fatto che le amministrazioni temono di vedere ridimensionato il
proprio ruolo mentre le imprese chiedono un ruolo diverso da quello di semplici erogatori di fondi.
Non si parte da zero ma serve attenzione. Le imprese che investono in cultura, infatti, non sono poche
e tra piccole e medie sono investiti all’anno tra i 2.500 e i 3.000 milioni gli euro. Al termine dell’incontro
è stato dato dunque mandato ad un tavolo tecnico di elaborare delle linee guida che indicassero migliori
o nuove modalità di collaborazione Pubblico/Privato.
Sono state approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella seduta del 22
novembre 2012 e richiamate nel Decreto ministeriale del 19 dicembre 2012 sulle sponsorizzazioni, le
Linee guida per la valorizzazione della Cultura in Italia attraverso la collaborazione
pubblico/privato che si traducono in una proposta di co-progettazione culturale attraverso forme
evolute di partnership culturale. La reale transizione che occorre effettuare - determinando un vero e
proprio cambio di mentalità tanto da parte del “pubblico” quanto del “privato” - consiste nel passare da
una logica di fundraising ad un approccio di project financing, condividendo obiettivi, progettazione e
produzione dell’attività culturale. Questo presuppone che le amministrazioni avanzino proposte chiare
anche rispetto alla volontà di condurre il progetto in stretta collaborazione con il partner privato e che
le imprese garantiscano piena adesione e disponibilità a contribuire al progetto con il proprio knowhow, la sensibilità verso il mercato e la capacità di posizionarsi anche sul panorama internazionale.
Occorre superare i finanziamenti “a pioggia” e attivare collaborazioni programmate sul lungo periodo,
riconoscendo che l’investimento in cultura riesce a produrre impatti, anche sociali oltre che di
diffusione del brand, in tempi superiori a quelli della pubblicità.
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b. Politiche fiscali per la cultura
Nell’ambito della Cabina di regia con il Ministero per i beni e le attività culturali, ANCI e UPI il
Coordinamento Cultura delle Regioni ha formulato, partendo dal quadro europeo, una serie di proposte
di possibili politiche fiscali per sostenere la Cultura nel Paese.
E’ stata proposta la detassazione degli utili reinvestiti che consentirebbe alle imprese che operano
sul territorio di detassare gli utili in proporzione all’ammontare degli investimenti effettuati su beni e/o
eventi di carattere culturale individuati a livello di enti pubblici in via preventiva così da avere una
funzione di volano per l’economia locale incentivando, in tal modo, l’investimento privato in progetti
ed eventi di interesse pubblico. L’investitore è spinto all’investimento da un interesse personale in
termini di ritorno economico sia diretto - risparmio fiscale - sia indiretto - sviluppo del territorio in cui
opera. Anche una riduzione dell’IRAP per determinate categorie di soggetti, onlus che operano in
settori di utilità sociale, potrebbe essere un sostegno. E’ stata proposta la decommercializzazione
dell’attività di sponsorizzazione in capo allo sponsee - destinatario della sponsorizzazione - che, in
caso di sponsorizzazioni anche pluriennali, non dovrebbe adottare una contabilità separata di natura
commerciale e pagare le relative imposte.
Defiscalizzare il consumo di cultura dando la possibilità di portare in detrazione
abbonamenti/biglietti relativi al consumo culturale potrebbe essere un sostegno diretto ed immediato.
Estendere la donazione dell’8 per mille anche a favore di musica e teatro e di consentire
l’individuazione del soggetto destinatario del 5 per mille che in caso contrario sarebbe
genericamente il MiBACT.
In materia di agevolazioni fiscali il decreto “Salva Italia” prevede importanti semplificazioni delle
procedure in materia di agevolazioni fiscali e donazioni per i beni e le attività culturali tuttavia
occorrerebbe introdurre la piena deducibilità per le donazioni a favore di fondazioni e associazioni con
attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni di interesse artistico, storico e paesaggistico. La
Conferenza su proposta della Commissione ha accolto favorevolmente anche le misure introdotte dal
Decreto Legge n. 83 del 2014, in particolare con l’articolo 1 “ART-BONUS-Credito di imposta per
favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura.
Tra le proposte avanzate anche un diverso regime fiscale in materia di IVA per il settore della Cultura.
La Cabina di regia, condividendo le proposte, ha sollecitato l’istituzione di un tavolo tecnico con il
Ministero Economia e Finanze per l’approfondimento delle stesse.
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c. Politiche europee e programmazione 2014/2020
Nelle politiche di sostegno ai processi di sviluppo, gli interventi di natura immateriale costituiscono un
ambito di straordinaria efficacia, poiché consentono un’azione capillare e di profondità a livello di
territorio che ne modifica l’autorappresentazione e la percezione esterna e che permette di elevarne la
qualità complessiva. La nuova programmazione europea rappresenta dunque l’occasione di interpretare
la cultura come importante fattore di innovazione anche non tecnologica per la crescita
intelligente, sostenibile, inclusiva dei territori.
Con questo spirito la Commissione Cultura ha fornito un primo contributo alla programmazione
2014/2020, attraverso proposte puntali, durante la fase ascendente di consultazione attivata dalla
Commissione europea evidenziando che per la cultura sarebbe stato opportuno indicare un obiettivo
dedicato che ne valorizzi il ruolo di driver dello sviluppo nell’ambito di un percorso fortemente
identitario.
Nei documenti predisposti sono state formulate alcune osservazioni e proposte che reggono la vision
sopra indicata. In particolare sono stati indicati i seguenti risultati da raggiungere attraverso più azioni da
attivare:
- migliorare le condizioni e gli standard di offerta e fruizione del patrimonio, materiale e immateriale,
nelle aree di attrazione culturale attraverso la valorizzazione sistemica ed integrata di risorse e
identità/competenze territoriali;
- aumentare la fruizione delle aree di attrazione culturale;
- elevare la competitività delle industria culturali e creative. Le industrie culturali e creative poggiano
su una fortissima componente territoriale e ruotano attorno alle specificità culturali di comunità che
si aggregano, crescono e maturano all’interno di certi territori, producendo effetti sulla qualità di vita
delle persone e ricadute in termini di opportunità delle imprese.
- promuovere l’inclusione sociale attraverso la valorizzazione delle risorse culturali – ossia aumentare
la quota di persone che accedono a livelli essenziali di servizio nelle principali dimensioni del proprio
vivere, come risultato indispensabile per un nuovo “patto di cittadinanza”;
- implementare le competenze professionali nei settori del turismo, delle imprese dalla cultura e della
filiera della creatività.
E’ inoltre ribadita la necessità di approfondire dei percorsi di gestione dei luoghi della cultura anche
attraverso lo sviluppo e il coinvolgimento di forme di partenariato pubblico-privato innovative.
Interventi proposti, che completano il quadro, riguardano la messa in sicurezza sismica degli edifici
storici, degli istituti e luoghi della cultura ubicati nelle aree maggiormente a rischio accanto allo sviluppo
di sistemi di monitoraggio e prevenzione degli edifici storici, degli istituti e luoghi della cultura nonché
la riqualificazione energetica ed ambientale di istituti della cultura e degli edifici storici di proprietà
pubblica o ad uso pubblico.
Nel novembre 2014 vi è inoltre stata un’audizione con il Presidente del Tavolo Europa creativa, istituito
dall’articolo 9 del Decreto Legge n. 91 del 2013, c.d. Valore Cultura e reso operativo con Decreto
ministeriale del 23 maggio 2014. Il Tavolo tecnico operativo “Europa creativa” sostiene la piena
partecipazione dei settori della creatività e della cultura alle opportunità europee, a partire da quelle
previste dal programma diretto - Europa creativa - agli altri programmi diretti rilevanti - Horizon 2020,
Cosme, Erasmus+, Connecting Europe - fino al PON Cultura, ai POR-FESR, FSE. Il perimetro
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comprende i settori definiti dal Libro verde sulle Imprese creative e culturali e include soggetti di
natura pubblica e privata , profit e non-profit. Tra le quattro linee di azione del Programma Europa
creativa, i due sottoprogrammi Cultura e MEDIA finanziano iniziative con valore aggiunto europeo nel
campo della preparazione, coproduzione, circolazione, promozione, formazione. La terza linea,
“transettoriale”, mira tra l’altro a istituire un set di indicatori economici, sociali e artistici che
consentano di misurare i risultati raggiunti e delinea uno strumento di garanzia sui prestiti specifico per
i settori creativi e culturali, generalmente sotto capitalizzati. La quarta linea sostiene i Premi e il Label
europei e le Capitali europee della Cultura.
La Commissione Cultura ha condiviso l’idea di fare una Road Show tra le Regioni che lo richiederanno
per meglio comprendere le esperienze in atto e per suggerire e sensibilizzare l’inserimento dei settori
creativo e culturale nella programmazione territoriale secondo Obiettivi tematici rilevanti.
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d. Valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni culturali
Il completamento del lavoro per l’individuazione dei livelli uniformi di qualità della valorizzazione ai
sensi dell’articolo 114 del Codice dei beni culturali e del paesaggio è certamente un traguardo
importante raggiunto dalla Commissione in collaborazione con il MiBACT. Rappresenta il primo passo,
a livello istituzionale, verso una migliore ed uniforme valorizzazione del patrimonio culturale sui
territori attraverso la definizione di requisiti, standard e obiettivi di miglioramento in diversi ambiti di
qualità individuati - organizzazione, personale, rapporti con il territorio, rapporti con il pubblico,
rapporti con gli stakeholders, governance e gestione, comunicazione e promozione - per i musei,
biblioteche, archivi e per le politiche di valorizzazione territoriale. Un lavoro strutturato e
articolato rivolto non solo ad un settore della cultura ma a più settori ed anche alle politiche culturali
territoriali. E’ stato istituito un tavolo di lavoro interistituzionale, poi organizzato in sottogruppi
tematici con un capofila, che ha sviluppato i livelli di valorizzazione per:
- musei e aree archeologiche – capofila Ministero per i beni e le attività culturali;
- biblioteche e archivi – capofila Regione Lombardia;
- l’integrazione delle politiche di valorizzazione territoriale – capofila Regione Lazio.
I tavoli hanno quindi predisposto un documento per ogni settore condiviso con la Commissione
Cultura, in sede tecnica e politica, e con il MiBACT. La complessa attività di predisposizione dei
documenti è consistita, facendo una sintesi, nell’individuare gli ambiti di qualità propri di ogni settore
che per:
- musei e aree archeologiche sono struttura, organizzazione, personale, rapporti con il territorio,
rapporti con gli stakeholders, rapporti con il pubblico, comunicazione e promozione;
- biblioteche e archivi sono strutture, personale, gestione e cura dei fondi archivistici e librari, rapporti
con il territorio, rapporti con il pubblico;
- l’integrazione delle politiche di valorizzazione territoriale sono organizzazione, rapporti con il
territorio, governance e gestione, comunicazione e promozione.
Una volta individuati e descritti gli ambiti di qualità sono stati stabiliti per ciascuno i requisiti, gli
standard minimi di qualità e gli obiettivi di miglioramento. In più, al fine di da garantire trasversalità e
uniformità di lettura tra i documenti, pur mantenendo identità e peculiarità di ciascun settore, è stato
fatto un importante lavoro di condivisione nell’impostazione di base dei lavori. Per ciascun documento
dunque vi sono, come sopra indicato, ambiti di qualità comuni e ambiti di qualità peculiari del settore.
La definizione di requisiti, standard e obiettivi di miglioramento per ciascun ambito di qualità
presente in ogni settore rappresenta il primo importante lavoro verso una migliore ed uniforme
valorizzazione del patrimonio culturale sui territori.
I tre testi, trasmessi in forma ufficiale al Ministro, sono in attesa di essere adottati.
Sempre nell’ambito della valorizzazione sono state redatte le Linee Guida per la costituzione e
valorizzazione dei parchi archeologici con l’approvazione in Conferenza unificata il 4 aprile 2012. Il
gruppo di lavoro, istituito con D.M. 18 maggio 2010 del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, nella
componente regionale era costituito dalle Regioni Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia
ed Umbria. Del gruppo hanno fatto parte anche due delegati degli enti locali, componenti del MiBAC e
dell’Università. Le Linee guida sono uno strumento utilizzabile dagli attori istituzionali, a diverso titolo
coinvolti nella tutela e nella valorizzazione dei beni archeologici, al fine di mettere a sistema le relative
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competenze e di dare “valore aggiunto” alla mera qualificazione archeologica del bene, facendo di esso
un “Parco archeologico” ed hanno ad oggetto sia i parchi archeologici di nuova istituzione sia quelli già
esistenti. L’obiettivo è quello di riuscire a migliorare la gestione dei parchi archeologici italiani costituiti,
nella maggior parte dei casi ancora solo sulla carta, creando servizi, comunicazione e una reale
condivisione tra tutti gli attori sul territorio degli obiettivi culturali e degli strumenti di gestione.
Gli aspetti più salienti del lavoro consistono nella definizione di quello che dovrà essere il Piano del
parco archeologico e nella delineazione di un Sistema nazionale di valutazione-accreditamento
dei parchi archeologici.
Sempre sul piano della valorizzazione la collaborazione è stata, con alcune Direzioni generali del
Ministero, nel corso degli anni intensa come con la Direzione generale per la valorizzazione del
patrimonio culturale e con la Direzione per il paesaggio e le belle arti, l’architettura e l’arte
contemporanea portando, nel primo caso, alla firma, il 20 aprile 2011, dell’Accordo tra Regioni e
MiBAC che definisce possibili modalità di collaborazione con l’obiettivo di valorizzare il
patrimonio culturale in ambito interregionale, nazionale e internazionale attraverso attività di
promozione e comunicazione.
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e. Promozione della lettura e politiche bibliotecarie
Per quanto concerne il sistema che sostiene la lettura, da un punto di vista istituzionale, si deve fare
riferimento alle biblioteche, con particolare riferimento a quelle afferenti agli Enti locali diffusamente
presenti sul territorio nazionale. Dialogano attraverso il Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) che
è la rete delle biblioteche italiane coordinata dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche
italiane e per le informazioni bibliografiche (ICCU), e governato da Stato, Regioni e Università. Le
biblioteche che partecipano a SBN sono raggruppate in Poli locali che gestiscono cooperativamente
con procedure informatizzate, in tutto o in parte, la partecipazione al catalogo nazionale e i loro servizi.
Al momento attuale i Poli costituiti sono 72, per un totale di 4.498 biblioteche aderenti. Generalmente i
Poli sono interistituzionali. Senza voler scendere nei dettagli la base dati multimediale dell’Indice SBN,
che comprende anche materiale antico, musica, grafica e cartografia, è consultabile agli indirizzi
http://opac.sbn.it e http://www.internetculturale.it e consta delle catalogazioni delle opere e delle
localizzazioni dei loro singoli esemplari.
Il 31 luglio 2009 è stato sottoscritto un Protocollo d’intesa fra MiBACT, MIUR, Conferenza delle
Regioni, UPI e ANCI che prevede l’istituzione di due livelli necessari di governo interistituzionale di
SBN: il Comitato nazionale di coordinamento ed il Comitato tecnico-scientifico, nonché un
livello facoltativo che è quello dei Comitati regionali di coordinamento. Il Comitato nazionale
discute le linee programmatiche, gli strumenti convenzionali, i progetti condivisi e i criteri di
ripartizione di eventuali finanziamenti specifici; nomina poi il Comitato tecnico – scientifico, che
effettua le istruttorie tecniche e svolge una funzione di supporto costante all’ICCU su tutte le tematiche
relative al funzionamento del sistema sotto i profili informatico e biblioteconomico, che possono avere
anche ricadute economiche e organizzative significative. I rappresentanti regionali presso il Comitato
nazionale di coordinamento sono stati indicati dalle Regioni Basilicata, Emilia Romagna, Veneto,
Piemonte, Lombardia, Lazio, Sardegna, Toscana, Puglia, Umbria.
Vi sono altri due tavoli presso i quali i designati della Conferenza delle Regioni e P.a. lavorano sui temi
delle politiche per la lettura: il Gruppo di lavoro per la tutela dei beni librari ed il Commissione per
deposito legale.
Il primo si occupa di
-
-
discutere e definire criteri per l’esercizio della tutela in modo da superare le diversità di
applicazione delle norme da parte dei diversi uffici regionali e statali;
ratificare il lavoro di descrizione delle procedure di tutela completato dal Gruppo tecnico
interregionale a seguito dell’emanazione del Codice dei beni culturali, così come
precedentemente avvenuto per l’analogo lavoro sul Testo unico;
chiarire col Ministero quesiti normativi e procedurali sorti dall’esame approfondito del Codice;
proporre la condivisione di sistemi informativi e banche dati per il migliore esercizio della tutela.
Nodale la questione della condivisione delle banche dati e dei sistemi informativi esistenti o che si
stanno sviluppando nell’ambito del Ministero: il Sistema informativo degli Uffici Esportazione (SUE), il
Sistema per la gestione delle mostre (GesMO); il Sistema Informatico per la Catalogazione dei cantieri
di Restauro (SICaR); la Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del NTPC dei Carabinieri
(Leonardo). E’ necessario approfondire la conoscenza delle funzionalità dei sistemi informativi del
Ministero, per valutare la possibilità di una condivisione e utilizzo anche da parte degli uffici regionali:
ci sarebbe il vantaggio di poter utilizzare banche dati condivise, iter procedurali omogenei e collaudati
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per una più efficace, trasparente e omogenea attività di tutela da parte dei diversi uffici con ricadute
positive anche per gli utenti.
A seguito dell’approvazione del Regolamento recante “Norme in materia di deposito legale dei documenti di
interesse culturale destinati all’uso pubblico” - DPR 3 maggio 2006, n. 252 - è stata istituita presso il MiBAC la
Commissione per il Deposito legale prevista dall’art. 42 con compiti consultivi, di controllo e
monitoraggio dell’attuazione della Legge 15 aprile 2004 n. 106. Al fine di conservare la memoria della
cultura e della vita sociale italiana sono oggetto di deposito obbligatorio, denominato legale, “i documenti
destinati all'uso pubblico e fruibili mediante la lettura, l'ascolto e la visione, qualunque sia il loro processo tecnico di
produzione, di edizione o di diffusione, ivi compresi i documenti finalizzati alla fruizione da parte di portatori di
handicap.” La Commissione si è occupata di varie questioni proponendo alcuni chiarimenti che sono stati
pubblicati sul sito della Direzione generale per le biblioteche del MiBAC
http://www.librari.beniculturali.it/genera.jsp?s=89&l=it ove possono anche essere consultati i moduli
predisposti per gli editori per la consegna delle varie tipologie di documenti destinati al deposito legale.
La Commissione ha promosso alcuni gruppi di lavoro per approfondire le tematiche relative al deposito di
alcune categorie specifiche di documenti: Gruppo di studio sul deposito legale di grafica d’arte,
documenti fotografici e video d’artista, il Gruppo di studio sui manifesti e il Gruppo di studio
sui documenti diffusi tramite rete informatica che ha svolto un intenso lavoro nel 2010, con la
collaborazione anche di rappresentanti esterni (AIB e AIE), per proporre soluzioni sulla complessa
tematica, elaborando due documenti: convenzione per il deposito legale dei documenti elettronici e contratto di
licenza per le utilizzazioni di documenti diffusi tramite rete informatica oggetto di deposito legale.
Nel 2004, a seguito di un Accordo tra Regioni, ANCI e UPI, era stato costituito il Comitato nazionale
linee di politica bibliotecaria con la finalità di sviluppare tematiche di settore ritenute rilevanti:
valutazione dei servizi, profili e formazione professionale, sistemi di servizi integrati e cooperazione,
infrastrutture e risorse finanziarie. Ritenuti ancora attuali i temi proposti e considerato che i lavori del
Comitato sono in parte conclusi ed in parte da terminare, è stato attivato un tavolo di lavoro – con
ANCI ed UPI – per formalizzare i lavori conclusi e completare quelli rimasti in sospeso.
La Commissione Cultura ribadisce il sostegno alle politiche di promozione della lettura anche attraverso
nuove politiche bibliotecarie, come può essere l’integrazione tra le biblioteche degli istituti
penitenziari italiani e le biblioteche dei territori che può essere attuata grazie alla sottoscrizione del
protocollo d'intesa per la promozione e la gestione dei servizi di biblioteca negli istituti penitenziari
italiani. Il protocollo, siglato l’11 aprile 2013 dal Ministero della Giustizia, Dipartimento
dell'Amministrazione Penitenziaria, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome,
dall’Unione delle Province d'Italia, dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e dall’Associazione
Italiana Biblioteche, sostiene l’integrazione tra le biblioteche negli istituti penitenziari italiani e le
biblioteche del territorio in collaborazione con le realtà locali.
La Commissione Cultura fornisce la propria la collaborazione all’organizzazione della campagna Il
Maggio dei libri, promossa dal Centro per il libro e la lettura, già chiamata Ottobre piovono libri che
il 14 ottobre 2010 si è aperta ad Altomonte in Calabria ed ha avuto come tema “Leggere al tempo dell’ebook”. In quell’occasione hanno partecipato all’evento i responsabili della DOK Library Concept
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Center: innovativa forma multimediale di biblioteca olandese. La manifestazione è stata un’interessante
momento di confronto con uno sguardo verso le biblioteche del futuro.
Alla manifestazione viene concesso il patrocinio della Conferenza delle Regioni e Province autonome. Il
Maggio dei libri nel 2013 si è configurata come un’edizione da record. Le adesioni hanno superato quota
2300, con un incremento del 90% rispetto all’anno precedente. Fra le Regioni più vivaci si segnalano la
Lombardia, il Lazio e la Campania, seguite dal Veneto e dalla Sicilia. Oltre alla partecipazione
sempre massiccia delle biblioteche, si è registrata la presenza molto maggiore rispetto al passato delle
scuole, delle librerie e delle case editrici: un segnale molto positivo di un coinvolgimento sempre più
ampio e differenziato intorno all’obiettivo comune della promozione della lettura nel nostro paese.
Alcune adesioni eccellenti, tra cui il Premio Strega e il Salone Internazionale del libro di Torino
rappresentano una conferma dell’eterogeneità della campagna, iniziativa che vuol riunire in un unico
network tutti gli attori – grandi e piccoli, noti e meno noti – che rendono ricco, unico e vitale il mondo
del libro italiano. Il sito Internet www.ilmaggiodeilibri.it ha registrato oltre 23.000 visitatori e quasi due
milioni di accessi e anche sul fronte dei social network, il rinnovato impegno degli organizzatori ha dato
i suoi frutti: la pagina Facebook ufficiale (www.facebook.com/ilmaggiodeilibri) ha collezionato 27.500
“mi piace”. Le dimensioni dell’iniziativa non sono passate inosservate anche tra i media: circa 1200
articoli sulla carta stampata e sul web hanno parlato finora della campagna, numerose emittenti
radiofoniche e testate su carta e web hanno contribuito con spazi pubblicitari (La7.it, La7.tv,
repubblica.it, Lattemiele, 60 testate tra periodici e quotidiani, 227 emittenti radiofoniche locali, 5 radio
nazionali, 2 circuiti nazionali di emittenti radiofoniche cui si sono aggiunte 40 emittenti del circuito
CNR e 96 di Radio in Blu) e la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha messo a disposizione i propri
spazi RAI per promuovere la lettura per tutta la durata della campagna.
Grande visibilità è stata data al libro e al tema della lettura, con un preciso riferimento alla campagna di
promozione Il Maggio dei libri, dai programmi Rai andati in onda nella giornata del 23 maggio 2012, in
occasione della Festa del libro. Promosso anche un gioco letterario per le scuole - Il libro è come un gioco iniziativa lanciata sul sito nel corso della campagna con lo scopo di stimolare la creatività dei ragazzi sul
tema della promozione del libro e della lettura. Sono anche stati assegnati, nel mese di dicembre
nell’ambito della fiera Più libri, più liberi, dei premi alle migliori iniziative del 2012.
Il Centro per il libro e la lettura è stato anche protagonista della realizzazione del progetto “In vitro”:
sperimentazione di una metodologia di promozione della lettura, con il cofinanziamento delle Province
prescelte –nord, centro e sud – due per area, oltre alla Regione Calabria interessata alla sperimentazione.
Il Centro ha commissionato, inoltre, un’indagine statistica sulla lettura curata dalla Nielsen illustrata
durante la seduta della Commissione Cultura il 25 maggio 2011. I dati sono riferiti all’ultimo trimestre del
2010 ed al primo del 2011e consultabili su http://www.cepell.it/index.xhtm.
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f. Musei
Le attività istituzionali si sono orientate in questi anni, per quanto concerne i musei, sui sistemi di
rilevazione per giungere ad un sistema informativo unitario che faccia riferimento tanto ai musei statali
quanto a quelli non statali.
Gli strumenti in essere sono principalmente due:
- il Protocollo d’Intesa per lo sviluppo del sistema informativo integrato su musei,
variamente denominati, aree archeologiche, parchi archeologici e complessi monumentali
statali e non statali, sottoscritto dal Ministero dei Beni e le attività culturali, l’Istituto nazionale di
statistica e la Conferenza delle Regioni e Province autonome il 28 agosto 2007 – di seguito
Protocollo – poi rivisto nel 2012;
- il Progetto MuseiD-Italia.
Dopo un lungo confronto tra le parti – Regioni, MiBAC, CISIS e ISTAT - è stata portata a termine la
revisione del Protocollo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, ai sensi dell’ art. 6 del D.Lgs 281/97,
durante la seduta del 25 luglio 2012. La precedente versione siglata nel 2007 necessitava infatti di un
aggiornamento che la rendesse più snella nella sua operatività e completa per quanto riguarda l’oggetto
d’indagine. Costituito da soli otto articoli ed un allegato sviluppato in undici punti che disciplina i
dettagli procedurali il Protocollo è divenuto uno strumento molto più agile rispetto alla precedente
versione. A seguito di tale revisione il Comitato di indirizzo e coordinamento tecnico-scientifico,
previsto nel Protocollo, ha coordinato le diverse ed ulteriori fasi di realizzazione dell’indagine.
Si è provveduto, quindi, dopo averlo testato nella fase pilota, alla definitiva messa a punto del
questionario on line che è stato inviato, per la realizzazione dell’indagine, a tutti gli Istituti da
intervistare, accompagnato da una lettera di presentazione a firma del Presidente dell’Istat e, nel caso
delle Regioni che rivestono il ruolo di Organo intermedio, anche dei Presidenti o degli Assessori al
ramo. L’indagine, così avviata, è stata attiva da settembre 2012 a gennaio 2013 ed ha interessato
complessivamente 6.279 istituti di cui 5.837 istituti museali e similari non statali e 442 statali. I risultati
ottenuti, in termini di risposte, sono da considerarsi più che soddisfacenti dal momento che gli istituti
statali corrispondono al 100% delle unità intervistate e i non statali all’89% con 5.198 risposte.
Contestualmente alla fase di raccolta e prima elaborazione dei dati, il Comitato ha coordinato, inoltre,
le attività di progettazione per la realizzazione del Sistema Informativo Integrato del Mibac per
l'accesso, la consultazione e la diffusione dei dati definitivi - avviando lo sviluppo del piano di analisi dei
dati, della veste editoriale e del software fino alla costruzione di un modello prototipale sulla base dei
dati provvisori.
Va ricordato che proprio la creazione di un sistema informativo integrato e l’estensione dell’indagine
agli istituti statali costituiscono i due aspetti portanti del nuovo Protocollo che si propone come
strumento per l’integrazione e la condivisione di dati attualmente non sempre pienamente integrati e
condivisi ciò al fine di razionalizzare la raccolta e la fruizione degli stessi ed al tempo stesso di
razionalizzare l’impiego delle risorse economiche e strumentali necessarie alla loro raccolta e gestione.
Dall’altro lato il progetto MuseiD-Italia avviato dal MiBAC, gestito dall’ICCU1 e finanziato
nell’ambito del Piano e-gov 2012 del Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie del Ministero per
la pubblica amministrazione e innovazione, integrato con il Portale della Cultura italiana.
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Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche
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Il Progetto prevede l’elaborazione di progetti organizzati su base regionale grazie alla collaborazione tra
le Direzioni Regionali e le Regioni. Le attività previste riguardano:
- la creazione di un’anagrafe regionale dei Luoghi della Cultura, con eventuale aggiornamento dei
dati anagrafici di banche dati esistenti. Saranno raccolte informazioni su musei, monumenti, aree
e parchi archeologici, i parchi e giardini statali e non statali, aperti al pubblico, con orari,
descrizione dei servizi offerti al pubblico e delle collezioni. I dati verranno saranno così messi a
disposizione dell’anagrafe nazionale;
- il recupero di risorse digitali e digitalizzazione di contenuti culturali del patrimonio museale,
archeologico, ambientale, architettonico, storico-artistico, scientifico, etno-antropologico
italiano riferiti a luoghi della cultura aperti al pubblico da caricare nella Teca Digitale MuseiDItalia;
- l’aggiornamento e/o la creazione di siti web:
- la creazione di banche dati e la loro interoperabilità con CulturaItalia
MuseiD-Italia conta un totale di 30 progetti organizzati con istituti centrali, territoriali e regioni:
- 18 di questi sono elaborati con la collaborazione delle Regioni
- sono stati coinvolti nei progetti più di 360 musei
- verranno prodotte oltre 130.000 risorse digitali (video e immagini)
- verranno descritti oltre 7.500 luoghi della cultura nell’anagrafe nazionale dei luoghi della cultura
- creazione di 6 nuovi siti web e aggiornamento di altri 16
I 30 progetti sono finanziati per un totale di €1.400.000, le Regioni co-finanziano per un totale di €
1.180.000. Tutte le attività previste saranno realizzate in base alle Linee guida tecniche e al documento
dell’Anagrafe Luoghi della Cultura. I progetti sono organizzati su base regionale, grazie ad una
collaborazione tra la Direzione Regionale e la Regione, che partecipa mettendo a disposizione una
quota di un co-finanziamento delle attività, di pari importo a quello stanziato dal MiBAC. La
collaborazione con la Regione è formalizzata attraverso una convenzione e un piano di progetto che
indica i finanziamenti, le attività, i tempi di esecuzione e i responsabili del progetto.
E’ emersa l’esigenza di creare una maggiore interoperabilità degli strumenti evitando sovrapposizioni.
Al riguardo si è ritenuto fondamentale giungere a una piena integrazione delle informazioni da fornire
per la scheda anagrafica del progetto MuseiD-Italia e di quelle richieste per le finalità proprie del
censimento previsto nel Protocollo. MuseiD-Italia ed il Sistema informativo integrato previsto
nella nuova versione del Protocollo: saranno due database con una sola anagrafica. MuseiD-Italia
prenderà infatti l’anagrafica del Sistema informativo che non avrà fini esclusivamente statistici ma si presta
ad un uso più ampio. L’uso finale dei dati potrà, infatti, essere diverso a seconda delle esigenze.
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g. Archivi
A seguito dell’insediamento, il 28 marzo 2011, del Comitato Nazionale di Coordinamento del
Sistema Archivistico Nazionale - SAN – sulla base dell’Accordo siglato tra MiBAC, Conferenza
delle Regioni e delle Province autonome, UPI e ANCI – è stato predisposto lo Schema di
Regolamento delle Scuole di archivistica, da adottarsi, in attuazione dell’articolo 9, comma 4, del D.
Lgs. n. 368/1998, ai sensi dell'art. 17, c. 3, della Legge n. 400/1988, con decreto del Ministro, d'intesa
con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per la funzione pubblica e con il Ministro
dell’Economia e delle Finanze. Lo schema di regolamento è stato discusso in varie sedute del SAN e
anche a latere in incontri dedicati tra alcuni componenti. E’ stato infine approvato dal Comitato durante
la seduta del 16 aprile 2012. Il Regolamento intende rispondere alle esigenze di un’adeguata formazione
archivistica degli operatori e funzionari tecnico-scientifici degli Archivi di Stato e delle Soprintendenze
archivistiche e, più in generale, degli operatori addetti a interventi e attività tecnico-scientifiche e
gestionali relative ad archivi e servizi documentali di pubbliche amministrazioni, enti pubblici e privati,
al fine di garantire la più corretta e competente formazione, conservazione, tutela e fruizione del
patrimonio archivistico nazionale.
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h. Professioni di settore
L’attività relativa alle professioni di settore si è concentrata in particolare sull’Accordo per la definizione
dello standard professionale e formativo del Tecnico del restauro - nel quadro della disciplina delle
figure professionali coinvolte nel processo dell’attività di restauro o conservazione dei beni culturali
mobili e delle superfici decorate di beni architettonici – sulle figure dei Tecnici del restauro di beni
culturali con competenze settoriali e sulla revisione dell’articolo 182 del Codice dei beni culturali
nonché sulla figura dell’archivista di cui si è parlato nella sezione dedicata.
La formazione del Tecnico del restauro di beni culturali è di competenza delle Regioni e delle Province
Autonome, le quali provvedono alla definizione degli standard dei percorsi formativi, da approvare in
sede di Conferenza Stato-Regioni, nonché alla programmazione e organizzazione dei corsi sulla base dei
fabbisogni localmente rilevati nel rispetto degli elementi minimi comuni definiti dall’Accordo. Per far
ciò è stato costituito un gruppo di lavoro misto e ristretto delle Commissioni Cultura e Professioni della
Conferenza delle Regioni e Province autonome - Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia,
Toscana, Valle d’Aosta, Veneto – che ha portato a temine il suo mandato consegnando ai
coordinamenti un testo di Accordo sul Tecnico del restauro di cui la Commissione Cultura ha preso
visione. Il testo individua il processo di lavoro e le aree di attività, le abilità minime e le conoscenze
essenziali nonché la durata e l’articolazione del corso di formazione.
Il gruppo di lavoro ha anche consegnato una bozza di proposta sui Tecnici del restauro di beni
culturali con competenze settoriali, che l’articolo 3 comma 1 del DM 86/2009 definisce come le figure
di formazione tecnico-professionale ovvero artigianale che concorrono all'esecuzione dell'intervento conservativo, eseguendo
varie fasi di lavorazione di supporto per tecniche e attività definite, con autonomia decisionale limitata alle operazioni di
tipo esecutivo e sotto la direzione ed il controllo del restauratore di beni culturali.
Tornando dunque alla proposta di Accordo sono state avviate le consultazioni ed il confronto con il
MiBAC ed anche con le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria del comparto artigianato
restauro artistico che ha portato alla definizione dell’Accordo siglato durante la seduta della Conferenza
Stato/Regioni del 25 luglio 2012. L’Accordo consente agli enti accreditati l’organizzazione dei corsi di
formazione per la figura del Tecnico del restauro.
I Coordinamenti Cultura e Professioni lavorando in sinergia, come già detto, hanno incontrato le
organizzazioni sindacali – Feneal Uil/Filca Cisl/Fillea Cgil - e le associazioni di categoria del comparto
artigianato restauro artistico – CNA e Confartigianato – sia per quanto riguarda l’Accordo sul Tecnico
del restauro che sulla modifica dell’articolo 182 del Codice. Tra settembre 2011 e gennaio 2012 si sono
tenuti tre incontri ufficiali. A seguito del primo sono stati trasmessi dei contributi sui quali ci si è
confrontati in particolare con le categorie sindacali che hanno formalizzato la loro posizione inoltrando
il documento alla Conferenza delle Regioni e Province autonome – 20 gennaio 2012. Il lavoro svolto ha
portato alla elaborazione di un documento condiviso sul profilo professionale e standard formativi del
tecnico del restauro. Il confronto estremamente collaborativo è proseguito anche sull’articolo 182 del
Codice che definisce, in regime transitorio fino all’entrata in vigore dei decreti attuativi dell’articolo 29
(del maggio 2009), quali sono i requisiti per acquisire la qualifica di restauratore di beni culturali e di
collaboratore restauratore, in alcuni casi facendo valere direttamente titoli e anni di lavoro certificato, in
altri attraverso una prova d’idoneità. Tali requisiti, molto restrittivi, sono di fatto penalizzanti per la
maggioranza dei restauratori che da anni lavorano nel campo dei beni culturali, anche per le
Soprintendenze, che non si vedono riconosciuta la professionalità e i titoli formativi acquisiti.
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Anche a seguito del confronto con le Regioni le organizzazioni sindacali di categoria hanno presentato
il 6 ottobre 2011, presso la VII Commissione permanente Cultura del Senato, una proposta di modifica
dell’art. 182 c.b.c. che potesse costituire un punto di sintesi tra i due disegni di legge di modifica - A.C.
2794 – A.C. 2997. Ciò con l’intento di addivenire, in tempi brevi, ad una soluzione il più possibile
condivisa e percorribile. Nella seduta del 22 febbraio 2012 il Comitato Ristretto della VII Commissione
permanente cultura del Senato ha approvato all’unanimità un nuovo testo di modifica dell’art. 182 del
Codice basato su un sistema di punteggi da attribuire alle diverse esperienze formative e lavorative dei
candidati alle qualifiche di restauratore e di collaboratore dei beni culturali.
La presidente di Federdanza, Francesca Bernabini, ha posto in sede di Commissione Cultura la questione
del riconoscimento dei danzatori e degli insegnanti di danza da parte dell’unica Accademia
nazionale di danza a Roma, unico titolo riconosciuto dallo Stato. Problema che potrebbe amplificarsi
dal momento che nella proposta di legge per lo spettacolo dal vivo è inserito l’obbligo per gli insegnanti
di possedere un diploma per poter insegnare danza a bambini e ragazzi di età inferiore a 14 anni in tutte
le scuole (pubbliche e private), diploma che oggi può essere rilasciato solo dall’unica Accademia di
danza. Attualmente solo una piccolissima parte degli insegnanti di danza che lavorano in tale settore
possiedono il suddetto “diploma”. Occorrerebbe estendere il rilascio di diplomi riconosciuti anche ad
altri Enti come per esempio le fondazioni lirico-sinfoniche. La problematica è stata approfondita dal
Gruppo professioni che pur riconoscendo il problema rileva come la competenza sia esclusivamente
dello Stato. La Commissione durante la seduta del 14 luglio 2011 ha deciso di porre la questione alla
Conferenza delle Regioni e Province autonome perché possa inoltrarla al competente Ministero ossia il
MIUR.
Il Presidente della Società Italiana di Pedagogia – prof. Michele Corsi – ha posto in sede di Commissione
Cultura l’opportunità di vedere “riconosciuta” la figura del pedagogista e dell’educatore sociale
attraverso l’istituzione di un albo. Il Gruppo Professioni nell’approfondire la questione ha riconosciuto
che in tal senso la competenza è statale. La Commissione durante la seduta del 14 luglio 2011 ha deciso di
porre la questione alla Conferenza delle Regioni e Province autonome perché possa inoltrarla al
competente Ministero ossia il MIUR.
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i. Arte contemporanea
La Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MiBAC DG PaBAAC – ha promosso, di concerto con la Direzione Generale per l’organizzazione, gli affari
generali, l’innovazione, il bilancio ed il personale, uno Studio per la rete dei centri di arte contemporanea,
realizzato nell’ambito della prima fase del Progetto Operativo di Assistenza Tecnica MiBAC (20092011) con riferimento alle regioni dell’Obiettivo Convergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) poi
esteso ad altre 4 regioni meridionali (Abruzzo, Basilicata, Molise e Sardegna). Lo studio è diventato
oggetto di una giornata di dibattito a livello nazionale, organizzata il 4 dicembre 2012 a Napoli,
denominata: Sud contemporaneo: progetto per una Rete, presso l’Auditorium del Museo di Capodimonte al
quale ha partecipato, in rappresentanza delle Regioni il Coordinatore politico della Commissione Cultura
delle Regioni. E’ stato un momento di confronto pubblico tra Amministrazioni nazionali e regionali,
Fondazioni, Musei ed operatori di settore, durante il quale si è unanimemente concordato sull’utilità di
dar vita ad una Rete del contemporaneo, con una struttura snella, che contribuisca ad arricchire il
dibattito sul contemporaneo oltre che valorizzare siti e luoghi di produzione e fruizione e promuovere
itinerari tematici. Su proposta della Commissione Cultura delle Regioni si sono dunque tenuti diversi
incontri con il MiBAC durante i quali sono state delineate possibili prospettive per lo sviluppo di una
Rete del contemporaneo a partire dalle Regioni del Sud per poi estendere il progetto all’intero territorio
nazionale. Il 22 maggio 2013 si è costituito formalmente il tavolo Regioni/Ministero per l’avvio dei
lavori. Per la natura e le finalità del Progetto Operativo di Assistenza Tecnica, cofinanziato dal FESR
per il periodo 2012-2015, gli aspetti specifici del progetto pilota saranno rivolti inizialmente alle Regioni
dell’obiettivo Convergenza pur coinvolgendo tutte le Regioni sugli aspetti di impostazione generale al
fine di individuare elementi per un potenziale sviluppo a tutto il territorio nazionale degli strumenti che
si intende realizzare in questa prima fase d’avvio delle attività della Rete.
Nel giugno 2013, sono state avviate le procedure per l’individuazione di un operatore economico, con
comprovata esperienza nelle tematiche oggetto dell’affidamento, che possa supportare la DG PaBAAC
e le fasi iniziali dei soggetti territoriali nelle seguenti attività:
- Progettazione e realizzazione piattaforma on-line, quale strumento per la messa in rete dei siti di produzione
e fruizione dell’arte contemporanea;
- Predisposizione piano di marketing, che restituisca la definizione di un insieme di azioni di valorizzazione
dei siti e del patrimonio ivi contenuto, nonché azioni di sviluppo e promozione;
- Predisposizione di un piano di comunicazione che individui le più efficaci modalità per promuovere i
percorsi, gli itinerari e le iniziative proprie della Rete del contemporaneo.
L’obiettivo delle Rete di mettere in relazione i siti di produzione e fruizione dell’arte contemporanea
attraverso una piattaforma on-line, definire un insieme di azioni di valorizzazione dei siti e del patrimonio
ivi contenuto, nonché azioni di sviluppo e promozione attraverso un piano di marketing e individuare più
efficaci modalità per promuovere i percorsi, gli itinerari e le iniziative proprie della Rete attraverso un
piano di comunicazione. Sul piano operativo il progetto è rivolto principalmente alle Regioni del sud ma per
la progettazione dell’impianto della Rete sono state coinvolte tutte le Regioni in vista di una futura
partecipazione complessiva
Nel 2011 la Commissione Cultura, in collaborazione con Vittorio Sgarbi, ha proposto e sostenuto
l’organizzazione delle Biennali regionali legate al Padiglione Italia della Biennale di Venezia al fine
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di valorizzare le differenti espressioni di arte contemporanea di ciascun territorio. L’iniziativa ha portato
all’apertura delle seguenti biennali regionali.
18/6
20/6
21/6
22/6
23/6
25/6
27/6
28/6
Siracusa - Galleria Civica Montevergini
Ancona - Mole Vanvitelliana
Piazzola sul Brenta (Padova) - Villa Contarini
Torino - Museo delle Scienze
Roma - Palazzo Venezia
Spoleto - Palazzo Collicola
Milano - Palazzo Lombardia
Urbino - Antico Orto dell'Abbondanza
29/6
30/6
3/7
11/7
12/7
13/7
Bologna - Palazzo Fava
Bari - Complesso di Santa Scolastica
Trieste - Magazzino 26 del Porto Vecchio
Isernia - Officina della Cultura
Mantova - Palazzo Te
Firenze - Villa Bardini / Prato - Museo Pecci
17/7 Parma - Palazzo Pigorini / Reggio Emilia - Chiostri di San Pietro
20/7 Genova - Palazzo della Meridiana
22/7 Pescara - Aurum
23/7 Civitella del Tronto (Teramo) - Fortezza / Lanciano - Museo Santo Spirito
31/7 Reggio Calabria – Villa Zerbi
In ciascuna di queste sedi hanno esposto artisti di arte contemporanea legati a quel territorio regionale
che hanno avuto produzione artistica negli ultimi dieci anni.
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j. Spettacolo
Lo spettacolo dal vivo è stato un settore a cui la Commissione ha dedicato attenzione ribadendo la
necessità di una legge quadro in materia, di trovare strumenti diversi di programmazione per il settore
proponendo di utilizzare anche lo strumento dell’Accordo Stato/Regione che tuttavia non ha trovato
seguito. E’ stato ribadito in ogni sede la necessità del reintegro del FUS, dell’implementazione degli
Osservatori regionali attraverso il progetto ORMA ed alle sue possibili declinazioni e dell’impegno
sulle fondazioni lirico-sinfoniche. E’ stato realizzato il progetto sperimentale Teatri del tempo
presente, riconosciuta con un documento l’importante esperienza delle Residenzialità ed è sempre
stato promosso il confronto con le categorie del settore anche attraverso la collaborazione con l’Agis.
Nel 2004, su iniziativa delle Regioni, è stata elaborata una proposta di legge sullo spettacolo dal vivo
che disciplinava i principi fondamentali in materia approvata in Conferenza delle Regioni e P.A. l’11
novembre dello stesso anno. La proposta è stata dunque condivisa tra la VII Commissione della
Camera, le Regioni e le associazioni di categoria. Il progetto di legge, tuttavia, non ha mai visto la luce.
Nel 2009 è stata poi elaborata, su iniziativa parlamentare, una nuova proposta di legge sulla quale la
Conferenza delle Regioni si è espressa in maniera fortemente negativa in data 2 luglio 2009 e 22 ottobre
2009, rilevando che l’assetto istituzionale delle competenze previsto dal nuovo progetto di legge era
altamente lesivo delle prerogative regionali in materia. Era, infatti, riproposto l’attuale assetto delle
competenze e la centralità dello Stato nella definizione e nella gestione degli interventi in ogni settore
dello spettacolo, scendendo in livelli di dettaglio che non sono propri di una legge sui principi
fondamentali. Il testo unificato delle proposte di legge sullo spettacolo dal vivo approvato dalla VII
Commissione della Camera in data 24 febbraio 2010, pur mantenendo un’impostazione complessiva
non pienamente condivisibile da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome,
accoglie tuttavia alcuni significativi rilievi critici e alcune significative proposte formulate dalla
Conferenza stessa, tra cui, in particolare, la previsione di Accordi di programma triennali tra MiBAC e
Regioni.
Premesso il percorso legislativo di settore degli ultimi anni la Commissione ha ritenuto indispensabile fare
una riflessione sul Fondo Unico per lo Spettacolo - di seguito FUS – e sulle sue modalità di riparto
dando mandato al Coordinamento tecnico di fare un approfondimento e formulare una proposta.
Istituito con la legge 163/1985 "per il sostegno finanziario ad enti, istituzioni, associazioni, organismi ed imprese
operanti nei settori delle attività cinematografiche, musicali, di danza, teatrali, circensi e dello spettacolo viaggiante, nonché
per la promozione ed il sostegno di manifestazioni ed iniziative di carattere e rilevanza nazionali da svolgere in Italia o
all'estero", il FUS è ripartito annualmente tra i diversi settori.
Secondo quanto disposto dall'art. 1, comma 1, del d.l. 24/2003, Disposizioni urgenti in materia di
contributi in favore delle attività dello spettacolo, convertito in legge 82/2003, "In attesa che la legge di
definizione dei principi fondamentali di cui all'articolo 117 della Costituzione fissi i criteri e gli ambiti di competenza
dello Stato, i criteri e le modalità di erogazione dei contributi alle attività dello spettacolo, previsti dalla legge 30 aprile
1985, n. 163, e le aliquote di ripartizione annuale del Fondo unico per lo spettacolo sono stabiliti con decreti del Ministro
per i beni e le attività culturali non aventi natura regolamentare."
Chiamata a pronunciarsi sulla legittimità di questo decreto, la Corte costituzionale ha ravvisato la
necessità che la vigente legislazione di sostegno delle attività culturali venga rivista in conformità al
nuovo dettato costituzionale, dando spazio alle Regioni - lo spettacolo rientra infatti nella materia di
legislazione concorrente della "promozione e organizzazione di attività culturali". Nel caso di specie - si
legge in un passaggio della motivazione - occorre "passare da una legislazione che regola procedure accentrate
forme di gestione degli interventi amministrativi imperniate sulle Regioni, senza che le leggi regionali da sole possano
direttamente trasformare la legislazione vigente in modo efficace."
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Ciò premesso, la Corte ha tuttavia giustificato la "temporanea applicazione" delle disposizioni
impugnate per esigenze di continuità, concludendo la sentenza con un monito "appare evidente che questo
sistema normativo non potrà essere ulteriormente giustificabile in futuro". (cfr. sentenza n. 255/2004)
E' poi intervenuta la legge 239/2005 - Disposizioni in materia di spettacolo - che, all'art. 1, comma 3,
recita: "I decreti ministeriali di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 24,
convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 82, concernenti i criteri e le modalità di
erogazione dei contributi alle attività dello spettacolo dal vivo di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163, e
successive modificazioni, sono adottati d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. I decreti di cui al presente comma possono comunque essere
adottati qualora l'intesa non sia stata raggiunta entro sessanta giorni dalla data della loro trasmissione
alla Conferenza unificata da parte del Ministro per i beni e le attività culturali." E' stato quindi un
susseguirsi di decreti "a carattere transitorio" adottati d'intesa in Conferenza unificata.
Nel 2012 la proposta di legge sullo spettacolo dal vivo, ferma da anni presso la competente
Commissione della Camera dei deputati, ha visto un’accelerazione. Il Comitato ristretto ha infatti
licenziato il testo sul quale la Conferenza delle Regioni, con il documento del 10 maggio 2012, su
proposta della Commissione Cultura, ha proceduto a fare delle valutazioni di merito (testo unificato
recante “Legge quadro per lo spettacolo dal vivo” c 136 e abbinate) chiedendo al contempo alla
Commissione VII della Camera un’audizione.
Ribadendo la necessità di una legge quadro in materia di spettacolo dal vivo per una riforma del settore,
anche in considerazione del mutato quadro istituzionale e delle competenze delle Regioni in materia
sono stati anche evidenziate alcune criticità:
- l’eccessivo dettaglio dei contenuti del testo incompatibili con una legge “quadro”;
- appare decisamente poco chiara la filiera decisionale così come delineata dalla proposta di legge,
con particolare riferimento ai compiti specifici del Ministero, del Consiglio per lo spettacolo e della
Conferenza Unificata, rispetto alla quale manca una precisa definizione degli strumenti attraverso i
quali la stessa è tenuta ad operare. Occorrerebbe individuare un percorso chiaro e semplice circa la
proposta e l’approvazione di riparto del FUS, nonché chiarire a quali soggetti istituzionali far
riferimento la “contitolarità” del FUS;
- la soppressione, fra i principi fondamentali, della proposta della tutela sociale dei lavoratori dello
spettacolo dal vivo appare grave perché non riconosce espressamente e legislativamente agli artisti,
ai tecnici ed agli organizzatori dello spettacolo (tutti) lo status di lavoratori – (approvato poi con legge n.
92172 del 28 giugno 2012 il riconoscimento per l’indennità di disoccupazione agli artisti)
- la mancata menzione e relazione tra l’Osservatorio nazionale ed il sistema degli Osservatori
regionali.
E’ apprezzata la previsione degli Accordi di programma, importante innovazione istituzionale, anche
in chiave di applicazione concreta della competenza concorrente ai sensi dell’art.117 della Costituzione,
ma proprio per questo tutti i soggetti istituzionali andrebbero posti al centro dell’impianto legislativo,
come strumento prioritario di programmazione delle risorse ministeriali e regionali, e non previsti come
mera opzione marginale.
Prendendo spunto dal disegno di legge presso la competente Commissione della Camera e considerata
la delicata e sempre più precaria situazione del settore e l’esigenza di dare risposte concrete nel breve
termine, in ragione del tempo trascorso dal monito della Corte senza che sia stata attuata la prospettata
revisione della normativa di settore, la Commissione Cultura ha proposto al MiBAC di valutare la
possibilità di addivenire - anche in via sperimentale - ad un Accordo per l’allocazione delle risorse del
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fondi per lo spettacolo statali e regionali in base alle disposizioni di cui all'art. 4 del d.lgs. 281/1997 o
all'art.8, comma 6, della legge 131/2003 (legge La Loggia). Giungere quindi ad un’intesa “forte” in
Conferenza Stato/Regioni nella quale prevedere Accordi bilaterali con le singole Regioni. Questo al fine
di garantire politiche mirate sui territori, all’interno di una strategia generale, ottimizzando le risorse. La
proposta, sostenuta anche da ANCI, UPI e Agis, nonostante le sollecitazioni non ha trovato riscontro.
Sulle Fondazioni lirico-sinfoniche nel dicembre 2010 le Regioni hanno chiesto ed ottenuto l’apertura
di un tavolo di confronto orientato alla riforma del settore all’interno di una strategia condivisa, idonea
ad affrontare gli aspetti organizzativo-funzionali e finanziari conseguenti e rispettosa dei principi
costituzionali sanciti e ribaditi. Il 2 marzo 2011 è istituito, con decreto del Ministro per i beni e le
attività culturali, un gruppo di lavoro del quale facevano parte, oltre ai rappresentati dello Stato, Regioni
e Comuni. Il gruppo insediatosi il 22 marzo 2011 e riunitosi fino a giugno 2011 ha predisposto una
bozza mai sottoposta dal Ministero alla Conferenza Unificata nè tantomeno ad una consultazione
allargata. A poche settimane dalla scadenza della delega– 31 dicembre 2012 – la DG Spettacolo del
MiBAC convoca le Regioni, in sede tecnica, per una consultazione su una ipotesi di regolamento sulle
Fondazioni lirico-sinfoniche. A seguito di questo incontro è convocata una riunione interregionale, 27
novembre 2012, durante la quale viene assunta una posizione contraria alle proposte formulare dalla
Direzione poi confermate sia dalla Commissione Cultura che dalla Conferenza delle Regioni. Il 22
dicembre 2012 il Consiglio dei Ministri ha comunque licenziato il DPR che regolamenta le Fondazioni
trasmesso poi alle Regioni dalla Conferenza Unificata per l’espressione del parere.
Alla luce della posizione assunta della Conferenza della Regioni in data 6 dicembre 2012, dopo un
ampio dibattito, il Coordinamento tecnico interregionale ribadisce e rafforza, a seguito della lettura
dello Schema di Decreto sul riordino delle Fondazioni Lirico-sinfoniche, le posizioni già assunte nel
documento del 27 novembre 2012, approvato successivamente anche dalla Conferenza delle Regioni,
sia dal punto di vista metodologico che dell’articolazione del testo. Nel merito, considerato che con
Decreto ministeriale del 2 marzo 2011, era stato istituito dal MIBAC un apposito gruppo di lavoro
interistituzionale con Regioni e Anci e che il lavoro di tale gruppo non è stato assunto quale base del
Regolamento proposto è sottolineata l’assenza di un reale iter concertativo. La Conferenza delle
Regioni esprime quindi sul DPR – l’11 aprile 2013 – un parere negativo.
L’11 luglio 2013 la Conferenza delle Regioni e P.a., approva un documento, trasmesso al Ministro per i
beni e le attività culturali, nel quale si evidenzia che in una fase storica di profonda criticità socio-economica in cui
le istituzioni sono impegnate a re-impostare le direttrici di sviluppo del Paese, le Regioni riaffermano la centralità del
settore cultura nelle politiche di rilancio territoriale, rinnovando il proprio sostegno al settore dello spettacolo dal vivo,
convinte che l’emersione e la valorizzazione del potenziale creativo costituisca le solide fondamenta di un tessuto sociale
coeso ed economicamente attivo. Nel documento sono quindi ribaditi alcuni assets strategici propri di un’efficace
politica di sostegno da condividere con il Governo a partire da:
- un più intenso dialogo inter-istituzionale a garanzia di un approccio sistemico coordinato che
parta da una riflessione congiunta periodica, stabile e di lungo periodo tra i differenti livelli
istituzionali;
- un’architettura normativa idonea;
- certezza del sostegno finanziario e previsione di meccanismi incentivanti;
- previsione di meccanismi stabili normativi e fiscali di incentivazione.
La Commissione Cultura chiamata ad esprimere un parere sui Decreti concernenti criteri e modalità di
erogazione dei contributi in favore delle attività di spettacolo dal vivo ha rilevato che il taglio dei fondi aggrava la
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già complessa situazione finanziaria del settore dello spettacolo dal vivo invitando il MiBAC a
prevedere un reintegro del FUS. Esprimendo parere favorevole ai Decreti è stato ricordato, altresì, che
si è in attesa da anni di avere un confronto responsabile sulla governance del settore a partire dalle
sentenze della Corte Costituzionale che hanno ravvisato la necessità di un adeguamento della vigente
legislazione al “nuovo” dettato costituzionale applicando pienamente il principio della legislazione
concorrente nel quale il settore spettacolo dal vivo ricade, come peraltro ampiamente argomentato
anche nella Relazione dello scorso anno.
Negli ultimi anni si è assistito, in particolare in alcune realtà, ad una diversa modalità di sostenere lo
spettacolo dal vivo attraverso le Residenze. E’ dunque emersa l’esigenza da parte di alcune Regioni, in
particolare quelle in cui queste realtà sono maggiormente radicate, di condividere gli elementi in
comune di queste esperienze e riconoscere le Residenze come un modello di sviluppo valido per lo
spettacolo dal vivo che può assumere articolazioni differenti in base alle peculiarità dei territori. Anche
per questo è stato predisposto un documento, approvato dalla Commissione Cultura il 23 gennaio 2013,
che indica le peculiarità delle Residenze riconoscendone la validità
Emerge dunque che la Residenza, ma ancor più il Sistema delle Residenze inteso come network
regionale ed interregionale, configura diverse opportunità:
- mettere insieme produzione, promozione, formazione del pubblico e attività di gestione attraverso la
ricerca dell’equilibrio tra la visione artistico-culturale, la sostenibilità sociale e l’efficacia economica;
- consolidare il livello produttivo-artistico di una compagnia con un livello di ricerca artistica migliore
grazie alla possibilità di utilizzare spazi attrezzati ed alla maggiore disponibilità di risorse economiche
(produzione)
- fare programmazione di medio-lungo periodo attraverso una organizzazione articolata ed efficiente
(gestione);
- ottimizzare le risorse anche attivando strategie di fund raising strutturate;
- condividere le esperienze attraverso il network.
Per le amministrazioni pubbliche questo modello di gestione per lo spettacolo dal vivo può voler dire:
- creare sui territori luoghi stabili e innovativi di cultura connessi in rete regionale ed interregionale;
- favorire una visione integrata delle discipline afferenti lo spettacolo dal vivo, orientata alla
contaminazione tra le diverse esperienze dello spettacolo favorendone la creazione e l’esecuzione;
- ottimizzare la distribuzione delle risorse destinate allo spettacolo dal vivo;
- avere un interlocutore certo da sostenere e far crescere nel medio-lungo periodo.
Alla luce di quanto sopra le Regioni riconoscono nelle Residenze un modello di sviluppo valido per lo
spettacolo dal vivo che può assumere articolazioni differenti in base alle peculiarità dei territori.
E’ del primo luglio 2014 l’approvazione del Decreto Nuovi criteri e modalità per l’erogazione, l’anticipazione e
la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo che cambia le regole
di assegnazione del Fondo Unico per lo Spettacolo – FUS – ed è nello stesso Decreto che trova spazio
– articolo 45 – l’intesa MiBACT/Regioni per l’assegnazione dei fondi alle Residenze. La Commissione
ha colto l’esigenza emersa in particolare da parte di alcune Regioni, dove queste realtà sono
maggiormente radicate, di condividere gli elementi in comune di queste esperienze e riconoscere le
Residenze come un modello di sviluppo valido per lo spettacolo dal vivo che può assumere
articolazioni differenti in base alle peculiarità dei territori. La Commissione, in un suo documento, ha
preferito parlare di Sistema delle Residenze inteso come network regionale ed interregionale che
configura diverse opportunità, per settori che vanno dalla prosa alla musica al teatro, comprendendo
dunque le diverse espressioni artistiche dello spettacolo dal vivo. L’Intesa di cui al Decreto ministeriale
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1 luglio 2014 è stata concordata e redatta ed è in attesa di iniziare il suo iter formale presso la
Conferenza Stato/Regioni.
Dal Sistema delle Residenze al teatro ed in particolare al progetto Teatri del Tempo Presente una
nuova iniziativa di promozione del settore. La Commissione Cultura in accordo con il MiBAC ha
avviato la realizzazione di questo progetto finalizzato alla valorizzazione della scena teatrale italiana
contemporanea di nuova generazione e si rivolge ad artisti under 35 al fine di sostenerne
finanziariamente la produzione e la circuitazione. Hanno aderito al progetto le Regioni Campania,
Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto avviando un
percorso di concertazione che ha portato, prima, all’individuazione di linee guida comuni, e poi, alla
firma di nove protocolli d’intesa che hanno puntato a
- promuovere processi rivolti all'innovazione in campo artistico, alla sperimentazione dei nuovi
linguaggi della scena, alla multidisciplinarietà con particolare riguardo ai giovani e alla promozione di
nuovi talenti;
- valorizzare la dimensione di rete che si potrà creare tra le diverse regioni partecipanti mirando ad un
progetto policentrico piuttosto che a una serie di progetti isolati;
- creare e valorizzare reti interregionali di partenariato sia al livello delle istituzioni che degli operatori;
- promuovere azioni rivolte all’ampliamento del pubblico e alla diffusione dello spettacolo presso le
generazioni più giovani e le fasce di pubblico con minori opportunità di fruizione;
- qualificare l’accoglienza dei processi artistici e dell’incontro con lo spettatore;
- adottare strumenti che consentano una razionalizzazione sul piano degli interventi delle risorse
statali e regionali disponibili, al fine di evitarne la frammentazione garantendo una maggiore efficacia
della spesa, anche attraverso lo scambio reciproco di conoscenze ed informazioni in merito
all’offerta culturale e agli strumenti economici di intervento adottati.
Le azioni messe in campo consistono nel sostegno e nella diffusione del lavoro di formazioni di artisti
della scena under 35, considerando tale limite di età in termini di prevalenza all’interno della compagine
artistica, con particolare riferimento al nucleo registico e autorale. I soggetti attuatori sul territorio
regionale sono stati individuati nell’ambito del sistema teatrale territoriale, tra teatri stabili ad iniziativa
pubblica, teatri stabili ad iniziativa privata, teatri stabili d’innovazione per la ricerca e sperimentazione e
per l’infanzia e la gioventù, residenze teatrali, festival di teatro e/o danza, teatri comunali, organismi di
distribuzione, promozione e formazione del pubblico. Requisiti indispensabili richiesti sono stati: la
disponibilità di uno o più spazi teatrali per la realizzazione delle diverse fasi del progetto e l’aver svolto
negli ultimi anni attività di rilevanza nazionale o internazionale, funzioni di talent scout e di
accompagnamento per le nuove generazioni di artisti della scena, modalità produttive innovative nel
campo del teatro e della danza contemporanei, esperienza nel campo dell’affiancamento ai processi di
produzione. Per l’affidamento dell’attuazione del progetto, in generale, è stata adottata la modalità
dell’avviso pubblico, ad eccezione dei casi in cui la Regione era già dotata di soggetti preposti alla
diffusione, rinnovamento e promozione delle attività di spettacolo dal vivo. Le proposte di artisti under
35 attivi nei territori regionali, sono state selezionate attraverso il filtro degli avvisi pubblici o attraverso
manifestazioni deputate all’individuazione delle eccellenze artistiche quali i premi. Il finanziamento
messo a disposizione dal MiBAC è di 300.000,00 euro, pari al 50% del contributo pubblico. Il
rimanente 50% del contributo pubblico è a carico delle Regioni partecipanti.
Supporto indispensabile alla riforma del settore è la presenza degli Osservatori regionali per lo
spettacolo dal vivo. La Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, su proposta della
Commissione, ha approvato il 16 dicembre 2010 il “Progetto interregionale per la realizzazione di osservatori
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regionali e la collaborazione con l’Osservatorio nazionale nel settore delle politiche per lo spettacolo” - di seguito
“Progetto ORMA” - da attuarsi in continuità con l’omonimo precedente progetto approvato dalla
stessa Conferenza e realizzato nel periodo aprile 2008 - dicembre 2010.
Per la realizzazione del progetto precedente le Regioni si sono avvalse della collaborazione della
Fondazione Fitzcarraldo Onlus, della Fondazione ATER e di Eccom Progetti s.r.l., che hanno all’uopo
costituito un‘Associazione Temporanea d’Impresa, occupandosi rispettivamente delle tre macro aree
regionali, Nord, Centro e Sud, nelle quali è stato suddiviso il territorio per ottimizzare la gestione del
progetto.
Ai fini della prosecuzione del Progetto ORMA è stata data continuità all’ATI, costituita da ATER
Associazione Teatrale Emilia-Romagna, Fondazione Fitzcarraldo ed ECCOM Progetti s.r.l., lasciando
tuttavia alle singole Regioni l’impegno di sottoscrivere, con il soggetto territorialmente competente, la
convenzione attuativa il cui format è stato preventivamente concordato durante la seduta della
Commissione Cultura del 25 maggio 2011 ed approvato dalla Conferenza delle Regioni e Province
autonome il 7 luglio 2011.
In tale contesto l’ATI si impegna a garantire:
a. il coordinamento nazionale del progetto finalizzato ad assicurare coerenza e interazione tra le
attività svolte nelle singole Regioni e tra queste ed il livello nazionale, con particolare
riferimento all'Osservatorio nazionale dello Spettacolo".
b. l’assistenza nelle funzioni più direttamente riconducibili agli aspetti informatici che potrà essere
fornita al CISIS o ad altri soggetti indicati dalle Regioni;
c. azioni finalizzate alla prosecuzione della sperimentazione avviata nelle singole Regioni, con
particolare riferimento all’implementazione delle diverse aree del monitoraggio permanente così
come previste dal sistema di rilevazione.
Il Progetto è diventato anche un case study europeo sia per il numero di amministrazioni coinvolte che
per la tipologia di progetto.
Con l’annualità 2012/2013 la seconda fase del Progetto ORMA, approvato dalla Conferenza delle
Regioni e P.a., il 16 dicembre 2010, volge al termine. Il progetto viene realizzato su base di accordi tra le
singole Regioni e tre società, che operano disgiuntamente: Ater-Associazione Teatrale Emilia Romagna,
ECCOM Progetti s.r.l. e Fondazione Fitzcarraldo (costituitasi all’uopo in ATI - Associazione
Temporanea d’Impresa ). Tali accordi sono stati stipulati prendendo come riferimento il format della
convenzione attuativa approvata durante la seduta della Conferenza delle Regioni e P.a. del 7 luglio
2011. Le attività hanno preso avvio secondo calendarizzazioni differenti, essendo la tempistica dettata
dai tempi di approvazione degli accordi da parte delle singole Regioni. Gran parte di essi, peraltro, sono
stati approvati alla fine del 2011.
Va ribadito che non tutte le Regioni e Province Autonome che avevano aderito alla prima fase del
progetto Orma (2008/2010) sono presenti in questa fase dei lavori. In alcuni casi ciò è stato dettato da
fattori esogeni e contingenti, in primis, il “patto di stabilità” che ha impedito di dare seguito ad intese
già avviate. Le Regioni coinvolte attivamente nel progetto, che hanno sottoscritto una convenzione con
una delle società che compongono l’ATI che segue ORMA, sono 13 – Abruzzo, Provincia Autonoma
di Bolzano, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna,
Provincia Autonoma di Trento e Veneto. Un numero certamente rappresentativo dell’intero Paese. Il
progetto ORMA ha il merito di aver creato una prima rete di Osservatori regionali dello spettacolo
usufruendo di economie di scala legate al fatto che non è stato costituito un solo osservatorio per una
sola Regione ma più osservatori per più Regioni, creando così anche il presupposto per consentire in
futuro la comparazione dei dati raccolti anche in territori differenti. Il Progetto è diventato anche un
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case study europeo sia per il numero di amministrazioni coinvolte che per la tipologia di progetto. Si
ipotizza l’organizzazione di un incontro conclusivo anche aperto ad operatori pubblici e privati,
finalizzato ad una riflessione sui risultati emersi e sugli sviluppi potenziali del progetto da parte delle
singole Regioni, all’interno di un disegno nazionale che coinvolga il Ministero per i beni e le Attività
Culturali e gli Enti Locali.
Sul piano delle relazioni, come si è già avuto modo di dire, sono stati intensi i rapporti del
Coordinamento Cultura con l’Agis a livello nazionale, a positivo sviluppo di quelli tenuti da ciascuna
Regione con le Unioni regionali dell’Agis per la tutela, il sostegno e lo sviluppo delle attività
dell’esercizio cinematografico e dello spettacolo dal vivo.
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Audiovisivo e Film Commissions
La Commissione Cultura ha dedicato larga parte delle attività alle criticità del settore cinematografico
esprimendosi sulla revisione dei decreti ministeriali e sulla programmazione triennale 2012/2014,
chiedendo nuovamente la revisione dell’impianto normativo di rango superiore ed elaborando una
proposta di governance del settore cinematografico ed audiovisivo in Italia., affrontando i temi
della digitalizzazione degli schermi cinematografici, della liberalizzazione degli esercizi e degli
aiuti di stato per il cinema coinvolgendo le Film Commissions attraverso l’Associazione Italiana
delle Film Commissions- IFC.
Così come per lo spettacolo l’11 luglio 2013 la Conferenza delle Regioni e P.a., approva un documento,
trasmesso al Ministro per i beni e le attività culturali, nel quale si evidenzia che in una fase storica di
profonda criticità socio-economica in cui le istituzioni sono impegnate a re-impostare le direttrici di sviluppo del Paese,
riaffermano la centralità del settore cultura nelle politiche di rilancio territoriale, rinnovando il proprio sostegno al settore
dell’audiovisivo, convinte che l’emersione e la valorizzazione del potenziale creativo costituisca le solide fondamenta di un
tessuto sociale coeso ed economicamente attivo.
Nel documento sono quindi ribaditi alcuni assets strategici propri di un’efficace politica di sostegno da condividere
con il Governo a partire:
- da un dialogo inter-istituzionale a garanzia di un approccio sistemico coordinato. Un approccio
strategico necessita di una riflessione congiunta periodica, stabile e di lungo periodo tra i differenti
livelli istituzionali;
- dalla necessità di rivedere il decreto legislativo 28/2004 – normativa quadro articolata con
eccessivo dettaglio, vasta ed auto applicativa come peraltro indicato dalla Corte costituzionale, con la
sentenza 285/2005, prescrivendo un intervento dello Stato che individui norme giuridiche che siano
in grado di guidare – attraverso la determinazione di principi fondamentali – la successiva normativa
regionale di settore. L’aggiornamento e l’adeguamento normativo costituiscono le fondamenta del
rilancio strategico e la garanzia di funzionalità dei meccanismi concertativi e attuativi;
- dalla necessità di dare stabilità alle agevolazioni fiscali per il settore dell’audiovisivo ampliandone la
dotazione finanziaria.
La Commissione Cultura ha avuto modo, come ogni anno, di esprimersi sui quattro decreti ministeriali
recanti:
- modalità tecniche di sostegno all’esercizio e alle industrie tecniche cinematografiche;
- modalità tecniche per il sostegno alla produzione ed alla distribuzione cinematografica;
- composizione e attività della commissione per la cinematografia, nonché modalità di valutazione
dell’interesse culturale delle opere cinematografiche:
- modalità tecniche di erogazione e monitoraggio dei contributi percentuali sugli incassi realizzati in
sala dalle opere cinematografiche.
Le Regioni, pur esprimendo un parere favorevole sui decreti, hanno ricordato che sul Decreto
legislativo 28/2004, fonte dei Decreti oggetto di pareri e intese, hanno espresso all’atto della sua
emanazione un parere negativo cui ha fatto seguito una sentenza della Corte Costituzionale in materia
(n. 285/2005). La Corte ha chiarito che il Decreto legislativo non contiene “principi fondamentali”,
bensì una normativa di dettaglio vasta, articolata ed autoapplicativa. Nel dicembre 2011 le Regioni
hanno espresso sui medesimi Decreti pareri favorevoli condizionati all’accoglimento di alcuni
emendamenti, peraltro recepiti, e in particolare hanno espresso intesa al Decreto del Ministero per i
beni e le attività culturali recante modalità tecniche di erogazione e monitoraggio dei contributi
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percentuali sugli incassi realizzati in sala dalle opere cinematografiche condizionata all’apertura di un
tavolo di lavoro per elaborare una proposta di modifica al Decreto legislativo 28/2004.
Pur essendosi intensificata la collaborazione con la Direzione Cinema del Ministero per i beni e le
attività culturali non si è giunti a tutt’oggi ad una proposta articolata di revisione del suddetto Decreto
legislativo, ma è stata elaborata e condivisa una proposta di governance del settore cinematografico
ed audiovisivo in Italia propedeutica per una revisione normativa. I temi affrontati nel documento
riguardano in particolare produzione, promozione, esercizio, finanziamenti europei, acquisizione di
risorse per il sostegno al cinema, assetti di mercato e antitrust, rapporti con l’UE e aiuti di stato,
formazione e pirateria.
Le Regioni sono state chiamate ad esprimersi anche sullo schema di decreto ministeriale di
approvazione del programma triennale 2012/2014 predisposto dalla consulta territoriale per le attività
cinematografiche chiedendo ed ottenendo alcune modifiche. E’ stato chiesto ed ottenuto di istituire un
tavolo permanente con le Regioni, attraverso la Conferenza delle Regioni e P.a., per coordinare, anche
attraverso specifici accordi, l’attività di promozione delle attività cinematografiche in Italia e
all’estero al fine di:
- supportare le iniziative più meritevoli sul piano della promozione della cultura cinematografica e del
cinema di qualità in Italia e all’estero;
- razionalizzare gli interventi di sostegno;
- sviluppare le attività di restauro, valorizzazione e digitalizzazione del patrimonio filmico delle
cineteche;
- promuovere il cinema nelle aree meno servite del Paese, ferma restando la verifica della qualità delle
iniziative proposte, anche attraverso iniziative di particolare valore sociale unitamente a quello
promozionale;
- sviluppare la cultura cinematografica, anche del pubblico giovane, attraverso mirate attività di
promozione.
La Commissione Cultura ha, in particolare, espresso la propria posizione anche sul progetto di
comunicazione della Commissione europea sugli aiuti di stato a favore delle opere
cinematografiche e di altre opere audiovisive articolandola in un documento trasmesso al
Dipartimento per le politiche comunitarie e veicolato direttamente anche in sede europea. Nel 2013 la
Commissione europea ha pubblicato la bozza di “Nuove linee guida in materia di aiuti di Stato al
cinema/audiovisivi” a seguito dei contributi inoltrati dagli Stati membri nella precedente consultazione.
Rispetto alla precedente versione risultano accolte alcune delle richieste avanzate dalle Regioni italiane
con particolare riferimento alla percentuale massima di territorializzazione delle spese. La Commissione
europea propone, infatti, il doppio binario a seconda del meccanismo di aiuto concesso dallo Stato
membro: se si tratta di aiuti concessi sotto forma di sovvenzioni, la percentuale massima di
territorializzazione è riferita al bilancio di produzione e rimane all'80%; se si tratta invece di
agevolazioni sulle spese di produzione (ad esempio sgravi fiscali), la percentuale massima è riferita
all'importo dell'aiuto ed è pari al 160% (noi chiedevamo il 150%), purché le spese soggette ad obblighi
territoriali non superino l’80% del bilancio di produzione. Risulta accolto anche il principio in base al
quale la modernizzazione dei cinema e la loro digitalizzazione viene mantenuta nell'ambito della deroga
culturale.
E’ stato invece attivo il confronto e la collaborazione tra Regioni e MiBAC – Direzione Cinema, con
importanti interlocuzioni con l’Agis/Anec, sul tema della digitalizzazione delle sale
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cinematografiche. E’ necessario infatti che le sale cinematografiche convertano i propri schermi al
digitale. In Italia ci sono circa 3.814 schermi di cui 1.701 digitalizzati e 2.113 ancora da digitalizzare (dati
aggiornati a giugno 2012 – Fonte Anec e Regioni su rielaborazione MiBAC). Il mancato passaggio alla
tecnologia digitale comporterebbe la chiusura degli esercizi dal momento che non ci sarà più la
produzione e distribuzione di pellicola a livello mondiale.
Nell’affrontare il tema, considerato che circa due terzi degli schermi devono ancora essere convertiti, è
emerso che, per vari motivi, gli attuali strumenti di sostegno finanziario, sia pubblici (tax credit,
contributi statali e bandi regionali) sia privati (cd. “virtual print fee”-VPF), non hanno un impatto
sostanziale sui piccoli e piccolissimi esercenti, in quanto ciascuna delle misure menzionate è accessibile
solamente a intervento di digitalizzazione effettuato presupponendo da parte dell’esercente una
disponibilità finanziaria preventiva. Il costo della conversione è stimato in circa ottantamila euro per
schermo.
Alla luce di quanto sopra è stato predisposto, in collaborazione con il Coordinamento Attività
produttive della Conferenza delle Regioni e P.a., un documento che sostiene la possibilità di rendere
ammissibile la cedibilità del credito d’imposta al fine di consentire anche alle molte aziende mediopiccole di usufruire del tax credit digitale. La proposta delle Regioni è stata indirizzata al disegno di
legge annuale PMI in attuazione dell’art. 18 della legge 180/2011 recante “Norme per la tutela della libertà
d’impresa. statuto delle imprese” ed è stata trasmessa al “Tavolo PMI”, gruppo di lavoro ufficiale istituito
presso il Ministero dello sviluppo economico cui partecipano anche Regioni e categorie. La proposta è
stata poi accolta ed inserita all’articolo 51 del decreto legge 22 giugno 2012, n. 83 Misure urgenti
per la crescita del Paese.
Strettamente collegata al tema del sostegno finanziario è stata affrontata la questione della legittimità
della cumulabilità dei contributi statali e regionali.
In particolare, secondo quanto reso noto dal Dipartimento politiche europee con nota del 29 dicembre
2011 al quale è stata inoltrata la richiesta, senza scendere nel dettaglio, il cumulo tra gli aiuti di importo
limitato e gli aiuti in de minimis non deve superare i 500.000 euro e che gli aiuti in de minimis, cumulati tra
loro, ricevuti dall’impresa non devono superare il massimale consentito.
E’ stato inoltre chiarito che “nella predisposizione di un regime o di una misura di aiuto, ferma restando la soglia
massima di intensità dell’aiuto che la specifica norma comunitaria stabilisce, ogni amministrazione è libera di fissare limiti
di intensità di aiuto inferiori così come stabilire l’incumulabilità con altre misure di aiuto anche laddove la norma
comunitaria, a determinate condizioni, lo consenta.” Dunque la cumulabilità degli aiuti è consentita a
determinate condizioni mentre la previsione di incumulabilità è una scelta.
Altro tema dibattuto, e sul quale è stato chiesto un chiarimento sia al Ministro per i beni e le attività
culturali che al Ministro per lo sviluppo economico, è stata l’applicazione disposizioni in materia di
liberalizzazioni degli esercizi cinematografici così come prevista dalle leggi di conversione del 14
settembre 2011, n.148 e del 22 dicembre 2011, n. 214. Non è pervenuta alcuna risposta ufficiale, ma le
Regioni hanno ricordato che le sentenze della Corte costituzionale n. 255 e n. 256 del 2004 hanno
chiaramente ricondotto lo “spettacolo” nell’ambito della materia concernente la “valorizzazione dei
beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione delle attività culturali” specificando inoltre
che “le attività di sostegno degli spettacoli”, tra i quali evidentemente rientrano le attività
cinematografiche, sono riconducibili alla materia “promozione ed organizzazione di attività culturali”.
La questione è se il cinema, in virtù appunto della sua specificità di attività di carattere culturale, è
esente dall’applicazione delle disposizioni in materia di liberalizzazioni previste dalle normative
nazionali.
Nella maggior parte delle attività precedentemente indicate è stata coinvolta l’Associazione Italiana
Film Commissions – IFC – che sui territori regionali rilancia il ruolo di forte componente tecnica
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della filiera industriale a sostegno della produzione filmica nazionale e internazionale e dunque è a più
stretto contatto con criticità di settore di carattere operativo. In un contesto economico difficile come
quello in corso le Film Commissions sono uno strumento importante perché il settore rimanga o
diventi fonte di reddito e occupazione per i territori regionali. Il permanente confronto tra le Regioni e
l’IFC, fatto di uno scambio reciproco di esperienze, di buone pratiche, di competenze e di reciproco
riconoscimento è un presupposto necessario per valorizzare i territori attraverso il settore.
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k. Cultura creativa
La Commissione, attenta alle innovazioni nei settori di competenza, ha dato ampio spazio nel corso degli
anni a quella che possiamo definire cultura creativa.
Ha incontrato in audizione i rappresentanti del progetto Cineama: piattaforma social web per la
produzione di opere cinematografiche low budget tramite crowdsourcing/funding e per la distribuzione
"social" dei film. L’interessante idea da cui prende vita Cineama è quella rinnovare il settore
cinematografico italiano, svincolandolo dai meccanismi produttivi e distributivi legati alle majors che
lasciano poco spazio ai giovani e alle proposte più coraggiose e innovative. Cineama è una piattaforma
di social networking e un servizio online per la produzione e distribuzione alternativa di film low
budget, tramite le pratiche partecipative del crowdsourcing e crowdfunding ovvero attraverso la
partecipazione creativa e finanziaria degli utenti. Le possibilità offerte dalla rete garantiscono l’emergere
di nuovi modelli organizzativi che stanno trasformando gli utenti in soggetti attivi, consumatori e al
tempo stesso produttori di contenuti. Il progetto Cineama offre agli utenti possibilità di produrre,
distribuire, restaurare e comunicare. I referenti di Cineama sono stati messi in contatto con IFC per
possibili collaborazioni legate soprattutto all’uso della strumentazione per la creazione del prodotto
cinematografico.
Ancora altro progetto innovativo illustrato in Commissione è stato Liber Liber nato dalla considerazione
che se la digitalizzazione di un oggetto culturale, come un libro o un brano musicale, ne consente la
duplicazione a costi sostanzialmente nulli, e se anche la trasmissione di questi contenuti, in pochi
secondi e in tutto il mondo, costa tendenzialmente zero, per la cultura si apre una nuova stagione.
Non si tratta semplicemente di consentire il "download" gratuito (e legale) di libri e musica. Questo è
certamente possibile, e lo si fa, ma il vero punto di svolta è che si rende concretamente disponibile
l'immenso patrimonio culturale nel Pubblico Dominio. La digitalizzazione della cultura consente inoltre
di avvicinarla ai giovani, di raggiungerli facilmente a casa e a scuola. E ancora: gli oggetti digitali sono
molto più accessibili e fruibili di quelli tradizionali. Un e-book è perfettamente fruibile anche da un non
vedente (display braille, sintesi vocale, ecc.), da un anziano con forte miopia (zoom dei caratteri), dai
portatori di handicap che per problemi motori non possono sfogliare un libro tradizionale (comandi
vocali per l'avanzamento delle pagine, o tramite speciali joystick). Per non parlare delle potenzialità degli
audiolibri (Liber Liber, anche con l'aiuto di attori, professionisti e no, ne ha realizzati già a decine). La
proposta formulata da Liber Liber, è di realizzare un progetto pilota, rivolto alla scuola e alle
biblioteche, che consenta il libero accesso alla loro mediateca. E avviare poi, in fasi successive e dopo
aver verificato l'interesse delle scuole e delle biblioteche, progetti più specifici. Dall'avvicinare i giovani
all'editoria elettronica, coinvolgendoli nella creazione di e-book e audiolibri, fino a progetti strutturali,
come il progetto "Open Alexandria", creato in collaborazione con Wikimedia Italia (associazione nota
per Wikipedia) che consiste nello sviluppo di una piattaforma Open Source per la gestione e
distribuzione di contenuti culturali, che risolverebbe l'annoso problema dei contenuti culturali pubblici
che tuttavia non emergono nei motori di ricerca e che, nonostante la loro ricchezza e valore, sono
ignorati dal grande pubblico.
Digitalife e RomaeuropaWebfactory sono due dei progetti della Fondazione RomaEuropa presentati
dal Direttore Fabrizio Grifasi durante una delle sedute della Commissione.
La Fondazione Romaeuropa e Telecom Italia proseguendo l’indagine artistica nell’ambito delle nuove
tecnologie nella convinzione che esse stiano ridefinendo l’orizzonte culturale contemporaneo,
raccontandoci un futuro che è già presente elaborano il progetto Digitalife che vuole inscenare la
meraviglia della tecnologia mettendo lo spettatore in una relazione non abituale con il mondo dell’arte
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lontano dal concetto di genere, favorendo l’eterogeneità delle tecniche, delle pratiche e degli artisti.
Digitalife non è quindi solo una mostra, ma un percorso, una piattaforma modulare che ha nel progetto
espositivo all’EX GIL il suo cuore pulsante, ma che si compone di una serie di collaborazioni, incontri,
eventi, che fanno del progetto una panoramica a 360° sull’innovazione e sui suoi artefici. Digitalife è
parte di un percorso che la Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura ha intrapreso da diversi anni a
partire dalle arti dello spettacolo. Così, artisti diversi come Robert Lepage, la Fura dels Baus, Santa
Sangre, Saburo Teshigawara o Masbedo con Glima hanno saputo creare un mondo fantastico
utilizzando le immagini per plasmare nuovi ambienti. Il lavoro sulla memoria che Romeo Castellucci ha
portato avanti nei suoi film sulla Tragedia Endogonidia, le installazioni performative di Jan Fabre o quelle
di William Forsythe mettono il pubblico in una relazione molto inusuale con il mondo dello spettacolo.
Sono ricerche tra loro diversissime, unite tuttavia nell’esplorazione dei limiti che le nuove tecnologie
hanno permesso di immaginare. Romaeuropa Webfactory si sviluppa, sempre in partnership con
Telecom Italia, nel periodo 2008-2011. Un progetto congiunto per raccogliere e sviluppare le esigenze e
gli stimoli provenienti dalle nuove forme d'arte, generate o veicolate attraverso la rete nell'era del web
2.0. Il progetto si pone l’obbiettivo di indagare e valorizzare - attraverso quattro contest dedicati a video
art, scrittura creativa, musica elettronica e advertising - la nuova creatività presente sul web sotto forma
di User Generated Contents, i contenuti generati dagli utenti. Dopo il successo della prima edizione, nel
2010 si riaccendono le macchine digitali dell’officina virtuale Romaeuropa Webfactory per rilanciare il
confronto e la competizione fra i migliori artisti e creativi del web 2.0. Una community sempre più
ampia – 18.000 contatti - che, dalla dimensione virtuale, produce sguardi sempre nuovi sul mondo reale.
La community si rafforza grazie alla nuova piattaforma web, che si presenta con una nuova veste
dinamica ed esperienziale, agevolando la navigabilità e consentendo una maggiore integrazione e
partecipazione attiva degli utenti. REWF è la rappresentazione, nel mondo del web 2.0,
dell’abbattimento delle frontiere perché i nuovi linguaggi digitali, le nuove pratiche estetiche non
possiedono il concetto di confine geografico, anagrafico, creativo.
Tra le audizioni dedicate alla cultura innovativa si ricorda l’intervento del prof. Pier Luigi Sacco,
ordinario di Economia della Cultura presso l’università IULM di Milano, che ha presentato in
Commissione una relazione sulle Industrie creative a livello regionale in una comparazione
Europea.
La tesi del professore si propone di mettere a fuoco modelli, metodi ed esperienze per cogliere al
meglio le opportunità di innovazione culturale che permettono di lavorare sui nuovi percorsi di
sviluppo.
L’Italia – ha sostenuto Sacco - è da sempre concentrata sulla valorizzazione e su operazioni volte alla
conservazione, ma non ha trovato una propria collocazione sul mercato, né è nella condizione di porsi
come elemento trainante dell’economia. Si pensa, erroneamente, che la cultura non crei ritorno
economico. Si deve invece cambiare totalmente visione e allinearsi sulle posizioni europee secondo le
quali, al contrario, è dimostrabile che la capacità innovativa di un Paese è fortemente legata alla partecipazione
attiva nel settore della cultura. Esiste dunque un forte rapporto tra cultura e capacità innovativa di un
territorio, tra cultura e welfare, tra cultura e sostenibilità sociale e ambientale.
I cittadini che “usufruiscono” della cultura sono più sani e si relazionano meglio con l’ambiente
circostante, risparmiando di conseguenza in risorse pubbliche destinate alle cure sanitarie e ambientali.
Per diventare competitivi, però, bisogna realizzare industrie creative culturali capaci di coinvolgere i
cittadini in modo attivo, di incentivare l’imprenditoria creativa giovanile, di incrementare la divulgazione
formativa. Alcuni tra gli strumenti e prospettive di intervento ipotizzate per rendere possibile il reale
sviluppo, prevedono la realizzazione di un incubatore di imprenditorialità culturale creativa che serva a
non disperdere le risorse sia umane che finanziarie; la trasformazione dell’artigianato, considerato
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obsoleto, in design, in modo che riscontri l’interesse di un pubblico giovane; la promozione e
realizzazione di programmi di ripopolamento culturale; il recupero di aree di archeologia industriale; la
creazione di progetti che generino shock culturale, come ad esempio i festival, che coinvolgano i cittadini
tutto l’anno. E’ emerso che l’Italia è scollegata dai circuiti dell’esperienza della partecipazione culturale
diretta, che invece serve per crescere. E’ necessario quindi programmare un serio re-inserimento in tali
circuiti per supportare una crescita anche economica reale.
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4. PRINCIPALI RISULTATI OTTENUTI
Le attività della Commissione Cultura sono state, nei quattro anni e mezzo di lavoro, intense e le
proposte politiche sostenute sono state puntuali.
Al centro la cultura da salvaguardare ed incentivare in quanto settore capace di produrre ricchezza,
valore economico, investimenti, posti di lavoro e indubbio antidoto alla criminalità organizzata
e al disagio sociale. E’ stata ribadita la necessità di rilanciare l’immagine della cultura quale
“industria” in grado di far crescere il Paese, ponendola al centro delle strategie di sviluppo dei territori,
esaltandone la capacità di incidere positivamente sul contesto socio-economico, anche in
considerazione del volume di affari che è in grado di produrre e del notevole indotto del settore.
Sono state sostenute POLITICHE TRASVERSALI coinvolgendo i differenti livelli di governo istituzionale,
MiBACT, Province e Comuni - attraverso la Cabina di regia - le associazioni di categoria ed i sindacati –
attraverso incontri - ed il al settore privato – attraverso audizioni e collaborazioni per affrontare i temi
del settore di maggiore rilevanza e formulare proposte operative. Frutto delle politiche trasversali sono
le Linee guida per la valorizzazione della Cultura in Italia attraverso la collaborazione
pubblico/privato che è possibile sintetizzare in una proposta di co-progettazione culturale attraverso
forme evolute di partnership culturale, il documento di possibili politiche fiscali per sostenere la
Cultura nel Paese e le proposte puntuali formulate sulla Programmazione 2014/2020, occasione di
interpretare la cultura come importante fattore di innovazione anche non tecnologica per la
crescita intelligente, sostenibile, inclusiva dei territori.
Altro importante filone che ha seguito la Commissione Cultura è la VALORIZZAZIONE redigendo i
Livelli uniformi di qualità della valorizzazione per i musei, biblioteche, archivi e per le politiche
di valorizzazione territoriale che rappresenta il primo passo, a livello istituzionale, verso una migliore
ed uniforme valorizzazione del patrimonio culturale sui territori attraverso la definizione di requisiti,
standard e obiettivi di miglioramento. Accanto a questi anche le Linee Guida per la costituzione e
valorizzazione dei parchi archeologici al fine di mettere a sistema le relative competenze e di dare
valore aggiunto alla mera qualificazione archeologica del bene facendo di esso un Parco archeologico. Per
valorizzare occorre conoscere il proprio patrimonio e per questo la Commissione Cultura ha rinnovato,
migliorato ed ampliato il Protocollo d’Intesa per lo sviluppo del sistema informativo integrato su
musei, variamente denominati, aree archeologiche, parchi archeologici e complessi
monumentali statali e non statali integrandolo con l’altro progetto esistente sul tema e denominato
MuseiD-Italia. Sopra tutti la stipula, il 20 aprile 2011, dell’Accordo quadro tra le Regioni ed il
MiBAC per la valorizzazione del patrimonio culturale in ambito interregionale, nazionale e
internazionale attraverso attività condivise di promozione e comunicazione.
La Commissione Cultura ha ribadito in molte sedi l’importanza del sostegno alle POLITICHE PER LA
LETTURA confermandolo affiancando, fin dal suo insediamento, le campagne per la lettura Ottobre
piovono libri e Il Maggio dei libri organizzate dal Centro per libro e la lettura e redigendo il
Protocollo d'intesa per l’integrazione tra le biblioteche degli istituti penitenziari italiani e le
biblioteche dei territori.
Il mondo della cultura sono anche i professionisti che di essa si occupano in tutti i settori e la cui
FORMAZIONE incide in misura notevole sulla fruizione. La Commissione ha avuto modo di lavorare
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alla stesura dello Schema di Regolamento delle Scuole di archivistica che intende rispondere alle
esigenze di un’adeguata formazione archivistica degli operatori e funzionari tecnico-scientifici degli
Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche e, più in generale, degli operatori addetti a
interventi e attività tecnico-scientifiche e gestionali relative ad archivi e servizi documentali di pubbliche
amministrazioni, enti pubblici e privati, al fine di garantire la più corretta e competente formazione,
conservazione, tutela e fruizione del patrimonio archivistico nazionale. Un lungo lavoro è stato inoltre
fatto sull’Accordo per la definizione dello standard professionale e formativo del Tecnico del
restauro, in stretta collaborazione con il Coordinamento interregionale Professioni, consentendo a
livello regionale l’organizzazione di corsi per la formazione di tali figure.
In questi anni di lavoro è stata poi costituita la Rete del CONTEMPORANEO, insieme alla Direzione
Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del MiBAC, una struttura
snella in grado di arricchire il dibattito sul contemporaneo oltre che valorizzare siti e luoghi di
produzione e fruizione e promuovere itinerari tematici. Accanto alla Rete, ma prima della Rete,
l’esperienza delle Biennali regionali tenutesi in contemporanea alla biennale di Venezia: differenti
espressioni di arte contemporanea di ciascun territorio.
Intensa è stata l’attività sullo SPETTACOLO con la stesura e l’adozione del DM 1 luglio 2014 Nuovi
criteri e modalità per l’erogazione, l’anticipazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo a valere sul
Fondo Unico per lo Spettacolo e la stesura dell’Intesa sulle Residenze che sperimenta una nuova modalità
di programmazione congiunta per i territori. Importante anche il progetto Teatri del Tempo Presente
che ha visto una programmazione di settore interregionale con il coinvolgimento del MiBACT. La
Commissione fin dall’insediamento ha inoltre sostenuto il Progetto interregionale per la realizzazione di
osservatori regionali e la collaborazione con l’Osservatorio nazionale nel settore delle politiche per lo spettacolo meglio
noto come Progetto ORMA: un sistema integrato di raccolta dei dati sullo spettacolo dal vivo.
Lungo ma con buoni risultati il lavoro, fatto in collaborazione con il Coordinamento regionale Aiuti di
stato, sul progetto di comunicazione della Commissione europea relativo agli aiuti di stato a favore
delle OPERE CINEMATOGRAFICHE che ha consentito di far rimanere sui territori gli aiuti destinati al
settore. A livello nazionale è stata invece attivata una specifica collaborazione tra Regioni e MiBAC –
Direzione Cinema - con importanti interlocuzioni con l’Agis/Anec, sul tema della digitalizzazione
delle sale cinematografiche.
I risultati raggiunti e gli obiettivi conseguiti sono certamente il frutto di un lavoro fatto di ampi
confronti con gli organi di Governo a livello tecnico e politico, con il settore privato, con i
sindacati, con le associazioni di categoria e con gli operatori del settore che di volta in volta e a
diverso titolo sono coinvolti nell’attività della Commissione Cultura sia in sede politica che in
sede tecnica. Questa quotidiana attività ha reso le Regioni, attraverso la Commissione Cultura,
un affidabile e attento interlocutore.
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5. PROSPETTIVE
E’ unanimemente condiviso che l’investimento pubblico in cultura sia necessario non solo per elevare il
livello culturale e di sviluppo sociale della popolazione, ma anche per alimentare, a partire dalla
dotazione esistente e futura, la creatività e l’innovazione che sono i fattori chiave dello sviluppo
economico dei sistemi produttivi moderni. E’ davvero necessario, e non più rinviabile, avviare
politiche di sistema in grado di ridefinire le regole. E’ ancora forte l’assenza di una visione di
sistema, che non sia autoreferenziale, ma che si poggi su regole condivise e certe in grado di essere
garanzia per le istituzioni e soprattutto per gli operatori: fruitori ed investitori. C’è bisogno di una vision
Sociale - pienamente consapevole e rispondente alle esigenze di crescita di un territorio - e di mercato intesa come motore di sviluppo dell’economia del Paese. Sono necessarie nuove capacità, innovazione e
sinergie reali tra i vari attori del settore, tanto pubblici quanto privati. Occorre guardare a nuove forme
di relazione che possano essere promotrici di un diverso modo di “fare cultura”.
L’Italia, facendo leva sulla ricchezza del patrimonio storico, ambientale, architettonico, artistico,
paesaggistico, può ambire ad affermarsi attraverso un modello di sviluppo in grado di trasformare le
risorse naturali e culturali in fattori di conoscenza, competenza, sviluppo economico e promozione
della propria unicità nel mondo.
Si tratta di attivare un meccanismo in cui l’investimento in cultura diventi prioritario e centrale nelle
scelte di politica economica del nostro Paese, tenendo presente che già oggi dal sistema produttivo
culturale giunge il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia (quasi 75 miliardi di euro ) e che per ogni euro
di valore aggiunto prodotto dal sistema culturale se ne attivano mediamente altri 1,7 sul resto
dell’economia (rapporto Unioncamere – Symbola 2013).
Così come del resto emerge dagli orientamenti della Commissione europea sulle politiche di coesione
2014-2020, la “cultura” è intesa quale strumento di sviluppo locale e regionale, di inclusione
sociale, di rigenerazione urbana, di sviluppo rurale e di occupabilità, di promozione della
creatività e di nuovi processi innovativi.
Uno degli obiettivi principali della politica, a differenti livelli istituzionali, dei prossimi anni è dunque la
promozione di una nuova ondata di imprenditori culturali e creativi, che esalti il “saper fare” dei
territori in grado innescare una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva nonché di creare e
sostenere nuove e più efficaci forme di gestione del patrimonio culturale materiale ed immateriale.
Per favorire ciò, anche considerata la fase storica di profonda criticità socio-economica, appare
necessario che le istituzioni, ai diversi livelli di governo, favoriscano l’innesto di un sistema di identità
culturale, re-impostino le direttrici di sviluppo del Paese riaffermando la centralità della cultura nelle
politiche di rilancio territoriale con la convinzione che la valorizzazione del settore costituisce la base di
un tessuto sociale coeso ed economicamente attivo. E’ certamente necessario che non sia solo il mondo
della cultura a sostenere la cultura ma soprattutto che lo facciano gli altri settori in primis l’economia
riconoscendo la cultura come la “materia prima” della nuova industria italiana.
Il mondo della scuola, per suo conto, può e deve fornire un contributo importante nella creazione di
una consapevolezza culturale che possa essere poi ridistribuita nella società. E’ dunque necessario
valorizzare, nella sua accezione più ampia, la cultura attribuendo ad essa rilevanza, non solo culturale
ma anche, e soprattutto, economica e sociale. La vera rivoluzione è quella che si verifica nella testa delle
persone ma perché ciò avvenga c’è bisogno di formazione e stimoli culturali.
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