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MERCOLEDÌ 23 APRILE 2014 ANNO 139 - N. 96
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Società
Se dove fai la spesa
racconta chi sei
La figlia di Bernstein
«Papà amava
Mahler e i Beatles»
Con il Corriere
Romanzi d’Europa
Secondo libro: Saramago
di Elvira Serra
a pagina 24
di Valerio Cappelli
a pagina 37
In edicola a 9,90 euro
più il prezzo del quotidiano
IL CREDITO TRA STATI UNITI ED EUROPA
Chiesta la fiducia sul decreto. Riforma del Senato, i Cinque Stelle con i ribelli del Pd
UNA LEZIONE
ALLO SPORTELLO
Tensioni nel governo sul lavoro
di ALBERTO ALESINA e FRANCESCO GIAVAZZI
Ncd: sarà battaglia. Renzi: parole da campagna elettorale
a ragione, forse la
più importante, che
spiega perché i Paesi dell’euro stanno
impiegando tanto più tempo degli Stati Uniti ad uscire dalla crisi riguarda le
banche e, in particolare, la
mancanza di credito. Questo è accaduto perché, negli
interventi di politica economica successivi alla crisi,
abbiamo fatto le cose nell’ordine sbagliato. Abbiamo cercato di ridurre i debiti e i deficit dei conti pubblici, dimenticandoci o
quasi delle banche. Ma
senza credito un’economia
non funziona e quindi non
cresce, e senza crescita rimettere in ordine i conti è
molto difficile.
Una banca può fare nuovi prestiti se ha sufficiente
capitale. Se lo ha perso, come è accaduto durante la
crisi finanziaria e la lunga
recessione che l’ha seguita,
e non lo ricostituisce, non
solo non farà nuovi prestiti,
ridurrà anche le linee di
credito concesse in passato. Il governo federale degli
Stati Uniti ha prima obbligato gli istituti di credito a
ricostituire il capitale perduto durante la crisi, solo
dopo si è occupato della finanza pubblica. In Europa
le banche sono ancora piu
importanti. Negli Stati Uniti solo metà del credito alle
imprese viene dalle banche
(il resto direttamente dai
mercati tramite azioni e
obbligazioni) mentre in
Europa è oltre l’80%. L’Europa quindi si sarebbe dovuta preoccupare ancor di
più e ancor prima delle
proprie banche. Ma non
l’ha fatto e ora ne paga le
conseguenze.
Ricapitalizzare le banche è difficile perché il
nuovo capitale riduce il valore delle azioni possedute
dai vecchi azionisti, e questi, comprensibilmente, si
oppongono. Il governo di
Washington già nel 2009
intervenne in modo deciso: o le banche trovavano
nuovo capitale oppure il
governo federale sarebbe
intervenuto acquistando
esso stesso le loro azioni.
La paura di trovarsi un funzionario del Tesoro americano nel consiglio di amministrazione (alla Goldman Sachs è successo per
qualche mese) ha messo a
tacere le resistenze dei vecchi azionisti.
In Europa invece non è
accaduto: per due motivi.
Innanzitutto i vecchi azionisti delle banche, ciascuno nel proprio Paese, erano
molto potenti: per esempio
le fondazioni bancarie in
Spagna e in Italia, i governi
dei Länder in Germania.
Quando hanno sottoscritto
aumenti di capitale lo hanno fatto con il contagocce.
Nelle scorse settimane la
Federal Reserve di Washington ha imposto agli otto
maggiori istituti americani
un capitale pari ad almeno
il 5% del totale dei loro investimenti, senza entrare
nel dettaglio di quanto essi
fossero rischiosi. In Europa
siamo intorno al 3%. Il secondo motivo è che l’Europa non ha un governo federale come quello di
Washington, capace di prevalere sugli interessi «locali». In Italia qualche segnale di cambiamento si intravede con il ritorno di interesse da parte degli
investitori internazionali,
americani in particolare. E
qualcosa, soprattutto dopo
gli interventi della Bce, si è
mosso anche sul fronte
della maggiore disponibilità di credito per le imprese.
In qualche modo anche i
recenti aumenti di capitale
vanno nella giusta direzione. Ma ancora non basta.
Per ricapitalizzare le
banche è necessario spostare le decisioni lontano
dalle capitali europee, e
quindi dagli interessi che
ne frenano i governi. Per
questo la legge sull’Unione
bancaria europea è la decisione più importante che
l’Ue ha preso da quando fu
introdotto l’euro.
Decreto sul lavoro, il governo ha chiesto la fiducia. Il Nuovo centrodestra: la
voteremo alla Camera, ma sarà battaglia
al Senato. Il premier Renzi: parole da
campagna elettorale. Riforma del Senato: i Cinque Stelle con i ribelli del Pd.
Gli euroscettici
LA VERITÀ
IN UN VOTO
(CHE ANDRÀ
LETTO BENE)
di FRANCO VENTURINI
Giannelli
In primo piano
N
Boschi: a un passo
dall’ultimo miglio
per uscire dalla palude
DA PAGINA 2 A PAGINA 11
PIÙ DELLA FRETTA
POTÉ LA PAURA
la LETTERA del MINISTRO
A PAGINA 34
di MASSIMO FRANCO
Partita del Cuore,
il premier non gioca
dopo le polemiche
I
l paradosso è che oggi il decreto sul
lavoro verrà approvato dalla Camera,
perché il governo ha posto la questione
di fiducia. Ma tra pochi giorni,
probabilmente, sarà cambiato al Senato
perché uno dei partiti della maggioranza,
il Nuovo centrodestra, è contrario.
di MARCO CREMONESI
A PAGINA 9
on è sbagliato guardare
con timore al risultato
che euroscettici di varia
natura otterranno alle
elezioni del 25 maggio, ma è
insufficiente e potrebbe
diventare suicida se il
segnale lanciato dalle urne
non fosse raccolto
dall’Europa e trasformato in
volontà di cambiamento. Un
editoriale del Financial
Times ricordava ieri il
giudizio espresso da Giorgio
Napolitano in febbraio,
parlando al Parlamento
europeo che ora deve essere
rinnovato dai cittadini
elettori: «Siamo al momento
della verità per l’unità e per
il futuro dell’Europa» .
CONTINUA A PAGINA 9
CONTINUA A PAGINA 34
Cortei dei sikh dalla Lombardia al Lazio: «Ingiusto trattenerli lì»
Dossier da Abu Dhabi, trattativa sulle risorse
Salvataggio Alitalia
La frenata di Etihad
per lo scoglio dei debiti
RAFFAELE RASTELLI
L
40 4 2 3>
In Italia EURO 1,40
www.corriere.it
italia: 51575551575557
Gli indiani d’Italia D
in piazza per i marò
al Veneto a Milano, all’Emilia e giù fino a Latina: le comunità
degli immigrati indiani hanno fatto sentire la loro voce per
chiedere al Paese d’origine la liberazione di Massimiliano Latorre e
Salvatore Girone, i due marò trattenuti in India dal febbraio 2012.
(Nella foto, la manifestazione della comunità sikh a Cremona).
A PAGINA 16
di CLAUDIO DEL FRATE
A PAGINA 27 Ducci
CONTINUA A PAGINA 34
Parigi Anne Sinclair e le voci su Strauss-Kahn seduttore: negava, era convincente
Il desiderio di non credere ai tradimenti
di STEFANO MONTEFIORI
L
ui, il traditore, negava, era convincente. E lei, la tradita, non voleva
crederci. Anne Sinclair racconta di essersi sempre fidata di Dominique
Strauss-Kahn, ex direttore del Fondo
monetario internazionale, arrestato a
New York nel maggio del 2011 con
l’accusa di tentata violenza ai danni di
una cameriera dell’hotel dove alloggiava. Il caso si chiuse pochi mesi dopo
ma la candidatura alle presidenziali
francesi di Dsk fu comunque bruciata.
A PAGINA 14 - A PAGINA 34
il commento di Lella Ravasi
Il nodo della gestione dei
circa 400 milioni di euro di
debiti nei confronti del sistema bancario, l’aumento
di capitale, gli esuberi di
personale: è ancora in salita
la trattativa tra Alitalia ed
Etihad. Nel corso del consiglio di amministrazione di
ieri dell’ex compagnia di
bandiera, il vettore degli
Emirati Arabi ha presentato
un dossier sulle ragioni che
l’hanno spinto a ritardare
un’offerta.
Un’eventuale apertura
della compagnia di Abu
Dhabi sulla questione debiti sarebbe subordinata
alla condizione che l’iniezione di risorse sia destinata interamente a nuove iniziative. In altri termini,
Etihad non intende figurare come una ciambella di
salvataggio di Alitalia.
Lo Stato e i segreti
La scalata
Stragi, le carte
accessibili a tutti
«Lo dovevamo
alle vittime»
Il botulino
infiamma la Borsa
Lanciata un’Opa
miliardaria
di VIRGINIA PICCOLILLO
di MASSIMO GAGGI
A PAGINA 11
A PAGINA 29
Fisco e controlli
Lo Spesometro
su 5 milioni
di contribuenti
di ISIDORO TROVATO
I
mprese, professionisti,
commercianti e
artigiani hanno
comunicato ieri al Fisco
le cessioni di beni e le
prestazioni di servizi rese
e ricevute. L’obbligo
riguarda 5 milioni di
partite Iva; da questo
sono esclusi i
contribuenti minimi,
esonerati dall’invio. Gli
effetti dello Spesometro
si vedranno presto.
A PAGINA 5
Baccaro, L. Salvia
2
Primo Piano
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Il governo Le tensioni
Voto di fiducia sul lavoro
Ncd: sarà battaglia al Senato
Salta la mediazione: duello tra alfaniani e sinistra pd
Renzi: discussioni da campagna elettorale, ma serve l’ok
ROMA — Il governo metterà la fiducia sul decreto legge
sul lavoro, su cui si voterà a
partire da giovedì. Decisione
che ha fatto seguito a una tempestosa riunione di maggioranza, nella quale si sono
scontrati il Partito democratico e il Nuovo Centrodestra. A
nulla è valso il tentativo di mediazione del ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Il Nuovo
Centrodestra voterà la fiducia,
ma annuncia battaglia al Senato, dove il testo approderà a
pochi giorni dalle elezioni europee. E sul caso interviene il
premier Matteo Renzi: «Sono
questioni di dettagli, tipiche di
un momento in cui si vuole fare campagna elettorale, ma noi
vogliamo governare. Discutano quanto vogliano, ma si
chiuda rapidamente l’accordo».
Il testo del decreto era stato
cambiato in commissione Lavoro, suscitando le proteste
del Nuovo Centrodestra e di
Scelta civica. Ieri, a poche ore
dall’arrivo del testo in aula a
Montecitorio, si è tenuto un
Il confronto
Si sono fronteggiati, tra
gli altri, due ex ministri
del Lavoro con passati
molto diversi: Cesare
Damiano (con Prodi) e
Maurizio Sacconi (con
Berlusconi)
vertice per provare una mediazione. Si fronteggiavano, tra
gli altri, due ex ministri del Lavoro con passati molto diversi:
Cesare Damiano (con Romano
Prodi) e Maurizio Sacconi (con
Silvio Berlusconi). Quest’ultimo ha portato sul tavolo alcune proposte di modifica. Il testo passato in Commissione
prevedeva, come sanzione nel
caso in cui l’azienda non rispettasse il limite del 20 per
cento di contratti a tempo determinato, la trasformazione
delle eccedenze in contratto a
tempo indeterminato. Sacconi
ha chiesto che la sanzione fos-
279
se invece solo pecuniaria. Altra
richiesta di modifica: la formazione dell’apprendistato,
prevista inizialmente come
pubblica (delle Regioni), in
pubblica o privata, a scelta del
datore di lavoro. A queste due
richieste si è aggiunta quella di
Andrea Romano, Scelta civica,
con l’impegno ad adottare il
contratto unico di inserimento
a tutele progressive. La risposta del Pd, per bocca del capogruppo Roberto Speranza, è
stata: se volete quelle tre modifiche, dovete anche accettare
di far scendere da 5 a 4 il numero massimo dei contratti a
i voti favorevoli ottenuti dall’esecutivo
alla Camera dei deputati alla fiducia posta
sul decreto «salva Roma» lo scorso 10
aprile. La votazione ha fatto registrare
soltanto un contrario e un astenuto. La
maggioranza può vantare a Montecitorio,
tra gli altri, 293 deputati del Pd, 28 del
Nuovo centrodestra, 27 di Scelta civica
tempo determinato possibili
in 36 mesi(erano già scesi da 8
a 5 in Commissione).
Diverse le interpretazioni
delle parti in campo. Secondo
il Pd, il ministro Poletti avrebbe proposto che venissero
adottate tutte e quattro le proposte, ottenendo il no di Sacconi. Bocciato dal Ncd anche
un secondo tentativo di mediazione del ministro, quello
di adottare solo la modifica
delle sanzioni (proposta da
Sacconi) e quella sul contratto
unico (proposta da Romano).
Per Sacconi è stato il Pd «a opporsi alla mediazione di Poletti». Ma Romano attacca: «Non
è stato il Pd a dire di no a Poletti, a far saltare l’accordo sono
stati la sinistra di Damiano e
Sacconi. Anzi quando ho visto
quest’ultimo mi sono preoccupato e ho capito che sarebbe
stato difficile arrivare a una
mediazione. È stato uno scontro ideologico e un anticipo di
campagna elettorale». Damiano respinge l’accusa di un
doppio Pd: «Gli emendamenti
non sono della sinistra pd, sono stati votati da tutto il partito». «È stato un compromesso
dentro il partito» conferma
Speranza: «Il Pd è unito, non
c’è nessuna ala estremista». Il
capogruppo democratico è comunque ottimista: «Il grosso è
fatto, le posizioni non sono poi
così distanti. Un ulteriore sforzo e si arriverà a un’intesa». E
lo stesso Poletti conferma: «Le
distanze non sono incolmabili, ma bisogna fare in fretta».
Critici i sindacati. Per la Cgil
è stato «un errore la scelta del
decreto». Per Luigi Angeletti
(Uil), «bisognerebbe fare in
modo che con i contratti a termine, i lavoratori guadagnassero di più che con i contratti a
tempo indeterminato». E Luigi
Bonanni (Cisl) attacca: «Quando la politica si intromette sui
temi del lavoro fa solo pasticci
ideologici». Preannunciano
battaglia in Senato, le opposizioni, Forza Italia, Sel e Movimento 5 Stelle.
Alessandro Trocino
I nodi tra i partiti della maggioranza
1
2
Lavoratori a termine: Apprendistato
il limite e le sanzioni e formazione
Il testo sul lavoro passato in
Commissione prevede che,
nel caso un’azienda non
rispetti il limite del 20%
di contratti a tempo
determinato sul totale dei
lavoratori, la quota in eccesso
sia assunta a tempo
indeterminato. Ncd ha
chiesto invece che la
sanzione sia solo pecuniaria
Tensioni nella maggioranza
anche sull’apprendistato.
Il decreto del governo
prevedeva inizialmente che la
formazione legata a questo
tipo di contratto fosse in
carico alle Regioni, quindi
pubblica. Il Nuovo
centrodestra ha chiesto che
possa essere anche privata (a
scelta del datore di lavoro)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le misure
Contratti e apprendistato
Con il continuo tira e molla
aziende senza certezze
Incertezza
Sulle proroghe
continui
cambiamenti
nell’iter
del decreto
E lo scontro
non è finito
ROMA — La storia del decreto Poletti è tormentata fin dall’inizio. Il provvedimento fu approvato dal Consiglio
dei ministri del 12 marzo. Ma finì in
Gazzetta Ufficiale 8 giorni dopo, il 20.
Nel comunicato del governo si spiegava
che il decreto legge prevedeva l’aumento da 12 a 36 mesi della durata del contratto a termine libero, quello cioè per il
quale le aziende non devono indicare la
causale, il motivo per il quale lo fanno.
Nel testo di entrata in Consiglio dei ministri non erano previsti limiti al numero di proroghe possibili per questo tipo
di contratto. Immediatamente da sinistra, partiti e sindacati, si scagliarono
contro la precarizzazione, facendo
l’esempio di contratti settimanali, se
non giornalieri, prorogabili all’infinito
nell’arco dei 3 anni, tanto che qualche
giorno dopo il governo precisò che nel
testo finale del decreto era stato messo
un limite alle proroghe: non più di 8. Il
testo cancellava anche alcuni vincoli
sull’apprendistato: l’obbligo di formazione anche fuori dall’azienda e di assumere parte degli apprendisti per prenderne altri.
La liberalizzazione dei contratti a termine oltre i 12 mesi e la sburocratizzazione dell’apprendistato vanno incontro alle richieste delle imprese. E sembrano sostenute dai dati. Non più dell’1,5% dei contratti a termine stipulati in
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
L’arrivo in stazione
Il presidente del Consiglio
Matteo Renzi ieri al suo arrivo
in treno alla Stazione Termini
di Roma, dopo aver trascorso
la Pasqua con la sua famiglia
a Pontassieve (Ansa)
Il retroscena Da Alfano sms ai suoi: sono in aereo, evitate di fare cadere il governo
Poletti si sfoga con Sacconi:
avete ragione, cambieremo
Ma ora si teme sul Jobs Act
I renziani contro la «commissione cgil» a Montecitorio
ROMA — Per ora l’unica cosa precaria è il
testo del decreto sul lavoro, che il governo
ha blindato alla Camera in attesa di cambiarlo al Senato. È il battesimo del «rottamatore» con i bizantinismi della politica,
un’esperienza di cui Renzi avrebbe fatto volentieri a meno. Se non fosse che il premier
ha la sua quota parte di responsabilità rispetto a quanto è accaduto ieri a Montecitorio, dove la maggioranza si è spaccata, costringendo infine Palazzo Chigi a porre la
fiducia. L’irritazione del presidente del
Consiglio per la piega che stavano prendendo gli eventi è cresciuta nell’arco della
giornata, e poco è valso spiegare in corso
d’opera ai suoi interlocutori che «così si sta
danneggiando l’immagine del governo», o
tentare in seguito di derubricare l’incidente, avvisando di non aver partecipato alla liturgia del vertice di maggioranza, perché
impegnato con Delrio a preparare un vertice europeo sulla gestione dei fondi comunitari.
Se ha deciso di farsi intervistare dal Tg1,
La giornata a Montecitorio
Democratici I deputati del Partito democratico Cesare
Damiano e Gianni Cuperlo mentre si confrontano nell’aula
della Camera durante l’esame del decreto Lavoro (Ansa)
L’errore tattico
Il governo si è reso conto
dell’errore tattico di non aver
trovato un compromesso prima
di arrivare alla Camera
3
4
Il contratto unico
a tutele crescenti
Tempo determinato,
il tetto massimo
Alle richieste di Ncd si è
aggiunta una proposta di
Scelta civica. Andrea Romano
ha chiesto che sia introdotto il
contratto unico di inserimento
con tutele progressive. Una
misura di cui si parlava anche
nei primi annunci sul Jobs Act.
Il governo punta verso la
semplificazione, ma per ora
non al contratto unico
In cambio delle modifiche, il
Partito democratico, per
bocca del capogruppo
Speranza, ha chiesto di
abbassare da 5 a 4 il numero
massimo dei contratti a
tempo determinato possibili
in 36 mesi. Il limite era già
sceso in Commissione: nella
prima versione del testo si
parlava di 8 possibili contratti
un anno superano infatti i 12 mesi, segno che le aziende fanno ricorso quasi
esclusivamente a quelli senza causale.
Allungarne la durata fino a tre anni, dice
il ministro del Lavoro Giuliano Poletti,
darà maggiori possibilità di essere assunti in pianta stabile, considerando
che negli ultimi anni circa il 70% degli
avviamenti al lavoro avviene col contratto a termine. Con l’apprendistato invece si realizza meno del 3% degli ingressi al lavoro. Anche qui, a sentire le
aziende, per colpa dei troppi vincoli che
scoraggiano questo tipo di contratto.
Il decreto Poletti ha cominciato il suo
iter parlamentare nella commissione
Lavoro della Camera, presieduta dall’ex
ministro Cesare Damiano, dell’ala sinistra del Pd, contraria a Matteo Renzi, ala
che egemonizza la stessa commissione.
Non è stato difficile quindi per Damiano
far passare modifiche importanti, con
via libera, va detto, dello stesso governo,
che ha fatto buon viso a cattivo gioco.
Modifiche continue che lasciano nell’incertezza le aziende. Le proroghe possibili del contratto a termine senza causale sono scese da 8 a 5, con la specifica
è stato per parare il colpo e scaricare sulle
forze della sua coalizione le «inutili forzature» e le «bandierine elettoralistiche». E non
c’è dubbio che questi elementi abbiano influito nello scontro, ma le mosse di Renzi
— quella politica e quella mediatica — sono state la conseguenza di un errore tattico,
siccome la mediazione del governo andava
fatta prima che il decreto arrivasse in Parlamento e non due ore prima che approdasse
nell’Aula di Montecitorio. A quel punto la
logica del muro contro muro ha preso il sopravvento, cristallizzando le distanze nella
maggioranza emerse la settimana scorsa
alla Camera in commissione Lavoro, che
non a caso i renziani hanno ribattezzato
«commissione Cgil»: in quella sede — forte
dei numeri — la sinistra del Pd ha ribaltato
lo schema del provvedimento, lanciando
un messaggio a Renzi (e Poletti) che sul decreto aveva messo la faccia (e la firma).
Ed è vero che il Nuovo centrodestra oggi
dovrà votare la fiducia a un testo «indigesto», ma è altrettanto vero che gli alfaniani
hanno sfruttato il colpo di mano della minoranza democratica per imbastirci un
pezzo di campagna elettorale e prepararsi
Pentastellati I banchi dei 5 Stelle: i deputati avevano chiesto
di rinviare il testo del decreto Lavoro in Commissione, ma
l’Aula ha respinto la richiesta con 22 voti di differenza
(Ansa)
Forzisti Renata Polverini e il capogruppo azzurro Renato Brunetta,
che ha commentato la fiducia sul decreto: «Serve solo a rinviare al
Senato modifiche che non si conoscono»
(Benvegnù-Guaitoli)
alla rivincita in Senato, dove i numeri giocano a loro vantaggio. Le versioni sul vertice sono contrastanti, ogni partecipante accusa l’altro di aver fatto saltare la trattativa.
Ma è nota — e non da ieri — l’ostilità dell’ex ministro (di centrosinistra) Damiano
verso l’attuale titolare del Welfare (anche
lui di centrosinistra) Poletti. Meno noto è
che Poletti nelle scorse settimane abbia più
volte chiesto una mano a un altro ex ministro del Lavoro (però di centrodestra), Sacconi, affinché — con una serie di dichiarazioni — arginasse l’offensiva della sinistra
democratica.
E ieri, dopo il patatrac, Poletti — che è il
padre della riforma — si è sfogato proprio
con Sacconi: «Avete ragione, abbiamo ragione. Vorrà dire che cambieremo il testo al
Senato». Nel frattempo, magari, a Palazzo
Chigi si mediterà più approfonditamente se
sia il caso di offrire a Damiano la prestigiosissima poltrona dell’Inail o addirittura
quella dell’Inps. Una cosa è comunque certa, l’esecutivo non rischia nulla. Ce n’è traccia in un sms inviato da Alfano in mattinata
ai capigruppo ncd, alla vigilia della riunione di maggioranza: «Sarò in aereo per un
paio di ore, evitate nel frattempo di fare cadere il governo», aveva scritto per evitare
sorprese. Risposta a stretto giro della De Girolamo: «#angelinostaisereno»...
Insomma, più che nel Palazzo, è nel Paese che regna l’incertezza, perché è evidente
che gli imprenditori non assumeranno forza lavoro prima della conversione in legge
di un decreto dal testo ancora precario. Sono altri i problemi del premier. Uno è di immagine, dato che — per dirla con Sacconi
— «Renzi non può fare annunci blairiani e
poi accettare leggi jospiniane». L’altro è di
strategia nell’azione in Parlamento. Quanto
accaduto ieri sul decreto è rimediabile: al
Senato il testo sarà modificato e tornerà poi
alla Camera per una fiducia di ratifica.
Ma se questo è l’antipasto, cosa accadrà
sul Jobs act? Il capo del governo non potrà
permettersi simili passi falsi. Perciò Guerini, vice segretario del Pd e braccio destro
del premier nel partito, avvisa che sulla legge delega «sarà necessaria una riflessione
seria»: «Si discuterà per cercare di migliorarne il testo, a patto però di non snaturarne il profilo». È un segnale lanciato a tutti,
sebbene sembri indirizzato soprattutto alla
minoranza democratica. Sarà un caso, ma
per evitare le forche caudine della «commissione Cgil» a Montecitorio, l’esame del
Jobs act inizierà a palazzo Madama, lì dove
Renzi è invece minacciato su un’altra riforma: quella del Senato.
Per la prima volta i grillini hanno deciso
di far politica nel Palazzo, e pur di far saltare
il banco tentano di saldarsi ai «dissidenti»
del Pd e di Forza Italia sul testo «eretico»
presentato dal democratico Chiti, contro
cui ieri sera al Tg1 Renzi si è scagliato. Ma
per ora il premier non dovrebbe aver problemi, dato che l’asse con Berlusconi regge:
alla Camera la legge sul conflitto d’interessi
è stata assegnata al forzista Sisto.
AVVIAMENTI CON CONTRATTO DI LAVORO
DIPENDENTE A TEMPO DETERMINATO
SECONDO LA DURATA (IV trimestre 2013, in %)
43,5
35,3
Oltre i 12 mesi
è necessario
indicare
la causale per
il contratto
a termine
19,9
COMPOSIZIONE DEGLI OCCUPATI
DIPENDENTI PER TIPO DI CONTRATTO
Tasso
di stabilizzazione
in12 mesi
Incidenza
sul totale degli
86,8
occupati
dipendenti
Da 4
a 12 mesi
Oltre
1 anno
20,5
23,5
Tasso in uscita
dal lavoro a termine
verso la disoccupazione
STORICO DELL’INCIDENZA DEL LAVORO A TERMINE
SUGLI INGRESSI (in %)
43,2
41,6
40,4
40,2
44,4
43,6
36,3
1,3
Da 2
a 3 mesi
INDICATORI DI MOBILITÀ DEL LAVORO A TEMPO
DETERMINATO (in %)
(Valori medi annuali, in %)
13,2
A TEMPO
DETERMINATO
A TEMPO
INDETERMINATO
Dato
provvisorio
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Fonte: Isfol
che il tetto vale come limite massimo
complessivo nei 36 mesi, anche se vi dovessero essere più contratti distinti fatti
alla stessa persona, mentre prima in teoria le 8 proroghe si potevano intendere
per ogni singolo contratto. Inoltre il testo uscito dalla commissione prevede
che nel caso in cui l’azienda superi il li-
In Senato
Il ministro sta tentando una
mediazione che potrebbe
essere recepita in commissione
Lavoro al Senato, a guida Ncd
Francesco Verderami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I numeri
Fino a
1 mese
3
mite di legge del 20% di contratti a termine sul totale dei dipendenti, scatti la
sanzione dell’assunzione a tempo indeterminato. Infine, si rafforza il diritto di
precedenza nelle assunzioni per le donne con contratto a termine in maternità.
Sull’apprendistato viene reintrodotto
un vincolo, ma più morbido, stabilendo
che le aziende con più di 30 dipendenti
possono prendere altri apprendisti solo
dopo aver assunto il 20% dei precedenti,
e si stabilisce nuovamente che accanto
alla formazione aziendale ci debba essere anche quella pubblica.
Queste modifiche sono osteggiate da
Ncd, che chiede di tornare al testo origi-
nario. Ieri Poletti ha tentato una mediazione. Ha proposto di attenuare la sanzione sui contratti a termine oltre il 20%
dei dipendenti (multa anziché obbligo
di assunzione), di rendere facoltativa la
formazione pubblica e di rafforzare il richiamo alla necessità di introdurre il
contratto di inserimento a tutele crescenti (che lo stesso governo propone,
ma nel disegno di legge delega che accompagna il decreto). Damiano, però,
ha chiesto di aggiungervi anche la riduzione da 5 a 4 del tetto alle proroghe e
l’accordo è saltato. È probabile che al Senato, dove il presidente della commissione Lavoro è Maurizio Sacconi, anche
lui ex ministro ma di Ncd e dove il Pd
non è così forte, il testo recepisca i cambiamenti suggeriti da Poletti ieri. E venga approvato con la fiducia per poi tornare a Montecitorio per l’ultimo voto,
anche qui con la fiducia. Fiducie necessarie per farcela a convertire il decreto
prima che, il 19 maggio, decada. E per
evitare ulteriori modifiche che metterebbero in crisi la maggioranza.
Enrico Marro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4
italia: 51575551575557
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
5
Il governo Le tasse
Lo spesometro vale per 5 milioni di contribuenti
Il capo degli 007 Lampone: esame per 400 milioni di operazioni, la privacy sarà garantita
Bonus di 80 euro
Solo per il 2014
fino a 24 mila euro
ROMA — È questione di ore la pubblicazione sulla Gazzetta
ufficiale del decreto sul bonus da 80 euro per riuscire a mettere
in moto per tempo l’adeguamento delle buste-paga. Ieri il premier ha confermato al Tg1 che i soldi «arriveranno a partire da
maggio e per sempre». Quanto alle accuse di Forza Italia e
M5Stelle, Renzi ha risposto: «Certi Soloni parlano di elemosina
elettorale ma vorrei vedere loro campare con mille euro. Si
poteva fare meglio? Può darsi ma loro stanno alle chiacchiere».
Intanto nell’ultima versione del decreto legge approvato
venerdì scorso, circolata ieri, vengono confermate le modifiche
agli sgravi Irpef rispetto al testo entrato a Palazzo Chigi. Il bonus sarà pieno, 80 euro netti in più al mese, per tutti i lavoratori dipendenti che guadagnano tra gli 8 mila e i 24 mila euro
lordi l’anno. Nella fascia di reddito compresa fra i 24 e i 26 mila
si ridurrà al crescere del reddito ma la bozza certifica che questo avverrà in modo ancora più veloce rispetto a quanto previsto nei testi precedenti, in modo da rendere il meccanismo
meno costoso. Mentre restano escluse le persone che guadagnano di meno 8 mila euro l’anno che non pagano l’Irpef (incapienti). Viene confermato anche che, almeno per il momento, il
bonus si applica «per il solo periodo d’imposta 2014», rinviando l’estensione per il 2015 alla prossima legge di Stabilità. Il
meccanismo sarà quello
del credito d’imposta, con
Stabilizzazione
il datore di lavoro che anticipa al dipendente gli 80
Il rinnovo nel 2015
dipenderà dai contenuti euro recuperandoli su
imposte e contributi previdella prossima
denziali.
legge di Stabilità
Scorrendo la bozza, una
piccola modifica riguarda
le aliquote dell’Irap che nel
2015 dovrebbero essere fissate al 4,50% (e non 4,40) per le imprese concessionarie diverse da quelle autostradali e al 5,70%
(non 5,60) per quelle di assicurazione. Nuovo anche il rinvio
dell’incremento del prelievo fiscale sui prodotti da fumo dal 20
aprile al 15 luglio prossimo con effetto dal 1° agosto. Confermata la cancellazione dei tagli alla Sanità che ammontavano a
730 milioni nel 2014 e 1.300 nel 2015 sul Fondo nazionale.
Mentre la Difesa contribuisce con 400 anziché 500 milioni.
Del tutto assente l’articolo che imponeva la rivisitazione di
tutte le agevolazioni alle imprese, soprattutto a autotrasporto e
Ferrovie, che avrebbe dovuto valere più di un miliardo, interamente sostituito dal saldo in un anno anziché tre dell’imposta
sulla rivalutazione dei beni d’impresa e dal riordino delle agevolazioni agricole. Infine pare saltato nell’articolato che riguarda il tetto da 240 mila euro ai compensi dei dirigenti della P. a.
(valore della misura 40 milioni) il riferimento esplicito alla
categoria dei magistrati, su cui pure Renzi ha molto insistito
nella conferenza stampa. Un refuso?
Antonella Baccaro
Lorenzo Salvia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il termine ultimo è scaduto
alla mezzanotte di ieri ma gli effetti dello spesometro li vedremo tra un po’ di tempo. Ieri imprese, professionisti, commercianti e artigiani hanno comunicato al fisco le cessioni di beni
e le prestazioni di servizi rese e
ricevute.
L’obbligo, introdotto dal decreto legge 16/2012, riguarda
potenzialmente più di 5 milioni
di partite Iva; da questo dato
vanno però esclusi i contribuenti minimi, che sono esonerati dall’invio. Numeri alla mano, a gennaio gli operatori coinvolti sono stati 4,9 milioni.
Non è la prima volta che gli
operatori si confrontano con
questo strumento fiscale. Per
questo è possibile fare qualche
previsione sulla base dell’esperienza delle operazioni relative
al 2012 . «Già entro il 31 gennaio
gli operatori ci hanno comunicato i dati relativi alle fatture del
2012 emesse e ricevute senza limiti di importo oltre ai dati relativi alle operazioni sopra i 3.600
euro senza obbligo di fattura
(cioè con emissione di scontrino o ricevuta fiscale) — spiega
Salvatore Lampone, il capo degli
007 del Fisco — . In totale ci sono state comunicate circa 400
milioni di operazioni. Una mole
importante di dati, che va ad arricchire il nostro patrimonio informativo e serve per effettuare
e migliorare, insieme alle altre
informazioni in nostro possesso, le nostre analisi di rischio
evasione».
Il dubbio (accompagnato da
qualche ansia) è quello legato al
modo in cui l’Agenzia delle entrate utilizzerà questi dati: «Si
tratta di due blocchi differenti di
informazioni— afferma Lampone —. I dati che riguardano le
La scadenza
Ieri la prima scadenza per
professionisti, imprese
e lavoratori autonomi
soggetti a partita Iva
operazioni tra operatori economici verranno incrociati con le
altre informazioni disponibili
nelle nostre banche dati. In questo modo effettueremo controlli
più mirati sui volumi d’affari dichiarati dalle imprese».
Lo spesometro però intercetterà anche gli acquisti fatti dai
contribuenti che avranno speso
da 3.600 euro in su. «In quel caso — precisa direttore centrale
accertamento dell’Agenzia delle
entrate — i dati andranno a integrare quelli in possesso dell’Agenzia anche ai fini della ricostruzione sintetica del reddito,
ossia del redditometro. La cosa
importante da sottolineare è che
in ogni caso si tratta di dati che
di per sé non comportano alcun
controllo automatico, nel senso
che si tratta di informazioni che,
incrociate con le altre presenti
in Anagrafe (possesso di immobili, auto, leasing, operazioni internazionali) vanno solo a supporto delle analisi di rischio».
E la privacy? «I dati sono trattati attraverso particolari sistemi di elaborazione. L’accesso e il
trattamento sono regolati da
misure che consentono la consultazione a pochi addetti ai
controlli, in possesso di una
doppia chiave di accesso, previa
autorizzazione, in maniera profilata e tracciata».
Isidoro Trovato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le misure del decreto Irpef
DISEGNI DI FABIO SIRONI
L’ultima bozza del decreto
Niente bonus agli incapienti
1
Il bonus in busta paga di 80 euro
netti riguarda i dipendenti che
hanno un reddito lordo annuo
tra 8 mila e 24 mila euro. Agli
incapienti niente bonus
Il taglio dell’Irap al 3,5%
2
Per il 2014 il governo ha
previsto una riduzione
dell’aliquota Irap dal 3,9% al
3,75%. Dal 2015 l’aliquota
scenderà al 3,5%
Le quote di Bankitalia
3
L’imposta sostitutiva che le
banche devono pagare per la
rivalutazione a bilancio delle
quote che possiedono di
Bankitalia passa dal 12 al 26%
Rendite e conti al 26%
4
La tassazione sulle rendite
finanziarie passa dal 20% al
26% e riguarda anche i conti
correnti postali e bancari.
Restano esclusi i titoli di Stato
Il caso Dopo l’apertura di un centro commerciale a La Spezia nel giorno di Pasquetta
COOP E CGIL, SINISTRA DIVISA
DA DUE CULTURE DEL LAVORO
Cgil e Lega Coop in Liguria sono arrivati
ai ferri corti con tanto di scioperi, picchetti
e contromosse padronali. Il casus belli era
rappresentato dall’apertura del centro
commerciale «Le Terrazze» anche il giorno
di Pasquetta. La Coop la voleva fortemente
mentre la Filcams-Cgil era nettamente
contraria, in linea con le direttive del sindacato nazionale. Da qui la proclamazione
dello sciopero dei dipendenti e la decisione
della Coop di comandare al lavoro i capireparto del negozio di Sarzana e di paracadutarli in quel di La Spezia. Il risultato, almeno in apparenza, ha lasciato tutti sulle proprie posizioni: i sindacalisti hanno picchettato l’ingresso, lo sciopero è ampiamente
riuscito ma il centro commerciale ha funzionato regolarmente e ha visto anche una
buona frequentazione da parte dei consumatori. In attesa del Primo Maggio, giorno
nel quale il copione potrebbe ripetersi vale
però la pena riflettere sul caso di La Spezia
perché insieme ad alcuni aspetti contingenti ne presenta altri di più lungo periodo.
La querelle sull’apertura festiva dei negozi non riguarda solo le Coop bensì è un
fronte aperto tra tutta la grande distribuzione e i sindacati. I toni dello scontro sono
piuttosto concitati e mentre da parte degli
imprenditori la discussione è limitata all’ambito delle convenienze di business, chi
si oppone alle aperture chiama in causa va-
lori più profondi come la coesione familiare e il valore religioso della festa. Messa così
non se ne esce e infatti si procede tra scioperi e agitazioni senza trovare un terreno
comune di riflessione e di negoziato. Il caso
spezzino testimonia però anche altro ovvero come i conflitti nel campo della sinistra
si stiano acuendo. I consumi ristagnano e
la grande distribuzione fatica, la crisi del
mattone spinge le imprese a ristrutturarsi,
la logica del massimo ribasso crea condizioni di concorrenza sleale nella logistica e
in ognuno di questi settori la Lega Coop si
trova a fare i conti con una Cgil giudicata
troppo rigida e oltranzista. Da parte sua il
sindacato sospetta che le Coop si comportino ormai come la Confindustria e «usino il
costo del lavoro come unica variabile economica» (parole di Susanna Camusso).
La circostanza che vede al dicastero del
Lavoro un ex Coop, Giuliano Poletti, per di
più in un governo il cui premier ha dichiarato di voler ridurre il peso dei sindacati,
rende tutto più ultimativo. Finora non c’è
stato ancora un vero duello in diretta tra
Poletti e Camusso ma ci siamo andati vicino. Lungo tutta la gestazione del decreto lavoro, in discussione ora in Parlamento, la
Cgil ha accusato il ministro di voler estendere la precarietà. E al congresso di Firenze
della Cgil Trasporto la segretaria della Cgil è
andata anche oltre: ha attaccato duramente
il ministro anche nella sua veste di ex presidente della Lega Coop, imputandogli rigidità tutte padronali nella stipula dei contratti di categoria e chiedendogli a muso
duro di varare una nuova legge sulla cooperazione. Visto che quella che c’è non riesce ad arginare il fenomeno delle cosiddette cooperative spurie. Poletti per ora non ha
replicato con gli stessi toni anche perché
punta prioritariamente all’approvazione
parlamentare del decreto e a Montecitorio
in posizioni-chiave ci sono due ex esponenti della Cgil, Cesare Damiano e Guglielmo Epifani, il cui giudizio conta tantissimo.
Dario Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Primo Piano
italia: 51575551575557
Il governo Le riforme
Boschi a «Vanity Fair»
Il volto privato
del ministro: sogno
un compagno e 3 figli
A Palazzo Madama
5 Stelle con i ribelli pd:
sì al testo di Chiti
Maria Elena Boschi, 33 anni, ieri alla
Camera (Ansa): il ministro alle
Riforme e ai Rapporti con il
Parlamento oggi è sulla copertina
di Vanity Fair, a cui ha concesso
un’intervista: «Figli? Ne vorrei tre.
A volte penso di essere già in grave
ritardo. Desidero molto trovare un
compagno. Sono single da un anno
e la vita di coppia mi manca. Torno
tardi dal lavoro, la casa è sempre
vuota, sono lì da sola a bermi una
tazza di latte e magari ho passato la
giornata a discutere di emendamenti
con uno dell’opposizione. Vorrei
almeno trascorrere il tempo libero
con qualcuno con cui sognare un
futuro insieme». Oltre a parlare delle
riforme del governo, Boschi risponde
alle critiche ricevute: «Cerco di
reagire col sorriso. Però se un attacco
viene da una donna mi ferisce di
più». E sulle adozioni alle coppie gay:
«Niente in contrario in linea teorica,
ma spesso si usa il tema per far
saltare il tavolo della discussione
sulla parità dei diritti». © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Con alcune correzioni lo sosterremo»
Il «richiamo»
Il M5S chiede che gli
elettori possano sostituire
un parlamentare a
legislatura in corso
L’asse trasversale
Sull’eleggibilità dei futuri
senatori si è formato un
asse trasversale che va
da Forza Italia a Sel
come nella proposta del governo
del nuovo Titolo V, e indebolire le
funzioni di garanzia del Senato. Si
rischia di impoverire la nostra democrazia».
E ora la proposta di Chiti trova
anche il favore del Movimento 5
Stelle: «Con una serie di miglioramenti, siamo pronti a sostenerlo», ha reso noto il capogruppo a
Palazzo Madama, Maurizio Buccarella. Chiedendo però modifiche consistenti come «referendum propositivi senza quorum e
l’istituto del recall, cioè la possibilità che gli elettori di un collegio
sostituiscano un parlamentare in
corso di legislatura, come avviene
in California e altri stati Usa».
Mentre Renzi dichiara di non
rinunciare a paletti come Senato
non elettivo, niente voto sul Bilancio, niente indennità, oltre a
quello di Chiti altri 48 dei 52 disegni di legge presentati prevedono
invece almeno l’elezione diretta
dei futuri senatori. Su questo tema si è formato così un asse trasversale che va da Forza Italia (dove Lucio Malan ricorre a una nota
citazione fantozziana per far sapere che non voterà il testo del
governo) a Sel, e passando anche
per alcuni componenti di Scelta
civica. E anche il Nuovo centrodestra si associa: «Avevamo presentato un ddl precedente a quello
dell’esecutivo in cui si superava
l’attuale bicameralismo perfetto
pur mantenendo un Senato elettivo», è la dichiarazione di Andrea
Augello. Non che ci siano «fronde», ha aggiunto, però «secondo
noi ci sono gli spazi per un miglioramento del testo». E alcuni
senatori di FI starebbe facendo
pressioni per un nuovo incontro
chiarificatore Berlusconi-Renzi.
Inoltre, stando a quanto affermato dal relatore di minoranza
Roberto Calderoli (Lega Nord),
ieri in Commissione l’unico intervento a sostegno del testo governativo sarebbe stato quello di Isabella De Monte, pd di fede renziana. Mentre, sempre dal Pd, Miguel Gotor è intervenuto dicendo
che «l’esecutivo avrebbe fatto
meglio a non porre questo paletto
come condizione non negoziabile, per di più legandola alla presunta gratuità del Senato. Tanto
più che sarebbe difficile spiegare
all’opinione pubblica il fallimento dell’intero processo di riforma
con l’argomento che non si è voluto un Senato elettivo, ossia che
non si è voluto dare la parola al
popolo... Anche se si mantenesse
l’elezione diretta dei senatori, potrebbero essere garantiti i medesimi obiettivi di risparmio». E la
presidente della commissione,
Anna Finocchiaro (ancora Pd),
prevedendo la definizione di un
testo base per la prossima settimana, ha lanciato un appello: «La
discussione è ricca e approfondita. Stressare i nostri lavori oggi
con tensioni su tempi o modalità
della discussione non mi sembra
utile».
R.R.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ex dc e l’elezione del sindaco
De Mita e la corsa a Nusco
«Ci sto pensando»
«La razionalità mi dice di farlo ma poi...». Ciriaco De Mita
parla così delle sua eventuale candidatura a sindaco di Nusco
(Avellino), il borgo dell’Alta Irpinia dove l’ex segretario della
Dc ed ex presidente del Consiglio è nato 86 anni fa. Il progetto
di una sua corsa alle Amministrative, nato all’indomani di
una pubblica assemblea in cui De Mita si era confrontato con i
dirigenti locali del Pd, si proponeva di ricomporre lo storico
dissidio che per decenni a Nusco ha visto contrapposti ex
democristiani ed ex comunisti attraverso la costituzione di
una fondazione in cui elaborare progetti per la crescita delle
comunità dell’Alta Irpinia. Ora però il percorso sembra
essersi incagliato proprio sulla eventuale candidatura a primo
cittadino di De Mita. Giovanni Marino, dirigente del locale Pd
e cugino di primo grado dell’ex premier, ha proposto un
candidato condiviso ma l’Udc di Nusco non ha per il
momento dato risposte. A pochi giorni dalla presentazione
delle liste si profilano dunque due formazioni, una delle
quali, civica, si contrapporrebbe a quella che potrebbe essere
guidata da De Mita che però non ha ancora sciolto la riserva:
«Sento forte l’idea di adoperarmi in prima persona per
rimettere insieme la comunità dell’Alta Irpinia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
148
52
esponenti dovrebbero
formare il nuovo Senato,
tra governatori, presidenti di
Province autonome, sindaci
di capoluogo, consiglieri
regionali e altri primi cittadini
scelti dai loro colleghi. Il Colle
dovrebbe nominarne 21
i disegni di legge sulla
riforma del Senato che sono
stati presentati a Palazzo
Madama: di questi, ben 49
prevedono l’elezione diretta
dei membri. La discussione
generale sui 52 ddl è iniziata
ieri e dovrebbe chiudersi oggi
marinayachting.it
ROMA — È battaglia sempre
più dura sulla riforma del Senato,
che ieri è tornata in commissione
Affari costituzionali di Palazzo
Madama e sulla quale il presidente del Consiglio Matteo Renzi
continua a volere il primo sì entro
le prossime Europee: «Mi ci gioco
la faccia. Alcuni senatori sono alla
ricerca della visibilità, è comprensibile ma la politica è un’altra
cosa».
Rispondendo picche al ministro Maria Elena Boschi, Vannino
Chiti non ha ritirato il proprio disegno di legge, che prevede fra
l’altro l’elezione diretta dei senatori: «Servono equilibri fra le istituzioni e i poteri — ha spiegato il
senatore del Pd —. Non si può
avere per la Camera una legge
ipermaggioritaria come è l’Italicum, competenze centralizzate,
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
L’intervista L’ex presidente della Camera: «Serve un equo rimborso spese»
Violante: governatori e sindaci in Aula?
Il Senato non può essere un dopo lavoro
ROMA — Comincia dicendo che l’elezione diretta dei futuri
nuovi senatori sarebbe un errore, perché sarebbe impossibile
escluderli dal voto di fiducia al governo. Però poi Luciano Violante prosegue suggerendo parecchie modifiche per il disegno di legge sulla riforma del Senato presentato dal governo.
A partire dalla necessità di introdurre un meccanismo di «bilanciamento rispetto alla Camera che sarà eletta con un siste-
ma ultra-maggioritario».
Con quale strumento?
«Il Senato deve essere messo in grado di richiamare in tempi certi e definiti tutte le leggi approvate dalla Camera. Deve
partecipare pienamente all’approvazione delle leggi costituzionali ed elettorali. Deve inoltre esercitare le funzioni che il
Trattato europeo attribuisce a ciascuna camera nazionale ed è
la sede giusta per la valutazione delle politiche pubbliche. Al
Senato, inoltre, dovrebbe essere riconosciuto il potere di ricorrere preventivamente alla Corte Costituzionale, dopo l’approvazione di una legge e prima della sua promulgazione, come accade in Francia. C’è poi un eccessivo squilibrio numerico tra Camera e Senato. Il partito che vince, infatti, otterrebbe
da solo un numero di deputati superiore al doppio di tutto il
Senato. Uno squilibrio grave in occasione dell’elezione del
presidente della Repubblica».
Aumentare il numero «tout court»?
«Quando i cittadini votano per i consigli regionali e comunali, potrebbero anche scegliere da un’apposita lista alcuni
rappresentanti preposti esclusivamente all’elezione del capo
dello Stato, qualora il mandato presidenziale scada entro il
termine della legislatura regionale».
E i 21 senatori nominati dal Quirinale?
«Per l’integrazione di soggetti esterni e con competenze rilevanti in campo scientifico e
umanistico, preferirei un meccanismo di cooptazione: i senatori eletti eleggerebbero a loro
volta un certo numero di loro
colleghi sulla base di brevi liste
preparate da organismi come
Cnr, Accademia dei Lincei, Conferenza dei Rettori».
Il Senato potrebbe avere voce
anche sulla legge di Bilancio?
«Potrebbe richiamare tutte le
leggi. La Camera avrebbe la parola definitiva, ma per le leggi di
bilancio le obiezioni del Senato L’alternativa
potrebbero essere superate solo
con il voto della maggioranza Sarebbe meglio
assoluta dei deputati».
incaricare
Ritiene che i nuovi senatori
sarebbero in grado di ottempe- consiglieri regionali
rare al doppio ruolo di parla- e comunali
mentari e amministratori locali?
«Il disegno del governo non propone un Senato dopo-lavoro. Perciò trovo difficile conciliare i ruoli di presidente di una
grande Regione o di sindaco di una grande città con quello di
senatore. Forse sarebbe meglio pensare a consiglieri regionali
e comunali. Tanto più che sindaci e presidenti fanno già parte
delle Conferenze Stato-Regione e Autonomie».
Indennità sì, indennità no?
«Non esiste un Senato i cui componenti non ricevano indennità. Serve almeno un equo rimborso spese».
Dei 52 disegni di legge sulla riforma del Senato presentati a Palazzo Madama, 49 prevedono l’elezione diretta dei
suoi membri.
«Non condivido, ma la questione va affrontata. L’elezione
diretta dovrebbe comportare la possibilità del voto di fiducia,
ma a questo punto la riforma sarebbe inutile».
La riforma del Senato potrà vedere la luce, in prima lettura, prima delle prossime Europee?
«Mi auguro che si possa avere almeno l’approvazione della
commissione Affari costituzionali. Ne va della nostra credibilità. Per questo il dialogo tra governo e gruppi parlamentari è
indispensabile, senza pregiudizi per nessuno».
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Daria Gorodisky
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
italia: 51575551575557
BOLOGNA FIRENZE GENOVA LEGNANO MILANO PORTO CERVO ROMA TORINO MADRID TOKIO SEOUL
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Primo Piano
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Al lavoro per la comunità
I partiti Le sfide
Campagna anti premier,
la scelta di Berlusconi:
è un veterosocialista
Forse già oggi o domani i servizi sociali
La polemica
Storace sfida
l’«alleato»
Mastella
«Iniziativa anti Mastella
proposta da La Destra».
Francesco Storace
presenta così la sua
partecipazione alla
manifestazione di Forza
Italia di martedì 29 a
Napoli a sostegno di
Enzo Rivellini, candidato
alle Europee. «Occorre
evitare l’elezione di
Mastella», ha detto il
leader della Destra, che
ha da qualche settimana
ritrovato l’intesa con il
partito di Berlusconi.
Storace ha messo nero
su bianco il suo pensiero
al riguardo nell’edizione
di ieri del Giornale
d’Italia online. E
rivolgendosi al diretto
interessato — candidato
con Forza Italia nella
circoscrizione dell’Italia
meridionale — ha
scritto: «Forse pensa che
si tratti di uno scherzo,
ma probabilmente ha
capito male». L’ex
governatore ha rincarato
la dose: «Non me ne
frega nulla che sia
candidato con Forza
Italia, il suo nome va
comunque iscritto tra gli
invotabili di questa
competizione
elettorale». Storace fa
qualche nome dei
candidati per cui si
spenderà nella
circoscrizione
meridionale (Campania,
Calabria, Abruzzo,
Molise, Basilicata e
Puglia). Ma il suo
obiettivo — visto che
alle elezioni europee del
25 maggio si esprimono
le preferenze — è l’ex
ministro della Giustizia:
«Tutti tranne Mastella».
Perché? Storace tira fuori
un episodio di anni
prima, che lo riguarda
direttamente: «Il
garantista per sé
Mastella è stato
forcaiolosissimo nei
miei confronti, quando
da ministro della
Giustizia ci mise pochi
minuti, anzi appena 48
ore, a mandarmi sotto
inchiesta per la polemica
con Napolitano». Storace
ricorda che il 23 giugno
sarà interrogato dal
tribunale di Roma. «E
poi, con una sentenza
che per alcuni è gia
scritta, rischierò una
sanzione penale molto
elevata», conclude il
leader della Destra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Potrebbe anche succedere oggi. O magari accadrà domani entro la mattinata, visto che
nel primo pomeriggio viaggerà
(forse in treno) alla volta di Roma,
dove lo attende l’appuntamento col
salotto di Bruno Vespa. Più difficile
invece che succeda venerdì, anniversario della Liberazione. Sia come sia, prima del fine settimana
probabilmente Silvio Berlusconi
La figlia
Barbara Berlusconi, in
un’intervista di febbraio
pubblicata ieri: non ci
sentiamo sicuri in Italia
varcherà per la prima volta i cancelli della Fondazione Sacra Famiglia. Di certo c’è che entro il 25
aprile l’ex premier, condannato in
via definitiva per la sentenza Mediaset dello scorso agosto, dovrà
firmare (davanti al responsabile
dell’Ufficio dell’esecuzione penale
esterna) il verbale delle prescrizioni stabilite dal Tribunale di sorveglianza. Sarà il primo «step» dell’esecuzione della pena principale a
cui è stato condannato dopo la sentenza dello scorso agosto. E potrebbe plasticamente avvenire proprio
lì, nel centro per anziani alle porte
di Milano dov’è stato assegnato in
prova ai servizi sociali.
Ma mentre si prepara al primo
impatto con la sua «nuova vita»,
l’ex Cavaliere rimane chiuso ad Arcore, dove sta mettendo a punto i
tasselli di una campagna elettorale
ormai pronta per partire. C’è un
concetto spot, tra gli altri, che Berlusconi ha coniato insieme al suo
consigliere politico Giovanni Toti e
che potrebbe usare domani pomeriggio, quando registrerà la puntata di Porta a Porta. Ed è questo:
«Renzi fa finta di essere un liberale.
In realtà si sta dimostrando un veterosocialista». Perché, è il messaggio che Forza Italia ha intenzione di
lanciare per bocca del suo leader,
«il governo darà sì 80 euro a una
piccola parte del Paese». Ma, è la
subordinata berlusconiana, «si alzano le tasse sulla casa e vengono
colpiti i risparmi delle famiglie a
basso reddito». Il resto sarà condito
dall’evergreen sull’«Europa che così com’è non va bene», in cui è diventato «difficile starci». Un’Europa, per dirla con Toti, «dove solo la
Germania guadagna e tutti gli altri
perdono».
Chiunque l’abbia visto racconta
di un Berlusconi motivato. Licia
Ronzulli, che ha trascorso ad Arcore la giornata di Pasquetta, la mette
1
2
4
3
Ai servizi sociali
1) L’attore Christian Slater
nel carcere di La Verne
nel ‘98, condannato per
aggressione come 2) il
rapper Chris Brown, a Los
Angeles nel 2013 (foto da
splashnewsonline); 3) la top
model Naomi Campbell,
condannata per aver
lanciato il cellulare alla sua
domestica 4) il cantante Boy
George, condannato per
droga, entrambi ai servizi
sociali a New York nel 2006
così, nei centoquaranta caratteri
imposti da Twitter. «I sondaggi sono come le previsioni del tempo,
non ci azzeccano mai. Berlusconi
inizierà la sua campagna elettorale
e Forza Italia volerà». Vero o meno
che sia l’auspicio, resta il fatto che il
«fu Cavaliere» si prepara a invadere
tv pubbliche e private. Dopo la partecipazione al programma di Vespa, il calendario prevede interviste
senza soluzione di continuità. Nel
week-end sono previste quelle con
Studio Aperto e Tg4. Poi, all’inizio
della prossima settimana, che
coinciderà con la manifestazione di
apertura della campagna elettorale
(a Roma), toccherà ai tg della Rai.
C’è un piano talk show ancora da
ultimare. Ma sono aperte trattative
esplorative con Enrico Mentana e
Lucia Annunziata, con Michele
Santoro (l’ultima data utile è il primo maggio) e col programma che
sostituirà Servizio Pubblico, condotto da Giulia Innocenzi. E in arrivo c’è anche una web-tv, «Tv della
libertà», che partirà a brevissimo.
La linea del Piave è fissata: attaccare Renzi sulla politica economi-
ca, difendere le riforme, rimanere il
più possibile lontano dall’attacco ai
giudici. «Non ci sentiamo sicuri in
Italia. Nostro padre è perseguitato
da una giustizia faziosa», ha detto
Barbara Berlusconi in un’intervista
rilasciata a inizio febbraio all’edizione spagnola di Vanity Fair ma
diffusa solo ieri. Segno che due mesi fa la terzogenita dell’ex premier
stava davvero preparando il terreno per una discesa in campo? L’interrogativo rimane. Anzi, ritorna.
Tommaso Labate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La strategia Le possibili ricadute sull’affidamento alle Europee: l’astensionismo è più diffuso in altre fasce di età
La frontiera dei seniores per tenere alle urne
po ma si giocherà questa carta: non
sarà decisiva ma può agganciare un
segmento della società».
Non è solo una questione di numeri, ma del messaggio ormai differente
che trasmettono Renzi e Berlusconi:
«Basta dire — sorride il sociologo Domenico De Masi — che uno va nelle
scuole una volta alla settimana e l’altro, sempre una volta alla settimana,
sarà costretto ad andare all’ospizio».
Ovvio, secondo De Masi, che le scelte
(di Renzi) o la necessità (di Berlusconi) spingeranno i due leader a cercare
«zone di elettorato diverse». Secondo
De Masi, per esempio, «è chiarissima
la volontà di Renzi di rivolgersi all’elettorato femminile». Allo stesso
modo, sostiene, Berlusconi potrebbe
privilegiare gli elettori «di una certa
età e, al di là di come la pensi io, come
sociologo sono contento: donne e anziani sono stati a lungo marginalizza-
A Forza Italia 3 voti su dieci over 65
De Rita: la linea dell’ex premier
può mantenere il suo orto elettorale
MILANO — Un anno fa, parlando in
una casa di riposo vicino a Bergamo,
Berlusconi disse: «Ho portato le mie
cose, se mi volete resto qui con voi».
Applausi, sorrisi e una naturale empatia con gli ospiti. Il contesto ora è diverso — il servizio sociale da prestare
una volta alla settimana nella struttura di Cesano Boscone— ma la pena
potrebbe trasformarsi in un’occasione
per rinsaldare la sintonia di Forza Italia con l’elettorato più anziano.
Per tutti i partiti la platea di potenziali elettori dai 65 anni in poi si allarga costantemente: i dati dell’Istat del
2012 dicono che la popolazione in
quella fascia è passata, in dieci anni,
dal 18,7% a quasi il 21% del totale. Si
può poi supporre che, per ragioni storiche e di formazione personale, gli
anziani anche alle prossime Europee
voteranno un po’ di più rispetto ad altre età dove, dicono i sondaggi,
l’astensionismo rischia di aumentare.
Tutto questo può diventare per il leader di Forza Italia una strategia politica? «L’elettorato ormai è una marmellata — risponde il presidente del Censis Giuseppe De Rita — i vecchi insediamenti territoriali non valgono più
e nemmeno le differenze di voto per
età hanno grande significato: se quella di Berlusconi verso gli anziani è una
strategia, è comunque difensiva, per
mantenere un proprio orto elettorale».
Forza Italia raccoglie nella fascia di
età oltre i 65 anni la parte maggiore
dei suoi consensi ed è, secondo le ultime rilevazioni sulle intenzioni di voto dell’istituto di ricerche Ipsos (illustrate nel grafico) il secondo partito
dietro al Pd solo quando l’asticella
dell’età si alza (con il 29% tra chi ha
più di 65 anni). Fino ai 54 invece, gli
azzurri sarebbero terzi, dietro anche al
Movimento Cinque Stelle. «Ma Berlusconi vince — sostiene De Rita — solo
quando parla alla società intera, come
quando lanciò l’abolizione dell’Ici o
dell’Imu: una casa più o meno ce
l’hanno tutti e un grande partito prevale se le sue proposte hanno una dimensione collettiva». Il presidente del
Censis è comunque incuriosito da
quello che potrebbe accadere nei
prossimi giorni: «Ha pochissimo tem-
ti: se però a queste attenzioni non si
accompagnano le scelte, questi corteggiamenti improvvisi non sono credibili: sono furbizie della politica, populismi».
Il consenso per Berlusconi tra gli
elettori più anziani non è una novità
per i sondaggisti: «Anche vent’anni fa
era così — ricorda Nicola Piepoli — e
un fattore determinante fu, allora, la
televisione commerciale». «Si può dire — aggiunge Roberto Weber dell’istituto di ricerche Ixè — che i telespettatori delle sue tv siano invecchiati insieme a lui». Il presidente di
Tecné Carlo Buttaroni avanza un ulteriore elemento: «Ci sono ormai vaste
masse di elettorato fluttuante — Grillo, per esempio, un giorno ha un cifra
e il giorno dopo un’altra —. In questo
contesto gli anziani hanno un comportamento elettorale più stabile e,
tutto sommato, sono stati travolti di
*2008,9, 13 – i dati si riferiscono al Popolo della Libertà
Per le Politiche i dati sono relativi alla Camera
L’analisi
Andamento Forza Italia
Politiche
30,6
37,4*
Europee
21
20,6
21,6*
25,2
20,9
1994
1996
1999
2001
2004
2006
2008
2009
2013
Il voto tra gli over 65
1,4%
Sinistra totale
1,4%
Sc. Civ
2%
Sel
3,6%
Ncd
6,1%
Lega
6,3%
M5S
7,3%
29,2%
43,8%
FI
Pdl
Altri
Gli elettori azzurri nelle diverse fasce di età
16,4%
20,1%
18,9%
22,1%
24,7%
29,2%
18-24 anni
25-34
35-44
45-54
55-54
65 e più
Fonte: Dati Ipsos relativi a rilevazioni di fine marzo sulle intenzioni di voto
I sondaggi
«Ci sono masse di elettorato
fluttuante, il voto degli anziani
è più stabile: per Berlusconi
può essere un vantaggio»
23,7
20%
1994
35,3*
29,4
meno dalla crisi rispetto ad altre classi
anagrafiche, più arrabbiate: mantenere i propri elettori anziani per Berlusconi sarebbe già un vantaggio».
I sociologi guardano la stessa questione da un altro punto di vista: «Poiché la classica divisione in classi per
interpretare la società non funziona
più e nemmeno esiste in Italia una vera questione religiosa — argomenta
Mauro Magatti docente di Sociologia
alla Cattolica di Milano — la politica
attraverso il discorso sulle età cerca
una strada per parlare ai gruppi e non
solo ai singoli: è un lavoro che ha senso». A definire un anziano, secondo
Magatti, «concorrono alcuni fattori: la
condizione di pensionato e l’attenzione a temi specifici, come la sanità o la
sicurezza». La sicurezza, appunto, è
stata per anni una cassaforte per il
consenso del centrodestra. Ora però il
leader di Forza Italia, con il servizio
CORRIERE DELLA SERA
sociale a Cesano Boscone, pensa di rivolgersi agli anziani come gruppo sociale: «Può funzionare — osserva Domenico De Masi — la società ha un
senso di colpa perché non si occupa a
sufficienza dei vecchi e i sensi di colpa
sono un ottimo campo per il marketing politico. Ma sugli anziani —conclude — c’è un equivoco enorme, come se tutti lo diventassimo allo scoccare del 65esimo anno: e chi l’ha deciso? Quella è un’età molto fertile,
attiva, e la politica, per parlare a quella
fascia, farebbe meglio ad aggiornare i
suoi parametri».
Massimo Rebotti
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Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
#
Il caso Azzurri e 5 Stelle contro la partecipazione a sei giorni dal voto
Il gadget
Partita del cuore per Emergency
Renzi non sarà in campo
Cecilia Strada: ho chiesto che la politica resti fuori
MILANO — «Ma che mi frega? Che ne so? Mi sto occupando
di tutt’altro». Gino Strada risponde dal Sudan. Sbrigativo. E
lontano, lontanissimo dalla politica politicante. Alla fine, in serata, sembra chiaro che il presidente del Consiglio Matteo Renzi non parteciperà alla Partita
del cuore contro la Nazionale
cantanti. Perché lui si è rimesso
alla decisione di Emergency. E
l’associazione di medici di guerra ha chiesto alla politica, attraverso la presidente Cecilia Strada, il passo indietro.
Ma intanto, il caso era già
montato. La partita a cui avrebbe dovuto partecipare il premier
si svolgerà infatti il 19 maggio a
Firenze con trasmissione da
parte della Rai. A sei giorni dall’Election day che vedrà i cittadini al voto per le Europee e i
fiorentini alle urne per il successore di Renzi: Dario Nardella,
che definire fedelissimo del capo del governo è poco. E così,
ecco Maurizio Gasparri (Forza
Italia) mettere nero su bianco
L’assedio mediatico
L’ex Cavaliere
e quelle popstar
ai servizi sociali
Affidamento ai servizi sociali. All’estero è
una pratica diffusa e se la stampa se ne
occupa è perché vi è incappata una qualche
stella della musica, del cinema o dello
sport, che, per risarcire la società
dell’errore commesso, deve dedicare alla
comunità ore di lavoro socialmente utile. È
accaduto alle celebrità nelle foto in alto e a
tanti altri, dall’attrice Lindsay Lohan
(recidiva) all’attaccante della Juventus
Carlos Tevez, che spazzò le strade in
Inghilterra dopo essere stato fermato con la
patente scaduta. I lavori socialmente utili
dei politici, in seguito a condanne, hanno
generalmente una eco più discreta. In Italia
ci sono stati i casi nella Prima Repubblica:
tra i più noti quello dell’ex segretario dc
Arnaldo Forlani, condannato nel processo
per le tangenti Enimont, che prestò
servizio alla Caritas, o dell’ex ministro della
Sanità Francesco De Lorenzo, condannato
per finanziamento illecito ai partiti, che fu
assegnato a una comunità di accoglienza.
Casi comunque diversi da quello di Silvio
Berlusconi: allora si trattava di politici
ormai fuori gioco, senza più ruoli. Il
presidente di Forza Italia è invece un leader
che farà almeno in parte la campagna
elettorale, con il proprio nome che ancora
campeggia nel simbolo del partito. Anche
per questa ragione il primo giorno del
servizio sociale di Berlusconi a Cesano
Boscone avrà probabilmente la stessa
attenzione mediatica che, all’estero, si
riserva ad attori e cantanti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il fondatore
Gino Strada: «A me
la cosa non scandalizza,
anzi, l’attenzione delle
istituzioni mi fa piacere»
un’interpellanza al governo e il
direttore di Rai1 Giancarlo Leone spiegare di essere in attesa di
conoscere ufficialmente la
«composizione delle squadre in
campo» per non incorrere nei
rigori della «pervasiva normativa sulla par condicio». Mentre il
Movimento 5 Stelle, attraverso il
presidente della commissione
di Vigilanza Rai Roberto Fico, ritiene «inammissibile» che —
con Renzi in campo — la partita
possa essere trasmessa dal servizio pubblico.
In ogni caso, che il premier
giochi o non giochi alla Partita
del cuore non sembra colpire
molto il fondatore dell’associazione di medici di guerra: «A me
interessa una cosa sola: dopo
vent’anni di attività di Emergency, la nazionale cantanti ci ha
proposto questa partita per raccogliere fondi e pubblicizzare le
attività dell’associazione». All’Huffington Post, Gino Strada
dice che sarebbe «una follia dire
che Renzi non possa giocare la
Partita del cuore, d’altronde ha
già partecipato gli anni scorsi».
Con il Corriere, è appena un po’
meno netto: «A me la cosa non
scandalizza particolarmente.
Anzi: un segno di attenzione da
parte delle istituzioni non può
che farmi piacere, visto che in
passato siamo stati oggetto di
Le formazioni
Il premier si rimette alla
scelta dell’associazione
La presidente: ho dato le
formazioni, senza politici
Allo stadio per beneficenza
Dall’alto:
Massimo
D’Alema e
Sergio
Cofferati alla
Partita del
cuore nel ‘96;
Enrico Letta
e Maurizio
Lupi nel
2011;
Francesco
Boccia con la
Nazionale
parlamentari
(Olycom)
ostilità e magari pure di boicottaggio... ». Però, la partecipazione del premier mette in difficoltà l’associazione per le cure alle
vittime delle zone di guerra. Volontari spesso pochissimo propensi a fare sconti alla politica,
ivi inclusa quella della nuova sinistra di governo. E così, i social
network sono pieni di proteste
contro quello che in parecchi interpretano come un inatteso endorsement all’esecutivo e al suo
(atletico?) presidente.
La palla passa a Cecilia Strada,
figlia del carismatico Gino nonché presidente di Emergency.
Lei è assai più presente in Italia
del genitore sempre lontano. E
forse più sensibile al sentire di
un volontariato che vuole restare lontano dalla politica. E così,
dopo una giornata complicata,
spiega che l’associazione preferirebbe «che i politici non scendessero in campo». Intorno alla
guida di Emergency c’è chi racconta che il premier si sarebbe
fatto vivo già due volte con l’associazione, garantendo che, se
la cosa creasse problemi, lui sarebbe pronto a non scendere in
campo. Ad ogni modo, Cecilia
Strada sembra
aver dato ascolto
alle perplessità
d e i vo l o n ta r i :
«Vogliamo davvero ringraziare il
gesto del presidente del Consiglio, che abbiamo
interpretato come un segno di
attenzione non
scontato. Ma, appunto, è meglio
se la partita rimane lontana dalla
politica». Dallo
staff di Renzi si fa
presente che nonostante l’oggi
premier abbia già giocato alle
partite di Parma e Torino, il capo
del governo si rimetterà alle decisioni di Emergency: «Tutto si
vuole tranne che risultare inopportuni».
E così, alla fine, Renzi rinuncia a scendere in campo con Roberto Baggio, Giancarlo Antognoni e Gabriel Batistuta. Spiega
ancora Cecilia Strada: «Abbiamo
consegnato le formazioni alla
Rai e dentro non ci sono nomi
delle istituzioni o di esponenti
politici: ora potremo parlare
soltanto del nostro lavoro».
Marco Cremonesi
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Il commento
PIÙ DELLA FRETTA DI PALAZZO CHIGI POTÉ LA PAURA
SEGUE DALLA PRIMA
Si tratta di uno dei casi più eclatanti nei quali l’esigenza di velocità
propugnata da Palazzo Chigi prevale a scapito della chiarezza. L’imperativo renziano «avanti come un
treno» non sarà smentito, anzi riceverà un’altra celebrazione. Il ricorso alla questione di fiducia, tuttavia, segnala i rischi politici di
questa fretta strategica.
Dice che altrimenti il governo
non riuscirebbe a tenere unita la
propria coalizione. E non tanto per
i capricci di Angelino Alfano. L’episodio ripropone piuttosto il rapporto irrisolto tra Matteo Renzi e la
sinistra del «suo» Pd, in minoranza
nel partito ma non nel sindacato e
in Parlamento, dove conta e pesa.
Le modifiche apportate al decreto
in commissione sono una vittoria
degli avversari interni del premier,
e dunque un elemento di riflessione non solo per gli alleati: un’inquietudine che per il Ncd è accentuata dal timore di un insuccesso
alle europee di fine maggio.
Alfano è in una posizione scomoda. Si ritrova schiacciato dall’asse istituzionale tra il premier e
Forza Italia. Soffre per l’immagine
di comparsa in quello che viene
percepito, a torto o a ragione, come
una sorta di «monocolore Renzi».
E deve fare i conti con un Silvio
Berlusconi che da una parte ipoteca
e appoggia l’agenda del governo;
dall’altra se ne distanzia sempre
più in materia economica. Per questo è costretto ad alzare la voce e a
non cedere alle pressioni per un accordo immediato. Il decreto sul lavoro è considerato un precedente e
un segnale d’allarme da non sottovalutare.
L’aspetto «tecnico», e cioè la ne-
Il voto
La velocità renziana non
sarà smentita: ma il ricorso
alla fiducia sul decreto lavoro
segnala diversi rischi politici
cessità di approvare il provvedimento prima del 20 maggio, giorno in cui decadrebbe, va rispettato;
non sopravvalutato, però. L’impressione è che il Pd abbia in realtà
imposto la sua visione anche all’esecutivo, con uno sguardo alle
urne europee e all’elettorato; e che
sul pericolo di mostrarsi a corto di
numeri parlamentari, «senza maggioranza», come dicono le opposizioni, abbia prevalso la volontà di
fotografare i rapporti di forza
emersi a Montecitorio. La convinzione di Renzi è che tanto alla fine
le resistenze saranno superate in
nome del realismo.
Probabilmente la sua è un’analisi corretta: almeno fino al voto eu-
ropeo. Esiste una tregua di fatto
nella coalizione, che tende a considerare le contraddizioni comunque superabili pur di garantire la
stabilità. Bisogna vedere, però, se
gli ostacoli accantonati oggi non
siano destinati a riemergere di colpo dopo l’appuntamento di fine
maggio; e ad avvolgere e imprigionare tutta l’impalcatura riformista
costruita dal premier. Il fatto che il
decreto sul lavoro debba andare al
Senato, e lì possa essere modificato, dà argomenti ai fautori della fine del bicameralismo. Ma in questo caso, forse, non li ha dati solo a
loro.
Massimo Franco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mussolini
e la cintura
luminosa
«Bisogna adeguarsi ai
tempi...», ha spiegato
con ironia Alessandra
Mussolini, senatrice
azzurra candidata alle
elezioni europee del 25
maggio, mostrando ieri
un nuovo gadget scovato
per la sua campagna
elettorale: una cintura che
ha per fibbia un piccolo
display luminoso — a led,
con carattere blu — sul
quale scorre senza sosta la
scritta Forza Italia. La
parlamentare ieri ha fatto
sfoggio in televisione di
quest’ultima novità per la
campagna elettorale,
mentre veniva intervistata
nello studio di SkyTg24.
Dopo averla indossata in
vita, la candidata di Forza
Italia alle Europee — nella
circoscrizione del Centro
Italia — l’ha portata anche
intorno al collo (nella
foto).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Servizio pubblico»
Santoro:
Silvio da me?
Possibile
Il nuovo duello tv potrebbe
ripetersi a un anno di
distanza. Michele Santoro e
Silvio Berlusconi di nuovo
insieme in uno studio
televisivo, durante la
campagna elettorale per le
Europee. «Al momento non
è calendarizzata una
presenza di Silvio
Berlusconi a Servizio
Pubblico. Non ci sono
ancora stati i contatti
necessari ma chiaramente
non lo escludo affatto — ha
detto il giornalista —. Tra
l’altro a breve annunceremo
delle novità nella nostra
programmazione per la
campagna elettorale, con
l’arrivo del programma di
Giulia Innocenzi, e quella
magari sarà la sede per dire
di più». Lo scorso anno la
puntata di Servizio
Pubblico con l’ex premier
ospite fece segnare un
record con 8.670.000
spettatori, pari al 33,58% di
share. «No, un ascolto così
alto non me lo aspettavo»,
aveva commentato il giorno
dopo il leader di Forza
Italia, durante la
registrazione di
Telecamere. Berlusconi
aveva spiegato: «Ieri
arrivando da Santoro gli ho
detto: questa sera lei fa il
record. Ma degli ascolti così
proprio non me li
aspettavo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
10 Primo Piano
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
I partiti Il caso
«Insulti e violenza fisica,
il Parlamento mi ha scosso
Ho pensato di lasciare»
Bombassei: c’è ancora bisogno di Scelta civica
Il premier sterilizzi il potere di ricatto della Cgil
ROMA — Non ha fatto salti di gioia
quando Renzi è approdato a Palazzo
Chigi, lo stile del presidente del Consiglio non lo convince, eppure spera che
Renzi la sua scommessa la vinca: «È
scaltro, mi lascia ancora un pò perplesso, ma se riuscisse a sterilizzare il
potere di ricatto della Cgil e a restituirci un sindacato “tedesco” allora avrebbe fatto un miracolo, e questo Paese
un enorme passo avanti».
Alberto Bombassei, classe 1940, è
un imprenditore prestato alla politica.
Proprietario della Brembo (sistemi
frenanti per auto e moto, stabilimenti
in 35 Paesi, oltre un miliardo e mezzo
di fatturato), è stato eletto con Scelta
civica, ne è diventato presidente dopo
le dimissioni di Mario Monti, ora è
soltanto un deputato: «Credo ancora
nel progetto, ma non ho più il tempo
di seguire da vicino la vita del partito,
do il mio contributo a Montecitorio».
In realtà da Scelta civica si è allontanato lasciando la presidenza dopo appena cinque mesi, ma di questo non
ha voglia di parlare. I «personalismi»
del partito sono un argomento che si è
lasciato alle spalle. Ex vicepresidente
di Confindustria (è stato ad un passo
da vincere la corsa contro Squinzi),
Bombassei gira oggi per i corridoi del
Transatlantico ancora con l’aria del
novizio e con qualche disagio.
Perché disagio?
«Durante le giornate convulse dell’“assalto” alla Boldrini un ragazzo del
Movimento 5 Stelle mi ha insultato
saltando sul banco. Mi ha detto “taci
tu che sei qui a difendere gli interessi
di quelli come te!” Ne sono uscito
scosso. Ho fatto trattative difficili e incontri duri ma uno così, quasi fisicamente violento e dentro il Parlamento, mi è sembrato fosse troppo per me.
Ho riflettuto se lasciare tutto o rilanciare. Ho pensato che quella fosse
l’espressione della cultura prevalente
del Paese: in Italia gli imprenditori o
sono eroi o malfattori».
❜❜
Eroi o malfattori
Non scappo. In Italia gli
imprenditori sono eroi o
malfattori: voglio cambiare
questa percezione
È ancora qui, ha deciso di restare.
«Voglio cambiare in Parlamento e
nel Paese la percezione del ruolo dell’industria e degli imprenditori. Non
sono di quelli che scappano. Ho una
media di presenze al voto del 25%, so
che è poco, ma cerco di esserci nei
momenti fondamentali e di partecipare il più possibile ai lavori della commissione di cui faccio parte».
Eppure resta deluso dall’esperienza politica, perché?
«Sì, se la valuto dalla capacità di incidere del Parlamento. Sono testardo e
non ci credevo, e ho dovuto toccare
con mano quanto sia difficile. No, se
penso che oggi ho più strumenti per
dare meglio il mio piccolo contributo,
è evidente che il sistema non funziona, tutti dobbiamo cercare degli anticorpi».
Non solo i grillini, in tanti guardano voi imprenditori come classe che
si è fatta solo i fatti propri.
«C’è gente che ci guarda come eroi,
quelli che nella crisi si indebitano per
non licenziare i dipendenti. E c’è chi ci
giudica malfattori, ritenendo che pensiamo solo alla nostra ricchezza. Mai
veniamo considerati per quello che
siamo nella stragrande maggioranza
Chi è
La carriera
Alberto Bombassei,
vicentino, classe
1940, imprenditore
e dirigente
d’azienda, ex
vicepresidente
per le relazioni
industriali,
gli affari sociali
e la previdenza
della Confindustria,
è stato eletto alla
Camera lo scorso
febbraio con
il partito di Mario
Monti, Scelta civica
dei casi: una risorsa, un fondamentale
tassello dello sviluppo del Paese. C’è
ancora una diffusa cultura antimprenditoriale che ad esempio anche
nella cattolicissima Spagna non esiste
più».
Che classe politica ha trovato in
Parlamento?
«Beh, se tra gli imprenditori qualche eroe, voi dei media, lo trovate ancora, per i politici la situazione è peggiore. Non esagero se dico che sono
considerati tutti, o quasi, malfattori! È
ovvio che non è così, lo posso testimoniare da dentro. C’è tanta qualità
che fatica ad affermarsi. Ma sono fiducioso che quanto sta succedendo ci
possa davvero portare a una nuova fase».
A Bergamo, dunque a casa sua,
Scelta civica ha preso il 20%. Ora rischia di restare fuori dal Parlamento
europeo. Cosa è successo?
«Io credo che per Scelta civica nel
concetto montiano del termine ci sia
ancora spazio. Siamo quelli del riformismo liberale e radicale. In Italia c’è
bisogno di un partito come il nostro.
Portiamo avanti un dna politico che
Renzi fatica a perseguire per il potere
di ricatto della Cgil, spero che dia un
bello scossone allo status quo, alla
cultura corporativa e al populismo
antieuro e antisistema. Se ci riesce
avremo un Pd davvero socialdemocratico».
Con Monti
Alberto
Bombassei e
Mario Monti
a Roma
lo scorso
17 gennaio,
sul palco per
l’assemblea
nazionale di
Scelta civica
(Blow-up)
Marco Galluzzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Colpito da un aneurisma all’aorta
Pannella operato d’urgenza
È in prognosi riservata
La solidarietà di Napolitano
ROMA — «Ciao Rita, oggi
chiudi tu il partito. Io vado a
casa, mi sento un po’ sfasato». Non erano nemmeno le
nove, lunedì sera quando
Marco Pannella ha lasciato la
sede del suo partito, il partito
Radicale. Non succede, di solito. Di solito è lui, il comandante, che ogni giorno abbandona la nave per ultimo,
subito dopo la segretaria Rita
Bernardini, quando ormai la
sera lascia il posto alla notte.
Ma la sera di Pasquetta
Pannella non ha fatto in tempo a tornare a casa. Una telefonata, laconica: «Rita, sto
male». Non è uno che si lamenta, Pannella. Rita Bernardini non ha esitato. Non
c’era da esitare. E la tappa alla clinica della Mercede è
servita soltanto per una diagnosi veloce: Marco Pannella
aveva bisogno di un’operaz i o n e , u r g e n t e . Av e v a
un’aneurisma all’aorta addominale. C’era soltanto da
sbrigarsi.
La corsa nella notte fa approdare il leader radicale al
Policlinico Gemelli, quello
dove vengono ricoverati i papi. Quello dove opera il chirurgo vascolare Francesco
Snider, compagno di classe
di Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo, ma,
soprattutto, compagno di
classe di Paolo Vigevano, il
fondatore di Radio radicale.
Una ri-protesizzazione
aortica, un by pass femorale:
non è la prima volta che
Marco Pannella finisce sotto
ai ferri per questioni di simi-
Il leader radicale
In politica
Marco Pannella, classe 1930,
nel ‘55 è tra i fondatori del
Partito radicale. Deputato ed
europarlamentare di lungo
corso, con i metodi della
lotta politica nonviolenta,
come lo sciopero della fame
e della sete, è protagonista
di tante battaglie civili:
dal divorzio all’aborto,
dall’eutanasia
all’antiproibizionismo, fino
al sovraffollamento delle
carceri (nella foto LaPresse
al sit-in dello scorso marzo
a Roma per amnistia e indulto)
le importanza. Nel 1998 di
by-pass ne aveva avuti quattro, un’operazione al cuore
dopo una crisi ischemica,
una fragilità vascolare a livello cerebrale e cardiaco.
Una vita spericolata, fatta di
troppe sigarette, e digiuni
che non si contano più.
Una vita che dal 1998 ad
oggi ha continuato ad essere
spericolata. E ora che al traguardo degli 84 anni Marco
Pannella ha subito questa
delicata operazione, il dilemma dei medici del Gemelli rimane: che fare? Di
norma, si attendono 48 ore
per sciogliere la prognosi ma
— secondo fonti mediche —
il quadro clinico lascia ben
sperare. Un paziente «tradi-
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
Le misure La scelta
Alla scrivania Il premier Matteo
Renzi a Palazzo Chigi mentre
firma il decreto: una foto
postata sui vari social network
Pubblici gli atti sulle stragi
«Un dovere verso le vittime»
Renzi firma e twitta la direttiva. Grillo: bluff mediatico
Il provvedimento
I fatti di sangue
Con il decreto firmato ieri, il
governo toglie il riserbo sugli
atti relativi ai fatti di Ustica
(‘80), Peteano (‘72), Italicus
(‘74), Piazza Fontana (‘69),
Piazza della Loggia (‘74),
Gioia Tauro (‘70), stazione
di Bologna (‘80, foto in
basso) e Rapido 904 (‘84)
L’Archivio di Stato
I documenti, dal più antico al
più recente, verranno versati
dalle varie amministrazioni
all’Archivio di Stato
superando l’ostacolo posto
dal limite minimo dei 40
anni previsti dalla legge
ROMA — Firmato e twittato.
«Abbiamo “declassificato” i documenti su alcune delle pagine
più oscure della storia italiana».
Così Matteo Renzi ha annunciato
ieri l’avvio della sua «glasnost»:
una direttiva che toglie il riserbo
sugli atti relativi alle stragi di
Ustica, di Peteano, dell’Italicus, di
Piazza Fontana, di Piazza della
Loggia, di Gioia Tauro, della stazione di Bologna e del Rapido
904.
Non è la chiave di volta per risolvere i misteri d’Italia. Il segreto
di Stato sulle stragi non c’è. E
queste pagine sono già state a disposizione delle procure e delle
commissioni d’inchiesta. Ma fare
in modo che il cittadino possa
avere accesso, in anticipo, a carte
riservate sulla storia delle stragi è
La crisi in Regione
zionale» rimarrebbe ancora
tutta la giornata di oggi in terapia intensiva, poi un paio
di giorni di reparto. Ma lui
rispetterà le indicazioni dei
medici ?
Ad occuparsi della salute
dello storico combattente radicale sono stati in tantissimi
fra gli uomini politici, ma il
presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano ha fatto
di più: ha telefonato ai medici del Policlinico Gemelli e ha
chiesto direttamente informazioni sullo stato di salute
di Pannella. Poi ha contattato
anche Rita Bernardini e le ha
affidato «l’espressione della
sua affettuosa solidarietà all’amico Marco».
Su Twitter è girato
l’hashtag #ForzaMarco, lanciato dalla presidente dei
Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, seguita a ruota da messaggi trasversali di Pier Ferdinando Casini, Maurizio
Gasparri, Debora Serracchiani e il segretario della Lega
Matteo Salvini. Un solo grido: «Forza Marco». Una sola
incitazione: «Non mollare».
Non molla Marco Pannella. Sveglio e senza tubi nel
naso dentro il reparto di terapia intensiva anche se, come
vuole la prassi, la prognosi
per lui rimane riservata.
La prudenza è soprattutto
per un uomo che ha fatto
della battaglia attraverso il
fisico la sua battaglia non
violenta, che è partita negli
anni Settanta per l’affermazione di diritti civili come
aborto e divorzio e approdata al ventunesimo secolo con
un tema ricorrente: la condizione delle carceri. Anche lunedì sera l’appello di Pannella era stato proprio per l’indulto.
Alessandra Arachi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Valle d’Aosta
azzerata
la giunta
Giunta azzerata e crisi politica
più che mai aperta in Valle
d’Aosta. Ieri tutti e otto gli
assessori hanno presentato le
dimissioni: in carica rimane
solo il presidente Augusto
Rollandin. La giornata di ieri
è l’esito di una vicenda
iniziata lo scorso 26 marzo,
quando il Consiglio regionale
ha approvato — con voto
segreto e un franco tiratore —
una risoluzione con cui si
«invita» tutta la giunta alle
dimissioni. Successivamente
la minoranza ha fatto
mancare per due volte in
numero legale in Consiglio
(su 35 seggi, gli autonomisti
dell’Union Valdotaine e i suoi
alleati al governo del
movimento centrista Stella
Alpina ne hanno 18), creando
di fatto una impasse difficile
da sciogliere. In Valle d’Aosta
la legge elettorale prevede che
per sostituire un governo
debba essere presentata una
«mozione di sfiducia
costruttiva», cioè un atto in
cui sono indicati i nomi della
nuova giunta. Oggi le
dimissioni saranno
comunicate e ratificate dal
Consiglio regionale. Da qui in
poi si prospettano diversi
scenari, ma con un orizzonte
temporale ben definito: per
trovare una soluzione ci
saranno 60 giorni di tempo,
oltre i quali il ritorno alle
urne diventerà d’obbligo.
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un’iniziativa di trasparenza, auspicata dal sottosegretario ai Servizi Marco Minniti e dal capo dell’intelligence Giampiero Massolo, capace di suscitare una vasta
eco. Assieme a qualche critica,
prima fra tutte quella di Beppe
Grillo che parla di «bluff mediatico». «Sarà pubblicato solo ciò che
è già pubblico da anni», rimarca,
e paragona Renzi all’ex presidente Usa Ronald Reagan che «pur di
farsi eleggere, promise di rivelare
I tempi
Massolo: l’intelligence
attuerà subito le misure.
Ma per vedere le prime
carte serviranno mesi
la verità sugli Ufo». E il leghista
Roberto Maroni rincara: «Abolisce un segreto di Stato che è già
stato abolito 7 anni fa».
Certo è che quel tweet con la
foto della direttiva appena firmata ha attirato molto l’attenzione
del web e non solo. Ma se lo stesso Renzi sottolinea di «aver preso
atto che non esiste segreto di Stato in materia» di stragi, cosa contengono quelle carte declassificate? Il premier parla di «una mole
enorme di documenti». E ci tiene
a sottolineare che si tratta di un
«atto di dovere nei confronti dei
familiari delle vittime di episodi
che restano una macchia oscura
nella nostra memoria comune».
Ma spiega che è l’avvio di un percorso che renderà «in tempi ragionevoli» conoscibili i docu-
menti che verranno «versati all’Archivio di Stato». In largo anticipo sui tempi previsti,
attualmente 40 anni dalla fine
dell’utilizzo dei documenti, che
può avvenire anche molto tempo
dopo l’evento.
Il direttore del Dis Massolo annuncia che l’«intelligence attuerà
subito la direttiva. Una commissione “ad hoc”, presieduta dal Dis
e formata da rappresentanti delle
due Agenzie, lavorerà con speditezza e massima attenzione al lavoro portato avanti negli anni
dalla nostra intelligence, per darle rapida e concreta applicazione». Ma ci vorranno mesi per cominciare a vedere le prime carte
riversate all’Archivio di Stato dalle varie amministrazioni. Secondo la direttiva, si procederà alla
consegna partendo dai documenti più vecchi a quelli più recenti. Ma il segnale del «cambio
di verso» è stato accolto con soddisfazione dalla presidente della
Camera, Laura Boldrini, come
«importante e positiva decisione». Per la pd Rosa Calipari: «La
trasparenza è un atto dovuto. Anche se questo atto non esaurisce
il buco nero di ombre, reticenze e
depistaggi». D’accordo anche il
pd Felice Casson: «Non ci sarà
nessuna novità. Ma l’intenzione è
positiva perché può portare ad
abbreviare i tempi di desecretazione di atti dei servizi segreti,
che possono riguardare anche
carabinieri o polizia, utili ad accertare fatti del passato». Scettica
Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione familiari delle vittime di Ustica: «È uno slogan vecchio e molto usato». E Giovanna
Maggiani Chelli, delle vittime di
via dei Georgofili: «Ci sono solo
documenti nascosti in qualche
cassetto. E soprattutto ci sono
persone che non vogliono parlare». Paolo Guzzanti (FI) auspica
che vengano desecretati i documenti della commissione Mitrokhin da lui presieduta: «Se tutti
gli italiani potranno leggere il
frutto di 4 anni di lavoro della
commissione dirò: “Bene Renzi”».
Virginia Piccolillo
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12
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Esteri
Strategie In
difficoltà con la
Russia e in Medio
Oriente, gli Usa
guardano all’Asia
La partita d’Oriente
Tappe e obiettivi del viaggio di Obama
Importazioni Usa
Esportazioni Usa
Bilancio commerciale con gli Usa
25 aprile
Pressing sulla Corea del Nord
per il dossier nucleare.
Obama dovrà anche tentare
di stemperare le tensioni
tra i due maggiori alleati Usa
nell'area, Corea del Sud
e Giappone
GIAPPONE
146,4 In miliardi di dollari
70
-76,3
COREA DEL SUD
62,3
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Appena insediato alla Casa Bianca, all’inizio
del 2009, Barack Obama mandò
il suo segretario di Stato, Hillary
Clinton, in missione in Asia e riservò al primo ministro giapponese Taro Aso l’onore della prima visita ufficiale al nuovo presidente Usa. Un’apertura verso
Oriente che fece subito ingelosire l’Europa, abituata alla «special relationship» transatlantica. Ma il nuovo leader, nato alle
Hawaii e cresciuto in Indonesia,
guardava con calore e naturalezza al Pacifico come al luogo
delle sue radici. Attitudini personali, certo, ma il cambio di atteggiamento fu in primo luogo
il frutto dei primi lavori degli
analisti di Obama che denunciavano: «America sbilanciata verso il Medio Oriente e l’Asia Centrale dov’è impegnata quasi tutta la sua forza militare, proprio
mentre nell’Asia Orientale stanno avvenendo i cambiamenti
economici e sociali più rilevanti
della storia dell’umanità».
Da lì la decisione del presidente di cambiare rotta, focalizzando la strategia americana soprattutto sul Pacifico e l’Estremo Oriente. Quattro anni dopo
quella svolta, il nuovo viaggio di
Obama in Asia — il presidente è
partito ieri sera per Tokyo —
serve a ridare vigore a una politica che, abbastanza nitida nella
sua impostazione iniziale, è andata man mano assumendo
connotati sempre più confusi
per diversi fattori concomitanti:
in primo luogo l’esplodere di
crisi in altre aeree del mondo —
dalla guerra civile in Siria all’aggressione russa all’Ucraina —
che ha costretto Obama a rivedere di nuovo le sue priorità; poi
l’estrema complessità del quadro geopolitico e storico dell’Estremo Oriente, che costringe
gli Usa a fare i conti con frizioni
e conflitti nell’area che nascono
dall’espansionismo cinese, dagli imprevedibili comportamenti dell’eccentrico dittatore
della Corea del Nord, ma anche
dal risorgente nazionalismo
giapponese, mentre perfino tra
gli alleati dell’America si sprigionano di continuo scintille.
Benché tutti e due minacciati
dalla Cina, ad esempio, Giappone e Corea del Sud vivono una
stagione di tensioni crescenti.
Il terzo ordine di problemi è
di tipo economico ed ha un no-
Le basi militari Usa
Gli scambi commerciali
41,5
-20,6
2
1
Seul
Oggi e domani
Le idee annunciate...
Il Giappone vorrebbe maggior appoggio Usa
nella disputa con la Cina sulle isole Senkaku
(per i cinesi Diaoyu). Per gli accordi di libero
scambio nel Pacifico (la Trans-Pacific Partnership),
manca l’intesa tra i due Paesi sulle tariffe
di automobili e di prodotti agricoli
❜❜
Il discorso
La nostra nuova
attenzione sulla
regione riflette una
verità fondamentale:
l’America è stata e
sarà sempre una
nazione del Pacifico
GIAPPONE
PPONE
Tokyo
COREA DEL SUD
Abitanti: 127,6 milioni
Soldati Usa: 50.000
Abitanti: 48,6 milioni
Soldati Usa: 28.500
MALAYSIA
25,9
12,9
-13,1
CINA
Okinawa
Abitanti: 1,35 miliardi
Barack Obama, 2011
Isole Senkaku
(in giapponese)
o Diaoyu (in cinese)
FILIPPINE
8,4
9,2
-0,8
CINA
28-29 aprile
122
Isole
Scarborough
440,4
-318,4
26-27 aprile
Prima visita di un presidente Usa
dal 1966. Obama è interessato
a rafforzare i legami con questo
Paese emergente anche per negoziare
la sua adesione alla Trans-Pacific
Partnership. I malesi sono
preoccupati per le esercitazioni
navali cinesi al largo
delle proprie coste
4
Manila
3
... e i risultati sul campo
Lunedì verrà annunciato unn accordo
con le Filippine che darà a navi e aerei
ell'area
Usa il più ampio accesso nell'area
ton ha chiuso
dal 1992, quando Washington
accordo
la sua base a Subic Bay. L’accordo
è destinato a infastidire la Cina,
sputa
in rotta con Manila per la disputa
sulle isole Scarborough
FILIPPINE
Abitanti: 96,5 milioni
Kuala Lumpur
MALAYSIA
Abitanti: 29,5 milioni
Il presidente Usa
Barack Obama
C
CDS
Missione: riconquistare il Pacifico
Obama salda l’alleanza anti-cinese
Financial Times «L’incapacità
dell’amministrazione Obama di
mantenere l’attenzione sull’Asia
è aggravata dalla presenza di
Kerry, ossessionato dalla
questione israelo-palestinese»,
scrive Gideon Rachman
Accordi commerciali e rassicurazioni militari per i Paesi amici
me: Tpp. L’alleanza commerciale transpacifica avrebbe dovuto
funzionare da collante tra gli
Stati Uniti e gli altri alleati asiatici, coinvolgendo anche Canada
e Australia: un’area di libero
scambio pari al 40 per cento del
commercio mondiale capace di
diventare un blocco anche politico, capace di comprimere e
condizionare la stessa Cina. Ma
anche la Trans Pacific Partnership, l’alleanza teoricamente più
facile da condurre in porto, segna il passo: per le difficoltà di
Obama che non ha ottenuto da
un Congresso diviso il «fast
track», la «corsia veloce» per
l’approvazione del trattato commerciale, ma anche perché, no-
L’ultima volta di Bill e Hillary
A Tokyo nel 1996 Hillary in versione first lady stringe la
mano all’imperatore giapponese Akihito durante la visita con
Bill Clinton presidente nell’aprile del 1996. E’ stata l’ultima
visita di Stato di un presidente americano a Tokyo (Ap)
nostante decenni di rapido sviluppo del commercio mondiale,
il protezionismo rimane forte in
molti mercati. A partite proprio
dal Giappone che resiste all’apertura alle carni americane e
protegge ostinatamente i suoi
produttori di riso.
La missione di Obama, che
dopo il Giappone visiterà la Corea del Sud, le Filippine e la Malaysia (tre alleati e un Paese amico ma senza un legame stretto
con gli Usa) serve a rassicurare i
partner, ribadendo l’impegno
degli Usa a difendere gli alleati
da qualunque aggressione, ma
anche a cercare di riavviare il
negoziato commerciale. Il presidente americano, poi, vuole favorire la ricerca di una soluzione
delle dispute territoriali della
Cina coi suoi vicini attraverso
negoziati anziché attraverso pericolose prove di forza. Ma qui
ha le mani parzialmente legate
dalle antiche, profondissime rivalità tra i Paesi dell’area e dalla
diffidenza della Cina che vive la
missione di Obama in Estremo
Oriente come un «grand tour»
40%
del commercio
mondiale: tanto
comprenderebbe
l’alleanza commerciale
trans-pacifica
4
I Paesi che toccherà il
tour in Asia di Barack
Obama: Giappone,
Corea del Sud,
Filippine e Malaysia
del contenimento delle ambizioni della Cina.
Quello di Obama è diventato
un lavoro pressoché impossibile. Se rassicura militarmente gli
alleati provoca reazioni furiose
della Cina come quella sperimentata dal capo del Pentagono, Chuck Hagel, nel suo recente
viaggio a Pechino. Se insiste sui
toni conciliatori alimenta il sospetto dei partner che in caso di
attacco in Asia, l’America potrebbe anche non intervenire in
difesa dei suoi alleati con sufficiente vigore.
L’aggressione russa all’Ucraina accentua i timori: Obama potrebbe essere costretto ad occuparsi soprattutto di Putin anche
durante il suo tour tra le capitali
asiatiche. E qui gli alleati dell’America temono che l’aggressività di Mosca possa spingere
anche Pechino a osare di più nel
conflitto coi suoi vicini, contando sul fatto che Washington farà
di tutto per evitare di essere presa tra due fuochi.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Los Angeles Times
«L’amministrazione Obama è
stata più volte allontanata
dall’Asia da crisi in Ucraina, in
Medio Oriente e interne, con
ansia degli alleati regionali»
Washington Post «Obama ha
fatto progressi nello spostare
priorità e risorse in Asia: ciò
non implica abbandonare
alleati e impegni altrove ma
cogliere opportunità cruciali»
(Tom Donilon, ex consigliere
per la sicurezza nazionale)
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Esteri 13
italia: 51575551575557
Il provvedimento Come i tatari, in 300 potranno riavere i beni confiscati
Putin riabilita (70 anni dopo)
anche gli italiani di Crimea
Mosca riconosce le loro sofferenze sotto Stalin
MOSCA — Deportati da Stalin in Asia centrale, privati di
tutti i loro averi, sballottati da
un Paese all’altro, i pochi sopravvissuti della colonia italiana in Crimea potranno ora
vedersi riconoscere dalla Russia lo status di perseguitati politici. E ottenere almeno un
qualche compenso, per non
parlare della restituzione delle
case perse, ove questo sarà
possibile. Vladimir Putin ha
firmato nei giorni scorsi un
decreto per la riabilitazione
dei tatari di Crimea e di altre
popolazioni che vennero deportate da Stalin durante la Seconda guerra mondiale con
l’accusa di aver collaborato col
nemico. Nel decreto sono citate varie etnie, ma non gli italiani che fanno parte di una
piccola minoranza arrivata sul
Mar Nero in varie ondate, a cominciare dall’epoca di Caterina la Grande.
Il Cremlino ha però confermato ieri al Corriere che anche
i neo-cittadini russi di etnia
italiana potranno beneficiare
delle norme sulla riabilitazione delle vittime delle repressioni staliniane. In particolare,
ci è stato spiegato, si applicherà a loro la legge 1761/1 del 18
ottobre 1991 che prevede misure per le «vittime delle repressioni politiche». Potranno
avere indennizzi specifici e la
restituzione dei beni confisca-
Le tappe
I ritratti Italiani di Crimea fotografati con i ritratti dei loro avi nei
giorni dell’annessione alla Russia (Foto Corriere di Puglia e Lucania)
ti, comprese le case quando
queste non siano state distrutte in guerra o nazionalizzate.
Una buona notizia in un periodo di grande angoscia. Che
viene accolta con grande cautela da coloro che ancora abitano nella penisola appena
passata dall’Ucraina alla Federazione Russa. Fino ad oggi
Kiev non ha mai riconosciuto
la persecuzione di queste popolazioni, compresi i tatari che
sono circa trecentomila. «Spe-
riamo che possa finalmente
venircene qualche cosa di positivo», sospira Galina Scolarino, presidentessa dell’associazione degli italiani di Crimea.
Il grosso della migrazione
avvenne nell’Ottocento, quando molti (soprattutto dalla Puglia) arrivarono qui per coltivare la terra. Erano concentrati
in particolare a Kerch, sullo
stretto che separa il Mar Nero
dal Mare d’Azov. Il punto dove
oggi i russi progettano di co-
Migrazione
Gli italiani, soprattutto
pugliesi, iniziarono ad
arrivare in Crimea
nell’Ottocento per
coltivare la terra
Deportazione
Nel ‘42 Stalin deportò
migliaia di italiani in
Kazakistan: ne
sopravviverà il 20%
Ritorno
Negli anni 50 alcuni
tornarono i Crimea ma
senza riottenere i loro
beni. La comunità ora
è di circa 300 persone
Anche Biden in Ucraina
struire un ponte per collegare
direttamente la Crimea alla regione di Krasnodar. Il 29 gennaio 1942, dopo che i sovietici
avevano riconquistato quella
parte della Crimea, Stalin ordinò la deportazione degli italiani, accusati di aver collaborato
con l’invasore. Migliaia di famiglie furono caricate su navi
e poi su carri bestiame per essere trasportati in Kazakistan.
Quelli che arrivarono vivi finirono nella steppa di Akmolinsk (l’attuale capitale Astana) e
Karaganda. Abbandonati a sé
stessi o inquadrati in squadre
di lavoro forzato.
Dopo la morte del tiranno,
molti poterono tornare in
Crimea, ma non ottennero mai
la restituzione dei loro beni.
Ora Putin, dopo l’annessione
della penisola, tenta di vincere
anche le resistenze esistenti
fra le minoranze, a cominciare
dai tatari che si sono espressi
contro l’annessione. Il decreto
varato mirerebbe, secondo alcune interpretazioni, a riconoscere a questa popolazione il
diritto a mantenere le terre che
hanno occupato illegalmente
dopo il ritorno. Per rendere il
provvedimento più generale,
Putin ha deciso di citare esplicitamente alcune delle altre
popolazioni vittime delle persecuzioni in quest’area: armeni, bulgari, greci e tedeschi.
Ora sappiamo che anche gli
italiani (sarebbero meno di
300) potranno vedere riconosciute ufficialmente le loro
sofferenze. Rimane aperta la
questione di riottenere la cittadinanza italiana. Ma questa
è un’altra storia.
Fabrizio Dragosei
@Drag6
Kiev: nuove azioni antiterrorismo
KIEV — Il presidente ucraino Oleksandr Turchynov ieri ha
annunciato la ripresa delle «operazioni antiterrorismo»
nell’Est del Paese in mano ai filorussi, dopo la scoperta di due
cadaveri con segni di tortura a Sloviansk. «I terroristi che
tengono l’area di Donetsk in ostaggio hanno passato il segno»,
ha detto. Poco prima si era incontrato con il vicepresidente Usa
John Biden (a sin. nella foto Epa),che al termine del colloquio
si è appellato a Mosca perché «agisca per mettere fine alla
crisi». Ma Vladimir Putin non pare voler cedere e aumenta la
repressione anche in patria. Ieri il noto blogger oppositore
Alexei Navalny è stato condannato a una multa per calunnia,
un verdetto che potrebbe preludere a un suo ritorno in carcere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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14 Esteri
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
L’affaire La première dame mancata parla per la prima volta del presunto stupro a New York: «Accuse infondate»
La verità dell’ex moglie su Strauss-Kahn
«Non sapevo delle sue infedeltà»
Anne Sinclair: «Era un seduttore, c’erano voci. Ma mi fidavo di lui»
Lo scandalo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Per oltre vent’anni
Anne Sinclair è stata la moglie di
Dominique Strauss-Kahn. Nipote del più grande mercante
d’arte del XX secolo Paul Rosenberg, famosa giornalista televisiva negli anni Ottanta, oggi direttrice del Huffington Post
francese, Anne Sinclair è diventata celebre nel mondo come la
donna che sosteneva con coraggio il marito nel momento della
L’inizio
Il 14 maggio 2011
Dominique Strauss-Kahn
è arrestato a New York
con l’accusa di tentata
violenza ai danni di una
cameriera dell'hotel
Sofitel dove alloggiava
(foto). Quattro giorni
dopo si dimette da
direttore del Fmi e dopo
due gli sono concessi gli
arresti domiciliari con una
cauzione di 6 milioni
La conclusione
Incongruenze nella
deposizione della donna
portano alla chiusura del
caso nell’agosto 2011 ma
la candidatura alle
presidenziali di Dsk per i
socialisti è comunque
bruciata. Anche la causa
civile con la cameriera si
chiude a fine 2012 con
un indennizzo
Malignità
«Le chiacchiere sono
fatte per distruggere,
per uccidere e rovinare.
Ho scelto di ignorarle»
sua discesa agli inferi, la compagna fedele che rimase al fianco
dell’allora direttore del Fondo
monetario internazionale, trascinato in manette davanti al
giudice con l’accusa di avere
violentato la cameriera Nafissatou Diallo al Sofitel di New York,
il 14 maggio 2011.
Sinclair, oggi 65enne, non
aveva mai parlato dei giorni che
sconvolsero le loro vite e la politica francese. Lo ha fatto per la
prima volta ieri sera, in un’intervista rilasciata all’amico giornalista Laurent Delahousse e trasmessa dal canale pubblico
francese France 2. «Quando ho
sposato Dominique sapevo che
era un seduttore — ha detto —.
Questo sì, lo sapevo. E poi, naturalmente, nella vita pubblica ci
sono le voci. Ma le voci sono fatte per distruggere, per uccidere,
per rovinare, dunque ho scelto
di ignorarle».
Dominique Strauss-Kahn era
destinato, secondo i sondaggi, a
stravincere le primarie socialiste e a diventare presidente della
Repubblica, nelle elezioni della
primavera 2012. Anne Sinclair
sarebbe stata première dame.
Pochi minuti di follia hanno travolto quello scenario, spinto
inaspettatamente all’Eliseo
François Hollande e Valérie
Trierweiler, e rivelato una vita
intera di avances pesanti, accuse di molestie, orge con prostitute, scelte sessuali che poi
«DSK» ha rivendicato come legittimo libertinaggio anche davanti ai magistrati francesi, ma
che gli sono costate un processo
ancora in corso (quello dell’Hotel Carlton di Lille), la fine della
carriera politica e del matrimonio. L’anno scorso, dopo il divorzio, Anne Sinclair ha cominciato una nuova relazione con lo
storico Pierre Nora.
Anne Sinclair e Dominique
Strauss-Kahn si sono incontrati
per la prima volta nell’ottobre
1988, quando lei all’apice del
successo, giornalista tv seguita
regolarmente da 10 milioni di
francesi, invitò nella trasmissio-
ne «Questions à domicile» quell’ancora oscuro presidente della
commissione Finanze per dibattere con Alain Juppé. «DSK» fu
formidabile per disinvoltura e
intelligenza, Sinclair rimase affascinata e i due, entrambi già
sposati con figli, cominciarono
a frequentarsi. Nel 1991 il matrimonio. Vent’anni dopo, il disastro del Sofitel. Come ha potuto
ignorare le infedeltà del marito?
«Qualche volta ho avuto dei
dubbi. Spesso ho finito per chiedergli se le cose che si dicevano i
erano vere o no. Lui sapeva
smentire, e rassicurarmi. Che ci
crediate o no, io non sapevo».
La sera del 14 maggio, Anne
Sinclair a Parigi va alla festa di
compleanno del cantante Patrick Bruel. Gli invitati le parlano
della imminente candidatura
del marito alle presidenziali, lei
non si tira indietro e dice che se
diventerà première dame cercherà di fare qualcosa per migliorare le condizioni nelle carceri. Prima di mezzanotte torna
a casa, la mattina seguente
aspetta il ritorno di Dominique.
Nel cuore della notte, invece, la
telefonata da New York dell’avvocato William Taylor: suo marito si trova agli arresti in un
commissariato di Harlem.
«È stato uno scandalo monumentale, gigantesco. Me ne sono resa conto subito — dice Anne Sinclair —. Ogni tanto mi dico ho davvero vissuto quella
storia, o è stato solo un incubo?
Ho visto mio marito con i ceppi
ai piedi in prigione. Tutto è stato
violento». Le accuse di stupro
erano lontane anni luce dall’immagine che aveva di suo marito?
«Sì. Non ho mai creduto che fossero fondate. E non lo credo neanche ora».
I Protocolli
I «Protocolli dei Savi di
Sion» sono un falso storico prodotto dall’Okhrana, la polizia segreta dello zar, agli inizi del ’900.
Da allora sono alla base
del mito che vuole gli
ebrei «complottare per
dominare il mondo»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Perché faticare per trovare la propria strada nel mondo, per
capirlo o magari provare a cambiarlo
se non ci piace? Più rassicurante e comodo pensare che la partita è truccata, che «loro», coloro che detengono
davvero il potere dietro la farsa della
democrazia, nascondono la verità. C’è
un po’ di questo atteggiamento nelle
ricorrenti affermazioni elettorali del
Front National contro «il partito unico Umps» (unione dei due avversari
Ump e Ps), e anche nel notevole successo delle teorie di complotto nelle
scuole di Francia.
Un anno fa, uno studio del think
tank britannico Counterpoint suggeriva che la metà dei francesi crede alle
idee di cospirazione. Oggi Le Monde
ha compiuto un viaggio nella scuola
della République, e lo ha significativamente intitolato «Maturità, indirizzo complotto»: se i politici tradizionali perdono prestigio e credibilità, lo
stesso accade a insegnanti e media. La
Storia, in quanto «ufficiale», non può
dire la verità. Giornali e tv, in quanto
espressione del «sistema», non sono
mai attendibili. E quindi tanti ragazzi
francesi che presto passeranno il Bac,
esame simile alla Maturità italiana,
preferiscono pensare che il mondo è
stato, è e sarà retto dagli Illuminati.
Ripescati da Dan Brown, immessi
nella cultura popolare dal «Codice da
Vinci», gli Illuminati sarebbero gli
adepti di una società segreta fondata
in Baviera nel Settecento con lo scopo
di affidare il mondo al governo occulto di una élite di plutocrati senza patria. Nella declinazione oggi in voga
nei movimenti populisti europei e secondo l’inchiesta di Le Monde nelle
di FABIO CAVALERA
E
pensare che Jim Messina e
David Axelrod hanno
lavorato entrambi per il
democratico Obama, portandolo
per due volte alla Casa Bianca
grazie alle loro aggressive
strategie di marketing elettorale.
Architetti di immagine, di stile e
di linguaggio, artisti della
comunicazione politica.
Illusionisti capaci di vendere ciò
che non c’è e di nascondere ciò
che c’è, abilissimi creatori di
carriere e di leader, ispiratori e
suggeritori di presidenti.
E’ arrivato il momento del
divorzio. Chi l’avrebbe mai
pensato? Tutta colpa di David
Cameron e di Ed Miliband, di
conservatori e laburisti
britannici, se i due registi del
consenso obamiano, con i
rispettivi armamenti di
manipolazione, si ritrovano
adesso su barricate opposte: le
elezioni del 2015 nel Regno Unito
che indicheranno il nuovo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Insieme Axelrod e Messina
L’Aids è artificiale
L’Aids non sarebbe una
malattia «naturale» ma
un virus artificiale creato in laboratorio in funzione anti-gay. Da chi?
Dagli scienziati dell’esercito statunitense,
da ricercatori russi o
anche dalla Cia
Gli uomini lucertola
Dodici milioni di americani sono convinti che
la Terra sia stata invasa da una razza aliena,
specie di lucertoloni
capaci di celarsi dietro
fattezze umane. I leader sarebbero George
Bush Jr e i reali inglesi
L’11 Settembre
Una delle ultime teorie
a «invadere» Internet
è quella che sostiene
come l’attentato alle
Torri Gemelle sia stato
ordito dagli stessi
americani con la complicità «degli ebrei» per
«danneggiare l’Islam»
Gli Illuminati che hanno conquistato i licei francesi
Sempre più studenti credono che esista
un’élite segreta che domina il mondo
Il «divorzio»
degli obamiani:
ora al servizio
di Tory e laburisti
Stefano Montefiori
New York Anne Sinclair e Dominique Strauss-Kahn nel giugno 2011
Teorie del complotto La denuncia di «Le Monde», le difficoltà degli insegnanti. Dalla Le Pen a Rihanna, tutto finisce nel filone cospirazionista
Gli Illuminati
Gli Illuminati (presunta
setta nata nel XVIII secolo in Baviera) sarebbero dietro il complotto per un Nuovo ordine
da raggiungere attraverso i leader mondiali
attuali e il «controllo
della mente»
✒
scuole francesi, gli Illuminati sono indistintamente quelli che si ritrovano a
Bilderberg, che mettono in scena
l’inesistente conquista della Luna o
organizzano l’11 settembre; sono
quelli che in passato hanno lucrato
sulla tratta degli schiavi e adesso tengono nascosta la cura del cancro,
quelli che piazzano microchip sottopelle o fanno sparire il volo MH370
delle Malaysian Airlines.
Nel 2002 Thierry Meyssan — un
francese — ha scritto «L’incredibile
menzogna-Nessun aereo è caduto sul
Pentagono» (edito in Italia da Fan-
dango), bestseller mondiale e pietra
miliare della letteratura cospirazionista. Oggi i suoi connazionali, amici ed
eredi spirituali, sono il comico antisemita Dieudonné e il suo ideologo
Alain Soral, fondatore del movimento
«Égalité & Réconciliation» che predica la riconciliazione tra le frange a suo
dire ugualmente sfruttate della popolazione, francesi cattolici e musulmani uniti contro i miliardari ebrei e i
burocrati di Bruxelles.
Tanti ragazzi non conoscono questi
deliri. Si accontentano di guardare i
video di Katy Perry o Rihanna alla ri-
A Londra
«Manifesti
razzisti»
E’ polemica
LONDRA — Una nuova
campagna pubblicitaria
dello Ukip, il partito
britannico antieuropeo
guidato da Nigel Farage,
è accusata di razzismo. I
manifesti per le elezioni
europee del 22 maggio
lanciano messaggi
contro la Ue («Chi
gestisce davvero questo
Paese?») e gli immigrati
affermando che rubano
il lavoro ai britannici.
cerca di riferimenti subliminali agli Illuminati, dove la «umbrella» della
canzone è la cupola segreta che governa il mondo, o comprano le magliette
del marchio Ünkut fondato dal rapper
francese Booba che strizza l’occhio alla subcultura cospirazionista.
Benedicte G., professoressa di francese, storia e geografia in un liceo
professionale di Nanterre, racconta: «I
miei allievi mi hanno chiamato più di
una volta Illuminati, l’ultima perché
avevo una collana con un triangolo, è
grottesco». Al di là del folklore, «molti
sentono di essere presi in trappola da
un sapere che l’élite vorrebbe imporre
loro e noi, in quanto insegnanti e detentori di autorità, siamo i rappresentanti di questa élite (..). Credere che i
media, i politici, i loro professori
mentano, li deresponsabilizza. Se ne
infischiano del loro avvenire, perché
tanto secondo loro tutti dicono menzogne».
Non sarà la prima volta che degli
adolescenti coltivano quel dolce nichilismo che porta a sentirsi soli contro il mondo ostile. La novità forse sta
nel fatto che oggi questi sentimenti
sono poi coltivati e canalizzati da partiti politici che fanno dall’avversione
generica alle élite e al sistema la loro
ragion d’essere. Altro che il rock e i
presunti messaggi satanici di un tempo: la contro-cultura oggi comincia
con gli Illuminati sui banchi di scuola,
e finisce nei Parlamenti.
S. Mont.
@Stef_Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
inquilino di Downing Street (le
europee sono un test,
importante ma non decisivo,
una tappa di avvicinamento al
sprint finale).
David Cameron arruola il
democratico Jim Messina,
quarantacinquenne del
Colorado, il quale si è già
dimenticato di essere
democratico e giura: «Ho
sempre ammirato il premier
tory». Doppio «tradimento»:
quello di Cameron che si mette
nelle mani di uno spin doctor
democratico e non repubblicano.
E quello di Jim Messina che salta
il fossato per illuminare il
conservatore Cameron. Ma si sa:
ciò che conta non sono il colore e
la casacca del padrone,
piuttosto come farlo vincere
visto che è parecchio giù nei
sondaggi.
Ed Miliband non può essere da
meno. I laburisti, nelle
rilevazioni, sono davanti ma il
giovane Ed non è che sfondi. E
allora si affida a «The Axe», il
picconatore David Axelrod,
cinquantanovenne newyorkese
che promette: «Miliband
dispensa passione ed è ciò che fa
la differenza».
Situazione paradossale.
Conservatori e laburisti si
consegnano agli americani, agli
uomini di Obama, maestri di
pragmatismo e di colpi bassi
nelle campagne elettorali. E non
è da meno il liberaldemocratico
Nick Clegg che rischia grosso e
convoca al suo capezzale un
«prestigiatore famoso», Ryan
Coetzee, quarantenne
sudafricano, il terzo incomodo
fra Jim Messina e David
Axelrod. I partiti britannici
appaltano all’estero le loro
strategie. Globalizzazione del
mercato politico, si dirà. Certo.
Ma è anche il sintomo di una
malattia: in casa mancano idee
forti. Non resta che aprire le
porte ai maghi del consenso
americani e sudafricani.
@fcavalera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Nigeria
Esteri 15
italia: 51575551575557
Andavano a scuola nonostante i divieti imposti dai Boko Haram: svanite nelle foreste controllate dai miliziani. L’esercito diffonde false notizie, ma non le cerca
Lago Ciad
Stato di Borno
Duecento familiari armati di archi,
frecce e disperazione hanno vagato per
ore nella foresta di Sambisa. «Abbiamo
camminato per 25 chilometri senza vedere il cielo, un pastore ci ha detto che
eravamo sulla strada giusta ma che era
pericoloso andare avanti. La foresta è
troppo grande, troppo fitta: alla fine
siamo tornati indietro. E i soldati, i soldati dov’erano?». Così un padre, Mallam Amos Chiroma, ha parlato al governatore Kashim Shettima che l’altro
giorno è andato a Chibok, cittadina a
maggioranza cristiana nello Stato nigeriano di Borno, per vedere quel che resta della scuola femminile razziata dagli estremisti islamici di Boko Haram.
A una settimana dal sequestro di
massa forse più incredibile della storia, le autorità litigano ancora sul numero degli ostaggi. I genitori hanno
stilato la lista delle studentesse scomparse dal collegio la notte degli esami:
ne mancano all’appello 234 dai 15 ai 18
anni, mentre 45 sono riuscite a fuggire. Spezzoni di racconti sulla stampa
nigeriana: alcune si sono salvate saltando dai camion. Altre hanno chiesto
di andare in bagno e si sono dileguate
nella boscaglia. Alcune, una volta raggiunto il campo di prigionia, hanno ricevuto l’ordine di raccogliere fogliame
per pulire i piatti e ne hanno approfittato per tentare la fuga. Sono così tante
che i rapitori si possono permettere di
perderne qualcuna o di giocare con la
loro vita. Liatu, 23 anni, cristiana, ha
raccontato alla Bbc di come è scappata
un paio di mesi fa da un campo nella
foresta. Un altro sequestro, lo stesso
copione: «Gli uomini di Boko Haram
hanno sgozzato 50 prigionieri. Mi hanno risparmiato. Un miliziano ha detto
che gli piacevo e che dovevo convertirmi all’Islam per sposarlo. Il giorno dopo un altro ha detto a me e ad altre sei
compagne che si muore una volta sola,
e che se volevamo potevamo provare a
scappare. Ci ha indicato una vecchia
Volkswagen. Ci siamo buttate dentro,
Qui il 14 aprile
sono state rapite
234 studentesse
Maiduguri
C I A D
Chibok
Abuja
N I G E R I A
Lagos
Golfo
di Guinea
Port
Harcourt
C A M E R U N
D’ARCO
A scuola
Un edificio
scolastico distrutto a Maiduguri (Afp).
A destra: la
scuola dove
sono state rapite le ragazze
Le 234 ragazze rapite prima degli esami
Prelevate di notte dai jihadisti,
di loro si è persa ogni traccia
«Ora sono schiave del sesso»
loro ci hanno inseguito in moto sparandoci addosso. Dopo una corsa pazzesca siamo arrivate sullo stradone, in
salvo: solo allora ho capito che le 3 ragazze sui sedili posteriori erano tutte
morte».
Anche le studentesse scampate al
sequestro di Chibok «ce l’hanno fatta
da sole, nessuna è stata liberata dall’esercito» va ripetendo la preside Asabe Kwambura, che accusa i militari di
aver mentito. La settimana scorsa nella
capitale Abuja un generale portavoce
dell’esercito aveva dichiarato chiusa la
vicenda: «Quasi tutte libere, con i rapitori ne restano solo otto». La rabbia dei
genitori: «Mentono sulla pelle delle
nostre figlie, non c’è insulto peggiore». Nei giorni seguenti la Difesa ha
dovuto rettificare. Il governatore Shettima ha protestato per la poca sicurezza nelle regioni nord-orientali, per
quelle ragazze destinate a diventare
«schiave sessuali, cuoche e sguattere
dei ragazzi di Boko Haram». Il presidente della Nigeria Goodluck Jonathan
ha minacciato il governatore: «E se ritirassimo tutti i soldati?». Il capo di Boko
Haram, Abubakar Shekau, in un nuovo
video ha deriso il presidente Buonafortuna: «Troppo piccolo per noi».
Ci vuole un secondo con Google
Earth per planare su Chibok (o Chibuk). Un posto fuori dal mondo: Borno
è uno dei 3 Stati dove da un anno c’è lo
stato d’emergenza. Comunicazioni cellulari bloccate, collegamenti ridotti,
strade insicure. Nella foresta di Sambisa e tra le montagne lungo il confine ci
sono le roccaforti dei ribelli. In quella
zona è probabile che siano tenuti prigionieri anche i missionari italiani rapiti nel vicino Camerun alcune settimane fa. A fine marzo in un’operazione
delle forze speciali sostenute dai caccia
dell’aviazione sarebbero morti 2mila
miliziani. Ma chi ci crede alle notizie
ufficiali? Di certo Boko Haram ha attac-
La parola
Boko Haram
‘‘
Il termine popolare con cui
è chiamata la
«Congregazione della gente
della tradizione e della jihad»,
fondata in Nigeria nel 2002 da
Mohammed Yusef, significa
«l’educazione occidentale è
peccato». Boko in lingua Hausa
vuol dire più precisamente
alfabeto latino (dall’inglese
book, libro), haram in arabo
significa peccato. Il gruppo
estremista islamico è infatti
ferocemente contrario a ogni
«contaminazione occidentale»
cato indisturbato Chibok con diversi
veicoli e una quarantina di moto, dalle
9 di sera alle 3 del mattino. Kalashnikov e divise militari. Nella scuola
pubblica (makarantun boko, in lingua
hausa) le studentesse erano tornate
per gli esami di fine anno. I miliziani di
Boko Haram («vietata l’educazione occidentale») hanno svegliato le ragazze
nei dormitori fingendosi soldati: «La
scuola è sotto attacco, vi portiamo in
salvo». E invece sono cadute in trappola. Secondo l’Onu la Nigeria è in coda
alle classifiche mondiali di scolarità:
10 milioni di minori non vanno a
scuola come dovrebbero. Quanti tra
quei genitori armati di archi e frecce
nella foresta di Sambisa avranno rimpianto di non avere figlie analfabete.
Michele Farina
@mfarina9
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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16
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cronache
Il caso Cortei e raccolte
di firme in coincidenza
con le celebrazioni
religiose dei sikh, la
comunità più numerosa
C’è un tam tam che nei giorni
scorsi è riecheggiato per tutta
l’Italia, ovunque sia presente
una comunità di immigrati indiani. Dal Veneto a Milano, all’Emilia e giù fino a Latina gli
uomini col turbante abituati a
pregare Shiva e Visnù hanno
fatto sentire la loro voce per
chiedere al paese d’origine la liberazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due
marò trattenuti in India dal febbraio 2012. Un gesto eclatante e
non scontato, visto che la vicenda dei due marò in India è
oggetto di un virulento scontro
politico oltre che fonte di attriti
diplomatici tra Roma e Nuova
Delhi.
E loro, gli immigrati divenuti
braccianti, addetti alla cura del
bestiame nella stalle della Pianura padana, domestici delle
belle case di città hanno messo
la loro faccia per protestare
contro la madrepatria. Sorprende l’uscita allo scoperto da parte
delle comunità indiane, sorprendono le dimensioni che la
campagna ha assunto, andando
in crescendo con il classico effetto valanga.
I primi echi risalgono alla fine di marzo quando a Milano
viene organizzata una manifestazione pubblica a sostengo di
Latorre e Girone: c’è una raccolta di firme, un presidio di piazza
Fontana quando a sorpresa
compare una folta delegazione
(circa 300 persone) degli indiani residenti a Milano. Portano
una lettera indirizzata al sindaco Giuliano Pisapia con in calce
5 mila firme di loro connazionali residenti in città in cui si
chiede il rilascio dei militari ita-
Vicenza
Serenissimi,
il leader
rifiuta
la libertà
Solidali
Il corteo dei
sikh della
provincia di
Cremona con
le foto dei
marò prigionieri a Nuova
Delhi (foto
Rastelli)
Gli indiani d’Italia scendono in piazza
per chiedere la liberazione dei marò
Manifestazioni in Lombardia, Veneto e Lazio: «Usati a fini politici»
L’attesa
Massimiliano Latorre (a destra) e Salvatore Girone
sono trattenuti in India con l’accusa di aver ucciso due
pescatori il 15 febbraio 2012 al largo del Kerala. Il 28
marzo la Corte Suprema indiana ha ammesso il loro
ricorso contro la competenza dell’India sulla vicenda
liani. Negli stessi giorni in provincia di Verona centinaia di fedeli sikh che lavorano nelle
campagne della zona si uniscono a una manifestazione a favore dei marò. «Il governo indiano
faccia chiarezza sulla vicenda»
chiedono come un sol uomo.
È solo l’inizio. A metà aprile,
in coincidenza con una serie di
festività religiose indiane, le
iniziative si moltiplicano e crescono di dimensione. A Pessina
Cremonese, dove sorge il più
grande tempio sikh d’Europa,
gli immigrati indiani organizzano una petizione rivolta al governo del loro Paese sempre per
ottenere il ritorno a casa dei
marò; la sottoscrizione sfonda
in breve quota 10 mila adesioni
e la foto di Girone e Latorre viene portata in processione assieme alle statue delle divinità in-
diane. L’apoteosi arriva sabato
scorso, quando a scendere in
piazza è la comunità di Brescia,
una delle più numerose di tutta
Italia. I sari dorati delle donne, i
turbanti degli uomini, i petali
lanciati dal cielo con un elicottero formano un serpentone
immenso e coloratissimo di
ben 20 mila persone che sfilano
dietro uno striscione con la
scritta «I marò subito a casa».
«Riteniamo che il trattamento riservato a due soldati sia ingiusto — dichiara Kolovinder
Il portavoce
«Gli estremisti indù
stanno sfruttando la
vicenda. Noi siamo sikh,
diversi da loro»
Singh, portavoce degli indiani
di Brescia — indipendentemente dalla loro nazionalità. Se
hanno commesso dei reati siano processati, ma non in quel
modo e soprattutto senza tenerli separati dalle loro famiglie».
Facciamo notare a Singh che
a Nuova Delhi le autorità la pensano diversamente e che anzi
c’è chi ritiene sia stato usato un
trattamento di favore per due
accusati di duplice omicidio...
«Laggiù c’è di mezzo la politica,
la vicenda dei marò viene usata
per scopi propagandistici specialmente dagli estremisti indù.
Ma noi siamo sikh e l’85% dei
morti per l’indipendenza indiana erano nostri fratelli».
Claudio Del Frate
@cdelfrate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’emergenza Il ministero dell’Interno conferma che l’operazione «Mare Nostrum» proseguirà, ma cambieranno le regole
Il Viminale: 50 migranti in più per ogni provincia
Il timore di dover fronteggiare 100 mila arrivi
Già impegnati tutti i soldi messi a disposizione
ROMA — Reperimento di
cinquanta nuovi posti in ogni
provincia per fare fronte a
possibili emergenze legate
agli sbarchi di migranti, allestimento di nuove commissioni per la valutazione delle
domande di asilo in modo da
dimezzare i tempi di risposta.
Si muove su un doppio binario l’azione del Viminale in
materia di immigrazione. E i
tecnici fanno i conti in vista
del consiglio dei ministri che
dovrà decidere se e come portare avanti l’operazione «Mare Nostrum» che prevede un
impiego straordinario di uomini e mezzi per il soccorso in
mare. Monta il dibattito politico, ma monta soprattutto la
preoccupazione per una possibile ondata di profughi nelle
prossime settimane, quando
le condizioni di bel tempo faranno presumibilmente intensificare l’attività degli scafisti e quindi le partenze dal
Nord Africa e in particolare
dalle coste della Libia.
Nessuno si sbilancia ufficialmente, ma le stime dicono
che si potrebbe dover fronteggiare 100 mila arrivi, tenendo conto che in questi
primi quattro mesi del 2014
1.161
I migranti sbarcati nella
sola giornata del 21
aprile, uno dei
contingenti più elevati
dall’inizio dell’anno. In
totale sono 22.050 gli
stranieri approdati sulle
coste italiane dall’inizio
del 2014
siamo già ben oltre i 20 mila,
vale a dire più della metà di
quanti erano giunti in tutto il
2013. Il calcolo è presto fatto:
fino a ieri erano sbarcate
22.050 persone, lo stesso
giorno di un anno fa erano
appena 3.223. E dunque, come ha sottolineato il sottosegretario all’Interno Domenico
Manzione nell’ultima conferenza Stato-Regioni, «è necessario che ognuno faccia la
propria parte, mettendo a disposizione nuove strutture
per l’accoglienza».
La direttiva inviata ai prefetti dal ministro Angelino Alfano qualche giorno fa impone di mettere a disposizione i
posti aggiuntivi indicando
tempi e modi del reperimento
degli alloggi e soprattutto le
organizzazioni alle quali si
pensa di affidarsi. E di predisporre nuove procedure per
l’esame delle domande di asilo visto che, come ha spiegato
il ministro al Parlamento la
scorsa settimana, «nel 2013
sono arrivate 27 mila istanze e
nel primo trimestre di quest’anno sono già 13 mila, con
un incremento del 140 per
cento». Ma bisogna anche reperire nuove risorse visto che
i 140 milioni di euro già
sbloccati dal ministero del Tesoro sono stati impegnati e
per la gestione dei migranti si
spendono 35 euro al giorno
per straniero, ai quali si devono aggiungere i costi per il
personale amministrativo e
della polizia. E poi c’è la missione «Mare Nostrum» con 9
milioni di euro al mese che
sono praticamente finiti.
«Indietro al momento non
5.033
Gli stranieri arrivati in
Italia dall’inizio
dell’anno che hanno
dichiarato di essere
eritrei. Si tratta della
nazionalità più diffusa
tra quanti sono riusciti a
compiere la traversata
35
La spesa, in euro, che lo
Stato italiano sostiene
ogni giorno per ogni
migrante sbarcato. Ad
essa vanno aggiunti i
costi per il personale di
polizia e per i mezzi
impegnati nei controlli
Courmayeur
Al via i lavori
del muro
anti frana
La frana che minaccia La
Palud (evacuata) di
Courmayeur è parte
di un fronte meno
instabile di quasi 9
milioni di metri cubi,
dice il capo della
Protezione civile Franco
Gabrielli in visita in Val
d’Aosta (foto). Al via i
lavori del vallo di
protezione.
si torna — avverte il viceministro all’Interno Filippo
Bubbico — ma è chiaro che si
tratta di un’operazione a tempo e una decisione potrà essere presa in accordo con l’Europa quando l’Italia assumerà
la presidenza Ue». La linea è la
stessa del titolare del Viminale Alfano, ma non è escluso
che il dispositivo possa essere
modificato anche prima.
Ieri il presidente della commissione Affari esteri del Senato Pierferdinando Casini e
quello della Difesa Nicola Latorre hanno deciso di chiedere agli uffici di presidenza e
quindi al presidente Pietro
Grasso l’avvio di un’indagine
conoscitiva sull’intervento
che viene svolto nel Mediterraneo con l’impiego di navi e
aerei dedicati esclusivamente
al pattugliamento del mare e
al soccorso dei migranti. Servirà a stabilire l’adeguatezza
del dispositivo e soprattutto a
valutare se sia necessario rivedere le procedure e le regole di ingaggio per evitare —
come sta accadendo in alcuni
casi — di rincorrere i falsi allarmi degli scafisti che spesso
costringono le navi ad oltrepassare le acque internazionali per andare a prendere i
barconi pieni di gente.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Niente, non vuole uscire dal
carcere. Nonostante le porte
siano per lui praticamente
aperte, nel senso che dopo la
liberazione dei colleghi
«patrioti» basterebbero un
paio di carte bollate e sarebbe
fuori anche lui, e nonostante
il suo avvocato cerchi di
convincerlo «perché non è
possibile che in questa
situazione mi resti dentro il
cliente», ebbene nonostante
tutto il leader dei Serenissimi
Luigi Faccia ha detto no:
«Voglio che sia lo Stato italiano
a liberarmi riconoscendo
l’illegittima detenzione».
Caso raro nella storia della
Repubblica italiana di
detenuto che rinuncia alla
libertà, Faccia attende dunque
nella cella peraltro di
isolamento del penitenziario
di Vicenza qualcosa che
difficilmente arriverà: un mea
culpa di Roma, il nemico
giurato. Un po’ visionario, un
po’ idealista, un po’ aspirante
eroe «e un pocheto anca
fulminà» dicono i veneti più
pratici. Il sessantenne
padovano di Conselve era
stato arrestato lo scorso 2
aprile per associazione
eversiva con finalità di
terrorismo e per la
fabbricazione della «ruspaarmata» con la quale gli
indipendentisti avrebbero
dovuto fare la rivoluzione
(la procura di Brescia aveva
chiesto la custodia cautelare
per 24, alcuni visitati ieri in
carcere a Verona da Matteo
Salvini). Accusa cancellata
venerdì scorso dal Riesame di
Brescia che ha scarcerato chi
l’aveva chiesto. Non lui, che ha
pensato ora di scrivere una
lettera all’International
Committee of the Red cross,
Ginevra, e alla Croce rossa
regionale di Jesolo. «Affinché
vogliate visitare il prigioniero
di guerra Luigi Faccia,
servitore della Veneta
Serenissima Repubblica,
detenuto in sfregio alle norme
di diritto internazionale e dei
principi di
autodeterminazione dei
popoli.... Chiede altresì di
monitorare la situazione
nell’area veneta temendo che
la repressione in atto possa
provocare gravi conseguenze».
L’avvocato Alessandro
Zagonel, suo difensore: «Mi
trovo in difficoltà perché io ho
il dovere di chiedere la
liberazione ma non posso
imporgliela. Non mi resta che
prendere tempo, aspettando le
decisioni del tribunale veneto
dichiarato ora competente».
Faccia: «L’Italia diga: go
sbaglià». E da Roma replicano:
«StaiSerenissimoLuigi».
Andrea Pasqualetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Cronache 17
italia: 51575551575557
Como Riconosciuto un danno di cinquantamila euro
Come funziona il test
Il padre trovato e perso 1
per uno sbaglio
dell’esame sul Dna
Si preleva
un campione
organico
(sangue, urina,
capelli oppure
saliva)
del presunto
padre
e del figlio
2
Il campione
ottenuto viene
introdotto in una
«fotocopiatrice
molecolare»
che riproduce
in milioni di copie
la regione di Dna
da analizzare
PADRE
3
I frammenti
di Dna amplificati
vengono separati
per dimensione;
il risultato
che si ottiene
assomiglia
a un codice
a barre
4
I profili vengono Il profilo è uguale
confrontati
per verificare
la presenza,
nel «corredo»
del figlio, delle
caratteristiche
genetiche del
padre putativo
Dna del campione
In tribunale
ESTRANEO
Il profilo del Dna
risulta diverso in alcuni
o molti particolari
L’ospedale dovrà risarcire il ragazzo
COMO — Quanto vale un padre? Cinquantamila euro. Stefano oggi ha 14 anni e i ricordi di
quei suoi primi tre anni di vita,
quando accanto alla mamma
c’era sempre anche quello che
per tutti era il padre, sono confusi. La donna all’epoca in cui
rimase incinta non aveva una
relazione stabile e, una volta
dato alla luce il bambino, era
stato il test del Dna ad accertare
che al 99,9% quello era il papà.
Lui aveva accettato la situazione e, pur non convivendo
con la donna, trascorreva molto
tempo con il figlio. Poi, di colpo, nel 2003 tutto si era spezzato e il padre era sparito. Un nuovo test del Dna aveva accertato
che il primo era sbagliato e, nonostante il legame che si era
600
99,9
Euro È il costo medio di un
esame del Dna secondo le
tariffe delle agenzie private
specializzate, negli Stati Uniti
varia tra i 500 e i 700 dollari
Per cento L’affidabilità di un
test del Dna. Negli ultimi anni
le tecniche si sono evolute
e il margine di errore è ormai
vicino allo zero
Salerno La procura apre un’inchiesta
Una donna di 48 anni
partorisce due gemelli
con il cesareo e muore
NAPOLI — La Procura della
Repubblica di Nocera Inferiore
ha aperto un fascicolo sulla
morte di una donna di 48 anni di
Sarno, all’ottavo mese di gravidanza, avvenuta l’altra notte. Il
pubblico ministero Roberto
Lenza ha disposto che sul corpo
della donna venga effettuata
l’autopsia, già fissata per domani mattina, per chiarire le cause
del decesso e decidere quindi se
archiviare o procedere con una
ipotesi di reato. Toccherà quindi
al medico legale Giovanni Zotti,
incaricato di svolgere l’esame,
dare il primo responso su una
vicenda che al momento è ancora per molti versi incomprensibile.
La donna morta si chiamava
Dora Russo, e chi la conosceva la
chiamava Dorina. La gravidanza
che stava portando avanti, secondo le prime testimonianze
raccolte dal magistrato inquirente, era stata tutt’altro che
semplice. Probabilmente a causa dell’età, o di altri fattori che al
momento non sono stati ancora
individuati, l’aveva costretta a
lunghi periodi di riposo forzato,
e negli ultimi giorni erano sopravvenuti importanti dolori tra
la zona toracica e lo stomaco e
notevoli difficoltà respiratorie.
Forse per un’ernia iatale dovuta
proprio alla gravidanza, oppure
perché portava in grembo non
uno ma due figli, e uno dei gemelli pare avesse assunto una
posizione che non aiutava affatto la madre a superare lo stato di
malessere che sempre più stava
prendendo il sopravvento.
L’altra notte la situazione è
precipitata. Accompagnata da
una ambulanza e dal marito,
Dorina Russo è arrivata intorno
alle 3,30 all’ospedale di Sarno,
«Vittime di Villa Malta», chiamato così in memoria di medici,
infermieri e pazienti che persero
la vita nel nosocomio del quartiere Episcopio, travolto nella
notte del 5 maggio 1998 dalla
frana del monte Pizzo d’Alvano,
che provocò una enorme catastrofe nei paesi di Sarno, Siano,
Bracigliano e Quindici.
Al Pronto soccorso del «Vittime di Villa Malta» i medici si sono resi conto immediatamente
che le condizioni della donna
erano disperate. Accusava gravissime difficoltà respiratorie e i
sanitari hanno deciso di trasferirla immediatamente in sala
operatoria per un disperato tentativo di salvarle la vita e nello
stesso tempo di far nascere i due
gemellini prima che le condizioni della madre pregiudicassero
irrimediabilmente anche la loro
vita.
L’obiettivo dei medici è stato
raggiunto per metà. Attraverso
un parto cesareo i bambini sono
nati e, per quanto prematuri,
sono in buone condizioni, ora
ricoverati uno a Salerno e uno a
Battipaglia. Ma per la madre
non c’è stato nulla da fare.
Il marito non ha sporto alcuna denuncia, ma è stato il pm
Lenza — non appena ricevuta la
segnalazione dalla polizia giudiziaria, informata a sua volta dall’ospedale — ad aprire d’ufficio
un fascicolo.
F. B.
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Wall Street Journal
«Le italiane non fanno più figli»
«Sempre più italiane decidono di non fare figli». Motivo?
«Un mercato del lavoro precario» e politiche sociali che
non aiutano chi ha bambini. A scriverlo è il Wall Street
Journal che mette a confronto il tasso di maternità del
nostro Paese con quelli degli altri: se in Italia una donna
su quattro «termina l’età fertile senza fare figli», scrive il
giornale, «negli Usa il dato è del 14% e in Francia al 10».
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creato (dicono anche che, per
uno strano scherzo del destino,
i due si somigliassero), lui non
ne aveva più voluto sapere ed
era sparito. Forse sollevato da
una responsabilità che non
aveva cercato, di certo incurante del trauma che avrebbe creato a quel bambino che lo chiamava «papà».
Ora, a distanza di undici anni, la Corte d’appello di Milano,
confermando la sentenza di
primo grado, ha stabilito che
quella perdita è equivalente a
un lutto («interruzione del vincolo parentale»), e deve essere
risarcita a Stefano — che oggi
vive con la mamma e il compagno di lei — con quasi cinquantamila euro. Somma che dovrà
pagare l’ospedale Sant’Anna di
EMANUELE LAMEDICA
EMA
Como per quel test sbagliato
che aveva dato a un bambino
un padre sbagliato.
«Per oltre tre anni — sottolinea Giovanna Petazzi, avvocato
della madre — il bambino ha
avuto a tutti gli effetti un padre
e se quell’errore non fosse stato
fatto forse non avrebbe mai
avuto un papà ma, anche se
può sembrare paradossale, sarebbe stata sicuramente una
condizione meno traumatica
rispetto a quella vissuta dal
bambino per colpa di quel test
sbagliato». Non è chiaro che
cosa abbia spinto l’uomo a
chiedere un nuovo esame del
Dna dopo tre anni in cui nessuno aveva più sollevato dubbi. Di
certo già nel processo di primo
grado era emerso che l’ospedale Sant’Anna non aveva le strutture adatte per effettuare i prelievi e gli esami e per questo
motivo è stato riconosciuto re-
sponsabile dell’errore.
La difesa aveva chiesto un risarcimento superiore a centomila euro, il doppio rispetto a
quanto imposto dai giudici in
appello. «Ora — dice l’avvocato
Petazzi — stiamo valutando il
ricorso in Cassazione. Per
quantificare il danno sono state
utilizzate le tabelle di riferimento delle lesioni comuni.
Credo però che questo caso sia
diverso, abbia una peculiarità
per cui non può essere accomunato ad altre situazioni. Il danno dovrebbe essere valutato in
modo specifico facendo riferimento all’interruzione del vincolo parentale, che la Corte ha
riconosciuto, ammettendo però che non può essere risarcito
separatamente perché il padre
non è morto».
Anna Campaniello
Luigi Corvi
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18
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Università A Padova record di idonei. Polemiche a Bari
La data e i quiz difficili
Voti più bassi
ai test di medicina
Respinto il 42 per cento dei candidati
Bocciata la data, rimandato a
settembre il contenuto, promossi i ragazzi. O almeno quei
10 mila — dei 63 mila che due
settimane fa si sono sottoposti
alla roulette del test — che da
settembre potranno studiare
medicina. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato i risultati: punteggi in ordine decrescente e per materia, senza i
nomi dei candidati, ma con codici che identificano la prova e
l’ateneo. Subito è partita la caccia al più bravo (un ragazzo
di Torino che
ha totalizzato
80,50 punti su
90). Alle percentuali più
alte di idonei
(Padova sul
podio, con il
71,9%, davanti
a Milano Statale con il 71,8%,
Udine 71,7%, Milano Bicocca
70,6%, Modena e Reggio Emilia
70,5%). E ai voti migliori: ancora Padova in prima fila, con 15
studenti nei primi 100, poi Bologna con 11, Milano Statale
con 10.
Chi è andato a cercare l’esito
dei candidati di Bari, sull’eco
delle «gravissime irregolarità»
denunciate dalle associazioni
degli studenti (la vicenda del
plico manomesso, su cui è in
corso un’indagine), ne ha trovati ben sei tra i cento migliori.
«Un dato anomalo, lo scorso
anno erano zero», dice Gianluca
Scuccimarra, dell’Unione degli
universitari. «In media con i risultati di altri esami, come le selezioni per San Raffaele e Cattolica», sostiene invece il rettore,
Antonio Uricchio. Che si è detto
«sgomento per la vicenda», che
al momento, però «non è risultata funzionale ad alterare i risultati della prova». Ma intanto,
per il test in inglese della prossima settimana, il Magnifico dell’Aldo Moro preannuncia «misure di controllo straordinarie».
Il dato che pesa di più è l’ab-
63
La storia
Cronache 19
italia: 51575551575557
mila Gli aspiranti camici
bianchi che hanno partecipato al test l’8 aprile
bassamento del livello complessivo: quest’anno i migliori
1.000 candidati hanno superato
il test con un punteggio medio
di 54,30, contro 62,58 dello
scorso anno; circa il 42% (erano
il 28%) sono risultati insufficienti, cioè non hanno raggiunto il minimo di 20 punti. La «pecora nera» della classifica ha rimediato un -13.30.
A pesare è stata la data dell’esame: nel cuore della preparazione per la maturità. Ma anche il tenore dei quiz, «inadatti
a misurare la propensione di un
aspirante medico alla professione», sostiene Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario
Negri di Bergamo. Perplesso per
le domande di cultura generale
e per certi quesiti di logica
(«inutili rompicapo, che premiano chi ha passato più tempo
ad allenarsi al test»), lo scienziato contesta anche le domande «di indirizzo», che hanno registrato risultati peggiori del
2013. «Alcune facilissime, altre
impossibili», dice. «Trappole
che pretendono conoscenze che
si acquisiranno nel corso degli
studi, non idonee a indagare
qualità attitudinali e psicologiche che occorrono per curare i
pazienti». Sotto accusa soprattutto le domande di biologia:
così difficili da risultare, secondo alcuni, inutili ai fini di una
selezione dal momento che
molti non le hanno neanche affrontate e dunque hanno finito
per non «fare punteggio».
E intanto, tra proteste degli
studenti che minacciano ricorsi
e si danno appuntamento davanti a policlinici universitari,
c’è chi come Francesca, da Canicattì («250esima di tutt’Italia»,
racconta felice), ha già pronta la
valigia: ha sostenuto la prova a
Roma, alla Sapienza, e ora ha
l’ammissione in tasca, ancor
prima di aver superato l’esame
di Stato. Che adesso non la preoccupa più: «Studierò, ma senza ammazzarmi — dice —. Devo organizzare il trasferimento
a Roma. Sto per cambiare vita».
D’ARCO
I dati
58,5%
La quota di aspiranti medici
che è risultata idonea
(almeno 20 punti)
al test di ammissione
In quali atenei ci sono stati più idonei
71,9%
71,8%
71,7%
70,6%
70,5%
Padova
Milano - Statale
Udine
Milano - Bicocca
Modena e R. Emilia
E in quali meno
36,8%
39,3%
40,8%
46%
46,5%
Catanzaro
Sassari
Molise
Messina
Foggia
DOVE HANNO FATTO IL TEST I MIGLIORI CENTO STUDENTI D’ITALIA
15
Padova
11
10
Bologna
Milano - Statale
Foggia
Messina
9
8
Pavia
Roma - La Sapienza
Perugia
Roma - T. Vergata
6
Bari
Milano - Bicocca
Pisa
Napoli - Federico II
Brescia
Verona
5
5
4
4
Torino
Vercelli
Catania
L’Aquila
Udine
Insubria
3
3
Genova
IL PUNTEGGIO MEDIO
Su tutti i candidati
27,54
23,07
2013
Fra gli idonei
3
2
2
2
2
Palermo
2014
33,85
30,27
1
1
1
1
1
1
80,5 punti
Il risultato più alto
È stato ottenuto
a Torino
Il no del giudice
che può fermare
chi «evita» l’esame
Qualcuno li ha già tirati fuori quei
volantini che invitano a studiare Medicina
all’estero. In Albania. In Romania. In
Svizzera. Niente test d’ammissione. O,
almeno, «non così difficile come in
Italia». Qualche migliaio di euro di spesa.
Un inconveniente geografico: bisogna
traslocare. Ma è un sacrificio che si può
anche fare. Perché la speranza è quella di
chiedere l’iscrizione in un ateneo italiano
uno o due anni dopo. Aggirando così il
test d’ingresso. E se qualche università fa
problemi? Si va al Tribunale
amministrativo regionale. Una delle
ultime sentenze è della terza sezione (bis)
del Tar del Lazio. Dà ragione a una
studentessa italiana che chiedeva di
trasferirsi — senza test — da Tirana a
Roma-Tor Vergata. I programmi di studio
sono uguali, hanno stabilito i giudici: la
giovane va ammessa. Vittoria? Mica tanto.
Perché poi arriva la sentenza della sesta
sezione del Consiglio di Stato. Che
respinge il ricorso di uno studente,
italiano anche lui, alla facoltà di
Odontoiatria e protesi dentaria di Arad,
Romania. Lo studente chiede di trasferirsi
all’ateneo dell’Aquila. Il rettore abruzzese
dice no: «Così si aggira il test
d’ammissione», spiega. Il giovane fa
causa. Il caso approda a Roma. E qui i
giudici si esprimono. Con parole nette. Il
passaggio in Italia? Si può fare solo se si
passa la prova d’ingresso. E il passaggio
non vale soltanto per il primo anno, ma
anche per quelli successivi. Il motivo? «Se
si consentisse l’iscrizione di studenti
provenienti da università straniere —
scrivono i giudici —, chiunque non abbia
superato l’esame di ammissione potrebbe
immatricolarsi presso un ateneo straniero
e chiedere, l’anno successivo, il
trasferimento presso un’università
italiana. Gli effetti elusivi sarebbero
evidenti, mettendo a rischio la stessa
effettività della funzione selettiva e di
programmazione». Insomma, anche nei
ricorsi — come nei test — è un po’ una
lotteria.
Leonard Berberi
@leonard_berberi
Antonella De Gregorio
@antdegre
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Fonte: ministero dell’Istruzione
Non amava né studiare né la scuola, adesso è introverso e fobico. I colpi alla testa gli hanno fatto sviluppare una sindrome quasi unica
Genio della matematica dopo un trauma
L’uomo che disegna a mano i frattali
istruite, spesso portatrici di qualche deficit intellettivo, e tuttavia
capaci di eseguire calcoli difficilissimi o di ripetere interi libri al
contrario. Secondo Treffert il savantismo può essere congenito o
acquisito, si presenta più spesso
nei maschi che nelle femmine, in
una significativa minoranza delle
persone affette da autismo e in
una minima frazione di quelle colpite da danni cerebrali o ritardo
mentale. Le loro abilità sono meccaniche ma ci sembrano eccezionali perché normalmente potrebbero essere inibite da altre funzio-
Ex patito di body building, una rissa in un bar gli ha cambiato la vita
di ANNA MELDOLESI
L
Primo anno all’estero
a missione di Jason Padgett
nella vita era divertirsi. Gonfiare i bicipiti, scolpirsi i capelli col gel, tirare tardi nei bar. Poi
improvvisamente tutto è cambiato. Nella mente di questo trentunenne americano allergico ai libri
si è acceso un sesto senso per la
matematica. La chiamano sindrome da savantismo acquisito e si
calcola che in tutto il mondo esistano solo una quarantina di persone che ne sono state colpite. Nel
caso di Jason il verbo colpire è particolarmente azzeccato: l’evento
che lo ha trasformato è stata una
spietata sequenza di pugni alla testa sferrati da un paio di sconosciuti in un locale notturno. Il ragazzo è caduto a terra, ha perso i
sensi e quando si è ripreso ogni
cosa aveva iniziato a splendere di
una luce strana.
L’incredibile storia del bodybuilder tramutato in cervellone
viene raccontata in un libro appena pubblicato oltreoceano. Titolo:
«Struck by genius», che è come dire fulminato dal genio. Sottotitolo:
«Come un trauma cerebrale mi ha
reso un prodigio della matematica». Lo firma lo stesso Padgett insieme a Maureen Seaberg, la scrittrice che lo ha convinto a sottoporsi ai test medici che hanno
confermato le sue nuove capacità.
La parola
Frattale
‘‘
È una figura geometrica dotata di
simmetrie interne che si ripete
nella sua forma allo stesso modo su
scale diverse. Non cambia aspetto
anche se visto con una lente
d’ingrandimento. Questa caratteristica
è spesso chiamata autosimilarità. Il
termine frattale venne coniato nel 1975
da Benoît Mandelbrot e deriva dal
latino fractus (rotto, spezzato), così
come il termine frazione.
Il suo mondo Alcuni esempi di frattali
disegnati da Jason e pubblicati su Facebook
Ma è possibile che la nostra testa
sia come uno di quei vecchi apparecchi elettronici che funzionavano meglio dopo aver preso una
botta?
Quel che sappiamo è che Padgett ha abbandonato il college perché non gli piaceva studiare ma
era tutt’altro che stupido. Prima
dell’aggressione di 12 anni fa era
esibizionista, socievole e spensierato. Dopo è diventato introverso e
fobico, ossessionato dai germi. Ma
gli è successo anche qualcosa di
straordinario. I suoi sensi si sono
fusi. I movimenti sono diventati
fotogrammi e tracce luminose colorate. Oggi vede poligoni ovun-
que. La panna versata nel caffè del
mattino disegna una spirale. Le
foglie degli alberi sono teoremi di
Pitagora. La luce riflessa è un inno
al pi greco. Jason ha la rarissima
dote di saper disegnare a mano i
frattali, affascinanti figure che restano uguali anche osservate con
la lente di ingrandimento, perché
si ripetono allo stesso modo su
scale diverse. E per capire l’universo che gli si è spalancato davanti,
alla fine si è messo a studiare fisica
e matematica. A certificare la sua
sindrome è arrivato Darold Treffert, il più grande specialista di
quelli che nell’800 venivano chiamati «idiot savant». Persone non
Protagonista
Jason Padgett
(sopra, in una foto del
suo profilo Facebook),
31 anni. Dopo
un’aggressione
gli è stata diagnosticata
la sindrome
del «savantismo»
I sensi
I suoi sensi si sono fusi, i
movimenti sono diventati
fotogrammi, tracce luminose
colorate, poligoni e spirali
ni superiori. Forse traumi e anomalie possono rendere queste
informazioni di basso livello più
accessibili, forse il resto del cervello si attiva di più per compensare il
deficit. Quanto a Jason, i test hanno individuato un danno all’emisfero cerebrale destro e una super
attivazione del lobo parietale sinistro. La sua nuova vita, come quella di altri illustri pazienti che hanno fatto la storia delle neuroscienze, rappresenta una finestra aperta
sulla plasticità del cervello, sulle
diverse forme di intelligenza, sul
potenziale umano. Ma è presto per
concludere che in tutti noi c’è un
genio assopito pronto a svegliarsi.
E comunque se c’è assomiglia più
al protagonista di Rain Man o a Pico della Mirandola che a Einstein.
@annameldolesi
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20 Cronache
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Verso
la canonizzazione
LA VITA SPECIALE
DEL PAPA UMILE
Giovanni XXIII diceva: io Vicario di Cristo? Non sono degno
Andò via coinvolgendo per la prima volta tutti gli uomini
Gli articoli
sui due
Pontefici
In occasione
dell’imminente
canonizzazione
di papa Giovanni XXIII
e di papa Giovanni Paolo
II, domenica 27 aprile,
il Corriere della Sera
propone due articoli
firmati dal filosofo
Michael Novak,
studioso di entrambi i
Papi. Novak ripropone
l’omelia in onore di papa
Giovanni XXIII
pronunciata dal cardinale
Léon-Joseph Suenens del
Belgio davanti ai 2.700
vescovi raccolti nella
Basilica di San Pietro
all’apertura del lavori
della Seconda Sessione
del Concilio Vaticano II.
L’omelia ripercorre
la vita di papa Giovanni
XXIII così come i padri
del Concilio — e il
mondo intero —
l’avevano conosciuto.
Questo ricordo di papa
Giovanni, il pontefice
ispiratore del Concilio
Vaticano, che trae spunto
dall’omelia di LéonJoseph Suenens, è una
rievocazione concreta e
commovente del «Papa
buono» che prepara
la strada all’imminente
canonizzazione,
introducendo
sulla scena uno dei due
protagonisti. Il testo
dell’omelia venne
raccolto quasi in
contemporanea con
l’evento e pubblicato nel
libro di Michael Novak sul
Concilio Vaticano II, La
chiesa aperta (1964),
capitolo 2, pp. 17-28.
Ristampato nel 2002 da
Transaction Publishers,
New Brunswick, New
Jersey, Usa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ciò che unisce papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II — e rende così significativa la loro prossima canonizzazione — è l’impegno
condiviso nel lanciare e completare il Concilio Vaticano II (1961-1965). Il Concilio fu voluto da papa Giovanni XXIII, e il compito di riscattarlo
dalla minaccia di una crescente banalizzazione spettò a Giovanni Paolo II. Senza Giovanni XXIII non ci sarebbe stato alcun Concilio,
senza di lui la Chiesa non avrebbe avuto la forza di tramandarlo alle future generazioni. Durante gli anni che seguirono il Concilio, forse,
nessun vescovo al mondo seppe sfruttarne il lascito con altrettanto fervore del Papa polacco, Giovanni Paolo II di Cracovia. Nello spirito del
Concilio, egli seppe mobilitare la sua nazione, credenti e non credenti, per prepararsi al compito storico di sgretolare la Cortina di ferro del
totalitarismo che troppo a lungo aveva diviso la civiltà contemporanea. Giovanni Paolo II — nel nome stesso il vescovo polacco volle
ricollegarsi ai due grandi Papi del Concilio, Giovanni e Paolo — si sforzò di traghettare verso il futuro l’eredità del Concilio per rafforzare la
fede, il coraggio e l’unità dei cattolici. Giovanni Paolo II seppe radicare il Concilio nella storia, sia spiritualmente che politicamente. E fu il
Concilio ad unire questi due grandi santi. Iniziamo da Giovanni XXIII.
di MICHAEL NOVAK
G
iovanni XXIII visse tutta
la sua vita secondo i
principi del Concilio Vaticano II. In un pontificato durato appena cinque anni, dal 1958 al
1963, fece balenare la
possibilità della riunificazione di tutti i cristiani. Seppe parlare ugualmente ai credenti e ai non credenti, e fu compreso da tutti. Divenne il punto di riferimento
della Chiesa cattolica romana e attraverso di lui,
come attraverso un prisma, l’amore di Dio per
l’uomo arrivò a toccare e a incendiare milioni di
cuori nel mondo. In un battito di ciglia, diventò
quello che la Chiesa tutta deve aspirare a essere.
Indicò la strada da seguire ai vescovi. Ispirò i
sacerdoti nella cura delle anime e mostrò ai fedeli come avvicinarsi ai loro pastori. Papa Giovanni viveva il Vangelo e insegnava con l’esempio. Molto più arduo era per lui impartire ammonimenti affinché i fedeli facessero una vita
consona ai principi delle Sacre Scritture. Per
molti, la sua vita fu un istruttivo esempio, anche più importante degli stessi precetti che
uscirono dal Concilio.
La forza spirituale di papa Giovanni fu una
costante della sua vita e fu avvertita dai padri
conciliari anche durante la Seconda Sessione,
successiva alla sua scomparsa. Il 21 novembre,
il primo relatore, il vescovo spagnolo Jaime Flores Martin esordì con un commento sull’unità
dei cristiani: «Questo progetto ci conduce sul
sentiero dell’ecumenismo che tanto fu caro a
papa Giovanni XXIII». Il 28 ottobre, uno dei
giorni più importanti del Concilio, e in una delle occasioni in cui Paolo VI si affacciò nel salone
dei lavori, il cardinale belga Léon-Joseph Suenens venne invitato a commemorare papa Giovanni, e lo fece in modo tanto accorato e incisivo da rendere indimenticabile la presenza attiva del defunto Pontefice in seno al Concilio.
Salendo sul pulpito di San Pietro, alla presenza dei patriarchi, cardinali, arcivescovi e vescovi di tutto il mondo, assieme a qualche centinaio di laici, il cardinale pronunciò un’omelia
in cui disse tra l’altro: «Quando venne eletto,
Giovanni XXIII era apparso un “Papa di transizione”. E difatti si rivelò di transizione, ma non
nel significato previsto né nell’accezione ordinaria del termine. Nel giudizio della Storia, egli
resta indubbiamente il Pontefice che spalancò
una nuova era alla Chiesa e gettò le basi per la
transizione dal Ventesimo al Ventunesimo secolo» (...) «Ciascuno dei Padri conciliari conserva ben vivo nel suo cuore il ricordo del nostro ultimo incontro con lui, qui, proprio in
questo luogo, accanto alla tomba di Pietro. Ciascuno di noi, mentre lui ci ascoltava, si chiedeva: “È questo l’addio? Il Santo Padre, che ora ci
parla, rivedrà mai i suoi figlioli?”. Ci rendevamo conto di raccogliere la sua estrema esortazione, come nell’Ultima Cena...» (...) «La morte
di Giovanni XXIII è stata preziosa anche agli occhi del mondo. Il Papa l’ha trasformata in una
proclamazione finale di fede e di speranza» (...)
«Quando udì piangere attorno al letto i membri
della sua famiglia pontificia, il Papa protestò:
Chi è l’autore
Michael Novak
(foto) è un filosofo
americano cattolico,
giornalista, scrittore
e diplomatico.
Autore di più di 25
libri sulla filosofia e
la teologia della
cultura, assistette
alla Seconda
Sessione del
Concilio Vaticano II,
ed è studioso del
papato di Giovanni
XXIII e di Giovanni
Paolo II
È stato anche
consigliere del
presidente
americano Ronald
Reagan, ha servito
come ambasciatore
Usa alla
Commissione Onu
sui diritti dell’uomo
nel 1981 e nel
1982, e ha guidato
la delegazione Usa
alla Conferenza
sulla sicurezza e la
cooperazione in
Europa nel 1986
“Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria”» (...) «Se volessimo
racchiudere la sua essenza in una sola parola, a
mio avviso si potrebbe dire che in Giovanni
XXIII la natura e la grazia produssero una sintesi vivente. Tutto in lui scaturiva da un’unica
sorgente».
Patriarca di Venezia fresco di nomina — ricordava il cardinale Suenens nella sua omelia
— papa Roncalli si presentò così ai fedeli: «Desidero parlarvi con la più grande apertura di
cuore e con molta franchezza di parola. Sono
state dette e scritte cose che sorpassano di molto i miei meriti. Mi presento umilmente da me
stesso. Come ogni altro uomo che vive quaggiù, provengo da una famiglia e da un punto
L’incontro
Papa
Giovanni
XXIII con il
suo successore
Giovanni
Montini
(in basso
a sinistra)
che sarebbe diventato poi il futuro Paolo
VI il 21 giugno 1963
ben determinato, con la grazia di una buona salute fisica, con un po’ di buon senso da farmi
vedere presto e chiaro nelle cose; con una disposizione all’amore degli uomini, che mi tiene
fedele alla legge del Vangelo e rispettoso del diritto mio e degli altri, che mi impedisce di far
del male a chicchessia, che mi incoraggia a far
del bene a tutti» (...) «Vengo dall’umiltà e fui
educato a una povertà contenta e benedetta,
che ha poche esigenze, che protegge il fiorire
delle virtù più nobili e più alte e prepara alle
elevate ascensioni della vita... ma la Provvidenza ha voluto avviarmi per altre strade prima di
giungere qui. Mi trasse dal mio villaggio nativo
e mi fece percorrere le vie del mondo in Oriente
e in Occidente, accostandomi a genti di religioni e di ideologie diverse, a contatto coi problemi sociali acuti e minacciosi e conservandomi
la calma e l’equilibrio dell’indagine e dell’apprezzamento, sempre preoccupato, salva la fermezza ai principi del credo cattolico e della morale, più di ciò che unisce che di quello che separa e suscita contrasti».
Nessuno — ricordava ancora il cardinale
Suenens — restò sorpreso nel leggere nel suo
diario personale riflessioni come la seguente:
«Si sono concluse le celebrazioni per il mio giubileo sacerdotale, che si sono tenute qui a Sofia
e a Sotto il Monte. Quale imbarazzo per me!
Un’infinità di preti già deceduti o ancora vivi
dopo venticinque anni di sacerdozio hanno
compiuto meraviglie nell’apostolato e nella
santificazione delle anime. E io, che cosa ho
Il timore
«Non abbiamo motivo di temere, il
timore nasce dalla mancanza di fede»,
sostenne all’apertura del Concilio
contro i critici e profeti di sventura
fatto? Gesù mio, pietà! Ma, mentre mi umilio
per la pochezza o il nulla compiuto sino ad ora,
alzo gli occhi al futuro. Resta sempre una luce
davanti a me; resta sempre la speranza di fare il
bene. E così riprendo in mano il pastorale, che
d’ora in poi sarà il pastorale della vecchiaia, e
vado avanti, incontro a tutto quello che mi riserva il Signore» (Sofia, 30 ottobre 1929). «Vicario di Cristo? Ah! Non sono degno di questo
titolo, io, il povero figlio di Battista e Marianna
Roncalli, due buoni cristiani, certo, ma così
umili e modesti» (15 agosto 1961).
Giovanni XXIII voleva fortemente il Concilio.
Diceva che tale desiderio era ispirato dallo Spirito Santo, che lo invitava a raccogliere a Roma
tutti i vescovi del mondo.
All’apertura, egli fece una pacata dichiarazione circa il suo «completo disaccordo con tutti i
Vaticano Pronto il piano sicurezza: droni, oltre 1.500 uomini e alta tecnologia
In cinque milioni all’evento di domenica
ROMA — Il primo a informarsi —
e a voler informare il pubblico Usa
— sui livelli di sicurezza a Roma nei
prossimi giorni è stato un network
americano che ieri mattina ha visitato la Questura. E oggi il questore
Massimo Mazza presidierà la prima
riunione ufficiale in previsione delle celebrazioni per la canonizzazione di due Papi — Roncalli e Wojtyla
— domenica prossima in Vaticano,
con un’appendice in programma
per il giorno successivo. Un’altra
messa che prolungherà la permanenza dei pellegrini di altre 24 ore.
19
I capi di Stato che
sono attesi in Vaticano
tra il 26 e il 27 aprile
per la cerimonia
di canonizzazione
dei due Papi. A questi
si aggiungono
le 61 delegazioni
in rappresentanza
di 54 Paesi, 24
premier e 23 ministri
Saranno migliaia gli operatori delle
forze dell’ordine impegnati nella vigilanza della Capitale per un evento
di portata mondiale. L’ordine tassativo per tutti è «far fare bella figura
alla città, vetrina d’Italia». Ma basta
pensare che gli investigatori ragionano su presenze che — solo nel fine settimana — raggiungeranno i 5
milioni di visitatori, fra turisti e pellegrini, per capire il livello di mobilitazione del personale. Licenze e
permessi concessi solo in caso di
estrema necessità, turni rinforzati
— con massicci ricorsi agli straordi-
nari —, agenti e militari in trasferta
a Roma da tutte le regioni. Saranno
oltre 1.500 gli uomini e le donne in
divisa e in borghese impegnati ogni
giorno, da domani, solo nei servizi
di controllo del territorio per la canonizzazione dei pontefici e per le
scorte alle decine di delegazioni
straniere che parteciperanno.
Roma al centro del mondo, e
quindi anche obiettivo privilegiato
per chi ha intenzione di farsi notare.
L’Antiterrorismo è in allerta, non
solo con l’intelligence, ma anche
con Digos e Ros che monitorano gli
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
❜❜
Cronache 21
italia: 51575551575557
Fui educato a una povertà contenta e benedetta, che ha poche
esigenze, che protegge il fiorire delle virtù più nobili
Alzo gli occhi al futuro
Resta sempre una luce
davanti a me, resta sempre
la speranza di fare il bene
Dal suo diario personale (Sofia, 30 ottobre 1929)
profeti di sventura che prevedono immancabili
disastri». Aggiunse: «Non abbiamo motivo di
temere; il timore nasce dalla mancanza di fede».
Giovanni XXIII non sapeva esattamente come sarebbero andate le cose. «Quando si tratta
di un Concilio — disse una volta sorridendo —
siamo tutti novizi. Lo Spirito Santo sarà presente quando i vescovi si riuniranno: staremo a
vedere». Difatti, per lui — come indicava il cardinale Suenens nella sua omelia — «il Concilio
non era un incontro dei vescovi con il Papa, ovvero un incontro orizzontale», ma innanzitutto
— e soprattutto — «l’adunata collettiva dell’intero collegio episcopale con lo Spirito Santo, un
incontro verticale, un’apertura totale all’immenso scaturire dello Spirito Santo, una specie
di nuova Pentecoste...».
Chi non ricorda — disse ancora Suenens —
quella visita al carcere di Rebibbia a Roma?
«Tra i detenuti, vi erano due assassini. Dopo
aver ascoltato il Santo Padre, uno di loro gli si
avvicinò e gli chiese: “Le parole di speranza che
lei ha pronunciato valgono anche per me, che
sono un grande peccatore?”. Il Papa rispose
spalancando le braccia e stringendolo lungamente al cuore. Questo detenuto è certamente
simbolo dell’intera umanità, così vicina al cuore di Giovanni XXIII». Disse papa Roncalli nel
1934, mentre si apprestava a lasciare la Bulgaria: «Fratelli miei non vi dimenticate di me perché sempre e comunque resterò un sincero
amico della Bulgaria. Secondo un’antica tradi-
In Vaticano
Papa
Giovanni
XXIII
nel suo
studio
in Vaticano
Angelo
Giuseppe
Roncalli
venne
ordinato
sacerdote
a 22 anni
e mezzo
(foto Ansa)
❜❜
in tutte le sue espressioni; per cui anche nelle
istituzioni umane non si riesce ad innovare
verso il meglio che agendo dal di dentro di esse
gradualmente».
Il suo stesso cammino, prima di salire al soglio pontificio, fu segnato da progressi graduali. Il Sinodo di Roma, di cui fu eletto a capo nel
1959, non si affrettò in alcun modo a «spalancare le finestre», come fece successivamente il
Concilio. Giovanni XXIII appose il suo nome all’anacronistica direttiva Veterum Sapientiae,
che imponeva l’insegnamento in latino in tutti
i seminari. Fece emanare dal Santo Ufficio un
monitum — ancorché assai blando — contro
l’opera di Teilhard de Chardin. Quando i padri
conciliari elessero pochissimi membri della
Curia alle commissioni conciliari, intervenne
di persona assegnando a molti di loro i seggi a
lui riservati in ciascuna commissione, e nominando un cardinale a presiedere su ognuna di
esse. Consentì a un uomo della Curia di ricoprire l’incarico di segretario generale del Concilio.
Superando innumerevoli ostacoli, riuscì a mettere in piedi il suo Concilio e ad aprire la Chiesa
seguendo l’esempio di Cristo, senza chiedere al
mondo di accettarlo, bensì aprendosi la strada
nel mondo così com’è. Tenne lo sguardo fisso
sull’essenziale e comprese come fare per realizzare i suoi sogni in modo graduale.
Ci sono mille modi per esprimere la verità.
Quando Dio decise di rivelare agli uomini il segreto della loro vita e la natura della Sua propria
vita, lo fece tramite il Verbo: ma quel Verbo non
Le lacrime
«Perché piangere? È un momento di
gioia questo, un momento di gloria»,
disse protestando a chi gli stava vicino
poco prima di morire
Con i bimbi Il Pontefice, nel 1958, visita a sorpresa i piccoli ricoverati all’ospedale «Bambino Gesù» di Roma
ambienti più caldi del fondamentalismo islamico e dell’antagonismo,
senza contare le schegge impazzite,
i cani sciolti che potrebbero creare
problemi. La sicurezza viaggia su
due livelli: quella in strada e quella
investigativa. Per la prima saranno
utilizzati anche strumenti ad altissima tecnologia per rendere impermeabile la Capitale a qualsiasi genere di infiltrazione. Come accaduto in
passato, anche di recente, potrebbero entrare in gioco sistemi di controllo satellitare, droni configurati
per scenari urbani, intercettazioni
radio-cellulari e largo uso di jammer (dispositivi ideati per neutralizzare anche le frequenze dei telecomandi) per isolare le zone rosse
che saranno create attorno al Vatica-
no. Può sembrare fantascienza, anche esagerato, ma così non è. L’attenzione è massima: scrematura degli arrivi — con verifica dell’identità
— negli aeroporti di Fiumicino e
Ciampino, al porto di Civitavecchia,
ai caselli autostradali. Secondo screening sui terminali delle strutture
ricettive (hotel, bed&breakfast,
ostelli, case vacanze). Terzo filtro
perquisizioni a campione di perso-
I controlli
Dal monitoraggio sugli arrivi
alle strade, dalle strutture
ricettive alle telecamere:
diversi i livelli di controllo
ne e bagagli considerati sospetti.
Rinforzati i team antisabotaggio, rimesse in funzione tutte le circa 2
mila telecamere per la videosorveglianza puntate in centro, nella zona
di San Pietro e a Trastevere. Blindati
le stazioni ferroviarie, i mezzi pubblici e le fermate della metropolitana, ma anche i musei. Divieto di
sorvolo dell’area urbana anche ai
voli di linea. E se da un lato si cercherà di contrastare l’offensiva dei
borseggiatori e dei venditori ambulanti — per loro sarà un’occasione
irripetibile — dall’altra gli investigatori sono concentrati soprattutto
sull’allerta terrorismo. Con la consegna di evitare qualsiasi sorpresa.
Rinaldo Frignani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
zione dell’Irlanda cattolica, la vigilia di Natale
ogni famiglia mette una candela accesa sul davanzale, per mostrare il cammino a San Giuseppe e alla Beata Vergine, e per segnalare che lì
risiede una famiglia pronta ad accoglierli. Dovunque sarò, anche in capo al mondo, qualsiasi
bulgaro che si troverà lontano dalla sua patria e
passerà davanti alla mia casa troverà sul davanzale una candela accesa. Se busserà, la porta si
aprirà, che sia cattolico o ortodosso. Un fratello
dalla Bulgaria, basteranno queste parole. Sarà il
benvenuto e troverà nella mia casa la più calorosa e affettuosa ospitalità. Un invito rivolto a
tutti gli uomini di buona volontà».
La presenza di papa Giovanni in mezzo ai padri conciliari resta viva non solo nel discorso
del cardinal Suenens, ma anche nei ricordi, nel
cuore e nell’ispirazione di molti di loro e degli
innumerevoli periti (esperti di teologia) che li
accompagnavano. Giovanni XXIII dimostrò che
un uomo, un sacerdote, un Pontefice, poteva
vivere nel secolo Ventesimo e che, nonostante
tutte le ambiguità e i compromessi della Storia,
sapeva parlare agli uomini di Cristo negli accenti di Cristo, con gesti e azioni che richiamavano alla mente la vita di Cristo. Semplice, umile, buono, per tanti anni ritenuto temporeggiatore, timido e poi improvvisamente coraggioso
e attivo, papa Giovanni visse, soprattutto, la
sua vita speciale.
Certo, ci sono molti modi di essere se stessi
quanti sono gli uomini sulla terra. Giovanni
XXIII capiva benissimo la saggezza del compromesso. «Non mancano anime particolarmente
dotate di generosità — scrisse nell’enciclica Pacem in Terris — che, trovandosi di fronte a situazioni nelle quali le esigenze della giustizia
non sono soddisfatte o non lo sono in grado
sufficiente, si sentono accese dal desiderio di
innovare, superando con un balzo solo tutte le
tappe; come volessero far ricorso a qualcosa
che può rassomigliare alla rivoluzione. Non si
dimentichi che la gradualità è la legge della vita
era un libro o una scuola di pensiero, bensì la
vita del Suo stesso Figlio. Così papa Giovanni,
come il Verbo da lui servito, ci ha rivelato il mistero dei nostri tempi e del nostro destino, non
con un libro o una scuola di pensiero, ma con la
sua vita. La vita viene prima di ogni lezione.
La lunga agonia di papa Giovanni è rimasta
incisa nel ricordo di tutti coloro che ne furono
testimoni. Per la prima volta nella storia dell’umanità, tutto il mondo cristiano, e non solo,
si sentì coinvolto negli ultimi giorni di vita del
suo Pontefice, consapevole della sua statura di
uomo di Chiesa, seguace di Cristo, che offriva le
sue sofferenze per ognuno di loro, per amore
del Concilio e per la pace. «Ogni giorno è buono per morire», aveva detto. «Ho fatto i bagagli». Ogni quarto d’ora, negli Stati Uniti, i notiziari seguirono il cammino di quest’uomo verso la morte. Il mondo si raccolse nel dolore, nel
lutto e nell’amore. Gli uomini assistevano a una
buona morte e condividevano insieme la morte
di un uomo buono.
(Traduzione di Rita Baldassarre)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Cronache 23
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Il libro Esce con il «Corriere della Sera» il volume scritto dall’avvocata con la giornalista Giusi Fasano
Due maschere e la mano di un bambino
Il viaggio di Lucia per riprendersi la vita
La donna sfigurata con l’acido racconta la sua storia e i suoi progetti
L’iniziativa
Chi è
Lucia Annibali è
un’avvocata urbinate
di 36 anni. La sera del
16 aprile 2013 è stata
aggredita con l’acido
mentre rientrava nella
sua casa di Pesaro,
dopo aver trascorso la
serata in palestra. Per
l’agguato che l’ha
sfigurata sono stati
condannati in tre: l’ex
fidanzato Luca Varani
come mandante e due
albanesi come
esecutori
L’autobiografia
Da domani sarà in
edicola con il Corriere
della Sera al prezzo di
12,90 euro (in libreria
a 15 euro) «Io ci sono,
la mia storia di non
amore», libro
autobiografico scritto
da Lucia con la
giornalista del Corriere
della Sera Giusi Fasano.
Nel libro (Rizzoli, 272
pagine) Lucia racconta
il calvario dei molti
interventi chirurgici
subiti e la sua rinascita
di MICHELA MANTOVAN
L
e maschere sono due. La
prima va indossata durante il giorno. È di silicone ed è tenuta ferma da due
elastici neri: sopra Lucia può
infilare gli occhiali ma non
potrebbe mai mangiare. La
seconda maschera, la «morbida», entra in gioco dopo cena e con quella Lucia ci dorme: è un mefisto, color carne,
come quelli indossati dai poliziotti o dai carabinieri che
hanno arrestato un mafioso e
non devono farsi riconoscere.
Tutto questo per almeno 20
ore al giorno: la pelle che sta
guarendo è bianchissima, liscia, fragile. È una pelle da
bambola, di aspetto mutevole
e ancora incerto, in parte
nuova e in parte scolpita da
ustioni e cicatrici di cicatrici.
Fino a oggi gli interventi al viso e alla mano destra sono
stati 11.
omicidio, e nel futuro, per
provare a pensare cosa fare di
bello e di buono della sua vita.
È un viaggio al centro del
dolore costruito su due livelli.
C’è il racconto dei fatti, fatti
che sono anche scritti nelle
carte del processo che ha portato Luca Varani alla condanna a vent’anni in primo grado. Definirlo ex fidanzato, anche se è vero, è fastidioso.
Il secondo codice è il più
misterioso e inedito, perché è
La regola delle tre ore
Per un mese e mezzo
dal ricovero Lucia ha
sempre e solo contato
fino a tre: la distanza in
ore tra una cura e l’altra
una tela sottilissima il cui ordìto sono i dettagli. Infinitesimali, squallidi, commoventi.
Un dettaglio è, per esempio, il
nuovo modo di misurare il
tempo. Subito dopo il ricovero, e per il mese e mezzo a seguire, Lucia ha sempre e soltanto contato fino a tre, cioè
la distanza di ore tra una applicazione di collirio e di crema e l’altra. Le avevano già
detto che quasi certamente
sarebbe rimasta cieca.
I grandi ustionati come Lu-
cia non possono né piangere
né ridere. Tante volte abbiamo letto o sentito dire che le
lacrime «bruciano». Infatti è
vero: sono salate e sembrano
fuoco sulle cicatrici di innesti
di pelle. Ma non si può neanche ridere se, come è accaduto a Lucia, la strada seguita
dall’acido ha sciolto gli angoli
della bocca, riducendo il diametro del suo sorriso. Lei lo
sa bene e lo racconta per un
solo motivo: dopo non molto
tempo ha cercato di farlo. E
poi ci è riuscita.
Le cure, il processo: la ricostruzione di un corpo e di una
vita, la costruzione di una verità processuale. In mezzo deposizioni, interrogatori e un
continuo andare e tornare dal
Centro grandi ustionati di
Parma. In Io ci sono è tutto
descritto talmente tanto e talmente bene che fa soffrire.
Bianca e fragile
Oggi la sua pelle
è quella di una bambola,
bianca e fragile, in parte
nuova e in parte
scolpita da cicatrici
Simbolo
A sinistra Lucia
Annibali oggi
(fotografata
da Mattia
Zoppellaro /
Agenzia Contrasto
per Io donna,
il settimanale
del Corriere della
Sera). Sopra, Lucia
con la maschera
di silicone
(che ha indossato
di giorno fino allo
scorso febbraio)
per far aderire la
pelle al viso. Ora
ne ha una che
lascia più spazio
a occhi e bocca
Lucia Annibali ha 36 anni,
compiuti il 18 settembre, già
con questo nuovo aspetto. Il
16 aprile di un anno fa due albanesi assoldati da Luca Varani, coetaneo, avvocato civilista di Pesaro, le hanno cambiato il destino gettandole
addosso dell’acido.
In Io ci sono, la mia storia
di non amore (Rizzoli, da domani in edicola con il Corriere della Sera a 12,90 euro, in
libreria a 15 euro), un libro di
272 pagine scritto con la giornalista del Corriere della Sera
Giusi Fasano, Lucia racconta
tutto quello che è capitato da
allora. Ma va anche un po’ più
in là: nel passato, per trovare
le radici della storia d’amore
che è diventata un tentato
Dettagli, ancora dettagli. Come questa scheggia di vita:
siamo in estate, Lucia è tornata ancora una volta per una
operazione. Le palpebre devono essere reinnestate. Dovrà restare ferma nel letto per
cinque giorni, con gli occhi
cuciti. C’è un nuovo compagno di stanza, come sempre...
«Resto sola finché nel letto
accanto arriva un bambino
che non ha nemmeno due
anni. Si è ustionato con il caffè e siccome sua madre dorme qui con lui, gli infermieri
hanno aggiunto un letto e gli
spazi si sono molto ridotti.
Praticamente ci si tocca.
“Questo bimbo sta cercando
di darti la mano” dice mia
madre dopo averlo visto avvicinare il braccino più volte
verso il mio letto. Allungo la
mano sinistra verso di lui e
aspetto. Ovviamente è un invito che non
può ignorare.
Sento le sue piccole dita accarezzare le mie e
il linguaggio
universale del
gioco ci fa diventare amici in
un minuto. Il
gioco è questo:
ogni tanto lui
allunga la manina e mi tocca, io
fingo di scappare dal suo contatto e lui ride
per riprovarci
un istante dopo e vedere, come direbbe Jannacci, l’effetto
che fa».
A Lucia nessuno, tranne
una volta durante una conferenza stampa, ha mai osato
chiedere se intendesse perdonare l’uomo che l’ha sfigurata. Il che è strano, in genere
è una delle curiosità più ricorrenti nei confronti di chi
esce dalla cronaca nera ed entra nella nostra vita. «Non ne
voglio parlare. Delle volte mi
ha fatto pena, questo sì», è
stata la risposta. Lei pensa che
non si possa, che non abbia
senso usare la categoria del
perdono per chiudere la traiettoria innescata da un gesto
«miserabile». Ma certo non è
arbitrario o sbagliato leggere
nella sua totale, inspiegabile
assenza di odio l’esistenza e la
forza della compassione. Ora
davvero ogni maschera è caduta. Per tutti e per sempre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il brano
«La prima volta
davanti allo specchio
C’è un’altra persona
che mi guarda da lì»
❜❜
Oggi è il giorno spartiacque. Se la visita di
controllo va bene, possiamo lasciare
l’appartamento a Parma e tornare tutti a casa,
e non c’è un solo motivo per credere che
qualcosa non funzioni. Quindi arrivo in
ospedale con la certezza che la mia nuova vita
a Urbino mi stia aspettando già per domani. A
pensarci bene, non ho molta voglia di andar via
da qui. Non so se voglio uscire da questa
campana di vetro che finora mi ha così
protetto. Qui mi sento al sicuro. Entro nella
sala medicazioni e trovo un’infermiera che mi
insegna a lavarmi il viso. D’ora in poi dovrò
fare da sola: serve molta delicatezza e una
grande attenzione, mi spiega. Chiedo a lei e al
Califfo se per favore posso tornare a casa
sbendata: ne ho abbastanza delle fasciature
sulla faccia. Dice di sì, posso farlo. In questi
giorni sono migliorata molto con gli occhi, ma
vedo ancora male e perciò capisco più col tatto
che con la vista quanto sapone liquido devo
usare per lavarmi, perché l’infermiera me ne
versa un po’ nel palmo della mano sinistra.
«Vado?». «Vai». Per la prima volta le dita delle
mie mani, avvolte da una schiuma morbida,
sfiorano la pelle del viso, la sentono ferita, la
accarezzano. Mi viene in mente un paesaggio
marziano; i polpastrelli percorrono croste che
forse una volta sono stati crateri di piccoli
vulcani; individuano solchi che, chissà, magari
erano fiumiciattoli; toccano increspature dove
un tempo c’era sicuramente dell’acqua. «Un
tempo era un pianeta vivo, la mia faccia. E
adesso? Cosa sarà rimasto?» mi domando
all’improvviso come se finora mi fossi
dimenticata di farmi questa domanda.
Sospiro. Chiamo a raccolta tutto il coraggio che
posso e lo chiedo: «C’è uno specchio?». Il cuore
accelera il ritmo. Mi tocca rispolverare il
vecchio mantra: «Va tutto bene, Luci.
Tranquilla». Il Califfo si piazza in mezzo alle
mie emozioni: «Se vuole lo specchio c’è, sì. Ma
allora facciamo entrare anche la mamma, che
dice? Così vede anche lei come deve fare i
lavaggi...». «D’accordo, facciamola entrare.»
Un minuto dopo Lella è accanto a me. Sento la
sua commozione perché, dopo tutto questo
tempo, per la prima volta rivede la mia faccia.
E dev’essere parecchio cambiata da com’era la
sera del 16 aprile. Altro sospiro: «Dai, datemi
L’appuntamento
Lunedì al Corriere
l’incontro con i lettori
Un incontro per un libro speciale. Per il lancio di «Io
ci sono, la mia storia di non amore», Lucia Annibali
e Giusi Fasano lunedì 28 aprile incontreranno i
lettori a Milano, nella sede del Corriere della Sera.
Con loro, a presentare il libro, ci sarà Barbara
Stefanelli, vicedirettore del Corriere. L’evento, che
sarà accompagnato dalle letture di Emily Capozucca,
è organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera,
dal blog La27Ora e da Rizzoli con il sostegno di
Fondazione Cariplo. L’appuntamento è per le ore 18
nella sede del Corriere, in Sala Buzzati (via Balzan 3,
angolo via San Marco 21). L’ingresso è libero, solo
con prenotazione (per informazioni telefono
02.87387707, email [email protected], sul
web fondazionecorriere.it e 27esimaora.corriere.it).
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questo specchio». C’è un’altra persona lì
dentro. Come il maleficio di una fiaba, lo
specchio mi restituisce un’immagine nella
quale non mi riconosco. Mi studio per un po’ di
minuti in silenzio, qua e là vedo il colore della
pelle un po’ più scuro, metto a fuoco le croste
che avevo sentito poco prima sotto le dita e il
dettaglio che noto più di tutti è il naso.
«Manca un pezzo» penso, ma apro bocca
sfumando il concetto: «Mi pare di vedere che
questo naso non è un granché». Nessuno fiata.
Dev’essere la mia bacchetta magica: si è mossa
e qui si sono fermati tutti. Immobili. Ci sono
parole sospese attorno a me. Sento addosso il
peso delle sensazioni degli altri. Mia madre, il
Califfo, l’infermiera: come se tutti i loro
pensieri ruotassero in una sola girandola nella
mia testa. Si aspettano una reazione, una
frase, un commento. È un momento troppo
importante per non meritare nemmeno una
lacrima, una domanda, una parola... «Di’
qualcosa, Luci» scuoto il mio mutismo. «Be’,
secondo me con la frangia starei meglio» è la
prima frase che mi viene in mente. E la
bacchetta magica spezza l’incantesimo.
L’infermiera scoppia a ridere, il dottor Caleffi
saluta e abbandona la stanza e io potrei
scommettere su che cosa sta pensando mentre
esce: «Lucia ha superato la prova». Me lo dice
una didascalia che vedo solo io sulla sua testa,
quella sì, nitida.
Lucia Annibali
(con Giusi Fasano)
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24 Cronache
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
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#
Consumi
Un profilo Facebook
prende di mira
i clienti di una catena
alimentare di lusso
Gli acquisti
tra passione, mode
ed emotività
L’ex tronista
nullatenente
girava
con la Bentley
ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI
Tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Quelle che ti fanno scegliere un negozio al posto di un altro, pure se si
tratta di cibo. Anzi, soprattutto di
cibo. Perché oggi più che mai la dimensione identitaria passa attraverso il consumo alimentare (se ne
sono accorti gli autori dei format
televisivi, evidentemente): siamo
ciò che mangiamo; siamo ciò che
mostriamo di acquistare. Poco importa se si rischia l’accusa di snobismo. I clienti della catena britannica di supermercati del lusso Waitrose sono appena stati presi di mira su Facebook da chi spiattella
sulla Rete le loro conversazioni:
«Tesoro, mi raccomando, prendi le
olive kalamata. Sul serio... Mica beviamo un Lambrusco!»; «Cara, corri a prendere il controfiletto per il
cane»; «Amore, il dolce per la festa
sceglilo che possa sembrare fatto in
casa». Gli oltre duecentomila «mi
piace» di «Overheard in Waitrose»
(sentito da Waitrose), diventano
quasi una certificazione di qualità
delle scelte del consumatore. Non
necessariamente con la puzza sotto
il naso.
«La crisi c’è, e la disponibilità
economica non è più quella di un
tempo. Ma le logiche che stanno
dietro a una scelta sono soprattutto
tre: compro lo stesso, ma meno;
compro lo stesso, a meno; compro
di meno, ma lo voglio di qualità»,
spiega Vincenzo Russo, che dal
2007 coordina l’Osservatorio sui
consumi alimentari e comunicazione dello Iulm di Milano ed è anche direttore scientifico del laboratorio di ricerca neuroscientifica e
neuromarketing sui processi di comunicazione e consumo. «Scegliamo di andare in un centro alimentare piuttosto che in un altro per
raccontare a noi stessi e agli altri chi
siamo e chi vogliamo essere», dice.
E se a parità di distanza privilegiamo un supermercato a un altro apparentemente simile è perché siamo guidati «da una motivazione
emotiva: andiamo dove ci sentiamo
meglio».
Un dato di base non può essere
trascurato: il 38 per cento degli italiani va nel punto vendita più conveniente, il discount è l’unico tipo
di canale a essere cresciuto ed è frequente la migrazione da un supermercato all’altro alla ricerca dello
sconto. «Detto questo, siamo ancora spinti all’acquisto dalla passione:
politica, ideologica, religiosa. Per
fortuna c’è molta trasversalità: esiste il consumatore oculato, che ha
ridimensionato il suo portafogli,
Evasore totale
Oculata, salutista o classista
Quello che la spesa dice di noi
La scelta di dove compriamo il cibo traccia nuove linee sociali
La marmellata di arance bio come un accessorio di lusso
Il sociologo
«C’è anche molta trasversalità,
le persone risparmiano
ma, se si tratta di bere del tè,
si comportano da duchi»
ma quando si tratta di bere un tè si
comporta da vero duca», racconta il
sociologo dei consumi Enrico Finzi. È lui ad abbozzare delle percentuali per ogni categoria di cliente: il
7% ideologico («fa la spesa dalla
Coop come se fosse un’opzione di
voto»); il 15% salutista («sono persone con particolari esigenze perché ammalate o semplicemente
ipocondriache!»); un altro 7% «green», verde («e anche un po’ mania-
cale, aggiungerei»); poco meno del
10% classista («che se non compra
le cose da Peck non è in pace con se
stesso»); l’8% è spinto da motivazioni di tipo religioso («sono soprattutto gli immigrati islamici»).
C’è spazio per una fascia trasversale, che si muove in modo indipendente: fa il grosso della spesa
vicino a casa — perché trasportare
sei bottiglie d’acqua a mano non è
comodo — poi però la marmellata
Pompei
Uno scooter
negli Scavi
C’era anche uno scooter negli
Scavi. La foto, appena resa
pubblica, riaccende le polemiche
su Pompei, dopo quelle per i
restauri inadeguati delle domus
denunciati dal Corriere del
Mezzogiorno, che ha dedicato una
serie di articoli alla «malaconservazione» di Pompei. Sulla
presenza del motorino negli scavi
indagano ora i carabinieri.
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di arance amare bio con cannella e
pezzi di mandorle la vuole di qualità, e se la va a cercare altrove. «In
questo caso abbiamo bisogno di
identificare un luogo che percettivamente costituisca per noi una garanzia», aggiunge Vincenzo Russo.
È così, per esempio, che si spiega
il successo di Eataly, la catena che
non ha puntato certo su un target
preciso: a passeggio tra i suoi scaffali si possono trovare specialisti,
gourmet, impiegati o ragazzi. «I
nostri punti vendita più centrali,
come a Milano e a Firenze, sono diventati luoghi di ritrovo: per noi il
tema fondamentale è far diventare
“figo” comportarsi bene, rispettare
la Madre Terra, i produttori, gli animali. E a tutti ripetiamo di non
comprare troppo», analizza il patron Oscar Farinetti. Affermazione
a rischio, sulla pagina Facebook
che ridicolizza i clienti di Waitrose
quando acquistano i migliori mirtilli con il contagocce: «Non prenderne tanti, ci dobbiamo solo decorare il cervo!». All’imperativo non
si sfugge: dimmi cosa compri e ti
dirò chi sei.
Elvira Serra
@elvira_serra
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UDINE — Non aveva mai
presentato alcuna
dichiarazione dei redditi
pur tenendo un tenore di
vita estremamente
sfarzoso. La Guardia di
finanza di Udine ha
sequestrato due auto di
lusso, una Bentley
Continental GT del valore
di listino di circa 200 mila
euro e una Range Rover di
circa 50 mila euro a un
amico di Fabrizio Corona, il
friulano Fabio Frassinelli.
Apparentemente
nullatenente, era stato
sottoposto a controlli
dell’Agenzia delle entrate
che gli aveva contestato
un’evasione sul reddito per
oltre 180 mila euro in tre
anni. Nel 2008 il friulano
era già balzato alle
cronache giudiziarie per
essere stato arrestato (e poi
completamente
scagionato) insieme a
Corona per una vicenda di
dollari falsi. Noto in città
per essere stato visto spesso
anche in passato al volante
di auto di lusso, aveva
partecipato alla
trasmissione televisiva
«Uomini e Donne». A
incastrare Fabio Frassinelli
sono state le numerose
multe, una settantina, tutte
regolarmente pagate, per
violazioni al Codice della
strada che gli sono state nel
tempo verbalizzate da
diverse forze dell’ordine
per violazioni al Codice
della strada commesse al
volante delle sue vetture.
Durante una di queste
verbalizzazioni, i militari
della Guardia di finanza si
sono insospettiti dalla targa
estera della Bentley di cui
Frassinelli dichiarava di
non essere proprietario,
esibendo un foglio a firma
di un cittadino rumeno, già
residente in Germania,
titolare di un autosalone,
che se ne attribuiva la
proprietà ma ne autorizzava
l’uso al giovane friulano.
Dagli accertamenti condotti
con la motorizzazione
tedesca è risultato che la
vettura e la targa erano stati
radiati dal registro tedesco,
non se ne conosce il
motivo, e che l’auto era
priva di copertura
assicurativa. Il Range Rover
era invece intestato alla
nonna quasi ottantenne
dell’indagato.
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Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
Ecologia Ieri la Giornata mondiale della Terra: al centro le città sostenibili di bio-ingegneri e architetti
Riciclatori di scarpe e guide vegane
La rivoluzione dei mestieri verdi
In Italia sono tre milioni i lavori per l’ambiente: generano il 10% del Pil
L’idea non poteva non veni- Gli autoscatti
re a un imprenditore con un
passato da atleta. Sempre più I «selfie» mandati alla Nasa
gente corre, sempreGli
piùautoscatti
scar- da tutto il mondo
pe si acquistano e si consumaper mandati
celebrare
Alcuni dei «selfie»
no, sempre più ne risente
l’inla Giornata
alla Nasa
da tutto
quinamento del pianeta.
della Terra
il mondo«Ci
per celebrare
vogliono 150 anni perché
unadella Terra
la Giornata
calzatura diventi torba» calcola Nicolas Meletiou, origine
USA
greche e un’azienda che smaltisce rifiuti da ufficio. Perché
non farlo anche con le scarpe
da ginnastica? Ecco così che
nasce «Esosport», una sfida prima ancora che un
progetto di business.
«Raccogliamo le scarpe gratuitamente, seTO
EGIT
pariamo la canapa
dalla gomma, le trituriamo e creiamo
il nuovo materiale
con cui realizzare
pavimenti per i
parchi giochi».
Quattro anni fa il
primo paio racITALIA
FRANCIA
colto, ieri il contatore era arrivato a 85.223. I
bambini possono già saltare
sulle «scarpe riciclate» al Boschetto di Opera,
GIAPPON
E
nel Milanese, o nel
AUSTRIA
giardino di viale
Guidoni a Firenze,
inaugurato a febbraio, uno degli ultimi
atti di Matteo Renzi
sindaco.
Un problema può diUSA
ventare una risorsa (e offrire opportunità di lavoro).
USA
È questa la chiave della «green economy», come dire che
si può sfruttare la crisi per costruire un mondo migliore. A
partire dalla nostre «città» per
renderle più verdi, tema doCINA
minante della Giornata della
Terra che si è celebrata ieri in
tutto il mondo, come si fa da
44 anni.
L’Organizzazione internazionale del lavoro ha stimato
che i nuovi mestieri legati alla
transizione dall’era del petrolio all’economia dell’ambiente lavoratori verdi in Italia (il
potrà generare dai 15 ai 60 mi- 13,3% dell’occupazione totalioni di nuovi posti di lavoro le); 328 mila aziende (il 22%)
in vent’anni. Forbice, in veri- nell’industria e nei servizi che
tà, piuttosto ampia, ma cifre dal 2008 a oggi «hanno invecomunque con il segno posi- stito, o lo faranno quest’anno,
tivo, la tendenza è indiscutibi- in tecnologie green». Non sole. Più precisi i dati di «Gree- lo: le aziende «ecologiche»
nitaly 2013», l’ultimo rappor- hanno la tendenza ad assumeto di Unioncamere e Fonda- re di più, a scegliere giovani
zione Symbola: tre milioni i sotto i trent’anni, a puntare
AUSTRALIA
EGITTO
GRECIA
ITALIA
IRAQ
AUSTRALIA
USA
GRECIA
USA
TRINIDAD E TOBAGO
ITALIA
REGNO UNITO
SUDAFRICA
BRASILE
NICARAGUA
O
REGNO UNIT
ITALIA
ARGENTINA
La stima
Il passaggio dall’era del petrolio all’economia
dell’ambiente potrà generare fino a 60 milioni di
nuovi posti di lavoro in 20 anni. Le imprese verdi
tendono ad assumere di più e a scegliere i giovani
sulla ricerca, a cercare sbocchi
all’estero. Cifre che sorprendono, una fotografia di una
realtà in crescita se si considera che alla «green economy» si
devono 100,8 miliardi di valore aggiunto, il 10,6 per cento
dell’economia nazionale.
Le occupazioni legate allo
sviluppo sostenibile offrono
sempre maggiori opportuni-
Gaarder a «Sette»
tà, un fenomeno trasversale
che tocca tutti i settori produttivi. Le nuove città verdi,
per esempio, impongono progettisti in grado di utilizzare
materiali nuovi e ridurre gli
spechi: nascono figure come il
«manager della programmazione energetica», si moltiplicano i master in bio-architettura e bio-edilizia. Il Centro
studi del Consiglio nazionale
degli ingegneri stima che entro il 2020 più del 20% dei neo
ingegneri potrebbe lavorare
nell’edilizia verde.
Città significa mobilità. Pochi sanno che dal 1998 la legge Ronchi ha previsto che gli
enti pubblici con più di 300
dipendenti e le imprese che ne
hanno oltre 800, si dotino di
un «mobility manager»: un
signore che ti deve suggerire
qual è il mezzo più economico
ed efficente per arrivare al lavoro, così da evitare le code e
non esagerare con i gas serra.
Un lavoro green può essere rivoluzionario anche
perché, semplicemente,
riscopre l’antico: Saverio Denti, nelle campagne di Reggio Emilia, è andato a recuperare le vecchie ricette dell’assenzio,
per produrre non
la «bevanda maledetta» dell’Ottocento ma un
buon distillato.
Mario Cicero, nel
Palermitano,
continua la tradizione dei raccoglitori di manna,
con tecniche nuove e il rispetto per
la natura dei nonni.
Le nuove sensibilità crescono anche a
tavola. I vegetariani
sono in aumento, e
anche coloro che fanno
una scelta più estrema,
rifiutando tutti i prodotti
di origine animale, come
latte e uova. Roberta Bartocci, nutrizionista e vegana, tre
anni fa si è inventata il mestiere di «veg coach», e ha pure
registrato il marchio. «Cosa
faccio? Do consigli, porto le
persone in cucina o a fare la
spesa». Gli affari vanno bene.
«Ormai non riesco a stare dietro alle richieste» ammette.
Innovazione e opportunità,
anche questa è la «green economy». Annalisa Balloi, da
biologa e ricercatrice alla Statale di Milano, grazie ai batteri
ha messo su una start up ed è
diventata imprenditrice: i suoi
microorganismi sono in grado non solo di proteggere le
api e produrre più miele, ma
anche di pulire, con un metodo originale, le opere d’arte in
modo «bio». La tradizione
salvata dai mestieri del futuro.
Riccardo Bruno
Il pianeta
salvato
dai bambini
«Il mio trisavolo si spostava
in dromedario. Il mio
bisnonno guidava una
Mercedes e il mio nonno
girava il mondo a bordo di
un jumbo. Ed eccoci tornati
ai dromedari. Il petrolio è
stato una disgrazia». A
parlare è uno dei
protagonisti di Il mondo di
Anna, il nuovo romanzo di
Jostein Gaarder in uscita
dopodomani per
Longanesi). Dopo aver reso
la filosofia accessibile a tutti
con Il mondo di Sofia (e
venti milioni di copie
vendute in tutto il mondo),
lo scrittore norvegese ha
deciso di affrontare il tema
dell’ecologia, con una storia
ambientata nel 2082,
quando la Scandinavia è
ormai un deserto, le foreste
amazzoniche sono
scomparse, intere nazioni
sono sprofondate negli
oceani diventati acidi e
invivibili. «Gli scienziati
spiegano le loro ricerche con
dati e modelli. Io ho usato le
emozioni per mostrare i
pericoli che corrono i nostri
bisnipoti», spiega Gaarder
in un’intervista esclusiva sul
nuovo romanzo e i pericoli
di una catastrofe ambientale
a Sette, il magazine del
Corriere della Sera in
edicola venerdì (sopra, la
copertina). Gaarder è molto
critico anche con la sua
patria, la Norvegia, la cui
economia è dipendente dal
petrolio, e lancia un appello
alle nazioni più ricche:
«Dobbiamo comprendere
che i Paesi poveri hanno
diritto allo sviluppo e non
hanno ancora cominciato a
inquinare veramente — dice
a Sette —. L’Europa e gli
Stati Uniti, viceversa, stanno
inquinando l’atmosfera da
più di 200 anni. Noi
abbiamo il dovere morale di
sviluppare le tecnologie
verdi».
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Bruxelles Dal 2021 i test sui consumi di carburante: adeguarsi ai parametri Ue costerà ai produttori 10 miliardi, ma i tedeschi hanno già ottenuto una proroga
I nuovi limiti alle emissioni delle auto e il «no» della Germania
L’automobile entra in uno
stanzone anonimo pieno di rilevatori che simulano la strada.
Procede lentamente con i finestrini sigillati, con l’aria condizionata e il riscaldamento
spenti. Come se fosse sempre
primavera. Dentro non c’è il
navigatore satellitare, la radio
è muta. Così vengono calcolati
i consumi di benzina e gasolio.
I dati sono omologati dai costruttori stessi, che è un po’ come chiedere all’oste se il vino è
buono. Negli Stati Uniti e in
Giappone le rilevazioni le fanno enti indipendenti, da noi
no. L’Europa ha deciso di cambiare e adeguarsi al resto del
mondo. Era ora. Il test, infatti,
risale agli anni 70, quando il
Muro di Berlino era ancora in
piedi. Sembra una farsa. E in
effetti lo è ma è perfettamente
legale. Il risultato è che i numeri sbandierati nelle pubblicità sono tutti sballati: su strada le automobili consumano
molto di più che in laboratorio.
«È irrealistico. Abbiamo calcolato che nelle nostre prove (effettuate tutte rigorosamente in
pista) negli ultimi 2-3 anni i
consumi dei nuovi modelli sono in media più alti del 40% rispetto ai valori dichiarati dai
costruttori — spiega Gianluca
Le prove
Pellegrini (Quattroruote):
«Oggi i consumi sono in
media superiori del 40%
rispetto a quelli dichiarati»
Pellegrini, neodirettore di
Quattroruote — e la percentuale può salire addirittura al
70% nel caso delle ibride, che
per loro natura sono avvantaggiate nei test in laboratorio».
Da Bruxelles prevedono che
dal 2017 entri in vigore il nuovo sistema di misurazione
«Wltc 3»: «Darà risultati sicuramente più aderenti alla realtà: è stato aumentato il “percorso” in autostrada e sono
state introdotte tante novità,
anche se i dati rilevati in un laboratorio non potranno mai
essere uguali a quelli in strada.
Quest’ultimi sono influenzati
da moltissimi fattori: dal “piede” del pilota alla temperatura» sottolinea Pellegrini. Ma
sarebbe comunque un bel passo avanti per i consumatori. La
nuova prova però spaventa soprattutto la Germania, con i
suoi produttori di «macchinoni», Audi, Bmw e Mercedes in
prima fila. Meno le altre Case
europee, da Fiat a Renault e
Peugeot che fanno modelli più
piccoli e quindi meno inquinanti. I tedeschi temono che le
nuove norme possano penalizzarli e colpire i floridi bilanci
delle loro aziende. Il «conto»
per mettersi in regola con
l’ambiente — secondo i calcoli
di alcuni analisti — ammonta
per tutti a dieci miliardi di euro. Cifre da brividi per un’industria da sempre ascoltata
dalla cancelliera Angela Merkel. A Bruxelles con un’abile
manovra la Germania è riuscita a posticipare di un anno l’introduzione dei nuovi limiti
sulle emissioni di CO2 : tutte le
automobili dal 2021 dovranno
rispettare il tetto di 95 g/km di
CO2 (il livello di un’utilitaria
95 10
Grammi
a chilometro: è il nuovo limite
di anidride carbonica che
potrà emettere ogni auto
dal 2021. Oggi il tetto è di 130
grammi a chilometro
Miliardi
il costo, in euro, che dovrà sostenere l’industria
dell’auto per adeguarsi ai nuovi
limiti su consumi ed emissioni
previsti dall’Unione Europea
per intenderci) dai 130 di adesso. Una riduzione di quasi il
27%.
Ma il meccanismo di calcolo
è molto complesso: si tiene
conto della media e non del
singolo modello. Funziona più
o meno così: se metto in vendita un Suv tremila di cilindrata
che supera la soglia di 95 g/km
CO2 dovrò compensare con
una vettura super-ecologica.
Magari un’ elettrica che vale
come due auto normali. E se il
nuovo test partirà nel 2017 come da programma, raggiungere la soglia dei 95 g/km sarà
ancora più difficile. La battaglia dei consumi è solo all’inizio.
Daniele Sparisci
danielesparisci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
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italia: 51575551575557
#
Economia
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Il consiglio Il nodo della conversione dei crediti in azioni e l’aumento. Migliorano i conti rispetto al 2013
BURGO PREPARA
IL PIANO
Salvataggio Alitalia, frenata di Etihad
PER RINEGOZIARE
IL DEBITO
Dai debiti al personale. I soci italiani al lavoro per uscire dallo stallo
E
ntro il compleanno
numero 110, che
ricorre il prossimo anno,
dovrà aver rinegoziato il
debito da quasi un
miliardo di euro (950
milioni circa) contratto
con tre grandi banche
italiane, Intesa, Unicredit
e Mediobanca con
quest’ultima al 22% nel
capitale, una quota che
affianca la maggioranza
del 50,59% in mano alla
famiglia Marchi.
Scade nel 2015 la gran
parte dell’esposizione con
il sistema bancario delle
ex Cartiere Burgo,
fondate nel 1905 da un
giovane ingegnere
piemontese, Luigi Burgo,
e oggi più note, anche in
Europa, con il nome di
Burgo Group. Per il
produttore italiano di
carta (e di energia,
tecnologia, cellulosa
ligninsolfonati) non è
certo il primo passaggio
critico nella sua lunga
storia, che ha incluso
anche la Borsa, ma certo
per l’amministratore
delegato Paolo Mattei si
profilano mesi
impegnativi. Il tavolo con
le banche è già aperto e il
clima dei primi incontri è
stato definito
«collaborativo» al
quartier generale di
Altavilla Vicentina.
Base della trattativa con i
banchieri sarà il nuovo
piano industriale atteso
in tempi brevi, entro
maggio. Ma forse già a
fine mese, in occasione
dell’approvazione del
bilancio, potrebbero
essere presentate le linee
guida, obiettivi
industriali e finanziari. I
ricavi 2013 sarebbero in
lieve flessione sui 2,5
miliardi dell’anno
precedente e con essi
anche il margine
operativo lordo
comunque pari a circa
100 milioni. Anche
l’indebitamento ha subìto
una riduzione sotto il
miliardo a 950 milioni
circa. La crisi del settore
in tutto il mondo,
l’assestamento del
fatturato e la minor
redditività del gruppo che
conta stabilimenti anche
all’estero non hanno
impedito il recupero in
alcune aree. Tra le buone
notizie, il rafforzamento
delle vendite di carta con
legno per l’editoria.
Paola Pica
@paolapica
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — Alcune certezze e
la consegna del silenzio in
una delle fasi più delicate per
il destino di Alitalia. Il consiglio di amministrazione di ieri è stato il primo all’indomani delle dure condizioni avanzate da Etihad per restare al
tavolo del negoziato con l’ex
compagnia di bandiera. Nel
corso della riunione sarebbe
stato presentato il documento
in cui la società emiratina ha
illustrato le ragioni che l’hanno spinta a ritardare un’offerta. Il nodo principale, del resto, è legato alla gestione dei
circa 400 milioni di euro di
debiti nei confronti del sistema bancario. Un’eventuale
apertura di Etihad sarebbe,
infatti, incardinata e subordinata alla condizione che
l’iniezione di nuove risorse
vada interamente a servizio di
nuove iniziative. In altri termini, il vettore di Abu Dhabi
non intende figurare come
una ciambella di salvataggio,
accollandosi debiti e pregressi fiscali. Fonti vicine al ministero dell’Economia segnalano che ieri «purtroppo» non
ci sono state novità di rilievo,
tranne la conferma che le
condizioni di Etihad sono improntate a fermezza e durezza
difficilmente aggirabili. Ai
soci italiani, d’altra parte, non
sfugge quanto sia ridotta al
lumicino la possibilità di intavolare discussioni per contenere le pretese della contraparte. Anche la ritrosia dei
due istituti maggiormente
esposti nell’operazione, Unicredit ma soprattutto Intesa
Sanpaolo, nelle ultime ore
avrebbe perso di mordente. Si
sta facendo, insomma, strada
il convincimento che buona
parte dei debiti dovrà essere
convertita in capitale della so-
D’ARCO
I soci
Aura Holding 0,92
12 Capital spa
0,95
Finanziaria
di part. e inv.
1,18
G & C. Holding
1,24
Pirelli & Co spa
2,67
Macca srl 3,69
Odissea srl 3,90
Fire spa 4,28
Af/Klm 7,08
Intesa
Sanpaolo
20,59
Poste spa
19,48
Atlantia 7,44
Ceo Gabriele Del Torchio
Immsi
10,19
Unicredit
12,99
cietà guidata da Gabriele Del
Torchio.
Tanto che ieri per evitare
sbavature e fibrillazioni nella
trattativa avviata nel novembre scorso, ai partecipanti al
consiglio di amministrazione
è stato suggerito il più assoluto silenzio. Al termine dell’incontro, durato poco più di
due ore, Alitalia ha sintetizzato in poche righe l’impegno
Marcegaglia spa
0,75%
Loris Fontana
0,59%
Toto spa
0,41%
Thsa
0,41%
Fondiaria Sai
0,35%
Equinocse Sarl
0,30%
Solido Holding
0,21%
Acqua Marcia Fin.
0,14%
Gfmc srl
0,14%
Vitrociset spa
0,10%
del board. In una nota è stato
spiegato che il «consiglio ha
esaminato l’andamento economico gestionale dei primi
mesi dell’anno, in miglioramento rispetto al 2013 ed in
linea con le previsioni di piano. L’amministratore delegato ha inoltre illustrato ai consiglieri lo stato delle relazioni
con Etihad». Sul tappeto restano gli elementi segnalati
Il gruppo di Legnano
Asta Franco Tosi, vince chi taglia meno
Sarà pubblicato la settimana prossima sui
principali quotidiani l’avviso di vendita
della Franco Tosi Meccanica di Legnano, lo
storico marchio delle turbine a vapore oggi
in amministrazione straordinaria. Di fatto si
tratterà della cessione di un ramo d’azienda
perché gli immobili e l’area (350 mila metri
quadrati di cui 250 coperti) saranno
venduti in un secondo tempo con diritto di
prelazione riservato a chi nel frattempo
avrà acquisito l’attività. Le offerte saranno
vincolati. Non sarà fissata alcuna base
d’asta ma chi avrà accesso alla cosiddetta
«data room» potrà conoscere una perizia
giurata sul valore dell’azienda. Le offerte
dovranno pervenire entro il 30 giugno
prossimo. Entro luglio l’assegnazione. Il
bando è riservato ad aziende con un
fatturato medio negli ultimi tre anni non
inferiore ai 50 milioni. Per quanto riguarda
le regole con cui sarà scelto il vincitore, 50
punti dipenderanno dal prezzo, 30 dalle
garanzie immediate sull’occupazione, 20
dal piano industriale (di cui 10 legati alla
capacità di assumere nel giro di due anni).
nella documentazione elaborata dal management di
Etihad. Secondo indiscrezioni, finora non confermate,
l’ordine di grandezza degli
esuberi stimati è di
2.500-3.000 unità. Un taglio
di questa entità preoccupa
governo e sindacati che monitorano la situazione senza,
peraltro, avere facoltà di incidere nella partita. Oltre agli
esuberi nella lettera di Etihad
è stato fatto cenno ai contenziosi di Alitalia con le compagnie Air One e Wind Jet. In assenza di visibilità e chiarezza
sulle dimensioni delle cause
legali e degli eventuali rimborsi che potrebbero scaturirne da Abu Dhabi hanno
scelto una soluzione semplice: la manleva sul contenzioso pregresso. Una clausola
difficile da digerire per quegli
azionisti che vorrebbero sfilarsi da Alitalia limitando i
danni. Tanto più considerata
la diversa natura degli azionisti: da una parte le banche,
dall’altra i soci industriali.
Un’ulteriore questione che sta
a cuore a Etihad riguarda il
progetto di integrazione con
il sistema Alta Velocità sulla
rete ferroviaria. Altrettanto
determinata la visione sul destino di Linate e Malpensa.
Nello scalo cittadino milanese Alitalia ha liberato una serie di slot sulla tratta RomaMilano, che Etihad intenderebbe riconvertire in nuove
destinazioni verso città e capitali europee. Per quanto riguarda Malpensa l’obiettivo è
di ridurne i volumi di traffico
verso destinazioni intercontinentali, dirottando, insomma, i flussi verso lo scalo di
Fiumicino.
Andrea Ducci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le domande
Esodati,
la scadenza
il 16 giugno
Chi appartiene alla cosiddetta
«quinta tranche degli esodati»
può presentare la domanda
entro il 16 giugno. Lo
stabilisce il Ministero del
Lavoro nella circolare
«10/2014». Le domande,
come ricorda «Italia Oggi»,
vanno presentate all’Inps da
parte dei lavoratori
appartenenti alle seguenti
casistiche:
- autorizzati alla prosecuzione
volontaria prima del 4
dicembre 2011;
- in mobilità ordinaria al 4
dicembre 2011 e poi
autorizzati alla volontaria;
- autorizzati alla prosecuzione
volontaria prima del 4
dicembre 2011, ancorché al 6
dicembre 2011 non abbiano
un contributo volontario.
Devono invece presentare la
domanda alla direzione
territoriale del lavoro, sempre
entro il 16 giugno:
- i lavoratori il cui rapporto si
è risolto entro il 30 giugno
2012 per accordi individuali o
d’incentivo all’esodo entro il
31 dicembre 2011;
- il cui rapporto si è risolto
dopo il 30 giugno 2012 ed
entro il 31 dicembre 2012 per
accordi individuali o
d’incentivo all’esodo stipulati
entro il 31 dicembre 2011;
- o il cui rapporto sia cessato
per risoluzione unilaterale tra
il primo gennaio 2007 e il 31
dicembre 2011.
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Imprese e credito Per la legge Sabatini richieste oltre quota mezzo miliardo
L’industria riparte da macchine e robot
Ordini su del 79%, corsa alle agevolazioni 15,2%
MILANO — Più 79,3%. Di
tanto sono aumentati gli ordini
di macchine utensili nei primi
tre mesi di quest’anno. Parliamo degli ordini provenienti da
imprese manifatturiere italiane.
Un dato che odora di ripresa. Se
si considerano quelli complessivi — italiani e stranieri —
l’aumento medio risulta del
15,2% (questo perché l’incremento degli impegni all’acquisto esteri si è fermato a un più
5,7). Il segnale è incoraggiante.
Tre i fattori che hanno contribuito. Il primo: i segnali di ripresa del manifatturiero. Già
registrati dall’Istat (a febbraio,
rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, le aziende che
fabbricano macchinari e attrezzature hanno registrato aumenti del fatturato del 5,1%) e riconfermati dal centro ricerche
Intesa Sanpaolo. Il secondo fattore: il settore macchine utensili è in una situazione di crisi
drastica da sei anni, le aziende
che da oltre un lustro non cambiano i macchinari a questo
punto non possono più riman-
Mercato interno
Negli ultimi sei anni le
commesse erano calate
in modo drastico: meno
75% rispetto al 2007
dare. Il terzo: le agevolazioni
garantite a chi investe in macchinari dal governo Letta attraverso la legge Sabatini-bis, in
vigore dal primo aprile, cominciano a portare qualche effetto.
«Non c’è dubbio, il segnale è
positivo» tira un sospiro di sollievo Luigi Galdabini, presidente di Ucimu-sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori di macchine utensili,
robot, automazione. Galdabini
invita però a una lettura attenta
dei dati: «Rispetto al 2007, a fine 2013 gli ordini esteri erano
più bassi del 20%, una percentuale tutto sommato accettabile
tenendo conto del contesto. Gli
ordini italiani, invece, fatto 100
quelli del 2010, erano a quota
217 nel 2007 e sono scesi a 75,7
nel 2013. Il calo e stato talmente
rilevante e drammatico, che oggi una forma di recupero è inevitabile: chi vuole stare sul
mercato è costretto a investire
sui macchinari».
La cautela dell’Ucimu è dovuta anche al fatto che in questi
ultimi anni le false ripartenze
non sono mancate. «E’ come essere sulle montagne russe. Gli
ordini sembrano in ripresa, poi
ci si trova di nuovo in discesa.
Speriamo che questa volta sia
diverso», aggiunge Galdabini.
Certo il settore delle macchine
utensili è ampio. Quali sono gli
ambiti in recupero? «Fermissi-
Il tasso di crescita su base
annuale degli ordini
di macchine utensili nel
primo trimestre del 2014
2,5
miliardi, il plafond per la
nuova legge Sabatini
Il governo: raddoppio se
a fine anno sarà esaurito
mo il settore delle energie rinnovabili, stabile l’automotive,
in crescita l’aeronautica», risponde il presidente Ucimu.
Per quanto riguarda la Sabbatini bis, le domande già depositate sono duemila, per finanziamenti pari a 655 milioni
di euro. In tutto sono disponibili 2,5 miliardi di crediti agevolati da erogare da qui al dicembre 2016 (ma il ministero
dello Sviluppo ha già detto che i
fondi potrebbero raddoppiare).
Possono fare domanda le imprese che vogliono acquistare
beni strumentali destinati alla
produzione. Il tasso dei prestiti
proposto dalle banche sarà abbattuto del 2,75%. L’aumento
degli ordini dei primi tre mesi
del 2014 fa pensare che molte
aziende abbiano deciso di cogliere l’opportunità.
Rita Querzé
rquerze
© RIPRODUZIONE RISERVATA
28
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
REGIONE SICILIANA
AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO
“PAOLO GIACCONE”
Oggetto: Realizzazione dei servizi di controllo dei Progetti di formazione di Fondartigianato, il Fondo Interprofessionale per la formazione continua costituito da
Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai, Cgil, Cisl, Uil.
L’importo complessivo a base di gara è di Euro
350.000,00 (Trecentocinquantamila/euro) IVA esclusa.
Criterio Aggiudicazione: offerta economicamente più
vantaggiosa ai sensi del D.Lgs. 163/2006.
Gli interessati dovranno far pervenire le loro offerte
entro le ore 12.00 del giorno 20/06/2014 al Fondo Artigianato Formazione - Via di S. Croce in Gerusalemme, 63 ROMA Cap.00185.
Le modalità di partecipazione alla gara, i requisiti
tecnici e i criteri di aggiudicazione si trovano nel disciplinare di gara pubblicato sul sito: www.fondartigianato.it unitamente ai documenti tecnici e schema di
contratto.
Il bando di gara è stato pubblicato sulla Gue n. S/77 in
data 18/04/2014 e pubblicato sulla Guri n. 46 del
23/04/2014.
Per eventuali informazioni rivolgersi ai seguenti recapiti: tel. 06 - 70454100 Fax: 06-77260374 e-mail:
[email protected].
IL VICE PRESIDENTE
Giovanna Altieri
CONSIP S.p.A. a socio unico
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del
D.Lgs. 163/2006 e s.m.i. dalla Consip S.p.A. per conto
della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile - per l’affidamento
del Servizio di revisione contabile ai sensi del DPCM 14
settembre 2012 e dei servizi connessi - in unico lotto ID 1450. La gara è aggiudicata secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. L’importo
massimo del Contatto, al netto di IVA, è pari a Euro
1.500.000,00 (unmilionecinquecentomila/00). Termine
di presentazione delle offerte: entro le ore 12:00 del
giorno 06/06/2014. Il testo integrale del bando di gara
è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle quali è
stato inviato il 10/04/2014 e può essere consultato e
prelevato (unitamente alla documentazione di gara) su:
www.consip.it e www.protezionecivile.gov.it.
L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino)
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
Avviso per estratto
Consip S.p.A. ha rettificato il punto II.1.1), riportante i CIG,
del Bando di Gara per la conclusione di un Accordo
Quadro ex art. 59 del D.Lgs. n. 163/2006 per la fornitura, il
trasporto ed il montaggio di Soluzioni Abitative in
Emergenza ed i servizi ad esse connessi - Edizione 2
(ID 1490) - Lotto 1: CIG 5681171A9C; Lotto 2: CIG
5681176EBB; Lotto 3: CIG 56811823B2. Il testo integrale
dell’avviso di rettifica e tutta la documentazione inerente la
procedura è stato pubblicato sulle GUUE e sulla GURI alle
quali è stato inviato il 18/04/2014 e può essere consultato
sui siti, www.consip.it e www.protezionecivile.gov.it.
Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato)
LINEE LECCO SPA
Piazza Bione 15 - Lecco
Tel. 0341.359911 - Fax 0341.359920
AVVISO DI GARA DESERTA
Oggetto: procedura ristretta relativa alla cessione d’Azienda di Linee Lecco S.p.a. richiamata dalle Deliberazioni del Consiglio
Comunale di Lecco n. 16 del 25 e 26 marzo
2013 e n. 75 del 04.11.2013. Con verbale del
31.03.2014 la gara di cui all’oggetto è stata
dichiarata deserta, per mancanza di offerte.
Lecco, 07.04.2014
L’Amministratore Unico di Linee Lecco Spa
Dott. Ing. Renato Muratore
AVVISO POST INFORMAZIONE - ESITO DELLA GARA
a) Amministrazione aggiudicatrice: AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA POLICLINICO “PAOLO GIACCONE” AREA PROVVEDITORATO - VIA ENRICO TOTI N. 76 - 90128
PALERMO TELEFONO 091/6555505 - TELEFAX 091/6555502.
b) Procedura di aggiudicazione: Procedura aperta.
c) Oggetto dell’appalto: Fornitura di sostanze viscoelastiche per l’Unità Operativa di Oculistica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico “Paolo Giaccone”, articolata in
5 lotti.
d) Criterio di aggiudicazione: Art. 83 del D.LGS n. 163/2006, in favore del concorrente che
avrà presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa.
e) Numero di soggetti partecipanti: 6.
f) Data di aggiudicazione: Deliberazione C.S. n. 258 del 18 marzo 2014.
g) Imprese aggiudicatarie: 1) ALCON Italia S.p.A., con sede legale a Milano - C.A.P. 20143
- in Viale Giulio Richard n. 1/B; in possesso del Codice Fiscale e Partita I.V.A.
074335060152 la fornitura del Lotto N. 1: Viscoelastico dispersivo - CIG: 5227994520
per un importo complessivo triennale di € 68.400,00 = I.V.A. ESCLUSA;
2) Impresa Biomed s.a.s. di Giuseppe Di Vincenzo & C., con sede legale a Palermo C.A.P. 90135 - in Via A. Telesino n. 15; in possesso del Codice Fiscale e Partita I.V.A.
03847710823, la fornitura del Lotto N. 3: Viscoelastico dispersivo coesivo - CIG:
522801781A per un importo complessivo triennale di € 21.060,00 = I.V.A. ESCLUSA;
3) Impresa AMO Italy s.r.l., con sede legale a Roma - C.A.P. 00143 - in Via Pio Emanuelli
n. 1; in possesso del Codice Fiscale e Partita I.V.A. 07121831007, la fornitura del
Lotto N. 4: Viscoelastico coesivo - CIG: 5228043D8D per un importo complessivo
triennale di € 1.440,00 = I.V.A. ESCLUSA;
4) i seguenti Lotti non sono stati aggiudicati, per assenza di offerte valide i seguenti lotti,
e pertanto, sono da considerarsi deserti:
LOTTO n. 2: VISCOELASTICO COESIVO VISCOADATTATIVO - CIG: 5228002888.
LOTTO N. 5: VISCOELASTICO COESIVO VISCOADATTATIVO - CIG: 5228050357.
h) Ulteriori informazioni potranno essere richieste direttamente al Responsabile del Procedimento Dott. Aldo ALBANO telefono 091/6555500 - 3357783230.
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO - Dott. Renato LI DONNI
REGIONE TOSCANA
ESTAV Nord-Ovest
COMUNE DI GENOVA
STAZIONE UNICA APPALTANTE DEL COMUNE
Via Garibaldi 9 – 16124 Genova
• [email protected] •
ESTRATTO DI
AVVISO DI GARA
Si rende noto che il giorno 22/05/2014 ore
9,30 presso una sala del Comune di Genova
avrà luogo una procedura aperta per
l’affidamento del servizio di pulizia presso
gli asili nido del Comune di Genova (appalto
verde) suddiviso in due lotti, da aggiudicarsi
con le modalità di cui all’art. 83 del D.Lgs.
163/2006, per l’importo complessivo di
Euro 880.000,00 oltre Euro 8.800,00 per
oneri di sicurezza da interferenze, non
soggetti a ribasso il tutto oltre IVA. Le
offerte, complete della documentazione
richiesta dal bando di gara, dovranno
pervenire entro il 20/05/2014 ore 12,00.
Il bando integrale è stato inviato alla
G.U.C.E., pubblicato sulla G.U.R.I., affisso
all'Albo Pretorio del Comune nonché, ai
sensi e per gli effetti di cui all’art. 70 comma
9 del D.Lgs. 163/2006, scaricabile dai siti
internet
www.serviziocontrattipubblici.it
www.appaltiliguria.it
www.comune.genova.it
IL DIRIGENTE
Dott.ssa Cinzia MARINO
Via Valentino Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682
Vico II San Nicola alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12
Via Villari, 50 - 70122 Bari
Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Sede legale: Via Carlo Bo n. 1 - 20143 MILANO
c.f.:80071270153
Telefono 02891412518 - Telefax 02891412319
AVVISO DI GARA
Viene indetta la seguente gara di lavori: Procedura aperta per
l’affidamento dei lavori di ristrutturazione e rifunzionalizzazione della Cascina Moncucco Via Moncucco 29/31 - Milano,
ai sensi dell’art. 3 comma i lettera A) del DM 26/2011 - CIG:
5704987035 - CUP: H46B13000010008. Importo a base
d’asta: € 5.595.418,82= + I.V.A. di cui € 228.565,10 = per
oneri della sicurezza non soggetti a ribasso d’asta. Categoria
prevalente: OG2 - € 1.537.194,79=. Altre Categorie (scorporabili): OS6 - € 1.394.719,03=; OS7 -€ 1.146.440,15=;
OG11 - € 1.517.064,55=. Durata in giorni dei lavori dell’appalto: 540 giorni successivi, naturali e consecutivi a decorrere
dalla data del verbale di consegna dei lavori. Il criterio di aggiudicazione sarà quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa (art. 83 del D.L. 163/06) secondo i seguenti criteri: offerta economica= 30 punti - offerta tecnica= 70 punti. Il sopralluogo, da effettuare nelle modalità e nei termini indicati nel
disciplinare di gara, è obbligatorio. Accesso elettronico delle
informazioni (URL): https://gare.i-faber.com. Presentazione
per via elettronica di offerte e richieste di partecipazione (URL):
https://gare.i-faber.com. Le offerte, redatte in lingua italiana,
dovranno pervenire esclusivamente in modalità telematica
entro le ore 12,00 del giorno 06/06/2014. Termine per il ricevimento delle richieste dei documenti tecnici riservati (DVD) e
della richiesta di sopralluogo: le ore 17,00 del giorno
23/05/2014. Termine per il ricevimento, esclusivamente in modalità telematica, delle richieste di chiarimento: le ore 12,00
del giorno 30/05/2014. Apertura delle offerte: le ore 10,30
del giorno 11/06/2014 presso la sede dell’Università IULM Via
Carlo Bo 1 Milano. Il bando integrale di gara è stato inviato
per la pubblicazione alla GUUE il giorno 14.04.2014. Il bando
integrale di gara è stato inviato per la pubblicazione alla GURI
il giorno 17.04.2014. Il bando integrale di gara è altresì disponibile all’indirizzo internet www.iulm.it e sul sito dell’Osservatorio Regionale Contratti Pubblici Regione Lombardia.
IL PRESIDENTE DELLA LIBERA UNIVERSITA’ DI
LINGUE E COMUNICAZIONE IULM E R.U.P. DI GARA
DOTT. GIUSEPPE DI LELLA
REGIONE TOSCANA
ESTAV Nord-Ovest
Sede Legale: via Cocchi, 7/9 Loc. Ospedaletto - 56121 PISA
AVVISO DI GARA PER ESTRATTO
L’ESTAV Nord Ovest Toscana indice una procedura aperta,
svolta con modalità telematica, ai sensi del D. Lgs 163/06, per
l’affidamento del servizio di trasferimento salme/cadaveri per
A.O.U. Pisana e Fondazione T. G. Monasterio. Le offerte dovranno pervenire telematicamente, nel rispetto delle modalità
specificate nella documentazione di gara, entro e non oltre le
ore 12.00 del giorno 30/5/2014 (termine perentorio). Il bando
integrale di gara è stato trasmesso alla G.U.U.E. il giorno
9/4/2014. La documentazione di gara è disponibile sul profilo
della stazione appaltante al seguente indirizzo: https://start.e.toscana.it/estav-nordovest e sul sito inte882703rnet all’indirizzo
www.estav-nordovest.toscana.it. Per ulteriori informazioni tel.
0584.6059663. Le offerte non vincolano l’Estav Nord Ovest.
Il Direttore del Dipartimento Acquisizione Beni e Servizi
Dott. Massimo Santini
TRIBUNALE DI FROSINONE
CONCORDATO PREVENTIVO AREA
INDUSTRIE CERAMICHE S.R.L. (n. 4/13)
IL COMMISSARIO GIUDIZIALE
AVVISA
che, all’esito della proposta di Concordato Preventivo (n. 4/13) presentata dalla AREA INDUSTRIE CERAMICHE s.r.l. (con sede legale in
Anagni, Località Selciatella snc, codice fiscale
03254330362), il Tribunale di Frosinone, con decreto del 6 marzo 2014, ha dichiarato aperta la
relativa procedura. La convocazione dei creditori, inizialmente prevista per il 4 aprile 2014, è
fissata, all’esito di proroga concessa dal Tribunale, per il giorno 17 giugno 2014, ore 10,00,
nell’ufficio del Sig. G.D., Dott. Sandro Venarubea,
presso il Palazzo di Giustizia di Frosinone, Via Fedele Calvosa. La proposta del concordato ed il decreto di apertura della procedura sono visionabili
presso la Cancelleria del Tribunale di Frosinone.
Il Commissario Giudiziale - Avv. Alfredo Sica
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM
Tel. 02 2584 6665 o 02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Ente per i Servizi Tecnico - Amministrativi di Area Vasta
Sede Legale: Via cocchi 7/9 Loc. Ospedaletto - 56121 Pisa
ESITO DI GARA PER ESTRATTO
Si rende noto che ESTAV NORD OVEST con Determinazione n. 445 del
08.04.2014 ha aggiudicato la seguente procedura di gara: “Procedura
aperta per l’affidamento del servizio di ristorazione per l’Azienda USL 5
di Pisa, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, l’Auxilium Vitae di
Volterra e il Centro Direzionale e Magazzino Farmaceutico Estav Nord
Ovest” all’ATI Alisea Soc. Consortile e Cir Food Soc. Cooperativa per un
importo di € 40.196.376,34 + IVA per 6 anni. Tutti gli atti sono disponibili
sul sito Aziendale: http;//www.estav-nordovest.toscana.it/determine.php.
Il Direttore del Dipartimento Acquisizione Beni e Servizi
Dott. Massimo Santini
COMUNE DI NAPOLI
SACUAG AREA GARE LAVORI
ESTRATTO BANDO DI GARA
CIG: LOTTO I: 5581971430
LOTTO II: 5582022E43
LOTTO III: 558208309E
Si avvisa che è stato pubblicato sulla Guri
n. 44 del 16/04/14 il bando di gara “Lavori
di manutenzione straordinaria dei parchi,
in 3 lotti - lotto I: Troisi-De Filippo; lotto II:
Camaldoli-Scampia; lotto III: G. ErricoS.Gennaro-Re Ladislao” (Delibera G.C.
n. 781/2013 e Determina Dirigenziale n.
44/2013) - Importo complessivo (somma
degli importi dei tre lotti): € 695.737,44 Scadenza offerte: Lotto I (27/05/14, ore
12.00) - Lotto II (28/05/14, ore 12.00) Lotto III (29/05/14, ore 12.00) Bando integrale sul sito www.comune.napoli.it/bandi.
Il Dirigente - dott.ssa Roberta Sivo
AZIENDA OSPEDALIERA
UNIVERSITARIA FEDERICO II
AVVISO ESITI DI GARA
Questa Azienda con deliberazione n. 177 del
11.04.2014 ha aggiudicato la fornitura, articolata in lotti, di rotoli di carta igienica e bobine di
carta asciugatutto I lotto - CIG 4182734549 e
rotoli di carta per lettino visita II lotto - CIG
5474905288 occorrente alle varie strutture assistenziali dell’A.O.U. alla società 3.M.C. S.p.A.,
con sede legale in Capurso (BA) ex SS.100 Km.
11,200 Z.I., per l’importo complessivo, per l’intera durata biennale, di € 298.160,00 oltre IVA,
comprensivo del costo degli oneri della sicurezza derivante dai rischi di natura interferenziali
pari ad € 0,00. Società partecipanti: n. 8 - Società ammesse: n. 8. RUP: sig. Diego Scordo. Il
bando è stato inviato all’U.P.U.C.E. in data
15.04.2014 al n. 2014-050571.
Il Direttore Generale - F.to Giovanni Persico
ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI
Alla luce delle informazioni oggi disponibili, si informano i SignoriAzionisti che l’Assemblea,
indetta per i giorni 28, 29 e 30 aprile 2014, sarà rimessa in seconda convocazione in sede
ordinaria ed in terza convocazione in sede straordinaria, e si terrà pertanto alle ore 9.00 di
mercoledì 30 aprile 2014
in Trieste, Molo Bersaglieri 3, presso il Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima.
Assicurazioni Generali S.p.A.
Società costituita nel 1831 a Trieste. Capitale sociale € 1.556.873.283,00 interamente versato.
Sede legale in Trieste, piazza Duca degli Abruzzi, 2. Codice fiscale e Registro imprese 00079760328.
Iscritta al numero 1.00003 dell’Albo delle imprese di assicurazione e riassicurazione.
Capogruppo del Gruppo Generali, iscritto al numero 026 dell’Albo dei gruppi assicurativi.
Sezione Fallimentare
Alitalia Linee Aeree Italiane S.p.A. in a.s.
REGIONE SICILIANA
AZIENDA SANITARIA
PROVINCIALE - TRAPANI
Amministrazione Straordinaria n. 1/08 - Subprocedimento n. 1/08-5 - R.G. 2889/14
Estratto del ricorso ex art. 36, comma 2 L.F. per la riforma del provvedimento del Tribunale
di Roma, Sez. Fallimentare, G.D. dott. Umberto Gentili del 08/01/2014.
Aeroporti di Roma S.p.A., rappresentata e difesa dall’avv. Giuseppe Berti ed elettivamente
domiciliata nel suo studio in Roma, Via Abruzzi n. 3, con atto del 16/01/2014, ha proposto
ricorso ex art. 36, comma 2 L.F. per la riforma del provvedimento del Tribunale di Roma,
Sez. Fallimentare, G.D. dott. Umberto Gentili del 08/01/2014, con il quale il predetto G.D.
ha rigettato il reclamo proposto da Aeroporti di Roma S.p.A., ai sensi degli artt. 110,
comma 3 e 36 L.F., contro il primo piano di riparto parziale di Alitalia - Linee Aeree Italiane
S.p.A. in A.S. depositato in data 04-22/04/2013, chiedendo la modifica di tale piano di
riparto per una parte dei crediti vantati dalla Società che sono stati degradati da rango privilegiato speciale a rango chirografario a causa della ritenuta incapienza dei conti speciali
del ricavato dalle vendite degli aeromobili. Con provvedimento del 04-05/02/2014, il
Presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma ha designato quale relatore
il Giudice dott.ssa Anna Maria Soldi, fissando per la comparizione delle parti dinanzi al
Collegio in camera di consiglio l’udienza del 18/02/2014. All’udienza del 18/02/2014, il
Collegio composto dai sigg.ri Magistrati dott.ssa Giovanna Russo (Presidente), dott.
Giuseppe Di Salvo (Giudice) e dott.ssa Anna Maria Soldi (Giudice relatore) ha rinviato
all’udienza del 10/06/2014, ore 12:30, autorizzando la notifica alle parti indicate già reclamanti nonché per pubblici proclami a tutti gli altri controinteressati entro il 30/04/2014. Con
provvedimento in data 04/03/2014, il Presidente del Tribunale di Roma ha autorizzato la
notificazione per estratto dei predetti ricorso ex art. 36, comma 2 L.F., decreto di fissazione
e verbale d’udienza nelle forme di cui all’art. 150, comma 3 c.p.c. per i creditori privilegiati
controinteressati non costituiti e con pubblicazione, per estratto e in caratteri visibili, una
sola volta sul quotidiano “Il Corriere della Sera” e in versione integrale sul sito della procedura di Amministrazione Straordinaria.
avv. Giuseppe Berti
ESTRATTO DELL’AVVISO DI GARA
Questa Azienda ai sensi del D. Lgs. n.
163/06 ha indetto gara a procedura
aperta per la fornitura triennale di defibrillatori impiantabili e relativi accessori, suddivisi in 20 lotti ed occorrenti
alle UU.OO. di Cardiologia dei PP.OO di
Trapani, Marsala e Castelvetrano dell’Azienda Sanitaria Provinciale di
Trapani, per l’importo presunto di
€. 11.406.900,00 oltre I.V.A.. Le ditte
interessate dovranno far pervenire a
questa Amministrazione le offerte
con le modalità prescritte nel bando di
gara pubblicato sulla G.U.R.S. n. 15
del 11/04/14 e sul sito web dell’Azienda: www.asptrapani.it. Per
eventuali informazioni rivolgersi, nelle
ore d’Ufficio, al Settore Provveditorato
ed Economato (Tel.: 0923/805322287 - Fax 0923/25180).
IL COMMISSARIO STRAORDINARIO
f.to (Dr. Fabrizio De Nicola)
TRIBUNALE CIVILE DI ROMA
ISTITUTO NAZIONALE
PER L’ASSICURAZIONE CONTRO
GLI INFORTUNI SUL LAVORO
AVVISO DI GARA PER ESTRATTO
L’INAIL - Servizio Centrale Acquisti - P.le G. Pastore, 6 - 00144 ROMA rende noto che in data 19
marzo 2014 è stata aggiudicata definitivamente all’impresa “Burgo Distribuzione srl”, la procedura
negoziata per la stipula di un accordo quadro per
la fornitura di carta per la Tipografia di Milano (Gara
n. 2/2014) con i seguenti ribassi sul prezzo minimo
per ogni tipologia di carta rilevabili dai listini pubblicati mensilmente dalla Camera di Commercio di
Milano: 4,1% per il Lotto 1 CIG 5519837995; 6,1%
per il Lotto 2 CIG 5519900D91. L’avviso di gara
esperita in forma integrale è pubblicato sulla GURI
- Sez. Contratti - n. 45 del 18.04.2014, nonché sul
sito Internet www.inail.it.
SERVIZIO CENTRALE ACQUISTI
IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO
f.to DR. CIRO DANIELI
COMUNE DI CALTAGIRONE
AREA I
IL RUP
Ai sensi e per gli effetti
dell’art. 224 comma 1 lettera c)
D.Lgs. n. 163/2006 e successive
modifiche ed integrazioni
RENDE NOTO
Che per cinquantadue giorni consecutivi
a decorrere dalla data di pubblicazione
del presente avviso sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, si trovano
pubblicati sul sito istituzionale dell’Ente
www.comune.caltagirone.ct.it gli atti
del Bando di gara, a procedura aperta ai
sensi degli artt. n. 3 e 55 del succitato
Decreto, relativi a “PO-FESR 2007-2013
Misura 3.3.3.3. - Progetto per migliorare
la fruizione e la sostenibilità turistica del
Centro Storico di Caltagirone. Fornitura
e posa in opera di sistemi informativi e
segnaletica turistica”. Atti approvati con
D.D. n. 118 del 01.04.2014.
Caltagirone, 23 aprile 2014
IL RUP
Dott.ssa Giovanna Terranova
PILA S.P.A.
Frazione Pila n. 16 - 11020 Gressan (AO)
Tel. +390165.235130. - Fax +390165.364345
www.pila.it
AVVISO DI VENDITA DI IMMOBILI
PILA S.p.A., con sede legale in frazione Pila
n.16 nel Comune di Gressan (AO), piena proprietà dei seguenti immobili:
LOTTO UNICO
Unità immobiliari site nel territorio del Comune
di Saint Christophe (AO), località Grand
Chemin, facenti parte di un complesso condominiale ad uso commerciale direzionale, elevantesi ad un piano fuori terra, oltre ad un
piano seminterrato. Le seguenti unità immobiliari risultano censite al Catasto Fabbricati come
segue: censite al Catasto Fabbricati, intestata
alla Società venditrice, come segue: Foglio 36
numero 228 subalterno 50 - Località Grand
Chemin - piano T - categoria A/10 - classe U consistenza vani 14,5 - rendita catastale euro
5.653,91; Foglio 36 numero 228 subalterno 91
- Località Grand Chemin - piano T - categoria
C/6 - classe U - consistenza 16 mq. - rendita
catastale euro 68,59; Foglio 36 numero 228 subalterno 92 - Località Grand Chemin - piano T
- categoria C/6 - classe U - consistenza 29 mq.
- rendita catastale euro 124,31; Foglio 36 numero 228 subalterno 130 - Località Grand Chemin - piano T - categoria C/6 - classe U consistenza 14 mq. - rendita catastale euro
60,01; Foglio 36 numero 228 subalterno 131 Località Grand Chemin - piano T - categoria C/6
- classe U - consistenza 14 mq. - rendita catastale euro 60,01; Foglio 36 numero 228 subalterno 132 - Località Grand Chemin - piano T categoria C/6 - classe U - consistenza 13 mq. rendita catastale euro 55,73; Foglio 36 numero
228 subalterno 147 - Località Grand Chemin piano T - categoria C/2 - classe U - consistenza
12 mq. - rendita catastale euro 34,09. Prezzo
a base d’asta: € 858.000,00 (I.V.A. esclusa).
Vendita all’asta: 30 maggio 2014, ore 14:00 Per
partecipare all’asta pubblica l’offerta deve pervenire, entro e non oltre le ore 12:00 del 30
maggio 2014, presso la sede amministrativa
della società al seguente recapito Pila S.p.A. strada Pont Suaz n.4, 11100 Aosta. L’avviso
di vendita integrale ed i relativi patti e condizioni di vendita sono visionabili sul sito
www.pila.it. Per eventuali richieste di chiarimento rivolgersi esclusivamente via fax al n.
0165/364345 o via email all’indirizzo [email protected]. Il responsabile del procedimento è l’ing. Fabio JUNOD.
Istituto Superiore di Sanità
V.le Regina Elena, n. 299 - 00161 - Roma
ESTRATTO AVVISO DI ESITO DI GARA D’APPALTO
Si rende noto - ai sensi dell’art. 65 del D.Lgs n.
163/2006 e s.m.i. - che è stata aggiudicata la “Procedura aperta per la fornitura, nella forma della somministrazione, ripartita in due lotti, di gas compressi
con relativi servizi accessori, azoto liquido e argon
liquido con noleggio dei relativi contenitori criogenici per il fabbisogno dell’Istituto Superiore di Sanità. Lotto 1: gas compressi (CIG: 5476034635);
Lotto 2: azoto liquido e argon liquido con relativi
contenitori criogenici (CIG: 54761115C0)”. L’Avviso
relativo agli appalti aggiudicati è stato inviato per la
necessaria pubblicazione alla Gazzetta Ufficiale
dell’Unione Europea in data 18/04/2014 ed è stato
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana in data 23/04/2014 e sui siti informatici di
cui all’art. 66, comma 7, del D.Lgs n. 163/2006 e
s.m.i.. Si dichiara, inoltre, che copia dell’Avviso è affissa all’Albo dell’Istituto Superiore di Sanità, ed è
accessibile in Internet all’indirizzo: http://www.iss.it
alla voce “Lavorare all’ISS”, sezione “Bandi di gara”.
Ulteriori informazioni potranno essere richieste all’Ufficio III - R.E. (Contratti, servizi e spese in economia, contratti all’estero) dell’Istituto Superiore di
Sanità (tel. n. 06/49903627 - fax 06/49387132).
IL DIRETTORE DELL’UFFICIO III - R.E.
(Dott. Alessandro VALENTE)
Comune di Montelupo Fiorentino
Si rende noto che la procedura aperta telematica per l’appalto
della somministrazione di derrate alimentari per la refezione
delle scuole, della residenza anziani e dei nidi d’infanzia è
stata aggiudicata, relativamente al Lotto 1 all’impresa Alessio
Carni snc di Monsummano Terme (PT) per euro 167.953,20
(iva esclusa), relativamente al lotto 2 all’impresa Panificio
Perillo snc di Ponsacco (PI) per euro 78.661,50 (iva
esclusa), relativamente al lotto 3 all’impresa Ricci Forniture
Alimentari di Ravenna per euro 342.076,07 (iva esclusa).
Montelupo Fiorentino, 14/04/2014
Il Responsabile del Procedimento - dr.ssa Luisa Bugetti
© Basso Cannarsa
ESTRATTO DI BANDO DI GARA
FONDO ARTIGIANATO FORMAZIONE
IL VINCITORE DI
IL PRIMO TALENT SHOW PER SCRIT TORI
Susanna Tamaro
“Savic ha tutto
quello che gli serve:
lo sguardo, il cuore,
l’istinto, l’ironia, il senso
del ritmo.”
“Un romanzo forte,
autentico:
un mondo nel quale
i sentimenti
hanno ancora un senso.”
Andrea De Carlo
Giancarlo De Cataldo
“Una sensibilità
non comune,
difficile da incontrare.”
Taiye Selasi
DAL 16 APRILE A € 12,90 IN LIBRERIA CON BOMPIANI
E IN EDICOLA * CON CORRIERE DELLA SERA
* in aggiunta al prezzo del quotidiano.
Servizio clienti 02 63797 510
“La vecchia Europa
esiste ancora.”
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Economia 29
italia: 51575551575557
Parla l’amministratore delegato Bulcke
La fabbrica di Piombino
Si spegne «Afo4», l’ultimo altoforno Lucchini
PIOMBINO — Afo4 sarà spento
stanotte. E quando il fumo
dell’ultima ciminiera sarà scomparso,
la città dell’acciaio si addormenterà.
Sembra fantascienza, invece è il
racconto realistico e impietoso della
«maledetta fermata», lo stop mai
avvenuto prima dell’altoforno delle
Acciaierie Lucchini, nome in codice
Afo 4 appunto, il simbolo della città
dell’acciaio, Piombino, e del suo
comprensorio, secondo polo
siderurgico d’Italia. È l’epilogo di una
vertenza durata anni, la storia di
un’industria una volta simbolo
dell’aristocrazia operaia, passata da
più mani (Ilva, Lucchini) e da molte
promesse: quella russa, rivelatasi poi
fallimentare della Severstal e infine
quella araba del presunto magnate
giordano Khaled al Habahbeh,
sorriso smagliante, promesse
d’investimento da capogiro (sino a 3
miliardi) al centro di un’indagine
della procura per falso e turbativa
L’impianto Lo
stabilimento
Lucchini di
Piombino. Una
fabbrica con
2.350 operai
d’asta. I 2350 operai andranno avanti
per un anno grazie a un contratto di
solidarietà strappato al ministero
dello Sviluppo, gli altri quasi duemila
dell’indotto finiranno in cassa
integrazione. Sul futuro, però, non
c’è certezza. Afo4 sarà «caricato in
bianco», ovvero addormentato. «Ma
se non sarà risvegliato entro un mese
morirà e dovrà essere sostituito con
costi enormi», dice il sindaco di
Piombino Gianni Anselmi. Non era
mai accaduto nella storia quasi
bicentenaria della «grande
ciminiera». Una lenta eutanasia che
avrebbe risvolti imprevedibili.
«Paragonabili per Piombino e la Val
di Cornia a un disastro naturale —
continua Anselmi —. Il gettito fiscale
si ridurrebbe drasticamente, gli aiuti
sociali salirebbero
vertiginosamente». I rimedi? Il primo
sarebbe quello di avere il relitto della
Concordia, un centinaio di milioni
attesi come l’ossigeno. «E poi iniziare
un lavoro costante di smantellamento
di navi militari e civili». E la vecchia
Lucchini? E l’acciaio del romanzo di
Silvia Avallone e della Bella Vita, il
film di Paolo Virzì? «Stiamo
lavorando all’accordo di programma
che dovrà essere pronto prima del 30
aprile, l’ultimo giorno delle
manifestazioni d’interesse», dice
Luciano Gabrielli, segretario della
Fiom.
Marco Gasperetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Farmaci Pfizer guarda AstraZeneca, Novartis compra da Glaxo e Lilly
Assalto in Borsa al botulino
Opa da 47 miliardi di dollari
Valeant lancia l’offerta con il raider Ackman su Allergan
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Quarantasette
miliardi di dollari per conquistare le chiavi del regno del Botox: è
questa l’offerta fatta ieri dalla canadese Valeant Pharmaceuticals
per acquisire Allergan, la società
californiana che produce l’antirughe sottocutaneo. Una vera e
propria scalata, visto che l’offerta
non è stata concordata con gli
amministratori dell’aziendabersaglio. Ma, rispetto ai casi visti fin qui, stavolta c’è una novità: Valeant può contare sull’appoggio di una “quinta colonna”
in Allergan . Si tratta di William
Ackman gran condottiero di hedge fund che con la sua società,
Pershing Square, è il terrore di
ogni consiglio d’amministrazione che finisce nel suo mirino.
Prototipo del finanziere «attivista», Ackman ha già gettato lo
scompiglio in molte delle aziende che ha attaccato, ultima Herbalife. Lo schema classico in
questi casi prevede che il fondo
che interviene in modo aggressivo acquisti una quota della società cercando poi di cambiarne i
vertici o forzando gli amministratori a mutare strategia, a vendere qualche «asset» del gruppo
o a scindere rami d’impresa con
l’obiettivo di «creare valore» per
gli azionisti. Stavolta Ackman ha
I numeri di Allergan
Le vendite nel mondo
I ricavi per area geografica
47%
17%
Prodotti
oftalmici
Botox terapeutico
15%
6,2
Botox cosmetico
Dati in miliardi di dollari
Nord America
Europa, Africa, Medio Oriente
Asia
America latina
4,2 4,6
5,1 5,5
6,2
miliardi di dollari
(+12%)
8%
nel 2013
Estetica facciale
6%
Estetica al seno
5%
2%
Cura della pelle
Latisse
2009
2010
2011
2012
seguito uno schema diverso che
può diventare un precedente per
tutto il sistema finanziario: saltando un passaggio, il fondo attivista entra nel capitale ma poi si
allea con un partner esterno al
quale cerca di vendere l’intera
società. Una dinamica completamente nuova che solleva anche
nuovi problemi regolamentari
relativi al conflitto d’interessi.
Che Ackman fosse interessato ad
Allergan si sapeva da tempo, ma
il finanziere aveva mantenuto i
suoi acquisti sotto il 5% del capitale, la soglia che impone a un
azionista di uscire allo scoperto.
Poi l’altro ieri, il fondo Pershing
ha informato le autorità di aver
raggiunto, con un blitz delle ulti-
2013
D’ARCO
Fonte: Allergan
me settimane, il 9,7% del capitale: di fatto Ackman ha investito 4
miliardi di dollari per diventare il
primo azionista di Allergan. Ma
non lo ha fatto da solo: adesso si
scopre che da mesi il fondo di-
scuteva con Valeant l’assalto alla
società del Botox. Il gruppo canadese, basato nel Quebec, ha
dimensioni simili alla società
che sta scalando e un analogo valore di Borsa. Specializzata in
Utile e vendite sotto le attese
McDonald’s cambierà menu
McDonald’s paga il calo dei consumi sul mercato interno, e
chiude il primo trimestre con un utile netto in calo di 1,2
miliardi di dollari (contro 1,27) e vendite in flessione
dell’1,7%. Ricavi in linea a 6,7 miliardi. Don Thomson, il Ceo
del gigante del fast food, ha detto agli analisti di non temere la
concorrenza ma sottolinea che ora va rafforzata l’offerta menu.
prodotti dermatologici e in medicinali per le patologie nervose,
Valeant da tempio punta ad
espandersi nella cura del corpo
con acquisizioni come quella di
Bausch & Lomb (lenti a contatto). Ora, con Allergan, addirittura raddoppia. O, almeno ci prova, perché l’operazione potrebbe
anche fallire sul piano finanziario o inciampare sulle questioni
regolamentari. Gli analisti fanno
notare che l’offerta di Valeant in
“cash” e in titoli (48,30 dollari per
azione in denaro più 0,83 azioni
della società canadese per ogni
azione Allergan acquistata), portano a valorizzare il titolo Allergan fino a quasi 153 dollari per
azione: il 7% in più della chiusura di Borsa di lunedì. Ma da settimane il titolo galoppa: l’offerta
fatta ieri è, ad esempio, superiore
del 31% al valore che il titolo aveva solo il 10 aprile scorso, il giorno prima del superamento della
soglia del 5% da parte di Pershing Square. Ackman da tempo
pensava di attaccare Allergan,
ma non aveva il partner giusto.
Poi, inn autunno assunse William Doyle, un suo compagno di
studi alla Harvard Business
School, che è amico di Michael
Pearson, l’amministratore delegato di Valeant. Ackman e Pearson si sono incontrati all’inizio
dell’anno. Il manager della società canadese raccontò dei suoi
tentativi, falliti, di entrare in Allergan: non era riuscito ad «ammorbidire» il suo consiglio
d’amministrazione. «Eccoci qua,
siamo qui per questo», deve
avergli risposto il condottiero
degli «hedge fund». Il resto è
cronaca di questi giorni.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bilanci e debiti Accordo per una bad bank da due miliardi con il fondo Kkr e Alvarez&Marsal per industria e servizi
Intesa-Unicredit, la svolta dell’alleanza nei crediti
MILANO — Intesa Sanpaolo e
Unicredit decidono di lavorare
assieme nella gestione dei crediti deteriorati, con una mossa
che per la prima volta vede alleati i due colossi del credito. Ma
guai a chiamarla «bad bank»:
quello che le strutture dell’istituto guidato da Carlo Messina e
di quello di Federico Ghizzoni
stanno mettendo a punto è un
veicolo cui conferire i crediti da
ristrutturare di poco più di una
decina di aziende industriali e
di servizi, italiane e di taglia
medio-grande, per poterli gestire al meglio, anche con apporti di capitale fresco e in alcuni casi anche con un cambio
manageriale, per aiutarle nel rilancio e quindi nel rimborso del
debito.
Nell’operazione sono coinvolte due colossi americani come il fondo di private equity
Kkr, che fornirà in gran parte i
capitali necessari (si parla di al-
Intesa Il ceo Carlo Messina
Unicredit Il ceo Federico Ghizzoni
cune centinaia di milioni di euro), e la società di consulenza
Alvarez & Marsal, esperta in
tournaround aziendali. I consulenti sono gli studi legali Paul
Hastings e D’Urso Gatti Bianchi
e lo studio fiscale Di Tanno.
Il passo avanti nell’operazione — già resa nota a febbraio —
è avvenuto con la firma da parte
degli stessi amministratori delegati di un «memorandum of
understanding», un protocollo
d’intesa in vista della messa in
opera del progetto, verosimilmente entro l’estate. Il lavoro
degli istituti e dei due partner
stranieri è ora concentrato sulla
scelta delle aziende da ristrutturare — e dei relativi crediti da
conferire — e nell’identificazione della forma giuridica (una
sgr, uno special purpose vehicle, o una cartolarizzazione). Su
questi aspetti sono in corso anche confronti con la Banca d’Ita-
lia, essendo la prima volta che si
mette in piedi una soluzione di
questo tipo, che va incontro alle
sollecitazioni di Palazzo Koch
circa una soluzione privata al
problema dei crediti deteriorati.
Sia Intesa Sanpaolo sia Unicredit hanno realizzato nell’ultimo
bilancio una sorta di «bad bank
interna» in cui sono stati conferiti i crediti deriotati: Intesa mira a dimezzare in quattro anni
46 miliardi di attivi «non core»,
tra cui 27 miliardi di sofferenze,
mentre Unicredit ha individuato un portafoglio «non core» di
circa 87 miliardi di crediti, per
due terzi deteriorati.
Secondo fonti vicine alle
banche nel nuovo veicolo con
Kkr e Alvarez & Marsal dovrebbero essere conferiti crediti per
un totale di 2 miliardi di euro.
Le aziende debitrici saranno selezionate sulla base di due criteri: devono essere esposte verso
entrambe le banche, i cui crediti
dovranno rappresentare la
maggioranza dell’indebitamento complessivo. Sono ammessi
crediti in sofferenza ma non di
società soggette a procedure
concorsuali. Attualmente è allo
studio una simulazione su alcune società che potrebbero essere oggetto di trasferimento. Tra
i rumors dei mesi scorsi compariva anche l’Alitalia, ma dovrebbe restare fuori dal perimetro in
quanto è già in una fase di ristrutturazione (come anche
Sorgenia). Il «ristruttura-aziende», essendo un metodo di intervento, è aperto anche ad altre
banche, qualora volessero conferire i crediti, ma anche alle
stesse Intesa Sanpaolo e Unicredit, se volessero partecipare anche con una quota capitale
(eventualmente convertendo
gli stessi crediti).
Fabrizio Massaro
fabriziomassar0
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In Italia
Paul Bulcke,
belga, classe
1954, è il Ceo
della Nestlé
dal 2007
ed è in Italia
per inaugurare la nuova
sede
di Milano
Assago
«Perugina, flessibilità
senza precari
Buitoni, pizza globale
Ecco i piani di Nestlé»
Il primo messaggio è rivolto ai sindacati: «Non abbiamo
nessuna volontà di stravolgere i contratti di lavoro vogliamo
solo adeguare il modello produttivo alle esigenze della stagionalità». Il secondo al mondo del business: «Proveremo a
fare di Pizza Buitoni un caso di successo internazionale come
è stata l’acqua Sanpellegrino». Il terzo alla politica italiana:
«Bene il rinnovamento della leadership ma bisogna crederci». Paul Bulcke, belga, classe 1954, è il Ceo della Nestlè dal
2007 ed è in Italia per inaugurare la nuova sede di Milano
Assago che ospiterà il quartier generale della Nestlé Italia e
1.300 dei suoi dipendenti. Il caso ha voluto che il vernissage
cadesse in un momento critico per l’immagine della multinazionale accusata dai sindacati di voler precarizzare il lavoro
trasformando i contratti a tempo indeterminato in stagionali.
Bulcke replica: «Puntiamo ad avere con i nostri dipendenti
una relazione di lungo termine e vogliamo solo discutere
come adattarci alle nuove necessità delle attività in cui siamo
impegnati. Le voci circolate sulla dismissione dei contratti a
tempo indeterminato sono assolutamente infondate, onoreremo i nostri impegni e siamo aperti al dialogo». Il merito del
contenzioso riguarda il lavoro e la flessibilità della prestazione dei lavoratori assunti a tempo indeterminato negli stabilimenti dei gelati (Parma e Ferentino) e della cioccolata (Perugia). Si sta ragionando — da parte dell’azienda — su come
evitare gli esuberi nella curva bassa di produzione rimodulando gli orari settimanali o incentivando il part time, ma
sempre nell’ambito dell’utilizzo di contratti a tempo indeterminato. Per Nestlé l’Italia rappresenta per vendite il nono
mercato ma come dimostrano le straordinarie esperienze di
Sanpellegrino e Perugina la multinazionale svizzera ha contribuito a fare di due marchi italiani dei brand di assoluta
rilevanza mondiale incrementando così significativamente il
nostro export. «Il made in Italy — dice Bulcke — ha un grande seguito fuori dalle vostre frontiere. Vuol dire creatività,
stile, design ed estetica. Fareste bene a credere di più in voi
stessi, ad essere orgogliosi
della vostra tradizione
imprenditoriale. Per
quanto ci riguarda pensiamo che Pizza Buitoni posIndustria tricolore sa rappresentare un caso
di successo analogo a
Il Made in Italy ha
con ampie
un grande seguito Sanpellegrino
possibilità di sviluppo in
Europa
e
negli
Usa». Il
oltre frontiera
manager belga sostiene
Dovreste esserne
che se il gruppo è stato
orgogliosi
capace di costruire il successo Sanpellegrino con
un prodotto tutto sommato semplice come l’acqua conferendo al brand requisiti di
eleganza e raffinatezza e qualcosa di genere si può fare anche
con Buitoni: «E io personalmente adoro la pizza». In Italia
Nestlè ha 17 impianti produttivi sui quali,nel corso del triennio passato, ha investito 200 milioni e per il 2014-2015 è
prevista la conferma degli stessi livelli. In più l’impianto della
pizza è a Benevento e la Nestlé ha più volte confermato di
essere orgogliosa di lavorare in Campania, tanto è vero che
proprio in questi giorni è partito in loco un piano di assunzioni. Bulcke conferma che il suo gruppo parteciperà all’Expo
2015 «in stretto rapporto con il padiglione svizzero» perché è
interessato a presidiare le tematiche dello sviluppo economico e della nutrizione. «Una parte del mondo cerca un approvvigionamento quantitativo e l’altra qualitativo e noi che abbiamo 460 stabilimenti nel pianeta siamo pienamente coinvolti da questa sfida». In linea con questa responsabilizzazione Nestlè ha lanciato anche un programma di youth
employment a livello europeo. Ma non è compito delle autorità comunitarie e dei governi tentare di incrementare l’occupazione? «Sono le aziende a creare i posti di lavoro, non i
governi. I tassi di disoccupazione giovanile sono insostenibili
per le nostre società e vogliamo contribuire creando occupazione. In questo modo cerchiamo di motivare i governi ad
affrontare il problema, tocca a loro disegnare la cornice e alle
aziende dipingere il quadro».
Arriviamo all’Italia e ai cambiamenti che la attraversano.
«Il vostro Paese come l’Europa ha prove difficili davanti a sé e
il rinnovamento della leadership avvenuto con il governo
Renzi non può che aiutare a implementare una serie di azioni
correttive. Dovreste però crederci di più, non dovete pensare
di attraversare un declino irreversibile. Avete risorse e creatività per riprendervi così come stanno facendo Peasi come la
Spagna e il Portogallo, oltre alla stessa Grecia, che non hanno
le vostre risorse. Noi siamo da sempre in Italia anche se non è
stato sempre facile. Abbiamo passato i nostri temporali ma
crediamo nella ripresa. Del resto quando è iniziata la crisi nel
2008 non ci siamo impauriti e non ci siamo assentati per
prenderci un anno sabbatico».
❜❜
Dario Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Best Cedola DIS
16/04 EUR
5,094
5,093
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Asia Consumer Demand A
17/04 USD
13,850
13,790
PS - Bond Opportunities A
17/04 EUR
162,450
162,460
AZ F. Best Equity
16/04 EUR
5,048
5,031
Asia Consumer Demand A-Dis
17/04 USD
13,500
13,450
PS - Bond Opportunities B
17/04 EUR
121,110
121,120
AZ F. Bond Target 2015 ACC
16/04 EUR
5,962
5,960
Asia Infrastructure A
17/04 USD
13,820
13,760
PS - Dynamic Core Portfolio A
17/04 EUR
98,790
98,780
AZ F. Bond Target 2015 DIS
16/04 EUR
5,469
5,468
Asian Bond A-Dis M
17/04 USD
10,130
10,118
ASIAN OPP CAP RET EUR
17/04 EUR
11,799
11,769
PS - EOS A
15/04 EUR
132,780
135,980
PS - Equilibrium A
17/04 EUR
100,660
100,580
PS - Fixed Inc Absolute Return A
17/04 EUR
98,890
98,950
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Nome
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Nome
AZ F. Bond Target 2016 ACC
16/04 EUR
5,361
5,346
Balanced-Risk Allocation A
17/04 EUR
14,690
14,670
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
17/04 EUR
109,858
109,398
AcomeA America (A1)
17/04 EUR
16,092
16,071
AZ F. Bond Target 2016 DIS
16/04 EUR
5,083
5,069
Bluesky Global Strategy A
16/04 USD
1502,585
1502,752
Em. Loc. Cur. Debt A
17/04 USD
14,878
14,877
FLEX STRATEGY RET EUR
17/04 EUR
91,946
91,930
AcomeA America (A2)
17/04 EUR
16,588
16,566
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 16/04 EUR
5,109
5,094
Bond Euro A
16/04 EUR
1239,172
1239,237
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
17/04 USD
9,527
9,526
HIGH GROWTH CAP RET EUR
17/04 EUR
121,920
121,450
PS - Global Dynamic Opp A
17/04 EUR
101,040
100,050
AcomeA Asia Pacifico (A1)
17/04 EUR
4,071
4,073
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
16/04 EUR
5,109
5,094
Bond Euro B
16/04 EUR
1198,219
1198,293
Em. Mkt Corp Bd A
17/04 USD
12,054
12,047
ITALY CAP RET A EUR
17/04 EUR
26,038
25,964
PS - Global Dynamic Opp B
17/04 EUR
101,200
100,210
AcomeA Asia Pacifico (A2)
17/04 EUR
4,182
4,185
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 16/04 EUR
5,608
5,607
Bond Risk A
16/04 EUR
1435,979
1436,336
Euro Corp. Bond A
17/04 EUR
16,519
16,517
SHORT DURATION CAP RET EUR
17/04 EUR
904,502
904,349
PS - Inter. Equity Quant A
17/04 EUR
107,690
106,480
AcomeA Breve Termine (A1)
17/04 EUR
14,647
14,644
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 16/04 EUR
5,189
5,187
Bond Risk B
16/04 EUR
1375,955
1376,314
Euro Corp. Bond A-Dis M
17/04 EUR
12,587
12,585
PS - Inter. Equity Quant B
17/04 EUR
109,850
108,620
AcomeA Breve Termine (A2)
17/04 EUR
14,802
14,799
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 16/04 EUR
5,837
5,834
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
16/04 EUR
1628,603
1628,315
Euro Short Term Bond A
17/04 EUR
10,903
10,905
PS - Liquidity A
17/04 EUR
124,570
124,570
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
16/04 EUR
1568,182
1567,922
European Bond A-Dis
PS - Opportunistic Growth A
17/04 EUR
95,110
95,160
CompAM Fund - SB Bond B
15/04 EUR
1068,162
1069,224
Glob. Bond A-Dis
PS - Opportunistic Growth B
17/04 EUR
100,240
100,300
PS - Podium Flex A
17/04 EUR
84,970
84,980
PS - Podium Flex C
17/04 USD
83,800
83,810
PS - Prestige A
15/04 EUR
98,930
100,580
PS - Quintessenza A
15/04 EUR
101,850
102,970
PS - Quintessenza B
15/04 EUR
104,920
106,060
PS - Target A
15/04 EUR
105,750
105,710
PS - Target B
15/04 EUR
105,740
105,700
PS - Titan Aggressive A
15/04 EUR
103,400
104,310
PS - Total Return A
17/04 EUR
101,510
101,700
PS - Total Return B
17/04 EUR
95,000
95,170
PS - Valeur Income A
17/04 EUR
110,260
110,280
PS - Value A
15/04 EUR
102,220
103,470
PS - Value B
15/04 EUR
104,370
105,640
AcomeA ETF Attivo (A1)
AcomeA ETF Attivo (A2)
17/04 EUR
4,524
17/04 EUR
4,498
4,631
4,604
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 16/04 EUR
AZ F. Cash 12 Mesi
16/04 EUR
5,498
5,346
5,495
5,346
17/04 EUR
5,600
17/04 USD
5,787
5,597
5,788
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
17/04 EUR
17,193
17,192
AZ F. Cash Overnight
16/04 EUR
5,254
5,253
CompAM Fund - SB Equity B
15/04 EUR
1105,836
1111,806
Glob. Equity Income A
17/04 USD
60,170
59,810
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
17/04 EUR
17,384
17,382
AZ F. Cat Bond ACC
14/04 EUR
5,304
5,304
CompAM Fund - SB Flexible B
15/04 EUR
1004,235
1007,626
Glob. Equity Income A-Dis
17/04 USD
15,150
15,060
AcomeA Europa (A1)
17/04 EUR
13,320
13,214
AZ F. Cat Bond DIS
14/04 EUR
5,286
5,286
European Equity A
16/04 EUR
1401,675
1384,723
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 17/04 USD
11,321
11,315
AcomeA Europa (A2)
17/04 EUR
13,648
13,540
AZ F. CGM Opport Corp Bd
16/04 EUR
6,026
6,026
European Equity B
16/04 EUR
1327,591
1311,554
Glob. Structured Equity A-Dis
17/04 USD
40,260
39,920
AcomeA Globale (A1)
17/04 EUR
11,155
11,115
AZ F. CGM Opport European
16/04 EUR
6,662
6,669
Multiman. Bal. A
15/04 EUR
115,229
115,362
Glob. Targeted Ret. A
17/04 EUR
10,341
10,333
AcomeA Globale (A2)
17/04 EUR
11,563
11,521
AZ F. CGM Opport Global
16/04 EUR
6,195
6,161
Multiman. Bal. M
15/04 EUR
114,732
114,862
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
17/04 EUR
12,844
12,840
AcomeA Italia (A1)
17/04 EUR
21,577
21,431
AZ F. CGM Opport Gov Bd
16/04 EUR
5,529
5,526
71,964
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
17/04 EUR
11,738
11,735
AcomeA Italia (A2)
17/04 EUR
22,131
21,982
AZ F. Commodity Trading
16/04 EUR
4,409
4,401
Greater China Eq. A
17/04 USD
44,710
44,670
AcomeA Liquidità (A1)
17/04 EUR
8,904
8,906
AZ F. Conservative
16/04 EUR
6,459
6,437
India Equity E
17/04 EUR
27,230
26,950
AcomeA Liquidità (A2)
17/04 EUR
8,905
8,907
AZ F. Core Brands
16/04 EUR
5,544
5,510
Japanese Eq. Advantage A
17/04 JPY
2937,000
2922,000
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
17/04 EUR
6,392
6,350
AZ F. Corporate Premium ACC
16/04 EUR
5,525
5,519
Pan European Eq. A
17/04 EUR
17,290
17,150
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
17/04 EUR
6,565
6,522
AZ F. Corporate Premium DIS
16/04 EUR
5,251
5,245
Pan European Eq. A-Dis
17/04 EUR
15,600
15,480
Pan European Eq. Inc. A-Dis
17/04 EUR
11,450
11,370
Pan European High Inc A
17/04 EUR
18,580
18,560
Pan European High Inc A-Dis
17/04 EUR
13,510
13,500
Pan European Struct. Eq. A
17/04 EUR
13,660
13,550
Pan European Struct. Eq. A-Dis
17/04 EUR
12,990
12,880
Renminbi Fix. Inc. A
17/04 USD
10,617
10,607
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
17/04 EUR
9,299
9,299
US Equity A EH
17/04 EUR
14,080
13,970
US High Yield Bond A
17/04 USD
11,787
11,786
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 17/04 EUR
3,915
3,903
AZ F. Dividend Premium ACC
16/04 EUR
5,573
5,528
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 17/04 EUR
4,029
4,017
AZ F. Dividend Premium DIS
16/04 EUR
4,929
4,889
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
09/04 EUR
72,490
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
09/04 EUR
75,478
74,920
Multiman.Target Alpha A
09/04 EUR
105,161
106,053
DB Platinum
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 17/04 EUR
5,201
5,187
AZ F. Emer. Mkt Asia
16/04 EUR
5,705
Agriculture Euro R1C A
16/04 EUR
67,210
67,490
Comm Euro R1C A
17/04 EUR
112,960
112,840
Comm Harvest R3C E
17/04 EUR
73,960
73,900
5,705
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 17/04 EUR
5,303
5,289
AZ F. Emer. Mkt Europe
16/04 EUR
3,036
3,040
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 17/04 EUR
6,168
6,155
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
16/04 EUR
4,811
4,799
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 17/04 EUR
6,301
6,288
AZ F. European Dynamic
16/04 EUR
5,163
5,139
AcomeA Performance (A1)
17/04 EUR
21,603
21,541
AZ F. European Trend
16/04 EUR
3,263
3,217
AcomeA Performance (A2)
17/04 EUR
21,912
21,848
AZ F. Formula 1 Absolute
16/04 EUR
5,310
5,221
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
31/03 EUR
5,578
5,572
Currency Returns Plus R1C
17/04 EUR
936,240
935,580
DB Platinum IV
17/04 EUR
Croci Euro R1C B
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
AZ F. Formula Target 2014
Invictus Global Bond Fd
15/04 EUR
16/04 EUR
Invictus Macro Fd
Sol Invictus Absolute Return
17/04 EUR
106,410
80,131
103,767
31/03 EUR
16/04 EUR
5,535
4,737
Croci Japan R1C B
17/04 JPY
8031,780
8008,750
Croci US R1C B
17/04 USD
164,470
164,280
Dyn. Cash R1C A
17/04 EUR
101,530
101,530
Paulson Global R1C E
09/04 EUR
6234,110
6246,040
Sovereign Plus R1C A
16/04 EUR
107,430
107,520
Systematic Alpha R1C A
16/04 EUR
10229,430
10220,040
US High Yield Bond A-Dis M
4,723
AZ F. Formula Target 2015 ACC
16/04 EUR
6,021
6,004
79,767
AZ F. Formula Target 2015 DIS
16/04 EUR
5,528
5,512
AZ F. Formula 1 Conserv.
16/04 EUR
4,938
4,923
AZ F. Global Curr&Rates ACC
16/04 EUR
4,346
4,345
AZ F. Global Curr&Rates DIS
16/04 EUR
4,095
4,093
AZ F. Global Sukuk ACC
14/04 EUR
4,925
4,960
AZ F. Global Sukuk DIS
14/04 EUR
4,925
4,960
AZ F. Hybrid Bonds ACC
16/04 EUR
5,234
5,232
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
AZ F. Hybrid Bonds DIS
16/04 EUR
5,124
5,122
17/04 USD
17/04 USD
US Value Equity A
17/04 USD
US Value Equity A-Dis
10,738
30,920
29,560
Orazio Conservative A
17/04 EUR
100,240
100,150
Sparta Agressive A
17/04 EUR
101,780
101,320
WM Biotech A
17/04 EUR
134,880
135,430
WM Biotech I
17/04 EUR
1372,280
1377,780
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
NM Augustum Corp Bd A
17/04 EUR
189,000
188,930
NM Augustum High Qual Bd A
17/04 EUR
145,560
145,540
NM Balanced World Cons A
17/04 EUR
134,030
133,420
NM Euro Bonds Short Term A
17/04 EUR
138,100
138,140
NM Euro Equities A
17/04 EUR
47,000
46,680
NM Global Equities EUR hdg A
17/04 EUR
70,440
70,470
NM Inflation Linked Bond Europe A 17/04 EUR
104,920
105,040
NM Italian Diversified Bond A
17/04 EUR
111,310
111,270
NM Italian Diversified Bond I
17/04 EUR
113,590
113,540
NM Large Europe Corp A
17/04 EUR
134,680
134,790
NM Market Timing A
17/04 EUR
105,070
104,720
NM Market Timing I
17/04 EUR
105,770
105,420
NM Q7 Active Eq. Int. A
17/04 EUR
60,990
60,950
NM Q7 Globalflex A
17/04 EUR
104,530
104,950
NM Total Return Flexible A
17/04 EUR
121,790
121,620
NM VolActive A
17/04 EUR
97,820
97,550
NM VolActive I
17/04 EUR
98,240
97,970
10,737
30,610
29,270
www.pegasocapitalsicav.com
Strategic Bond Inst. C
17/04 EUR
106,610
106,550
Strategic Bond Inst. C hdg
17/04 USD
106,780
106,710
Strategic Bond Retail C
17/04 EUR
105,240
105,170
Strategic Bond Retail C hdg
17/04 USD
105,350
105,280
Strategic Trend Inst. C
17/04 EUR
103,620
103,450
Strategic Trend Retail C
17/04 EUR
101,540
101,370
Fondo Donatello-Michelangelo Due 31/12 EUR
51470,165
52927,939
Fondo Donatello-Tulipano
31/12 EUR
46691,916
47475,755
Fondo Donatello-Margherita
31/12 EUR
27926,454
27116,197
Fondo Donatello-David
31/12 EUR
58259,864
57863,932
Fondo Tiziano Comparto Venere
31/12 EUR 468728,464 477314,036
Caravaggio di Sorgente SGR
31/12 EUR
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
Fondi Unit Linked
16/04
Flex Equity 100
www.azimut.it - [email protected]
116,220
5,529
106,388
105,025
116,590
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
Kairos Multi-Str. A
28/02 EUR 873230,021 867189,677
Kairos Multi-Str. B
28/02 EUR 571552,756 567856,932
Kairos Multi-Str. I
28/02 EUR 588092,605 583827,444
Global Equity
16/04
5,398 EUR
Maximum
16/04
5,175 EUR
Progress
16/04
6,379 EUR
Azimut Dinamico
16/04 EUR
26,308
26,191
AZ F. Income ACC
16/04 EUR
6,301
6,293
Azimut Formula 1 Absolute
16/04 EUR
7,110
6,981
AZ F. Income DIS
16/04 EUR
5,814
5,806
Azimut Formula 1 Conserv
16/04 EUR
6,869
6,846
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 16/04 EUR
4,540
4,540
Azimut Formula Target 2013
16/04 EUR
6,915
6,902
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 16/04 EUR
4,256
4,256
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Azimut Formula Target 2014
16/04 EUR
6,713
6,693
AZ F. Institutional Target
16/04 EUR
5,525
5,507
KIS - America A-USD
16/04 USD
268,330
265,670
AZ F. Italian Trend
16/04 EUR
3,759
3,649
KIS - America P
16/04 EUR
188,640
186,780
KIS - America X
16/04 EUR
189,710
187,830
16/04
Quality
www.sorgentegroup.com
10,979 EUR
Kairos Multi-Str. P
28/02 EUR 537063,412 533738,745
Kairos Income
17/04 EUR
6,803
6,803
Kairos Small Cap
17/04 EUR
10,413
10,388
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
17/04 EUR
109,580
109,050
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
17/04 EUR
111,640
111,370
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
17/04 EUR
148,300
147,940
7,000 EUR
Azimut Garanzia
16/04 EUR
12,892
12,893
Azimut Prev. Com. Crescita
31/03 EUR
11,031
10,988
AZ F. Lira Plus ACC
16/04 EUR
4,810
4,806
ABS- I
28/02 EUR
14994,109
14690,218
16/04 EUR
4,711
4,707
ABSOLUTE RETURN EUROPA
11/04 EUR
4958,253
5032,437
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
31/03 EUR
11,042
10,996
AZ F. Lira Plus DIS
Azimut Prev. Com. Equilibrato
31/03 EUR
12,092
12,045
AZ F. Macro Dynamic
16/04 EUR
5,966
5,954
BOND-A
28/02 EUR 721205,818 703354,240
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/03 EUR
12,098
12,048
AZ F. Opportunities
16/04 EUR
5,090
5,089
BOND-B
28/02 EUR 721205,818 703354,240
Azimut Prev. Com. Garantito
31/03 EUR
10,923
10,877
AZ F. Pacific Trend
16/04 EUR
4,000
3,940
EQUITY- I
31/03 EUR 608277,667 608644,044
Azimut Prev. Com. Protetto
31/03 EUR
11,865
11,873
AZ F. Patriot ACC
16/04 EUR
6,561
6,548
PRINCIPAL FINANCE 1
31/12 EUR
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
31/03 EUR
11,872
11,879
AZ F. Patriot DIS
16/04 EUR
6,089
Azimut Prev. Com. Obbli.
31/03 EUR
10,177
10,127
AZ F. Qbond
16/04 EUR
5,225
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
31/03 EUR
10,177
10,127
AZ F. Qinternational
16/04 EUR
Azimut Reddito Euro
16/04 EUR
17,532
17,506
AZ F. QProtection
Azimut Reddito Usa
16/04 EUR
5,968
5,962
Azimut Scudo
16/04 EUR
8,713
Azimut Solidity
16/04 EUR
Azimut Strategic Trend
2451,889
2506,583
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
17/04 EUR
6,849
6,829
Nextam Obblig. Misto
17/04 EUR
7,363
7,362
BInver International A
17/04 EUR
6,350
6,324
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
17/04 EUR
5,432
5,422
Asian Equity B
17/04 EUR
95,100
95,030
CITIC Securities China Fd A
17/04 EUR
4,992
5,002
Asian Equity B
17/04 USD
133,500
133,400
Fidela A
17/04 EUR
5,493
5,470
Emerg Mkts Equity
17/04 USD
445,050
442,160
Income A
17/04 EUR
5,683
5,684
Emerg Mkts Equity Hdg
17/04 EUR
434,730
431,910
International Equity A
17/04 EUR
6,964
6,960
European Equity
17/04 EUR
279,330
277,110
Italian Selection A
17/04 EUR
7,124
7,067
European Equity B
17/04 USD
345,280
342,550
Liquidity A
17/04 EUR
5,340
5,340
Greater China Equity B
17/04 EUR
110,540
109,970
Multimanager American Eq.A
17/04 EUR
4,696
4,665
Greater China Equity B
17/04 USD
157,400
156,580
70,080
KIS - Bond A-USD
16/04 USD
170,510
170,480
KIS - Bond D
16/04 EUR
122,160
122,150
KIS - Bond P
16/04 EUR
126,210
126,190
KIS - Bond Plus A Dist
16/04 EUR
128,030
127,970
KIS - Bond Plus D
16/04 EUR
129,940
129,890
6,077
KIS - Bond Plus P
16/04 EUR
131,880
131,830
5,211
KIS - Dynamic A-USD
16/04 USD
173,950
174,000
5,067
5,040
KIS - Dynamic D
16/04 EUR
121,170
121,210
16/04 EUR
5,190
5,167
KIS - Dynamic P
16/04 EUR
123,400
123,440
AZ F. Qtrend
16/04 EUR
4,891
4,836
KIS - Emerging Mkts A
16/04 EUR
121,960
121,760
8,706
AZ F. Renminbi Opport
16/04 EUR
5,254
5,255
Dividendo Arancio
17/04 EUR
48,580
48,540
KIS - Emerging Mkts D
16/04 EUR
120,520
120,330
8,831
8,822
AZ F. Reserve Short Term
16/04 EUR
6,301
6,301
Convertibile Arancio
17/04 EUR
60,800
60,830
KIS - Europa D
16/04 EUR
122,690
120,620
Multimanager Asia Pacific Eq.A
17/04 EUR
4,426
4,420
Growth Opportunities
17/04 USD
69,950
16/04 EUR
6,225
6,183
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 16/04 EUR
5,089
5,090
Cedola Arancio
17/04 EUR
58,360
58,420
KIS - Europa P
16/04 EUR
124,710
122,600
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
17/04 EUR
4,160
4,145
Growth Opportunities Hdg
17/04 EUR
76,620
76,760
Azimut Trend America
16/04 EUR
12,320
12,185
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 16/04 EUR
5,011
5,012
Borsa Protetta Agosto
16/04 EUR
61,760
61,810
KIS - Europa X
16/04 EUR
125,190
123,070
Multimanager European Eq.A
17/04 EUR
4,489
4,447
Japanese Equity
17/04 JPY
123,860
123,690
Azimut Trend Europa
16/04 EUR
13,121
12,957
AZ F. Solidity ACC
16/04 EUR
6,001
5,996
Borsa Protetta Febbraio
16/04 EUR
60,210
60,230
KIS - Global Bond P
16/04 EUR
102,030
101,940
Strategic A
17/04 EUR
5,182
5,181
Japanese Equity B
17/04 USD
122,850
122,680
Azimut Trend Italia
16/04 EUR
19,093
18,489
AZ F. Solidity DIS
16/04 EUR
5,606
5,602
Borsa Protetta Maggio
16/04 EUR
62,770
62,740
KIS - Income D
16/04 EUR
104,190
104,180
Usa Value Fund A
17/04 EUR
5,830
5,851
Japanese Equity Hdg
17/04 EUR
161,080
160,870
Azimut Trend Pacifico
16/04 EUR
6,647
6,547
AZ F. Strategic Trend
16/04 EUR
5,723
5,684
Borsa Protetta Novembre
16/04 EUR
60,690
60,850
KIS - Income P
16/04 EUR
107,710
107,710
Ver Capital Credit Fd A
17/04 EUR
5,544
5,542
Swiss Equity
17/04 CHF
130,240
129,260
16/04 EUR
5,043
5,031
Inflazione Più Arancio
17/04 EUR
56,130
56,240
KIS - Italia P
16/04 EUR
135,370
133,080
Swiss Equity Hdg
17/04 EUR
98,870
98,130
US Equity
17/04 USD
163,730
162,280
US Equity Hdg
17/04 EUR
180,250
178,660
61951,842
59550,161
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
Azimut Trend Tassi
16/04 EUR
10,210
10,196
AZ F. Top Rating ACC
Azimut Trend
16/04 EUR
27,428
27,185
AZ F. Top Rating DIS
16/04 EUR
5,043
5,031
Mattone Arancio
17/04 EUR
44,120
43,890
KIS - Italia X
16/04 EUR
133,840
132,020
AZ F. Trend
16/04 EUR
6,019
5,962
Profilo Dinamico Arancio
17/04 EUR
63,910
63,260
KIS - Key
16/04 EUR
136,700
136,260
AZ F. US Income
16/04 EUR
5,401
5,397
Profilo Equilibrato Arancio
17/04 EUR
61,630
61,220
KIS - Key X
16/04 EUR
137,300
136,850
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
AZ F. Active Selection
16/04 EUR
5,383
5,345
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
AZ F. Active Strategy
16/04 EUR
5,052
5,063
Profilo Moderato Arancio
17/04 EUR
57,990
57,820
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
16/04 USD
151,550
150,960
AZ F. Alpha Man. Credit
16/04 EUR
5,454
5,454
Top Italia Arancio
17/04 EUR
51,200
51,020
KIS - Multi-Str. UCITS D
16/04 EUR
111,430
111,000
PS - 3P Cosmic A
17/04 EUR
74,740
AZ F. Alpha Man. Equity
16/04 EUR
4,739
4,731
KIS - Multi-Str. UCITS P
16/04 EUR
114,160
113,710
PS - 3P Cosmic C
17/04 CHF
74,010
74,400
AZ F. Alpha Man. Them.
16/04 EUR
3,481
3,484
Abs. UK Dynamic Fd P1
22/04 GBP
1,489
1,487
KIS - Multi-Str. UCITS X
16/04 EUR
114,930
114,480
PS - Absolute Return A
17/04 EUR
112,270
112,120
AZ F. American Trend
16/04 EUR
3,120
3,086
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
22/04 EUR
1,637
1,634
KIS - Selection D
16/04 EUR
123,380
122,770
PS - Absolute Return B
17/04 EUR
118,370
118,220
AZ F. Asset Plus
16/04 EUR
5,503
5,503
Abs. UK Dynamic Fd P2
22/04 GBP
1,522
1,519
KIS - Selection P
16/04 EUR
125,260
124,650
PS - Algo Flex A
17/04 EUR
109,360
108,930
AZ F. Asset Power
16/04 EUR
5,312
5,309
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
22/04 EUR
1,705
1,702
KIS - Selection X
16/04 EUR
124,890
124,390
PS - Algo Flex B
17/04 EUR
104,350
103,930
AZ F. Asset Timing
16/04 EUR
5,023
5,023
UK Abs. Target Fd P1
22/04 GBP
1,206
1,205
Invesco Funds
KIS - Sm. Cap D
16/04 EUR
99,820
98,710
PS - Best Global Managers A
15/04 EUR
102,830
104,030
AZ F. Best Bond
16/04 EUR
5,343
5,341
UK Abs Target Fd P2
22/04 EUR
1,152
1,151
Asia Balanced A
17/04 USD
24,590
24,460
KIS - Sm. Cap P
16/04 EUR
104,500
103,330
PS - Best Global Managers B
15/04 EUR
106,510
107,730
AZ F. Best Cedola ACC
16/04 EUR
5,633
5,632
UK Abs Target Fd P2
22/04 GBP
1,235
1,234
Asia Balanced A-Dis
17/04 USD
16,170
16,090
KIS - Target 2014 X
16/04 EUR
102,190
102,180
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
17/04 EUR
107,200
107,150
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
www.vitruviussicav.com
75,170
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
8a+ Eiger
17/04 EUR
6,157
6,079
8a+ Gran Paradiso
17/04 EUR
5,244
5,233
8a+ Latemar
17/04 EUR
5,965
5,949
8a+ Matterhorn
11/04 EUR 843967,149 864179,082
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
1335186B
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
BALZO DI TELECOM E FIAT
IL RATING UBS FRENA ENI
Il cellulare cambia insegna, Nokia sarà Microsoft Mobile
di GIACOMO FERRARI
Le Borse europee hanno
confermato l’intonazione positiva
di giovedì scorso, ultimo giorno
prima della lunga pausa festiva,
chiudendo tutte in rialzo, favorite
anche dal buon avvio di Wall
Street. E in particolare ha brillato
Piazza Affari, con l’indice Ftse-Mib in progresso
dell’1,49%, seconda migliore performance dopo il
+2,02% del Dax 30 di Francoforte. Completa il quadro il
nuovo miglioramento dello spread Bund-Btp, sceso a
155 punti base. Nel paniere dei titoli principali spicca
soprattutto Telecom Italia (+4,03%) fresca di rinnovo
del cda. Segue Fiat (+3,54%) che ha superato la soglia
dei 9 euro, mentre Yoox è cresciuta del 3,28% e Azimut
ha proseguito la corsa della vigilia con una nuova
variazione positiva del 2,79%. Premiate inoltre
Unicredit (+2,62%) e Intesa Sanpaolo (+2,06%) dopo
la lettera d’intenti per una struttura comune destinata
a gestire i crediti in ristrutturazione di entrambi gli
istituti. Soltanto tre, infine, e in misura limitata, i segni
meno: Eni (-0,27%) penalizzata dal taglio di rating da
parte di Ubs; Tod’s (-0,1%) che ha pagato la riduzione
del target price decisa da Nomura, e Popolare Milano
con un calo quasi insignificante (-0,07%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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(f.mas.) Sparisce un marchio storico della telefonia cellulare: Nokia diventa Microsoft Mobile. La cancellazione del
brand che ha segnato un’epoca della telefonia mobile non è
ancora ufficiale: l’indiscrezione nasce non da una spettacolare fuga di notizie ma da un atto burocratico piuttosto banale come la comunicazione che il colosso Usa ha mandato
ai fornitori della società acquisita di intestare le prossime
fatture non più a Nokia ma a «Microsoft Mobile». Il passaggio di insegne dovrebbe avvenire con la finalizzazione dell’acquisizione da 5,44 miliardi di euro del colosso finlandese
prevista per il 25 aprile. Sic transit gloria mundi: bisognerà
ora vedere se «Microsoft Mobile» riuscirà a vincere la scommessa di acquisire lo stesso appeal che aveva il vecchio Nokia, e che ora hanno sul pubblico di tutto il mondo i dominatori del mercato, Apple e Samsung.
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Enel alla ricerca del gas in Grecia
(fr.bas.) L’Enel ha chiesto l’autorizzazione per condurre
esplorazioni in tre aree onshore nella parte occidentale della
Grecia. Lo ha reso noto il ministero dell’Energia di Atene. Se
il governo dovesse accogliere la richiesta, darà comunque a
gruppi rivali di Enel 90 giorni di tempo per presentare proposte alternative. Il colosso dell’energia sta cercando nuove
opportunità di esplorazione ma che costino poco e con profili di spesa flessibili. Hanno queste caratteristiche tre Paesi:
la Grecia, la Spagna e l’Italia, per i quali il gruppo ha chiesto
autorizzazioni per condurre esplorazioni. Le stime di spesa
per le analisi geologiche e la mappatura di eventuali idrocarburi nel sottosuolo greco dovrebbero aggirarsi intorno ad
alcuni milioni di euro. Nel 2001 l’ungherese Mol e la greca
Hellenic Petroleum cercarono invano giacimenti di petrolio
e gas in due delle aree in cui ora vuole cimentarsi Enel. Tuttavia il gruppo italiano ritiene che vi siano possibilità interessanti.
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I soci di A2A a caccia del bookrunner
senza conflitto di interessi
(fr.bas.) Il tempo stringe. I Comuni di Milano e Brescia,
soci di maggioranza di A2A, vogliono collocare il 5,12% della
multiutility lombarda entro fine maggio e ieri hanno aperto
il bando di selezione del bookrunner che si chiuderà giovedì
8, quando saranno selezionati cinque potenziali candidati
considerati idonei per svolgere il compito di coordinare l’accelerated book building. Per la scelta definitiva del bookrunner sarà richiesta anche un’offerta economica. Il Comune di Milano, inoltre, si riserva la possibilità di nominare un
ulteriore advisor «indipendente», che supporterà le amministrazioni per valutare l’andamento dell’operazione e la sua
convenienza sotto tutti i profili. Per evitare potenziali conflitti di interesse, l’incarico di bookrunner non potrà essere
assegnato a soggetti che detengano direttamente o attraverso controllate una quota superiore allo 0,5% di A2A.
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( f.mas.) Con il governo Renzi che punta a rimborsare
quanto prima i crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione, la piccola Banca Sistema — che delle inefficienze dello Stato verso i fornitori privati ha fatto il proprio
core business — prova a diversificare il raggio di azione.
Non più solo il subentro nei crediti commerciali verso la p.a.
e depositi vincolati e conti correnti, ma anche l’acquisto, la
gestione e il recupero dei crediti in sofferenza. Si tratta di un
primo passo in un campo complementare a quello originario, realizzato acquistando quote rilevanti in due realtà piemontesi del non performing loan e del recupero crediti,
Candia spa e St.Ing spa (quest’ultima ha anche il 40% della
prima). L’operazione vale pochi milioni di euro per il 20% di
Candia e il 30% di St.Ing, due società riconducibili agli imprenditori cuneesi Stefano Inguscio e Davide Graneris. Oltre
a entrare nel capitale, alle due società l’istituto guidato da
Gianluca Garbi ha garantito linee di credito tra 50 e 100 milioni. L’acquisizione è resa possibile anche dall’andamento
positivo della banca. I soci dell’istituto nato dalle ceneri della vecchia Banca Sintesi e controllato da Royal Bank of
Scotland e dalle fondazioni Sicilia, Pisa Cr Alessandria (oltre
che dal management) hanno approvato i conti del 2013
chiusi con 12,2 milioni di utili (da 8,1 dell’anno prima) e un
margine di intermediazione di 36,6 milioni (+55%) a fronte
di un attivo consolidato raddoppiato a 2 miliardi di euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Anche Banca Sistema nel business dei
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Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
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Cultura
Escono a Tokyo i racconti di Murakami
Onna no inai otokotachi (qualcosa come «Uomini senza donne»):
questo il titolo del nuovo libro dello scrittore giapponese Haruki
Murakami (1949) uscito venerdì scorso a Tokyo (200 mila la tiratura
iniziale, subito salita a 300 mila): una raccolta di racconti, cinque già
usciti separatamente più un inedito, pubblicata in Giappone da Bungei
Shunju (in Italia i libri di Murakami sono editi da Einaudi).
Scenari
Gian Arturo Ferrari
ripercorre la storia
di un’invenzione
che comincia molto
prima della stampa.
E spiega perché
in futuro convivranno
forme diverse
di PAOLO DI STEFANO
D
iciamolo pure, la tentazione,
trovandosi tra le mani il Libro di Gian Arturo Ferrari e
scorrendone rapidamente
l’indice, è quella di andare
subito alle conclusioni, per capire che
cosa ne dice del futuro del libro un conoscitore di lungo corso come Ferrari,
che dopo l’esordio in redazione alla Boringhieri ha diretto la Rizzoli e per un
paio di decenni la Mondadori fino a diventare l’uomo più influente dell’editoria italiana. Tentazione a cui vale la pena
resistere, perché il discorso sul libro si
sviluppa in modo tale che le conclusioni
emergano lentamente dalle premesse
storiche. Non una storia del libro, però:
Ferrari ci tiene a precisarlo, «questa non
è una storia del libro, ma una riflessione
su alcuni suoi aspetti, ovvi e meno ovvi». Diciamo che in genere gli aspetti
che potrebbero apparire ovvi Ferrari li
discute, li capovolge, li mostra in una luce inattesa. Non c’è niente di più discusso (male) e (pre)giudicato del mondo
del libro. E se ognuno si sente autorizzato a dire la sua, Ferrari insegna a diffidare degli apocalittici e degli ottimisti, dei
nostalgici e degli entusiasti, di categorie
come Bene e Male applicate al passato,
al presente e al futuro dell’editoria.
Risalire alle origini non è un capriccio archeologico, ma la premessa per
cogliere, senza paraocchi, le sfumature
dell’oggi. Ferrari individua, nel corso
della storia, tre svolte, che producono
altrettanti Libri: il libro manoscritto, il
libro a stampa e il libro digitale. È una
storia che parte con la metafora del mo-
Sugli scaffali
La saggistica e la narrativa
saranno l’ultima barriera
della carta, il baluardo
del lettore forte
Dal manoscritto all’ebook: la creatività
degli uomini si accende sempre
con i grandi cambiamenti tecnologici
contabili e amministrative e dalla necessità di archiviazione: «Duole dirlo, ma la
culla della nostra cultura è stata un magazzino». Il che offre la possibilità di ricordare che tutt’oggi circa metà del mercato mondiale è fatto di libri «per necessità»: repertori, elenchi matematici, depositi di informazioni, enciclopedie,
leggi... Anzi, è questo il business migliore. Ferrari si guarda bene dal cadere nel
tranello comune che è l’effetto metonimia, cioè la tendenza a confondere la
parte per il tutto, avvertendo che il libro
non si inaugura con la stampa. E poi: ovvio che non è solo il romanzo, ma una
galassia testuale declinata in varie vesti e
in molteplici generi e sottogeneri. E da
buon filosofo della scienza qual è, si sofferma sugli aspetti tecnici: sul passaggio
dal papiro alla pergamena e dalla pergamena alla carta, con i relativi aggiustamenti e gli effetti stimolanti che queste
svolte e invenzioni hanno comportato.
L’introduzione della scrittura alfabetica
in Grecia produce una grande fioritura
di «pre libri o libri che dir si voglia»: così
dopo la metà del Quattrocento l’avvento
della stampa (il cui segreto è essenzialmente nelle «arti del metallo») provocherà una diffusione enorme di libri;
simmetricamente l’era digitale registrerà una moltiplicazione testuale, «più di
post libri verrebbe da dire che di libri veri e propri».
Nessuna meraviglia, insomma, la
creatività degli uomini si accende sempre in coincidenza con i grandi cambiamenti tecnologici. Intanto, va detto che
nel millennio che separa la tarda antichità dalla comparsa della stampa il libro da «immoto deposito di sapere» diventa «una cosa viva, vitale (...), che partecipa, si muove e interagisce con la vita
degli uomini, con le loro intenzioni, con
le loro passioni, con il loro modo d’esse-
Ilja Efimovic Repin (1844-1930), Lev
Tolstoj legge nella foresta (1893, olio
su tela), Mosca, Tretyakov State Gallery
✒
saico e con la stessa immagine, curiosamente, si chiude, per ripartire: «Il libro
non è un’invenzione come la macchina a
vapore o il telefono, qualcosa che prima
non c’era e dopo c’è (...). È piuttosto un
mosaico che si compone nel tempo e in
cui ogni nuova tessera non soltanto aggiunge qualcosa, ma cambia il disegno
d’insieme, la figura complessiva. A partire con la prima e ineludibile tessera,
che è la scrittura». Le figure degli scribi,
dell’autore, del lettore, infine (attorno al
500 a.C.) del libro ne sono alcune delle
tante conseguenze. L’argomentazione,
stringente e insieme molto colloquiale
di Ferrari, coglie da subito alcune opposizioni che percorrono i secoli per non
dire i millenni, e che si ritrovano ancora
intatte ai nostri giorni. Si potrebbe leggere il Libro seguendo queste polarizzazioni: testualità-libro, immagine-scrittura, fisicità o pesantezza-leggerezza,
contenuto-forma, lentezza-velocità, totalità-parzialità, alto-basso, originalecopia, cultura-business... Sono binomi
su cui ancora oggi si dibatte, schierandosi su un fronte o sull’altro, come paladini del Bene e del Male, ma che sono
insiti da sempre nella trasmissione della
cultura, sin da quando il testo non si era
ancora profilato come libro («possono
esistere civiltà testuali senza libri»).
Il Libro è pieno di sorprese: per esempio, quando si scopre che la prima scrittura, indecifrata, che nasce con i logogrammi nella città sumera di Uruk (tra il
3259 e il 3100 a.C.), è ispirata da esigenze
Le tre età del libro: il testo continua
a sfidare ottimisti e apocalittici
il brano
Scomposto, disgregato, ibridato: la leggerezza che fa bene
❜❜ A
di GIAN ARTURO FERRARI
ll’inizio, per raccontare com’è nato il
libro, ne abbiamo parlato come di un
mosaico che si veniva componendo nel
tempo, nei millenni e nei secoli. Quel mosaico
si è infranto. Non nel senso che è stato o che
sarà distrutto, ma nel senso che è venuta
meno l’unicità del disegno che lo teneva
insieme. Forzando un po’ la metafora, si
potrebbe dire che il mosaico si è trasformato in
un caleidoscopio dove le singole tessere si
compongono e ricompongono per dar vita a
nuovi disegni. Tutte le linee di forza che
possiamo vedere all’opera tendono non a
eliminare il libro, ma a scomporlo, disgregarlo
e a riutilizzarne gli elementi in maniera non di
diminuirlo, ma di potenziarlo per un verso e di
renderlo meno arcigno per l’altro. Il libro è
stato e ancora è la forma più complessa della
testualità che mai abbiamo conosciuto. La più
vasta, la più articolata, a volte — perché non
riconoscerlo — la più pesante. Non è un
peccato mortale né una colpa di lesa maestà
cercare di dargli più agilità, più leggerezza. In
un futuro, che va oltre le nostre oneste
prospettive e rischia di rientrare invece nelle
aborrite previsioni, è probabile che il libro si
troverà a convivere con molte forme (molte
delle quali informi) di testualità. Riuscirà, nel
brulicare d’infiniti e minuscoli replicanti, a
sopravvivere? Forte non solo della sua antica
nobiltà, ma di qualcosa che solo lui riesce a
dare? È molto probabile di sì. Sopravvivere
sopravvivrà. Il punto è in quale posizione.
Ancora centrale o marginale, messo da parte,
in un angolo magari molto dignitoso, ma
comunque a lato, fuori dalla corrente
impetuosa delle altre testualità e delle altre
infinite forme di comunicazione? Nel
proliferare di ibridi che, come abbiamo avuto
modo di vedere, si sono già installati alla vetta
e alla base della montagna dei libri c’è una
tendenza che merita di essere sottolineata.
Quella di dare ai libri una dimensione
performativa, di associarli, connetterli e,
appunto, ibridarli con la parola parlata, con
la visione, con la presenza fisica, con una
forma di messa in scena, di azione. È del resto
un fenomeno molto diffuso e tipico degli ultimi
vent’anni, che sta alla radice dei festival di
approfondimento culturale come delle
trasmissioni televisive dedicate ai libri come
ancora di quel culto dell’autore cui abbiamo
già accennato. Sbagliano probabilmente i
conservatori a vedere in questo un cedimento
alla civiltà dell’immagine e il conseguente
trionfo della superficialità. Più importante e
tutto positivo è invece lo sforzo di dare più
vita al libro, di attribuirgli una consistenza
fisica e una presenza, di farlo rientrare nel
mondo sensibile.
© 2014 BOLLATI BORINGHIERI EDITORE, TORINO
re». Oggetto che trasmette affetti, sentimenti, emozioni. Non è strano, dunque,
che si carichi di valori che lo distinguono da altri oggetti di consumo, fino a cadere nelle grinfie di ardenti agiografi. Il
Libro è un libro di sottili passaggi, per
esempio quelli che appartengono alla
seconda fase (della stampa), dove si impone, con la copiatura (in poco tempo)
potenzialmente illimitata, il trasferimento del testo in un nuovo mezzo, vera
e propria svolta che fa ri-nascere il libro
immettendolo nella sfera degli oggetti,
delle merci. E dividendo il mondo della
cultura tra editi e inediti, con le conseguenze (anche psicologiche) che conosciamo. Nascono il tipografo, il libraio,
soprattutto l’editore, la figura più innovativa, cui spetta il compito di scegliere,
di investire e di pubblicare, regalando
prestigio al «suo» autore. E si afferma
quello che Ferrari chiama il «pathos della novità». Il meglio non è più nel prima,
ma nel futuro: presupposto dell’editoria
industriale moderna, che dirotterà l’attenzione dalla cerchia ristretta di un lettore più o meno identificabile a priori
alla dimensione indifferenziata del mercato. Con lo spostamento coassiale dal
valore-autore al valore-fruitore.
Siamo già arrivati, facendo a piè pari
brutali salti da gigante, al più recente
campo di «tensioni» in cui il libro vive
(sopravvive, anzi sopravviveva) in difficile equilibrio tra spinte e controspinte.
Sempre di opposizioni si tratta, se si
pensa al libro come creatura ibrida ispirata al contempo da una aspirazione
ideale e da una urgenza economica: Dio
e Mammona insieme, una specie di mostro guidato dall’imperativo di vendere
l’anima a tutti i costi. Con il definitivo
trionfo di Mammona, l’editore diventa
l’anello debole della catena, la selezione
cede alle richieste del marketing, che
vorrebbe replicare all’infinito i successi,
e per di più a breve termine. Una fenomenologia che ben conosciamo, ma che
Ferrari illustra con occhio scientifico,
non senza qualche punta amara: per
esempio laddove segnala il tramonto
della grande casa editrice come orchestra, il cui direttore (l’editore) detta (dettava) i tempi.
«I libri hanno costituito l’impalcatura
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
IN PAGINA
✒
Le voci sottovoce dei poeti
di VIVIAN LAMARQUE
Le voci sottovoce dei poeti nuovi riescono a farsi udire nel rumore
dell’oggi? Riescono a farsi leggere? A ottenere attenzione, giudizi,
pareri? Ricordiamo le celebri cartoline postali che Andrea Zanzotto
IGNACIO DIAZ DE RABAGO (1950), BIBLIOTECA DI BABELE XI (2013, INSTALLAZIONE, MADRID, CIRCULO DE BELLAS ARTES)
L’autore
dell’interiorità degli uomini, li hanno
prima attratti e poi costretti a una mimesi che si trasformava in autocostruzione», scrive Ferrari. Che cosa ne rimarrà nel nuovo mondo digitale?
L’ideologia totalizzante (totalitaria?)
della rete — con la sua «utopia concreta», l’orizzontalità, l’ambizione monopolistica, la negazione della professionalità, l’abolizione del diritto d’autore, la
pretesa della non-selezione — si oppone a tutto ciò che il libro ha rappresentato. Quale futuro, dunque? Niente catastrofismi. Non più libri, fisicamente riconoscibili come tali, ma «forme testuali» dai molteplici futuri. Qualche ipotesi
in breve? L’editoria scientifica e professionale è già consegnata al digitale, ha
realizzato la disgregazione dell’unità del
In rete
L’editoria scientifica è già
consegnata al digitale, un
mix di servizi e informazioni
in aggiornamento perpetuo
libro tradizionale: dunque, «non più libri ma un mix di prodotti», di servizi ad
alto livello, di informazioni in aggiornamento perpetuo. È qui il grande business. Un gradino più in basso — ma con
enormi prospettive di sviluppo proporzionate alle speranze di un boom dell’alfabetizzazione mondiale — c’è il cosiddetto educational (l’istruzione primaria,
secondaria e universitaria), non del tutto globale ma «localizzato» nei diversi
Stati: un’editoria «plurinazionale» destinata a trovare il veicolo migliore nell’ebook educativo, il vero «strumento di
emancipazione dall’ignoranza». Saranno i Paesi emergenti le culle dei nativi
digitali, secondo Ferrari. La varia, intesa
come saggistica e fiction, sarà l’ultima
barriera del libro-libro di carta, identificato come status dal passato glorioso.
Ma non sempre e non per sempre: già i
cosiddetti «libroidi» vivono una vita
ibrida. La saggistica sperimenterà interessanti formule tra scrittura e multimedialità. Per i romanzi (di qualità) sarà
l’addio più lungo: la libreria tradizionale
conserva ancora il fascino della scoperta. Difficile che gli algoritmi facciano innamorare il lettore forte come gli scaffali di un bel negozio. Il mosaico si è infranto, ne nascerà un caleidoscopio, in
cui quel «gesto di ottimismo e di fiducia
che è in sé il libro» troverà una sua (marginale) collocazione: «Il libro è uno
scambio del meglio che abbiamo e che
riceviamo. Il libro è un dono».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il saggio di cui si
parla in queste
pagine, e da cui è
tratto il brano
pubblicato nella
pagina accanto,
Libro, di Gian
Arturo Ferrari
(edito da Bollati
Boringhieri nella
collana «I
sampietrini»,
pagine 215, € 10),
sarà in libreria dal
30 aprile, e verrà
presentato al
Salone
internazionale del
libro di Torino
domenica 11
maggio, nel
dibattito «I destini
del libro», cui
parteciperà lo
stesso Ferrari in
una conversazione
con Stefano Mauri
(alle ore 15, in
Sala Blu)
Gian Arturo
Ferrari è nato a
Gallarate (in
provincia di
Varese) il 4
febbraio 1944. La
sua è una vita
interamente
dedicata
all’editoria, dopo
gli inizi accademici:
è stato infatti
docente
all’Università di
Pavia, e dopo gli
inizi editoriali in
Boringhieri, è
divenuto dapprima
direttore del
settore libri di
Rizzoli, e quindi,
nel 1997, è stato
nominato direttore
generale della
divisione libri del
gruppo
Mondadori, ruolo
di grande
influenza che ha
occupato fino al
2009.
Ha presieduto fino
alla fine del marzo
di quest’anno
il «Centro
per il libro e per
la lettura»
(Cepell), istituto
autonomo del
Ministero
per i beni e le
attività culturali,
carica alla quale è
stato ora nominato
Romano Montroni,
divenuto
presidente il 1°
aprile. Il ministro
Dario Franceschini
ha però chiesto
a Gian Arturo
Ferrari di restare
in carica in qualità
di presidente
del Comitato
scientifico
dell’istituto
Cultura 33
italia: 51575551575557
usava per rispondere a noi giovani in cerca di lumi, e le belle lettere
in carta leggera di Giovanni Raboni; Antonio Porta usava il
telefono, altri ricevevano nel bar sotto casa. Se, grazie a loro, si
aprivano le porte delle riviste più serie il cammino del giovane poeta
poteva ben iniziare. Molte di queste riviste hanno dovuto chiudere,
una ha aperto: il Quadernario. Almanacco di Poesia (edizioni
LietoColle, pagine 294, € 20) a cura di Maurizio Cucchi, da sempre
attento a quel che si muove in versi; redattori Mary Tolusso,
Alberto Pellegatta, Fabrizio Bernini; Valeria Poggi coordina il tutto.
Nel primo numero, dodici poeti esordienti, dieci poeti affermati e
una monografia di Maria Piccoli su Giuseppe Piccoli. Una sezione è
dedicata agli stranieri: Michael Donaghy, Antonio Gamoneda,
Marko Kravos, Titos Patrikios e Peter Robinson.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Romanzo Il Novecento a perdifiato ne «I lanciafiamme» di Rachel Kushner (Ponte alle Grazie)
La centaura più veloce del mondo
Dagli arditi ai brigatisti, il viaggio in Italia dell’americana Reno
di LIVIA MANERA
cheggiate davanti ai bar della mafia a Little Italy;
è la promessa di aumentare la durata del piacere
delle creme afrodisiache in vendita nei sex shop
di Times Square; sono i quattrocento e oltre chilometri all’ora con cui Reno diventa nel 1976 la ragazza più veloce del mondo a bordo di un bolide
firmato Valera. Ed è naturalmente anche il tempo
dell’amore, sospeso nell’attesa, vibrante nell’incertezza, tra Reno e un artista di successo che si
chiama appunto Sandro Valera, la cui azienda di
famiglia — un incrocio tra Fiat, Pirelli e Guzzi —
è in quel momento, in Italia, al centro di scioperi,
proteste, cortei, molotov e lacrimogeni.
Facendo di Reno un’eroina alla Henry James —
nel senso di una ragazza ingenua e lontana da casa che si sottomette a una sorta di diseducazione
sentimentale — Kushner usa il suo sguardo per
darci un senso acuto del tempo presente: l’eccitazione delle moto più veloci del mondo, le traiet-
C
ome si scrive oggi un romanzo sul Tempo,
sul Tempo e sul suo corollario, la Velocità?
La risposta della giovane scrittrice americana che avevamo scoperto sei anni fa con
il notevole Telex da Cuba, è un libro spiazzante.
Nel nuovo romanzo I lanciafiamme, che Ponte
alle Grazie pubblica nella bella e non facile traduzione di Stefano Valenti, Rachel Kushner risponde inanellando a perdifiato storie che vanno dalle esperienze degli arditi con i loro micidiali lanciafiamme all’epoca di d’Annunzio alle corse delle motociclette sulle montagne di sale dello Utah,
alla nascita della Land Art nell’America degli anni Sessanta, al radicalismo artistico della New
York degli anni Settanta, a quello politico dei nostri anni di piombo, alla foto del cadavere di Mara
Cagol che, pochi mesi dopo la sua uccisione in
uno scontro a fuoco con la polizia, diventa
un’opera d’arte esposta in una galleria di New
York.
Di fronte a un romanzo ambizioso come I lanciafiamme, il primo istinto è quello di chiedersi:
ma cosa ne sa una ragazza americana come Kushner della malinconia e della rabbia degli anni
Settanta in Italia, quando, mentre Moro giaceva
morto nel cofano di un’automobile, lei era una
bambina dai capelli rossi che scorazzava per i
campi dell’Oregon?
La risposta è che Kushner non solo sa: ne sa
abbastanza per ambientare una parte del romanzo in luoghi chiave come le fabbriche del Nord in
ebollizione, lo storico «covo» di via dei Volsci a
Roma o, in un flashback che ci riporta agli anni
Trenta, il bar Aragno di via del Corso dove i ricchi
figli della borghesia fascista progettavano motori
e i loro amici artisti ne trasformavano il rombo in
poesie inaudite. Kushner intuisce anche, però,
che per lasciare il segno deve trasformare quei
fatti in storie: storie vere, storie inventate, storie
iperboliche, storie documentate, storie irresistibili che formano la strada su cui il suo libro corre
a tutta velocità attraversando con una prosa sensibile alla sensualità e alla bellezza, settant’anni
di radicalismo politico e artistico, dalla Prima
guerra mondiale al Minimalismo alle fughe dei
brigatisti sugli sci attraverso le nevi del Monte
Bianco.
Miti contemporanei
Il libro mette in scena il Tempo
e il suo corollario indispensabile,
la Velocità, attraverso bolidi italiani
Futurismo
Gerardo Dottori
(1884-1977),
Motociclista
(1914, olio su
tela, particolare,
collezione
privata)
Il collettore di tutte queste storie è una bionda
di 23 anni che si chiama Reno e viene dal Nevada,
la quale vende la sua moto Valera di fabbricazione italiana per trasferirsi a New York a fare l’artista. Siamo alla metà degli anni Settanta: il cuore
di gran parte del romanzo. Gli artisti vivono in
loft sgangherati e romantici intorno alla Bowery,
le gallerie hanno cominciato a colonizzare West
Broadway, e tutti i gesti e le parole nell’ambiente
dell’arte devono essere radicali: l’artista che vende un’opera a un collezionista corre a comprarsi
cento paia di jeans e cinquecento magliette e giura che non farà mai più un bucato; la giovane
donna che non ha un’idea migliore si prende a
pugni in faccia in un bar affollato, dando luogo a
una performance masochista; le ragazze di buona famiglia estromesse dalla Factory di Warhol
tornano da mamma e papà a Park Avenue e si
buttano dal tetto.
Qui il Tempo è quello registrato dai sensi di
Reno: è l’attesa degli autisti delle limousine par-
torie degli artisti lanciati nel mercato, l’ascesa e il
declino delle fortune, la rapidità con cui gli amori nascono e si schiantano.
Scartata per un’altra ragazza da Sandro Valera
durante il viaggio in Italia che avrebbe dovuto essere il suo Grand Tour, Reno scappa in lacrime a
Roma, dove si lascia coinvolgere in azioni clandestine che condurranno al rapimento e all’uccisione del capo della Valera. Ma è un finale ambiguo
ad attendere il lettore alla fine di queste cinquecento pagine che si leggono d’un fiato: un finale
coerente con il clima di sospensione di un romanzo che s’interroga sul soggetto dell’autenticità, su cosa sia l’arte, sull’estetica della ricchezza,
sul pragmatismo della povertà e sulla funzione
fondamentale che il Tempo occupa nelle nostre
transitorie vite.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro «I lanciafiamme» di Rachel Kushner, edito
da Ponte alle Grazie, pagine 566, 18,60
Il progetto Oggi nel carcere romano di Rebibbia parte il progetto «CO2»
Il laboratorio di Franco Mussida:
la musica non è solo suono, è vita
di ROBERTA SCORRANESE
C
i sono luoghi dove i sensi
rischiano di congelarsi. Laghi ghiacciati di parole
(non dette). Sono le carceri, frigoriferi delle emozioni. Proprio
in questi luoghi dove le atrofie
sentimentali sono una minaccia
costante, Franco Mussida ha
scelto di portare la Musica.
«Con la M maiuscola, mi raccomando, perché qui parliamo
di una concezione più profonda
dell’ascolto — racconta il musicista-scultore, che spiega: —
L’idea è venuta a me e a Gino Paoli anni fa, quando ci siamo detti: perché in carcere ci sono le biblioteche e non le audioteche?».
Ecco allora il progetto CO2 (nome mutuato da uno degli elementi indispensabili per respirare): laboratori musicali in
quattro istituti di pena italiani,
Monza, Opera, Rebibbia femminile e Secondigliano.
Oggi a Rebibbia l’avvio ufficiale di questa sperimentazione
(nella foto), con l’intervento dello stesso musicista, di Gino Paoli
e Gaetano Blandini, presidente e
direttore generale della Siae
(istituzione che ha promosso il
progetto, insieme al ministero
di Grazia e giustizia e a Luigi Pa-
gano, vicecapo vicario del Dipartimento dell’amministrazione
penitenziaria). Respirare, si diceva. Anche quando a volte il
presente soffoca. «Le audioteche — spiega Mussida — funzioneranno come laboratori con
duplice scopo: da una parte far
conoscere ai detenuti la Musica,
ovvero quel potere capace di far
emergere gli stati d’animo. E
dall’altra, analizzare proprio il
loro sentire, andare a fondo».
Come? Prendendo le mosse
dall’interessante libro che Mussida ha pubblicato per Skira, La
musica ignorata. In particolare,
nell’ultima parte, l’artista ha
analizzato Il racconto della prin-
cipessa indiana, un raga (antica
struttura musicale dell’India) di
quasi duemila anni fa. Da questo
ascolto (lui parla di «osservazione della Musica») si risale a un
moto dell’animo, a una condizione emozionale.
«Per tre anni, ogni giorno ciascuno di loro avrà accesso a una
speciale audioteca — dice Mussida — divisa non solo per generi musicali, ma per grandi stati
d’animo. I detenuti potranno accedervi direttamente selezionando lo stato d’animo che vivono in quel momento o quello
che desiderano evocare, scegliendo il genere che desiderano: dalla classica al rock passando per il jazz. Il resto lo farà la
Musica». Accanto, la compilazione di uno speciale questionario, che lega i brani a nove stati
d’animo, dalla gioia all’inquietudine. I suoni si associano così a
modi di sentire personali.
Già, la «Musica creatrice»,
chiamata a rivestire un ruolo che
va oltre l’intrattenimento. In
fondo, il lavoro che ha impegnato Mussida negli ultimi anni
(con le sue ormai famose «stazioni d’ascolto»). La speranza?
«Che il progetto possa allargarsi.
E aiutare sempre più persone».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROBERTO FINZI
L’ONESTO
PORCO
STORIA DI UNA DIFFAMAZIONE
11€
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,
2
EDIZIONI
“Come ogni diffamazione, pure quella del porco
– ci dice questo amabile, lieve e profondo libro –
è una menzogna, un’ingiustizia.”
Dall’introduzione di C l a udi o M a g ri s
IN LIBRERIA
E IN EBOOK
34
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
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LE ISTITUZIONI E GLI EUROSCETTICI
✒
Beh, sì, capita. Che non si sappia di
tradimenti coniugali di cui tutti
parlano. Che si abbia bisogno di credere a
una verità particolare, opposta a quella che
è agli occhi del mondo. Che si tenga alto un
ideale a cui affidarsi, e che lo si faccia contro ogni evidenza, perché non si può pensare di essersi sbagliate. Forse lo si fa per un
amore così totale e assoluto che tutto può
«perdonare» (personalmente avrei molto
da ridire sul «perdono» come qualità, ma
non è questo il caso) ma forse c’è al fondo
un amore di sé che non tollera l’inganno da
parte dell’altro. In fondo Donna Elvira sa eppure non sa, è disposta a ricredersi quando
si ritrova a confrontarsi con la tragica banalità della serialità di Don Giovanni: «Ah ti ritrovo alfin perfido mostro», eppure di fronte al catalogo delle belle amate dal padrone
è più forte la speranza di essere l’unica.
Capita a donne belle, intelligenti, persone che non rientrano nella categoria sdolcinata di una soap opera; forse il bisogno di
Donna Elvira alberga al fondo della dipendenza femminile da un uomo che appare
forte e dominatore, potente socialmente, e
quindi sessualmente. Le «altre» fanno
eventualmente parte di un giro di rivali precedenti. Come si può pensare non solo di
essersi sbagliate, ma anche di essere state
travolte dal ridicolo e dal tragico che tutta la
vicenda ha comportato?
Il bisogno di Anne Sinclair di credere al
marito, di essere come dice lei stessa «al di
sopra dei pettegolezzi», di non abbassarsi
alle chiacchiere che comunque circondavano la figura di lui, ha in sé qualcosa di profondo che rimanda a una passione d’amore,
forse, che vela lo sguardo, che cambia la visione. Sono gli altri a sbagliare, a imbrogliare, a voltare le carte, a inventare complotti.
Ed è la serietà e bellezza di lei ad avere fatto
vacillare a tratti l’accusa contro il marito; lei
era con lui, nel tempo in cui la giustizia
americana procedeva a costruire il processo. Ma è proprio la psicologia di Don Giovanni, di cui Dominique Strauss Kahn è un
esemplare interessante, a non potersi sottrarre alla sfida onnipotente tra sessualità,
potere, angoscia di morte. Come può una
donna che non ha visto in faccia il narcisismo radicale di lui all’improvviso prendere
coscienza della tela di inganni in cui è finita? Capita. A lei, come a molte altre donne,
disposte a non vedere, per salvare forse un
oggetto d’amore, ma forse ancora più a fondo per proteggere se stesse dalla catastrofe
dell’ideale.
Lella Ravasi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TROPPI LUOGHI COMUNI SUI SINGLE
SONO ANCHE PENSIONATI E SEPARATI
✒
Matteo Renzi ha già individuato il
prossimo obiettivo da colpire in nome di una maggiore «giustizia sociale». Lo
ha annunciato in un’intervista rilasciata all’indomani dell’approvazione del decreto che
ha introdotto un bonus per i lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito tra gli
8 mila e i 26 mila euro. «Negli 80 euro che
noi daremo da maggio — ha osservato —, c’è
un elemento di debolezza.
Ottanta euro dati ad un single hanno un impatto diverso rispetto ad un padre di famiglia monoreddito con 4 figli. Dobbiamo porci questo
problema».
Sono d’accordo: bisogna
porsi il problema di capire
di chi stiamo parlando. Ma il
single che ha in mente il
premier, e che si macchia
della colpa di essere trattato meglio di un
padre di famiglia, non è meglio individuato.
È un single e basta. E per il semplice fatto di
esserlo è un gaudente, uno che sta meglio di
un padre di quattro figli. Eppure basterebbe
leggere non dico un trattato di sociologia
ma gli ultimi dati dell’Istat per capire che c’è
single e single.
Ad esempio sono single anche quei 295
mila che, secondo l’istituto di statistica, non
hanno avuto alcun reddito da lavoro nel 2013.
Si tratta di circa un quarto del totale. E sono
considerati single a tutti gli effetti anche i 184
mila genitori separati con figli che si sono ritrovati senza un reddito. L’Istat osserva che in
genere, per sopravvivere, queste persone prive di risorse fanno affidamento sulle pensioni di qualcuno dei membri del nucleo familiare. Che nel caso dei single
però possono essere solo i
genitori. Qualcuno dovrebbe
ricordare che sono single,
ma non vanno certamente in
giro a farsi degli aperitivi, i
tanti anziani rimasti soli che
vivono della loro pensione. E
sappiamo bene che in Italia il
91,3% dei pensionati prende
meno di 2.500 euro al mese.
Cosa vogliamo dire? Che
nella prossima campagna sarebbe più giusto
considerare le persone in base al reddito
(magari quello effettivo, che non sempre è
quello dichiarato) e non in base al solo status
civile. Se invece l’obiettivo è perseguire i gaudenti, tanto vale mettere una tassa sugli aperitivi. E godersi l’effetto che fa.
SEGUE DALLA PRIMA
di FRANCO VENTURINI
SEGUE DALLA PRIMA
Di questo infatti si tratta, e di questo si
tratterà anche se il verdetto elettorale dovesse alla fine risultare meno minaccioso di
quanto anticipato sin qui (gli ultimi sondaggi, tutti da verificare, attribuiscono un piccolissimo vantaggio ai Popolari sui Socialisti, e
collocano a grande distanza populisti ed
euroscettici che potrebbero formare un loro
gruppo soltanto con accordi di alleanza).
Ma sarebbe egualmente il totale dei voti di
protesta anti-europeista e anti-euro a
suonare l’allarme, sarebbe l’avanzata dei
partiti eurofobi in molti Paesi della Ue a
modificare gli equilibri tracciando una
potenziale rotta di collisione tra europeismo
e democrazia elettorale, sarebbe insomma
un lacerante grido di dolore strumentalizzato
da settori politici non più trascurabili a porre
l’Europa davanti a una scelta determinante:
fingere il successo e non far nulla
annunciando così il proprio definitivo
declino, oppure reagire, rispondere nel
limite del possibile all’inquietudine dei suoi
popoli, promuovere con energia la crescita e
l’occupazione anche a costo di strappare
quelle marginali «flessibilità» che a Berlino e
ad altri non piacciono, imparare (e sarebbe
sempre troppo tardi) a comunicare anche
oltre le élite, ricordare a chi li ha dimenticati
i motivi profondi che sono all’origine del
processo europeista, contraddire argomenti
alla mano (il che richiede una maggiore
preparazione delle classi dirigenti) la
propaganda degli «anti» e di chi li usa ,
vegliare sulla trasparenza e sul
funzionamento delle istituzioni comuni.
E tra le istituzioni che dopo le elezioni
dovranno (o dovrebbero) lanciare un
concreto segnale di cambiamento ci sono
proprio il Parlamento e la Commissione. Il
Parlamento in questi ultimi anni ha sfruttato,
anche se in parte, i nuovi poteri di intervento
che gli sono stati attribuiti dal Trattato di
Lisbona. Ma ad inseguire la sua reputazione
c’è il ricordo di candidature espresse dalle
convenienze consociative della politica
interna, ci sono i guadagni eccessivi per i
parlamentari (soprattutto italiani), c’è la
scarsa frequentazione talvolta proprio da
parte dei maggiormente privilegiati, capaci
di calcolare quale minima attività garantisce
la concessione piena dei compensi. Di tali
comportamenti, che si sono peraltro andati
riducendo, sono responsabili gli individui,
non certo l’Europa. Ma l’Europa può
modificare le regole, renderle più stringenti,
e se possibile farlo sapere ai popoli indignati
e talvolta ignoranti in senso tecnico, perché
non informati.
La futura presidenza della Commissione
(anch’essa sarà rinnovata, durante il
semestre di presidenza italiana) è un
esempio perfetto delle opportunità e dei
pericoli che l’Europa dovrà affrontare nei
prossimi mesi. Il Trattato di Lisbona dice che
a designare il successore di Barroso saranno i
governi, «tenendo conto» del verdetto
elettorale del 25 maggio. Una grande novità
in termini di democrazia diretta? Forse sì e
forse no. Perché sul prescelto verrà sì
chiamato a pronunciarsi il nuovo
Parlamento, ma senza potere di veto. E sarà
sempre il Consiglio, quello dei capi di
governo, a decidere. Qualora il designato
coincida con la formazione vincitrice delle
elezioni del 25 maggio (per esempio prima
vincono i popolari e poi viene scelto il loro
candidato Juncker) , si potrà esaltare
l’applicazione del Trattato di Lisbona. Ma si
dirà una mezza bugia, perché se il 25 maggio
vincessero i socialisti ben difficilmente il
loro candidato Schultz otterrebbe il fuoco
verde di Angela Merkel e diventerebbe
presidente della Commissione.
Ci sono troppi interessi nazionali e c’è troppo
poco coraggio, nell’Europa che oggi deve
finire di fronteggiare la crisi della sua
moneta unica. Il punto d’arrivo dell’Europa
federale resta valido e risolverebbe non
pochi problemi che si dimostrano ben ardui
da superare. Ma questo non è tempo di
progetti lontani. L’Europa è intergovernativa
e tale resterà nel tempo prevedibile, anche se
elementi come il controllo centralizzato dei
bilanci o l’unione bancaria (da completare)
rappresentano tasselli di un federalismo per
ora non confessabile. Il tempo è invece
quello della ripresa economica e del sollievo
sociale che deve accompagnarla, e non esiste
un unico «modello» per perseguire ovunque
questi obbiettivi. Se l’Europa ripartisse da
questa constatazione il suo sarebbe un
enorme passo avanti.
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RIFORMA COSTITUZIONALE
Tre mosse per uscire dalla palude
di MARIA ELENA BOSCHI
Antonella Baccaro
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LE BANCHE TRA STATI UNITI ED EUROPA
UNA LEZIONE ALLO SPORTELLO
L’aspetto centrale della nuova legge — approvata una settimana fa dal Parlamento europeo, forse la prima volta che l’assemblea di
Strasburgo discute e vara una legge davvero
rilevante — è lo spostamento delle decisioni
dai governi e dalle banche centrali dei singoli
Paesi alla Bce — che diviene responsabile della vigilanza sulle 130 maggiori banche europee — e ad una nuova istituzione, il Fondo per
la risoluzione delle crisi bancarie, che verrà
progressivamente alimentato da contributi
delle banche.
La nuova legge sposta le decisioni al livello
sovranazionale stabilendo che spetti alla Banca centrale europea decidere se un istituto si
trovi nelle condizioni critiche previste per
l’avvio delle procedure di risoluzione. La possibilità che interessi nazionali blocchino, attraverso il Consiglio europeo, le decisioni della Bce è limitata in quanto il Consiglio può intervenire solo se richiesto dalla Commissione
europea — che per farlo dovrebbe opporsi a
una decisione della Bce, evento assai improbabile. È quindi Francoforte che deciderà di
quanto nuovo capitale una banca ha bisogno,
e in che misura vecchi azionisti e creditori
Strasburgo, credibilità da riconquistare
La verità di un voto che andrà letto bene
CHIARA DATTOLA
ANNE SINCLAIR COME DONNA ELVIRA
LA SINDROME CHE NASCONDE GLI INGANNI
(esclusi i clienti i cui depositi sono garantiti
fino a 100 mila euro) debbano partecipare accettando delle perdite. Non era mai accaduto
che gli azionisti e i creditori di una banca potessero essere chiamati a subire le conseguenze di una cattiva gestione. Finora grazie ai loro
appoggi politici si erano sempre salvati.
La crisi finanziaria del 2008-2009 aveva reso palesi le tante manchevolezze insite in
un’imperfetta costruzione della moneta unica, e più in generale dell’Unione Europea. Finalmente si sta riparando a uno dei guasti iniziali, anche se con notevole ritardo.
Un’unione monetaria è fragile senza
un’unione bancaria cosi come un mercato
unico è impossibile senza un controllo europeo sulla concorrenza, una funzione che l’Europa assolve bene. Anche per quanto riguarda
la finanza pubblica l’Europa e il suo Parlamento diventeranno sempre piu centrali. Ecco
perché le prossime elezioni europee sono importanti e gli elettori dovranno scegliere persone oneste e preparate. Fino ad ora il Parlamento europeo ha fatto ben poco. Ora le cose
potrebbero cambiare.
Alberto Alesina
Francesco Giavazzi
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C
aro direttore, il suo colloquio con il
Presidente della Repubblica mi ha
colpita come cittadina. La gratitudine verso il Capo dello Stato non è
più sufficiente: occorre realizzare le
riforme di cui si parla da anni. Come ministro, allora, provo a fare un rapido punto della situazione sulla riforma costituzionale
proposta dal Governo. Senza trascurare che
nel frattempo la legge elettorale ha passato la
prima lettura della Camera e il 25 maggio
non voteremo più per le Province grazie alla
Legge Delrio.
Possiamo dividere il testo attualmente all’esame del Senato in tre capitoli.
Cominciamo dalle cose che tutti giudicano
giuste e facili — che però nessuno ha mai fatto — e cioè dall’abolizione del Cnel. Questa
scelta si inserisce peraltro di un più vasto
programma di semplificazione del quadro
politico e di riduzione dei costi del potere:
l’anticasta non può diventare un’ideologia,
ma mi sembrano primi passi fondamentali la
drastica diminuzione delle spese per auto
blu, la riduzione delle metrature degli uffici
pubblici, il tetto agli stipendi dei dirigenti
che lavorano con l’amministrazione.
Il secondo. Prendiamo atto del fallimento
della riforma del Titolo V (approvata nell’ottobre 2001, ndr) e chiariamo le responsabilità
tra Regioni e Stato. Quante aziende hanno
evitato di investire in Italia per la mancanza
di chiarezza nelle competenze tra Roma e i
territori? È normale una legislazione costituzionale in cui il conflitto istituzionale è permanente? No. La stragrande maggioranza
delle forze politiche è d’accordo sulla propo-
sta di un nuovo Titolo V come avanzata dal
Governo. Mi permetterà di dire che questo è
un passo in avanti significativo, agevolato
dall’ottimo lavoro della Commissione dei 35.
Abbiamo aggiunto un elemento di moralità
nelle retribuzioni e nei rimborsi dei consiglieri regionali, atteso non solo dall’opinione
pubblica.
Il terzo è il Senato. Una maggioranza ampia concorda sul superamento del bicameralismo perfetto: il Senato non potrà più dare la
fiducia, né votare il bilancio. Tutti condividono — almeno a parole — la necessità di ridurre il numero dei parlamentari. E una maggioranza schiacciante ha dato la disponibilità
a individuare nel Senato un luogo alto di confronto sulle relazioni con l’Europa e con i territori, incentrando la composizione dell’Aula
su rappresentanti di Regioni e Comuni, integrati da personalità individuate dal Presidente della Repubblica, senza alcuna indennità.
Su questo punto — e solo su questo — si è
aperta un dura polemica. Che naturalmente
non sottovaluto, né circoscrivo, ma che colpisce solo una parte di un complesso testo di riforma costituzionale. Si può e si deve ancora
discutere, naturalmente. Abbiamo dato la disponibilità ad individuare un parametro perché le Regioni si sentano più correttamente
rappresentate, secondo il principio per cui la
Lombardia non può avere gli stessi senatori
del Molise. Qualcuno ha chiesto di ridurre il
numero dei componenti designati dal Presidente della Repubblica.
In questo scenario insistere per l’elezione
diretta di una piccola parte dei Senatori assume le caratteristiche più di un tentativo di
bloccare la riforma che non l’affermazione di
un valore imprescindibile. Il fatto che la proposta venga da parte della minoranza interna
del Pd è poi particolarmente stupefacente,
essendo proprio la minoranza Pd quella che
ha chiesto e ottenuto alla Camera di eliminare dall’Italicum ogni riferimento alla legge
elettorale del Senato proprio in forza dell’assunto per il quale il Senato non sarebbe mai
stato elettivo. Anche per questo il Pd ha proposto una posizione che è in linea con le tesi
dell’Ulivo del 1996, con le tesi del Governo
Prodi nel 2006, con le proposte di Renzi alle
primarie del 2013: possiamo essere accusati
di tutto, ma su questo punto non abbiamo
cambiato idea noi.
Un ultimo passaggio, infine, sul metodo.
Abbiamo scelto una strada non convenzionale. E lo stiamo facendo come Governo su tutti
i provvedimenti più importanti. Quando abbiamo pronto un testo lo presentiamo in bozza e per venti giorni lo proponiamo alla discussione. Non abbiamo paura delle idee e
per queste le apriamo al dibattito di tutti. Una
sola cosa ci sta a cuore: discutere con tutti,
ma poi decidere. Da anni l’Italia è ferma nella
palude. Il dibattito è bello, dà stimoli, arricchisce: ma poi la politica ha il compito di decidere, altrimenti è mera accademia.
Sulle riforme costituzionali siamo veramente a un passo da un risultato storico. Fare
questo ultimo miglio è fondamentale anche
per dare una risposta al gesto di generosità
del Presidente Napolitano.
Ministro per le Riforme costituzionali
e rapporti con il Parlamento
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Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
35
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
GIORNALISMO INGLESE E ITALIANO
DUE STORIE ALQUANTO DIVERSE
Risponde
Sergio Romano
Rileggendo L’inviato speciale
di Evelyn Waugh mi è tornato
in mente Il deserto dei tartari
di Dino Buzzati. Waugh
prende in giro il giornalismo
inglese, sempre alla ricerca
dello scoop. A Buzzati,
invece, le lunghe attese in
redazione per il fatto di
cronaca sul quale cimentarsi
in un articolo gli hanno
suggerito l’esperienza di
Giovanni Drogo,
ossessionato da un nemico
che non arriva. Entrambi i
romanzi prendono spunto da
due tradizioni giornalistiche:
pericolosamente
anticonformista quella
inglese, stancamente
conformista quella italiana.
So che il fatto è alla base del
buon giornalismo, ma se
dovessi scegliere preferisco in
fondo la prima delle due
tradizioni. E lei?
Piero Heinze, Bruxelles
COMMISSIONE EUROPEA
Fiscal compact
Perché non si parla della
tegola che sta per cadere sulle
nostre teste ovvero del patto
scellerato chiamato fiscal
compact che il parlamento ha
votato (con pochissime
eccezioni) all’epoca del
governo Monti? Sembra che la
Commissione europea, dopo le
elezioni europee ovviamente,
per dare una formale
attuazione al fiscal compact,
si prepari ad attuare un
provvedimento che preveda un
prelievo forzoso del gettito
fiscale per un importo pari a
un ventesimo del debito
pubblico, prelievo da attuarsi
in via diretta tagliando fuori
le autorità degli Stati membri.
Per l’Italia un prelievo forzoso
di 55 miliardi di euro l’anno
per 20 anni, ovvero 1.000 euro
a persona compresi vecchi e
bambini...
Maria Morrone
avv.mariamorrone@
tiscali.it
Il quadro è molto meno fosco. La regola del fiscal compact entra in vigore tre anni
dopo l’uscita dalla procedura
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
Caro Heinze,
uzzati scrisse il Deserto
dei tartari in epoca fascista, alla fine degli anni Trenta (il libro apparve nel
1940), quando occorreva
spesso attendere, prima di
dare una notizia, la famigerata «velina» del ministero della Cultura popolare. Il confronto con il giornalismo inglese degli anni Trenta sarebbe quindi improprio. Ma le
differenze tra i due giornalismi esistono e sono soprattutto storiche.
Il giornalismo inglese
nacque nel Settecento, dopo
la Gloriosa rivoluzione del
1688, in un clima di
straordinaria effervescenza
intellettuale e sociale. I primi
giornalisti sono saggisti e
polemisti che cercano la
baruffa e vanno a caccia di
lettori con analisi, commenti,
attacchi e denunce. La
B
di deficit eccessivo, vale a dire,
per quanto concerne l’Italia,
nel 2016. Al momento dell’applicazione, tuttavia, la Commissione dovrà tenere conto
di una serie di attenuanti fra
cui il numero e la qualità delle
riforme che saranno state
adottate dal Paese indebitato.
La riduzione del debito è un
nostro interesse, le riforme
anche. Credo che questi interessi prevalgano su ogni altra
considerazione.
rivoluzione industriale e le
guerre napoleoniche creano
una nuova borghesia, allargano la platea dei lettori, favoriscono la nascita dei primi
giornali moderni. Verso la
metà dell’Ottocento, all’epoca
della Guerra di Crimea, il Times di Londra stampava ogni
giorno circa 40.000 copie. La
crescita dell’Impero britannico suscita maggiore interesse
per le notizie internazionali.
La scoperta del telegrafo accorcia enormemente i tempi
di trasmissione di una notizia. L’agenzia Reuter fu fondata da un immigrato tedesco, ma sarebbe potuta nascere soltanto in Gran Bretagna. Da quel momento il
alcuni milioni di disperati
ogni giorno ossessionati da
come arrivare, non a fine
mese, ma a fine serata. Se si
vuole che ripartano i consumi
bisogna aiutare coloro che
hanno difficoltà a
sopravvivere.
Antonio Montoro, Biella
QUEGLI 80 EURO IN PIÙ / 1
QUEGLI 80 EURO IN PIÙ / 2
Chi ne ha bisogno
Bonus o malus?
Sono convinto che chi ha un
lavoro avrebbe rinunciato
volentieri agli 80 euro a favore
dei pensionati, cassintegrati,
disoccupati e licenziati in
mobilità. In Italia vi sono
Solo i lavoratori dipendenti
riceverebbero il decantato
bonus di 80 euro. Gli ex
lavoratori, cioè quelli ora
pensionati, sono stati
dimenticati dal governo. Il
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Il ministro Padoan: il
bonus deve restare, così
le famiglie torneranno a
spendere. Siete
d’accordo?
giornalismo inglese può essere aggressivo, polemico e
scandalistico, ma anche pacato, informato e affidabile.
In Italia, nel Settecento e sino alla metà dell’Ottocento, il
giornalismo deve fare i conti
con regimi illiberali e autoritari. I moti del 1848 cambiano
la scena politica e favoriscono
lo sviluppo della stampa. Ma i
giornali italiani nati da allora
hanno quasi sempre una matrice politica o ideologica.
Qualche uomo politico diventa giornalista per meglio
raggiungere i suoi obiettivi. È
il caso di Cavour, fondatore
del Risorgimento, di Mazzini,
fondatore dell’Italia del popolo, di Mussolini, direttore dell’Avanti! e fondatore del Popolo d’Italia. Nel panorama
democratico occidentale,
l’Italia è ancora, probabilmente, uno dei Paesi con il
più alto numero di testate che
fanno capo a un partito, a un
movimento, a una confessione religiosa, a un’associazione d’interessi. Questo stato di
cose tende a creare un giornalismo conformista e reticente,
se non addirittura schierato. I
giornali che possono essere
considerati tali (non faccio i
nomi perché sarei in conflitto
d’interessi) non sono molti.
Quanto alla ricerca della
notizia, caro Heinze, suppongo che lei si riferisca al giornalismo investigativo. Conosciamo le sue virtù e i suoi
trionfi, negli Stati Uniti e in
Gran Bretagna. Ma conosciamo anche i suoi vizi e le sue
intemperanze. Dopo gli scandali di News of the World mi
chiedo se non vi siano casi in
cui sarebbe meglio aspettare
la notizia piuttosto che cercare impazientemente di crearla.
governo si è ricordato, invece,
di loro con l’aumento della
trattenuta dal 20% al 26% sui
conti correnti che i pensionati
sono stati obbligati ad aprire
per ricevere la pensione.
Grazie, Renzi: riceveranno
soltanto un malus!
i confini di regioni e Stati, il
ministero dell’Istruzione ha
deciso di assegnare
l’insegnamento della
geografia negli istituti tecnici
e professionali anche a chi ha
titoli per insegnare scienze e
materie letterarie. Ciò in
barba a coloro i quali sono in
linea con il rigoroso
curriculum per
l’insegnamento della
disciplina. Ora vedremo se i
docenti di geografia, per
compensazione, potranno
insegnare scienze e lettere...
Mario De Florio, Caserta
ISTITUTI TECNICI
Docenti di geografia
La scuola viene presa a calci,
ancora una volta. In un’epoca
in cui le conoscenze
geografiche appaiono sempre
più basilari per la formazione
degli studenti come cittadini,
per l’interpretazione di un
mondo sempre più
globalizzato in cui i fenomeni
sociali, culturali ed economici
scavalcano sistematicamente
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Sono partiti i controlli
dello spesometro.
Serviranno
a combattere
l’evasione fiscale?
62
No
38
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Sergio Mantovani, Cremona
I PROMESSI SPOSI
La lettura su Radio 3 Rai
Un plauso a Radio 3 Rai che
ha iniziato a trasmettere ogni
giorno, alle 17, la lettura
«integrale» de I promessi
sposi. Peccato che già alla
seconda puntata il lettore — il
peraltro ottimo Fabrizio
Gifuni — abbia saltato il
finale del I capitolo, cioè
l’ultimo capoverso. Ma la
lettura non doveva essere
«integrale»?
Bruno Pellegrino
Bresso (Mi)
Interventi & Repliche
Medici: ricette e sprechi
Un lettore si è lamentato perché l’Inps di
Trento non avrebbe accolto in tempi
rapidi la sua richiesta di cambiamento
della banca per l’accredito della
pensione (Corriere, 17 aprile). Egli aveva
presentato la richiesta il 17 settembre
2013 e la sede Inps ha provveduto: dal
novembre 2013 la pensione è stata
accredita presso la banca richiesta. Allo
stato delle cose, dunque, è difficile
comprendere quale sia il problema del
lettore. L’Ufficio Relazioni con il
Pubblico-Urp (tel. 0461.886.527)
dell’Inps di Trento è a disposizione per
tutti i chiarimenti necessari.
Il governo ha chiesto di segnalare gli
sprechi ed eccone uno. Sono un medico
di medicina generale e scrivo
mensilmente circa 2.000 ricette di cui
1.500 con prescrizioni di farmaci. Dal 1°
gennaio 2005, le ricette Asl sono su
fogli formato A5 con la banda per la
lettura ottica. Nonostante ognuna
riporti 5 righe per le prescrizioni, la
norma vigente (quella preesistente alla
lettura ottica) prevede che al massimo
si prescrivano 2 confezioni di farmaci
(eccezionalmente 3, se il paziente è
esente per patologia). Anche nelle
prescrizioni non farmaceutiche vi sono
restrizioni: per esempio, per 8 sedute di
laserterapia al ginocchio destro e 8 al
sinistro, bisogna fare 2 ricette.
Raddoppiando le possibilità prescrittive
su ogni ricetta, un medico come me
scriverebbe 500 ricette in meno ogni
mese. La restrizione comporta uno
spreco sia per le Asl, sia per noi e la
modifica non costerebbe nulla.
Giorgio Papetti
[email protected]
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
Luciano Fontana
VICEDIRETTORI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
La lettera «Nomine femminili» (Corriere,
20 aprile) sostiene che le donne devono
avere uguale numero dei posti di
comando degli uomini. Le donne sono
in numero inferiore agli uomini nei posti
di lavoro e quindi potrebbero salire nei
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano
Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962
Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli
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DIRETTORE GENERALE DIVISIONE QUOTIDIANI
Alessandro Bompieri
Tuttifrutti
di Gian Antonio Stella
Giordano Bruno o Lior
L’importanza del nome
S
e avesse letto di quella bambina milanese di sette mesi
che non ha ancora un nome perché l’anagrafe non accetta
quello deciso dal papà e dalla mamma, Gaetano Salvemini avrebbe scrollato la testa ridacchiando. E gli sarebbe
tornata in mente una storia che raccontò un secolo fa: «Io
sono debitore ad una signora italiana, dimorante oggi in Boston
(Massachusetts), di un aneddoto che non ho il coraggio di risparmiare al lettore. Suo padre, un romano, andò in chiesa per far battezzare un neonato. Il parroco gli domandò che nome volesse dare
a suo figlio. La risposta fu: «Giordano Bruno». «Giordano Bruno?
Impossibile! È il nome di un eretico, di un frate sfratato che fu condannato a morte dal Santo Uffizio!» «Io sono il padre; ho il diritto di
dare il nome a mio figlio, e voglio chiamarlo Giordano Bruno. Se
non vuoi chiamarlo così, me lo porto a casa senza battesimo». Il
parroco non poteva lasciare il bambino senza battesimo, e non poteva dargli un nome di quel genere. Ebbe un lampo di genio: «Vediamo un po’: cerchiamo di accomodarla. Invece di battezzarlo col
nome di Giordano Bruno, lo chiamerò Bruno Giordano». Fa’ come
vuoi. Tu lo chiami Bruno Giordano qui, e io lo chiamerò Giordano
Bruno a casa».
I nomi un po’ «eccentrici» rispetto, a quelli più usati, in realtà,
sono occasione di risse, polemiche politiche e cause giudiziarie da
molto prima che quei due genitori milanesi di religione ebraica si
ribellassero («siamo disposti ad
arrivare anche in Cassazione») al
rifiuto dell’anagrafe milanese di
chiamare la loro figlia Lior (in
ebraico significa «Mia Luce») perIl fascismo
ché non è chiaro se si tratti di un
cambiava
nome maschile o femminile. Cond’ufficio i nomi fusione in qualche modo esistente
nel mondo ebraico se è vero
sgraditi: Soviet anche
che portano quel nome, oltre a
molte
donne, anche un cestista
diventava Mario
(Lior Eliyahu), un calciatore (Lior
Refaelov) e un cantante, Lior Attar.
Nel libro Il nome e la storia, Stefano Pivato racconta che, in base
alla legge dell’8 marzo 1928 («norme per disciplinare la imposizione dei nomi nelle denunce delle nascite») e al regio decreto del 9
luglio 1939, regole che dettano in larga parte anche i comportamenti degli uffici attuali, la burocrazia fascista cambiò migliaia di
nomi: 889 soltanto all’anagrafe dei 54 comuni oggetto dell’analisi
dello storico. Alfreda Comunarda diventò Alfreda Maria, Anarchia
diventò Concetta, Anarchico Gallo Settimio diventò Settimio, Atea
diventò Alda, Libera diventò Loriana, Ribella diventò Bice, Scioperina diventò Pierina e Troschi (che doveva il nome a un papà ammiratore di Lev Trotzkji) diventò Gino. Indimenticabile la varietà di
nomi imposti a tutti quelli che si chiamavano Soviet, anagraficamente ribattezzati, così, a capriccio, Ernesto o Ferruccio, Mario o
Crescentino... Quanto alle «Sovietta», diventarono Bruna o Maria.
Una inaccettabile e barbarica intromissione nella vita personale
delle famiglie, sia chiaro. Degna di un regime come quello fascista.
Resta tuttavia una curiosità: come era venuto in mente, a quel signore di Cagli, in provincia di Pesaro, di chiamare suo figlio «Soviet
Russo Internazionale» e a quell’altro di Sant’Agata sul Santerno di
chiamarlo Primomaggio?
❜❜
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posti di comando solo nella stessa
percentuale. Pretendere che abbiano il
50% di quelle cariche sarebbe ingiusto.
Inoltre, in certi lavori le donne sono
presenti da poco tempo e non possono
essere ai massimi gradi in quantità
uguale agli uomini. Per esempio, nelle
forze armate come potrebbe esserci lo
stesso numero di generali o ammiragli?
Gianfranco Mattioli,
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Donne ai posti di comando
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Vincino
Richiesta all’Inps subito accordata
Marco Zanotelli, direttore regionale Inps
per il Trentino Alto Adige
@
Conte abbraccia Asamoah
Nella didascalia della foto pubblicata ieri
a pagina 41 Antonio Conte abbraccia
Asamoah e non Pogba. Ci scusiamo.
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1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47;
sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili
separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93
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Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
€ 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera +
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❜❜
Spettacoli
Dimenticava le offese
Mi mancano tanto i suoi
abbracci e i suoi scherzi
L’intervista
Pubblicata l’opera
del compositore in
59 cd «Malinconico
ed estroverso,
non si fermava mai:
era la sua qualità
e il suo difetto»
Insieme
L
ra mondiale, una biografia di Thomas
Jefferson e poemetti di James Merrill».
Come fu influenzato dalle sue origini ebraiche?
«È una questione enorme. Suo padre, Sam Bernstein, era molto religioso. Mio padre ha raccontato il suo complicato rapporto con il giudaismo nelle
Sinfonie Jeremiah e Kaddish, nei Salmi
Chichester e nella Messa».
Stravinskij, per la sua sospensione
tra classica e musical, descrisse suo
padre come il supermarket della musica.
«Se ne fosse stato offeso, non ce
l’avrebbe detto. Non portava rancore,
dimenticava le offese».
Era un abile divulgatore, celebri le
sue lezioni filmate ai bambini alla
Carnegie Hall e al Lincoln Center.
«Aveva un desiderio insaziabile di
insegnare. Il suo metodo, Artful Learning, è tuttora usato nelle scuole americane. Voleva condividere con una generosità senza limiti ciò che sapeva.
Aveva l’entusiasmo di un ragazzo, e a
volte ci sono stati fraintendimenti, come quando si disse che fece incontrare
in casa membri delle Pantere Nere (il
movimento afro rivoluzionario, ndr)
con le signore bene di New York. Conosceva il greco antico e il latino, usò il
Simposio di Platone per la sua Serenata. Adorava l’Italia e la sua gente, Zeffirelli era suo amico, il suo primo concerto a Roma lo tenne nel 1950».
Le ha mai parlato delle sue idee
sessualmente libere?
«Era un argomento complicato per
lui. Da una parte voleva esprimersi liberamente, dall’altra era condizionato
dall’idea di dover crescere noi figli e
dalla cultura in cui era immerso».
Forse il suo rimpianto maggiore fu
quello di non essere considerato come compositore allo stesso modo
che come direttore?
«A me dedicò Quiet Girl, una canzone da Wonderful Town; West Side Story
ancora oggi è uno dei musical più eseguiti nei licei Usa... Però sì, è probabile».
Che cosa le manca di suo padre?
«I suoi abbracci e i suoi scherzi».
eonard Bernstein, mio padre:
«Era molto affettuoso in famiglia, sempre pronto a raccontare storie o a leggerci Lewis Carroll o un sonetto di Shakespeare che
amava. Gli piaceva averci intorno, con
mio fratello e mia sorella, e spesso ci
portava in tour con lui e la New York
Philharmonic». La scrittrice e produttrice tv Jamie Bernstein, una delle figlie
del grande direttore e compositore,
scomparso nel 1990, ricorda questo gigante della musica in occasione del
monumentale box di 59 cd intitolato
«Leonard Bernstein Collection» appena uscito per Deutsche Grammophon:
«È il suo magnifico testamento musicale. Uno dei suoi maggiori meriti fu di
aver reso popolare Gustav Mahler».
In contrasto con l’idea della vulcanica personalità di suo padre, il cantante René Kollo ha detto che tendeva
alla malinconia e la sua ispirazione
nasceva dalla depressione.
«Papà era come scisso in due, in lui
convivevano due anime: quella contemplativa, spesso malinconica, che se
ne stava tutta la notte a scrivere musica
nel suo studio; e quella estroversa che
collezionava amici ovunque andasse, e
intratteneva gli ospiti al pianoforte a
casa finché l’ultimo se ne fosse andato.
Poteva suonare i Beatles, Mozart o uno
spot appena ascoltato in tv. Il risultato,
in entrambe le personalità, era che non
dormiva. Era frenetico, non si fermava
mai, e questa era la sua qualità e il suo
difetto».
Chi era sua madre?
«Si chiamava Felicia Montealegre, è
morta giovane, nel 1978. Era cresciuta
in Cile, dove studiò piano con il
grande Claudio Arrau. Quando
sbarcò negli Usa diventò attrice
televisiva. Era bella, elegante, aristocratica, ma con un malvagio
senso dell’humour, al primo contatto la gente ne era impaurita. Si
conobbero a un party. Mia madre
si mise ai suoi piedi e lo nutrì con
un gambero».
Che cosa le disse papà del celebre
video del making of di «West Side
Story» in cui José Carreras, unico latino del cast, a un certo punto bestemmiò?
In una foto degli anni 50,
la piccola Jamie Bernstein sorride
al fianco del padre Leonard
(1918 – 1990), mentre il
compositore lavora al piano,
mostrando di non essere affatto
intimorita dal genio paterno.
Sopra, la scrittrice e produttrice
tv Jamie Bernstein, 61 anni,
in una recente immagine
La doppia anima di Bernstein
«Papà amava Mahler e i Beatles»
La figlia Jamie: aveva un desiderio insaziabile di insegnare
«West Side Story»
Da sinistra, Tatiana Troyanos,
Leonard Bernstein, Kiri Te Kanawa e
José Carreras nel making of di West
Side Story. Una bestemmia del tenore
fece pentire Bernstein della scelta
«Carreras nel ruolo di Tony fu un
grave errore, non solo per il suo accento spagnolo. Mio padre aveva in mente
un altro cantante, ma non ci fu tempo
per rimediare».
Chi amava nella musica?
«Christa Ludwig, Marilyn Horne. E
Maria Callas, anche se mi era ignoto il
celebre aneddoto del foruncolo che le
impedì di indossare l’abito per la Sonnambula alla Scala. Isaac Stern, Lukas
Foss e Slava Rostropovich erano suoi
amici. Poi amava i direttori che aveva
aiutato all’inizio della loro carriera,
Ozawa e Tilson Thomas. E oggi rivedeva la sua energia, gioia e intensità intellettuale sul podio in Gustavo Dudamel.
Quanto alla rivalità con Karajan, era più
divertente che minacciosa, negli ultimi
anni i rapporti tra loro si fecero più
stretti».
A New York viveva al Dakota, vicino
al Central Park, nello stesso palazzo
di John Lennon.
«Eravamo lì quando gli spararono.
❜❜
Sul tenore
Carreras nel ruolo di
Tony fu un grave errore
Ci vedevamo spesso con Lennon, è stato terribile. Papà, come dice John Lennon in Imagine, voleva provare a trasformare il mondo in un posto migliore. Ascoltava ogni genere di musica, i
Rolling Stones, i Supremes, Michael
Jackson, Elvis Presley e soprattutto i Beatles... Non così tanto Bob Dylan, la cui
voce nasale non lo scaldava».
Nei suoi ultimi giorni, i giornali
americani scrissero che si rifiutò di
vedere e parlare con la gente.
«Non è del tutto vero. Ma era molto
malato, spossato, privo di energia per
poter incontrare persone. Sul comodino c’erano una novella di Philip Roth,
Shakespeare, la storia della Prima guer-
Valerio Cappelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Spettacoli 39
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Il personaggio Al Crt di Milano lo spettacolo firmato dalla nipote Roberta
Rossi, la rosa blu e quel talento
che inventò la mitica Lambretta
L’attore: a teatro ripercorro la storia del visionario Torre
MILANO — Vespa o Lambretta? «Lambretta, s’intende…». Nell’eterna sfida tra i
due mitici scooter, Paolo Rossi
non ha dubbi. «La Lambretta
era fantastica. Grintosa, ma
anche tranquilla. Un cavallo
docile da spingere al galoppo
per sentire il vento in faccia, o
al trotto per goderti il paesaggio. E poi era disegnata meglio. Del resto chi l’ha ideata,
Pier Luigi Torre, era un genio.
Di quelli veri». Ingegnere, matematico, botanico. «E anche
sognatore, visionario, idealista. Uno di quei talenti fuori
dalle righe che questo Paese
non riconosce mai. Difatti se
ne andò in solitudine, dimenticato, rinchiuso in un ospedale psichiatrico». E proprio da
quest’ultima tappa, Rossi inizierà a ripercorrere la folle storia di una «beautiful mind»
lo spettacolo di cui Paolo Rossi sarà protagonista dal 13
maggio al Teatro dell’Arte di
Milano prodotto dal Crt in
convergenza creativa con
Triennale Design Museum, si
intitolerà Il colore è una variabile dell’infinito.
Un «varietà teatrale e musicale» che nasce assieme a un
libro dallo stesso titolo (Baldini & Castoldi), entrambi firmati da Roberta Torre, regista
di cinema e teatro, nonché nipote di Pier Luigi. «Un nonno
molto speciale. Dolce ma anche distante. Geniale ma impreparato dal punto di vista
affettivo», lo ricorda lei che
ora gli rende omaggio rievocandolo tra storia e memoria
con quel suo stile pop, grottesco e allucinato, già messo in
pratica in film come Tano da
morire o I baci mai dati.
Così quel luogo di reclusione dove il nonno Torre passò
gli ultimi anni si trasformerà
sulla scena in luogo della fantasia, dei miraggi, delle alluci-
nazioni. «Dove tutto prenderà
il volo, compreso me e la Lambretta — anticipa Rossi —.
Dentro quell’universo surreale, un po’ alla Tim Burton, incontrerò l’ingegner Torre. Ne
indosserò i panni e li getterò
via, entrando e uscendo da un
personaggio davvero straordinario e inafferrabile. Inventore di uno scooter rivoluzionario, icona di un’Italia alla vigilia del boom, oggetto del desiderio di generazioni di giovani
e persino celebrato dal Quar-
Il caso
Il progettista
Ingegnere
Pier Luigi Torre (1902
– 1989) è l’ingegnere
che ideò la Lambretta.
Già autore di progetti
pionieristici durante la
Seconda guerra
mondiale, nel 1946
venne chiamato dalla
Innocenti per realizzare
uno scooter a costi
contenuti che entrerà
in produzione nel 1947
tetto Cetra nella loro “Lambretta Twist”. Ma anche progettatore con Alessandro Marchetti dell’idrovolante simbolo dell’aeronautica militare e
della tecnologia nazionale durante il fascismo. Lui stesso
protagonista della trasvolata
Roma-New York, quando 24
“macchine volanti” sorvolarono la Statua della Libertà».
Era anche amico di Balbo.
Che rapporti aveva con il fascismo? «Ci dovette convivere
ma non era certo affine al regime. Come altri artisti, per la
musica penso a Shostakovich
durante lo stalinismo, mise in
pratica le sue idee nel momento storico in cui viveva».
E le idee erano davvero tante. Scomparso nel 1989 a 87
anni, Pier Luigi Torre è stato
anche l’anticipatore della
«scatola nera» degli aerei, studioso di fotografia tridimensionale, innamorato della musica, ossessionato dai numeri… «Difatti i fili di un àbaco
innescheranno in scena una
serie di calcoli e logaritmi
sempre più intricati e astrusi… Ma forse la sua impresa
più assurda e poetica è stata
proprio quella rosa blu. Il segno di una delicatezza interiore e di una solitudine laceran-
❜❜
Poesia
❜❜
Dimenticato
La sua impresa più
poetica è stata la
realizzazione di un
fiore con quel colore
Rinchiuso
in un ospedale
psichiatrico, se ne
andò in solitudine
sempre pronta a sfidare l’impossibile.
Come inventare
un sogno su due
ruote, progettare
aerei per trasvolare l’Atlantico, creare la rosa che non
c’è. Invisibile in natura, ma non a lui.
Che tanto brigò con
innesti e alchimie vegetali da riuscire a far sbocciare quel fiore utopico
nel giardino della sua villa
di Stresa. Perché, ripeteva
quel Piccolo Principe ossessionato dalla bellezza
dei numeri e della natura:
«Se l’infinito racchiude
ogni colore, anche il blu
ne farà parte. Basta cercarlo e… voilà, ecco a voi la rosa blu». Per questa ragione
te. La magnifica conclusione
di una favola triste».
Alla fine che effetto le fa salire su quella Lambretta? «Da
brivido. Con le due ruote ho
una storia molto complicata.
Adoravo andare in moto finché, era il maggio del ‘73, Renzo Pasolini morì nell’incidente
di Monza dove perse la vita anche Saarinen. Per me fu uno
choc terribile. Da quel giorno
ho sempre avuto una paura
pazzesca delle moto. Solo il teatro mi poteva spingere, pur
se per finta, a riprovare a salire
in sella. La conferma che il
mestiere dell’attore è terapeutico. Non è retorica dire che il
teatro salva la vita. Senza il teatro mi avrebbero arrestato
vent’anni fa».
In sella Paolo Rossi (60 anni) è il
protagonista dello spettacolo «Il
colore è una variabile dell’infinito»
diretto da Roberta Torre (51, a destra),
in scena a Milano dal 13 maggio
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Dopo aver chiamato in causa Singer, il regista di «X-Men», il 31enne Michael Egan fa altri tre nomi: c’era un giro di minorenni
Pedofilia, l’aspirante attore che accusa Hollywood
U
n giro di pedofili a
Hollywood. Lo denuncia Michael Egan III,
un ragazzo che anni fa aveva
cercato, senza poi aver successo, una carriera nel mondo del cinema.
uno dei vertici delle tv Disney. «Non augurerei nemmeno al mio peggior nemico
di passare quello che ho passato io da ragazzino», ha detto Egan. Tutti e quattro, stando al legale del ragazzo, a fi-
ne anni Novanta avevano
messo in piedi «un sordido
giro sessuale» che coinvolgeva minorenni. Singer gli
avrebbe promesso ruoli nei
suoi film e altri aiuti nella
carriera in cambio della sua
La madre
«Non è una questione
di soldi, lo facciamo
per avere giustizia»
L’altro giorno il 31enne
aveva denunciato Bryan Singer, regista di X-Men, Superman Returns e I soliti sospetti, con l’accusa di averlo molestato quando aveva 17 anni.
Egan ieri ha chiamato in
causa davanti alla Corte federale delle Hawaii altri tre potenti dello showbiz americano: Garth R. Ancier, dirigente
di Fox, Nbc e Bbc, Gary Wayne Goddard, fondatore di
una società che gestisce parchi divertimento e hotel, e
David Alexander Neuman,
Lacrime Michael Egan, 31 anni, e la madre Bonnie Mound in conferenza
disponibilità sessuale. I quattro, stando al memoriale depositato, organizzavano festini, a Los Angeles e alle
Hawaii, in cui droga e alcol
venivano usati per poi abusare delle vittime.
La causa arriva a pochi
giorni dal lancio di X Men Giorni di un futuro passato.
Il settimo episodio della saga
dei supereroi Marvel sarà
nelle sale statunitensi il 23
maggio e vede il ritorno alla
regia di Singer, già dietro la
macchina da presa nei primi
due capitoli. Nel cast della
pellicola ci sono Hugh Jackman, Ian McKellen, Halle
Berry e Jennifer Lawrence.
Singer, tramite i propri avvocati, ha definito la causa
«assurda e diffamatoria» e a
sua discolpa avrebbe presentato documenti e testimonianze per dimostrare che
nei giorni delle supposte violenze si trovava altrove.
Egan ha raccontato di aver
cercato di arginare i traumi
causati dalla tragica esperienza con l’alcol. Superata la
Chi è
L’autore
Bryan Singer (foto), classe
1965, ha debuttato come
regista nel 1993 con
«Public Access». Fra i suoi
successi «X-Men», «I
soliti sospetti», e
«Superman Returns»
La saga
«X-Men» è la saga che
racconta dei supereroi
della Marvel. Singer ha
diretto i primi due capitoli,
nel 2000 e nel 2003. Il 23
maggio esce il settimo
episodio, «Giorni di un
futuro passato» di nuovo
con Singer alla regia
dipendenza l’anno scorso
grazie alla terapia, avrebbe
trovato la forza di denunciare
il caso. «Non avrete un’altra
possibilità per far del male
ad altre vittime. Non avrete la
possibilità di far del male a
un altro bambino», così ha
dichiarato al Daily News rivolgendosi ai quattro accusati.
Il suo difensore, Jeff Herman, ha già lavorato a casi simili nel mondo dello spettacolo. «È un segreto che conoscono tutti — ha detto —. I
ragazzini vengono abusati,
l’industria va avanti e la gente
ha paura di parlare».
La madre di Egan, Bonnie
Mound, in lacrime alla conferenza stampa in cui il figlio
ha raccontato la sua storia, ha
risposto a chi accusa la famiglia di aver montato il caso:
«Non è una questione di soldi, ma un modo per disarmare questi pedofili che usano
la loro ricchezza per sfuggire
alla giustizia».
R. S.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I colossi tv Usa
in guerra contro
un’antenna
per computer
I
l sistema televisivo, da anni
nell’ansia di restare al passo
con le nuove tecnologie,
rischia di essere messo in crisi
dalla più antica delle scoperte
in questo campo: un’antenna.
Una piccola antenna grande
più o meno come un bottone
ma contro cui si sono scagliati
colossi come Abc, Cbs, Nbc e
Fox. Una battaglia legale
arrivata alla Corte Suprema
degli Stati Uniti, la cui
sentenza — che di certo non
sarà l’ultima — farà scuola,
perché stabilirà se una società
come Aereo fa qualcosa di
legale (come sostengono gli
avvocati dell’azienda) o no
(come invece sostengono tutti
quelli delle emittenti),
ridistribuendo i contenuti
delle reti televisive sui
computer, gli smartphone e i
tablet dei loro abbonati.
Aereo, tramite le sue antenne,
capta i segnali televisivi
gratuiti attraverso le onde
radio e li ridistribuisce
sfruttando il web sui supporti
di chi si è abbonato al
servizio, per otto dollari al
mese. Questo, per ora, in
undici città degli Stati Uniti,
tra cui New York e Boston.
Secondo le emittenti, la
società di Chet Kanojia (nella
foto) starebbe violando il
diritto d’autore e rubando i
loro contenuti visto che non
paga tasse di ridistribuzione
(come fanno i sistemi via cavo
e satellitari). Uno dei nodi che
la Corte deve sciogliere sta
nello stabilire se Aereo
proponga riproduzioni
pubbliche o private di
contenuti coperti da diritto
d’autore. Kanojia è convinto
che siano private visto che è il
consumatore a decidere se e
quale programma vedere (o
registrare): la start-up si
limita a fornire —
temporaneamente e da una
postazione remota —
l’antenna, a un solo cliente
per volta, riproducendo
quello che accade con le tv
casalinghe che appunto
captano i segnali delle reti
gratuite. Insomma, Aereo non
venderebbe i programmi ma
solo l’affitto dell’antenna.
«Le emittenti non possono
ostacolare l’innovazione — ha
dichiarato Kanojia —.
Internet sta cambiando tutto,
piaccia o no». Se Aereo
dovesse vincere la causa, i
grandi gruppi televisivi
riceverebbero un colpo
memorabile visto che i ricavi
generati dalla ritrasmissione
dei contenuti rappresentano
una fetta considerevole dei
loro guadagni. In diversi
hanno già annunciato che
smetteranno di trasmettere
attraverso le onde radio. Tutti,
in ogni caso, continueranno la
battaglia contro questa
piccola ma ingombrante
antenna.
Chiara Maffioletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sport
Rossi si allena con i compagni
Sempre più vicino il recupero di Giuseppe Rossi, che ieri è tornato ad
allenarsi con i compagni. «Pepito» ha preso parte alla partitella provando
anche qualche contrasto. L’obiettivo della Fiorentina è quello di avere la
punta in campo per la finale di Coppa Italia contro il Napoli il 3 maggio e,
soprattutto, di permettere a Rossi di continuare a sognare il Mondiale.
Uomini con la valigia
Luis Enrique
Allena il Celta Vigo. In Spagna
è considerato il candidato
numero 1 alla panchina
del Barcellona (LaPresse)
Laurent Blanc
Vincerà il campionato francese,
ma pesa il k.o. in Champions.
Il Psg sta pensando di
cambiare (Action Images)
Luciano Spalletti
Esonerato dallo Zenit San
Pietroburgo è in attesa di
rimettersi in gioco su una
panchina importante (Epa)
Rudi Garcia
La Roma vuole tenerlo a tutti
i costi, ma se arrivasse una
grande offerta, soprattutto da
Parigi, potrebbe partire (Ansa)
Claudio Ranieri
La sua avventura al Monaco
sembra finita, la proprietà
sta cercando un tecnico
di grande nome (Afp)
Jürgen Klopp
Lo vogliono in Spagna, Francia
e Inghilterra, lui continua a dire
che resterà a Dortmund ma
potrebbe anche cambiare idea (Afp)
Roberto Mancini
Ha un contratto con il
Galatasaray ma se arrivasse
un’offerta di un certo tipo
lascerebbe Istanbul (Afp)
Panchine In Francia e in Inghilterra sono iniziate manovre e trattative che riguardano anche diversi tecnici italiani
Effetto domino
Un fantasma si aggira per
l’Europa e ha gli occhi spiritati di
David Moyes: «The Wrong
One», quello sbagliato, secondo
la sintetica definizione dei tifosi
dello United. Là dove c’era il regno di Sir Ferguson, pochi mesi
dopo ci sono solo macerie fumanti. Il caos per adesso è gestito in pantaloncini corti da Ryan
Giggs, ma per la nota teoria dell’effetto-farfalla, la rivoluzione
della Manchester rossa può avere ricadute in mezza Europa.
Una delle panchine più prestigiose è vuota, affascinante ma
poco accogliente come un saloon dopo una scazzottata. E come
sempre quando qualcuno cade
giù per terra, il girotondo degli
allenatori riparte in grande stile:
oltre ai Diavoli rossi (di vergogna), anche il Barcellona, il Psg e
il Manchester City sono orientati a cambiare di nuovo guida tecnica nel giro di pochi mesi, ammettendo — ognuno a modo
suo — di non aver trovato l’uomo giusto in Martino, Blanc e
Pellegrini.
L’Arsenal del magnifico perdente Wenger, il Tottenham già
scottato dal costoso fallimento
di Villas Boas, il ricchissimo Monaco e il Marsiglia (che ha scelto
Bielsa) vogliono portare aria
nuova nelle lore case. E tutto
questo movimento può avere effetti anche sul nostro calcio, che
sarà diventato periferico, ma dal
punto di vista tattico resta un riferimento: i risultati di Conte e la
rinascita romana di Garcia non
passano certo inosservati, senza
dimenticare il curriculum di tecnici come Spalletti, lasciato a casa dallo Zenit, e di Mancini, parcheggiato al Galatasaray.
Se Alex Ferguson ci ha messo
tre anni e mezzo per vincere il
primo trofeo con lo United, il
suo erede e connazionale Moyes
passerà alla storia come l’artefice della peggior stagione del
Manchester dal 1981: undici
sconfitte e settimo posto in Premier, eliminazione, pur senza
sbracare, in Champions nei
quarti contro il Bayern. Quanto
basta per cambiare. Perché oggi
fallire una stagione costa troppo. Anche per questo Ferguson
stavolta avrà poco peso nella
scelta del nuovo tecnico. Il sogno, relativamente a basso costo, dei proprietari americani
dello United è che Giggs possa
essere il Guardiola di Old Trafford: ha vinto tutto con il club,
ne conosce ogni segreto, ma allo
stesso tempo non ha alcuna
esperienza come manager e rappresenta un rischio che forse
non ci si può permettere, specie
Lo United cerca un nuovo allenatore
per sostituire Moyes, ma sono tanti
i grandi club che vogliono cambiare
Barcellona, City, Monaco e Psg
dopo aver sborsato una decina
di milioni per la buonuscita di
Moyes. L’allenatore più ricercato
del momento, il tedesco Jürgen
Klopp del Borussia Dortmund,
si è subito smarcato, come aveva
fatto con il Barcellona: «Lo United è un grande club e sento familiarità con i suoi meravigliosi
tifosi. Ma il mio impegno per il
Borussia Dortmund e il suo pubblico non si può rompere».
Louis Van Gaal, c.t. uscente
dell’Olanda, potrebbe essere il
candidato più credibile. Dopo
aver vinto in Olanda, Spagna e
Germania, a 62 anni sarebbe un
debuttante per la Premier League: la sfida a colpi di ego contundente con José Mourinho diventerebbe uno degli spettacoli
più forti nel prossimo cartellone. Anche se le alternative non
mancano. Dall’emergente Martinez dell’Everton (l’uomo che
ha preso il posto di Moyes e ne
ha causato l’esonero), ad altri
15
sconfitte
in stagione dello
United di Moyes.
Il bilancio: 51
partite, 27 vinte,
9 pareggiate
e 15 perse (11
in campionato)
1
trofeo vinto
da Moyes
allo United
(il Community
Shield, la
Supercoppa).
Ferguson ne
aveva vinti 38
tecnici del girotondo: tutti quelli
che hanno bisogno di carisma
per tornare a vincere vogliono
uno come Diego Simeone.
Perché bisogna anche convincere. E magari sorprendere.
Farlo con squadre outsider come
Borussia o Atletico per certi versi
è più semplice. Anche se tutti
vorrebbero avere i problemi di
Martino, che lascerà il Barcellona, magari a un ex canterano
come Luis Enrique. O i turbamenti dell’ingegner Pellegrini, che rischia ormai di perdere in volata la Premier League e di conseguenza anche
la panchina dorata del Manchester City. Situazione simile a
quella di Laurent Blanc, che pure
il campionato lo sta per vincere
con il Psg. Anche l’ex c.t. della
Francia è messo in discussione,
ma sempre meno di Claudio Ranieri al Monaco, club senza la
tradizione di altri ma con una
discreta capacità di spesa, dicia-
Cambio
David Moyes,
ex manager
dello United.
Sopra a destra,
Ryan Giggs, lo
sostituirà fino
a fine stagione
(Action Images,
Sport Images)
mo: se è vero che nel Principato hanno pensato a Conte, non
si può escludere nulla. Come è
naturale che un francese sulla
breccia, Rudi Garcia, sia soppesato attentamente dai nuovi ricchi della Ligue 1. E non solo.
Perché prima è giusto dimostrare qualcosa di significativo.
Di Guardiola — sicuro al Bayern,
come Mourinho al Chelsea e Ancelotti al Real — ce n’è uno. Tutti
gli altri debuttanti rischiano di
essere messi in discussione ogni
giorno, un po’ come Clarence
Seedorf al Milan. Giggs forse
non avrà tempo nemmeno per le
critiche. Perché queste panchine
che girano a grande velocità
causano mal di testa e vuoti di
memoria. Ma restano un sogno
da realizzare. Una sfida, in cui
nessuno dei prescelti pensa per
un attimo di poter essere «quello sbagliato».
Paolo Tomaselli
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Pallone e diritti tv Il presidente del Coni, Malagò, ha censurato gli sprechi del passato. La storia dei club di A e B gli dà ragione
Il calcio delle cicale: 5,9 miliardi di euro in fumo
MILANO — È stato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a lanciare il sasso nello stagno. Lo ha fatto lunedì a Radiorai: «Il calcio italiano non ha i
soldi degli sceicchi; quasi ne faccio una malattia, se penso che
quando avevamo il vento in poppa, invece di spendere e spandere in ingaggi favolosi a giocatori
non eccelsi, i presidenti avrebbero potuto investire qualche milione per fare un mutuo e rifare
lo stadio».
Vale allora la pena di ricordare
che nel periodo compreso fra il
1° luglio 1999 e il 30 giugno
2010, le società di A hanno incassato dalla cessione dei diritti tv
5.909 milioni di euro (5.060 milioni per i diritti criptati e 849 per
i diritti in chiaro) e hanno presentato un debito vicino ai 2.000
Affare a rovescio
Gaizka Mendieta,
acquistato dalla Lazio
nel 2001 per 43 milioni
di euro: 20 presenze
e zero gol (Gmt)
milioni di euro. Il 1999 è l’anno
in cui i diritti criptati diventano
soggettivi sulla spinta dell’allora
presidente della Roma, Franco
Sensi, che si era battuto perché la
vendita centralizzata riguardasse
soltanto i diritti in chiaro (quelli
di «90° minuto», Coppa Italia,
«Tutto il calcio»). Dal 1° luglio
2010 i diritti criptati sono tornati
ad essere collettivi (legge Melandri, primavera 2007), con la Lega
che ha affidato la vendita di tutti
i diritti tv a un advisor, Infront.
La tv è sempre stata una specie di Eldorado per il calcio italiano, da quando nel giugno
1981, l’interesse di Canale 5 aveva posto fine alla famosa formula, dopo un tempo di una partita
di A: «La trasmissione è stata effettuata con la collaborazione
della Lega nazionale calcio». Nel
1990, la Lega era riuscita a vendere i diritti di A e B per 324 miliardi di lire per tre anni. Nel periodo 1996-1999, le 38 società
erano riuscite a portare a casa
1.198 miliardi di lire fra diritti in
chiaro (Rai) e criptati con la na-
scita di Telecalcio (270 miliardi),
cioè la possibilità di vedere la
partita di una squadra in diretta.
L’introduzione dei diritti individuali ha rivoluzionato lo scenario. Nella prima stagione
(1999-2000), le società di A e B
avevano incassato l’equivalente
di 401 milioni di euro, cifra salita
a 687 milioni nel 2008-2009, grazie anche all’introduzione del digitale terrestre (gennaio 2005).
La contrattazione individuale ha
creato forti diseguaglianze e infinite polemiche fra i club. Un
Undici anni d’oro
Quasi sei miliardi di euro
è la cifra incassata dai
club fra il 1999 e il 2010
esempio. Nel campionato 20072008, la Juve aveva incassato 92
milioni, l’Inter 87, il Milan 84,
l’Atalanta 14, l’Empoli 12 e il Siena 11. Al di là di questo aspetto
conflittuale, la domanda è: come
sono stati utilizzati questi soldi
dalle società? Nel modo indicato
da Malagò. Juve a parte, nessuno
ha pensato di destinare una fetta
dei ricavi alla costruzione di uno
stadio di proprietà.
Non solo, ma l’improvvisa ricchezza ha prodotto una scarsissima differenziazione delle entrate, al punto che i diritti tv hanno finito per diventare la più importante fonte di ricchezza e
hanno ridotto l’attenzione per
altri possibili introiti (merchandising, impegno contro la contraffazione dei marchi, aumento
delle presenze negli stadi, sem-
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Sport 41
italia: 51575551575557
Difende la «quenelle»: multato Nba, Popovich coach dell’anno Boxe, Briggs si «candida»
Yannick Sagbo, attaccante dell’Hull, è stato multato dalla Football Association di 15 mila sterline per aver preso le difese di Nicolas Anelka, che il 28
dicembre esultò con la «quenelle» dopo una doppietta al West Ham. Il gesto
antisemita era già costato ad Anelka la rescissione del contratto con il West
Bromwich Albion, 5 giornate di squalifica e 80 mila sterline di multa.
Gregg Popovich, 65 anni, coach dei San Antonio Spurs, la squadra di
Marco Belinelli, è stato eletto allenatore dell’anno della Nba. Popovich
ha guidato gli Spurs al miglior record, 62 vittorie e 20 sconfitte, che garantirà alla squadra di San Antonio il vantaggio del campo nei playoff.
Popovich era già stato eletto coach dell’anno nel 2003 e nel 2012.
L’ex campione dei massimi Shannon Briggs ha interrotto la conferenza
stampa di presentazione del match tra il detentore del titolo Wladimir Klitschko e l’australiano Alex Leapai (in programma sabato a Oberhausen), rivendicando il diritto di sfidare il campione. Nel 2010 Briggs perse un incontro valido per il titolo Wbc contro Vitali Klitschko, fratello di Wladimir.
Champions Il Chelsea perde subito Cech e Terry nel finale e limita i danni
Manuel Pellegrini
Al Real Madrid è durato una
stagione, al Manchester City, se
non arriveranno trofei, rischia
di ripetere l’esperienza (Epa)
Louis Van Gaal
Guiderà l’Olanda in Brasile,
poi vorrebbe tornare al club,
per gli inglesi è il favorito alla
panchina dello United (Reuters)
Milan
Festa per Kakà
De Sciglio:
«Il Real?
Non si sa mai»
Richiesto
Il tedesco Klopp
è uno dei più richiesti
ma lui continua
a ripetere di non avere
intenzione di lasciare
il Borussia Dortmund
MILANO — Mentre Seedorf si
prepara al rush finale del
campionato (quattro gare per
provare a tenersi il Milan a
partire dalla trasferta di Roma
venerdì), a Milanello si pensa
già al futuro. Ieri Kakà (foto) ha
compiuto 32 anni: lo hanno
festeggiato i tifosi (con una
torta), la Uefa con un tweet e i
compagni. Carlos Miguel Adair,
presidente del San Paolo, ha
confessato la propria ambizione:
«È solo uno il nome che voglio
davvero: Ricardo Kakà. Sarebbe
un sogno riportarlo a casa, lui ha
il volto da San Paolo, piace ai
tifosi, sorride sempre, segna e
gioca bene, ma non ho i soldi
per competere con i club
straricchi. Vedremo». Ma ogni
giorno crescono le quotazioni di
una permanenza di Riccardino a
Milano. Non altrettanto si può
dire di Mattia De Sciglio che ieri
ai microfoni di Sky non ha
Estimatori
Garcia ha molti
estimatori e anche
Conte potrebbe ricevere
offerte interessanti.
Mancini e Spalletti
stanno alla finestra
pre più vuoti). E a partire dal
1999 si è scatenata la corsa all’acquisto al rialzo dei giocatori, soprattutto stranieri (molti con
storie misteriose, perché i fuoriclasse sono sempre investimenti), a un allargamento sconsiderato delle rose, a una lievitazione
infinita degli ingaggi dei giocatori. I quali hanno fatto a gara ad
alzare il livello delle richieste
economiche, per continui ritocchi di ingaggio (anche due in
una sola stagione). In A, gli stipendi sono stati distribuiti a
pioggia, offrendo cifre fuori
mercato alla fascia mediana dei
giocatori: strappare un triennale
ha significato mettersi a posto
per due generazioni. In più c’è
stata Calciopoli. E il risultato finale è che i soldi sono finiti. I
fuoriclasse vanno altrove e chi
c’è rischia di dover partire. I club
stranieri ringraziano.
Fabio Monti
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escluso l’eventualità di una
partenza a fine stagione:
«Sicuramente fa molto piacere
ricevere l’interesse di squadre
come il Real Madrid. Mi auguro
di continuare a giocare nel Milan
e che torni ad essere competitivo
come negli anni passati, ma nel
calcio non si sa mai. Se il club
dovesse decidere di cedermi per
questioni economiche, valuterei
le offerte». Il terzino 21 enne vale
almeno 20 milioni di euro: la sua
vendita potrebbe rendersi
necessaria a fine campionato per
finanziare la prossima campagna
acquisti (considerando che
l’anno venturo mancheranno i
proventi della Champions). Nei
prossimi giorni Galliani inizierà
a discutere con la Samp per la
comproprietà di Poli:
interlocutore il suo ex d.s.
Braida. In recupero El Shaarawy,
ieri in campo per 45’
nell’amichevole con la
Vergiatese (ha segnato anche un
gol).
Monica Colombo
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Il catenaccio di Mourinho
ferma la carica dell’Atletico
Finisce 0-0, verdetto rimandato alla sfida di Londra
DAL NOSTRO INVIATO
MADRID — Se la squadra migliore è quella che non prende
gol, il Chelsea rischia seriamente di vincere la Champions League la sera del 24 maggio a Lisbona. Mourinho esce dal Vicente Calderon senza danni apparenti, alla fine di novanta
minuti in cui la sua unica preoccupazione è conservare l’inviolabilità della porta prima affidata a Cech e poi, dopo l’infortunio
del portiere ceco, al vecchio
Mark Schwarzer, 42 anni il prossimo 6 ottobre, portiere dell’Australia al Mondiale 2006 e al primo anno a Londra.
Quel diavolo di Mou rinuncia
completamente a giocare. Il suo
4-3-3 è in realtà un 4-1-4-1 con
Obi Mikel sistemato davanti alla
difesa, David Luiz e lo stesso
Lampard abili a rinculare sino
nel cuore della propria area,
mentre gli esterni si spolmonano per coprire le incursioni dei
terzini spagnoli. Così il talentuoso Willian quasi si snatura
per rincorrere Juanfran come un
mediano qualsiasi e Ramires
aspetta le folate di Filipe Luis. Il
Chelsea gioca in un fazzoletto,
occupando bene la propria metà
campo, facendo densità e confondendo le idee ai vogliosi Colchoneros che attaccano dall’inizio alla fine senza trovare un
varco.
Simeone, forse prevedendo la
tattica di José, sceglie la fantasia
di Diego dietro l’altro Diego, il
temutissimo Costa, con l’intenzione di scompaginare l’impianto difensivo inglese. Missione fallita. Il Chelsea è un muro: corto, stretto, impenetrabile.
Fa giocare gli avversari, ma non
li lascia quasi mai tirare in porta.
L’Atletico ci prova sia sugli
esterni che provando la soluzione centrale. È tutto inutile. E lo
Atletico Madrid
Chelsea
0
0
ATLETICO MADRID (4-4-1-1):
Courtois 6; Juanfran 6, Miranda
6, Godin 6, Filipe Luis 6,5; Raul
Garcia 5,5 (Villa s.v. 41’ s.t.),
Gabi 6, Mario Suarez 6 (Sosa s.v.
35’ s.t.), Koke 6,5; Diego 6,5
(Arda Turan 6 15’ s.t.); Diego
Costa 5,5. All.: Simeone 6.
CHELSEA (4-1-4-1): Cech s.v.
(Schwarzer 6,5 18’ p.t.);
Azpilicueta 6, Cahill 7, Terry 7
(Schurrle s.v. 28’ s.t.), Cole 6;
Mikel 6,5; Ramires 5, David Luiz
7, Lampard 6,5, Willian 6,
(Demba Ba s.v. 49’ s.t.); Torres 6.
All.: Mourinho 6.
Arbitro: Eriksson (Svezia) 5
Ammoniti: Lampard, Gabi, Obi
Mikel, Miranda, Demba Ba.
Recuperi: 4’più 5’.
Duello aereo
Daviz Luiz contende un
pallone a Diego Ribas (Epa)
spettacolo non è quello fantascientifico che è lecito aspettarsi
da una semifinale di Champions. Ma a Mourinho, fischiato
e insultato dagli spagnoli e
osannato dai suoi tifosi, interessa poco. A lui preme solo il risultato. Lo 0-0, il peggiore tra i migliori risultati possibili in tra-
sferta, non lo lascia tranquillo
per il ritorno, ma consente al
portoghese di giocarsi la finale
nella sua tana, a Stamford Bridge, con un piccolo vantaggio.
Peraltro l’infortunio di Cech non
è di poco conto. Il portiere, travolto da Raul Garcia spinto da
David Luiz, si fa male alla spalla
Simeone ci prova
La squadra di
Simeone ci prova
ma non passa,
mercoledì il ritorno
La situazione
Semifinali
Andata
Ieri
Atletico Madrid-Chelsea 0-0
Oggi ore 20.45
Real Madrid-Bayern Monaco
(Retequattro, Premium Calcio,
Sky Sport 1, Sky Calcio 1)
Semifinali
Ritorno
Martedì 29 aprile
Bayern Monaco-Real Madrid
Mercoledì 30 aprile
Chelsea-Atletico Madrid
Finale
Lisbona, Estadio da Luz
sabato 24 maggio
destra dopo un quarto d’ora,
viene portato in ospedale per
accertamenti e il responso è una
mazzata: stagione finita. E nell’ultimo spicchio di partita si fa
male anche Terry, pilastro della
difesa, costretto ad uscire per
una distorsione alla caviglia,
provocata sempre da David Luiz,
con problemi anche al legamento del ginocchio sinistro. Anche
per lui la stagione è probabilmente finita. Acciaccato, il Chelsea resiste. Attento, ordinato,
grintoso. Con l’elmetto in testa,
come in guerra. Non per caso i
Blues hanno la miglior difesa
della Premier e anche la migliore della Champions League con
appena sette reti al passivo.
L’Atletico ci prova dall’inizio
alla fine, ma non passa. Anzi per
la precisione non crea neppure
una vera palla gol in novanta
minuti. Un tiro fiacco di Diego
nel recupero del primo tempo,
un altro dello stesso brasiliano
all’inizio della ripresa e una punizione insidiosa di Gabi ad un
quarto d’ora dalla fine. Gli ultimi minuti sono un assalto all’arma bianca. Ma il fortino regge.
Con i titolari e con i rincalzi. E
ora la bilancia del pronostico
pende decisamente dalla parte
dei Blues, anche se Simeone
mercoledì a Londra venderà cara la pelle. Mou, alla fine, sorride
sornione. «Non volevo lo 0-0,
ma soprattutto non volevo
prendere gol e dover rincorrere
tra una settimana». Il primo
round è suo.
Alessandro Bocci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’altra sfida Il Real ha vinto il nono trofeo 12 anni fa e non può sbagliare contro il Bayern di Guardiola
Ancelotti alle prese con l’ossessione «Decima»
DAL NOSTRO INVIATO
MADRID — Facce scavate, sguardi
tesi, occhi cerchiati. Alla Casa Blanca
la Decima è un’ossessione che divora
l’anima. Solo Carletto, l’uomo che ha
addomesticato Berlusconi, è placido e
sorridente. «Niente ossessione, solo
un’occasione», lo slogan di Ancelotti,
dimagrito, quasi un figurino dentro la
tuta arancione, sopracciglio altissimo
dopo l’ultimo allenamento del Madrid a Valdebebas che certifica la presenza di Cristiano Ronaldo stasera al
Bernabeu contro il Bayern Monaco. Ci
siamo. Non è più il momento delle
parole, ma dei fatti. E dietro l’orgoglio
madridista si scorge l’ansia, la preoccupazione, persino la paura di un popolo intero che insegue la decima
coppa da oltre dieci anni, dodici per la
precisione (ultimo successo il 15
maggio 2002, 2-1 con il Bayer Leverkusen).
Il Bayern, che la Champions l’ha appena vinta e con il Madrid è andato
spesso a nozze, qui viene considerato
«la bestia negra». Serve il sorriso intrigante di Ancelotti, il perfetto anti
Mourinho, a calmare le ansie dei
Bianchi: «Casomai sono io la bestia
nera dei tedeschi», scherza, ma non
troppo. Perché Carletto, contro gli imbattibili, non ha mai perso: quattro
vittorie e due pareggi il conto dei precedenti. «La decima non è un’ossessione, ma l’obiettivo nostro e del club.
Coppia Carlo Ancelotti, 54 anni,
e Cristiano Ronaldo, 29 (Ansa)
Però, per centrarla, dobbiamo prima
raggiungere la finale». Dopo tre semifinali consecutive perse un po’ di prudenza è d’obbligo. Un passo alla volta,
dunque. «Stasera il Bernabeu ci darà
una mano, ma la partita decisiva,
quella che in cui ci giocheremo tutto,
sarà martedì in Baviera».
Il Real è pronto. Con un Ronaldo in
più. «Non vogliamo correre rischi e
per questo, qualche ora prima della
partita, faremo un provino definitivo.
Ma ho buone sensazioni e lui anche».
Cristiano torna dopo 20 giorni e un
infortunio alla coscia sinistra, ma ci
sarà anche Bale che in queste ore ha
combattuto con una specie di infida
influenza. «Loro sono i campioni e sono i logici favoriti», spiega Carletto
che la Champions l’ha vinta due volte
con il Milan e adesso sogna di ripetersi. «Per essere all’altezza il Real dovrà
essere perfetto: attenzione in difesa,
qualità in attacco, soprattutto equilibrio in ogni fase della gara». Non ha
mai affrontato Guardiola e la cosa lo fa
un po’ ridere: «È strano perché non
siamo sulla cresta dell’onda da qualche giorno. Spero solo che la prima
volta sia buona per me e per il Real» e
mentre lo dice strizza l’occhio. Se è
nervoso lo nasconde bene.
La sfida del Bernabeu è considerata
la finale anticipata, forse meno passionale ma assai più tecnica rispetto
ad Atletico-Chelsea. «Guardiola ha
cercato di portare al Bayern la propria
filosofia, anche se non è facile cambiare la cultura di un Paese: i tedeschi
sono diversi dall’anno scorso, giocano un calcio più tecnico e sono imprevedibili. Hanno vinto la Bundesliga
già da un pezzo e hanno avuto tempo
per preparare questa sfida». Ma proprio dopo aver stradominato il campionato, hanno staccato la spina. Pep,
che come Ancelotti ha vinto due volte
la coppa con le grandi orecchie (sulla
panchina del Barcellona) e non ha mai
perso a Madrid, sorride a chi parla di
Bayern in difficoltà: «Avevamo smarrito lo spirito giusto, ora lo abbiamo
ritrovato e siamo in forma». Se lo dice
perché lo deve dire o perché è vero, lo
capiremo stasera. Carletto alza le spalle e il sopracciglio. Lui è pronto per
andare a caccia della decima. La magnifica ossessione di un popolo.
a.b.
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42
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espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
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dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
Sport 43
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Ciclismo, partito il Giro del Trentino. Oggi la Freccia Vallone
Cancellata l’era Armstrong, condannato anche il suo «cerchio magico»
I sette Tour de France erano già stati
cancellati nel 2012. Da ieri tutta l’era
Lance Armstrong è formalmente
sepolta nella vergogna. Merito delle
112 pagine con cui l’Agenzia
Antidoping Americana (Usada) ha
sancito e motivato la squalifica degli
spalleggiatori del texano dopo la
«più complessa azione antidoping
mai svolta nella storia dello sport».
Radiati Armstrong e i suoi
consulenti medici Ferrari e Del
Moral, restavano da giudicare altri
tre suoi sodali: l’onnipotente
direttore sportivo belga Johan
Bruyneel, il preparatore «Pepe»
Marti e il dottor Pedro Celaya,
Cin cin
Lance
Armstrong
brinda con
il suo ex d.s.
Johan Bruyneel:
tutte le vittorie
conquistate in
coppia,
comprese
quelle al Tour
sono state cancellate (Bettini)
spagnoli, accusati di aver «procurato
e somministrato doping, coperto e
incoraggiato» Armstrong e i suoi
compagni. Travolti dalle
testimonianze di una quindicina di
loro atleti, Bruyneel e Celaya hanno
provato a smontare la giurisdizione
dell’Usada, sostenendo che la
condanna li avrebbe esposti a
richieste di risarcimento milionarie.
Marti ha tentato invece di respingere
le accuse. Risultato: dieci anni di
squalifica al direttore sportivo, otto
ai due spagnoli. A sorpresa, un
manipolo di noti giornalisti sportivi
spagnoli ha testimoniato a favore di
Celaya mentre a difendere Pepe Marti
(per anni allenatore di Contador) è
arrivato l’ex campione olimpico
Samuel Sanchez. Tornando al
ciclismo del presente, oggi si disputa
la 78ª Freccia Vallone, grande
classica delle Ardenne (dalle 14
diretta su Eurosport). Corsa vinta
ben 18 volte dagli italiani che non
partono da Bastogne come favoriti, a
dispetto dei buoni nomi al via, da
Nibali a Cunego da Ulissi a «nonno»
Rebellin. In prima linea gli spagnoli
(col vincitore uscente Moreno,
Valverde e Purito Rodriguez,
ripresosi dopo la brutta caduta di
domenica scorsa in Olanda) e il
belga Gilbert che dopo aver trionfato
nell’Amstel punta ripetere la
«tripletta» con Freccia e Liegi che gli
riuscì nel 2011. Decisiva, come
sempre, l’ascesa finale al ripido muro
di Huy. Intanto ieri è partito il Giro
del Trentino, classica prova generale
del Giro d’Italia. Nella cronosquadre
di Riva del Garda vittoria
all’americana Bmc di Cadel Evans,
con maglia di leader assegnata al
trentino Daniel Oss. Seconda la Net
App, terzo il Team Sky di Sir Bradley
Wiggins. Classifica corta, battaglia
già oggi sul duro arrivo in salita di
San Giacomo di Brentonico.
Marco Bonarrigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Basket Oggi a Tel Aviv gara 4 di Eurolega. La EA7 deve vincere per sognare la Final Four. Melli: «Serve l’impresa»
Galoppo
Milano, cuore e orgoglio
per sbancare il Maccabi
Da gregario
a capitano
La favola
di Orpello
La situazione
Banchi: «Siamo stati sotto le nostre possibilità»
TEL AVIV — Soltanto una sera. È quel che rimane alla EA7
Armani per coltivare la speranza di farla franca alla severa
frontiera israeliana, dove ha già
pagato pesantissimo dazio in
gara 3, che ha portato il Maccabi
sul 2-1, pronto a chiudere il
conto e negare a Milano il sogno di una Final Four casalinga.
Sullo Yad-Elijahu sventola bandiera gialla, il Maccabi ha messo
l’Armani in quarantena. Sbarcarla questa sera sarà soprattutto questione di orgoglio, poiché
la prima gara in Israele sembra
aver definito gerarchie piuttosto rigide. «La serie prevede ancora una possibilità, per ribaltare la sensazione che oggi il Maccabi abbia tutto e noi niente —
esordisce Luca Banchi —. In gara 3 abbiamo commesso errori
di comunicazione (traduciamo
noi con: interruzione del flusso
di gioco) e su questo campo è
pericolosissimo sbagliare».
Gli israeliani, adesso, sembrano avere il destino in mano?
«Nel bene come nel male, nelle
due gare a Milano abbiamo dimostrato continuità — dice
Banchi —. A Tel Aviv non è successo. Saranno state le condizioni ambientali, oppure gli
aspetti tecnici e quelli fisici. La
verità è che in queste partite
stiamo accumulando il patrimonio del nostro futuro, ma
sotto casa, ma Schortsanitis e
Tyus. Però non abbiamo perso
la fiducia per questa sera». «Oggi serve un’impresa con la I iniziale gigantesca –—fa eco Nicolò Melli —. E ricordarsi che siamo passati su campi difficili come il Pireo e Istanbul contro il
Fenerbahçe, in partite importanti anche se non da ultima
spiaggia come questa».
Con due centri complementari, il largo (Big Sofo) e il verticale (Tyus), il Maccabi ha mangiato il cuore di Milano? «No, se
si intende che gara 3 mi ha lasciato un senso di impotenza —
riprende Luca Banchi —. Frustrazione, quella sì. Per essere
stati in campo al di sotto delle
nostre possibilità». Ma questo
Maccabi, è poi così forte? Non
Quarti di finali
Oggi a Tel Aviv,
ore 19.45
(tv Fox Sports 2)
Maccabi-EA7 Milano
Serie: 2-1 Maccabi
Gara 5 (eventuale)
venerdì ore 20.45
a Milano.
Panathinaikos-Cska
Mosca
Serie: 2-1 Cska Mosca.
Olympiacos Pireo-Real
Madrid
Serie 2-1 Real Madrid.
La serie tra Barcellona
e Galatasaray si è chiusa
sul 3-0 per i catalani, già
qualificati alle Final Four
Final Four
Si disputeranno a Milano
dal 16 al 18 maggio
L’assillo del coach
«Sconfitti da aspetti tattici,
fisici o, semplicemente,
non abbiamo armi per
annullare Schortsanitis»
Duello
David Moss,30 anni,
della EA7 Milano, cerca
di sfuggire alla marcatura
di Devin Smith,31, guardia
del Maccabi (Ansa)
non abbiamo ancora certezze
passate». Ci pensa un attimo, il
coach milanese, poi aggiunge:
«Il Maccabi non è additato come squadra di grande difesa,
ma a questo livello la differenza
la fa la tattica, e probabilmente
le due partite in casa nostra
hanno dato più indicazioni a lo-
4/25
I tiri da tre dell’Ea7
lunedì sera: uno dei
motivi della sconfitta
ro su di noi, che a noi su di loro.
Oppure è tutto ancor più semplice: non abbiamo armi per
annullare Big Sofo Schortsanitis». E da questo forse discende
il peccato originale, quel funesto 4/25 da 3 punti.
Alla sbarra chiamiamo Daniel Hackett, con il suo bel 2/8:
«Non siamo riusciti a imporre il
nostro gioco e questo ci ha disorientato spingendoci a forzare i tiri. Mentre loro sul perimetro hanno due ottimi giocatori
come Rice ed Hickman, e un tiratore spietato come Bluthental. E sotto canestro non è che
hanno il garzone della pizzeria
sarà più che altro fascinazione
dell’ambiente? «Se ha partecipato a 9 delle ultime edizioni
dei playoff di Eurolega, qualcosa vorrà dire. Se prendiamo i
nomi, ad esempio, anche il Fenerbahçe può sembrare più
forte. Ma non è ai nomi che bisogna guardare, bensì ai valori.
Non tanto al talento ma al prodotto. La differenza la fa l’identità, il senso di appartenenza,
qualcosa di simile a quello che
personalmente ho provato a
Siena. Per questo il Maccabi sarà sempre fortissimo… ».
Werther Pedrazzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tripla crisi Il ferrarista soffre Alonso, Sebastian viene regolarmente battuto in pista da Ricciardo e Nico fa lo scudiero di Hamilton
Raikkonen, Vettel e Rosberg i tre uomini in barca della F1
Nico Rosberg, Sebastian Vettel,
Kimi Raikkonen: tre uomini in barca. In crisi. Alla faccia dei cognomi,
dei curriculum, del pronostico. Il
verdetto, dopo soli quattro Gp, è
severo, sono diversi i termini degli
affanni. Rosberg è in testa al mondiale. Motivo: il ritiro di Hamilton
nella gara d’avvio, in Australia, gara che Nico vinse. Poi, dietro sempre: tre secondi posti contro le tre
vittorie di Gino-Lewis, una lezione
di talento e grinta, subita in
Bahrain, distacchi imbarazzanti a
Shangai. Trattandosi della coppia
Mercedes, il confronto rischia di
qualificare Rosberg come secondo
dentro una corsa per due soli piloti, anche se sul piatto potranno pesare cali di lucidità di Hamilton, già
visti in passato, così come la conclamata costanza di Rosberg. Ma
anche dentro la Casa tedesca sembrano convinti che l’inglesino sia
maturato e capace di liberare in
pianta stabile il suo tocco raffinato,
al contrario di Nico, non abbastanza cattivo per cavarsela nel duello,
non in grado volare alla stessa altezza del partner. Nulla ancora pregiudica classifica e opportunità.
Ma sul piano della reputazione siamo a un passo da ridimensionamento. Un dato che potrebbe dare
indirizzo diverso alla carriera.
Vettel. Non si trova, fatica, ha
perso il celeberrimo «fattore C»
che l’ha accompagnato per anni. La
Red Bull, pur di sostenerlo nel confronto con Ricciardo, pasticcia persino con le strategie; la classifica
iridata, come per Rosberg, lo piazza davanti al compagno (+9); la pista evidenzia tre sconfitte nel confronto diretto, evidenti quanto impietose. Ricciardo guida agevolmente una macchina con meno
grip, è abituato a faticare sopra
monoposto più rudimentali, compresa la Toro Rosso del 2013, ha
approcciato la propria sfida con la
mentalità giusta: attaccare invece
di subire il carisma di un capitano
campione del mondo. Ma Seb non
diventato Vettel per caso: tocca sospendere il giudizio. Per rispetto,
per dargli tempo di rintracciare ciò
che lo portò in alto, subito e bene.
Musi lunghi
Da sinistra, Kimi
Raikkonen, 34 anni;
Sebastian Vettel,
26; e Nico Rosberg,
28. Il primo non tiene
il passo di Alonso,
il secondo quello
di Ricciardo,
il terzo deve
vedersela con
Hamilton (LaPresse,
Epa, Colombo)
Testa libera, l’orgoglio di chi ha sul
petto i gradi da generale e uno stile
adattato a una realtà tecnica nin del
tutto decifrata.
Raikkonen. Beh,11 punti contro
i 41 di Alonso. Mai in lotta, spesso
lontano da un passo rassicurante
per se stesso e per la Ferrari. Era
una coppia a rischio. È una coppia
sciolta. Kimi passa per Findus ma è
molto emotivo, ben più di Alonso
la cui personalità — fortissima —
subisce e patisce. Soprattutto, mostra difficoltà quando si tratta di
«guidare sopra i problemi», specialità tipica di Schumi, per citare
un pilota forte a tempo pieno. Anche qui, serve tempo. A Raikkonen
soprattutto. Resistendo a chi già
comincia a fare confronti con Massa, evento dato per assurdo sino a
ieri; cercando equilibrio in condizione di minore aderenza. Ciò che
gli permette di liberare una stoffa
non si sa mai, definitivamente, se
pregiatissima o solo buona.
Giorgio Terruzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Una vita da
mediano, canterebbe Ligabue
del galoppatore Orpello: tutta
una gioventù da gregario a
fare il battistrada per il più
stimato compagno di scuderia
Wild Wolf, solo che poi spesso
accadeva che il presunto n.1
della scuderia «Effevi» non
rendesse come nelle attese, e
che invece il suo generoso
battistrada a momenti
riuscisse ancora a resistere
agli avversari nonostante lo
sforzo anticipato. E così, poco
a poco, da anziano il coriaceo
5 anni Orpello s’è emancipato,
si è guadagnato i galloni di
capitano anziché di gregario,
e a Pasqua a San Siro è
addirittura entrato nella storia
dell’«Ambrosiano» vincendo
per il secondo anno
consecutivo questo
tradizionale primo Gran
Premio della stagione italiana
del galoppo. Due chilometri
dal finale avvincente, nel
quale un impeccabile Fabio
Branca (campione dei jockey
italiani nel 2005) alle redini di
Orpello ha respinto al
fotofinish il disperato assalto
del jockey francese Mikael
Barzalona (prima monta della
scuderia dello sceicco del
Dubai, e più giovane vincitore
di Derby di Epsom a soli 19
anni) in sella all’altro cavallo
italiano Occhio della Mente,
allenato da Endo Botti e cioè
proprio dal cugino dello
Stefano trainer di Orpello. Un
duello in famiglia, dunque,
nel quale il 30enne Branca,
per stile e compostezza ed
efficacia di monta, ha
surclassato il più muscolare e
disordinato forcing di
Barzalona, difendendo sin sul
palo d’arrivo una corta ma
preziosa testa di vantaggio per
il vecchio Orpello, al solito
«mascherato» con il suo
caratteristico paraocchi
gialloblu della «Effevi». La
scuderia, insieme anche qui
all’allenatore Stefano Botti e al
fantino Fabio Branca, con i
puledri di 3 anni e mezzi
fratelli Dylan Mouth e Final
Score ha poi trionfato pure nei
Premi «Emanuele Filiberto» e
«Alberto Zanoletti da
Rozzano», cioè le due prove di
preparazione al «Derby» per il
maschio e alle «Oaks» per la
femmina: curiosamente
entrambi sono figli dello
stallone irlandese Dylan
Thomas, che nel 2006-2007
spopolò tra l’altro nel «Derby»
d’Irlanda, nella «Corsa dei
Diamanti» ad Ascot, e a Parigi
nell’«Arc de Triomphe».
Luigi Ferrarella
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
"Puoi versare lacrime perché è morto /
o puoi sorridere perché ha vissuto /
puoi chiudere gli occhi e pregare che
torni indietro / o puoi aprire gli occhi /
e guardare quello che ha lasciato".
(Poeta inglese)
Con immenso dolore e profonda tristezza Silvana e Giovanni con Alessandra, Silvia e Nicoletta, insieme alla nuora Simona, annunciano
che è mancato il loro adorato marito e padre
Corrado Zaini
Hai arricchito le nostre vite con l’amore, la bontà,
la generosità, l’onestà, il rispetto e l’umiltà.- In
azienda ne rimpiangeremo la passione per il lavoro, la serietà, la saggezza, l’acutezza.- Tutti
porteremo nelle nostre vite questi valori che ci hai
insegnato.- Un ringraziamento a tutti coloro che
gli hanno voluto bene.- Un sentito ringraziamento anche a tutto il personale medico e paramedico del reparto rialzato della Clinica Villa Toniolo, in particolare al Professor Ricci, al Professor
Galassi e a Suor Brandina che hanno seguito
Corrado con professionalità e cortesia.- Grazie.Il rito funebre avrà luogo mercoledì 23 aprile
2014 con camera ardente dalle ore 14 alle ore
16 presso la FATRO a Ozzano Emilia (BO) e i funerali alle ore 16.30 presso la chiesa santuario
del Crocifisso piazza XX Settembre, Castel San
Pietro Terme (BO).
- Castel San Pietro Terme, 23 aprile 2014.
Le società di distribuzione italiane Vetefar e
Centro Agrovete partecipano al dolore per la
scomparsa del Presidente della FATRO Farmaceutici
papà Corrado
La famiglia Stortoni partecipa, con dolore, al
lutto dei famigliari per la perdita del
e si stringono con affetto al grande dolore della
famiglia. - Ozzano Emilia, 23 aprile 2014.
La Fondazione Bruno Maria Zaini partecipa al
dolore per la perdita del presidente della FATRO
Farmaceutici
Dott. Corrado Zaini
Grazie a lui la fondazione sostiene attività di ricerca medica e iniziative per il progresso di Paesi
in via di sviluppo.
- Ozzano Emilia, 23 aprile 2014.
La Bayer S.p.A. nella persona del Dottor Giampiero Vantellino, Responsabile Divisione Animal
Health - Bayer Health Care, partecipa al dolore
della famiglia per la scomparsa del
I dipendenti della FATRO Farmaceutici degli
stabilimenti di Ozzano Emilia (BO) partecipano al
grande dolore per la perdita del loro amato presidente
Dott. Corrado Zaini
e si stringono con affetto intorno ai familiari e in
particolare a Silvana e Giovanni.- La sua presenza e i suoi insegnamenti faranno sempre parte
del nostro lavoro quotidiano nell’azienda da lui
fondata. - Ozzano Emilia, 23 aprile 2014.
I componenti del Consiglio di Amministrazione
della FATRO Farmaceutici profondamente addolorati per la scomparsa dell’amato presidente e
fondatore
Dott. Corrado Zaini
Dottor Honoris Causa
si stringono intorno ai familiari in questo momento di grande dolore.- Gli insegnamenti e l’esempio del Dottor Zaini saranno la rotta e lo stimolo
per dare un grande futuro all’azienda da lui fondata. - Ozzano Emilia, 23 aprile 2014.
Le società ATI e Ternova (gruppo FATRO) si
stringono alla famiglia nel grande dolore per la
scomparsa del presidente
Dott. Corrado Zaini
- Bologna, 23 aprile 2014.
Le società estere FATRO Iberica Spagna, FATRO Avico Grecia, FATRO Polska Polonia, Biopharm Repubblica Ceca, FATRO Von Franken Argentina, FATRO Fedagro Uruguay, FATRO Stallen
India e FATRO Intermed si uniscono al profondo
dolore per la scomparsa del Presidente e fondatore della FATRO Farmaceutici
Dott. Corrado Zaini
Grazie alla sua serietà e capacità imprenditoriali
ha portato l’industria farmaceutica veterinaria
italiana nel mondo.
- Ozzano Emilia, 23 aprile 2014.
Ci stringiamo forte a Carlo nel ricordo del suo
papà
Nini
- Milano, 22 aprile 2014.
Carlo e Noris con Virginia e Lavinia abbracciano forte Melina e Valentina per la scomparsa della mamma
Antonia (Nini) Mulas
Renata Wirz è vicina a Melina e Valentina Mulas e ai loro figli e ricorda
Nini
Partecipano al lutto:
– Enrico Castellani e la sua famiglia.
– Carmengloria Morales.
– Federico Sardella.
– Antonella Zazzera con Marco.
Dott. Corrado Zaini
Fausta
- Milano, 22 aprile 2014.
I dipendenti della Transavia S.r.l. partecipano
commossi al grande dolore per la scomparsa del
Presidente della Fatro S.p.A.
La famiglia Maveri legata da lunga e affettuosa
amicizia, si stringe commossa a Franz, Luca e Cristina per la perdita di
Dott. Corrado Zaini
Fausta
- Limito di Pioltello, 22 aprile 2014.
- Milano, 22 aprile 2014.
Carla e Toni Fiorentino partecipano al dolore
di Silvana e Giovanni per la scomparsa del loro
caro
Sinceramente affranti Maurizio e Patrizia
Ciampella sono vicini alla famiglia nel ricordo
della carissima
N.D.
Dott. Corrado Zaini
- Otranto, 22 aprile 2014.
La casa editrice Le Point Veterinaire Italie partecipa al dolore per la scomparsa dello stimato
Presidente della Fatro
Dott. Corrado Zaini
- Milano, 22 aprile 2014.
il
Fausta Bagatti Valsecchi
- Milano, 22 aprile 2014.
La Fondazione e l’Associazione Amici del Museo Bagatti Valsecchi, le volontarie tutte e il personale del museo, prendono viva parte al cordoglio dei familiari per l’improvvisa scomparsa della
signora
Fausta Bagatti Valsecchi
Studer
Il 22 aprile si è spento tra l’affetto dei suoi cari
Prof. Dott. Luigi Fontana
- Milano, 22 aprile 2014.
Il Presidente, la Direzione e i soci del Club degli
Orafi Italia si associano al dolore della famiglia
per la scomparsa della
Baronessa
Fausta Studer
Bagatti Valsecchi
- Milano, 22 aprile 2014.
Nando, Gabriele, Sara, Daniela annunciano
con estremo dolore la morte improvvisa di
Mariarosa Scaramuzza
Vidoni
Bianca Maria e Ottavio addolorati, si stringono
con affetto a Daniela, Giulia, Ada e Luisa, piangendo la scomparsa dell’amato cognato
Prof. Luigi Fontana
- Milano, 22 aprile 2014.
Prof. Luigi Fontana
Il Consiglio Direttivo e tutti i soci della Società
Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia
Clinica partecipano con profondo dolore alla
scomparsa del
Prof. Luigi Fontana
del quale ricordano con affetto gli insegnamenti,
la dedizione e la disponibilità di un grande Maestro.- Egli, già Presidente, fu faro della nostra società dedicando la propria vita accademica al
progresso della nostra disciplina in Italia e nel
mondo.- Lascia un esempio indelebile di riferimento a noi ed a quanti ebbero il privilegio di
conoscerlo e di seguirlo nelle sue instancabili attività. - Roma, 23 aprile 2014.
Elisabetta Sgarbi e la Casa Editrice Bompiani si
uniscono al dolore di Daria Colombo per la perdita dell’amato padre
Vittorino Colombo
- Milano, 22 aprile 2014.
Nini
amica di una vita e donna straordinaria di grande
intelligenza e creatività che ricorderanno sempre
con tanto amore. - Milano, 21 aprile 2014.
Partecipano al lutto:
– Beatrice, Fabrizio, Carlotta, Bitta, Mirco, Silvana, Laura, Luisella, Secondo, Massimo con
tutto lo studio Pomodoro.
Cristiana Menghi con Celine, Martino, Veronica, Rosa ricorda con grande affetto
Nini
- Milano, 22 aprile 2014.
Mariarosa Scaramuzza
Cara Maria Grazia, ti abbracciamo per la perdita del
Prof. Avv. Antonio Liserre
Angela e Guido. - Milano, 22 aprile 2014.
Avv. Prof. Antonio Liserre
Il Preside e i colleghi della Facoltà di Economia
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano partecipano al lutto per la scomparsa del
prof. Antonio Liserre
già ordinario di Istituzioni di diritto privato nella
Facoltà di Economia, e ne ricordano l’alto profilo
scientifico di studioso, l’impegno sociale di promozione culturale e i tratti personali di umiltà,
umanità e disponibilità.
- Milano, 22 aprile 2014.
Mariarosa Scaramuzza
Vidoni
L’Ordine degli Avvocati di Milano sentitamente
partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa
dell’
to
Un grande collega e grande amico ci ha lascia-
Gianfranco Arnaboldi
Un abbraccio a Bianca e Nuccia.- Renata Albini,
Alfonso Avola, Maurizia Bosio, Bianca Burigana,
Lucia Antonio Bertolini, Gianni Ceriani, Lino
Chieregati, Giorgio Cislaghi, Giovanna Colombi,
Tiziana Roberto Fusi, Angela Gregotti, Ivana Lecchi, Giorgio Malvicini, Lorenzo Maritan, Annamaria Mannucci, Mario Morelli, Alberto Musazzi,
Fausto Nese, Mario Nicola, Guido Parolari, Roberto Pirovano, Marino Sacco, Bruno Volpi, Carlo
Vertola. - Milano, 22 aprile 2014.
Diamante. - Milano, 22 aprile 2014.
Gli amici di Beside sono vicini a Carlo e a tutta
la sua famiglia in un momento di così grande dolore per la perdita del caro
Renzo Andreotti
- Milano, 22 aprile 2014.
La moglie Marga e i figli Valentina e Stefano
con Barbara e Luca annunciano la dolorosa e triste perdita dell’adorato marito e meraviglioso
papà
che continuerà a vivere nei loro cuori.- Il funerale
sarà celebrato giovedì 24 aprile 2014 alle 14.45
nella parrocchia di Santa Maria Bianca in Casoretto, Milano. - Milano, 22 aprile 2014.
Partecipano al lutto:
– Maria Vittoria e Piero Mantovani.
– Gli associati di Assopiscine.
Il piccolo Luca saluta il suo caro
nonno Carlo
- Milano, 22 aprile 2014.
Avv. Antonio Liserre
Il Consiglio Nazionale Forense partecipa al dolore dei familiari tutti per la scomparsa dell’
Il Presidente Carlo Sangalli, i Vice Presidenti,
la Consulta del Presidente, la Giunta Esecutiva,
il Consiglio Direttivo, il Collegio dei Revisori dei
Conti, il Collegio dei Probiviri, il Segretario Generale Gianroberto Costa, l’Assistente del Presidente Duilio Aragone, il Vice Segretario Generale Vicario Daniela Ceruti dell’Unione del
Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni della Provincia di Milano, Lodi, Monza e
Brianza partecipano, profondamente commossi,
al dolore della famiglia per la scomparsa del
stimato e apprezzato Presidente dell’Associazione dei Commercianti di Abbiategrasso e del Circondario. - Milano, 22 aprile 2014.
Giorgio Bongiorni profondamente commosso
partecipa al grande dolore della famiglia per la
scomparsa del caro e indimenticabile amico
Göran Lindfors
- Milano, 22 aprile 2014.
Ciao
Göran
amico carissimo di sempre.- Ci mancherai.- Teneramente abbracciamo Arra e figlie nel tuo ricordo.- Renato Marielisa Ettorre.
- Montecarlo, 22 aprile 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari
Claudio Borsani
Ne dà il triste annuncio la moglie Loredana con
Laura Paolo e Jacopo, cognati e parenti tutti.- Un
grazie di cuore a tutto lo staff del Reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale Valduce di Como.I funerali si terranno mercoledì 23 aprile 2014
alle ore 14 presso la chiesa del cimitero Maggiore di Como.- Non fiori ma opere di bene.
- Milano, 22 aprile 2014.
Ricordando con tanto affetto il carissimo cugino
Ieri, 22 aprile, alle ore 12.15, è scomparsa
Ernestina Colombo Borghi
Ne danno notizia il marito Roberto, i figli Ernesto,
con Maria Teresa, Davide e Michelangelo, e Gianandrea con Nancy ed Eleonora.- I funerali avverranno giovedì 24 aprile 2014 alle ore 14.45
presso la chiesa del Preziosissimo Sangue, corso
22 Marzo 50. - Milano, 22 aprile 2014.
La Direzione Generale Maurizio e Fabrizio Sala, Rita Mozzati e tutti i collaboratori dell’azienda
Quaglia commossi, partecipano al lutto per la
perdita del fondatore
Luigi Quaglia
Maestro orafo milanese insignito dell’Ambrogino
d’Oro e uno dei primi artisti a firmare i suoi
gioielli. - Milano, 22 aprile 2014.
La mattina del 22 aprile si è improvvisamente
spento
Antonio Liserre
Direzione ed amici di CPA e tutti i colleghi di
Laura partecipano al suo dolore per la scomparsa del caro papà
Cesare Ivaldi
- Milano, 22 aprile 2014.
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DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
Tullio Sabbatini
Le sorelle lo partecipano, affrante a quanti lo
hanno conosciuto e amato.- I funerali si terranno
giovedì 24, alle ore 10 nella chiesa di Santa Maria Stella Matutina, via Lucilio 2 Roma.
- Roma, 23 aprile 2014.
Il Cavaliere Sergio Stevanato e l’intero gruppo
Stevanato partecipano al grave lutto della famiglia per l’improvvisa scomparsa del caro e stimato amico
Giovanni Moretti
Antonella Antonelli con tutta la redazione di
Marie Claire abbraccia Silvia, Marco, Matilde e
Gabriela per l’improvvisa scomparsa della mamma e nonna
Delfina Rivelli
- Milano, 22 aprile 2014.
Angelo Gastaldi è vicino a Paolo nel dolore per
la perdita della mamma
Enrica Rigoldi
- Milano, 22 aprile 2014.
2011 - 2014
"Alla fine della vita l’importante è aver
amato".
(Dalla Bibbia)
Annunciata Angela Poma
in Campagnoli
Cara mamma sei sempre nel mio cuore; con il
tuo amore mi accompagni e mi incoraggi ogni
giorno.- Tua figlia Annamaria, tuo marito Guido
con tanta nostalgia. - Milano, 23 aprile 2014.
Ricorre oggi l’anniversario della scomparsa di
Wally Bernardi San Mauro
La ricordano con amore e malinconia i figli Maria
Elvira e Cesare, i nipoti e i parenti tutti.- Una messa in suffragio sarà celebrata oggi 23 aprile alle
ore 19 nella chiesa di San Roberto Bellarmino, in
piazza Ungheria-Roma.
- Roma, 23 aprile 2014.
23 aprile 1980 - 23 aprile 2014
Con infinito immutato amore la moglie ed i figli
ricordano
Annibale Taglioretti
- Busto Arsizio, 23 aprile 2014.
Vincenzo Manuel Gismondi
Maria Pupa Monzino Ferrari
abbracciamo con dolore Luigi e Laura.- Giuliana,
i figli Tomaso, Bartolomeo e Giacomo Filippo.
- Milano, 22 aprile 2014.
Il ricordo della tua bontà ha tenuto vivo il nostro
amore per te in tutti questi anni.- Gigi e Titta.
- Milano, 23 aprile 2014.
- Milano, 22 aprile 2014.
Partecipa al lutto:
– Emidia Zanetti Vitali.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
Avv. Vincenzo Perchinunno
già Consigliere nazionale forense in rappresentanza dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati del
Distretto della Corte di Appello di Bari e rende
omaggio alla sua memoria di uomo e di avvocato
che con il suo incessante impegno ha sempre
onorato l’avvocatura nel solco della più grande
tradizione forense. - Bari, 23 aprile 2014.
- Venezia, 22 aprile 2014.
Dott. Italo Agnelli
Nini
Gli amici, i colleghi, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti del Dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’Università degli
Studi di Milano, colpiti dalla dolorosa notizia della scomparsa di
si stringono con affetto e partecipazione alla famiglia. - Milano, 22 aprile 2014.
Renzo
Carissima
resti con noi con la tua straordinaria arte, passione e generosità.- Un grazie commosso dai
Consiglieri e dai volontari Vidas con Giovanna
Cavazzoni. - Milano, 22 aprile 2014.
ricordandone la lunga frequentazione negli studi
e nell’insegnamento nell’Università Cattolica.
- Milano, 22 aprile 2014.
Dada Cattaneo piange con Nando, Gabriele e
Daniela l’improvvisa dolorosa perdita di
- Roma, 23 aprile 2014.
Arnaldo e Teresa Pomodoro con Ermanno Casasco si uniscono con grande affetto al dolore di
Melina e Valentina e di tutti i nipoti per la perdita
di
Partecipano al lutto:
– Lidia, Giorgia, Gino e Ambra Vidoni.
– Angela Scaramuzza e Roberto Sozzi.
– Mariavittoria Calvi e famiglia.
- Roma, 23 aprile 2014.
Caro Carlo, ti stringo forte nel dolore per la
morte del tuo papà
Carlo Goglio
Nini
- Milano, 22 aprile 2014.
Gabriella Bottari, piange con Daniela, Giulia,
Ada e Luisa la dolorosa perdita del caro cognato
Bruna, Alessandra, Marina, Silvia, Alessandra,
Eva, Flavia, Floriana, Gianna, Giorgia, Luisa,
Mauro, Rebecca, Stella, Ulrike, Virginia.
- Milano, 22 aprile 2014.
Cara
ci mancherai tantissimo.- Angela, Allegra e Vita
Neve Dorazio. - Roma, 22 aprile 2014.
Enrico De Mita partecipa commosso al dolore
di Maria Grazia e dei suoi figli per la scomparsa
del caro amico e collega
zio Gigi
stringendosi con affetto a zia Daniela, Giulia, Ada
e Luisa. - Roma, 23 aprile 2014.
Renzo
- Milano, 22 aprile 2014.
Maria, Costanza con Tullio e i figli, Barbara,
Federico con Elena abbracciano con profondo affetto i cugini Studer e Bagatti Valsecchi nel ricordo della carissima
Presidente di Fatro S.p.A.
- Milano, 22 aprile 2014.
Renzo
Leonardo, Jula, Sari, Ariberto e Flavia Fassati,
con le rispettive famiglie, partecipano con grande
dolore alla scomparsa di
La Bayer S.p.A. nella persona del Dottor Mauro
Chiassarini, Amministratore Delegato, partecipa
al dolore della famiglia per la scomparsa del
Massimo, Linda e Carola con Claudia e Matteo, Cesare, Filippo e Ascanio piangono il loro
amato
Dott. Corrado Zaini
Fausta Studer
Bagatti Valsecchi
Il Direttore e tutta la Redazione di IO Donna,
si stringono a Carlo Andreotti nel dolore per la
perdita del papà
- Milano, 22 aprile 2014.
e gli importanti momenti della vita che hanno
condiviso. - Milano, 22 aprile 2014.
I dipendenti di A.T.I. Farmaceutici (gruppo FATRO) partecipano commossi al grande dolore per
la scomparsa del loro presidente
Si stringono con grande affetto alla famiglia in
particolare a Silvana e Giovanni.
- Ozzano Emilia, 23 aprile 2014.
I fratelli Pier Fausto, Cristina, Anna Maria e le
loro famiglie, partecipano con molta tristezza alla
improvvisa scomparsa di
Nini Mulas
e sono vicini a Melina e Valentina.
- Milano, 22 aprile 2014.
e si stringono a Franz, Luca e Cristina con grande
affetto. - Milano, 22 aprile 2014.
I suoi insegnamenti, la sua serietà e correttezza
saranno sempre presenti in azienda.
- Maclodio, 23 aprile 2014.
Dott. Corrado Zaini
Partecipano al lutto:
– Piero e Marisa Pogliago.
– Laura Legler.
– Giuliano e Laura Colli.
– Giovanna e Roberto Agnetti e figli.
Dott. Corrado Zaini
Addolorati lo annunciano la moglie Daniela, Giulia e Duccio, Ada e Ulli, Luisa e Gabrio; insieme
agli amati nipotini Valerio, Ugo Patrizio e Giulio.Un ringraziamento a Suor Maria, Suor Julia, Aldo
e Luca per le cure prestate con tanto amore.- Un
grazie di cuore al caro Tushan sempre vicino con
vero affetto.- La funzione funebre sarà celebrata
giovedì 24 aprile alle ore 11 presso la chiesa dei
Santi Sette Fondatori, piazza Salerno.- Non fiori,
donazioni A.I.R.C. - Roma, 23 aprile 2014.
I dipendenti della FATRO Farmaceutici di Maclodio (Brescia) si stringono ai familiari per la dolorosa perdita del loro presidente
e ne ricordano il forte carattere, la grande generosità e l’allegria.- I funerali si terranno giovedì
24 aprile alle 14.45, parrocchia di San Francesco
di Paola in via Manzoni.
- Milano, 22 aprile 2014.
Carlotta, Stefano, Renate e Umberto Eco ricordano con molto affetto
Presidente di Fatro S.p.A.
- Milano, 22 aprile 2014.
Dott. Corrado Zaini
- Macerata, 23 aprile 2014.
Fausta Studer
Bagatti Valsecchi
Dott. Corrado Zaini
Caro
ringrazio il Signore per avermi dato in dono la
tua paternità.- Continuerai a guidarmi con il tuo
esempio rassicurante di sempre.- Ti sarò sempre
grato per avermi trasmesso con tanto amore un
inestimabile patrimonio di principi e di valori.- La
più bella eredità.- Con orgoglio ed infinito amore.- Mi mancherai tanto!- Tuo Giovanni.
- Castel San Pietro Terme, 23 aprile 2014.
Franz e Luca con Francesca e Federica, Cristina
con Michel, Diego e Matteo annunciano la morte
di
23 aprile 1999 - 23 aprile 2014
EGIDIO GIUSEPPE BRUNO
Con amore e nostalgia portiamo il tuo ricordo nel cuore.
Tutta la tua famiglia.
Milano, 23 aprile 2014
Corriere della Sera
PER PAROLA:
A MODULO:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 540,00
Gazzetta dello Sport
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Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
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previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo
ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei
dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS
MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano.
Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
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Estrazioni di martedì 22 aprile 2014
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413,56 Agli 1 stella:
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Come si gioca
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Verso il voto
sopra quota 3.600 euro
1 Acquisti
Via ai controlli dello «spesometro»
Test di medicina, online gli esiti
2 Quest’anno si entra con voti più bassi
Elena Boschi a Vanity:
3 Maria
«Vorrei un compagno e tre figli»
La vigilessa e il giudice
4 Renzi e quella vecchia inchiesta
Lavoro, scontro Pd-Ncd
5 Decreto
«Sì alla fiducia, ma sarà battaglia»
Manifesti da ridere
Tarocchi, veri e discutibili:
i partiti verso le elezioni
europee. Candidati e poster.
La stella del Barça
I maldipancia di Messi
Leo vomita (un’altra volta)
in campo: tensione esagerata
o c’è di più? Le immagini.
Champions
Real-Bayern
Segui in tempo
reale la sfida tra
Ancelotti (foto) e
Guardiola per la
finale di
Champions.
Foto e analisi.
46
Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CAPIRE
PER DISTRARSI
Nuove scomparse Raffaella Carrà
Sciarelli indaga
ritrova Cocciante
Stasera Federica Sciarelli
(foto) parla della scomparsa
di Federica. I genitori
sperano sia all’estero,
scappata via da quell’uomo
che l’ha derubata di tutto,
dei suoi soldi e della sua
serenità. Un uomo violento,
che semina il panico tra la
gente e si approfitta anche
di lei, del suo amore. Dal
primo gennaio i suoi
genitori hanno perso i
contatti con lei e ovviamente
temono che quell’uomo le
abbia tolto la vita. La
trasmissione continua ad
occuparsi anche del mistero
di Elena Ceste, la mamma di
Costigliole d’Asti scomparsa
da più di dieci settimane.
Questa settimana doppio
appuntamento con il talent
show condotto da Federico
Russo. Stasera i coach
faranno «duellare» sullo
stesso brano due Voci della
propria squadra eliminandone
una, che potrà però essere
recuperata da un altro coach.
In questa fase i coach sono
stati affiancati da altrettanti
special coach: Raffaella Carrà
(foto) da Cocciante, J-Ax da
Elio e le Storie Tese, Noemi da
Frankie Hi-Nrg e Piero Pelù da
Loredana Bertè. Nella puntata
di domani invece avrà inizio la
fase delle «knockout», una
sorta di sfida finale che
porterà i concorrenti ai live, al
via il 7 maggio.
Chi l’ha visto?
Rai3, ore 21.05
The Voice
Rai2, ore 21.10
,>ˆÓ
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$/!2 Film e programmi
Zeta-Jones stufa
del marito eroe
Volo si innamora
di Isabella Ragonese
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Zorro (Antonio Banderas),
guerriero mascherato,
combatte contro ingiustizie e
corruzione. Ma sua moglie
(Catherine Zeta-Jones, foto) è
stanca delle assenze del marito.
The legend of Zorro
Rete 4, ore 21.15
Single incallito (Fabio Volo)
incontra una ragazza (Isabella
Ragonese, foto con Volo) sul
tram e si convince che sia la
donna della sua vita. Lei però
non si fida: lo metterà alla prova.
Il giorno in più
Rai1, ore 21.15
Orlando vuole salvare Storia della Resistenza
gli studenti a rischio in un’Europa divisa
È arrivato l’ultimo giorno di
scuola per la classe quarta di un
istituto tecnico della periferia di
Roma e il professor Vivaldi
(Silvio Orlando) tenta ancora di
salvare gli studenti a rischio...
La scuola
Iris, ore 21.05
Puntata dal titolo: la Resistenza
in Europa. Approfondimento sui
movimenti di resistenza nati in
un’Europa divisa, soggiogata
dal nazionalsocialismo. Dalla
Polonia alla Francia.
Il tempo e la storia
Rai3, 13.10 e Rai Storia, 20.30
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Corriere della Sera Mercoledì 23 Aprile 2014
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Film
e programmi
Antonio Banderas
maestro di ballo
La vera storia di Pierre Dulaine
(Antonio Banderas, foto), un
maestro di ballo che crede nella
rieducazione per giovani che
hanno avuto problemi con la
giustizia attraverso la danza.
Ti va di ballare?
Sky Cinema Passion, ore 21
Inquietanti presenze
angosciano Kidman
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ÕÀœÃ«œÀÌ
Una giovane vedova di guerra
(Nicole Kidman, foto) vive in una
cupa magione con i due figli che,
per una malattia, non possono
esporsi alla luce. La casa si
rivelerà abitata dai fantasmi.
The others
Sky Cinema Cult, ore 22.40
Hoffman e Hawke
rapinano una gioielleria
Sempre a corto di soldi, Andy
propone a suo fratello Hank
(Philip Seymour Hoffman e
Ethan Hawke, foto insieme) di
rapinare la gioielleria di famiglia.
L’impresa avrà esiti tragici.
Onora il padre e la madre
Cinema Emotion, ore 21.15
Stiller e Wilson
coppia di detective
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Ben Stiller e Owen Wilson
fanno rivivere la celebre coppia
di poliziotti della popolare serie
televisiva. Stavolta devono
incastrare un pericoloso
trafficante di droga.
Starsky & Hutch
Sky Cinema Comedy, ore 21
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A fil di rete
di Aldo Grasso
Storie drammatiche
al «Grande Fratello»
«G
rande Fratello» è un programma che necessita di tempo per carburare: bisogna
aver modo di far conoscenza con i concorrenti e le loro personalità, la fidelizzazione del pubblico passa tutta attraverso la
progressiva confidenza con le loro piccole banalità quotidiane, le liti, le storie d’amore. Per la cronaca quest’anno ce ne sono tre in corso. Per questo, arrivati al giro di boa della 13esima
edizione, si può fare qualche riflessione sulla tenuta del format
Vincitori e vinti
(Canale 5, lunedì, ore 21.20). Come sempre avviene in questo tiAsa
po di reality, il cast è tutto, e
Butterfield
sembra che quest’anno le scelte
Hugo Cabret
fatte abbiano funzionato discrebatte
tamente. Per uscire dalla logica
Denzel
dell’indistinzione (si stenta a riWashington. Serata di
cordare qualche protagonista
Pasquetta a base di
delle ultime edizioni), quest’ancinema: Rai3 propone
no si è scelto di puntare su peril film di Martin
sonaggi molto caratterizzati, faScorsese «Hugo
cilmente riconoscibili, a volte
Cabret», con Asa
portatori di storie personali anButterfield: per
che drammatiche, che potesse1.847.000 spettatori,
ro accendere il dibattito nella vie una share del 7,4%
ta reale e soprattutto sui social
network. Per esempio ValentiDenzel
na, la ragazza che ha perso un
Washington
braccio in un incidente stradale
Denzel
(il pubblico è stato meno politiWashington
cally correct della produzione e
superato
l’ha eliminata), e Samba, il gioda Hugo Cabret.
vane senegalese «adottato» da
Serata di Pasquetta
una famiglia di Altamura dopo
a base di cinema: Rete
mille difficoltà.
4 propone l’action
Per un curioso paradosso, più
«Out of time» con
del programma si parla male,
Denzel Washington:
più va bene: «Grande Fratello» è
per 1.115.000
una specie di vampiro che deve
spettatori, e una share
nutrirsi dei discorsi sugli altri
del 4,5%
mezzi di comunicazione per alimentare la propria esistenza.
Dopo l’esperimento iniziale con la grande opinionista Manuela Arcuri e il semisconosciuto Cesare Cunaccia, è arrivata
Vladimir Luxuria, ben capace di inserirsi nel flusso molto pop
dei temi all’ordine del giorno del reality (si va da una concorrente che non s’impegna nella prova di ballo a un amore non
ricambiato) e di stemperare la conduzione ansiogena e «leggerina» di Alessia Marcuzzi.
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Mercoledì 23 Aprile 2014 Corriere della Sera