Salvaguardare e sviluppare nel territorio il sistema dei Csv italiani (Manifesto per un rinnovato Csvnet in vista dell’Assemblea elettiva del 29 novembre 2014) 1. Quale futuro per il Volontariato e per i Csv? I volontari in Italia sono circa 5 milioni (4.758.622 al censimento 2011, 1.443.295 in più del 2001), una presenza rilevante e imponente, che però andrà ancora crescendo se pensiamo che nei paesi del Nord Europa la percentuale dei volontari nella popolazione è circa il doppio che da noi. I Csv italiani hanno dato un contributo determinante a questa crescita ed è a questo mondo presente nel territorio a cui essi guardano e al cui servizio sono, consapevoli dell’importanza dei principi di sussidiarietà, autonomia, gestione partecipata che caratterizzano il Volontariato e gli stessi Csv, secondo quanto previsto dall’u.c. dell’art. 118 e dall’art. 43 della Costituzione. Il Volontariato è una risorsa fondamentale per il futuro della vita sociale e democratica del nostro Paese, che deve essere curata e sostenuta, con le attività che i Csv già svolgono, ma anche con nuovi servizi che devono rispondere a nuove esigenze che sono maturate, di carattere qualitativo, ma anche relative a un Volontariato oramai molto più vasto di quello presente alla nascita della 266/91 e all’inizio dell’applicazione del suo art. 15. Quella dei Csv non è una presenza isolata, né in Italia, né in Europa, almeno in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi sappiamo di un vasto sistema di Csv simile al nostro, con il quale dovremmo stringere rapporti e alleanze a livello della UE. 2. Perché salvaguardare i Csv? Perché promuovere la loro presenza territoriale? Dagli anni ’90 il nostro Paese vive una profonda crisi istituzionale e dal 2008 si è anche aggiunta la crisi economico/finanziaria che è partita dagli Usa, ma alla fine ha colpito soprattutto la zona euro. L’uscita dalla crisi presuppone profondi cambiamenti istituzionali in Italia e un cambio radicale delle politiche europee, cose che possono avvenire solo in tempi medio/lunghi, dobbiamo quindi prepararci ad una stagione ancora più difficile socialmente per l’Italia, con probabile crescita della disoccupazione e di aree di povertà, una prospettiva che accresce il ruolo e le responsabilità del Volontariato. Nel rinnovamento istituzionale italiano determinante sarà l’apporto e la partecipazione dei cittadini tesa alla cura dei beni comuni. Una cittadinanza attiva sempre più diffusa, di cui il volontariato è l’espressione più genuina, è lo strumento principale per ridare credibilità popolare ed efficienza alle istituzioni, in particolare a livello del territorio. Tutto ciò però oggi si scontra con la diminuzione drastica avvenuta in questi anni delle risorse destinate al TS (Terzo Settore) e al Volontariato, ma ancor di più ai Csv, perché le erogazioni delle Fondazioni di origine bancaria (Fob) con la crisi economica sono diminuite della metà, ma l’1/15 si è ridotto a un quarto, riducendo il sostegno al Volontariato nel momento del maggior bisogno. Dobbiamo puntare assolutamente alla ricerca di nuove risorse per noi e per il Volontariato, ad es. attraverso i fondi UE, ma dobbiamo anche dire che la diminuzione del’1/15 per metà è addebitabile alla crisi e per l’altra metà sia all’Atto di indirizzo Visco del 2001, ma anche agli accordi siglati con Acri a partire dal 2008, che hanno decurtato le risorse rispetto a quanto stabilito con l’accordo del 2005. Tutti questi accordi, ma anche l’Atto Visco, da quanto risulta da un autorevole parere legale da noi richiesto, in realtà hanno profonde carenze dal punto di vista giuridico: l’Atto Visco, potrebbe ancora essere impugnato davanti al Tar sia dai ricorrenti di allora, ma ancor di più da parte dei Csv che allora non ricorsero, mentre dal punto di vista civilistico tutti gli accordi siglati si presentano come ancor più fragili, perché dal punto di vista giuridico, non “politico”, gli unici soggetti che potevano e possono agire legalmente, o rinunciare a farlo e transigere a seguito di accordi con le Fob, sono i Csv direttamente interessati, i soli citati dall’art. 15 della legge 266/91, ricorrenti o non ricorrenti. E’ quindi da considerare che, se il parere legale pro veritate che abbiamo richiesto è corretto, come noi riteniamo, quegli accordi potrebbero essere impugnati da uno o più Csv in sede di giustizia civile, con possibile richiesta di risarcimento dei danni patiti. Insomma dal punto di vista puramente giuridico questi accordi sono una materia molto complicata, da trattare con delicatezza e che impone grande prudenza. In conclusione, bisogna dire che accordi di carattere privato con Acri hanno portato ad una diminuzione drastica nel tempo delle risorse, oramai insufficienti anche al fine di dare servizi alle associazioni, mentre è del tutto preclusa la possibilità di sostenere la Progettazione sociale delle associazioni che pure la Comunicazione Turco del dicembre 2000, tutt’ora in vigore, prevede. Inoltre, come abbiamo visto, questi accordi sono fragili dal punto di vista giuridico e potrebbero riaprire un contenzioso non auspicabile, meglio migliorare quindi l'attuale normativa, come ha già richiesto ripetutamente dalla Corte Costituzionale, e cogliere l'occasione dell'attuale Disegno di Legge delega sulla riforma del T.S. 3. Per un nuovo Csvnet all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. La lunga e difficile fase che abbiamo davanti può vedere una marginalizzazione o un nuovo sviluppo dei Csv, che faccia fronte ai nuovi bisogni e richieste di intervento del Volontariato attivo nel territorio. Per poter invertire la tendenza occorre un movimento unito, coeso, combattivo, teso ad uno sviluppo della funzione dei Csv insieme a quella del Volontariato italiano. A CSVnet occorre assicurare una direzione collegiale, attenta all’ascolto dei territori, che sappia camminare insieme a loro e mobilitarli tutti assieme verso obiettivi condivisi. La conduzione dell’assemblea Csvnet dell’8 novembre 2014 e il documento in 8 punti (allegato alla comunicazione della federazione ADA diffusa nei giorni immediatamente precedenti), che comunque aveva trovato una prima interlocuzione da parte di Csvnet con Forum e Acri, sono esempi di una conduzione di Csvnet inaccettabile. Inoltre, in assemblea non è stato praticamente possibile entrare in maniera razionale nella trattazione dei punti all’Odg, così importanti per il futuro dei Csv: ad esempio, nessuno dei documenti elaborati dal territorio è stato distribuito e discusso in quella sede, mentre la relazione del Presidente, che non ha detto nulla in materia, se non riferirsi alla precedente delibera del Direttivo, che con quei contenuti non ci sarebbe mai stata senza i nostri precedenti documenti, è stata prontamente distribuita. Infine i tempi e le modalità di discussione erano tali da condurre non ad un dialogo, ma ad uno scontro in cui contarsi. Possiamo capire il clima di tensione e di scontro che si era creato a seguito della nostra iniziativa di mettere in discussione risolutamente gli orientamenti di Acri e Forum in materia, ma non bisogna cadere nella tentazione di gestire così la discussione interna a Csvnet in una fase così delicata, è una modalità suicida. Il confronto, anche vivace, in alcune occasioni è fisiologico, è il sale della democrazia e il presupposto di decisioni avvedute e meditate. Tutto ciò non deve portare a contrasti insanabili, divisi non conteremo nulla. Si deve invece discutere, e tanto, nel merito senza dividersi e considerare per partito preso negativamente chi solleva dubbi e problemi o dissente dalla proposta dell’Acri in campo. Noi pensiamo che Csvnet dove essere capace di avanzare una propria proposta di riforma del sistema dei Csv, non accodarsi all’iniziativa di altri, svolgendo così appieno la sua funzione di rappresentanza “politica” dei Csv, in stretto contatto e mandato della propria base. La proposta avanzata da Acri in 8 punti, non a caso prevede interventi a costo zero per le Fondazioni e che accrescono il ruolo dei poteri centrali, un esito certamente funzionale a strutture di carattere finanziario come le Fob. Così non può essere per il Volontariato che trae il suo senso di esistere dal rapporto con il territorio, che rappresenta la sua unica e vera forza, andare a trattative senza questa base mobilitata significa non avere forza contrattuale. Noi siamo per la collaborazione e la valorizzazione della funzione delle Fob nella società italiana, ma come instancabilmente ci ricordava Maria Eletta Martini, a cui molto deve la legge quadro per il volontariato, una cosa sono le Fondazioni bancarie, altra il Volontariato: hanno funzioni, radici, vita democratica, profondamente diverse, possono e debbono certo collaborare, ma il Volontariato non deve essere subalterno a nessuno nel suo ruolo di rappresentanza dei cittadini e dei loro bisogni. Chiediamo quindi una direzione aperta e collegiale nella gestione di Csvnet, che coinvolga realmente la base, non come è accaduto nell’ultima Conferenza organizzativa di Milano. Un coin- volgimento da attuare a maggior ragione prima di concordare qualsiasi proposta di rinnovamento e sviluppo del sistema dei Csv, che pur certamente necessita. Con questo spirito e con questi intendimenti chiediamo che ci sia una pausa di riflessione di alcuni giorni tra prossima elezione degli Organi sociali ed elezione della Presidenza, questione che è competenza insindacabile del nuovo Consiglio direttivo. 4. Quale riforma del sistema dei Csv Quanto alla riforma del sistema dei Csv riteniamo si debba entrare nel merito delle proposte e dei problemi che abbiamo di fronte, a partire dai documenti elaborati dai Csv del territorio, presentati entro i termini stabiliti per lo svolgimento dell’assemblea dell’8 novembre ma mai distribuiti e discussi. Si tratta di diversi documenti, deliberati da più d’un Coordinamento regionale, da singoli Csv, e tra i quali un documento (“Una proposta per il processo di riorganizzazione del sistema dei Csv”) presentato da rappresentanti di dieci Csv, di cui quattro rappresentativi di intere regioni. Una sintesi delle argomentazioni presenti in questo documento è nell’Odg al termine dell’assemblea presentato dai sottoscrittori dello stesso e da altri rappresentanti di Csv. Si tratta di un Odg che contiene i punti essenziali della riforma che noi vogliamo. Una parte di questo Odg è stata fatta propria dall’assemblea, ma noi intendiamo qui ribadirlo, perché chiaro nei suoi intendimenti e nei suoi contenuti, di cui noi rimaniamo convinti. a ) La collaborazione a livello regionale tra i Csv provinciali e le loro articolazioni territoriali è un processo che deve andare avanti a partire dalle esperienze già realizzate, salvaguardando la “territorialità”, il rapporto stretto con il territorio, ascoltando la base e mettendo a sinergia il lavoro dei Csv anche nell’erogazione di servizi di carattere regionale. b) Gli organi di controllo semplificati nelle strutture e nelle stesse pratiche di controllo, devono procedere secondo criteri e tempi certi su tutto il territorio nazionale, ma devono rimanere di carattere regionale, sviluppando anzi di più il rapporto con il territorio, con gli enti pubblici territoriali e le politiche di programmazione da essi svolta, come già avviene in diverse regioni in cui tale rapporto, pur nel rispetto dei ruoli, è improntato ad una collaborazione tra Fob, Volontariato e Istituzioni locali. c) Attraverso un opportuno percorso, che tenga conto sin da oggi della discussione in atto alle Camere sul disegno di legge delega sul TS, si deve puntare ad un ampliamento delle risorse. Si propone un allargamento della platea di chi usufruisce dei servizi dei Csv, particolarmente dei volontari e dei diversi “volontariati”, ma dopo il reperimento di opportune risorse. d) Si propone la deliberazione di un percorso condiviso, che tenga conto dei documenti presentati nella discussione in corso, che stabilisca tempi e procedure nell’ambito degli orientamenti che emergeranno dei Csv, attraverso i quali, dopo il rinnovo degli organi, confrontarsi con altri soggetti (Acri, Forum del TS) e con le istituzioni (Parlamento, Governo, Regioni ed Enti locali). Firmato Luigi Russo - Presidente Csv Salento Federico Gelli - Presidente Cesvot Enrico Marcolini - Presidente Csv Marche Renzo Razzano - Presidente Spes Lazio Giampiero Farru – Presidente CSV Sardegna Giuseppe Perpiglia – Presidente CSV Crotone Fabio Fabbro in rappresentanza del Coordinamento dei Csv dell’Emilia Romagna Ermanno Di Bonaventura - Presidente CSV Chieti Mauro Moretti – Presidente Csv Pescara Roberto Garzulli – Presidente CSV Vibo Valentia Massimo Pichini - Presidente CSV Teramo Pasquale Marchese – Presidente Cesevoca
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